lunedì 18 ottobre 2010

ingabbiare dentro una lampada il genio della Fiom

Ingabbiare dentro una lampada il genio della Fiom


I dirigenti del PD hanno maneggiato l'esito della manifestazione del 16 come dinamite o roba da trattare stando attenti a non scottarsi le dita, a non farsi contaminare. La parola d'ordine dei maggiori boss da Bersani a D'Alema è : bisogna ascoltare quella piazza. Ma

questa attenzione, questo ascolto non mi sembrano benevoli. La preoccupazione maggiore mi sembra quella di neutralizzare, disinnescare la carica democratica positiva dei cortei romani. Il 16 Maggio è stato come se un decennio di destrutturazione ideologica e politica del movimento operaio non ci fossero stati e fossimo tornati al suo punto di forza ascensionale degli anni delle grandi lotte per le riforme e per il socialismo. Si è riaperto uno scenario che molti speravano non dovesse mai più ritornare: il ritorno della classe e della sua lotta di classe! Il PD sembra a disagio a scegliere tra la Fiom e la CGIL, tra la CGIL e la Cisl e l'Uil, ma in definitiva ha scelto da un pezzo da che parte stare: sta dalla parte della Cisl e dell'UIL che a loro volta stanno dalla parte di Marchionne. Cisl e dell'UIL al loro corteo hanno gridato: dieci, cento, mille Pomigliano e cioè massima disponibilità masochistica per lo scambio lavoro-diritti. "Fateci lavorare e noi siamo pronti a farlo a qualsiasi condizione perché abbiamo famiglia, un mutuo da pagare, dei figli da mandare a scuola". Un ricatto! La Confindustria cavalca la crisi che il capitalismo ha generato per distruggere il ceto medio e fare una immensa classe di infelici precari e disperati

nelle fabbriche, nelle scuole, negli uffici mentre i suoi cavalieri di ventura, i suoi managers guadagnano cinquecento, settecento volte la paga dei loro dipendenti e si liquidano di tanto in tanto tangenti sostanziosissime con le quali comprare panfili di lusso o le ville che Berlusconi tratta nelle isole dei mari del paradiso di Antigua dei Caraibi. Insomma quello che una volta, con nome e politiche diverse, era il grande partito della classe operaia, il partito di Gramsci e di Berlinguer, ora quasi si mette in ombra per barcamenarsi. Sta con Marchionne e la Marcegaglia, ma non vorrebbe prendere posizione apertamente contro la grande richiesta di giustizia sociale e di libertà che ha preso corpo e slancio il 16 a Roma e che ha portato con sé una parte importante della intellighentia italiana, quella che non si è fatta corrompere ideologicamente e culturalmente dalla sbornia liberista e dal modernismo di coloro che vorrebbero tornare ai primordi della industrializzazione (sic!)-

La CGIL si è lasciata andare ad una ambigua e stentata promessa di sciopero generale "se non ci saranno risposte". Ma quali risposte ci debbono essere se non chiede niente e ci si lamenta della Fiat che non ha accettato la disponibilità ad accettare 13 punti su 15? Chiede forse la CGIL l'abrogazione della legge Biagi per combattere il precariato? Chiede forse

una revisione del sistema pensionistico giunto all'estremo della negazione di se stesso se è vero che molti non avranno mai la pensione? Chiede forse un aumento generalizzato dei salari? O la restituzione degli otto miliardi sottratti alla scuola che si sta facendo deperire per mancanza di professori e di cura degli edifici? Quante scuole stanno chiudendo come lo storico ed ultimo superstite Istituto d’arte della Sicilia, quello di Monreale? Quali risposte la Cgil aspetta da questo governo per fare lo sciopero?

Sono malpensante se penso che implora Tremonti per una piccola mancia di sgravio fiscale alla quale aggrapparsi per incitare i lavoratori ad essere grati e patriottici, ad accettare di stare tutti nella stessa barca (non certo nello stesso panfilo) e remare per fare uscire l'Italia dalla crisi con un fortissimo incremento di produttività e di competitività.

Ma la crisi non finirà mai dal momento che fa comodo al padronato occidentale che sta drenando risorse dal lavoro al profitto come mai era riuscito a fare. La crisi è il nuovo modo di essere del capitalismo che usa e getta le risorse umane viste soltanto come ingranaggi del proprio lucro.

Domani sapremo fino a che punto il PD ha ascoltato e come ha ascoltato piazza San Giovanni. Si apre la discussione finale sul collegato lavoro che non risponde bene ai rilievi del Presidente della Repubblica ed inoltre rende difficile l'accesso ad un giudice. Il mugnaio di Dresda disse al suo Re: ci deve essere pure un Giudice a Berlino! Il collegato lavoro cancella il giudice di Berlino. Un arbitrato a pagamento interverrà nelle vicende del lavoro e Lo Statuto dei diritti viene in parte cancellato.

Il giudice sarà obbligato a considerare la giusta causa alla luce di nuovi fattori che vengono introdotti surrettiziamente. Se il PD farà una seria opposizione al varo di questa terribile spoliazione di diritti lo vedremo nei prossimi giorni. Io ne dubito molto. Penso che si accontenterà di cambiare qualche virgoletta per tutelare meglio interessi di bottega sollevati da Damiano come la composizione delle commissioni. Farà una mera lotta di potere che ignora gli interessi dei lavoratori e di tutti coloro che non hanno sindacati ai quali rivolgersi.

Intanto, per ingabbiare dentro una lampada il genio della Fiom e tenerlo prigioniero per sempre costruiranno al più presto un sindacato unitario sulla base della dottrina Bonanni-Ichino della totale deregolazione

dei rapporti di produzione e di lavoro. Aboliranno come propongono Bonanni e Ichino il diritto di sciopero come diritto costituzionale ed individuale. Si potrà manifestare e scioperare soltanto di sabato. Poi verrà il resto che io immagino nella privatizzazione dell'Inps e dell'Inail.

Esiste ed è ancora intatta una immensa forza di classe nella classe lavoratrice. Basta assecondarla. Bisognerebbe che la FIOM ed i sindacati di base dessero il via ad un processo di unificazione dei lavoratori e per i lavoratori in contrapposizione all'unificazione delle Confederazioni fatto nell'interesse della Confindustria e del governativismo del PD.

Pietro Ancona

già sindacalista CGIL

già membro del CNEL





http://www.repubblica.it/economia/2010/03/03/news/reazioni_art_18-2489704/

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