lunedì 15 febbraio 2010

centorrino e le arance siciliane

Centorrino e le arance siciliane
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Gli oligarchi al potere, ubriachi nel guardare l'Italia dall'altezza vertiginosa dei privilegi e degli stipendioni forse i più alti del mondo , si compiacciono di stupire la folla con uscite mirabolanti, a volte offensive come quelle alle quali ci hanno abituato Brunetta, Calderoli, Bossi. Gli argomenti sono di varia umanità e spaziano dai fannulloni da strigliare nei Ministeri alle sparate separatiste di Bossi e dei suoi che come lui che non si presentano da nessuna parte se non sono muniti da cravatta verde e fazzolettino verde bene in vista al taschino della giacca.
Le oligarchie regionali costruite e modellate su quella nazionale alla quale si aggregano non sono da meno. Tendono anche loro a stupire il pubblico con "provocazioni" come quella fatta ieri dal Professore Centorrino, Assessore alla Formazione della Regione Siciliana.
Sciascia, Camilleri,Tomasi di Lampedusa portano sfiga. Diamoci all'ottimismo e non leggiamoli
per almeno un anno. Mi meraviglio come il nostro professore di economia non vi abbia incluso il suo compaesano Vincenzo Consolo, Bufalino, Pirandello, Verga, Quasimodo che ha composto addirittura un lamento per il Sud e quanti altri si sono occupati con la scrittura o la poesia della nostra terra.
Al Convegno di Siracusa che si propone la realizzazione degli Stati Generali dell'Autonomia, un
modo pomposo frutto di reminescenze scolastiche di definire un'assemblea per il federalismo , il professore Centorrino si è avventurato in una analisi del mondo nel quale le ideologie sono morte ed al loro posto nascerebbero le rappresentanze di maxaree territoriali. La proposta sarebbe bizzarra con echi che richiamano Miglio, il guru di Bossi, se non fosse soltanto il rivestimento, con parole diverse, del
vecchio sicilianismo reazionario del "tutti uniti contro lo Stato" che ha conosciuto una certa fortuna
in anni non lontani nei quali si faceva spesso un fronte comune di tutti i partiti,tutti i sindacati, tutti gli amministratori per rivendicare allo Stato la riparazione di danni economici e sociali. Il fronte comune faceva comodo dal momento che annullava il conflitto interno
deresponsabilizzava rispetto la ricerca di vie e soluzioni frutto dell'impegno locale ed affidava al muro del pianto ed all'intervento delle Partecipazioni Statali la salvezza dell'Isola.
Destra e sinistra non esistono più e quindi territorializziamo la politica. Centorrino, a questo punto, si mostra compiaciuto dell'intervento di Lombardo nella vicenda della Fiat che sarebbe sostitutiva dell'intervento di un Ministro e addirittura più autorevole ma non si capisce bene che cosa vuol dire e forse si tratta soltanto di una spazzolata mal riuscita al suo Presidente
Il nuovo perno sarebbe la Regione. Ma il radioso futuro che il territorialismo spalancherebbe alla Sicilia
non tiene in nessun conto il fallimento della Regione come Istituzione governante. A quasi settanta anni dalla proclamazione dell'Autonomia abbiamo una Regione che divora quantità enorme delle risorse che incamera per il suo ceto politico,la sua burocrazia, i suoi clienti. Un bilancio di cifre astronomiche non è sufficiente al mantenimento di un apparato mostruoso parassitario ed improduttivo. La regione inoltre ha privatizzato molti servizi, ne ha esternalizzato altri, ha dato vita a società pubblico-privato che hanno creato crisi terribili. Oggi l'Esercito interviene in Comuni siciliani serviti dagli Ato per sostituirsi ai netturbini da cinque mesi senza stipendio ed in sciopero. La linea delle privatizzazioni dei servizi affidando a spa la loro gestione ha rincarato il loro costo e reso assai più difficile la vita delle famiglie.
Pensare di conferire maggiori poteri a questa Regione significa condannarci per sempre a mantenere
un enorme buco nero che assorbe le risorse dei siciliani e genera altri indebitamenti.
La Regione, proprio oggi, annunzia l'acquisto di agrumi siciliani per quasi 13 milioni di euro. Una misura di mero assistenzialismo buono a dare conforto ad agricoltori disperati ma del tutto negativo e controproducente. La strada dell'assistenzialismo è la più facile per chi ha la disponibilità per farlo e non si deve spremere troppo le meningi. Il Professore Centorrino sa bene che la crisi della agrimicoltura italiana è dovuta al vilissimo prezzo di vendita delle arance e degli altri prodotti. Pochi centesimi al chilo. Prezzo imposto da una filiera che va alla grande distribuzione ed alla trasformazione. Il chilo di arance che noi acquistiamo ad un euro viene pagato al contadino pochissimi centesimi che non valgano neanche il costo della loro produzione e raccolta. Questo problema è presente per quasi tutti i prodotti della terra ed a causa di ciò sta maturando una situazione di vera e propria rivolta nelle campagne italiane. Bisognerebbe alzare il prezzo di vendita dei prodotti agricoli senza aumentare il prezzo finale al consumo con una profonda e radicale ristrutturazione dei rapporti di forza all'interno della filiera evitando plusvalori eccessivi nelle fase intermedie. Ma questa
riorganizzazione del comparto non si vuole fare.
L'acquisto delle arance da parte della Regione è espressiva della sua politica verso i ceti produttivi dell'Isola. Una politica di tamponamenti del tutto fallimentare dal momento che lascia le cose come stanno e come si ripresenteranno il prossimo anno.
Le ideologie non sono morte come proclama la destra italiana da venti anni e come ripete il Professore Centorrino. Il liberismo, feroce edizione dell'ideologia capitalistica, è vivo ed imperversa e sta riempiendo il mondo di rovine e le nazioni di infelici ridotti a gridare dall'alto delle torri la loro disperazione per il lavoro perduto. Il liberismo ha contagiato la cultura di una parte importante del ceto politico della sinistra che a causa di ciò ha perso la sua identità e la sua capacità di difendere le classi sociali che una volta rappresentava. Il socialismo, abbandonato da dirigenti diventati politicanti, è sempre vivo e vegeto. Ha ragione Berlusconi ad esserne ossessionato dal momento che
rappresenta l'esatto contrario di ciò che egli è e rappresenta. Lo Stato condizionato dalla cultura socialista è certamente più ricco e più prospero di quello liberista.
La privatizzazione dei servizi e lo smantellamento del welfare, impoveriscono l'Italia e rende difficile la vita ad i suoi abitanti e la disgregano come comunità, come nazione. La gestione pubblica dei servizi locali e nazionali è certamente di qualità superiore a quella erogata dai privati e che ci ha trasformato in utenti senza diritti.
L'avvento del federalismo liberista sarà una disgrazia per l'Italia. Abbiamo visto l'esperienza della regionalizzazione del servizio sanitario nazionale oramai divorato profondamente al suo interno dalle privatizzazioni dei convenzionamenti e dalla gestione clientelari dei medici e delle forniture.
Anche la qualità e l'etica della professione medica ne risente profondamente.
L'autonomismo che Centorrino vorrebbe nobilitare quale alternativa alla ideologie distruggerà ogni residua possibilità di giustizia sociale e servirà solo ad ingrassare la ricca borghesia parassitaria e scroccona che vive dentro e attorno ai Palazzi e con l'accaparramento dei servizi sottratti al controllo della Corte dei Conti.
Pietro Ancona
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