http://www.voltairenet.org/article162185.html
guerra USA contro l’Iraq
di James Petras*
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I sette anni di guerra statunitense e l’occupazione dell’Iraq sono stati condotti da diverse grandi forze politiche e ispirati da una varietà di interessi imperiali. Tuttavia, questi interessi da soli non spiegano la profondità e la portata delle prolungate, massicce e incessanti distruzioni di un’intera società e la sua riduzione ad uno stato di guerra permanente. Di seguito (in ordine di importanza), la serie delle forze politiche che hanno contribuito alla realizzazione della guerra e alla successiva occupazione statunitense:
La forza politica più importante è stata anche la meno apertamente considerata. La Configurazione di Potere Sionista (Zionist Power Configuration - ZPC), in cui spicca il ruolo fondamentale degli ebrei da sempre e incondizionatamente sostenitori della linea dura a favore dello Stato di Israele e nominati nelle posizioni di vertice del Pentagono di Bush (Douglas Feith e Paul Wolfowitz), nei punti operativi chiave presso l’Ufficio del Vicepresidente (Irving - Scooter - Libby), nel Dipartimento del Tesoro (Stuart Levey), nel Consiglio di Sicurezza Nazionale (Elliot Abrams), e una falange di consulenti, di scrittori dei discorsi presidenziali (David Frum), di funzionari subordinati e consiglieri politici al Dipartimento di Stato. Questi impegnati sionisti “interni” sono stati sostenuti da migliaia di funzionari del “prima Israele” a tempo pieno nelle 51 principali organizzazioni ebraiche americane, che costituiscono la Presidents of the Major American Jewish Organizations (PMAJO). Essi hanno apertamente dichiarato come loro priorità assoluta il portare avanti l’agenda di Israele, che, in questo caso, era una guerra degli Usa contro l’Iraq per rovesciare Saddam Hussein, occupare il paese, dividere fisicamente l’Iraq, distruggere la sua capacità militare e industriale ed imporre un regime fantoccio pro-Israele/Usa. Se l’Iraq fosse pulito etnicamente e diviso, come auspicato dal Primo ministro israeliano di estrema destra Benyamin Netanyahu e dal “liberale” Presidente emerito del Consiglio per le Relazioni Estere e militarista-sionista, Leslie Gelb, non ci sarebbero che vari “regimi clienti”.
I massimi politici sionisti che hanno promosso la guerra, pur non avendo inizialmente perseguito in modo diretto la politica di distruzione sistematica di ciò che, in effetti, era l’intera civiltà irachena, hanno fornito il loro sostegno e l’elaborazione di una politica di occupazione, che comprende lo smembramento totale dell’apparato dello Stato iracheno e il reclutamento di consulenti israeliani per il passaggio di “competenze” nelle tecniche di interrogatorio, di repressione della resistenza civile e di contro-insurrezione. L’esperienza israeliana ha certamente avuto un ruolo nel fomentare il conflitto etnico e religioso inter-iracheno, che Israele ha padroneggiato in Palestina. Il “modello” israeliano di guerra e occupazione coloniale - l’invasione del Libano nel 1982 - e la pratica della “distruzione totale” con l’uso delle divisioni settarie e di carattere etnico-religioso era già evidente nei famigerati massacri dei campi profughi di Sabra e Shatila a Beirut, che si svolsero sotto la supervisione militare israeliana.
La seconda potente forza politica dietro la guerra in Iraq è rappresentata dai militaristi dell’amministrazione civile (come Donald Rumsfeld e il Vicepresidente Cheney) che hanno cercato di estendere la potenza imperiale degli Stati Uniti nel Golfo Persico e di rafforzarne la posizione geopolitica, eliminando un forte sostegno laico e nazionalista alle insorgenze arabe antimperialiste in Medio Oriente. Questi militaristi hanno cercato di estendere le base militari che accerchiano la Russia e controllano in modo deciso le riserve petrolifere irachene come punto di pressione contro la Cina. Essi erano mossi meno dai passati legami del Vicepresidente Cheney con l’industria del petrolio e più interessati al suo ruolo di amministratore delegato della Kellogg Brown and Root, società controllata della Halliburton, gigante nella fornitura alle basi militari, che andava consolidando l’impero degli Stati Uniti attraverso l’espansione in tutto il mondo delle basi militari. Le grandi compagnie petrolifere statunitensi, che temevano di essere tagliate fuori da concorrenti europei e asiatici, desideravano trattare con Saddam Hussein, e alcuni dei sostenitori di Bush nell’industria petrolifera erano già impegnati in traffici illegali con il regime iracheno sotto embargo. L’industria del petrolio non era incline a promuovere l’instabilità della regione con una guerra.
La strategia militarista di conquista e occupazione è stata concepita per stabilire una presenza coloniale militare di lungo termine sotto la forma di basi militari strategiche con un significativo e permanente contingente di consiglieri militari coloniali e unità di combattimento. La brutale occupazione coloniale di uno stato laico e indipendente con una forte storia nazionale e un’infrastruttura avanzata, con un sofisticato apparato militare e di polizia, estesi servizi pubblici e un ampio grado di alfabetizzazione ha naturalmente portato alla crescita di un’ampia serie di militanti e movimenti armati che si oppongono all’occupazione. In risposta, i funzionari coloniali statunitensi, la CIA e le Agenzie di Intelligence della Difesa hanno messo a punto la strategia del “divide et impera” (la cosiddetta “soluzione El Salvador” in collaborazione con l’ex ambasciatore e direttore della National Intelligence americana, John Negroponte) fomentando conflitti armati su base settaria e promovendo omicidi interreligiosi per indebolire ogni sforzo indirizzato verso un movimento nazionalista e antimperialista unificato. Lo smantellamento della burocrazia civile e militare è stata progettata dai sionisti dell’amministrazione Bush per consolidare il potere di Israele nella regione e per favorire il sorgere di gruppi islamici militanti, che erano stati repressi dal deposto regime baathista di Saddam Hussein. Israele aveva già padroneggiato questo tipo di strategia in quanto sponsorizzò e finanziò gruppi militanti islamici settari, come Hamas, in opposizione alla laica Organizzazione per la Liberazione della Palestina e preparò il terreno per la lotta settaria tra i palestinesi.
L’esito delle politiche coloniali degli Stati Uniti è il finanziamento e la moltiplicazione di una vasta gamma di conflitti interni in modo che mullah, capi tribù, gangster politici, signori della guerra, squadroni della morte e gli espatri proliferassero. La “guerra di tutti contro tutti” ha servito gli interessi delle forze di occupazione Usa. L’Iraq è diventato un bacino di giovani disoccupati armati fra i quali reclutare un nuovo esercito mercenario. La “guerra civile” e il “conflitto etnico” hanno fornito un pretesto agli Stati Uniti e ai loro fantocci iracheni per scaricare centinaia di migliaia di soldati, poliziotti e funzionari del precedente regime (soprattutto se di famiglie sunnite, miste o laiche) e minare le basi per un impiego di tipo civile. Sotto la copertura di una generalizzata “guerra contro il terrorismo”, le forze speciali statunitensi e la CIA hanno diretto squadroni della morte che hanno seminato terrore nella società civile irachena, colpendo chiunque venisse sospettato di criticare il governo fantoccio - in particolare tra le classi istruite e professionali, proprio quegli iracheni maggiormente in grado di ricostruire una repubblica laica e indipendente.
La guerra in Iraq è stata condotta da un influente gruppo di ideologi neo-conservatori e neo-liberali con forti legami con Israele. Hanno visto il successo della guerra in Iraq (per successo intendevano lo smembramento totale del paese) come il primo tassello in una serie di guerre per “ri-colonizzare” il Medio Oriente (con le loro parole: “per ridisegnare la mappa”). Hanno mascherato la loro ideologia imperiale con la sottile patina di retorica sulla “promozione della democrazia” in Medio Oriente (escludendo, ovviamente, le politiche non-democratiche della loro “patria” Israele nei confronti dei palestinesi sottomessi). Assimilando le ambizioni egemoniche regionali israeliane con gli interessi imperiali degli Stati Uniti, i neo-conservatori e i loro compagni di viaggio neo-liberali nel Partito Democratico prima sostenevano il Presidente Bush e dopo il Presidente Obama nella loro escalation delle guerre contro Afghanistan e Pakistan. Hanno unanimemente sostenuto la feroce campagna di bombardamenti di Israele contro il Libano, gli attacchi aerei e di terra e il massacro di migliaia di civili intrappolati a Gaza, i bombardamenti degli impianti siriani e la grande pressione (di Israele) per un attacco preventivo su vasta scala contro l’Iran.
I sostenitori statunitensi delle guerre multiple e in successione in Medio Oriente e in Asia meridionale hanno ritenuto di poter scatenare tutta la forza del loro potere distruttivo di massa soltanto dopo essersi assicurati il controllo totale della loro prima vittima, l’Iraq. Erano certi che la resistenza irachena sarebbe crollata rapidamente dopo 13 anni di sanzioni brutali e riducenti alla fame imposte alla Repubblica da parte degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite. Al fine di consolidare il controllo imperiale, i politici americani hanno deciso di ridurre al silenzio permanente tutti i civili iracheni dissidenti indipendenti. Si sono quindi indirizzati al finanziamento del clero sciita e degli assassini sunniti tribali, ingaggiando decine di migliaia di mercenari privati tra i signori della guerra peshmerga curdi per effettuare assassini selettivi di leader dei movimenti della società civile.
Gli Stati Uniti hanno creato e addestrato un esercito di 200.000 unità dell’esercito del fantoccio coloniale iracheno composto quasi interamente da sciiti, escludendo i militari esperti iracheni di estrazione laica sunnita o cristiana. Una conseguenza poco conosciuta della costituzione di questi squadroni della morte e dei fantocci iracheni addestrati e finanziati dagli americani è stata la virtuale distruzione dell’antica popolazione cristiana irachena che è stata deportata, le sue chiese bombardate e i suoi leader, vescovi e intellettuali, accademici e scienziati assassinati o costretti all’esilio. Gli Stati Uniti e i suoi consulenti israeliani sono stati ben consapevoli del fatto che i cristiani iracheni avevano svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo storico dei movimenti laici, nazionalisti, anti-britannici/anti-monarchici e la loro eliminazione, come forza influente durante i primi anni di occupazione, non è stata casuale. Il risultato delle politiche statunitensi è stata l’eliminazione della maggior parte dei dirigenti e dei movimenti laici, democratici e antimperialisti e la presentazione della loro rete omicida di collaboratori “etnico-religiosi” come indiscussi “partner” nel sostenere una presenza coloniale americana di lungo termine in Iraq. Con i loro fantocci al potere, l’Iraq potrebbe fungere da piattaforma di lancio per la ricerca strategica di altri “domini”(Siria, Iran, Repubbliche dell’Asia centrale...).
La costante e sanguinosa epurazione dell’Iraq sotto occupazione ha causato l’uccisione di 1,3 milioni di civili iracheni nel corso dei primi 7 anni dopo l’invasione decisa da Bush nel marzo 2003. Fino a metà del 2009, l’invasione e l’occupazione dell’Iraq è ufficialmente costata al Tesoro americano oltre 666 miliardi di dollari. Questa spesa enorme ne testimonia la centralità all’interno della più larga strategia imperiale americana per l’intero Medio Oriente e per la regione dell’Asia Centro-Meridionale. La politica di Washington di politicizzazione e di militarizzazione delle differenze etnico-religiose, di armare e incoraggiare le rivalità tra i leader tribali religiosi ed etnici affinché si impegnino in salassi reciproci è servita a distruggere l’unità e la resistenza nazionale. La tattica del “divide et impera” e l’affidarsi a organizzazioni sociali e religiose retrograde, è la più comune e più conosciuta pratica di conquista e sottomissione di uno Stato unificato, nazionalista e sviluppato. Annientare lo Stato nazionale, distruggere la coscienza nazionale e incoraggiare primitive fedeltà etnico-religiose, feudali e regionali, ha richiesto l’eliminazione sistematica delle principali fonti della coscienza nazionale, della memoria storica e del pensiero laico e scientifico. Provocare l’odio etnico-religioso ha portato alla distruzione di matrimoni misti, di comunità e istituzioni miste con le loro antiche amicizie personali e legami professionali nei diversi contesti. L’eliminazione fisica di docenti accademici, scrittori, insegnanti, intellettuali, scienziati e professionisti, soprattutto medici, ingegneri, avvocati, giuristi e giornalisti, è stata decisiva per imporre le regole etnico-religiose allo stato di occupazione. Per stabilire una posizione dominante di lungo periodo e sostenere i governi clienti etnico-religiosi, l’intero edificio culturale preesistente, che aveva sostenuto uno Stato indipendente nazionale laico, è stato fisicamente distrutto dagli Stati Uniti e dai loro fantocci iracheni. Ciò ha incluso la distruzione delle biblioteche, degli uffici per il censimento e degli archivi di tutti i documenti catastali e giudiziari, i servizi sanitari, i laboratori, le scuole, i centri culturali, le strutture mediche e, soprattutto, l’intera classe sociale dei professionisti scientifico-letterario-umanistici. Centinaia di migliaia di professionisti iracheni con le loro famiglie sono stati cacciati dal terrore verso un esilio interno ed esterno. Tutti i finanziamenti alle istituzioni nazionali, laiche, scientifiche ed educative sono stati tagliati. Gli squadroni della morte hanno praticato l’assassinio sistematico di migliaia di accademici e professionisti sospettati del minimo dissenso, del più lieve sentimento nazionale; chiunque possedesse le minime capacità di ricostruzione della repubblica venne bollato.
La distruzione di una civiltà araba moderna
L’Iraq indipendente e laico possedeva il più avanzato sistema scientifico-culturale del mondo arabo, nonostante il carattere repressivo e poliziesco del governo di Saddam Hussein. C’era un sistema di assistenza sanitaria nazionale, di istruzione pubblica universale e servizi di welfare generosi, combinati con livelli di parità tra i sessi senza precedenti. Questo ha contrassegnato il carattere avanzato della società civiltà irachena alla fine del XX secolo. La separazione tra Stato e Chiesa e la rigorosa tutela delle minoranze religiose (cristiani, assiri ed altri) in netto contrasto con quanto provocato dall’occupazione degli Stati Uniti e la loro distruzione delle strutture governative e civili irachene. Il duro dominio dittatoriale di Saddam Hussein ha pertanto diretto una civiltà evoluta moderna in cui il lavoro scientifico avanzato è andato di pari passo con una forte identità nazionale e antimperialista. Ciò si è espresso soprattutto nella solidarietà del popolo e del regime iracheno per le sofferenze del popolo palestinese sotto il dominio e l’occupazione israeliana.
Un mero “cambio di regime”non poteva estirpare questa cultura laica e repubblicana profondamente radicata e avanzata in Iraq. I pianificatori di guerra statunitensi ed i loro consulenti israeliani erano ben consapevoli del fatto che l’occupazione coloniale avrebbe fatto aumentare la coscienza nazionale irachena a meno che la nazione laica non fosse stata distrutta e, da qui, l’ assunto imperiale di sradicare e distruggere i detentori della coscienza nazionale e di eliminare fisicamente gli istruiti, i dotati, gli scienziati, ovvero gli elementi maggiormente laici della società irachena. La regressione è diventata per gli Stati Uniti lo strumento principale per imporre i loro fantocci coloniali, con le loro primitive lealtà “pre-nazionali”, al potere in una Baghdad culturalmente purgata e spogliata dei suoi strati sociali più sofisticati e nazionalistici. Secondo il Centro studi Al-Ahram del Cairo, più di 310 scienziati iracheni sono stati eliminati nel corso dei primi 18 mesi di occupazione - una cifra che il Ministero per l’Educazione iracheno non ha contestato.
Un altro rapporto denuncia l’uccisione di oltre 340 intellettuali e scienziati tra il 2005 e il 2007. I bombardamenti degli istituti di istruzione superiore hanno spinto in basso le iscrizioni fino al 30% rispetto alle cifre pre-invasione. In un attentato nel gennaio 2007 alla Baghdad Mustansiriya University, 70 studenti sono stati uccisi con centinaia di feriti. Queste cifre hanno costretto l’UNESCO ad avvertire che il sistema universitario in Iraq era sull’orlo del collasso. Il numero di autorevoli scienziati e professionisti iracheni che hanno lasciato il paese si avvicina a 20.000. Dei 6.700 professori universitari iracheni fuggiti dal paese dal 2003, il Los Angeles Times ha riferito che all’ottobre 2008 solo in 150 erano tornati. Nonostante le assicurazioni statunitensi di un miglioramento della sicurezza, il 2008 è stato contrassegnato da numerosi omicidi, tra cui l’unico neurochirurgo di Bassora, la seconda più grande città irachena, il cui corpo è stato gettato nelle strade della città.
I dati approssimativi su accademici, scienziati e professionisti iracheni assassinati da Stati Uniti e forze di occupazione alleate, e dalle milizie e forze oscure che essi controllano, sono tratti da un elenco pubblicato dal Pakistan Daily News (www.daily.pk) il 26 novembre 2008. Questa lista costituisce una lettura molto scomoda della realtà dell’eliminazione sistematica degli intellettuali in Iraq sotto il tritacarne dell’occupazione statunitense.
Le uccisioni
L’eliminazione fisica di un individuo tramite l’assassinio è una forma estrema di terrorismo, che ha effetti di ampia portata in tutta la comunità da cui proviene l’individuo - in questo caso il mondo degli intellettuali iracheni, gli accademici, i professionisti e i leader creativi nel campo artistico e scientifico. Per ogni intellettuale iracheno ucciso, migliaia di iracheni istruiti sono fuggiti dal paese o hanno abbandonato il loro lavoro per un’attività più sicura e meno vulnerabile.
Baghdad era considerata la “Parigi” del mondo arabo, in termini di cultura e arte, di scienza e istruzione. Negli anni ‘70 e ‘80, le sue università erano l’invidia del mondo arabo. La campagna statunitense “shock and awe” [colpisci e terrorizza] piovuta su Baghdad ha suscitato emozioni simili ad un bombardamento aereo del Louvre, della Sorbona e delle biblioteche più grandi d’Europa. L’Università di Baghdad era fra le più prestigiose e produttive nel mondo arabo. Molti dei suoi accademici erano in possesso di un dottorato ed impegnati in studi post-dottorato all’estero presso prestigiose istituzioni. Ha formato e laureato molti dei migliori professionisti e scienziati del Medio Oriente.
Anche sotto la morsa mortale delle sanzioni economiche imposte da Stati Uniti e Nazioni Unite che hanno affamato l’Iraq nei 13 anni precedenti l’invasione del marzo 2003, migliaia di giovani laureati e professionisti vennero in Iraq per la formazione post-laurea. Giovani medici provenienti da tutto il mondo arabo hanno ricevuto una formazione medica avanzata nei suoi istituti. Molti dei suoi accademici hanno presentato lavori scientifici alle principali conferenze internazionali e pubblicato su riviste prestigiose. Più importante ancora, l’Università di Baghdad ha formato e mantenuto una cultura scientifica laica altamente rispettata, scevra da discriminazioni settarie - con docenti accademici di tutte le provenienze etniche e religiose.
Questo mondo è stato ridotto per sempre in frantumi: sotto l’occupazione americana, fino a novembre 2008, 83 docenti e ricercatori che insegnavano all’Università di Baghdad sono stati uccisi e diverse migliaia di loro colleghi, studenti e familiari sono stati costretti a fuggire.
La selezione in base alla disciplina insegnata dei docenti assassinati
Nel novembre 2008 un articolo pubblicato dal Pakistan Daily News elencava i nomi di un totale di 154 prestigiosi docenti accademici di Baghdad, rinomati nel loro campo, assassinati. Complessivamente, un totale di 281 ben noti intellettuali che insegnavano nelle università in Iraq sono caduti vittima degli “squadroni della morte” sotto l’occupazione statunitense.
Prima dell’occupazione, l’Università di Baghdad possedeva, per ricerca e insegnamento, la migliore Facoltà di medicina in tutto il Medio Oriente, che attraeva centinaia di giovani medici per la formazione avanzata.
Tale programma è stato devastato durante l’ascesa del regime degli squadroni della morte Usa, con poche prospettive di recupero. Di quelli uccisi, il 25% (21) erano i professori e docenti più anziani della Facoltà di medicina dell’Università di Baghdad, la percentuale più alta di qualsiasi facoltà. La seconda percentuale più alta per professori e ricercatori massacrati è la Facoltà di ingegneria (12), seguita dai migliori accademici delle discipline umanistiche (10), scienze fisiche e sociali (8 ciascuna), e quelle educative (5). I restanti migliori docenti assassinati all’Università di Baghdad sono suddivisi tra le facoltà di agraria, economia, scienze motorie, della comunicazione e degli studi religiosi.
In tre altre università di Baghdad, 53 docenti di alto livello sono stati massacrati, di cui 10 nella Facoltà delle scienze sociali, 7 in giurisprudenza, 6 ciascuno in quella di medicina e scienze umane, 9 in quella di fisica, 5 in ingegneria. Il Segretario della Difesa Rumsfeld, il 20 agosto 2002 in una battuta prima dell’invasione diceva "... si deve supporre che essi (i ricercatori) non stiano giocando al ’Gioco delle pulci’ (un gioco da bambini)", affermazione che giustifica la sanguinosa purga degli scienziati iracheni nei campi della fisica e chimica. Un inquietante segnale del macello accademico che sarebbe seguito all’invasione.
Analoghe sanguinose purghe di accademici si sono verificate in tutte le università della provincia: 127 anziani accademici e ricercatori sono stati assassinati in diverse rinomate università a Mosul, Kirkuk, Bassora e altrove. Le università di provincia con il maggior numero di elementi di spicco uccisi sono state nelle città dove i militari statunitensi, britannici e i mercenari curdi loro alleati erano più attivi: a Bassora (35), Mosul (35), Diyala (15) e Al-Anbar (11).
L’esercito iracheno e gli squadroni della morte suoi alleati hanno effettuato la maggior parte delle uccisioni di accademici nelle città sotto controllo USA o degli “alleati”. L’uccisione sistematica di docenti accademici è avvenuta secondo un piano, su scala nazionale, interdisciplinare, per distruggere le basi culturali ed educative di una civiltà araba moderna. Gli squadroni della morte che hanno effettuano la maggior parte di questi omicidi erano gruppi etnico-religiosi primitivi, pre-moderni, “sciolti” o strumentalizzati dagli strateghi militari americani per spazzare via ogni intellettuale e specialista politicamente consapevole e con sentimenti nazionali, che avrebbero potuto perseguire un programma per la ricostruzione di una moderna, laica e indipendente repubblica unitaria.
Nel tentativo angoscioso di impedire l’invasione degli Stati Uniti, la Direzione nazionale irachena di controllo il 7 dicembre 2002 fornì un elenco alle Nazioni Unite che individuava oltre 500 fra i principali scienziati iracheni. Ci sono pochi dubbi che questo elenco sia diventato un elemento fondamentale nell’elenco predisposto dai militari americani per eliminare l’élite scientifica in Iraq. Nel suo famoso intervento alle Nazioni Unite che precedette l’invasione, il Segretario di Stato Colin Powell citò un elenco di oltre 3.500 scienziati e tecnici iracheni che avrebbero dovuto essere “accolti” per impedire che la loro esperienza venisse utilizzata da altri paesi. Gli Stati Uniti avevano addirittura predisposto uno stanziamento di centinaia di milioni di dollari, prelevati dal denaro iracheno di “Oil for Food” in possesso delle Nazioni Unite per promuovere programmi di “ri-educazione civile” per riqualificare gli scienziati e gli ingegneri iracheni. Questi programmi fortemente propagandati non sono mai stati attuati seriamente. Divennero evidenti modi meno costosi di contenimento di quello che un esperto di politica americana ha definito “eccesso di scienziati, ingegneri e tecnici” dell’Iraq (RANSAC Policy Update Aprile 2004). Gli Stati Uniti avevano deciso di adottare ed espandere su scala industriale un’operazione segreta del Mossad israeliano volta ad assassinare gli scienziati chiave iracheni selezionati.
Le campagne “Surge” e “Peak Assassination”: 2006-2007
L’ondata di terrore contro i docenti accademici coincide con il rinnovo dell’offensiva militare statunitense a Baghdad e nelle province. Del numero complessivo di omicidi fra gli accademici di Baghdad per i quali il dato è conosciuto (110 noti intellettuali trucidati), quasi l’80% (87) si è verificato nel 2006 e 2007. Una proporzione simile si ha per le province, con il 77% su un totale di 84 studiosi uccisi al di fuori della capitale durante lo stesso periodo. Lo schema è chiaro: il tasso di omicidi tra gli accademici cresce in concomitanza all’organizzazione da parte delle forze di occupazione di un esercito mercenario iracheno e delle forze di polizia e alla fornitura di denaro per la formazione e il reclutamento di uomini e milizie di tribù rivali sciite e sunnite come mezzo per ridurre le vittime americane e per liberarsi di potenziali dissidenti critici verso l’occupazione.
La campagna di terrore contro il mondo accademico ha registrato un’intensificazione a metà del 2005 ed ha raggiunto il suo picco nel biennio 2006-2007, causando una fuga di massa all’estero di decine di migliaia di studiosi, scienziati, professionisti iracheni e delle loro famiglie. L’intera facoltà di medicina si è rifugiata in Siria e altrove. Chi non poteva permettersi di abbandonare i genitori anziani o i parenti, rimanendo in Iraq, ha adottato misure straordinarie per celare la propria identità. Alcuni hanno scelto di collaborare con le forze di occupazione o con il regime fantoccio nella speranza di essere protetti o di ottenere il permesso di emigrare con la famiglia negli Stati Uniti o in Europa, anche se gli europei, soprattutto gli inglesi, sono poco inclini ad accettare studiosi iracheni. Dopo il 2008, c’è stato un netto calo degli omicidi nel mondo accademico - con soli 4 assassinati l’anno. Questo riflette la fuga in massa degli intellettuali iracheni che ora vivono all’estero o in clandestinità piuttosto che un cambiamento di politica da parte degli Stati Uniti e dei suoi fantocci mercenari. Di conseguenza, le strutture di ricerca irachene sono state devastate. Le vite di chi è rimasto fra il personale docente, compresi tecnici, bibliotecari e studenti sono state devastate, con poche prospettive di lavoro per il futuro.
La guerra e l’occupazione statunitense dell’Iraq, come i Presidenti Bush e Obama hanno dichiarato, è un “successo” - una nazione indipendente di 23 milioni di cittadini è stata occupata con la forza, un regime fantoccio vi è stato impiantato, truppe mercenarie coloniali obbediscono ad ufficiali americani ed i campi petroliferi sono stati messi in vendita. Tutte le leggi nazionali irachene che proteggevano il suo patrimonio, i suoi tesori culturali e risorse nazionali sono state annullate. Gli occupanti hanno imposto una “costituzione” favorevole all’impero degli Stati Uniti. Israele ed i suoi lacchè sionisti nelle amministrazioni di Bush e Obama celebrano la scomparsa di un avversario moderno... e la trasformazione dell’Iraq in un deserto politico-culturale. In linea con un presunto accordo presentato dal Dipartimento di Stato americano e dal Pentagono ai collezionisti influenti del Consiglio Americano per la Politica Culturale nel gennaio 2003, i tesori depredati dell’antica Mesopotamia hanno “trovato” la loro strada nelle collezioni delle élite di Londra, New York e altrove. I collezionisti possono ora anticipare il saccheggio dell’Iran.
Avvertimento per l’Iran
L’invasione, l’occupazione e la distruzione di una moderna civiltà scientifico-culturale, come esisteva in Iraq, è un preludio di ciò che il popolo iraniano può aspettarsi se e quando un attacco militare USA-Israele si verificasse. La minaccia imperiale alle basi culturali e scientifiche della nazione iraniana è stata del tutto assente dal resoconto sulle manifestazioni di protesta dei benestanti studenti iraniani e delle loro ONG di matrice americana nella “Rivoluzione dei rossetti” post elettorale. Essi dovrebbero tenere a mente che nel 2004, gli istruiti ed i sofisticati iracheni di Baghdad si consolavano con un fatalmente errato ottimismo dicendo “almeno non siamo come l’Afghanistan”. Le stesse élite sono ora negli squallidi campi profughi in Siria e in Giordania e il loro paese è quello più simile all’Afghanistan rispetto ad ogni altro in Medio Oriente. La raggelante promessa del presidente Bush nell’aprile 2003, di trasformare l’Iraq nell’immagine del “nostro appena liberato Afghanistan” è stata mantenuta. E le indicazioni che i consiglieri dell’amministrazione USA hanno riesaminato la politica del Mossad israeliano di assassinio selettivo degli scienziati iraniani, dovrebbe portare gli intellettuali liberali filo-occidentali di Teheran a riflettere seriamente sulla lezione impartita dalla campagna omicida che ha praticamente eliminato gli scienziati e i docenti accademici iracheni nel corso del 2006 - 2007.
Conclusione
Che cosa hanno da guadagnare gli Stati Uniti (e la Gran Bretagna e Israele) nello stabilire in Iraq un regime retrogrado protetto, su basi etnico-clericali e strutture socio-politiche medievali? In primo luogo, l’Iraq è diventato un avamposto per l’impero. In secondo luogo, si tratta di una regime debole e incapace di impegnare Israele sul piano del predominio economico e militare nella regione e senza la volontà di mettere in discussione la pulizia etnica in corso degli arabi nativi palestinesi da Gerusalemme, Cisgiordania e Gaza. Terzo, la distruzione delle istituzioni scientifiche, accademiche, culturali e giuridiche di uno Stato indipendente significa accrescere la dipendenza dalle corporazioni multinazionali occidentale e le loro infrastrutture tecniche – favorendo la penetrazione economica imperiale e lo sfruttamento.
Alla metà del XIX secolo, dopo le rivoluzioni del 1848, il sociologo francese conservatore Emil Durkheim riconosceva che la borghesia europea si era confrontata con un conflitto di classe in aumento e una sempre più anticapitalista classe operaia. Durkheim osservava che, qualunque fossero i suoi dubbi filosofici circa la religione e il clericalismo, la borghesia avrebbe dovuto utilizzare i miti della religione tradizionale per “creare” coesione sociale e tagliare dal basso la polarizzazione di classe. Egli ha invitato l’istruita e sofisticata classe capitalista parigina a rinunciare al suo rifiuto del dogma religioso oscurantista a favore di una religione strumentale in funzione del mantenimento del suo predominio politico. Allo stesso modo, gli strateghi degli Stati Uniti, tra i quali i sionisti del Pentagono, hanno strumentalizzato i mullah tribali, le forze etnico-religiose per distruggere la leadership politica nazionale laica e la cultura avanzata dell’Iraq, al fine di consolidare il dominio imperiale - anche se questa strategia ha richiesto l’eliminazione delle classi scientifiche e professionali. Il regime imperiale contemporaneo degli Stati Uniti è basato sul sostegno ai settori socialmente e politicamente più arretrati della società e l’applicazione delle più avanzate tecnologie di guerra.
Consiglieri israeliani hanno svolto un ruolo importante nell’addestrare le forze di occupazione USA in Iraq sulle pratiche di contro-guerriglia urbana e di repressione dei civili, sfruttando i loro 60 anni di esperienza. Il massacro di centinaia di famiglie palestinesi a Deir Yasin, nel 1948, è stato l’emblema della eliminazione sionista di centinaia di villaggi agricoli produttivi, che erano stati abitati per secoli da un popolo nativo con la sua civiltà autoctona e suoi legami culturali con la terra, al fine di imporre un nuovo ordine coloniale. La politica di sradicamento totale dei palestinesi è un punto centrale nei consigli di Israele ai politici americani per l’Iraq. Il suo messaggio è stato fatto arrivare dai suoi accoliti sionisti nelle amministrazioni Bush e Obama, ordinando lo smembramento di tutta la moderna burocrazia civile e statale irachena e usando squadroni della morte pre-moderni e tribali composti da curdi ed estremisti sciiti per eliminare le moderne università e gli istituti di ricerca di questa nazione a pezzi.
La conquista imperiale degli Stati Uniti in Iraq è costruita sulla distruzione di una repubblica laica moderna. Il deserto culturale che rimane (un biblico “deserto spaventoso” intriso del sangue dei preziosi studiosi dell’Iraq) è controllato da mega-truffatori, mercenari criminali che si presentano come “funzionari iracheni”, personaggi tribali illetterati e figure religiose medievali. Essi operano sotto la guida e la direzione dei laureati di West Point che tracciano “schemi per l’impero”, formulati dai laureati di Princeton, Harvard, Johns Hopkins, Yale e Chicago, desiderosi di servire gli interessi delle corporazioni multinazionali americane ed europee.
Questo si chiama “sviluppo combinato e diseguale”: Il matrimonio dei mullah fondamentalisti con i sionisti della Ivy League [le otto più prestigiose università private degli USA, NdT] al servizio degli Stati Uniti.
James Petras
James Petras è professore emerito di Sociologia all’università Binghamton di New York. Intellettuale emblematico della sinistra americana, è autore di numerose opere. James Petras è membro della conferenza « anti-imperialista » Axis for Peace.
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Traduzione dall’inglese per el Centro di Cultura e Documentazione Popolare (Resistenze.org).
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