domenica 4 marzo 2012

Tristezza delle primarie

Tristezza delle primarie.

Ho votato al gazebo di Via Campolo dopo aver fatto la fila per oltre un'ora. Una fila che si rinnovava continuamente con l'arrivo di nuove persone. Una partecipazione importante di elettori tutti disciplinatamente in attesa del proprio turno muniti di euro, tessera di identità e certificato elettorale. Trascrivo le impressioni che ne ho tratto e che naturalmente possono essere sbagliate e magari soltanto il riflesso di un mio stato d'animo.
Innanzitutto il clima della folla in attesa non è quello quasi festante di altre primarie. Ricordo quelle che vinse Prodi nel 2005 e quelle vinte dalla Borsellino sempre nel 2005 contro un vecchio notabile della DC catanese.L'atmosfera era di forte coinvolgimento anche emotivo e gli elementi della "politica" più numerosi e motivanti. Oggi la folla sebbene numerosa era silenziosa. Una sorta di tristezza aleggiava nell'aria.Il sentimento contraddittorio della partecipazione ma anche della sua inutilità. Il seggio era presidiato da numerosi attivisti dei vari candidati con un grosso distintivo di contrassegno in cui stava scritto: "io voto..... oppure io voto...quell'altro. Simboli dei partiti ed attivisti dei partiti che scompaiono a favore delle singole personalità candidate. Certo ogni candidato è portatore di idee e proposte tutte sue ma la battaglie si svolge attorno alle persone e vince chi ha più forza organizzativa e finanziaria, più agganci e più appeal nell'elettorato. Dietro i candidati si svolgono anche grosse prove di forza nella lotta per il controllo del PD siciliano e per la sopravvivenza dello stesso governo regionale. Solo una candidata è lontana da questi giochi e
la sua elezione o sconfitta sarà soltanto sua senza implicazioni nella macchina del potere politico.
Ma perchè non c'è vibrazione di sentimenti in queste primarie? La situazione non dovrebbe essere delle peggiori. Il centro-destra esce da una esperienza desolante ed ancora non ha le idee chiare su come correrà a Palermo. Credo che il popolo di centro-sinistra sia incupito dallo scenario generale del Paese. Non si aspettava che la liberazione da Berlusconi avrebbe significato finire sotto una dittatura fiscale con la minaccia del fallimento del sistema-paese e milioni di disoccupati. C'è una sorta di tristezza nella accettazione di Monti che viene subito come la medicina amara ma necessaria per la salvezza. Almeno questo è quello che hanno fatto credere cento giorni di propaganda incessante avallata da frequenti interventi di Napolitano. La gente è convinta che anche se cambierà il governo di Palermo difficilmente cambierà qualcosa dal momento che le politiche municipali come quelle nazionali vengono dettate dai banchieri della BCE. Nel corso degli ultimi tre anni nei quali si è parlato moltissimo di federalismo tante leggi sono state fatte per sottrarre potere ai Comuni. Il pareggio di bilancio introdurrà nuove rigidità e restrizioni.Si potrà fare quasi niente. Inoltre nella gente pesa la disoccupazione. Ogni famiglia ha figli ai quali deve integrare il reddito o che addirittura deve mantenere. L'adesione del PD alle politiche del governo Monti è deprimente e accettata con amarezza. Tutti quindi in attesa di votare davanti il gazebo ma con il cuore vuoto di speranze e senza sapere se c'è una via di uscita e di salvezza.
Il PD non si rende conto che non può essere per il suo popolo solo partito di governo. La sua adesione alle linee liberiste della Unione Europea e del Governo italiano non è la migliore per dare prospettiva e speranze al suo elettorato ed alla Italia. Il montismo dopo l'antiberlusconismo porta soltanto depressione e le uscite di Veltroni sull'art.18 non fanno altro che aggravarla.
Pietro Ancona

Nessun commento: