Sotto la guida di Napolitano le celebrazioni del 150 dell'Unità di Italia hanno fatto una rilettura reazionaria, retorica, oscurantista di una storia che va ri-riaccontata di sana pianta e che è stata la storia di annessioni più o meno violente aiutate dalla Francia a favore del suo Stato satellite della Savoia. Storia cominciata con il sangue versato per conto terzi in una guerra lontanissima dall'Italia la guerra di Crimea proprio come oggi combattiamo le guerre altrui in Afghanistan in Iraq e domani in Siria o in Algeria o in Iran. Napolitano ha omesso di raccontare il decennio meridionale di sangue successivo alla spedizione dei Mille nel corso del quale centinaia di migliaia di persone furono uccise barbaramente o deportate a Fenestrelle la terribile fortezza torinese al cui ingresso sta scritto: Ognuno vale per ciò che produce" scritta anticipatrice di quella di Auschwitz "il lavoro rende liberi"!
Il 150 anniversario è stato una occasione perduta per la verità e per la giustizia,. .
E' stato anche l'anno in cui abbiamo perso quanto restava della sovranità nazionale già limitata dalla presenza di 100 basi militari americane e da depositi di bombe nucleari e dalla pesantissima interferenza clericale in tutta la legislazione sui diritti della persona umana. Un anno in cui non si è voluto fare chiarezza e che ha lasciata intatta l'enorme menzogna che grava sulla nostra storia. Mai come oggi l'Italia è una "espressione geografica" come ebbe a dire malignamente Metternich e, ancora più tristemente, "un paese di morti" come ebbe a dire il poeta La Martine. L'Italia era stata redenta e poteva diventare nazione attraverso le lotte del suo possente movimento operaio e socialista che avevano prodotto condizioni di civiltà universali e di dignità nei posti di lavoro. Avevamo pensioni e sanità e scuole tra le migliori del mondo. Tutto revocato! Ora è in corso un processo di schiavizzazione della condizione del lavoro e, piuttosto che abolire la legge che contribuisce a generarle la legge di precariato ispirata a Biagi stiamo cancellando gli ultimi diritti che restano ai lavoratori. Con la fine dell'art.18 si chiude la storia della coesione nazionale. Da domani in poi ognuno per se come profetizzava la signora Tatcher.
Pietro ancona
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento