venerdì 23 marzo 2012

l'"oltre" di Monti

L' "oltre" di Monti

Nella vicenda della riforma del mercato del lavoro colpiscono alcune stranezze che la rendono peculiare e le danno un inquietante carattere patologico. Mi sono domandato perchè dal momento che il governo attribuisce la necessità di riformare l'art.18 ad una pressione della BCE e dei mercati internazionali non accetta la proposta del PD di adeguarci al modello tedesco. La cosa non mi entusiasma molto ma mi chiedo lo stesso: perchè Monti non accetta il modello tedesco che preveda reintegro ma anche indennizzo? Perchè tanta insistenza ad andare "oltre"? Che cosa è questo "oltre"? La risposta che mi sono data è che Monti in tutta questa materia come nelle altre sulle quali si è impegnato non agisce come Presidente del Consiglio italiano ma sopratutto come Presidente Europeo della Trilaterale che si serve dell'Italia come di una cavia, come di un laboratorio, per tracciare nella viva carne dei lavoratori la strada delle "riforme" volute dalla neo-destra euroatlantica che vuole uniformare al modello americano tutta la società occidentale e ridurre di molto la consistenza sociale e lo status del ceto medio.

Se non fosse così, se Monti non fosse impegnato a dare attraverso l'esempio della sua opera in Italia la linea a tutti i suoi colleghi della destra europea non si spiegherebbe il suo accanimento, la sua voglia di fare di più di quanto è stato fatto in Germania o in Francia. L'Italia diventa una cavia, un laboratorio, una vittima sulla quale sperimentare il fondamentalismo ideologico della nuova destra, la sua voglia di dominio che non si accontenta di sovrastare i lavoratori ma li vuole umiliare e schiacciare, ridurli alla plebe che viveva ai piedi dei castelli medioevali e che si nutriva dei resti di quanto consumavano i signori feudatari.

Questa voglia di stravincere, di azzerare le conquiste del movimento operaio, è tanto forte da fare risultare l'azione del governo più dura e più accanita di quella della Confindustria e degli stessi industriali. La faccia dura e cattiva di Monti e della Fornero ha sovrastato spesso quella della Marcegaglia. In recenti sondaggi gli industriali non si sono mostrati particolarmente contrariati dalla esistenza dello art.18. Il neoPresidente della Confindustria designato ha dichiarato che non è la priorità per la sua associazione la lotta all'art.18. La Confindustria lo ha scelto contro il candidato di Marchionne. L'Impegno di Monti appare quindi come quella del falco, del dirigente liberista che detta la linea all'Europa e che guida direttamente lo scontro collocandosi alla testa della parte più oltranzista della destra. L'Italia apre la strada a riforme da fare in Germania e nella stessa Francia.

Nel corso del decennio berlusconiano-montiano l'Italia che vantava un ottimo welfare (con il secondo servizio sanitario del mondo) è passata ad avere il peggiore sistema pensionistico, il peggiore sistema scolastico, il peggiore sistema di accesso al lavoro, i più bassi salari e sta rapidamente sgretolando il sistema della contrattazione nazionale. Con l'abolizione della giusta causa ci portiamo al livello dei paesi con minore protezione sociale e sindacale. Il paradosso è che questo avviene con grandi organizzazioni sindacali che vantano oltre undici milioni di iscritti. Una patologia incredibile la regressione sociale e giuridica dei lavoratori e la forza intatta dei sindacati. La CGIL si dovrà pure interrogare sul perchè di questa terribile contraddizione.

L'altra stranezza, l'altra patologia della situazione italiana è che non solo il governo che fa l'estremista ed il fondamentalista contro i diritti ma lo schieramento del Capo dello Stato e dei due Presidente della Camera e del senato a fianco di Monti. Senza l'aiuto di Napolitano che sgrida il PD tutte le volte che resiste alle richieste del governo questa riforma non giungerebbe in porto.

I lavoratori italiani si trovano contro il Presidente della repubblica in persona che, con paternalismo, promette che non ci sarà una valanga di licenziamenti. Ma i lavoratori non chiedono la sua compassionevole protezione quanto la conservazione di un loro diritto e di non essere ridotti in servitù. Ma questo sembra troppo all'Italia delle istituzioni che si incattivisce e digrigna i denti.

Si stanno aprendo milioni di famiglie italiane alla sofferenza ed alla umiliazione di licenziati senza motivo e che forse non troveranno mai lavoro per fare pavoneggiare a Bruxelles a Berlino o a New York un algido personaggio che potrà vantarsi di avere spezzato la schiena alla classe operaia italiana e di avere aperto la strada di un nuovo medioevo sociale all'Europa.

Pietro Ancona



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