sabato 10 marzo 2012

la cgil dopo piazza san giovanni

La scelta della CGIL dopo Piazza San Giovanni

La giornata di ieri è stata bella per i lavoratori, per la sinistra, per l'Italia. La Fiom è riuscita a proporsi quasi come sindacato generale capace di interpretare i bisogni e le speranze non solo dei metalmeccanici ma di quanti vogliono vivere in un paese più civile e giusto dai NoTAV ai senza-tetto ai precari ed anche di quanti nell'artigianato e tra i piccoli proprietari ed imprenditori sono stati travolti dalla crisi. Aumentano i casi di suicidio tra i piccoli imprenditori vessati dalle banche o da Equitalia. Le istanze di queste categorie hanno trovato posto nella rivendicazione della FIOM per nuovi investimenti e per una vera ripresa economica. La manifestazione è riuscita. La forza della classe operaia organizzata non ha permesso che avvenissero provocazioni e non venisse offuscato il significato della giornata di lotta.
L'assenza del PD da Piazza San Giovanni tutto sommato è stato un fatto di chiarezza. Il PD ha forzato la realtà assentandosi da una lotta alla quale la sua base elettorale avrebbe volentieri partecipato. Bersani ha cercato di recuperare in extremis dicendo che resta "sensibile" alle richieste della Fiom. Tuttavia la sua sensibilità maggiore si svolge sul versante opposto a quello indicato dai lavoratori. Nella stessa giornata di ieri ha proposto un Monti bis, cioè la prosecuzione della politica di destra più a destra che l'Italia abbia mai conosciuto.
Molto dipende dalla CGIL e dalle sue scelte. La partecipazione della CGIL alla trattativa presieduta da Fornero può trasformarsi in una trappola e forse è già una trappola. Dalle trattative sul mercato del lavoro non c'è da sperare niente di buono dal momento che secondo una prassi consolidatasi negli ultimi venti anni in queste trattative il governo ed il padronato chiedono ed il sindacato concede o cede. Nella "migliore" delle ipotesi si profila uno scambio tra ammortizzatori sociali ed art.18. Libertà di licenziamento senza giusta causa con lo zuccherino di qualche mese in più di sussidio di disoccupazione forse pagato un poco di più. Vale la pena di partecipare ad una simile imboscata? Finora la CGIL non ha scoperto il fianco alla Fiom ma è condizionata dal PD e dai suoi corposi interessi e non è detto che alla fine non finisca con il cedere magari ad una soluzione mascherata in cui l'art.18 viene "devitalizzato". Ma può darsi che la destra non si accontenti di questo e voglia lo scalpo di Cipputi da appendere al suo Totem.
L'art.18 non è un obiettivo qualsiasi. Il suo abbattimento segnerà la fine di un lungo periodo storico nel quale i lavoratori hanno avuto la possibilità di difendersi e di agire protetti da diritti. Resterà molto poco della dottrina giuslavorista quando
il lavoratore diventerà una cosa, un oggetto come un altro del processo lavorativo. Come era ai tempi dell'Inghilterra di Engels e di Marx. Appena abbattuto l'art.18 il prossimo giro sarà legato al diritto di sciopero. Presto avremo l'inaugurazione di un periodo in cui per i lavoratori non ci saranno diritti,
ma soltanto obbligazioni. Agli albori del capitalismo gli operai che disertavano il lavoro potevano essere incarcerati ed anche impiccati. La punizione della fustigazione era largamente praticata. I più restii allla prepotenza padronale che pretendeva prestazioni dalle tre del mattino alle dieci di sera potevano essere deportati. Può anche darsi che la fertile mente di Sacconi, di Ichino e della Fornero produrrà nuovi marchingegni per abusare dei lavoratori. In fondo chi poteva immaginare venti anni fa che avremmo avuto la Legge Biagi e le sue 46 modalità con le quali impiccare intere generazioni di lavoratori italiani?
Molto dipende dalla scelta che farà la CGIL. Se deciderà di stare fino in fondo e non per finta dalla parte della Fiom non è detto che, nonostante la mobilitazione anche della più alta carica istituzionale contro l'art.18, che tutto si concluda con una sconfitta della giustizia e del diritto.
Pietro Ancona

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