Caro Sansonetti,
nel bell'articolo che hai scritto oggi per Liberazione,dopo avere risposto alla Spinelli, in un passo metti in alternativa
profitti,competitività e sicurezza del lavoro.
Sostieni che per avere più sicurezza dovremmo accettare di avere meno profitto e meno capacità competitività.
Non credo proprio che tu abbia ragione per il motivo semplice che la messa in sicurezza degli impianti seppure ha un costo non riduce nè i profitti nè la competitività se non si ha in mente di competere con condizioni di schiavismo come l'industria asiatica. La sicurezza del lavoro diventa fattore di garanzia della qualità dei prodotti delle imprese e non di perdita dal momento che garantisce condizioni di serietà nel mercato. Se una automobile viene assemblata da lavoratori costretti a lavorare freneticamente, una volta venduta, dovrà andare e tornare dall'officina molte volte. E' successo alla Fiat prima della ristrutturazione e non è stato un bel biglietto da visita per il mercato.La sicurezza comunque deve essere un valore presente e diffuso in tutto il sistema delle imprese.
In molti settori, il furto di sicurezza non è solo un crimine verso i lavoratori, è anche un furto fatto alla collettività. L'impresario edile che costruisce edifici o infrastrutture facendo rischiare la vita ai suoi dipendenti ruba anche ai committenti dal momento che i costi della sicurezza sono sempre contemplati nei capitolati d'appalto.
Stabilire un legame tra sicurezza e competitività nell'era della globalizzazione offre, seppur involontariamente, una giustificazione ai negrieri italiani che si spacciano per imprenditori.
Pietro Anconahttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
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