lunedì 19 aprile 2010

10 luglio 1943

il 10 luglio 1943

Il 10 luglio del 1943 ero ricoverato da qualche giorno con i miei genitori in una piccola grotta che mio padre aveva scoperto in un orto di Agrigento. Ci trovavamo li da qualche giorno per sfuggire alla battaglia che italiani e tedeschi avevano ingaggiato con l'immenso esercito alleato che aveva riempito il mare di una quantità inverosimile di navi di tutti i tipi improvvisamente apparse all'orizzonte. Qualche giorno prima, mentre ero tra le gambe di mio padre accovacciato sotto un albero, ebbi la vita salva per uno schiaffo. Mio padre mi aveva intimato di tornare nella grotta dove non volevo stare per il terribile caldo.Per convincermi mi diede uno schiaffo. Mi ero appena alzato ed allontanato quando preceduto da un rumore come di trictrac giunge dal cielo un oggetto rossastro che cadde proprio
nel posto dove mi trovavo. Prima di atterrarvi aveva urtato una bisaccia piena di pane appesa all'albero sbriciolandola. Mio padre l' afferrò istintivamente e si bruciò le mani. Era una grossa scheggia di ferro arroventata dall'esplosione.
La notte del 10 luglio nacque nella grotta mio fratello. Mia madre fece tutto da sola. Proprio mentre nasceva ,a meno di dieci metri dalla grotta passavano in fila indiana i soldati americani appena sbarcati. Ricordo la loro marcia lenta e circospetta, con il fucile in mano e grossi zaini alle spalle. Una colonna quasi senza fine che traversò per ore e ore.....
La città di Agrigento li accolse con simpatia e manifestazioni di giubilo. L'indomani vi sfilavano tra due ali di popolo festante che riceveva con gratitudine le multicolori caramelle di ogni genere che gli americani lanciavano dalle loro yeep.
Una popolazione che odiava i tedeschi che godevano la fama di mangiare il nostro pane e di darci in cambio la loro disgustosa farina di segale con la quale si impastava un pane marrone difficile da masticare ed inghiottire nonostante la fame che torceva le budella.
La buona accoglienza delle truppe alleate era in gran parte dovuta alla stanchezza dei siciliani stremati da quattro anni di guerra che avevano cancellato il prestigio del regime mussoliniano.Le famiglie erano state assai provate dalla lotta per la sopravvivenza. Ancora prima della guerra le cose non andavano bene. Mio padre, come tanti altri, era stato costretto nel 36 ad arruolarsi volontario per la guerra di Spagna (gli avevano detto che sarebbe stato mandato in Africa). Si era sempre in cerca di qualcosa da mangiare, una ricerca sempre più sfortunata. Lo Stato fascista non esisteva più per una popolazione costretta ad arrangiarsi ed afflitta dalla fame. Ricordo un maresciallo della milizia che non si faceva vedere più in divisa.
Per quanto la popolazione non leggesse i giornali e l'informazione fosse soltanto quella della Radio
si sapeva che cosa stava succedendo. Una nostra vicina di casa, una giovane vedova madre di due figli, paventava l'arrivo di uomini in gonnella con le ciarameddre (scozzesi) e marocchini stupratori. Non si sbagliava . In effetti i goumiers si comportarono in modo atroce. Il film " La Ciociara" rievoca un efferato episodio della loro terribile risalita della Penisola.
Quindici giorni dopo
l'arrivo degli alleati ad Agrigento la seduta del Gran Consiglio Fascista avrebbe messo in minoranza Mussolini. Gli alleati ci misero quaranta giorni a conquistare la Sicilia. Non fu una passeggiata. Molti caddero in durissimi combattimenti.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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http://www.storiain.net/arret/num133/artic5.asp

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