giovedì 25 dicembre 2008

pagine del libro cuore scritte a palermo

Buon Natale Rivoluzionario!!!
Pietro







Addio alla scuola, la ragazzina rom emigra
Repubblica — 21 dicembre 2008 pagina 9 sezione: PALERMO
i cronaca) Claudia Brunetto Fra qualche giorno, infatti, Roberta si trasferirà in Francia con tutta la famiglia dopo dieci anni di vita al campo nomadi. Sarebbe stata una delle prime alunne rom a completare questo ciclo di studi. «Mio padre non trova lavoro qui - dice la ragazzina di quattordici anni originaria del Kosovo - Ci ha provato più volte. Allora ha deciso di trasferirsi in Francia. Ha già trovato un lavoro come manovale. In Francia ci sono i miei nonni. Sono felice di riabbracciarli. Ma sono molto triste perché lascio questa città in cui sono cresciuta e anche i miei compagni che mi vogliono molto bene. In un certo senso dovrò ricominciare tutto da capo. Anche se il francese a scuola l' ho studiato, dovrò ambientarmi in un altro contesto e eventualmente in un' altra scuola». Sembra molto lontano il giorno in cui ha varcato per la prima volta la soglia della scuola elementare Collodi. «Mi ricordo che ho pianto tanto - dice Roberta che adesso frequenta la terza classe alla scuola media Antonino Pecoraro - Non conoscevo l' italiano e non sapevo scrivere. Mi sentivo diversa dagli altri. Invece le insegnanti mi hanno aiutato molto e con il tempo ho imparato a leggere e a scrivere. E soprattutto ho iniziato a sentirmi felice di andare a scuola. Certo ancora faccio degli errori, ma giorno per giorno è andata sempre meglio». Così ieri mattina, suo ultimo giorno di scuola, in classe è stata organizzata una grande festa con consegna dei regali: «Per salutarmi - racconta - I miei compagni mi hanno regalato un cappottino molto bello. è azzurro e mi terrà caldo durante l' inverno in Francia. Mi dispiace lasciare anche questa città in cui sono cresciuta. Anche mio fratello Suleiman che frequenta la seconda media non vuole andare via. L' unica cosa che mi consola è che rivedrò i miei nonni». I suoi pensieri li ha consegnati all' ultimo tema in classe. Fra le righe si legge tanta gratitudine per chi l' ha accompagnata in questi anni e un pizzico di nostalgia. «Ho scritto - continua Roberta - come se fosse una pagina del mio diario. Molti miei compagni si sono commossi nel salutarmi e anche io. Soprattutto Kirù e Alexandra che mi sono state molto vicine in questi anni. Dopo le scuole elementari avevo paura di continuare a studiare, perché sarebbe stato sempre più difficile. Infatti non volevo andare alle medie. Poi però è cambiato tutto e anche con le difficoltà che ci sono al campo, a volte anche senza libri, mi sono messa a studiare. Soprattutto grazie agli splendidi professori che ho incontrato qui. Mi piace molto la matematica e la musica». Per molti anni i volontari dell' Arci sono andati a prenderla ogni mattina al campo per accompagnarla a scuola. Adesso Roberta arriva alla Pecoraro assieme ai genitori o con il fratello. «Abbiamo lavorato molto con la famiglia Sali in questi anni - dice Lilla Graci dell' Arci - l' ho accompagnata personalmente a scuola il primo giorno della prima media. Spesso accade che le associazioni e la scuola facciano molto per i bambini e le famiglie rom e poi per una mancanza di sinergia con le istituzioni e il resto della società il percorso rischi di interrompersi. I genitori di Roberta hanno fatto molto per il futuro della bambina e per la sua formazione. Hanno voluto che studiasse in modo da darle quelle possibilità che loro non hanno avuto. Nonostante il permesso di soggiorno il padre ha avuto molte difficoltà a trovare un lavoro. E probabilmente non ha trovato altre soluzioni se non quella di andare via». Alla scuola media Pecoraro vivono la partenza di Roberta come una grande perdita: «Uno dei problemi dell' integrazione - dice Maria Margherita Francomano, dirigente scolastico - sta proprio in questo. Magari i bambini riescono con grandi sacrifici a trovare un contesto in cui crescere bene e studiare. E poi i genitori non riescono a trovare un lavoro. Quello di Roberta, purtroppo, è un percorso importante che si interrompe bruscamente. Facciamo tanto per togliere questi bambini dalla strada ed è un peccato che a volta non arrivino a raggiungere degli obiettivi. Spero soltanto che la condizione della sua famiglia migliori e che lei possa continuare a studiare». Alla ripresa della scuola, subito dopo le vacanze, il banco di Roberta rimarrà vuoto. - CLAUDIA BRUNETTO



ultimo giorno di scuola della ragazza rom che riparte
Repubblica — 21 dicembre 2008 pagina 1 sezione: PALERMO

Porta con sé tanti ricordi. Le partite di pallavolo in palestra e le corse a perdifiato durante la ricreazione. Le sudatissime poesie imparate a memoria e le recite di fine anno. Ma anche il rammarico di non poter raggiungere un traguardo ormai molto vicino: gli esami di licenza media. Roberta Sali ieri mattina ha salutato la sua scuola, i compagni e i professori. i cronaca) Claudia Brunetto Fra qualche giorno, infatti, Roberta si trasferirà in Francia con tutta la famiglia dopo dieci anni di vita al campo nomadi. Sarebbe stata una delle prime alunne rom a completare questo ciclo di studi. «Mio padre non trova lavoro qui - dice la ragazzina di quattordici anni originaria del Kosovo - Ci ha provato più volte. Allora ha deciso di trasferirsi in Francia. Ha già trovato un lavoro come manovale. In Francia ci sono i miei nonni. Sono felice di riabbracciarli. Ma sono molto triste perché lascio questa città in cui sono cresciuta e anche i miei compagni che mi vogliono molto bene. In un certo senso dovrò ricominciare tutto da capo. Anche se il francese a scuola l' ho studiato, dovrò ambientarmi in un altro contesto e eventualmente in un' altra scuola». Sembra molto lontano il giorno in cui ha varcato per la prima volta la soglia della scuola elementare Collodi. «Mi ricordo che ho pianto tanto - dice Roberta che adesso frequenta la terza classe alla scuola media Antonino Pecoraro - Non conoscevo l' italiano e non sapevo scrivere. Mi sentivo diversa dagli altri. Invece le insegnanti mi hanno aiutato molto e con il tempo ho imparato a leggere e a scrivere. E soprattutto ho iniziato a sentirmi felice di andare a scuola. Certo ancora faccio degli errori, ma giorno per giorno è andata sempre meglio». Così ieri mattina, suo ultimo giorno di scuola, in classe è stata organizzata una grande festa con consegna dei regali: «Per salutarmi - racconta - I miei compagni mi hanno regalato un cappottino molto bello. è azzurro e mi terrà caldo durante l' inverno in Francia. Mi dispiace lasciare anche questa città in cui sono cresciuta. Anche mio fratello Suleiman che frequenta la seconda media non vuole andare via. L' unica cosa che mi consola è che rivedrò i miei nonni». I suoi pensieri li ha consegnati all' ultimo tema in classe. Fra le righe si legge tanta gratitudine per chi l' ha accompagnata in questi anni e un pizzico di nostalgia. «Ho scritto - continua Roberta - come se fosse una pagina del mio diario. Molti miei compagni si sono commossi nel salutarmi e anche io. Soprattutto Kirù e Alexandra che mi sono state molto vicine in questi anni. Dopo le scuole elementari avevo paura di continuare a studiare, perché sarebbe stato sempre più difficile. Infatti non volevo andare alle medie. Poi però è cambiato tutto e anche con le difficoltà che ci sono al campo, a volte anche senza libri, mi sono messa a studiare. Soprattutto grazie agli splendidi professori che ho incontrato qui. Mi piace molto la matematica e la musica». Per molti anni i volontari dell' Arci sono andati a prenderla ogni mattina al campo per accompagnarla a scuola. Adesso Roberta arriva alla Pecoraro assieme ai genitori o con il fratello. «Abbiamo lavorato molto con la famiglia Sali in questi anni - dice Lilla Graci dell' Arci - l' ho accompagnata personalmente a scuola il primo giorno della prima media. Spesso accade che le associazioni e la scuola facciano molto per i bambini e le famiglie rom e poi per una mancanza di sinergia con le istituzioni e il resto della società il percorso rischi di interrompersi. I genitori di Roberta hanno fatto molto per il futuro della bambina e per la sua formazione. Hanno voluto che studiasse in modo da darle quelle possibilità che loro non hanno avuto. Nonostante il permesso di soggiorno il padre ha avuto molte difficoltà a trovare un lavoro. E probabilmente non ha trovato altre soluzioni se non quella di andare via». Alla scuola media Pecoraro vivono la partenza di Roberta come una grande perdita: «Uno dei problemi dell' integrazione - dice Maria Margherita Francomano, dirigente scolastico - sta proprio in questo. Magari i bambini riescono con grandi sacrifici a trovare un contesto in cui crescere bene e studiare. E poi i genitori non riescono a trovare un lavoro. Quello di Roberta, purtroppo, è un percorso importante che si interrompe bruscamente. Facciamo tanto per togliere questi bambini dalla strada ed è un peccato che a volta non arrivino a raggiungere degli obiettivi. Spero soltanto che la condizione della sua famiglia migliori e che lei possa continuare a studiare». Alla ripresa della scuola, subito dopo le vacanze, il banco di Roberta rimarrà vuoto. - CLAUDIA BRUNETTO



La ragazzina rom che studia senza libri
Repubblica — 03 agosto 2007 pagina 17 sezione: PALERMO

Roberta aspetta che la vengano a prendere per portarla al doposcuola, quello organizzato dall' Arci Sicilia con il progetto "La route". La scuola per quest' anno è finita: lei ha dodici anni ed è stata promossa alla seconda media. Un traguardo difficile da raggiungere per i bambini rom, fra i quali si tocca la percentuale più alta di dispersione scolastica. Per Roberta, invece, andare a scuola significa essere una ragazzina come le altre, poter imparare a scrivere e a parlare la lingua dei suoi coetanei, in un Paese straniero nel quale vive da quasi otto anni: «Da quando vado a scuola ho imparato l' italiano - racconta - Mi piace molto scrivere, ma sbaglio sempre le doppie. Mi piace passare il tempo con i miei compagni. Almeno a scuola faccio qualcosa e sono in compagnia, quando torno a casa cerco di fare i compiti. Ora che non c' è scuola cerco di esercitarmi per i fatti miei». Da sei anni, ogni mattina alle sette, i volontari dell' Arci la vanno a prendere al campo per accompagnarla a scuola, a piedi. Dopo le elementari alla Collodi, Roberta adesso frequenta la scuola media Pecoraro, dove spera di diplomarsi fra due anni. Adora la musica e si diletta nel canto: «Quest' anno, alla fine delle lezioni, abbiamo fatto una recita di teatro - racconta - è stato molto divertente, ho imparato tutta la parte a memoria, mi sono truccata e vestita da uno dei nanetti di Biancaneve. Era una recita sulle favole, è stato molto bello». Roberta tiene in mano un foglio stropicciato. E la domanda di iscrizione alla seconda media: «Me l' hanno data a scuola - dice - devo consegnarlo in un ufficio». Per tutto l' anno scolastico ha studiato sulle fotocopie che gli insegnanti le fornivano: i suoi genitori non le avevano comprato i libri di testo, e quei pochi che aveva li ha persi al campo. «Non importa se ho soltanto le fotocopie - dice - Tanto in classe posso leggere dai libri dei miei compagni. E la cosa più bella della scuola è conoscere altre persone. Non mi importa molto di non avere i libri». Il resto della sua giornata è una corsa senza sosta attorno al perimetro del campo, a giocare o a badare ai fratelli più piccoli. Sembra una ragazzina serena e gioiosa, alla ricerca di affetto. Non ha remore nell' affidarsi alle persone che la seguono e cerca di non deluderle: «Voglio molto bene ai miei insegnanti - racconta Roberta - Loro mi aiutano e mi spiegano le cose con calma quando non capisco. Sono molto contenta quando mi chiamano a scrivere alla lavagna. A volte, durante la ricreazione, scrivo messaggi carini ai miei insegnanti per ringraziarli». Sua madre, ventinove anni, vorrebbe per i figli una vita diversa: «Voglio portarli fuori da qui - dice Silvana Beghesci - ma tutto dipende dal lavoro di mio marito. Lui fa il muratore e non sempre lavora. Nel nostro Paese non facevamo questa vita. Ho cercato anch' io un lavoro, ma non ci sono riuscita. Provo vergogna a chiedere l' elemosina». La famiglia di Roberta è una di quelle fuggite dalla guerra nella ex Jugoslavia. Hanno girovagato per tutta l' Italia prima di stabilirsi a Palermo. Adesso sperano di ottenere il permesso di soggiorno. La maggior parte dei rom del campo proviene dal Kosovo, dalla Serbia e dal Montenegro. Un incontro di culture e religioni diverse nel raggio vitale del campo, limitato e infelice. A Palermo i bambini rom in età scolare sono circa un centinaio. Il loro ruolo all' interno delle famiglie è importante: rappresentano un ponte di comunicazione fra la cultura del territorio in cui si stabiliscono e le tradizioni d' origine. Imparano a leggere e a scrivere anche per i loro genitori. Rispettare l' obbligo scolastico è anche un modo per evitare i controlli indesiderati delle forze dell' ordine e per dimostrare di condurre una vita regolare. Roberta esprime i suoi desideri, con un italiano zoppicante, nei temi ad argomento libero. Il sogno ricorrente raffigura una fata che riesce a far nascere i fiori, con il tocco di una bacchetta magica, laddove non ce ne sono. Anche nel campo nomadi della Favorita, dove i pochi fiori che riescono a nascere vengono strappati subito. «Mia sorella, da grande, vuole fare la principessa - dice Roberta - Io ancora non lo so. Vedremo, intanto vado a scuola».
- CLAUDIA BRUNETTO

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