Il Papa, i Sindacati, il lavoro precario
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L'Italia ha tre Confederazioni Sindacali tra le più potenti d'Europa.
Ma alla forza di queste organizzazioni che tesserano più di dieci milioni di lavoratori corrisponde una condizione di precarietà, di miseria, di infelicità, di progressiva perdita dei diritti dei lavoratori associati o non.
Soltanto i Sindacati di base difendono davvero i lavoratori ma ne pagano le spese con discriminazioni, isolamento, licenziamento dei loro uomini più combattivi ( insomma quello che accadeva alla CGIL negli anni cinquanta e sessanta). Questi sindacati di base non sono riconosciuti dalle tre grandi Confederazioni che profeririscono l'UGL della Polverini, il sindacato di matrice fascista ed hanno con questa frequentazioni intense.
Il Papa, certamente informato dai sensori numerosi della Chiesa nella società civile, capisce che l'Italia non ha futuro con il lavoro precario, che il bene dell'economia non può essere realizzato a scapito della infelicità e della miseria dei lavoratori e chiede la fine del precariato. Ha colto l'enormità del fenomeno sociale del precariato e la sua forza di distruzione delle strutture familiari e sociali.
Ricordo che quando il contratto era a tempo indeterminato e il tempo determinato era soltanto per i lavori stagionali e le prestazioni davvero straordinarie, le cose in Italia andavano assai meglio e non esisteva l'orribile divaricazione dei redditi tra i managers, i politici, i professionisti ed i lavoratori dipendenti. Anche la distanza abissale che divide l'amministratore delegato dall'ingegnere o dal funzionario è causa del malessere italiano. La Legge Biagi ha dato al padronato la possibilità di fumus giuridici di contratti davvero fantasiosi. Possibile, ad esempio, che in Italia esistano un milione di progetti ai quali sono addetti altrettanti precari? Che cosa sono questi progetti?
La CGIL si è affrettata a rispondere "positivamente" alla denunzia del Papa con una nota in cui parla di "ammortizzatori sociali" per i precari, cioè la flexisecurity peraltro irrealistica data la grottesca e patologica quantita di precari inventati dalla fertile e malvagia fantasia della legge Biagi Sacconi Maroni. Quanto denaro dovrebbe avere lo Stato per fare ammortizzatori sociali per cinque o sei milioni di precari?
Il precariato non è una necessità dell'economia. E' una scelta politica odiosamente di classe per ricattare, per tenere sotto tensione i dipendenti.
Il precariato va abolito con un piano di rientro al lavoro a tempo indeterminato garantito dall'art.18 e con retribuzioni decorose attraverso un aumento generalizzato dei salari.
Veltroni si accinge a discutere con Sacconi della settimana corta. Gli Dei accecano coloro che vogliono all'inferno. La settimana corta a salario decurtato e con integrazione della CIG sarebbe assai onerosa e abbasserebbe ancora il livello salariale italiano alla faccia di tutti i piagnistei ipocriti sulle busta paga che non consentono di giungere alla fine del mese. Si può avere la settimana corta a parità di salario con la settimana piena? Non se lo sognano nemmeno!!
I lavoratori italiani hanno diritto di parola. Ci vuole una profonda e radicale democratizzazione dei Sindacati che non possono continuare ad essere strumenti della confindustria per imporre la sua linea di spoliazione e di sfruttamento. Una legge dovrebbe regolare la consultazione e la rappresentanza la pubblicità dei bilanci e mettere un limite agli enti bilaterali.
Pietro Ancona
già membro dell'esecutivo CGIL
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_28/papa_precari_lavoro_7286f466-d4d4-11dd-b87c-00144f02aabc.shtml
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