Il vero obiettivo: riconoscimento cinese dell'autorità del Dalai Lama sul Tibet
La campagna propagandistica scatenatasi nel mondo per la difesa dei diritti umani nel Tibet non ha davvero precedenti. E' impressionante e può avere una sequenza temporale prolungata legata alle stazioni di sosta nella torcia olimpica. Ieri Londra, poi Parigi, prossima tappa SanFrancisco.
Si fa l'elogio dei "sabotatori" della marcia (Teodori) e le migliori penne della stampa occidentale stanno spremendo tutto il loro possibile repertorio di trovate per argomentare contro il regime cinese.
Si parla di repressioni in Tibet ma nessuno riferisce di che cosa si tratta. Si parla di protesta per i diritti umani ma seppur soltanto attraverso qualche notizia sfuggita al controllo censorio si è capito come tutto sia iniziato da un pogrom con morti organizzato dai monaci contro la popolazione civile cinesi di Lhasa.
Si sta infliggendo alla Cina una umiliazione insistita per costringere il suo governo a ricevere il Dalai Lama identificando in tale atto l'unica possibilità di spegnere le proteste in corso nel mondo.
In verità all'Occidente dei diritti civili dei tibetani non interessa assolutamente niente come non ha mai avuto interesse per i quindicimila prigionieri palestinesi detenuti illegalmente nelle carceri di israele (tra questi centinaia di bambini) o per le sofferenze della popolazione bombardata da anni in Irak ed Afghanistan.
Si vuole che il Governo cinese riceva il Dalai Lama e si assegna a questo incontro uno straordinario valore salvifico per la stessa Cina.
Interessa che la Cina riconosca sul Tibet l'autorità del Dalai Lama
eletto dall'occidente quale unico e legittimo rappresentante del popolo tibetano. Un primo importante passo verso il distacco.
L'obiettivo è creare le condizioni politiche per la proclamazione dell'indipendenza del Tibet, per mutilare la Cina di questa sua regione grande quanto metà Europa, e renderla disponibile a concedere agli americani l'installazione di basi militari come è avvenuto in Kosovo
e nelle repubbliche nate dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica.
I diritti umani sono soltanto un pretesto di mobilitazione per alimentare una campagna che ha scopi di strategia militare e che prepara un assedio assai ravvicinato alle grandi nazioni che si sottraggono il controllo imperiale USA e che magari stanno economicamente progredendo come appunto la Cina e la Russia.
Una lotta per i diritti umani che prepara una grande guerra che potrà coinvolgere l'intero pianeta.
Pietro Ancona
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