domenica 17 aprile 2011

Il Duo Veltroni-Pisanu

Esibizione del Duo Veltroni-Pisanu

Veltroni per almeno un paio di volte ha quasi convinto della sua voglia di lasciare la politica magari per andare in Africa e dedicarsi ad opere di bene come certe vecchie zie che si dedicano alla beneficenza ed alla casa della ragazza abbandonata. In effetti non riesce a starci fuori neppure per qualche minuto perchè come tutti sappiamo la politica è una passione travolgente, una malattia dalla quale non si guarisce mai, perchè ha a che fare con il potere in senso lato a differenza di tutte le altre attività umane in cui il potere è limitato ed è settoriale o finanziario o scientifico o imprenditoriale o professionale. Non è un caso infatti se persone che si sono realizzate in un campo come imprenditori o magistrati e che hanno poteri rilevanti come quelli di assumere o licenziare mano d'opera o condannare o assolvere imputati scalpitano e fanno carte false per "entrare" in politica.
Basta con la digressione ed occupiamoci del Nostro che ha l'occhio acuto e che dentro il pollaio vociante e starnazzante della Oligarchia del PD con tanti che si dimenano per farsi largo con i gomiti, stringere Bersani fino a non farlo neppure respirare, e cercare una "sponda" per distaccare tutti gli altri pretendenti, ha allungato lo sguardo.
Naturalmente la "sponda" non può che essere la cosa che conta di più nella politica dei palazzi: un passaggio per il governo. Per questo Veltroni che è tipino sveglio fin da quando aveva i calzoni corti ed assieme a D'Alema aspettava una sorta di benedizione, di battesimo politico nel camper che Bettino Craxi teneva alle spalle del Congresso e dove riceveva i postulanti, ha osservato nel campo di Agramante-Berlusconi con il quale ha a lungo civettato ed ha scoperto il reperto "particolare"- Trattasi di Giuseppe Pisanu personaggio di lunghissimo corso proveniente dalla grande DC, ultrasettantenne,
dai numerosi incarichi ministeriali e già Ministro degli Interni, uomo espertissimo che si rende conto della crisi morale e politica del berlusconismo e che, come Fini, pensa di dargli una soluzione che si ricongiunga alla vecchia politica italiana, almeno al meglio di questa.
La proposta è quella di un governo di decantazione nazionale per la gestione del dopo Berlusconi dato da molti oramai ad un rapido tramonto pieno di sussulti, di rantoli, di colpi di coda contro la democrazia. Proposta subito bocciata dai concorrenti lasciati al palo da Veltroni dentro il PD, approvata da Fini, ribocciata da Schifani e da altri autorevoli esponenti del Pdl.
Comunque vada, il tandem Veltroni-Pisanu ha fatto la sua apparizione sul teatrino, ha detto le sue battute e male che vada resterà qualcosa almeno sul piano della "visibilità" dei personaggi. E domani è un altro giorno.
Colpisce di questa uscita di Veltroni la sua machiavellica collocazione dentro la macchina della politica dei palazzi e la sua persistente intenzione di raggiungere il potere senza curarsi dei suoi contenuti, attenendosi rigorosamente alla vulgata atlantista e liberista. Veltroni è per la guerra in Libia (Pisanu forse un pochino meno), è per la fabbrica di Marchionne cioè senza pausa pranzo per gli operai, vorrebb unificare il lavoro riducendo tutti alla condizione dei precari con un solo contratto praticamente privo di diritti, propone una patrimoniale che in tre anni dovrebbe ridurre il debito pubblico all'ottanta per cento del Pil (oggi siamo oltre il 120%), proposta che sembra rivolta al dieci per cento dei contribuenti insomma i più ricchi ma che poi, se mai si dovesse fare, probabilmente si fermerebbe soltanto a loro. Propone anche di ridurre dell'1% la spesa pubblica che oggi è falcidiata da ripetute falciature tremontiane che tuttavia non toccano mai le sue zone apicali.
Insomma, una risposta emergenziale all'Italia in eterna emergenza in quella che lo stesso Veltroni definisce agitatissimo immobilismo. In effetti non c'è nessun immobilismo perchè Berlusconi e la sua destra è il gruppo ideologicamente più coerente e duro che l'Italia abbia mai avuto e porta avanti una politica di destra organica consistente in meno Stato welfare, più Stato stazione appaltante di privatizzazioni a catena, politiche finanziarie e politiche del lavoro e della occupazione che hanno avuto il potere di ridurre del quaranta per cento i salari italiani, di cinquecentomila persone la pubblica amministrazione, di azzerare quasi le pensioni inps ed oggi si parla se mantenere o togliere il più grande ammortizzatore sociale che il mezzogiorno ha avuto dal dopoguerra: la pensione sociale concessa spesso a persone che puer avendo a volte lavorato tutta la vita non avevano "marche" come non ne avranno i milioni di precari biagizzati e condannati alla fame della legge Biagi.
In effetti la ragione della crisi attuale è da ricercarsi non nella mancanza di convergenza sui programmi economico-sociali ed in parte su quelli di revisione costituzionale. Sono anche tutti d'accordo nella conventio ad excludendum della sinistra comunista già condannata da Veltroni e Berlusconi a restare fuori dal Parlamento se non supera la soglia del quattro per cento e comunque anche se dovesse passare questa soglia avrebbe davanti una discriminazione permanente appunto perchè comunista.
Ma nè questa proposta Veltroni-Pisanu, nè quella di Fini che sembrava anche più innovativa e rinnovatrice della destra, nè quante altre potranno farsi nei palazzi romani pieni di oligarchi agiati, ben nutriti, frequentatori degli stessi ambienti lussuosi e confortevoli e lontanissimi oramai dai problemi della gente, daranno una risposta ad una crisi che rischia di incattivirsi, di diventare maligna e di trascinarci nel pozzo senza fine di una lunga instabilità. Specialmente dopo la guerra libica perduta dall'Italia.
Pietro Ancona

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