domenica 18 luglio 2010

DIFENDERE LA LIBERTA OPERAIA PER DIFENDERE LA COSTITUZIONE

Difendere la libertà operaia per difendere la Costituzione

E' singolare constatare come difronte ad un involgarimento brutale dell'atteggiamento del padronato e della destra la reazione del leader della CGIL, il sindacato per antonomasia degli italiani, sia di attenuazione dei toni, soft, gentile, direi quasi delicata. Epifani dice che la Fiat "sbaglia" a licenziare i quattro operai Fiom, che questo licenziamento riscalderà gli animi e produrrà una "radicalizzazione".
Intanto non si può dire che abbia radicalizzato la sua posizione. Il segretario della CGIL si limita ad invitare la Fiat alla riflessione. Questo dichiarare il licenziamento che è sempre un estremo atto di rottura un "errore" mi ha fatto ricordare la polemica di parte della sinistra con i cosidetti "compagni che sbagliano". Certo si trattava di cose molto diverse ma mi è venuto il dubbio che immedesimandosi nell'ottica aziendale della Fiat Epifani abbia appunto voluto indicare un errore di comportamento che renderà più difficile la realizzazione del progetto di "nuova fabbrica" che potrebbe essere attuato appunto se Marchionne non renderà imbarazzante la manovra del sindacato per fare accettare e digerire senza grossi scandali la nuova organizzazione del lavoro WMC. Un buffetto simile era stato dato a Marchionne da Bonanni che, a fronte della scomposta e nervosa reazione del capo della Fiat, lo aveva invitato alla prudenza, ad aspettare che, pressati dall'incubo della disoccupazione, i lavoratori di Pomigliano venissero a più miti consigli....
La Fiat non tornerà indietro. I quattro lavoratori potranno avere giustizia dal Giudice se e quando l'avranno e sempre che, nel frattempo, con la complicità dei sindacati, non verrà approvato l'allegato lavoro che rende assai difficoltosa la vita dell'art.18 e sempre che non verranno limitati i poteri del Magistrato ed il diritto al ricorso dei lavoratori. C'è in corso, con la collaborazione di autorevoli parlamentari del PD, uno smantellamento delle norme che tutelano i diritti dei lavoratori. Non è da escludere che il Parlamento, con la finta opposizione del PD, non pervenga a modifiche che si limiteranno al semplice indennizzo del licenziamento. Intanto Sacconi riesce ad infilare "refusi" nelle leggi che vengono approvate per la direttissima del voto di fiducia come quello che riduce le pensioni del sei per cento e aumenta fino a 42 anni di anzianità la soglia per mettersi in quiescenza.
I toni degli esponenti del padronato diventano di giorno in giorno sempre più pesanti, aggressivi, offensivi. La Presidente della Confindustria si è spinta fino alle accuse di sabotaggio, accuse assai pesanti degne di essere querelate perchè costituiscono grave calunnia e diffamazione. I lavoratori vengono esposti tutti i giorni sulla colonna infame ed additati al ludibrio pubblico. E' stata fatta ed è in corso una scientifica campagna di denigrazione e di criminalizzazione che ha toccato il suo acme
nelle scomposte performance di Brunetta.
Questa campagna è funzionale ad un radicale rivoluzionamento della condizione del lavoro in Italia
che dovrebbe perdere la dignità che gli è garantita dalla Costituzione collocandolo a base della Repubblica. Il lavoro deve essere totalmente deregolamentato e sopratutto deve perdere ogni carattere
di accordo bilaterale contrattato tra impresa e sindacati. Le condizioni saranno stabilite soltanto dalla Impresa ed i lavoratori dovranno soltanto adeguarvisi. Prendere o lasciare! E' la vecchia idea liberista di Pannella del contratto individuale che viene offerto e che può essere accettato o rifiutato. Idea basata sulla menzogna di una parità di condizione tra imprenditore e lavoratore bisbigliata anche dal Ministro Sacconi. Il Sindacato perde la sua funzione di rappresentanza che ha avuto per oltre un secolo e si avvia verso altri interessi legati alla gestione di fondi e di enti bilaterali o trilaterali. I lavoratori italiani resteranno sempre venti milioni ma socialmente sarà come se non esistessero. Non viene forse da anni predicata fino alla nausea la scomparsa della "classe operaia"? A fronte di questa
enorme operazione di "bonifica" reazionaria del teatro sociale abbiamo un rafforzamento del ruolo
delle associazioni imprenditoriali che diventano sempre più importanti nelle scelte del governo. Non è stata forse la Marcegaglia a dare lo sta bene alla "manovra" di Berlusconi?
Giunge notizia di una iniziativa della CGIL di Potenza di creare un fondo di resistenza per sostenere
i lavoratori licenziati fino al giudizio. Condivido l'iniziativa e spero che venga presto attuata.
Solleva un problema esistente ed acuto, il problema di Confederazioni Sindacali forti di oltre dieci milioni di iscritti paganti per delega che non destinano un solo euro alla assistenza dei lavoratori e delle loro famiglie. Un fondo per sostenere i licenziati dovrebbe essere istituito nazionalmente e dovrebbe servire anche per altre finalità sociali connesse al benessere dei lavoratori.
Ma in Italia il Sindacato non dà niente e dobbiamo augurarci che non si incontri mai con il padronato e con il governo. Ad ogni incontro sottrae sempre qualcosa ai suoi rappresentati!!
Pietro Ancona
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