Caro Campetti,
i bassi salari dei lavoratori italiani sono la logica e fatale conseguenze delle politiche contrattuali della CGIL (naturalmente anche la Cisl e l'Uil hanno le loro responsabilità ma non sono la mia organizzazione sindacale) a far data dal 1993 e cioè dagli accordi di concertazione firmata da Trentin minacciato di crisi di governo se non avesse aderito: ( E' un vecchio vizio dei governi italiani minacciare la CGIL caricandola di grandi responsabilità). per giungere al rinnovo dei giorni scorsi dei metalmeccanici. Se hai la possibilità di trovare tutte le piattaforme rivendicative dei metalmeccanici (sette o otto dell'ultimo quindicennio) ti renderai conto come l'integrale accoglimento delle stesse - e non è mai stato così - avrebbe prodotto il salario di fame oscillante tra i 1100 ed i 1200 euro di
ora.
Questa politica salariale sottomessa alla concertazione e quindi al tasso di inflazione programmato ha un nobile ascendente della "scelta dell'EUR" con la quale la CGIL di Luciano Lama costruiva uno scambio tra salari e occupazione, contratti e Mezzogiorno. Scelta che a me sembrò bellissima e che invece era soltanto la subalternità della politica salariale alle convenienze ed alle legittimazioni del PCI.
Fino a quando la CGIL manteneva una differenza con CISL e UIL (come nel caso del Patto per l'Italia) la situazione presentava qualche via di uscita. Ora che gli accordi sul WElfare ed il comune silenzio sul decreto per gli immigrati e le altre scelleratezze del Governo
allineano in un unico blocco le tre Confederazioni per i lavoratori italiani resta molto poco da sperare.
Le posizioni di Nerozzi e degli altri dirigenti "dissidenti" non si discostano dalla linea principale. Lo stesso Rinaldini quando è arrivato il suo momento ha firmato un contratto di fame e di capitolazione.
Cari saluti.
Pietro Ancona
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