Spesso canta il lupo nel mio sangue
Scritto da Redazione Tematica: Solidarietà sociale
Invia ad un amico Stampa
Dijana Pavlovic è una romnì serba nata a Vrnjacka Banja nel 1976. Dopo aver studiato all'Accademia di Arte Drammatica di Belgrado, nel 1999 si è trasferita in Italia dove lavora come attrice e mediatrice culturale.
27/12/2007 - “Spesso canta il lupo nel mio sangue E allora l’anima mia si apre In una lingua straniera.” Sono le parole della poetessa Rom, Mariella Mehr, nata a Zurigo, vittima dell’operazione Kinder der Landstrasse (Bambini di strada – progetto di bonifica sociale pianificato dalla Svizzera negli anni ’20 per sradicare dal suolo elvetico il nomadismo). E’ stata tolta (come tanti altri bambini rom) dalla sua famiglia nella primissima infanzia, è stata affidata a diverse famiglie svizzere , poi agli orfanotrofi, poi agli istituti psichiatrici. Ha subito violenze , elettroshock e a 18 anni, come era accaduto a sua madre e a tantissime altre donne rom, infine è stata sterilizzata e le è stato tolto il figlio.
Nel nostro sangue cantano i lupi perché per secoli abbiamo subito orrori. Dal 1400 ci hanno braccato come animali, hanno fatto leggi e decreti per stabilire che la nostra vita non vale niente e che chiunque ci può uccidere senza nessuna conseguenza. Nei campi di concentramento nazisti i nostri figli erano le cavie preferite di Mengele e altri scienziati, in tutta la Europa ci hanno misurato crani e altre parti del corpo per provare che non siamo esseri umani come gli altri. Violenze, umiliazione, morte… Questo è la storia del mio popolo, e soprattutto delle donne. Anche adesso, in Italia democratica e civile, i nostri figli muoiono di freddo e nei roghi e nessuno si scandalizza. Ci rifiutano la assistenza sanitaria costringendoci a partorire per strada e nei campi. A Milano fa freddo, e più di cinquecento persone, uomini donne bambini e anziani dormono nel fango sotto le tende ( spesso rotte e tagliate perché le forze dell’ordine le distruggono durante gli sgomberi). Ci distruggono le case, le uniche che abbiamo, separano le nostre famiglie, perché quando fanno gli sgomberi, a volte hanno il buon senso di preoccuparsi e trovano sistemazioni provvisorie nei dormitori pubblici, ma solo per donne e bambini, come se i nostri figli non avessero il diritto sacrosanto di tutti i bambini del mondo di poter stare anche con i loro padri, e come se le donne Rom non avessero il diritto di tutte le donne del mondo, di stare insieme ai propri mariti.
Da un altro punto di vista bisogna anche dire che la nostra discriminazione è duplice, perché l’abbiamo subita e in parte la stiamo ancora subendo anche da parte della nostra comunità. Il ruolo della donna Rom nelle diverse comunità cambia. Ci sono tantissime etnie nel popolo rom, diversissime tra di loro per tradizione e religione. Una donna Rom musulmana ha una vita e un ruolo diverso nella propria comunità rispetto a una donna Rom slava ortodossa o a una cattolica italiana. Però, le accomunano tante cose. Il mondo Rom per tanti secoli è stato un mondo maschilista ( come del resto lo è stato anche il mondo occidentale), che nella vita semplice delle donne si traduceva nell’impossibilità di andare a scuola, di non poter lavorare, di essere costretti a sposarsi in giovanissima età con i matrimoni combinati, essere addirittura vendute in alcune comunità. Adesso queste discriminazioni stanno diminuendo, tanto che in alcune comunità non esistono più. Certo che è molto difficile superarle se come unico modello di convivenza che a noi è concesso è quello di essere segregati in campi. Perché la segregazione porta a un duplice isolamento, da una parte quello scontato della popolazione “ospitante”, dall’altra quello delle nostre comunità, che rimanendo chiuse in se stesse mantengono tradizioni ancestrali, e questo diventa l’unica forma di difesa dell’identità possibile.
Nonostante questo, l’immagine della donna Rom non è sofferente e disperata. E’ l’immagine di una donna forte, che riesce a sorridere anche nei momenti più difficili, che riesce a tenere la famiglia insieme e combattere fino all’ultimo respiro per i propri figli. E’ spesso mediatrice tra il proprio mondo e il mondo “esterno”. Fa meno fatica a comunicare, a inserirsi nella società e nel mondo lavorativo, ad affrontare persino le manifestazioni di razzismo con un atteggiamento positivo e con grande dignità. Per questo per secoli ha suscitato le fantasie sulla libertà e sulla dignità, è stata l’ispirazione di tanti grandi poeti, scrittori, pittori e musicisti. La sua anima si apre in lingue straniere, misteriose, che pochi sensibili in tanti secoli hanno capito e hanno voluto ascoltare.
@
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Ti sei dimenticato dei GuLag,dei massacri Comunisti (6 milioni solo in Ucraina,200 milioni in tutto),delle guerre dell'URSS contro molti paesi,di Pol Pot,degli Armeni...Le foto dei lager sono le solite da decenni perchè la menzogna olocaustica ebrea ha coperto tutte le vostre stronzate.Grandi! P.S...guarda che la lega araba ai tempi del nazismo e fascismo era alleata con gli stessi contro inglesi ed ebrei e da radio Berlino si trasemtteva a favore della guerra santa.A trasmettere era il gran muftì di Gerusalemme alleato con i tedeschi.
Posta un commento