martedì 24 gennaio 2012

il corporativismo al tempo di Monti

Il corporativismo al tempo di Monti e soci

Se un governo si propone di smantellare lo status sociale di tante
categorie di lavoratori o di professionisti sostenendo che la tutela dei
loro interessi specifici è contraria all'interesse generale della società
( un refrain che trovate in tutta la stampa liberista di destra e di
"sinistra") e si serve di compiacenti associazioni di consumatori per
mettere in piedi il teatrino della contrapposizione degli interessi delle
categorie con quelle dei consumatori fa opera di disgregazione piuttosto che
di coesione sociale, genera ansia ed allarmi, inquieta la popolazione e non
costruisce niente di buono e di positivo.
L'accusa che viene rivolta agli agricoltori, ai pescatori, agli avvocati,
ai notai, ai farmacisti, agli autototrasportatori è di corporativismo. La
difesa dei loro interessi aggrediti dal mercato o dal governo è contraria
all'interesse dello Stato. Ma è proprio così?
Intanto cominciamo con dare un significato meno ignobile al termine
corporativismo. Le corporazioni mediovali difesero con successo gli
interessi della nascente borghesia urbana dalle prepotenze dell'aristocrazia
e consentirono il passaggio dal feudalesimo all'età moderna. Diedero vita
alle grandi civiltà comunali che hanno creato la cultura della società
liberale. Le corporazioni medioevali erano un potente fattore di pace perchè
affidavano la prosperità dei loro soci alla pace ed ai commerci.
Ma il corporativismo ha avuto anche altre momenti ed è stato alla base del
fascismo. Ma rispetto il degrado dell'umanità lavoratrice
che è alla base del liberismo moderno, il corporativismo fascista pur
essendo inaccettabile da chi come me è per l'autonomia della classe operaia
dai partiti e dallo Stato è stato di gran lunga migliore. Basta vedere le
istituzioni sociali che ha creato precedendo il welfare di oggi. Molte cose
che la borghesia liberista sta smantellando come l'INPS e l'INAIL e le leggi
di tutela delle donne nascono negli anni trenta e sono state ereditate dalla
Repubblica che ne ha fatto pilastri dei diritti delle persone. So di dire
cose indigeste e che faranno inorridire certe vestali dell'antifascismo ma è
proprio così. Oggi stiamo precipitando in una situazione in cui tutto ciò
che i lavoratori e le popolazioni povere hanno dal 1920 al 1990 viene
rimesso in discussione per essere macinato ed annientato.,
Oggi Monti dichiara che la tutela degli interessi delle singole categorie
diventa una gabbia ed è contraria agli interessi della comunità-Italia. Non
è vero. Sarebbe vero se lo Stato difendesse i cittadini e le categorie dal
mercato. Ma dal momento che il mercato che esiste in Italia sotto forma
oligopolistica impone le sue leggi ed i suoi prezzi la passività del governo
è complicità contraria all'interesse pubblico. La società autostradale, mi
pare di proprietà della Benetton, impone pedaggi che vengono ritenuti iniqui
dagli autotrasportatori. Chi è corporativo? Il camionista che protesta
contro i pedaggi o la Benetton e lo Stato che li pretendono?
In ogni caso la lotta in corso esprime uno stato di malessere profondo
che non è certamente categoriale. In Sicilia con gli agricoltori scioperano
gli studenti ed i disoccupati. Se il movimento è rappresentato da Ferro e
Richichi questo è dovuto alla assenza della sinistra che non ha capito la
crisi dei ceti medi produttivi e, accecata dall'antiberlusconismo, sostiene
Monti ed il suo odioso governo. Certo il movimento delle rivolte che
attraversa l'Italia non incontra dirigenti come Lenin o Stalin capaci di
guidarli verso una trasformazione radicale della società. Quindi è nelle
mani dei leaders che da anni li rappresentano sui quali in ogni caso, come
ha riconosciuto l'ostile Lo Bello presidente della Sicindustria ieri sera
all'Infedele, sono "persone perbene"!

spero che la sinistra cominci a capire la questione dei ceti medi
produttivi attaccati dalla globalizzazione e dal capitalismo di rapina al
pari della classe operaia. Pretendere che il contadino ti venda le sue
arance a dieci centesimi il chilo è lo stesso che pretendere dall'operaio
che lavori a tre euro l'ora.Lo stesso dicasi per gli autotrasportatori
sfruttati dai petrolieri e dai pedaggi e dalle multinazionali per le quali
lavorano. Avere criminalizzato il movimento dei forconi è stato un terribile
errore ma si può sempre correggerlo.

Pietro Ancona

Nessun commento: