Nella svariata folla di lavoratori d’ogni professione, di ogni età e di ogni sesso che si serrano a noi dinanzi più numerosi delle anime dei morti negli inferni dinanzi ad Ulisse, e sui quali, senza aprire il libro turchino che portano sotto il braccio, riconoscesi a prima vista l’impronta dell’eccessivo lavoro, segnamo ancora a volo due figure, il di cui evidente contrasto vale a provare come di fronte al capitale tutti gli uomini sieno uguali — una sartina ed un fabbro.
Nelle ultime settimane del giugno 1863, tutti i giornali di Londra pubblicavano un articolo con questo titolo a sensazione: Death froni mple overwork (morte per semplice eccesso di lavoro). Trattavasi della morte della sartina Marianna Walkley, di 20 anni, impiegata in noto laboratorio condotto da una signora che porta il dolce nome
Elisa, provveditrice della Corte. Era la vecchia storia tante volte
raccontata (2). i ben vero che le giovani operaie non lavoravano in Libro I — Procedimento della produzione capitalistica
media che 16 ore e 1/2 al giorno, e durante la stagione solo trenta ore (li seguito senza riposo; vero eziandio che, per ravvivare le loro forze di lavoro quando stavano per venir meno, si dava loro qualche bicchiere di Sherry, di Porto o di caffè. Ora si era in piena stagione. Trattavasi di fare in un batter d’occhio delle vesti per alcune nobili signore che dovevano andare al ballo della principessa di Galles, da poco arrivata dall’estero. i\iarianna Walkley aveva lavorato 26 ore e senza interruzione con altre sessanta ragazze. Bisogna aggiungere che queste ragazze erano poste 30 in una stanza che conteneva appena un terzo della massa d’aria necessaria, e che alla notte dormivano due a due in una casupola in cui le camere da letto erano fatte con vari tramezzi di legno (1). Ed era quello uno dei migliori laboratori di mode. Mariauna Walkiey cadde ammalata il venerdì e morì la domenica senza avere, con gran sorpresa della signora Elisa, dato l’ultimo punto d’ago al suo lavoro. 11 medico chiamato troppo tardi al suo letto di morte, il signor Keys, dichiarò chìaramente innanzi al « Coroner’s 1ury » che: Marianna Walkley era morta in seguito alle molte ore di lavoro in un laboratorio troppo pieno, ed in una camera da letto troppo piccola e senza ventilazione. Il « C’oroner’s Iury », per dare al medico una lezione sugli usi del inondo, dichiarò invece che: la defunta era morta di apoplessia, ma che v’era ragione di credere che la sua morte fosse stata accelerata da un eccesso di lavoro in un laboratorio troppo pieno, ecc. « I nostri schiavi bianchi, scrisse il Morning Star, l’organo dei liberoscambisti Cobden e Bright, i nostri schiavi bianchi sono le vittime del lavoro che li conduce alla tomba; essi vengono meno e muoiono senza tamburo né tromba”
Carlo Marx
(Il capitale, libro I)
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