Una intollerabile ingerenza clericale
A leggere la prolusione all'Assemblea dei vescovi del Cardinale Angelo Bagnasco nonchè Generale di Corpo d'Armata dell'Esercito Italiano e come tale stipendiato o pensionato dello Stato non so bene, nella parte che riguarda la politica italiana, si sente una pesante, pesantissima sottolineatura fatta di aggettivi e di sostantivi inusuali nel felpato linguaggio cardinalizio odoroso d'incenso e fatto di distillati linguistici da gabinetto diplomatico. Si parla di "morbo che appesta, avvelena l'aria" di comportamenti "tristi e vacui". Insomma c'è la foto di Berlusconi, delle sue follie sessuali e della sua Corte anche se il Presidente del Consiglio non viene mai nominato.
Berlusconi ha reagito con stizza e si è lamentato della presa di distanza della Cei. Alcuni dei suoi collaboratori cercano ancora di minimizzare e sostengono che la rottura non è stata completa e che è ancora possibile ricucire il rapporto con la Chiesa. Ma i più si rendono conto che anche la Chiesa ha mollato Berlusconi e che i tempi di Monsignor Fisichella che "contestualizzava" la bestemmia del Capo del Governo sono ormai nel nostro passato.
C'è qualcosa di poco convincente nella sincerità delle pulsioni morali che hanno animato la requisitoria di Bagnasco e più che altro il suo addio a Berlusconi sembra la chiusura di un conto che non si poteva mantenere ancora aperto. Non è certamente il portato delle correnti progressiste della comunità dei cattolici che si raccoglie attorno a "Famiglia cristiana" ed alla Chiesa ribellistica di Don Gallo, ma la rottura di un sodalizio nella conduzione degli affari italiani del tutto simile a quello della Confindustria. Come la Confindustria che per un quindicennio si è spellata le mani ad applaudire l'Uomo che avrebbe "rivoltato l'Italia come un calzino", anche la Chiesa ha sostenuto appoggiato e sovrastato le scelte politiche del Governo e della sua maggioranza. Tutte le sue prescrizioni pre-moderne ed assurde contro la donna, i gay, contro il diritto a morire con dignità, contro la libera procreazione, sono state osservate da una maggioranza parlamentare la più distante da Dio che si sia mai avuta in questi anni e per questo clericale e bigotta e chiusa a qualsiasi cosa non gradita dalla Gerarchia.
Le speranze di quanti come Letta o Cicchitto lavorano per un recupero dello strappo potrebbero essere appagate dall'intervento del Cardinale Bertone che non sempre si è mostrato in sintonia con la Cei. Se questo tace vuol dire che anche le altissime sfere del Vaticano hanno fatto pollice verso per il più indecente ed impresentabile Presidente del Consiglio che l'Italia abbia mai avuto nella sua storia.
Ma il testo della prolusione del Cardinale è una delusione per quanti sperano in una Chiesa che si metta dalla parte dei poveri e dei giovani. Parla di una Europa che vive al disopra dei suoi mezzi avallando con questa affermazione la spinta liberista all'impoverimento del ceto medio e della classe operaia ed alla fine della civiltà del welfare con tutto il suo corollario di avvoltoi che si spolpano lo Stato con le privatizzazioni. Non c'è niente nella relazione del Cardinale che possa fare accendere una qualche speranza in una analisi della "crisi" economica e sociale diversa dalla vulgata dei dirigenti dell'Occidente capitalistico.
Cambiare Berlusconi perchè oramai puzza ed ammorba l'aria ma non la politica che ha interpretato e portato avanti. Guardarsi attorno per trovare una persona più presentabile.
L'impatto massmediatico che ha avuto la prolusione è la prova della sovranità limitata dell'Italia oramai un paese eterodiretto dal Vaticano, dalla Chiesa, dal FMI, dagli USA
La sinistra italiana, se ancora c'è, dovrebbe rammaricarsi di un Paese in cui è possibile che il Presidente del Consiglio venga strapazzato pubblicamente da un Cardinale e da una Chiesa lontana da Cristo ed in preda da anni ad una megalomania che non conosce freni o limiti.
Pietro Ancona
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