PROFESSIONISTI DELL'ANTIRAZZISMO
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Il Ministro Maroni, pavoneggiandosi davanti ai suoi colleghi del G8 tematico dedicato alla repressione degli immigrati, ha attaccato quanti lottano e faticano a tenere l'Italia dentro parametri di civiltà definendoli "professionisti dell'antirazzismo".
La locuzione riecheggia quella famosa di Leonardo Sciascia del 1987 dei "professionisti dell'antimafia". Una espressione infelice della quale il grande scrittore si è certamente pentito e che era riferita in particolare a due uomini: Leoluca Orlando e Paolo Borsellino. Borsellino come è noto è caduto nella terribile imboscata mafiosa di Via D'Amelio nel 1992. Leoluca Orlando è ancora tra di noi e continua la sua battaglia politica dopo aver dato vita alla cosidetta primavera di Palermo. Il percorso umano di Borsellino e di Leoluca Orlando è stato esemplare. Come amministratore e dirigente politico Leoluca Orlando si è distinto per essere stato il migliore Sindaco di Palermo, la sventurata città oggi governata dalla destra e sommersa dalle immondizie pur facendo pagare pesanti balzelli ai suoi cittadini.
Chi sarebbero oggi i professionisti dell'antirazzismo? Sono tutti coloro che si sono battuti e si battono contro l'imbarbarimento del nostro Paese diventato un inferno di sofferenze a volte anche atroci per quanti hanno avuto la disgrazia di mettervi piede e cadere nelle grinfie adunche di voraci e cinici sfruttatori. Sono coloro che non condividono una legislazione emergenziale che complica terribilmente la vita ai migranti regolari rendendone possibile l'arresto per clandestinità, lo smembramento delle famiglie, se i datori di lavoro non rinnovano i loro contratti. L'incrudelimento delle norme ai professionisti dell'antirazzismo come me sembrano rivolte al ricatto generalizzato per quanti si sono stabilizzati in Italia da anni. I datori di lavoro hanno nelle mani un'arma terribile, hanno la chiave del loro permesso di soggiorno. Per questo abbassano e continueranno ad abbassare le retribuzioni coperti anche da un sistema che non assicura alcuna protezione ai dipendenti. Scopo del "cattivismo" del Ministro e delle leggi offensive dei diritti umani è quello di avere una massa di lavoratori per sempre stranieri nella terra nella quale vivono magari da molti anni e per sempre soggetti al datore di lavoro-Dio che ha nelle mani il loro destino.
Osservo inoltre che l'espressione "professionisti dell'antirazzismo" è del tutto sbagliata dal momento che nel declino della ragione che ha investito l'Italia è il razzismo della Lega a dare consenso, voti, potere, privilegi,
palazzi. Tutto il gruppo dirigente della Lega ha fatto le sue fortune entrando nella grande mangiatoia degli oligarchi della Roma ladrona sfruttando la paura per le invasioni "barbariche" e l'insicurezza fomentata da campagne di odio sostenute da un sistema massmediatico indegno del giornalismo civile. Frutta tanto il professionismo dei razzisti che tanti amministratori del centro-sinistra hanno ritenuto di adeguarvisi ed hanno fatto a gara con i leghisti nel segare le panchine, perseguitare e multura i lavavetri, criminalizzare i senza tetto che Maroni sta schedando nel suo Ministero.
Tanti, tantissimi professionisti del razzismo e tutti dentro la macchina del potere, tutti pubblici amministratori come il famosissimo Gentilini che vorrebbe aprire la caccia a fucilate ai clandestini, come Borghezio che incendia i miseri rifugi di fortuna dei sottoponti, come Zanonato che recinge un intero quartiere e ne ordina la evacuazione, come Cofferati che manda le ruspe ad abbattere le casupole del Reno.........
Coloro che fanno attivamente antirazzismo hanno assai poco da guadagnare come carriera o vantaggio personale. Nuotano controcorrente in un Paese avvelenato da campagne martellanti promosse da una classe dirigente irresponsabile guidata da un uomo che attacca quotidianamente la Magistrature, l'opposizione e la Costituzione e che oggi ha immerso il Paese nella telenovela del suo sultanato e dei suoi piaceri senili in villa e che fa attaccare dai suoi sostenitori come la signora Santanchè la moglie cercando di coprirla di fango in un giornale strettissimamente legato alla sua area politica.
Pietro Ancona
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