Cade oggi l'anniversario della strage in cui morirono Rocco Chinnici due uomini della sua scorta (era tutta qui) ed il portinaio dell'edificio di Via Pipitone Federico dove abitava. Non era un magistrato protetto a sufficienza e nonostante prima di lui fossero caduti altri magistrati e poliziotti lo Stato non aveva ancora pienamente percepito il pericolo che incombeva sui suoi più valorosi uomini antimafia.
Ho ricordi personali di Rocco Chinnici. Era persona affabile aperto e colloquiale che ispirava grande simpatia e fiducia. Non aveva proprio l'aspetto del severo magistrato dello Stato ed era capace di mettere chiunque a suo agio. Io, nell'83, ero segretario generale della CGIL siciliana ed avevo grandissima stima ed ammirazione per lui. Una volta ebbi un problema al tribunale e ricordo che mi rese quell'obbligo lieve portandomi a prendere al caffè sottobraccio. Ho attraversato tutto il salone che ci portava al caffè tenuto sottobraccio da questo grande e venerabile uomo! Un'altra volta ero all'aeroporto di Palermo per accompagnarvi Luciano Lama che tornava a Roma dopo essere stato a fare una iniziativa a Palermo. Lo incontrammo li e mi chiese di presentargli Luciano Lama cosa che io feci non grande piacere. Si misero subito a parlare con moltissima cordialità. Entrambi sapevano essere aperti e cordiali!
Possiamo considerare Chinnici come il pioniere dell'antimafia militante, dell'antimafia come cultura. E' stato forse il primo a capire che bisognava portare la tematica della mafia nella scuola. Parlare con i giovani. Parlare con gli studenti. Sebbene prima di lui ci siano stati due grandi magistrati martiri come Costa e Terranova io credo che sia stato Chinnici ad affrontare in modo nuovo ed organico la questione mafia come poi dopo di lui fecero con molto successo Falcone Borsellino. Se la Procura di Palermo è stata una vera e propria scuola di lotta alla mafia questo si deve innanzitutto a Rocco Chinnici.
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