venerdì 18 settembre 2009

in memoria

In memoria
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Il dolore per la morte di sei nostri militari a kabul non deve ottenebrarci fino al punto di insultare o mancare di rispetto coloro che combattono e resistono alla occupazione della Nato. Il Kamikaze che
ne ha provocato la morte è saltato in aria assieme a loro e bisogna almeno riflettere sul perchè una persona è disposta a morire pur di provocare la morte al nemico. Insultare o maledire la Resistenza afghana come ha fatto la destra italiana non aiuta a capire quanto ci sta succedendo ed a vedere con chiarezza nel nostro futuro. L'Afghanistan da quasi dieci anni è occupato da eserciti della Nato e da contractors che puntellano un governo inviso alla popolazione retto da un individuo appartenente ad una famiglia mafiosa di trafficanti di droga. Un governo che avrebbe dovuto introdurre la democrazia
ed avviare un processo di liberazione della donna che non è mai avvenuto e che semmai ha legiferato
norme che ne hanno ribadito la schiavitù. L'unica ragione per la quale l'Italia è presente in Afghanistan deriva dalla sua appartenenza alla Nato e da ragioni di prestigio e di convenienza di rapporti di collaborazione con gli USA. Gli afghani non hanno mai minacciato l'Italia ma hanno la sventura di abitare una nazione geostrategicamente appetita dagli USA nel loro disegno di dominio mondiale e di controllo delle fonti energetiche. In quanto al pericolo terrorista che minaccerebbe l'Occidente si tratta di una invenzione della propaganda antislamica che dal crollo delle Torri Gemelli ad oggi viene alimentata per giustificare ogni sorta di nefandezza compiuta contro la popolazione civile dell'Iraq e dell'Afghanistan. Consideriamo quindi la morte dei sei nostri militari un prezzo di sangue pagato ad una alleanza militare e politica nella quale non abbiamo alcuna voce in capitolo, non siamo in grado
di influenzarne le scelte come i confederati di Delo non erano in grado di influenzare le scelte di Atenee come gli eserciti alleati di Roma dovevano soltanto servire la causa dell'Impero soltanto per
non esserne esclusi.
L'Occidente combatte le sue guerre coloniali con eserciti di soldati professionisti. Le truppe vengono reclutate nelle regioni povere dell'Impero, negli Usa come in Italia. I sei morti sono tutti meridionali che se avessero avuto alternative migliori probabilmente avrebbero scelto un altro mestiere, un altro lavoro. Non hanno avuto scelta. Hanno dovuto arruolarsi e, per raggranellare i soldi necessari ad un matrimonio o al pagamento di un mutuo, offrirsi di andare all'estero. Per questo il loro destino è ancora di più inaccettabile dal momento che deriva da una scelta di vita la cui alternativa era magari la disoccupazione o il lavoro nero e malpagato. Ai giovani del Sud la riforma Gelmini chiude possibilità
di sbocco nell'insegnamento ed il federalismo prossimo futuro la possibilità di offrire personale alle pubbliche amministrazioni del Nord.
Il Potere continua ad usarli dopo la morte. Negli USA le salme dei caduti vengono rimpatriate nottetempo e furtivamente. Da noi si faranno solenni funerali di Stato che raduneranno in prima fila un ceto politico cinico, sazio, pagato in modo scandaloso per gli scranni che occupa. Un ceto politico che vive all'ombra del potere americano e che si serve anche di questi morti per accaparrarsi favori e protezione.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

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