giovedì 3 settembre 2009

i carcerati e le carceri italiane

I carcerati e le carceri italiane.
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118 detenuti suicidi al 31 luglio di quest'anno, 1472 dal duemila. Una folla di persone scomparse per sempre nel modo più atroce inghiottite da una disperazione talmente grande, talmente insostenibile,da far compiere il terribile passo del suicidio. Questi morti non suscitano commozione o pietà in una società incrudelita da campagne securitarie organizzate ad arte da massmedia per impaurire la gente e farla chiudere in se stessa lontana da ogni possibile slancio di solidarietà umana
e civile.
Non so quanti siano i suicidi nelle altre carceri del mondo. Non credo che siano cosi tanti come in Italia. Non credo che vengano registrati dalle istituzioni penitenziarie, dai parlamenti, dai governi dalla stampa con la stessa dura cinica ed arrogante indifferenza dell'Italia. Un carcere che produce una media di duecento suicidi l'anno (ma quest'anno andremo ben oltre) è terribilmente malato. Abbisogna di urgenti cure, di verifiche attente alle sue condizioni di vivibilità e di sicurezza. Il carcere dovrebbe innanzitutto offrire sicurezza ai suoi prigionieri. Un carcere dal quale si evade con la morte non può essere considerato degno di un paese civile che oltre mezzo secolo fa si dotò di una Costituzione
che lo propone al recupero ed alla riabilitazione dei detenuti.
La disperazione dei carcerati è acuita dalla riforma del processo penale e dagli inasprimenti del codice penale e dei regolamenti carcerari. I diversi livelli di trattamenti di detenzione fino ad arrivare agli inasprimenti del 41 bis della legge 94 andrebbero profondamente rivisti ed aboliti. Il carcere deve riservare lo stesso trattamento a tutti i suoi abitanti senza graduare il peso della pena.
La riforma del processo penale e della professione forense ha reso
difficile l'accesso degli imputati di un qualche reato ad una difesa giusta ed efficiente. Gli avvocati costano oramai moltissimo e la povera gente di cui è popolato il carcere non può, non ha i mezzi per accedervi. Il gratuito patrocinio è insidiato da una forte tendenza presente nella destra italiana che lo vorrebbe abolire. In alcuni dei processi penali pubblicizzati dai massmedia si nota come soltanto coloro che riescono a mobilitare professionisti qualificati ed a servirsi di perizie che spesso vengono ripetute e che sono molto costose riescono a difendersi. Mi riferisco in particolare al caso della ragazza di Garlasco che sta avendo sviluppi nuovi a seguito di una superperizia che ha dimostrato come alcuni dati erano stati cancellati involontariamente dai carabinieri e che ora, recuperati, possono confermare la spiegazione a suo tempo data dall'imputato. Insomma, la possibilità di difendersi con
il giudice terzo rispetto il pubblico accusatore e la difesa è diventata possibile soltanto a certi livelli di reddito. Il processo penale di prima garantiva assai di più la difesa di quanto non lo sia quello di oggi che agevola soltanto chi può impiegare mezzi che vanno dall'investigatore privato al superconsulente.
I detenuti italiani sono più deboli di ieri e quindi più disperati. Il sovraaffollamento delle celle rende la vita più penosa ma non è certamente la sola causa che rende scottanti le carceri. Ammassati peggio delle bestie in luoghi ristretti e maleodoranti la stragrande maggioranza di loro non accede a strumenti di riabilitazione e di buon impiego del tempo come le attività artigianali dei laboratori (quanti ce ne sono in Italia? Come funzionano?). Bisogna certamente anche esaminare il ruolo della polizia penitenziaria per capire se denunzie di bastonature o di torture o di trattamenti inumani siano casi particolari oppure se rientrano in certi protocolli non scritti che vengono applicati a certe categorie di
detenuti. Penso al caso Aldrovandi ed agli orrori del g8 di Genova.
Corrono voci di un possibile indulto o di un condono. Dubito molto che questo governo che mostra
i denti ai poveri ed ai migranti e che vive sulla paura degli italiani accederà mai a simili misure a meno chè non deve salvare dal carcere parte della oligarchia che lo sostiene . Si potrebbero però emettere subito misure di pene alternative che potrebbero essere capaci davvero di svuotare di almeno un terzo le carceri. Mi riferisco ai cosidetti lavori socialmente utili, all'affidamento del detenuto ad un tutore che lo segue e ne risponde, ed alla depenalizzazione di una parte di reati attribuiti agli extracomunitari. Bisognerebbe risolvere il problema delle carcerazioni di breve durata e dei reclusi in attesa di giudizio. Misure razionali ed umane potrebbero evitare il congestionamento della macchina carceraria.
Bisognerebbe organizzare una Conferenza nazionale sulla Carcerazione impegnando gli specialisti del settore e ascoltando la voce delle organizzazioni dei detenuti e degli stessi detenuti. Una Conferenza capace di varare un progetto che recuperi alla civiltà ed alla umanità la popolazione oggi di sessantatremila persone che vive in luoghi che spesso risalgono al medioevo, ai borboni, all'Italia che ancora non c'era.
Insomma, "bisognerebbe" agire subito! Ho usato questo verbo diverse volte ma mi rendo conto che si dovrà andare controcorrente. Sarà difficile! La destra è riuscita a fare diventare tabù molte questioni ed ad imbevere di odio l'opinione pubblica. Al securitarismo che sempre più spesso si accompagna alla violenza contro i migranti ed i diversi si aggiunge il disprezzo per coloro che sono finiti in prigione e sopratutto per i migranti.
pietroancona@tin.it
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

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http://www.ristretti.it/

3 commenti:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)