ATTACCO AI CENTRI SOCIALI
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Ieri a Catania si è consumato un ennesimo attacco del Regime ai Centri Sociali: forze di polizia in assetto antisommossa, all'alba, hanno accerchiato il centro Experia del Quartiere SanCristoforo, una zona popolare degradata e nota per la cronaca nera, nella quale, da diciassette anni, costituisce un punto di aggregazione, di cultura, di speranza nel futuro, di elaborazione di progetti culturali e sociali, di musica, sport, informatica......
Ieri sera abbiamo potuto vedere ed ascoltare in tv la gente del quartiere che protestava energicamente contro lo sgombero realizzato dalla polizia con la violenza di un luogo che è sempre stato il punto di riferimento alternativo alla droga alla criminalità, al degrado civile per tanti ,tantissimi bambini di famiglie povere assistiti tutti con doposcuola ed altre attività di socializzazione.
Da quando la destra è al potere in Italia tutti i Centri Sociali da Milano a Torino a Palermo sono sotto attacco evengono sgomberati con la forza mentre i centri Pound vengono sostenuti ed aiutati ad insediarsi nei quartieri e godono di sponsor importanti come Dell'Utri ed altri caporioni del Pdl o della destra estrema.
I Centri Sociali nati all'inizio degli anni settanta nel corso di tutti questi anni si sono rivelati una scelta
felice e benefica anche se non molto conosciuta, underground. Sono stati punti di musica alternativa, di teatro, di cinema. Sono stati punti di elaborazione di nuove forme di solidarietà e di affratellamento per migranti e per tanti giovani isolati nelle spettrali periferie metropolitane. Hanno dato una speranza con l'azione comune, con il sostegno alle lotte per la casa e contro i licenziamenti. La loro funzione è stata enormemente positiva anche se
non è stata mai capita o condivisa dalla sinistra di governo e parlamentare da sempre disattenta o fredda verso le forme di autogestione comunitaria. In tutti i centri sociali ha un posto d'onore la biblioteca. Tutti sono laboratori di idee e di progetto contro il disastro ecologico, gli inceneritori, le privatizzazioni dell'acqua......
Spesso la loro iniziativa attiva ha urtato colossali interessi economici come quelli legati agli impianti di incenerimento dei rifiuti spesso sostenuti da lobby bipartisan e o dalla mafia.
Così come la sinistra radicale e politica è stata espulsa dal Parlamento ad opera dei due massimi partiti che si sono accaparrati attraverso il controllo massmediatico gran parte del consenso dell'elettorato, i centri sociali debbono essere espulsi dai quartieri dove costituiscono un rimprovero perenne a ciò che la sinistra di governo non è più da tempo immemorabile dopo la chiusura delle sezioni e delle superstiti case del popolo e la virtualizzazione con leaderismo esasperato.
Bisogna difendere i centri-sociali e partecipare alla rioccupazione dei loro locali. Inoltre credo che sarebbe importante creare un archivio centrale di documentazione delle loro attività e delle loro elaborazioni teoriche che costituiscono novità utili per rinnovare l'idea del socialismo e del suo rapporto con il popolo.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.youtube.com/watch?v=PDxY-SGJ99w
http://www.siciliainformazioni.com/articoloLight.zsp?id=64601
http://www.isolapossibile.it/article.php3?id_article=1960
sabato 31 ottobre 2009
Halloween e la festa dei morti in Sicilia
Festa globale
Questa sera si festeggia
Halloween. E noi italiani per non essere da meno importiamo una festa che non è nostra. La globalizzazione è arrivata anche qui. Non sappiamo se a Natale ci sarà il Gesù Bambino nei presepi eppure le vetrine sono piene di zucche. È una festa innocua ma non è nostra. Nei paesi di tutta Italia esistono feste tipiche in cui i bambini cantano sotto le finestre e poi bussano alla porta per chiedere un goloso premio, ma non sono più di moda. Sono diversi i tempi o stiamo perdendo la nostra identità anche su queste piccole cose?
Marianna Gregori, | potentilla@libero.it
========================
Cara Signora,
Halloween è festa americana e non globale. Fa parte dei grandi simboli dell'Impero come la Coca Cola ed i MacDonald che hanno colonizzato il pianeta senza alcun particolare merito se non quello della induzione massmediatica globale di mode e di consumi e della omologazione verso il basso degli usi e della cultura.
Anche in Sicilia, come dappertutto, Halloween ha fatto breccia a scapito della nostra Festa dei Morti
che è sopratutto una serena ed attesa festa di bambini senza gli strani simboli notturni di questa americanata- con zombie, vampiri, streghe, assassini.
Ma la nostra festa dei morti è un incontro senza ansie e tensioni tra i bambini ed i morti che portano loro regali. Peccato che stia soccombendo per l'assalto mediatico e anche di gadget e altro di Halloween.
Cordialità
Pietro Ancona
http://www.palermoweb.com/panormus/feste/i_morti.htm
Questa sera si festeggia
Halloween. E noi italiani per non essere da meno importiamo una festa che non è nostra. La globalizzazione è arrivata anche qui. Non sappiamo se a Natale ci sarà il Gesù Bambino nei presepi eppure le vetrine sono piene di zucche. È una festa innocua ma non è nostra. Nei paesi di tutta Italia esistono feste tipiche in cui i bambini cantano sotto le finestre e poi bussano alla porta per chiedere un goloso premio, ma non sono più di moda. Sono diversi i tempi o stiamo perdendo la nostra identità anche su queste piccole cose?
Marianna Gregori, | potentilla@libero.it
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Cara Signora,
Halloween è festa americana e non globale. Fa parte dei grandi simboli dell'Impero come la Coca Cola ed i MacDonald che hanno colonizzato il pianeta senza alcun particolare merito se non quello della induzione massmediatica globale di mode e di consumi e della omologazione verso il basso degli usi e della cultura.
Anche in Sicilia, come dappertutto, Halloween ha fatto breccia a scapito della nostra Festa dei Morti
che è sopratutto una serena ed attesa festa di bambini senza gli strani simboli notturni di questa americanata- con zombie, vampiri, streghe, assassini.
Ma la nostra festa dei morti è un incontro senza ansie e tensioni tra i bambini ed i morti che portano loro regali. Peccato che stia soccombendo per l'assalto mediatico e anche di gadget e altro di Halloween.
Cordialità
Pietro Ancona
http://www.palermoweb.com/panormus/feste/i_morti.htm
venerdì 30 ottobre 2009
Verità e Giustizia per Stefano Cucchi
Stefano Cucchi è morto in carcere. Era stato arrestato e consegnato al carcere in condizioni penoso, pieno di ecchimosi. Il silenzio del Regime è insopportabile. L'Italia da Genova in poi è cambiata in peggio! Non è una democrazia e non è un paese civile un luogo dove si muore in carcere dopo essere stato isolati dalla famiglia.
Verità e Giustizia subito!
Basta con l' omertà di regime!
Verità e Giustizia subito!
Basta con l' omertà di regime!
ancora sul caso Marrazzo
ANCORA SUL CASO MARRAZZO
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Ieri sera Michele Santoro si è divertito moltissimo a dare un andamento pruriginoso alla sua rappresentazione teatral-televisiva del caso Marrazzo. A momenti si stropicciava le mani per la contentezza di dover maneggiare un argomento sul quale più che le sue virtù di fustigatore dei corrotti costumi pareva lo interessasse il tessuto boccaccesco a volte financo porno della materia. La trans che troneggiava al centro del suo studio-stadio con relative tifoserie contrapposte sembrava fare marketing a se stessa quando diceva: da me non sarebbe successo!! Io non avrei fatto entrare nessuno senza mandato, criticando la pochezza e la sventatezza delle sue colleghe che avevano consentito l'irruzione dei carabinieri in via Gradoli...Un momento apicale della trasmissione è stato quando si è accennato all'esistenza di una lista di altri dodici vip della politica sospettati di frequentare come Marrazzo i viados.Gli occhi di Santoro brillavano luciferini quando scongiurava di non fare i nomi, per carità, non diciamo niente ...ma era come se avesse l'acquolina in bocca e pregustasse il piacere di sbatterli sul suo ring mediatico.. Non so quanta audience ha avuto Anno Zero ma non c'è dubbio che ha contato molto sul voujerismo presente in misura più o meno diversa da persona a persona e che in definitiva ci fa tutti guardoni al momento opportuno e nelle circostanze adatte.
La Serracchiani à stata, come al solito, sveglia, furba e di lingua affilata e pronta. La sua tesi è quella del PD: Marrazzo ha sbagliato ma si è dimesso, mentre Berlusconi no! I berluskones presenti in trasmissione naturalmente hanno ribattuto che il loro Capo non ha fatto niente per cui dimettersi e
la questione "morale"sembra in questo modo regolata.
Mi sono ricordato di una espulsione avvenuta ad Agrigento molto tempo fa. Io ero giovanissimo e partecipavo al Congresso della federazione del PSI. Finito il Congresso, il Questore venne ad avvertire il nostro segretario, un genovese di nome Azzo Toni, che il dirigente socialista della Camera del Lavoro era stato arrestato. Era stato sorpreso in un palco del cinema della città ad
intrattenersi sessualmente con un ragazzo. Immediatamente si riunì il Direttivo della federazione per decidere la espulsione del malcapitato dal Partito per "indegnità politica e morale". Decisione subito assunta all'unanimità. La notizia fu pubblicata dall'Avanti! l'indomani e si provvide a sostituirlo da segretario della Camera del Lavoro dove rappresentava i socialisti.
Ricordando questo provvedimento mi sono chiesto se le dimissioni di Piero Marrazzo da Presidente della Regione Lazio siano sufficienti a mettere a posto la questione di ordine morale. Non so se Marrazzo sia iscritto al PD, ma nel caso fosse iscritto mi chiedo: può un militante del Partito Democratico frequentare i sordidi e pericolosi ambienti della prostituzione transessuale della città per anni ? La "morale" di un iscritto e per giunta esponente autorevole del Partito non dovrebbe escludere comportamenti inaccettabili per la comunità che amministra e per la sua stessa famiglia esposta allo scandalo? Possibile che si debba accettare tutto in nome o della "privacy" o della libertà sessuale o non so di che altro. Quale messaggio trasmette alla società la notizia di cinquemila euro pagati per una prestazione sessuale?
Il Comitato Direttivo della Federazione Socialista di Agrigento deliberò la espulsione del suo esponente sindacalista. A distanza di tanti anni penso che la decisione fu giusta. Un Partito deve essere severo con i suoi iscritti ed assai di più con i suoi esponenti. La questione morale non può essere limitata alla corruzione per denaro, per tangenti ma va estesa al comportamento nel privato
che non può essere sottratto al giudizio dell'etica laica. Non ha dignità chi sperpera il denaro nella coltivazione di vizi. Non discuto che si possa avere una relazione
omosessuale o con un trans se questa è frutto di un sentimento di amore. Ma qui si tratta della compravendita di prestazioni sessuali in un contesto di degradazione e di disfacimento della politica che diventa mezzo per poter praticare stili di vita goderecci e spendaccioni.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
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Ieri sera Michele Santoro si è divertito moltissimo a dare un andamento pruriginoso alla sua rappresentazione teatral-televisiva del caso Marrazzo. A momenti si stropicciava le mani per la contentezza di dover maneggiare un argomento sul quale più che le sue virtù di fustigatore dei corrotti costumi pareva lo interessasse il tessuto boccaccesco a volte financo porno della materia. La trans che troneggiava al centro del suo studio-stadio con relative tifoserie contrapposte sembrava fare marketing a se stessa quando diceva: da me non sarebbe successo!! Io non avrei fatto entrare nessuno senza mandato, criticando la pochezza e la sventatezza delle sue colleghe che avevano consentito l'irruzione dei carabinieri in via Gradoli...Un momento apicale della trasmissione è stato quando si è accennato all'esistenza di una lista di altri dodici vip della politica sospettati di frequentare come Marrazzo i viados.Gli occhi di Santoro brillavano luciferini quando scongiurava di non fare i nomi, per carità, non diciamo niente ...ma era come se avesse l'acquolina in bocca e pregustasse il piacere di sbatterli sul suo ring mediatico.. Non so quanta audience ha avuto Anno Zero ma non c'è dubbio che ha contato molto sul voujerismo presente in misura più o meno diversa da persona a persona e che in definitiva ci fa tutti guardoni al momento opportuno e nelle circostanze adatte.
La Serracchiani à stata, come al solito, sveglia, furba e di lingua affilata e pronta. La sua tesi è quella del PD: Marrazzo ha sbagliato ma si è dimesso, mentre Berlusconi no! I berluskones presenti in trasmissione naturalmente hanno ribattuto che il loro Capo non ha fatto niente per cui dimettersi e
la questione "morale"sembra in questo modo regolata.
Mi sono ricordato di una espulsione avvenuta ad Agrigento molto tempo fa. Io ero giovanissimo e partecipavo al Congresso della federazione del PSI. Finito il Congresso, il Questore venne ad avvertire il nostro segretario, un genovese di nome Azzo Toni, che il dirigente socialista della Camera del Lavoro era stato arrestato. Era stato sorpreso in un palco del cinema della città ad
intrattenersi sessualmente con un ragazzo. Immediatamente si riunì il Direttivo della federazione per decidere la espulsione del malcapitato dal Partito per "indegnità politica e morale". Decisione subito assunta all'unanimità. La notizia fu pubblicata dall'Avanti! l'indomani e si provvide a sostituirlo da segretario della Camera del Lavoro dove rappresentava i socialisti.
Ricordando questo provvedimento mi sono chiesto se le dimissioni di Piero Marrazzo da Presidente della Regione Lazio siano sufficienti a mettere a posto la questione di ordine morale. Non so se Marrazzo sia iscritto al PD, ma nel caso fosse iscritto mi chiedo: può un militante del Partito Democratico frequentare i sordidi e pericolosi ambienti della prostituzione transessuale della città per anni ? La "morale" di un iscritto e per giunta esponente autorevole del Partito non dovrebbe escludere comportamenti inaccettabili per la comunità che amministra e per la sua stessa famiglia esposta allo scandalo? Possibile che si debba accettare tutto in nome o della "privacy" o della libertà sessuale o non so di che altro. Quale messaggio trasmette alla società la notizia di cinquemila euro pagati per una prestazione sessuale?
Il Comitato Direttivo della Federazione Socialista di Agrigento deliberò la espulsione del suo esponente sindacalista. A distanza di tanti anni penso che la decisione fu giusta. Un Partito deve essere severo con i suoi iscritti ed assai di più con i suoi esponenti. La questione morale non può essere limitata alla corruzione per denaro, per tangenti ma va estesa al comportamento nel privato
che non può essere sottratto al giudizio dell'etica laica. Non ha dignità chi sperpera il denaro nella coltivazione di vizi. Non discuto che si possa avere una relazione
omosessuale o con un trans se questa è frutto di un sentimento di amore. Ma qui si tratta della compravendita di prestazioni sessuali in un contesto di degradazione e di disfacimento della politica che diventa mezzo per poter praticare stili di vita goderecci e spendaccioni.
Pietro Ancona
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mercoledì 28 ottobre 2009
VELTRONI E LA MORTE DEL SOCIALISMO
VELTRONI E LA MORTE DEL SOCIALISMO
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Con una intervista rilasciata al giornale degli industriali italiani Walter Veltroni ribadisce il suo definitivo
rifiuto del socialismo dichiarandolo morto assieme al Novecento che abbiamo alle spalle e reclamando l'uscita del PD dalla internazionale socialista che, proprio per togliere dall'imbarazzo gli excomunisti italiani e i loro amici della Margherita, ha recentemente cambiato denominazione diventando Asde e cioè alleanza tra socialisti e democratici europei. Il socialismo sarebbe morto -secondo Veltroni- perchè incapace di uscire dal Novecento, di rinunziare alla rappresentanza degli interessi dei sindacati, di capire "la modernità" etc..
Veltroni fa un riassunto della caduta elettorale dei partiti socialisti in Europa e ne trae la conclusione che a stare con loro si perde e quindi si muore.
Vorrei osservare come la perdita di peso e di capacità attrattiva dei socialisti europei sia legato non al loro essere "novecenteschi" cioè rappresentanti degli interessi politici delle classi lavoratrici ma alla fascinazione che alcuni gruppi dirigenti hanno avuto del liberismo nella sua fase reaganiana e tatcheriana. E' vero che Blair ha vinto in Gran Bretagna diventando "altro" dal laburismo dei suoi padri ma la sua vittoria ha rappresentato una secca perdita per il suo stesso elettorato dal momento che ha perduto molti diritti e molto del peso sociale che aveva conquistato in quasi due secoli di lotta. La socialdemocrazia ha perduto in Germania perchè si è alleata con la DC tedesca e per cinque anni ha prodotto una politica insoddisfacente. In Francia i socialisti si sono divisi: una parte di essi ragiona come Veltroni e cioè non è più socialista e la destra francese ha preso il sopravvento. Altro si può dire delle socialdemocrazie scandinave che vivono ancora del bagliore della grande civilizzazione che i loro programmi realizzati hanno prodotto nel Nord Europa facendone una oasi tra le più avanzate di democrazia dell'uguaglianza e della libertà.
La socialdemocrazia tedesca ha perduto una parte del suo elettorato che ha scelto la resistenza alla contaminazione ed alla subalternità alla ideologia liberista rafforzando il movimento socialista radicale di LaFontaine e dei Verdi.
Secondo il pensiero di Veltroni il PD se si apre a sinistra è destinato a perdere. Veltroni considera il Partito uno strumento elettorale per vincere e governare. Ma il governo in sè non può essere lo scopo di un Partito. La sua vocazione "maggioritaria" che Veltroni privilegia chiudendosi alla sinistra ed alle sue formazioni politiche non può prescindere dai "contenuti" e dai "valori" a meno che non si ritenga che questi siano secondari rispetto il fine unico della vittoria e del governo. Un Partito e l'espressione di un movimento politico che sceglie di rappresentare talune istanze della società e di portarle avanti. Queste istanze sono prevalenti rispetto anche la stessa questione del governo. Un partito può conquistare alle sue idee ed alla gente che rappresenta molto anche stando all'opposizione
come ci insegna la lunga e per certi versi da rivalutare esperienza di opposizione parlamentare e sociale del PCI e del PSI italiani che hanno dato al popolo di sinistra un potere sociale, un welfare, diritti che venti anni di destra berlusconiana aiutata dalla gente come Veltroni,Ichino ed altri non è ancora riuscita a distruggere del tutto. Partiti che decidono di recidere le loro radici dal socialismo per ingraziarsi i ceti produttivi oggi rappresentati da tanti partiti di destra e di centro non sono necessari. Sono un di più che la parte pensante ed avvertita del capitalismo non penso che gradisca dal momento che la depressione salariale e la condanna di oltre quattro milioni di lavoratori al precariato dà connotazioni di povertà ed anche di infelicità alla società nella quale viviamo e ne abbassa il tono e la vitalità. La morte della dialettica politica e sociale con lo spazio parlamentare occupato solo da partiti di centro e di destra e lo spazio sindacale da sindacati collaborazionisti e subalterni paralizza
ed impoverisce la società nel suo insieme. La precarietà chiamata flessibilità ed i bassi salari fanno stagnare la società e ne riducono la coesione sociale, la cultura, la voglia di futuro. No,quello che Veltroni chiama socialismo è il lievito salutare della società europea ed il futuro che il fallimento del darwinismo neoliberista non può dare. Basti guardare l'America di Obama ridotta a nascondere dietro parole "nuove" la logora ed asociale politica di Bush e delle multinazionali.
Leggevo oggi una intervista ad un professore irakeno che vive da anni a Londra esule dai tempi di Sadam Hussein che parlava di un Iraq controllato dagli americani in preda a massacri quasi quotidiani e corruzione. Un Irak diventato un inferno popolato da tre milioni di orfani e di vedove, di altri milioni di sfollati, di una immensa porzione di popolazione costituita da mutilati e feriti di guerra. Gli americani hanno portato il terrore permanente nelle aree che le loro multinazionali hanno deciso di colonizzare:Irak, Afghanistan, sempre di più Pakistan e forse domani Iran. Non c'è differenza tra il drone assassino che mandava il Generale di Bush e quello che manda oggi il Generale di Obama.
Questa politica militare dell'Impero, unita alla politica economica e sociale non può e non è certamente migliore dalla politica che la socialdemocrazia ha dato all'Europa ed al mondo in tantissimi anni purtroppo offuscati da sconsideratezze di gruppi dirigenti come quelli che in Italia hanno fatto degenerare la esperienza positiva dell'Ulivo nella fallimentare esperienza del centro-sinistra di Prodi sconfitta clamorosamente perchè ha tradito il suo elettorato di sinistra (come lo stesso Prodi ha riconosciuto con molta onestà).
Infine voglio dichiarare tutta la mia insofferenza verso le critiche al al novecento i secolo caratterizzato dal socialismo e dai movimenti di emancipazione. Perchè gli ideali del socialismo sarebbero falliti? Perchè l'uguaglianza è incompatibile con la libertà? In un certo senso anche la sponda alla quale è approdato Veltroni appartiene al novecento: che cosa è oggi il liberismo se non
una involuzione del liberalismo novecentesco?
Meglio aprire un dibattito sul novecento prima di voltare le spalle alle rivoluzioni sociali che lo hanno animato. La cultura europea di oggi è figlia dei grandi movimenti socialisti che la impregnano ancora dal momento che la libertà non è ed non sarà mai niente senza eguaglianza e senza una giusta ripartizione del potere economico. Alla base della Europa di oggi c'è la grande lezione dell'austromarxismo e dei grandi pensatori socialisti. c'è il pensiero e l'azione rivoluzionaria di Rosa Luxemburg, di Antonio Gramsci, di Anna Kuliscioff, di Oscar Palme. Il socialismo è stato ed è tanto forte che i programmi degli stessi governi di centro-destra non possono ignorare ed accantonare anche se lo comprimono e vorrebbero sdradicarlo...
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/09/pillola-politica-pd-rutelli-veltroni.shtml?uuid=2973935a-ad15-11de-8cec-7d5efc3f9d72&DocRulesView=Libero
http://www.libero-news.it/pills/view/23561
http://www.gregnotizie.it/salvadori-%C2%ABla-germania-insegna-se-il-socialismo-e-di-centro-e-destinato-a-perdere%C2%BB/
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Con una intervista rilasciata al giornale degli industriali italiani Walter Veltroni ribadisce il suo definitivo
rifiuto del socialismo dichiarandolo morto assieme al Novecento che abbiamo alle spalle e reclamando l'uscita del PD dalla internazionale socialista che, proprio per togliere dall'imbarazzo gli excomunisti italiani e i loro amici della Margherita, ha recentemente cambiato denominazione diventando Asde e cioè alleanza tra socialisti e democratici europei. Il socialismo sarebbe morto -secondo Veltroni- perchè incapace di uscire dal Novecento, di rinunziare alla rappresentanza degli interessi dei sindacati, di capire "la modernità" etc..
Veltroni fa un riassunto della caduta elettorale dei partiti socialisti in Europa e ne trae la conclusione che a stare con loro si perde e quindi si muore.
Vorrei osservare come la perdita di peso e di capacità attrattiva dei socialisti europei sia legato non al loro essere "novecenteschi" cioè rappresentanti degli interessi politici delle classi lavoratrici ma alla fascinazione che alcuni gruppi dirigenti hanno avuto del liberismo nella sua fase reaganiana e tatcheriana. E' vero che Blair ha vinto in Gran Bretagna diventando "altro" dal laburismo dei suoi padri ma la sua vittoria ha rappresentato una secca perdita per il suo stesso elettorato dal momento che ha perduto molti diritti e molto del peso sociale che aveva conquistato in quasi due secoli di lotta. La socialdemocrazia ha perduto in Germania perchè si è alleata con la DC tedesca e per cinque anni ha prodotto una politica insoddisfacente. In Francia i socialisti si sono divisi: una parte di essi ragiona come Veltroni e cioè non è più socialista e la destra francese ha preso il sopravvento. Altro si può dire delle socialdemocrazie scandinave che vivono ancora del bagliore della grande civilizzazione che i loro programmi realizzati hanno prodotto nel Nord Europa facendone una oasi tra le più avanzate di democrazia dell'uguaglianza e della libertà.
La socialdemocrazia tedesca ha perduto una parte del suo elettorato che ha scelto la resistenza alla contaminazione ed alla subalternità alla ideologia liberista rafforzando il movimento socialista radicale di LaFontaine e dei Verdi.
Secondo il pensiero di Veltroni il PD se si apre a sinistra è destinato a perdere. Veltroni considera il Partito uno strumento elettorale per vincere e governare. Ma il governo in sè non può essere lo scopo di un Partito. La sua vocazione "maggioritaria" che Veltroni privilegia chiudendosi alla sinistra ed alle sue formazioni politiche non può prescindere dai "contenuti" e dai "valori" a meno che non si ritenga che questi siano secondari rispetto il fine unico della vittoria e del governo. Un Partito e l'espressione di un movimento politico che sceglie di rappresentare talune istanze della società e di portarle avanti. Queste istanze sono prevalenti rispetto anche la stessa questione del governo. Un partito può conquistare alle sue idee ed alla gente che rappresenta molto anche stando all'opposizione
come ci insegna la lunga e per certi versi da rivalutare esperienza di opposizione parlamentare e sociale del PCI e del PSI italiani che hanno dato al popolo di sinistra un potere sociale, un welfare, diritti che venti anni di destra berlusconiana aiutata dalla gente come Veltroni,Ichino ed altri non è ancora riuscita a distruggere del tutto. Partiti che decidono di recidere le loro radici dal socialismo per ingraziarsi i ceti produttivi oggi rappresentati da tanti partiti di destra e di centro non sono necessari. Sono un di più che la parte pensante ed avvertita del capitalismo non penso che gradisca dal momento che la depressione salariale e la condanna di oltre quattro milioni di lavoratori al precariato dà connotazioni di povertà ed anche di infelicità alla società nella quale viviamo e ne abbassa il tono e la vitalità. La morte della dialettica politica e sociale con lo spazio parlamentare occupato solo da partiti di centro e di destra e lo spazio sindacale da sindacati collaborazionisti e subalterni paralizza
ed impoverisce la società nel suo insieme. La precarietà chiamata flessibilità ed i bassi salari fanno stagnare la società e ne riducono la coesione sociale, la cultura, la voglia di futuro. No,quello che Veltroni chiama socialismo è il lievito salutare della società europea ed il futuro che il fallimento del darwinismo neoliberista non può dare. Basti guardare l'America di Obama ridotta a nascondere dietro parole "nuove" la logora ed asociale politica di Bush e delle multinazionali.
Leggevo oggi una intervista ad un professore irakeno che vive da anni a Londra esule dai tempi di Sadam Hussein che parlava di un Iraq controllato dagli americani in preda a massacri quasi quotidiani e corruzione. Un Irak diventato un inferno popolato da tre milioni di orfani e di vedove, di altri milioni di sfollati, di una immensa porzione di popolazione costituita da mutilati e feriti di guerra. Gli americani hanno portato il terrore permanente nelle aree che le loro multinazionali hanno deciso di colonizzare:Irak, Afghanistan, sempre di più Pakistan e forse domani Iran. Non c'è differenza tra il drone assassino che mandava il Generale di Bush e quello che manda oggi il Generale di Obama.
Questa politica militare dell'Impero, unita alla politica economica e sociale non può e non è certamente migliore dalla politica che la socialdemocrazia ha dato all'Europa ed al mondo in tantissimi anni purtroppo offuscati da sconsideratezze di gruppi dirigenti come quelli che in Italia hanno fatto degenerare la esperienza positiva dell'Ulivo nella fallimentare esperienza del centro-sinistra di Prodi sconfitta clamorosamente perchè ha tradito il suo elettorato di sinistra (come lo stesso Prodi ha riconosciuto con molta onestà).
Infine voglio dichiarare tutta la mia insofferenza verso le critiche al al novecento i secolo caratterizzato dal socialismo e dai movimenti di emancipazione. Perchè gli ideali del socialismo sarebbero falliti? Perchè l'uguaglianza è incompatibile con la libertà? In un certo senso anche la sponda alla quale è approdato Veltroni appartiene al novecento: che cosa è oggi il liberismo se non
una involuzione del liberalismo novecentesco?
Meglio aprire un dibattito sul novecento prima di voltare le spalle alle rivoluzioni sociali che lo hanno animato. La cultura europea di oggi è figlia dei grandi movimenti socialisti che la impregnano ancora dal momento che la libertà non è ed non sarà mai niente senza eguaglianza e senza una giusta ripartizione del potere economico. Alla base della Europa di oggi c'è la grande lezione dell'austromarxismo e dei grandi pensatori socialisti. c'è il pensiero e l'azione rivoluzionaria di Rosa Luxemburg, di Antonio Gramsci, di Anna Kuliscioff, di Oscar Palme. Il socialismo è stato ed è tanto forte che i programmi degli stessi governi di centro-destra non possono ignorare ed accantonare anche se lo comprimono e vorrebbero sdradicarlo...
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/09/pillola-politica-pd-rutelli-veltroni.shtml?uuid=2973935a-ad15-11de-8cec-7d5efc3f9d72&DocRulesView=Libero
http://www.libero-news.it/pills/view/23561
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lettera a Radio Radicale che vuole soldi dallo Stato
Ho sentito anche stamane la conversazione Bordin-Nerestein in cui si è parlato anche di "esplosioncelle" (in terra libanese) e non si è detto una parola sull'acqua negata ai palestinesi e sulle sevizie della popolazione di Gaza e dei carcerati. Spero che i dieci milioni di euro che chiedete vengano destinati alla Palestina per la sua ricostruzione dopo i bombardamenti. Le conversazioni di Bordin e della signora Fiamma sono agghiaccianti: i palestinesi vi sono considerati come insetti da eliminare. E' terribile!"!
Pietro Ancona
Pietro Ancona
l'ultima di Veltroni
Veltroni: "se si rifluisce verso il socialismo si muore!!!" Se non l'avessi sentito con le mie orecchie non ci avrei creduto. Socialismo- morte? Il socialismo è vita, è futuro!!
Pietro Ancona
Pietro Ancona
La fuga dell' "operoso"Rutelli
la fuga dell'operoso Rutelli
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Quasi in simultanea con la elezione di Bersani a Segretario del Partito, Rutelli ha spettacolarizzato il suo allontanamento non si sa se per raggiungere PierFerdinando Casini o approntare un "laboratorio" per escogitare una nuova formazione politica. Pare che il PD di Bersani gli risulti indigesto e troppo di "sinistra" nonostante abbia dentro di sè personaggi come Calearo,Colaninno e Merloni che stanno con l'ala certo non la più morbida della\ Confindustria ed Ichino che aspira a diventare il più accanito picconatore del diritto del lavoro e sogna di entrare nella storia come liquidatore dell'art.18 e dell'intero Statuto dei lavoratori! Anche su altri versanti come quello delle riforme costituzionali (leggi presidenzialismo) e dei diritti civili non mi pare che il PD brilli per particolare laicismo e indipendenza verso il Vaticano e bruci dalla voglia di difendere la Costituzione e ridimensionare i Palazzi dell'Oligarchia. Insomma, possibile che la voglia di "centro" che in Italia vuol dire "destra" sia talmente insaziabile almeno per la nostra vorace casta politica da far apparire sovversivo ed inabitabile il PD a persone come Rutelli? Per quanto se ne sa e si percepisce il PD ha un programma e si muove in una traiettoria che lo colloca addirittura alla destra non della socialdemocrazia tedesca ma del programma del governo di centro-destra della Merckel.Un programma che prevede il ritiro dall'Afghanistan, il potenziamento della scuola pubblica, la conferma ed una migliore qualità del welfare, l'integrazione degli immigrati, una riduzione delle tasse con esenzione dall'Irpef fino a settemila euro laddove il PD prevede di ridurre le tasse soltanto agli industriali. Insomma, se il programma abbastanza chiuso verso i lavoratori ed il grande welfare scuola,sanità,pensioni e le riforme laiche del PD appare colorato di un rosso insopportabile e troppo di "sinistra" che cosa pensa di proporre Rutelli? Ancora di più? Aboliamo del tutto i contratti di lavoro? Lo spettacolo della devozione e della voglia di servire di questo "personale" politico verso una casta che ammassa all'estero immense ricchezze sottratte ai lavoratori ed ai consumatori italiani sta davvero diventando indecente!!
in tanti si mettono in fila e corrono promettendo di essere i più idonei a proteggere i privilegi e sfoderano grinte terribili da esibire ai lavoratori ed ai loro sindacati (quelli che sono ancora tali).
Ma davvero la linea del liberismo spinto, feroce, darwinista è quella vincente? Davvero l'Italia ha bisogno di tanti partiti e partitini di centro devoti alla Mercegaglia a Papa Benedetto ed alla Cia?
Non potrebbe essere che la crisi che vive il Paese è dovuta ai bassi salari, alla disoccupazione, alla precarietà ed al mercato oligopolistico che fa degli italiani un immenso gregge di sessanta milioni di persone che viene munto e rimunto in continuazione?
Potrebbe darsi che questo ciclo al quale l'operoso Rutelli si affida fino a rompere con il mitissimo e moderato PD sia alla fine e che i più avvertiti dall'interno del capitalismo comincino a sentire bisogno di una società meno infelice, meno insicura e che riapra le porte del futuro. Può darsi che il PD di Bersani farà in tempo ad accorgersene ma Rutelli certamente no. Raggiungerà i tardissimi epigoni di Reagan, della Tatcher, di Blair....
Pietro Ancona
http://www.asca.it/copertina-PD__RUTELLI_ANNUNCIA_LO_STRAPPO__TRAGITTO_DIFFERENTE-2031.html
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Quasi in simultanea con la elezione di Bersani a Segretario del Partito, Rutelli ha spettacolarizzato il suo allontanamento non si sa se per raggiungere PierFerdinando Casini o approntare un "laboratorio" per escogitare una nuova formazione politica. Pare che il PD di Bersani gli risulti indigesto e troppo di "sinistra" nonostante abbia dentro di sè personaggi come Calearo,Colaninno e Merloni che stanno con l'ala certo non la più morbida della\ Confindustria ed Ichino che aspira a diventare il più accanito picconatore del diritto del lavoro e sogna di entrare nella storia come liquidatore dell'art.18 e dell'intero Statuto dei lavoratori! Anche su altri versanti come quello delle riforme costituzionali (leggi presidenzialismo) e dei diritti civili non mi pare che il PD brilli per particolare laicismo e indipendenza verso il Vaticano e bruci dalla voglia di difendere la Costituzione e ridimensionare i Palazzi dell'Oligarchia. Insomma, possibile che la voglia di "centro" che in Italia vuol dire "destra" sia talmente insaziabile almeno per la nostra vorace casta politica da far apparire sovversivo ed inabitabile il PD a persone come Rutelli? Per quanto se ne sa e si percepisce il PD ha un programma e si muove in una traiettoria che lo colloca addirittura alla destra non della socialdemocrazia tedesca ma del programma del governo di centro-destra della Merckel.Un programma che prevede il ritiro dall'Afghanistan, il potenziamento della scuola pubblica, la conferma ed una migliore qualità del welfare, l'integrazione degli immigrati, una riduzione delle tasse con esenzione dall'Irpef fino a settemila euro laddove il PD prevede di ridurre le tasse soltanto agli industriali. Insomma, se il programma abbastanza chiuso verso i lavoratori ed il grande welfare scuola,sanità,pensioni e le riforme laiche del PD appare colorato di un rosso insopportabile e troppo di "sinistra" che cosa pensa di proporre Rutelli? Ancora di più? Aboliamo del tutto i contratti di lavoro? Lo spettacolo della devozione e della voglia di servire di questo "personale" politico verso una casta che ammassa all'estero immense ricchezze sottratte ai lavoratori ed ai consumatori italiani sta davvero diventando indecente!!
in tanti si mettono in fila e corrono promettendo di essere i più idonei a proteggere i privilegi e sfoderano grinte terribili da esibire ai lavoratori ed ai loro sindacati (quelli che sono ancora tali).
Ma davvero la linea del liberismo spinto, feroce, darwinista è quella vincente? Davvero l'Italia ha bisogno di tanti partiti e partitini di centro devoti alla Mercegaglia a Papa Benedetto ed alla Cia?
Non potrebbe essere che la crisi che vive il Paese è dovuta ai bassi salari, alla disoccupazione, alla precarietà ed al mercato oligopolistico che fa degli italiani un immenso gregge di sessanta milioni di persone che viene munto e rimunto in continuazione?
Potrebbe darsi che questo ciclo al quale l'operoso Rutelli si affida fino a rompere con il mitissimo e moderato PD sia alla fine e che i più avvertiti dall'interno del capitalismo comincino a sentire bisogno di una società meno infelice, meno insicura e che riapra le porte del futuro. Può darsi che il PD di Bersani farà in tempo ad accorgersene ma Rutelli certamente no. Raggiungerà i tardissimi epigoni di Reagan, della Tatcher, di Blair....
Pietro Ancona
http://www.asca.it/copertina-PD__RUTELLI_ANNUNCIA_LO_STRAPPO__TRAGITTO_DIFFERENTE-2031.html
martedì 27 ottobre 2009
il ritiro di Piero Marrazzo in convento
Il ritiro di Piero Marrazzo in Convento
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Se la questione non fosse seria c'è da sbottare dalle risate sul ritiro di Piero Marrazzo in convento. Glielo avrà suggerito il suo consulente per la cura dell' immagine? Mizzica, che pensata geniale!Dopo le storiacce di Via Gradoli,che c'è di meglio per allontanarsi dal mondo, per stare soli, riflettere, ritemprare lo spirito con letture educative, pregare, partecipare alla vita monastica, sostare a lungo nella cappella del monastero, intrattenersi con frati dalla testa aureolata dalla fede e dalla comunione con l'alto dei cieli? Peccato che
questa funzione rigeneratrice dell'anima e della reputazione del ritiro in convento forse è soltanto un cattivo ricordo
letterario dei romanzi ottocenteschi o dei film di Materazzo in cui Yvonne Sanson già moglie o promessa ad Amedeo Nazzari sfugge al suo destino di donna perduta e dal mondo cattivissimo ritirandosi in convento con tante angeliche monachelle, una madre superiora rigorosa ma buona, un grande copricapo alato bianchissimo sulla testa ed una veste bianca a simboleggiare la purezza della nuova vita.
Ma forse la realtà dei monasteri e dei seminari oggi è diversa e è più vicina a certe descrizioni boccaccesche della letturatura del cinquecento anche se finora non abbiamo mai saputo di transessuali in ritiro spirituale o vestiti del saio marrone o bianco dei monaci. E' davvero garanzia di spiritualità,di capacità purificatrice il convento italiano? Ma non sono ricettacoli di amori proibiti ? Inoltre certi monaci come quelli di Mazzarino hanno avuto tristissima fama di estortori e di grassatori non dissimili dai carabinieri che gli hanno svuotato il portafoglio ed il libretto di assegni.
Dopo il coraggioso intervento della moglie sulla stessa lunghezza d'onda di quello della signora Sircana (la famiglia resta unita), un periodo di rigenerazione spirituale è proprio quello che ci vuole per mettere una lunga parentesi tra il prima ed il dopo.
Intanto siamo inondati di articoli e di "servizi" pieni zeppi di grande benevolenza per Piero.
C'è una grande voglia di "comprensione", di capire, di perdonare, di guardare avanti che trasuda da tutti i giornali, dalla televisione, dall'intera oligarchia. Come si è comprensivi con i potenti! Anche l'Avvenire, giornale dei vescovi, scrive: E' legittimo stigmatizzare le debolezze di un uomo pubblico, e trarne, sul piano politico e morale, le inevitabili conseguenze, ma non puo' diventare motivo per massacrare la dignità sua e la sensibilità di coloro che lo amano o che gli sono legati." Ma il massacro della dignità sua è stato fatto proprio dal Nostro dal momento che ha scelto di frequentare pericolosi luoghi di prostituzione magari vicini al giro della delinquenza. E la sensibilità di coloro che lo amano non viene oltraggiata da chi mostra scandalo per la vicenda ma da chi da anni è incallito frequentatore di prostituti che si spingono fino a dichiararsi "fidanzati" come il trans Natalie che vanta una relazione con "Piero" di oltre sette anni...
Sappiamo bene che il moralismo bacchettone non è la lente migliore per leggere questi eventi. La mentalità delle persone si è evoluta. Oggi essere omosessuali non è più una cosa di cui si era costretti a vergognarsi come ai tempi di Pasolini. Ma c'è sempre per tutti una etica a cui attenersi. Frequentare prostitute o prostituti non è lecito a tutti. Se hai moglie e figli e sei importante uomo pubblico non devi andare in Via Gradoli esponendosi al rischio anzi alla quasi certezza di essere spiato e ricattato. Se poi ci vai con la macchina blu e con mazzette di euro in tasca e magari con la scorta è segno non di sventatezza ma di arroganza. L'arroganza del potere che si ritiene aldisopra delle leggi e delle regole sociali. Il principe di Lampedusa ogni tanto sfuggiva ai casti amplessi della moglie che penetrava attraverso un buco della camicia da notte recandosi in carrozza in un quartiere di Palermo da una donna che non si vergognava del sesso ed alla quale dava una pezza di tessuto a compenso. . Il Marrazzo dava cinquemila euro, la somma che Berlusconi ( a detta della D'Addario) dava ad una escort dalla quale era stato ben soddisfatto. Troppi soldi in mano ad una oligarchia di politici che godono di stipendi eccezionali. Quanto guadagna il Presidente della Regione Lazio? Trecento, cinquecentomila euro l'anno? Tutti questi soldi che fluiscono regolarmente mese per mese " sono causa della corruzione dilagante nei gruppi dirigenti.
L'Italia non ha bisogno di Savanarola e Berlinguer era inviso a parte del suo stesso elettorato
per avere la "fissa" della questione morale. Ma non c'è dubbio che una Repubblica che affonda in vicende di pornografia non ha più niente da dire e da dare agli italiani. La questione morale è diventata la questione politica più importante di questa fase.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE59Q0GF20091027
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Se la questione non fosse seria c'è da sbottare dalle risate sul ritiro di Piero Marrazzo in convento. Glielo avrà suggerito il suo consulente per la cura dell' immagine? Mizzica, che pensata geniale!Dopo le storiacce di Via Gradoli,che c'è di meglio per allontanarsi dal mondo, per stare soli, riflettere, ritemprare lo spirito con letture educative, pregare, partecipare alla vita monastica, sostare a lungo nella cappella del monastero, intrattenersi con frati dalla testa aureolata dalla fede e dalla comunione con l'alto dei cieli? Peccato che
questa funzione rigeneratrice dell'anima e della reputazione del ritiro in convento forse è soltanto un cattivo ricordo
letterario dei romanzi ottocenteschi o dei film di Materazzo in cui Yvonne Sanson già moglie o promessa ad Amedeo Nazzari sfugge al suo destino di donna perduta e dal mondo cattivissimo ritirandosi in convento con tante angeliche monachelle, una madre superiora rigorosa ma buona, un grande copricapo alato bianchissimo sulla testa ed una veste bianca a simboleggiare la purezza della nuova vita.
Ma forse la realtà dei monasteri e dei seminari oggi è diversa e è più vicina a certe descrizioni boccaccesche della letturatura del cinquecento anche se finora non abbiamo mai saputo di transessuali in ritiro spirituale o vestiti del saio marrone o bianco dei monaci. E' davvero garanzia di spiritualità,di capacità purificatrice il convento italiano? Ma non sono ricettacoli di amori proibiti ? Inoltre certi monaci come quelli di Mazzarino hanno avuto tristissima fama di estortori e di grassatori non dissimili dai carabinieri che gli hanno svuotato il portafoglio ed il libretto di assegni.
Dopo il coraggioso intervento della moglie sulla stessa lunghezza d'onda di quello della signora Sircana (la famiglia resta unita), un periodo di rigenerazione spirituale è proprio quello che ci vuole per mettere una lunga parentesi tra il prima ed il dopo.
Intanto siamo inondati di articoli e di "servizi" pieni zeppi di grande benevolenza per Piero.
C'è una grande voglia di "comprensione", di capire, di perdonare, di guardare avanti che trasuda da tutti i giornali, dalla televisione, dall'intera oligarchia. Come si è comprensivi con i potenti! Anche l'Avvenire, giornale dei vescovi, scrive: E' legittimo stigmatizzare le debolezze di un uomo pubblico, e trarne, sul piano politico e morale, le inevitabili conseguenze, ma non puo' diventare motivo per massacrare la dignità sua e la sensibilità di coloro che lo amano o che gli sono legati." Ma il massacro della dignità sua è stato fatto proprio dal Nostro dal momento che ha scelto di frequentare pericolosi luoghi di prostituzione magari vicini al giro della delinquenza. E la sensibilità di coloro che lo amano non viene oltraggiata da chi mostra scandalo per la vicenda ma da chi da anni è incallito frequentatore di prostituti che si spingono fino a dichiararsi "fidanzati" come il trans Natalie che vanta una relazione con "Piero" di oltre sette anni...
Sappiamo bene che il moralismo bacchettone non è la lente migliore per leggere questi eventi. La mentalità delle persone si è evoluta. Oggi essere omosessuali non è più una cosa di cui si era costretti a vergognarsi come ai tempi di Pasolini. Ma c'è sempre per tutti una etica a cui attenersi. Frequentare prostitute o prostituti non è lecito a tutti. Se hai moglie e figli e sei importante uomo pubblico non devi andare in Via Gradoli esponendosi al rischio anzi alla quasi certezza di essere spiato e ricattato. Se poi ci vai con la macchina blu e con mazzette di euro in tasca e magari con la scorta è segno non di sventatezza ma di arroganza. L'arroganza del potere che si ritiene aldisopra delle leggi e delle regole sociali. Il principe di Lampedusa ogni tanto sfuggiva ai casti amplessi della moglie che penetrava attraverso un buco della camicia da notte recandosi in carrozza in un quartiere di Palermo da una donna che non si vergognava del sesso ed alla quale dava una pezza di tessuto a compenso. . Il Marrazzo dava cinquemila euro, la somma che Berlusconi ( a detta della D'Addario) dava ad una escort dalla quale era stato ben soddisfatto. Troppi soldi in mano ad una oligarchia di politici che godono di stipendi eccezionali. Quanto guadagna il Presidente della Regione Lazio? Trecento, cinquecentomila euro l'anno? Tutti questi soldi che fluiscono regolarmente mese per mese " sono causa della corruzione dilagante nei gruppi dirigenti.
L'Italia non ha bisogno di Savanarola e Berlinguer era inviso a parte del suo stesso elettorato
per avere la "fissa" della questione morale. Ma non c'è dubbio che una Repubblica che affonda in vicende di pornografia non ha più niente da dire e da dare agli italiani. La questione morale è diventata la questione politica più importante di questa fase.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE59Q0GF20091027
lunedì 26 ottobre 2009
Dante De Angelis è l'onore della classe lavoratrice italiana
Onoriamo Dante De Angelis, eroico combattente per i diritti c he ha saputo resistere alla pressione spaventosa dell'azienda e di tutto l'estambliscement compreso quello dei sindacati che hanno tradito la gente e la loro missione di tutela e promozione umana e sociale dei lavoratori
http://www.apcom.net/newscronaca/20091026_175900_536819e_74381.html
http://www.apcom.net/newscronaca/20091026_175900_536819e_74381.html
le primarie delle cordate
LE PRIMARIE DELLE CORDATE
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Tutta l'armamentario della retorica è stato usato per commentare l'eccezionale affluenza alle urne
per la scelta del segretario del PD.Si celebra un sensazionale momento democratico, una strepitosa partecipazione di cittadini che si sentono protagonisti di una scelta politica.
In effetti moltissima gente ha fatto la fila ai gazebo, ha pagato l'obolo di Caronte ed è stata traghettata nella "democrazia" fatta di un'urna, una matita previa esibizione di tessera identità e certificato elettorale. Ha votato per uno dei tre Oligarchi e per i suoi referenti locali.
Questa gente è stata attratta dalla pressione massmediatica della lunghissima campagna elettorale che da mesi impegna il gruppo dirigente del PD. Una campagna elettorale lunghissima come si usa in America come cortina fumogena di una democrazia profondamente umiliata , ferita e logorata
dalla assenza di vere opzioni alternative. Bersani, Franceschini e Marino hanno presentato programmi quasi identici. Bersani dice di voler tornare allo spirito dell'Ulivo - cosa che io mi auguro con tutto il cuore - ma il dalemismo che impregna il suo gruppo non è diverso dal veltronismo che scacciò la sinistra radicale dal parlamento chiudendola in un terribile isolamento con false accuse. Tutti e tre non hanno detto una parola netta per l'abrogazione della legge Biagi ( hanno apprezzato il dinamismo della flessibilità) per il miglioramento del welfare, per la difesa delle pensioni e l'innalzamento dei salari. Il programma del governo di centro-destra tedesco varato dalla Merkel è di gran lunga a sinistra delle quattro cosucce che i "nostri" riescono a balbettare stando bene attenti a non irritare la Confindustria, gli Usa, il Vaticano......
La sensazione di essere stati protagonisti di un grande evento svanirà ben presto ed i tre milioni di volenterosi ed entusiasti elettori si ritroveranno con un pugno di mosche dopo essere stati usati da un potere che diventa sempre più irraggiungibile, Ma il falso evento si ripeterà dal momento che le precedenti esperienze con Prodi e con Veltroni non sono servite a niente e la gente è sempre pronta a ricominciare, a farsi ingannare o autoingannarsi nuovamente, a dare credito ad un sistema che in effetti l'ha privata delle sue reali possibilità e dei suoi poteri di decidere.
Questa esperienza lungi dal rafforzare la democrazia che è partecipazione come diceva il grande Giorgio Gaber rafforza l'oligarchismo degenerativo e lo infetta all'intero territorio. Ieri, con i tre, sono stati votati i loro referenti regionali, provinciali, comunali.....tutta una casta che viene unta dall'alto. Siamo alla repubblica delle cordate.
pietro ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
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Tutta l'armamentario della retorica è stato usato per commentare l'eccezionale affluenza alle urne
per la scelta del segretario del PD.Si celebra un sensazionale momento democratico, una strepitosa partecipazione di cittadini che si sentono protagonisti di una scelta politica.
In effetti moltissima gente ha fatto la fila ai gazebo, ha pagato l'obolo di Caronte ed è stata traghettata nella "democrazia" fatta di un'urna, una matita previa esibizione di tessera identità e certificato elettorale. Ha votato per uno dei tre Oligarchi e per i suoi referenti locali.
Questa gente è stata attratta dalla pressione massmediatica della lunghissima campagna elettorale che da mesi impegna il gruppo dirigente del PD. Una campagna elettorale lunghissima come si usa in America come cortina fumogena di una democrazia profondamente umiliata , ferita e logorata
dalla assenza di vere opzioni alternative. Bersani, Franceschini e Marino hanno presentato programmi quasi identici. Bersani dice di voler tornare allo spirito dell'Ulivo - cosa che io mi auguro con tutto il cuore - ma il dalemismo che impregna il suo gruppo non è diverso dal veltronismo che scacciò la sinistra radicale dal parlamento chiudendola in un terribile isolamento con false accuse. Tutti e tre non hanno detto una parola netta per l'abrogazione della legge Biagi ( hanno apprezzato il dinamismo della flessibilità) per il miglioramento del welfare, per la difesa delle pensioni e l'innalzamento dei salari. Il programma del governo di centro-destra tedesco varato dalla Merkel è di gran lunga a sinistra delle quattro cosucce che i "nostri" riescono a balbettare stando bene attenti a non irritare la Confindustria, gli Usa, il Vaticano......
La sensazione di essere stati protagonisti di un grande evento svanirà ben presto ed i tre milioni di volenterosi ed entusiasti elettori si ritroveranno con un pugno di mosche dopo essere stati usati da un potere che diventa sempre più irraggiungibile, Ma il falso evento si ripeterà dal momento che le precedenti esperienze con Prodi e con Veltroni non sono servite a niente e la gente è sempre pronta a ricominciare, a farsi ingannare o autoingannarsi nuovamente, a dare credito ad un sistema che in effetti l'ha privata delle sue reali possibilità e dei suoi poteri di decidere.
Questa esperienza lungi dal rafforzare la democrazia che è partecipazione come diceva il grande Giorgio Gaber rafforza l'oligarchismo degenerativo e lo infetta all'intero territorio. Ieri, con i tre, sono stati votati i loro referenti regionali, provinciali, comunali.....tutta una casta che viene unta dall'alto. Siamo alla repubblica delle cordate.
pietro ancona
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UNA POSIZIONE CHE CONDIVIDIAMO!
COMMENTO | di Gianni Rinaldini
POSTO FISSO
Il punto di vista del lavoro
Il ministro Tremonti si schiera a difesa del posto fisso, dichiarando che la stabilità del lavoro è un obiettivo fondamentale. È evidente la strumentalità, che nulla toglie al fatto che il problema è posto. In questi anni abbiamo costruito piattaforme e accordi per limitare i danni di normative italiane e europee che vedono nella flessibilità massima il motore della competitività d'impresa e fanno della precarietà l'elemento caratteristico del lavoro moderno. Abbiamo visto il moltiplicarsi nelle fabbriche e negli uffici dei più svariati rapporti di lavoro. Rapporti di lavoro più o meno ufficialmente dipendente, donne e uomini con la stessa mansione e diritti differenti che lavorano fianco a fianco, con l'intenzione di usarli gli uni contro gli altri attraverso il ricatto minaccioso della perdita d'occupazione.
Abbiamo fatto i conti con il cinismo delle imprese, che posizionano gli organici a tempo indeterminato al livello più basso e ricorrono agli innumerevoli contratti a termine e a collaborazioni lunghe anni per gestire la normalità della produzione; lavoro pubblico, scuola, sanità, tutti beni essenziali e certamente diritti per la cittadinanza che non dovrebbero essere a termine, sono in gran parte affidati a lavoratrici e lavoratori precari. La libera scelta del padrone sul punto fondamentale, e cioè quanto dura la tua occupazione, è stato considerato l'elemento strategico per abbattere i costi e avere successo sui mercati internazionali; si è tolto valore al lavoro, alle professionalità, mettendo tutti a concorrere sul prezzo più basso. E poi, con la crisi, ci si accorge che i precari vanno a casa per primi, che non sono più ragazzini, e magari si attacca l'egoismo dei garantiti che hanno gli ammortizzatori sociali grazie ai quali si rallenta la strada verso la disoccupazione. Mondo del lavoro contro mondo del lavoro, per frantumarlo e indebolire la capacità di reazione.
Ora, un autorevolissimo ministro della repubblica dice che non va bene, e che quindi le leggi degli ultimi anni sono sbagliate. Il tavolo è aperto di per sé da questa affermazione e il sindacato deve essere pronto a svolgere il compito che gli compete, se non pensiamo che il governo abbia il diritto di fare tutto da solo, azione-critica-soluzione; c'è un punto di vista del lavoro dipendente da rappresentare e che rifiuta di essere usato per campagne più o meno mediatiche.
Le basi per la proposta ci sono. Il lavoro a tempo indeterminato deve tornare a essere a tutti gli effetti la regola, e i contratti a termine una eccezione, come è sempre stato previsto dal giuslavorismo e come ha scritto sul manifesto Gianni Ferrara. La flessibilità non può essere potere sulle persone, ma deve tornare a essere un elemento di normalità regolato da leggi e contratti: l'incertezza dell'occupazione deve avere una fine. Bisogna abbattere la precarietà, il lavoro come carità. Bisogna riunificare condizioni di per sé identiche ma strumentalmente disperse, impedendo alle imprese di giocare su un'infinità di rapporti di lavoro con scale diverse di diritti. Per questo ci vuole un solo rapporto di lavoro diverso da quello a tempo indeterminato, con causali specifiche di straordinarietà. E insieme bisogna ristabilire l'uguaglianza sui diritti collegati al lavoro, a partire dall'estensione degli ammortizzatori sociali e dalla tutela contro i licenziamenti individuali a tutte e tutti, dagli artigiani alle grandi fabbriche. Allargare la platea del lavoro stabile è anche condizione per difendere la parte pubblica del sistema pensionistico, introducendo le necessarie modifiche, che oggi sempre più espone alla precarietà del reddito, persino alla fine del percorso lavorativo.
Ragionamenti che si riferiscono a esperienze nordeuropee come la flexsecurity decidono di parlare d'altro, perché fanno finta di ignorare le diverse condizioni qui in Italia dell'occupazione femminile e maschile, le possibilità di ricollocazione, la qualità dello stato sociale, la quantità e la copertura dell'indennità di disoccupazione prevista in quei paesi, e il fatto che ovunque, nella crisi attuale, quei modelli sono sotto pressione per capacità di tenuta. È tempo per la Cgil di aprire una trattativa e chiedere alle lavoratrici e ai lavoratori precari e stabili, travolti insieme dal rischio dei licenziamenti, di sostenerla.
* segretario generale della Fiom-Cgil
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20091023/pagina/01/pezzo/262946/
POSTO FISSO
Il punto di vista del lavoro
Il ministro Tremonti si schiera a difesa del posto fisso, dichiarando che la stabilità del lavoro è un obiettivo fondamentale. È evidente la strumentalità, che nulla toglie al fatto che il problema è posto. In questi anni abbiamo costruito piattaforme e accordi per limitare i danni di normative italiane e europee che vedono nella flessibilità massima il motore della competitività d'impresa e fanno della precarietà l'elemento caratteristico del lavoro moderno. Abbiamo visto il moltiplicarsi nelle fabbriche e negli uffici dei più svariati rapporti di lavoro. Rapporti di lavoro più o meno ufficialmente dipendente, donne e uomini con la stessa mansione e diritti differenti che lavorano fianco a fianco, con l'intenzione di usarli gli uni contro gli altri attraverso il ricatto minaccioso della perdita d'occupazione.
Abbiamo fatto i conti con il cinismo delle imprese, che posizionano gli organici a tempo indeterminato al livello più basso e ricorrono agli innumerevoli contratti a termine e a collaborazioni lunghe anni per gestire la normalità della produzione; lavoro pubblico, scuola, sanità, tutti beni essenziali e certamente diritti per la cittadinanza che non dovrebbero essere a termine, sono in gran parte affidati a lavoratrici e lavoratori precari. La libera scelta del padrone sul punto fondamentale, e cioè quanto dura la tua occupazione, è stato considerato l'elemento strategico per abbattere i costi e avere successo sui mercati internazionali; si è tolto valore al lavoro, alle professionalità, mettendo tutti a concorrere sul prezzo più basso. E poi, con la crisi, ci si accorge che i precari vanno a casa per primi, che non sono più ragazzini, e magari si attacca l'egoismo dei garantiti che hanno gli ammortizzatori sociali grazie ai quali si rallenta la strada verso la disoccupazione. Mondo del lavoro contro mondo del lavoro, per frantumarlo e indebolire la capacità di reazione.
Ora, un autorevolissimo ministro della repubblica dice che non va bene, e che quindi le leggi degli ultimi anni sono sbagliate. Il tavolo è aperto di per sé da questa affermazione e il sindacato deve essere pronto a svolgere il compito che gli compete, se non pensiamo che il governo abbia il diritto di fare tutto da solo, azione-critica-soluzione; c'è un punto di vista del lavoro dipendente da rappresentare e che rifiuta di essere usato per campagne più o meno mediatiche.
Le basi per la proposta ci sono. Il lavoro a tempo indeterminato deve tornare a essere a tutti gli effetti la regola, e i contratti a termine una eccezione, come è sempre stato previsto dal giuslavorismo e come ha scritto sul manifesto Gianni Ferrara. La flessibilità non può essere potere sulle persone, ma deve tornare a essere un elemento di normalità regolato da leggi e contratti: l'incertezza dell'occupazione deve avere una fine. Bisogna abbattere la precarietà, il lavoro come carità. Bisogna riunificare condizioni di per sé identiche ma strumentalmente disperse, impedendo alle imprese di giocare su un'infinità di rapporti di lavoro con scale diverse di diritti. Per questo ci vuole un solo rapporto di lavoro diverso da quello a tempo indeterminato, con causali specifiche di straordinarietà. E insieme bisogna ristabilire l'uguaglianza sui diritti collegati al lavoro, a partire dall'estensione degli ammortizzatori sociali e dalla tutela contro i licenziamenti individuali a tutte e tutti, dagli artigiani alle grandi fabbriche. Allargare la platea del lavoro stabile è anche condizione per difendere la parte pubblica del sistema pensionistico, introducendo le necessarie modifiche, che oggi sempre più espone alla precarietà del reddito, persino alla fine del percorso lavorativo.
Ragionamenti che si riferiscono a esperienze nordeuropee come la flexsecurity decidono di parlare d'altro, perché fanno finta di ignorare le diverse condizioni qui in Italia dell'occupazione femminile e maschile, le possibilità di ricollocazione, la qualità dello stato sociale, la quantità e la copertura dell'indennità di disoccupazione prevista in quei paesi, e il fatto che ovunque, nella crisi attuale, quei modelli sono sotto pressione per capacità di tenuta. È tempo per la Cgil di aprire una trattativa e chiedere alle lavoratrici e ai lavoratori precari e stabili, travolti insieme dal rischio dei licenziamenti, di sostenerla.
* segretario generale della Fiom-Cgil
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20091023/pagina/01/pezzo/262946/
domenica 25 ottobre 2009
il programma del governo di centro-destra tedesco a sinistra di quello del PD it
Il programma del governo di centro-destra tedesca è di gran lunga più a sinistra del programma del PD ed anche di altri frammenti dell'ex sinistra italiana. Siamo proprio caduti in basso, è avvilente!
http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=15707
http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=15707
la finta democrazia del finto bipartitismo
La finta democrazia del finto bipartitismo!
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Oggi molti italiani, in gran parte di "sinistra", si recano alle urne per le primarie del PD. Possono scegliere tra tre candidati dal programma quasi identico che giungono al confronto delle urne dopo una lunghissima campagna elettorale forse destinata a prolungarsi anche dopo
il voto di oggi . Questo elettorato di volenterosi avrà in parte soddisfatto la fame e la sete di partecipazione, di cittadinanza. La gente è talmente frustrata, talmente umiliata dal fatto di essere sempre più soggetto passivo di una teledemocrazia popolata da mille parlamentari e decine di migliaia di consiglieri ed assessori imposti dai partiti che si accontenta delle briciole, delle apparenze: si accontenta di votare e paga anche per farlo per conservare l'illusione di contare ancora qualcosa. Invece non conta più niente! Non contano più niente neppure gli eletti di molte istituzioni. I Consigli regionali se per un qualche motivo decade
il Presidente della Regione decadono insieme a lui. Se il paragone non è abnorme sembrerebbe di essere in quelle società antiche nelle quali assieme al monarca defunto veniva seppellita la sua corte! Il potere "legislativo" delle assemblee è quasi scomparso e resiste al massimo come ratifica delle decisioni dell'esecutivo che spesso si identifica con le voglie del suo capo. C'è stata una torsione della democrazia che ha deformato la sua identità e la sua natura razionale, logica. Marrazzo non
può dimettersi senza far decadere l'intero Consiglio Regionale. Si ricorre all'escamotage della auto sospensione per guadagnare un paio di mesi e andare alle elezioni regionali alla scadenza già imminente. Del Turco, arrestato, si dimise, si indissero elezioni, la destra subentrò alla sua gestione.
Il peso dei leaders dei presidenti e dei governatori o dei sindaci è diventato abnorme. Il ruolo della persona dei "governatori" è diventato di una importanza allarmante!
Le primarie di oggi agiscono anche come capovolgimento della piramide democratica. Bersani, Franceschini e Marini hanno scelto i loro vassalli e questi i loro valvassori e questi ancora i loro valvassini che saranno eletti o bocciati con loro. La fiducia discende dall'alto e con essa il potere! Il vecchio partito in cui ci si faceva le ossa nelle sezioni e poi nelle federazioni e il filtro "democratico" era davvero fortissimo fino alla elezione nei Comitati di federazione o nel Comitato Centrale è stato abbandonato da anni come "vetero" ed al suo posto è stata piantata la novità del personalismo, del leaderismo. Ora sono tutte cordate rette dal capo nazionale. E' davvero finito il tempo in cui lo stesso Togliatti aveva sacrosanto timore del Partito e stava bene attento a non contraddirlo! Ma questa "modernità" è soltanto un segno della degenerazione della democrazia picconata e ferita fin dalla bicamerale di D'Alema e dalla
involuzione delle regole introdotte da tante riforme elettorali.
Le primarie di oggi che la destra populistica di Berlusconi guarda da lontano e forse con disprezzo
rappresentano un momento di omologazione non solo di interessi sociali ma anche delle forme in cui
questi si esprimono in politica. E' la società del settanta per cento di cui si fece un gran parlare tra sociologi, economisti e politici anni orsono. Un settanta per cento di "inclusi" ed un "trenta per cento" di esclusi.
Nel sistema bipartitico solo il settanta per cento conta ed entrambi i due partiti (nel nostro caso PDL e PD) tendono ad accaparrarselo con politiche sempre più "centriste" anche se questo "centro" scivola sempre di più verso destra. La società del settanta per cento comporta una unica ideologia che è quella liberista ed un sistema elettorale che passivizzi sempre di più la cittadinanza. Ora questo settanta per cento è diventato (nel giro di poco più di un decennio) un sessanta per cento dal momento che la mobilità sociale verso l'alto si è bloccata e sono in corso processi di proletarizzazione forzata del ceto medio. Presto centotrentamila insegnanti privati del lavoro scivoleranno nella palude dei poveri. Insomma, il trenta per cento diventa quaranta per cento ma è stato espulso dal Parlamento e le sue lotte, anche se gigantesche come lo sciopero dell'altro ieri, vengono ignorate dai massmedia, dai Palazzi, dal governo e naturalmente dall'opposizione..
La destra aspetta l'esito delle primarie per imbrigliare il PD in un progetto di riforme della Costituzione, progetto sollecitato anche da Napolitano che ha messo molta fretta a tutti come se in Italia non si potessero fare riforme apprezzate e significative senza dovere manomettere ancora la Costituzione. E' possibile una legge che riduca del cinquanta per cento gli emolumenti ai politici di ogni ordine e grado e che farebbe risparmiare allo Stato quasi quanto incassa dall'IRAP? No, non è possibile perchè tutta l'oligarchia fa quadrato e difende i suoi privilegi. Ma riforme come quella federalista nelle mani di questa oligarchia che vive di politica sono destinate a fare degradare ancora di più la società italiana. Una società che starebbe assai meglio se non avesse nelle Regioni venti mostruose mignatte che le succhiano il sangue! Il presidenzialismo della nuova Repubblica che verrà alla luce non sarà certamente controbilanciato da queste Regioni che ne riproducono in sedicesimo tutti i vizi...
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20080117_01/testointegrale20080117.pdf
http://librarsi.comune.palermo.it/pitre/file/011/078/TESTI/088.html
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Oggi molti italiani, in gran parte di "sinistra", si recano alle urne per le primarie del PD. Possono scegliere tra tre candidati dal programma quasi identico che giungono al confronto delle urne dopo una lunghissima campagna elettorale forse destinata a prolungarsi anche dopo
il voto di oggi . Questo elettorato di volenterosi avrà in parte soddisfatto la fame e la sete di partecipazione, di cittadinanza. La gente è talmente frustrata, talmente umiliata dal fatto di essere sempre più soggetto passivo di una teledemocrazia popolata da mille parlamentari e decine di migliaia di consiglieri ed assessori imposti dai partiti che si accontenta delle briciole, delle apparenze: si accontenta di votare e paga anche per farlo per conservare l'illusione di contare ancora qualcosa. Invece non conta più niente! Non contano più niente neppure gli eletti di molte istituzioni. I Consigli regionali se per un qualche motivo decade
il Presidente della Regione decadono insieme a lui. Se il paragone non è abnorme sembrerebbe di essere in quelle società antiche nelle quali assieme al monarca defunto veniva seppellita la sua corte! Il potere "legislativo" delle assemblee è quasi scomparso e resiste al massimo come ratifica delle decisioni dell'esecutivo che spesso si identifica con le voglie del suo capo. C'è stata una torsione della democrazia che ha deformato la sua identità e la sua natura razionale, logica. Marrazzo non
può dimettersi senza far decadere l'intero Consiglio Regionale. Si ricorre all'escamotage della auto sospensione per guadagnare un paio di mesi e andare alle elezioni regionali alla scadenza già imminente. Del Turco, arrestato, si dimise, si indissero elezioni, la destra subentrò alla sua gestione.
Il peso dei leaders dei presidenti e dei governatori o dei sindaci è diventato abnorme. Il ruolo della persona dei "governatori" è diventato di una importanza allarmante!
Le primarie di oggi agiscono anche come capovolgimento della piramide democratica. Bersani, Franceschini e Marini hanno scelto i loro vassalli e questi i loro valvassori e questi ancora i loro valvassini che saranno eletti o bocciati con loro. La fiducia discende dall'alto e con essa il potere! Il vecchio partito in cui ci si faceva le ossa nelle sezioni e poi nelle federazioni e il filtro "democratico" era davvero fortissimo fino alla elezione nei Comitati di federazione o nel Comitato Centrale è stato abbandonato da anni come "vetero" ed al suo posto è stata piantata la novità del personalismo, del leaderismo. Ora sono tutte cordate rette dal capo nazionale. E' davvero finito il tempo in cui lo stesso Togliatti aveva sacrosanto timore del Partito e stava bene attento a non contraddirlo! Ma questa "modernità" è soltanto un segno della degenerazione della democrazia picconata e ferita fin dalla bicamerale di D'Alema e dalla
involuzione delle regole introdotte da tante riforme elettorali.
Le primarie di oggi che la destra populistica di Berlusconi guarda da lontano e forse con disprezzo
rappresentano un momento di omologazione non solo di interessi sociali ma anche delle forme in cui
questi si esprimono in politica. E' la società del settanta per cento di cui si fece un gran parlare tra sociologi, economisti e politici anni orsono. Un settanta per cento di "inclusi" ed un "trenta per cento" di esclusi.
Nel sistema bipartitico solo il settanta per cento conta ed entrambi i due partiti (nel nostro caso PDL e PD) tendono ad accaparrarselo con politiche sempre più "centriste" anche se questo "centro" scivola sempre di più verso destra. La società del settanta per cento comporta una unica ideologia che è quella liberista ed un sistema elettorale che passivizzi sempre di più la cittadinanza. Ora questo settanta per cento è diventato (nel giro di poco più di un decennio) un sessanta per cento dal momento che la mobilità sociale verso l'alto si è bloccata e sono in corso processi di proletarizzazione forzata del ceto medio. Presto centotrentamila insegnanti privati del lavoro scivoleranno nella palude dei poveri. Insomma, il trenta per cento diventa quaranta per cento ma è stato espulso dal Parlamento e le sue lotte, anche se gigantesche come lo sciopero dell'altro ieri, vengono ignorate dai massmedia, dai Palazzi, dal governo e naturalmente dall'opposizione..
La destra aspetta l'esito delle primarie per imbrigliare il PD in un progetto di riforme della Costituzione, progetto sollecitato anche da Napolitano che ha messo molta fretta a tutti come se in Italia non si potessero fare riforme apprezzate e significative senza dovere manomettere ancora la Costituzione. E' possibile una legge che riduca del cinquanta per cento gli emolumenti ai politici di ogni ordine e grado e che farebbe risparmiare allo Stato quasi quanto incassa dall'IRAP? No, non è possibile perchè tutta l'oligarchia fa quadrato e difende i suoi privilegi. Ma riforme come quella federalista nelle mani di questa oligarchia che vive di politica sono destinate a fare degradare ancora di più la società italiana. Una società che starebbe assai meglio se non avesse nelle Regioni venti mostruose mignatte che le succhiano il sangue! Il presidenzialismo della nuova Repubblica che verrà alla luce non sarà certamente controbilanciato da queste Regioni che ne riproducono in sedicesimo tutti i vizi...
Pietro Ancona
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http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20080117_01/testointegrale20080117.pdf
http://librarsi.comune.palermo.it/pitre/file/011/078/TESTI/088.html
sabato 24 ottobre 2009
il PD non dimette Marrazzo?
Il PD non dimette Marrazzo?
===================
Se si accosta il caso Marrazzo a quello di Luca Bianchini colpisce l'immediatezza con la quale il PD prese subito le distanze, sospese dal Partito, isolò davanti l'opinione pubblica il presunto stupratore seriale tuttora in galera (vittima - secondo me- di una grande voglia di criminalizzazione che lo ha travolto) e la lentezza con la quale, dopo la pubblicazione della confessione di Marrazzo, si sta procedendo. Ci sono state espressioni di solidarietà a Marrazzo da parte di tutto il gruppo dirigente e soltanto ed ora apprendiamo che i tre candidati alla segreteria sono in continuo contatto telefonico tra di loro per stabilire la linea del PD e cioè se proporgli o no le dimissioni. Il Ministro Maroni ha fatto sapere di considerare come fatto personale la storia in cui è incappato il Marrazzo. Il governatore di una regione si fa ricattare da quattro carabinieri ai quali rilascia financo degli assegni e che si guarda bene dal denunziare per essere stato sorpreso in congresso carnale con un transessuale di nome Natalie ed il Ministro degli Interni considera questo un fatto privato? E' incredibile!
Marrazzo avrebbe dovuto dimettersi subito dopo le dichiarazioni rese agli inquirenti, anzi avrebbe
dovuto dimettersi subito dopo aver percepito di essere stato diventato oggetto di ricatto da parte dei carabinieri per non coinvolgere il PD e la Regione nella sua vicenda personale. Le dimissioni immediate avrebbero scaricato l'arma del ricatto. Ma così non è stato ed ora, in forza di una assurda
fascista norma di legge, il Consiglio Regionale intero, se si dimette, decade assieme a lui come se tutti fossero stati a transessuali e si fossero macchiati delle sue "colpe".
Intanto la cronaca politica diventa sempre di più cronaca nera. L'indagine sulla famiglia Mastella, l'interrogatorio di Dell'Utri in corso a Palermo, la vicenda delle navi piene di veleno affondate davanti la Calabria, tante brutte notizie che riguardano amministratori locali compreso l'assassinio, la vicenda Marrazzo, indicano una degenerazione della democrazia che sembra inarrestabile.I lautissimi stipendi di amministratori locali attirano come mosche la malavita ed inducono al ricatto ed all'estorsione quanti si confrontano con il lusso, il benessere, il livello di vita e lo sperpero di "politici" che magari disprezzano.....
Nella vicenda Marrazzo sono rimasto colpito dagli assegni per sessantamila euro firmati dal governatore.. Corrispondono ad oltre tre anni della mia pensione Inps. Ebbene, non credo sia giusto che un "politico" debba avere tanti soldi e tanti benefict dalla sua carica elettiva (che poi non lo è più tanto dal momento che è il Partito a segnalarlo..)
pietro ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
ps sulle primarie di domani:
Le primarie sono una buffonata che dileggia la democrazia. Rimpiango il tempo in cui i segretari del partiti venivano eletti da un Comitato Centrale o da un Consiglio Nazionale costituiti da persone fortemente selezionate dalla macchina democratica del Partito. Domani chiunque potraà eleggere il segretario del PD.........
http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_24/sarzanini-carte-caso-marrazzo-pagato-paura_4e0a409e-c064-11de-9fa6-00144f02aabc.shtml
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Se si accosta il caso Marrazzo a quello di Luca Bianchini colpisce l'immediatezza con la quale il PD prese subito le distanze, sospese dal Partito, isolò davanti l'opinione pubblica il presunto stupratore seriale tuttora in galera (vittima - secondo me- di una grande voglia di criminalizzazione che lo ha travolto) e la lentezza con la quale, dopo la pubblicazione della confessione di Marrazzo, si sta procedendo. Ci sono state espressioni di solidarietà a Marrazzo da parte di tutto il gruppo dirigente e soltanto ed ora apprendiamo che i tre candidati alla segreteria sono in continuo contatto telefonico tra di loro per stabilire la linea del PD e cioè se proporgli o no le dimissioni. Il Ministro Maroni ha fatto sapere di considerare come fatto personale la storia in cui è incappato il Marrazzo. Il governatore di una regione si fa ricattare da quattro carabinieri ai quali rilascia financo degli assegni e che si guarda bene dal denunziare per essere stato sorpreso in congresso carnale con un transessuale di nome Natalie ed il Ministro degli Interni considera questo un fatto privato? E' incredibile!
Marrazzo avrebbe dovuto dimettersi subito dopo le dichiarazioni rese agli inquirenti, anzi avrebbe
dovuto dimettersi subito dopo aver percepito di essere stato diventato oggetto di ricatto da parte dei carabinieri per non coinvolgere il PD e la Regione nella sua vicenda personale. Le dimissioni immediate avrebbero scaricato l'arma del ricatto. Ma così non è stato ed ora, in forza di una assurda
fascista norma di legge, il Consiglio Regionale intero, se si dimette, decade assieme a lui come se tutti fossero stati a transessuali e si fossero macchiati delle sue "colpe".
Intanto la cronaca politica diventa sempre di più cronaca nera. L'indagine sulla famiglia Mastella, l'interrogatorio di Dell'Utri in corso a Palermo, la vicenda delle navi piene di veleno affondate davanti la Calabria, tante brutte notizie che riguardano amministratori locali compreso l'assassinio, la vicenda Marrazzo, indicano una degenerazione della democrazia che sembra inarrestabile.I lautissimi stipendi di amministratori locali attirano come mosche la malavita ed inducono al ricatto ed all'estorsione quanti si confrontano con il lusso, il benessere, il livello di vita e lo sperpero di "politici" che magari disprezzano.....
Nella vicenda Marrazzo sono rimasto colpito dagli assegni per sessantamila euro firmati dal governatore.. Corrispondono ad oltre tre anni della mia pensione Inps. Ebbene, non credo sia giusto che un "politico" debba avere tanti soldi e tanti benefict dalla sua carica elettiva (che poi non lo è più tanto dal momento che è il Partito a segnalarlo..)
pietro ancona
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ps sulle primarie di domani:
Le primarie sono una buffonata che dileggia la democrazia. Rimpiango il tempo in cui i segretari del partiti venivano eletti da un Comitato Centrale o da un Consiglio Nazionale costituiti da persone fortemente selezionate dalla macchina democratica del Partito. Domani chiunque potraà eleggere il segretario del PD.........
http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_24/sarzanini-carte-caso-marrazzo-pagato-paura_4e0a409e-c064-11de-9fa6-00144f02aabc.shtml
venerdì 23 ottobre 2009
lo sciopero dei sindacati di base
LO SCIOPERO DEI SINDACATI DI BASE
===============================
Oggi sciopero generale dei sindacati di base. Le notizie che ne abbiamo sono veramente poche dal momento che tutta la batteria massmediatica si è autocensurata o è stata censurata. D'altronde che cosa possiamo aspettarci da una stampa, da una radio e da una televisione nelle mani di imprenditori
o foraggiati dal governo? Tutti a libro paga compresa Radio Radicale che credo si aspetti di ricevere
qualcosa come dieci milioni di euro (venti miliardi di vecchie lire) per quest'anno.
L'informazione riceve a vario titolo dallo Stato qualcosa come sei o sette miliardi di euro. Dà vita ad un ceto di professionisti superpagati ed assistiti da un ottimo contratto di lavoro. Attorno a questi professionisti della informazione stanno migliaia di "negri", di giovani o non più giovani giornalisti pagati a cottimo
un tanto a pezzo, senza vere prospettive di essere immessi nell'Olimpo dei loro colleghi-padroni più fortunati. Un esercito di schiavi della penna a disposizione di una editoria faziosa.
I sindacati di base sono l'anomalia, la bestia nera non solo del centro-destra ma anche del PD dal momento che non sono accomodanti e di regime come le Confederazioni Cgil, Cisl, Uil. La stessa CGIL pur avendo sottoscritto passaggi obbrobriosi del conflitto sociale come gli accordi Alitalia viene considerata con sospetto dai "falchi"come Sacconi o Cazzola e tende ad essere tenuta in ostaggio dal regime e dal pd.ed ad esserne esclusa. Soltanto i rapporti di forza di cui è consapevole la Confindustria impediscono alla data la sua defenestrazione. Si aspetta il Congresso della CGIL per decidere che cosa farne.
I sindacati di base non accettano di limitare le loro richieste alla detassazione della tredicesima e vorrebbero l'abrogazione della legge Biagi e degli accordi stipulati dal Governo Prodi e da questo Governo con i confederali. Vorrebbero aumentare i salari e le pensioni soggetti ad un progressivo impoverimento dagli accordi consociativi. Le loro richieste suonano blasfeme, una vera e propria
bestemmia alle orecchie dell'oligarchia politica!
L'estambliscement bipartisan l'altro ieri, dopo avere sbeffeggiato Tremonti per avere riproposto
la sua idea sul posto fisso, ha votato in Parlamento una durissima legge di dimagrimento fino all'anoressia della scuola italiana che costerà il pane a centotrentamila persone. Senza battere ciglio!
Al PD complice della Confindustria e del Governo bisogna aggiungere schegge impazzite o degenerate di quella che fu fino a non molti anni fa la sinistra. Bertinotti ha definito l'elogiodi Tremonti al posto fisso un ritorno all'ancien regime in in perfetta armonia con la Marcegaglia che ne ha parlato sprezzantemente come di un ritorno "all'antico". Hanno usato quasi le stesse parole e gli stessi argomenti!!E' incredibile l'accoglienza che la proposta di Tremonti ha ricevuto dalla oligarchia dell'opposizione italiana. Franceschini e lo stesso Bertinotti si sono trovati all'unisono nel suggerire "dinamismo" all'economia italiana, un dinamismo che verrebbe naturalmente assicurato dalla flessibilità e dalla precarietà fornite dal ricchissimo arsenale di fumus giuridici che la legge Sacconi ha messo a disposizione del padronato italiano. Quattro milioni di precari con tendenza ad aumentare che assicurano ricchezza a quanti hanno imboscato all'estero miliardi di euro che rientreranno al riparo dello scudo fornito dal Governo.
Ma, nonostante la fitta coltre di silenzio, lo sciopero di oggi ha avuto successo. C'è una classe lavoratrice che continua a lottare e che ha riconosciuto da un pezzo la funzione di regime dei sindacati confederali.
Se domani si azzerassero tutte le deleghe sindacali e si rinnovasse il tesseramento , credo che i sindacati che oggi hanno scioperato risulterebbero di gran lunga i più forti. Ma questo non avverrà e cosi continueranno ad essere esclusi dalle trattative con il governo al quale sono ammessi solo coloro
che accettano le "regole" che detta il capitalismo italiano. I loro dirigenti continueranno ad essere iscritti nel libro nero, ad essere discriminati ed a volte licenziati insomma a fare lo stesso calvario dei dirigenti operai della CGIL ai tempi di Di Vittorio e di Valletta. Ma resisteranno ed alla fine vinceranno dal momento che la ragione
è dalla loro parte e finiranno con l'essere riconosciuti come espressione genuina dei lavoratori italiani dal momento che la civiltà che rivendicano è anche un bisogno della società italiana oggi umiliata dal precariato, dalla disoccupazione, dai bassi salari.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200910articoli/48573girata.asp
(ANSA)- ROMA,20 OTT- 'Riteniamo che la cultura del posto fisso e' un ritorno al passato non possibile, che in questo Paese ha creato problemi', ha detto Marcegaglia. Il presidente di Confindustria ha cosi' commentato le dichiarazioni del ministro Tremonti. Marcegaglia si e' detta favorevole ad una 'flessibilita' regolata e tutelata, come quella fatta con Treu e Biagi, che ha creato 3 milioni di posti di lavoro'. 'Ovviamente nessuno e' a favore della precarieta' e dell'insicurezza'. 'Pero' - ha spiegato la leader degli industriali - noi siamo per la stabilita' delle imprese e dei posti di lavoro, che peraltro non si fa per legge' ha aggiunto Marcegaglia, elencando poi i problemi che 'la cultura del posto fisso' ha portato in Italia: 'un aumento della disoccupazione, del sommerso per esempio nel Mezzogiorno, e ha creato nella pubblica amministrazione questa logica dell'assenteismo e dei fannulloni tanto deprecabile'. In merito al peso della precarieta' nei diversi settori, Marcegaglia ha voluto 'sottolineare che l'industria e' quella che fa piu' lavoro stabile; il grosso del precariato e' nell'universita', nella pubblica amministrazione e nella scuola. Bisogna dare una risposta a quello''. 'La forza di questo paese non e' la cultura del posto fisso, ma i 5 milioni di piccoli e medi imprenditori che rischiano e vanno sul mercato'. (ANSA)
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Oggi sciopero generale dei sindacati di base. Le notizie che ne abbiamo sono veramente poche dal momento che tutta la batteria massmediatica si è autocensurata o è stata censurata. D'altronde che cosa possiamo aspettarci da una stampa, da una radio e da una televisione nelle mani di imprenditori
o foraggiati dal governo? Tutti a libro paga compresa Radio Radicale che credo si aspetti di ricevere
qualcosa come dieci milioni di euro (venti miliardi di vecchie lire) per quest'anno.
L'informazione riceve a vario titolo dallo Stato qualcosa come sei o sette miliardi di euro. Dà vita ad un ceto di professionisti superpagati ed assistiti da un ottimo contratto di lavoro. Attorno a questi professionisti della informazione stanno migliaia di "negri", di giovani o non più giovani giornalisti pagati a cottimo
un tanto a pezzo, senza vere prospettive di essere immessi nell'Olimpo dei loro colleghi-padroni più fortunati. Un esercito di schiavi della penna a disposizione di una editoria faziosa.
I sindacati di base sono l'anomalia, la bestia nera non solo del centro-destra ma anche del PD dal momento che non sono accomodanti e di regime come le Confederazioni Cgil, Cisl, Uil. La stessa CGIL pur avendo sottoscritto passaggi obbrobriosi del conflitto sociale come gli accordi Alitalia viene considerata con sospetto dai "falchi"come Sacconi o Cazzola e tende ad essere tenuta in ostaggio dal regime e dal pd.ed ad esserne esclusa. Soltanto i rapporti di forza di cui è consapevole la Confindustria impediscono alla data la sua defenestrazione. Si aspetta il Congresso della CGIL per decidere che cosa farne.
I sindacati di base non accettano di limitare le loro richieste alla detassazione della tredicesima e vorrebbero l'abrogazione della legge Biagi e degli accordi stipulati dal Governo Prodi e da questo Governo con i confederali. Vorrebbero aumentare i salari e le pensioni soggetti ad un progressivo impoverimento dagli accordi consociativi. Le loro richieste suonano blasfeme, una vera e propria
bestemmia alle orecchie dell'oligarchia politica!
L'estambliscement bipartisan l'altro ieri, dopo avere sbeffeggiato Tremonti per avere riproposto
la sua idea sul posto fisso, ha votato in Parlamento una durissima legge di dimagrimento fino all'anoressia della scuola italiana che costerà il pane a centotrentamila persone. Senza battere ciglio!
Al PD complice della Confindustria e del Governo bisogna aggiungere schegge impazzite o degenerate di quella che fu fino a non molti anni fa la sinistra. Bertinotti ha definito l'elogiodi Tremonti al posto fisso un ritorno all'ancien regime in in perfetta armonia con la Marcegaglia che ne ha parlato sprezzantemente come di un ritorno "all'antico". Hanno usato quasi le stesse parole e gli stessi argomenti!!E' incredibile l'accoglienza che la proposta di Tremonti ha ricevuto dalla oligarchia dell'opposizione italiana. Franceschini e lo stesso Bertinotti si sono trovati all'unisono nel suggerire "dinamismo" all'economia italiana, un dinamismo che verrebbe naturalmente assicurato dalla flessibilità e dalla precarietà fornite dal ricchissimo arsenale di fumus giuridici che la legge Sacconi ha messo a disposizione del padronato italiano. Quattro milioni di precari con tendenza ad aumentare che assicurano ricchezza a quanti hanno imboscato all'estero miliardi di euro che rientreranno al riparo dello scudo fornito dal Governo.
Ma, nonostante la fitta coltre di silenzio, lo sciopero di oggi ha avuto successo. C'è una classe lavoratrice che continua a lottare e che ha riconosciuto da un pezzo la funzione di regime dei sindacati confederali.
Se domani si azzerassero tutte le deleghe sindacali e si rinnovasse il tesseramento , credo che i sindacati che oggi hanno scioperato risulterebbero di gran lunga i più forti. Ma questo non avverrà e cosi continueranno ad essere esclusi dalle trattative con il governo al quale sono ammessi solo coloro
che accettano le "regole" che detta il capitalismo italiano. I loro dirigenti continueranno ad essere iscritti nel libro nero, ad essere discriminati ed a volte licenziati insomma a fare lo stesso calvario dei dirigenti operai della CGIL ai tempi di Di Vittorio e di Valletta. Ma resisteranno ed alla fine vinceranno dal momento che la ragione
è dalla loro parte e finiranno con l'essere riconosciuti come espressione genuina dei lavoratori italiani dal momento che la civiltà che rivendicano è anche un bisogno della società italiana oggi umiliata dal precariato, dalla disoccupazione, dai bassi salari.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200910articoli/48573girata.asp
(ANSA)- ROMA,20 OTT- 'Riteniamo che la cultura del posto fisso e' un ritorno al passato non possibile, che in questo Paese ha creato problemi', ha detto Marcegaglia. Il presidente di Confindustria ha cosi' commentato le dichiarazioni del ministro Tremonti. Marcegaglia si e' detta favorevole ad una 'flessibilita' regolata e tutelata, come quella fatta con Treu e Biagi, che ha creato 3 milioni di posti di lavoro'. 'Ovviamente nessuno e' a favore della precarieta' e dell'insicurezza'. 'Pero' - ha spiegato la leader degli industriali - noi siamo per la stabilita' delle imprese e dei posti di lavoro, che peraltro non si fa per legge' ha aggiunto Marcegaglia, elencando poi i problemi che 'la cultura del posto fisso' ha portato in Italia: 'un aumento della disoccupazione, del sommerso per esempio nel Mezzogiorno, e ha creato nella pubblica amministrazione questa logica dell'assenteismo e dei fannulloni tanto deprecabile'. In merito al peso della precarieta' nei diversi settori, Marcegaglia ha voluto 'sottolineare che l'industria e' quella che fa piu' lavoro stabile; il grosso del precariato e' nell'universita', nella pubblica amministrazione e nella scuola. Bisogna dare una risposta a quello''. 'La forza di questo paese non e' la cultura del posto fisso, ma i 5 milioni di piccoli e medi imprenditori che rischiano e vanno sul mercato'. (ANSA)
giovedì 22 ottobre 2009
riduzione in schiavitù
RIDUZIONE IN SCHIAVITU'
Ieri sera a Exit di Ilario D'Amico su La7 ci hanno fatto vedere un filmato riguardante la colonizzazione del capitalismo mafioso cinese del territorio industriale della città di Prato, nel cuore della Toscana, in cui una è stata costruita sotto lo sguardo indifferente delle autorità locali e nazionali,
una enclave senza leggi in cui forse cinquantamila lavoratori e lavoratrici cinesi vivono ridotti in schiavitù, con paghe di fame, dentro le fabbriche in cui lavorano non si sa per quante ore al giorno e dove dormono, si alimentano, abitano forse senza mai uscire all'aperto.
L'enclave cinese riguarda cinquemilaeseicento capannoni industriali che coprono una superficie enorme dentro la quale lavorano a pieno ritmo, forse ventiquattro ore su ventiquattro quando necessario, migliaia di macchine preposte al ciclo del "pronto moda". L'importanza del polo cinese è internazionale: fornisce abiti a committenti italiani ed europei ed a grandi marche naturalmente a costi assai convenienti. Enormi utili vengono ricavati dalle committenti della moda, spesso multinazionali del settore
spremuti ad una classe lavoratrice di schiavi condannati a produrre per miserissime paghe e magari obbligati dal ricatto di familiari rimasti in Cina e soggetti alle rappresaglie dei mandarini capitalisti e mafiosi che hanno realizzato una grande operazione di globalizzazione: un forte punto produttivo nel cuore dell'Italia e dell'Occidente per ridurre al massimo il costo dei trasporti e stare affacciati sui mercati di vendita dei loro prodotti.
Il servizio della D'Amico ha fatto constatare l'impossibilità di un intervento dello Stato dal momento
che - è stato detto- per ispezionare i 5600 capannoni alla media di due ispezioni alla settimana ci vorrebbero qualcosa come cinquanta o sessanta anni e che è impossibile accompagnare alla frontiera tutti i clandestini o inviarli al CIE dal momento che questo è lontano trecento chilometri. E' stato poi mostrato come i sigilli ai capannoni ispezionati ed il sequestro delle macchine utensili non servono praticamente a niente dal momento che le multe sono ridicole (dieci euro a macchina utensile e quattrocento per tutto il punto di produzione e della capacità degli "imprenditori" cinesi di spostare l'attività in diversi luoghi sempre all'interno dell'enclave pratese.
Messa cosi la questione non si può che convenire con il sindaco ed il prefetto del luogo che hanno sottolineato l'inutilità di qualsiasi intervento.
Ma l'intervento è appunto inutile e sterile di risultati perchè viene attuato in attuazione alle razziste e
sciocche leggi sulla sicurezza recentemente approvate. Il problema non è quello di criminalizzare i lavoratori cinesi di Prato quando di mettere in luce la loro riduzione in schiavitù, il loro sfruttamento disumano ad opera di una imprenditoria cinese mafiosa che ha la copertura e la complicità o addirittura è associazione con nostri imprenditori coinvolti in un giro di affari miliardario.
L' immigrazione cinese in Italia non è per niente da classificare con l'immigrazione che viene da tutti gli altri paesi. E' una immigrazione-colonizzazione del commercio e della industria che viene operata con grossi capitali in grado di fare investimenti nel lungo periodo, con forza sufficiente per sopportare tempi morti ed improduttivi. Credo che una indagine sulle acquisizioni di proprietà di
cinesi in Italia non sia mai stata fatta ed a Prato o a Napoli o altrove parte del nostro sistema produttivo barbaro e corsaro sia interessato al mantenimento delle enclavi in cui centinaia di migliaia di esseri umani sono ridotte ad utensili senza diritto e senza libertà per produrre capi di vestiario o altro destinato ad essere esposto in via Montenapoleoni a Milano o in Via Condotti a Roma.
L'accusa che dovrebbe essere formulata non è quella di immigrazione clandestina ma si violazione delle leggi sui diritti umani e riduzione in schiavitù Si cominci con il revocare le licenze e le iscrizioni alla Camera di Commercio di tutte le "ditte".Si dovrebbero subito confiscare e non sequestrare i capannoni e quanto contengono e porsi il problema enorme che nessuna comunità di stranieri o di italiani può costruirsi una enclave dove far valere leggi diverse da quelle dello Stato: leggi di violenza e sopraffazione.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.la7.it/blog/default.asp?idblog=ILARIA_DAMICO_-_Exit_15
Ieri sera a Exit di Ilario D'Amico su La7 ci hanno fatto vedere un filmato riguardante la colonizzazione del capitalismo mafioso cinese del territorio industriale della città di Prato, nel cuore della Toscana, in cui una è stata costruita sotto lo sguardo indifferente delle autorità locali e nazionali,
una enclave senza leggi in cui forse cinquantamila lavoratori e lavoratrici cinesi vivono ridotti in schiavitù, con paghe di fame, dentro le fabbriche in cui lavorano non si sa per quante ore al giorno e dove dormono, si alimentano, abitano forse senza mai uscire all'aperto.
L'enclave cinese riguarda cinquemilaeseicento capannoni industriali che coprono una superficie enorme dentro la quale lavorano a pieno ritmo, forse ventiquattro ore su ventiquattro quando necessario, migliaia di macchine preposte al ciclo del "pronto moda". L'importanza del polo cinese è internazionale: fornisce abiti a committenti italiani ed europei ed a grandi marche naturalmente a costi assai convenienti. Enormi utili vengono ricavati dalle committenti della moda, spesso multinazionali del settore
spremuti ad una classe lavoratrice di schiavi condannati a produrre per miserissime paghe e magari obbligati dal ricatto di familiari rimasti in Cina e soggetti alle rappresaglie dei mandarini capitalisti e mafiosi che hanno realizzato una grande operazione di globalizzazione: un forte punto produttivo nel cuore dell'Italia e dell'Occidente per ridurre al massimo il costo dei trasporti e stare affacciati sui mercati di vendita dei loro prodotti.
Il servizio della D'Amico ha fatto constatare l'impossibilità di un intervento dello Stato dal momento
che - è stato detto- per ispezionare i 5600 capannoni alla media di due ispezioni alla settimana ci vorrebbero qualcosa come cinquanta o sessanta anni e che è impossibile accompagnare alla frontiera tutti i clandestini o inviarli al CIE dal momento che questo è lontano trecento chilometri. E' stato poi mostrato come i sigilli ai capannoni ispezionati ed il sequestro delle macchine utensili non servono praticamente a niente dal momento che le multe sono ridicole (dieci euro a macchina utensile e quattrocento per tutto il punto di produzione e della capacità degli "imprenditori" cinesi di spostare l'attività in diversi luoghi sempre all'interno dell'enclave pratese.
Messa cosi la questione non si può che convenire con il sindaco ed il prefetto del luogo che hanno sottolineato l'inutilità di qualsiasi intervento.
Ma l'intervento è appunto inutile e sterile di risultati perchè viene attuato in attuazione alle razziste e
sciocche leggi sulla sicurezza recentemente approvate. Il problema non è quello di criminalizzare i lavoratori cinesi di Prato quando di mettere in luce la loro riduzione in schiavitù, il loro sfruttamento disumano ad opera di una imprenditoria cinese mafiosa che ha la copertura e la complicità o addirittura è associazione con nostri imprenditori coinvolti in un giro di affari miliardario.
L' immigrazione cinese in Italia non è per niente da classificare con l'immigrazione che viene da tutti gli altri paesi. E' una immigrazione-colonizzazione del commercio e della industria che viene operata con grossi capitali in grado di fare investimenti nel lungo periodo, con forza sufficiente per sopportare tempi morti ed improduttivi. Credo che una indagine sulle acquisizioni di proprietà di
cinesi in Italia non sia mai stata fatta ed a Prato o a Napoli o altrove parte del nostro sistema produttivo barbaro e corsaro sia interessato al mantenimento delle enclavi in cui centinaia di migliaia di esseri umani sono ridotte ad utensili senza diritto e senza libertà per produrre capi di vestiario o altro destinato ad essere esposto in via Montenapoleoni a Milano o in Via Condotti a Roma.
L'accusa che dovrebbe essere formulata non è quella di immigrazione clandestina ma si violazione delle leggi sui diritti umani e riduzione in schiavitù Si cominci con il revocare le licenze e le iscrizioni alla Camera di Commercio di tutte le "ditte".Si dovrebbero subito confiscare e non sequestrare i capannoni e quanto contengono e porsi il problema enorme che nessuna comunità di stranieri o di italiani può costruirsi una enclave dove far valere leggi diverse da quelle dello Stato: leggi di violenza e sopraffazione.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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http://www.la7.it/blog/default.asp?idblog=ILARIA_DAMICO_-_Exit_15
mercoledì 21 ottobre 2009
Ridare nefertiti all'Egitto. Restituire ai popoli le prede del colonialismo
lettera al corriere della sera
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Caro Romano,
alti lai si sono levati in Europa per la richiesta dell'Egitto di ottenere la restituzione di una sua statua, prodotta dalla sua cultura millenaria e parte integrante di questa.
Lei ritiene ragionevole non restituire beni essenziali della civiltà altrui ? Non è una perpetuazione del colonialismo e del disprezzo della identità di popoli c he a lungo abbiamo vessato?
Pietro Ancona
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/altro/Nefertiti.html
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Caro Romano,
alti lai si sono levati in Europa per la richiesta dell'Egitto di ottenere la restituzione di una sua statua, prodotta dalla sua cultura millenaria e parte integrante di questa.
Lei ritiene ragionevole non restituire beni essenziali della civiltà altrui ? Non è una perpetuazione del colonialismo e del disprezzo della identità di popoli c he a lungo abbiamo vessato?
Pietro Ancona
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/altro/Nefertiti.html
martedì 20 ottobre 2009
Tremonti, Epifani ed il posto fisso
TREMONTI, EPIFANI ED IL POSTO FISSO
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Per evitare di pronunziarsi sul ripristino del "posto fisso" proposto da Tremonti, Epifani chiede alla Confindustria un commento. Commento che sicuramente non tarderà ad arrivare e sarà certamente negativo come negativi sono stati finora i commenti dei "falchi" della destra Sacconi e Brunetta e di quelli annidati nel PD come Ichino. Epifani sembra seccato e risentito. Avrebbe potuto chiedere a Tremonti di applicare la sua idea subito ai dipendenti pubblici che contano centinaia di migliaia di precari in tutti i settori a cominciare dalla scuola. Ma si è ben guardato dal farlo dal momento che il suo "Duca" è il PD il quale è ultraliberista ed ha mollato da un pezzo la tutela dei lavoratori.
Ichino si è spinto fino a giudicare "anacronistica" e "demagogica" la proposta di Tremonti esprimendo la ipocrita preoccupazione di una classe lavoratrice "spaccata in due" dal momento che una parte è esclusa dalle tutele dello Statuto e dal posto fisso e che, bontà sua, dovrebbe restarne fuori per sempre.
Ma la proposta di Tremonti non solo non è novecentesca (come scrive Brunetta) e perciò anacronistica ma à l'espressione di una profonda insoddisfazione che si è diffusa negli ambienti più consapevoli del capitalismo che considerano la precarietà del lavoro una scelta non solo scellerata
ma perdente nel lungo periodo dal momento che non investe sul capitale lavoro, genera insicurezza ed infelicità, spinge ad una gestione "usa e getta"del processo produttivo, oscura il futuro.
Il periodo più splendido dell'economia industriale e dell'economia generale è stato quello influenzato dagli economisti di scuola keinesiana (in Italia olivettiani). Il grande successo dell'economia giapponese degli ultimi cinquanta anni è dovuto alla stabilità o addirittura al radicamento aziendale dei lavoratori. La stabilità lavorativa di masse di milioni di lavoratori è certamente una garanzia per il sistema economico che dà affidibilità interna ed internazionale e consente alla fine un arricchimento generale della società. Quattro milioni di precari italiani sottopagati ed in perpetua ansia per il loro futuro con la loro povertà ed impossibilità di risparmio impoveriscono ed oscurano il futuro immediato e lontano del Paese.
E' una menzogna ritenere che la precarietà e la mobilità derivino dai processi produttivi. Se fosse così non si capirebbe perchè contratti a termine vengano rinnovati tantissime volte fino a farli risultare per quello che sono: un fumus per tenere sotto ricatto i lavoratori e rubare dalla loro busta paga spingendoli sull'orlo del baratro-
E' paradossale che la condanna della flessibilità venga da un esponente della destra mentre il PD e le Confederazioni Sindacali masticano amaro imbarazzati e ne sono irritati perchè un tema bruciante viene portato in superficie e si aprono spiragli per abrogare la Legge Biagi (come una volta chiedeva la CGIL).
Ma in Italia può accadere di tutto: dalla trattativa mafia-stato, alla esclusione dei metalmeccanici dalla stipula del loro contratto, ad una opposizione parlamentare che si accinge a rivedere la Costituzione assieme alla maggioranza per agevolare al Caudillo il governo di un paese sempre più umiliato ed infelice.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.asca.it/news-LAVORO__EPIFANI__CONFINDUSTRIA_COMMENTI_TREMONTI_SU_LAVORO_FISSO-867865-ORA-.html
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Per evitare di pronunziarsi sul ripristino del "posto fisso" proposto da Tremonti, Epifani chiede alla Confindustria un commento. Commento che sicuramente non tarderà ad arrivare e sarà certamente negativo come negativi sono stati finora i commenti dei "falchi" della destra Sacconi e Brunetta e di quelli annidati nel PD come Ichino. Epifani sembra seccato e risentito. Avrebbe potuto chiedere a Tremonti di applicare la sua idea subito ai dipendenti pubblici che contano centinaia di migliaia di precari in tutti i settori a cominciare dalla scuola. Ma si è ben guardato dal farlo dal momento che il suo "Duca" è il PD il quale è ultraliberista ed ha mollato da un pezzo la tutela dei lavoratori.
Ichino si è spinto fino a giudicare "anacronistica" e "demagogica" la proposta di Tremonti esprimendo la ipocrita preoccupazione di una classe lavoratrice "spaccata in due" dal momento che una parte è esclusa dalle tutele dello Statuto e dal posto fisso e che, bontà sua, dovrebbe restarne fuori per sempre.
Ma la proposta di Tremonti non solo non è novecentesca (come scrive Brunetta) e perciò anacronistica ma à l'espressione di una profonda insoddisfazione che si è diffusa negli ambienti più consapevoli del capitalismo che considerano la precarietà del lavoro una scelta non solo scellerata
ma perdente nel lungo periodo dal momento che non investe sul capitale lavoro, genera insicurezza ed infelicità, spinge ad una gestione "usa e getta"del processo produttivo, oscura il futuro.
Il periodo più splendido dell'economia industriale e dell'economia generale è stato quello influenzato dagli economisti di scuola keinesiana (in Italia olivettiani). Il grande successo dell'economia giapponese degli ultimi cinquanta anni è dovuto alla stabilità o addirittura al radicamento aziendale dei lavoratori. La stabilità lavorativa di masse di milioni di lavoratori è certamente una garanzia per il sistema economico che dà affidibilità interna ed internazionale e consente alla fine un arricchimento generale della società. Quattro milioni di precari italiani sottopagati ed in perpetua ansia per il loro futuro con la loro povertà ed impossibilità di risparmio impoveriscono ed oscurano il futuro immediato e lontano del Paese.
E' una menzogna ritenere che la precarietà e la mobilità derivino dai processi produttivi. Se fosse così non si capirebbe perchè contratti a termine vengano rinnovati tantissime volte fino a farli risultare per quello che sono: un fumus per tenere sotto ricatto i lavoratori e rubare dalla loro busta paga spingendoli sull'orlo del baratro-
E' paradossale che la condanna della flessibilità venga da un esponente della destra mentre il PD e le Confederazioni Sindacali masticano amaro imbarazzati e ne sono irritati perchè un tema bruciante viene portato in superficie e si aprono spiragli per abrogare la Legge Biagi (come una volta chiedeva la CGIL).
Ma in Italia può accadere di tutto: dalla trattativa mafia-stato, alla esclusione dei metalmeccanici dalla stipula del loro contratto, ad una opposizione parlamentare che si accinge a rivedere la Costituzione assieme alla maggioranza per agevolare al Caudillo il governo di un paese sempre più umiliato ed infelice.
Pietro Ancona
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http://www.asca.it/news-LAVORO__EPIFANI__CONFINDUSTRIA_COMMENTI_TREMONTI_SU_LAVORO_FISSO-867865-ORA-.html
Una sera d'ottobre
domenica e ieri sera Rai1 ha trasmesso la fiction "una sera d'ottobre".
Nella parte finale dell'opera non è mancata una rozza propaganda politica contro la sinistra. Il magazzino in cui la protagonista viene sequestrata e sta per essere uccisa è adornato da un poster di Che Ghevara. Il cattivissimo è un ragazzo già in galera seppur innocente per terrorismo invidioso del successo di un collega
descritto come un ragazzo dabbene, giudizioso e ben inquadrato negli schemi del perbenismo cosa che non si può dire del suo stesso fratello minore naturalmente di ceto piccolo piccolo della periferia romana.
E' assai sopra le righe la caratterizzazione del cattivo e della sua compagna e complice che si esercita a tappare la bocca con nastro isolante
alla protagonista sempre sotto il poster di Che Ghevara..
E' inutile parlare della "morale" dellla fiction che non prevede un lieto fine tra due persone appartenenti a ceti sociali molto, molto diversi (lei figlia di magistrata, lui seppur ingegnere figlio di un modestissimo artigiano di materassi). Forse, in futuro, chissa....
Pietro Ancona
http://www.mymovies.it/film/2009/unaseradottobre/
Nella parte finale dell'opera non è mancata una rozza propaganda politica contro la sinistra. Il magazzino in cui la protagonista viene sequestrata e sta per essere uccisa è adornato da un poster di Che Ghevara. Il cattivissimo è un ragazzo già in galera seppur innocente per terrorismo invidioso del successo di un collega
descritto come un ragazzo dabbene, giudizioso e ben inquadrato negli schemi del perbenismo cosa che non si può dire del suo stesso fratello minore naturalmente di ceto piccolo piccolo della periferia romana.
E' assai sopra le righe la caratterizzazione del cattivo e della sua compagna e complice che si esercita a tappare la bocca con nastro isolante
alla protagonista sempre sotto il poster di Che Ghevara..
E' inutile parlare della "morale" dellla fiction che non prevede un lieto fine tra due persone appartenenti a ceti sociali molto, molto diversi (lei figlia di magistrata, lui seppur ingegnere figlio di un modestissimo artigiano di materassi). Forse, in futuro, chissa....
Pietro Ancona
http://www.mymovies.it/film/2009/unaseradottobre/
lunedì 19 ottobre 2009
Lettera al Professor Alberto Giannino
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: alberto.giannino@gmail.com
Cc: job@imgpress.it
Sent: Monday, October 19, 2009 8:41 PM
Subject: Ora di religione
Caro professore,
nel suo focoso commento al mio articolo su l'ora di religione lei accumuna o addirittura fa discendere le mie argomentazioni dalle scelte politiche della CGIL ( dalla quale mi sono congedato più di venti anni fa) e dal PCI nel quale non ho mai militato e non ne ho mai condiviso le idee, naturalmente a cominciare dall'atteggiamento favorevole ai patti lateranensi che hanno impedito lo sviluppo laico della società italiana. Naturalmente mi sento onorato di essere considerato da lei quasi portavoce di una grande organizzazione sindacale onusta di gloria ed in un certo senso dello stesso PCI , partito-padre della Repubblica . che oggi non esiste più essendosi inverato nel PD che ha dentro di sè personaggi come la signora Binetti .ma purtroppo per me sono sempre stato un cane sciolto nel senso che ho ragionato sempre con la mia testa anche se, naturalmente, mi riconosco nel grande filone culturale politico ed ideale della "sinistra" italiana.
Ritengo che contrariamente a quanto lei sostiene la stragrande maggioranza del popolo italiano sia laica e certamente lo è assai di più delle istituzioni politiche a cominciare dal Parlamento. Nonostante la ossessiva presenza propagandistica del Papa e di tanti personaggi nel sistema massmediatico italiano gli italiani, al momento giusto, hanno compiuto scelte giuste. Mi riferisco ai referendum sul divorzio e sull'aborto ed allo stesso referendum sulla legge 40 boicottato dalle sacrestie ma onorato dal voto di oltre quindici milioni di laici (anche cattolici).
In quanto all'ora di religione considero del tutto illegale che ci siano ventiseimila professori designati e sottomessi alla Curia ma inquadrati nella scuola pubblica italiana. Mentre la scuola italiana è funestata dai venti fascisti della destra che ne vuole l'annichilimento e diecine di migliaia di precari perdono il posto di lavoro la lobby vaticana ha messo al sicuro i suoi insegnanti, sottraendoli al comune destino
dei loro colleghi! Le sembra giusto? Forse il valore da salvare nella scuola italiana è l'insegnamento della catechesi che ha già luoghi deputati nelle istituzioni religiose?
In quanto ai personaggi che lei mi cita mi consenta di fare le più ampie riserve su molti di loro a cominciare dal fondatore dell'Opus Dei. L'unica persona che trovo veramente degna di grandissima ed incondizionata stima è il Cardinale Martini. In quanto alla Teresa di Calcutta le consiglio un libretto
del giornalista britannico Christopher Hitchens The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice ("La posizione della missionaria. Teoria e pratica di Madre Teresa"). In quanto alle missioni ed al missionarismo lei mi insegna che ha fatto da battistrada al colonialismodell'Occidente e che è stato ed è causa di conflitti sanguinosissimi ed anche di gravi disgregazioni ( timor, ruanda, etc..)
Se vorrà continuare a dialogare con me le consiglio di essere gentile e di non farsi trascinare dalla passione. Sia misericordioso e sereno e parta dal presupposto che tutti possiamo essere convinti al giusto ed al vero se questo viene indicato con chiarezza e non viene agitato come una mannaia con la quale farsi tagliare la testa.
Pietro Ancona
From: pietroancona@tin.it
To: alberto.giannino@gmail.com
Cc: job@imgpress.it
Sent: Monday, October 19, 2009 8:41 PM
Subject: Ora di religione
Caro professore,
nel suo focoso commento al mio articolo su l'ora di religione lei accumuna o addirittura fa discendere le mie argomentazioni dalle scelte politiche della CGIL ( dalla quale mi sono congedato più di venti anni fa) e dal PCI nel quale non ho mai militato e non ne ho mai condiviso le idee, naturalmente a cominciare dall'atteggiamento favorevole ai patti lateranensi che hanno impedito lo sviluppo laico della società italiana. Naturalmente mi sento onorato di essere considerato da lei quasi portavoce di una grande organizzazione sindacale onusta di gloria ed in un certo senso dello stesso PCI , partito-padre della Repubblica . che oggi non esiste più essendosi inverato nel PD che ha dentro di sè personaggi come la signora Binetti .ma purtroppo per me sono sempre stato un cane sciolto nel senso che ho ragionato sempre con la mia testa anche se, naturalmente, mi riconosco nel grande filone culturale politico ed ideale della "sinistra" italiana.
Ritengo che contrariamente a quanto lei sostiene la stragrande maggioranza del popolo italiano sia laica e certamente lo è assai di più delle istituzioni politiche a cominciare dal Parlamento. Nonostante la ossessiva presenza propagandistica del Papa e di tanti personaggi nel sistema massmediatico italiano gli italiani, al momento giusto, hanno compiuto scelte giuste. Mi riferisco ai referendum sul divorzio e sull'aborto ed allo stesso referendum sulla legge 40 boicottato dalle sacrestie ma onorato dal voto di oltre quindici milioni di laici (anche cattolici).
In quanto all'ora di religione considero del tutto illegale che ci siano ventiseimila professori designati e sottomessi alla Curia ma inquadrati nella scuola pubblica italiana. Mentre la scuola italiana è funestata dai venti fascisti della destra che ne vuole l'annichilimento e diecine di migliaia di precari perdono il posto di lavoro la lobby vaticana ha messo al sicuro i suoi insegnanti, sottraendoli al comune destino
dei loro colleghi! Le sembra giusto? Forse il valore da salvare nella scuola italiana è l'insegnamento della catechesi che ha già luoghi deputati nelle istituzioni religiose?
In quanto ai personaggi che lei mi cita mi consenta di fare le più ampie riserve su molti di loro a cominciare dal fondatore dell'Opus Dei. L'unica persona che trovo veramente degna di grandissima ed incondizionata stima è il Cardinale Martini. In quanto alla Teresa di Calcutta le consiglio un libretto
del giornalista britannico Christopher Hitchens The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice ("La posizione della missionaria. Teoria e pratica di Madre Teresa"). In quanto alle missioni ed al missionarismo lei mi insegna che ha fatto da battistrada al colonialismodell'Occidente e che è stato ed è causa di conflitti sanguinosissimi ed anche di gravi disgregazioni ( timor, ruanda, etc..)
Se vorrà continuare a dialogare con me le consiglio di essere gentile e di non farsi trascinare dalla passione. Sia misericordioso e sereno e parta dal presupposto che tutti possiamo essere convinti al giusto ed al vero se questo viene indicato con chiarezza e non viene agitato come una mannaia con la quale farsi tagliare la testa.
Pietro Ancona
abdicazione dello Stato o altro?
-
Abdicazione dello Stato o altro?
=====================
I giornali italiani fingono di non mostrare sorpresa per le sconcertanti rivelazioni del Procuratore Generale Antimafia Dr.Grasso. La notizia non è data tra le più importanti o sensazionali.Il Procuratore conferma che la trattativa c'è stata, che ha avuto due fasi e che è servita a salvare la vita a molti politici: Andreotti, Martelli, Mannino,Vizzini e qualche altro che al momento non ricorda.
L'Italia è talmente sprofondata nella sua anormalità di Paese in cui le leggi vengono fatte dal Parlamento per legittimare reati ed eludere la legge da accettare la comunicazione ufficiale della avvenuta abdicazione dello Stato e della sua resa alla Mafia senza battere ciglio. Una sostanziale indifferenza ha accolto le dichiarazioni fatta dal Dr.Grasso. Scarse e di circostanza le reazioni del mondo politico.
I giornalisti specialisti dell'universo mafia dicono che si tratta di cosa risaputa. Era risaputo che lo Stato trattasse con la Mafia? Se fosse così non si capirebbe come questa storia emerga a distanza di quasi venti anni e soltanto a seguito delle confessioni del figlio di Vito Ciancimino.
Restano da chiarire tantissime cose. Chi ha trattato con la mafia? Quanti ne erano informati? Quale era l'oggetto della trattativa? Quali sono state le conclusioni e quali gli accordi? Il papello presentato predisposto da Riina era l'unica questione sulla quale si discuteva oppure c'era dell'altro? Come mai Andreotti, Martelli, Mannino e Vizzini non hanno mai parlato di questa storia e di come sono stati salvati dalla morte ? Perchè la trattativa è continuata dopo l'uccisione di Falcone, di Borsellino e delle loro scorte? Perchè la trattativa non ha riguardato anche la salvaguardia delle loro vite? Come mai lo Stato che ha lasciato uccidere dalle Brigate Rosse Aldo Moro per non abdicare si è piegato a trattare con i responsabili della morte di centinaia di magistrati, di poliziotti, carabinieri,
senza porsi il problema morale e senza considerare la forza che la mafia avrebbe ricavato dalla sua umiliazione? Come mai non c'è alcun esponente dell'opposizione nell'elenco dei "pericolanti"?
Quanti sono tuttora impegnati nella lotta contro la Mafia come possono continuare nel loro lavoro che li espone da sempre al pericolo di essere uccisi non avendo la certezza che "tutto" lo Stato è con loro e che magari mentre rischiano la vita qualcuno non stia trattando per salvare qualche politico che magari si era troppo "esposto" co promesse non mantenute o altro?
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/mafia-10/grasso-trattativa/grasso-trattativa.htm
Abdicazione dello Stato o altro?
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I giornali italiani fingono di non mostrare sorpresa per le sconcertanti rivelazioni del Procuratore Generale Antimafia Dr.Grasso. La notizia non è data tra le più importanti o sensazionali.Il Procuratore conferma che la trattativa c'è stata, che ha avuto due fasi e che è servita a salvare la vita a molti politici: Andreotti, Martelli, Mannino,Vizzini e qualche altro che al momento non ricorda.
L'Italia è talmente sprofondata nella sua anormalità di Paese in cui le leggi vengono fatte dal Parlamento per legittimare reati ed eludere la legge da accettare la comunicazione ufficiale della avvenuta abdicazione dello Stato e della sua resa alla Mafia senza battere ciglio. Una sostanziale indifferenza ha accolto le dichiarazioni fatta dal Dr.Grasso. Scarse e di circostanza le reazioni del mondo politico.
I giornalisti specialisti dell'universo mafia dicono che si tratta di cosa risaputa. Era risaputo che lo Stato trattasse con la Mafia? Se fosse così non si capirebbe come questa storia emerga a distanza di quasi venti anni e soltanto a seguito delle confessioni del figlio di Vito Ciancimino.
Restano da chiarire tantissime cose. Chi ha trattato con la mafia? Quanti ne erano informati? Quale era l'oggetto della trattativa? Quali sono state le conclusioni e quali gli accordi? Il papello presentato predisposto da Riina era l'unica questione sulla quale si discuteva oppure c'era dell'altro? Come mai Andreotti, Martelli, Mannino e Vizzini non hanno mai parlato di questa storia e di come sono stati salvati dalla morte ? Perchè la trattativa è continuata dopo l'uccisione di Falcone, di Borsellino e delle loro scorte? Perchè la trattativa non ha riguardato anche la salvaguardia delle loro vite? Come mai lo Stato che ha lasciato uccidere dalle Brigate Rosse Aldo Moro per non abdicare si è piegato a trattare con i responsabili della morte di centinaia di magistrati, di poliziotti, carabinieri,
senza porsi il problema morale e senza considerare la forza che la mafia avrebbe ricavato dalla sua umiliazione? Come mai non c'è alcun esponente dell'opposizione nell'elenco dei "pericolanti"?
Quanti sono tuttora impegnati nella lotta contro la Mafia come possono continuare nel loro lavoro che li espone da sempre al pericolo di essere uccisi non avendo la certezza che "tutto" lo Stato è con loro e che magari mentre rischiano la vita qualcuno non stia trattando per salvare qualche politico che magari si era troppo "esposto" co promesse non mantenute o altro?
Pietro Ancona
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domenica 18 ottobre 2009
aboliamo l'ora di religione!
Sono contrario alla proposta di consentire l'insegnamento dell'Islam nella scuola perchè questo legittimerebbe l'insegnamento della religione cattolica. Lo Stato rappresentato dalla scuola pubblica deve essere ben separato dalla Chiesa o dalle Chiese. Spetta a queste trasmettere il pensiero, la dottrina e la pratica religiosa nei loro templi alle persone che vi si recano a questo scopo e per praticare il culto. l'Italia non può accettare l'idea della religione cattolica come parte integrante della sua cultura come sostiene Monsignor Bagnasco che soltanto cosi può giustificarne l'insegnamento dal momento che la scuola non è preposta alla catechesi. Ma la religione viene insegnata da persona scelta dalla Chiesa e da questa imposta alla Scuola. Possiamo ritenere che l'esposizione non sia apologetica e che contenga qualche elemento di critica? Come viene raccontata l'Inquisizione che per quasi mezzo millennio fece ardere i fuochi del supplizio in tutta Europa e poi nell'America Latina e nei luoghi di colonizzazione? Che cosa viene detto a proposito del testamento biologico, del divorzio, dei diritti degli omosessuali?
La religione cattolica ha uno Stato
amministrato dalla monarchia papale e dalla sua corte.. La gestione di questo Stato, nella storia, non è mai stata un esempio di giustizia e di liberalismo. La Forca funzionò a pieno regime fin quasi alla fine dell'ottocento e chiunque cadeva in disgrazia con i preti veniva giustiziato senza tante storie. . L'Italia dovrebbe abrogare i patti lateranensi La religione è un fatto privato che riguarda il singolo credente e la sua comunità che si riunisce per celebrare i suoi riti nei suoi templi. Questo vale per quanti frequentano le Basiliche, le sinagoghe o le moschee o i templi indù. Lo Stato non deve ostacolare la libertà di culto al singolo ed alla collettività dei credenti. Ma non deve rinunziare alla sua autonomia, alla sua laicità, alla superiore finalità della sua funzione.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.materialismo.it/Misfatti%20delle%20Relig/vittime_della_fede_cristiana.htm
.
La religione cattolica ha uno Stato
amministrato dalla monarchia papale e dalla sua corte.. La gestione di questo Stato, nella storia, non è mai stata un esempio di giustizia e di liberalismo. La Forca funzionò a pieno regime fin quasi alla fine dell'ottocento e chiunque cadeva in disgrazia con i preti veniva giustiziato senza tante storie. . L'Italia dovrebbe abrogare i patti lateranensi La religione è un fatto privato che riguarda il singolo credente e la sua comunità che si riunisce per celebrare i suoi riti nei suoi templi. Questo vale per quanti frequentano le Basiliche, le sinagoghe o le moschee o i templi indù. Lo Stato non deve ostacolare la libertà di culto al singolo ed alla collettività dei credenti. Ma non deve rinunziare alla sua autonomia, alla sua laicità, alla superiore finalità della sua funzione.
Pietro Ancona
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venerdì 16 ottobre 2009
suicidi e contratti
Ieri la giornata è stata scandita da due brutte notizie per i lavoratori: il venticenquesimo suicidio di un dipendente della telecom francese e la firma separata del contratto dei metalmeccanici italiani con l'umiliante esclusione della Fiom CGIL rappresentante della stragrande maggioranza dei lavoratori. Sostanzialmente le due notizie sono due facce di una stessa realtà: la perdita di valore e di identità sociale che il lavoro conferisce alla attività umana,la scomparsa della lotta di classe che, con il conflitto sociale, era l'unica in grado di dare prospettiva e significato al lavoro. Nella Telecom francese si è messo in moto un meccanismo azionato da "tagliatori di teste" ( non solo in senso figurato come voleva essere la macabra locuzione) che ha fatto sentire del tutto superflua la vita di venticinque persone; per il contratto dei metalmeccanici si è messo in moto il meccanismo vincente
della linea Sacconi che persegue da anni l'isolamento e la sconfitta della CGIL e, per essa, del suo Sindacato simbolicamente ed umanamente più rappresentativo: la Fiom!.
Il contratto firmato concede qualche monetina di rame ai lavoratori e soltanto alla fine del triennio. Subito non dà niente. Viene stipulato con un anticipo notevole sulla sua scadenza essendo stato firmato il venti gennaio del 2008 e non si era mai dato il caso di un rinnovo ad un anno e mezzo di vigenza! L'anticipo è stato fortemente voluto dal Governo dalla CIsl e dalla UIL per adeguarlo alle norme dell'accordo separato sul contratto nazionale a cominciare dall'avvio della triennalizzazione.
In sostanza di tratta di una riforma profonda, di un riposizionamento del contratto nazionale nella nuova strategia voluta dal padronato e dai sindacati ascari, che punta essenzialmente ad una forte riduzione dei diritti dei lavoratori mentre si allargano e si incrementano gli interessi comuni delle asso
ciazioni stipulanti già presenti con il Fondo Cometa. E' stato istitutuito un fondo per il sostegno del reddito. Vedremo di che si tratta.
La Fiom è stata sconfitta ed umiliata e non è casuale il fatto che i suoi dirigenti parlino di ricorso alla autorità giudiziaria per fare valere le ragioni che dovrebbero essere chiare a tutti dalla federmeccanica al governo. Quando un gruppo dirigente ricorre alla magistratura piuttosto che alla lotta è perchè ritiene di non avere più alcuna possibilità di capovolgere o almeno cambiare parzialmente la situazione. Questo gruppo dirigente farebbe bene a dimettersi. Il padronato ha colpito giusto ed i suoi numerosi sensori lo hanno avvertito della realtà della situazione. Una situazione nella quale la CGIL non andrà molto oltre una mera quasi notarile critica con rammarico, il pd (che è il partito al quale sono iscritti la stragrande maggioranza dei dirigenti della CGIL) non dice una parola e magari continuerà a sostenere la necessità della unità della CGIL con Cisl ed UIL naturalmente alle condizioni che queste dettano d'accordo con Governo e padronato.
http://www.rassegna.it/articoli/2009/10/15/53318/metalmeccanici-accordo-separato-senza-la-fiom
della linea Sacconi che persegue da anni l'isolamento e la sconfitta della CGIL e, per essa, del suo Sindacato simbolicamente ed umanamente più rappresentativo: la Fiom!.
Il contratto firmato concede qualche monetina di rame ai lavoratori e soltanto alla fine del triennio. Subito non dà niente. Viene stipulato con un anticipo notevole sulla sua scadenza essendo stato firmato il venti gennaio del 2008 e non si era mai dato il caso di un rinnovo ad un anno e mezzo di vigenza! L'anticipo è stato fortemente voluto dal Governo dalla CIsl e dalla UIL per adeguarlo alle norme dell'accordo separato sul contratto nazionale a cominciare dall'avvio della triennalizzazione.
In sostanza di tratta di una riforma profonda, di un riposizionamento del contratto nazionale nella nuova strategia voluta dal padronato e dai sindacati ascari, che punta essenzialmente ad una forte riduzione dei diritti dei lavoratori mentre si allargano e si incrementano gli interessi comuni delle asso
ciazioni stipulanti già presenti con il Fondo Cometa. E' stato istitutuito un fondo per il sostegno del reddito. Vedremo di che si tratta.
La Fiom è stata sconfitta ed umiliata e non è casuale il fatto che i suoi dirigenti parlino di ricorso alla autorità giudiziaria per fare valere le ragioni che dovrebbero essere chiare a tutti dalla federmeccanica al governo. Quando un gruppo dirigente ricorre alla magistratura piuttosto che alla lotta è perchè ritiene di non avere più alcuna possibilità di capovolgere o almeno cambiare parzialmente la situazione. Questo gruppo dirigente farebbe bene a dimettersi. Il padronato ha colpito giusto ed i suoi numerosi sensori lo hanno avvertito della realtà della situazione. Una situazione nella quale la CGIL non andrà molto oltre una mera quasi notarile critica con rammarico, il pd (che è il partito al quale sono iscritti la stragrande maggioranza dei dirigenti della CGIL) non dice una parola e magari continuerà a sostenere la necessità della unità della CGIL con Cisl ed UIL naturalmente alle condizioni che queste dettano d'accordo con Governo e padronato.
http://www.rassegna.it/articoli/2009/10/15/53318/metalmeccanici-accordo-separato-senza-la-fiom
giovedì 15 ottobre 2009
la libertà di coscienza della Binetti e l'assenza di coscienza del PD
La libertà di coscienza della Binetti e l'assenza di coscienza del PD
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Nello Statuto del Partito Democratico, si parla di uomini e di donne ed anche di giovani uomini e giovani donne. Mai di omosessuali o gay. Lo Statuto è stato approvato appena nel febbraio del 2008 e quindi avrebbe potuto fare riferimento agli omosessuali come ad un genere. Perchè distinguere gli iscritti soltanto in uomini e donne? Avrebbe dovuto recitare: "uomini, donne e gay" oppure non distinguere è scrivere soltanto : persone. I genere non sono due ma tre. Non so chi abbia scritto lo Statuto del PD. Sicuramente una Commissione la quale è stata talmente d'accordo su tutte le cose da cancellare, da non scrivere, che praticamente non è rimasto quasi niente. E' successo agli estensori quello che accade a certi scultori o a certi falegnami che a furia di scalpellare o di levigare si riducono con niente. Non ho mai letto niente di più anonimo. Potrebbe adattarsi a qualsiasi formazione politica
diciamo di un orientamento così indeterminato e così sbilanciato da destare financo stupore. Insomma, la prima parte dei principi, dei cosidetti "fondamentali" dello Statuto è del tutto anodina, insapore, incolore, insomma una specie di nebbiolina....
Con uno Statuto come questo ha ragione la senatrice Paola Binetti a rivendicare la propria libertà di coscienza. In effetti in assenza di un corpus di principi e di norme che definiscono la cultura di un Partito, di un Movimento, non resta che la coscienza personale del singolo iscritto che nel caso è nutrita da fondamentali nozioni di un cattolicesimo intollerante, punitivo verso qualsiasi "diversità" dall'unico comportamento sessuale ammesso dalla Chiesa: quello finalizzato alla procreazione. Certo la Binetti ha presente le punizioni che per oltre mille anni sono state inflitte dalla Chiesa ai sodomiti che vanno dalla castrazione al rogo. Ai delatori degli omosex venivano elargiti premi in denaro. Non è detto che una storia tanto antica di criminalizzazione non abbia lasciato segni e pregiudizi nell'animo della Nostra.
Dal momento che lo Statuto del Partito non compie alcuna scelta sul terreno dei diritti civili non si vede quale incompatibilità possa sorgere per la Binetti o per chi, per passare al campo dei diritti sociali, possa invocare l'abolizione di ogni e qualsiasi diritto per i lavoratori dipendenti. Diritti civili e diritti sociali sono appannaggio della libertà di coscienza di ogni singolo iscritto e di ogni singolo parlamentare o amministratore. Infatti, Bersani si è affrettato ad accogliere la Senatrice, rimproverata dal Segretario, tra i propri seguaci. Perchè nella grande palude ideologica e morale del PD non debba trovare posto l'intolleranza xenofoba di chi
magari considera le legnate inflitte dai razzisti agli omosessuali una sorta di punizione "divina" e di espiazione dei loro peccati? E' possibile che l'ecumenismo del PD possa giungere a tanto?
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.partitodemocratico.it/allegatidef/Statuto%20PD44883.pdf
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Nello Statuto del Partito Democratico, si parla di uomini e di donne ed anche di giovani uomini e giovani donne. Mai di omosessuali o gay. Lo Statuto è stato approvato appena nel febbraio del 2008 e quindi avrebbe potuto fare riferimento agli omosessuali come ad un genere. Perchè distinguere gli iscritti soltanto in uomini e donne? Avrebbe dovuto recitare: "uomini, donne e gay" oppure non distinguere è scrivere soltanto : persone. I genere non sono due ma tre. Non so chi abbia scritto lo Statuto del PD. Sicuramente una Commissione la quale è stata talmente d'accordo su tutte le cose da cancellare, da non scrivere, che praticamente non è rimasto quasi niente. E' successo agli estensori quello che accade a certi scultori o a certi falegnami che a furia di scalpellare o di levigare si riducono con niente. Non ho mai letto niente di più anonimo. Potrebbe adattarsi a qualsiasi formazione politica
diciamo di un orientamento così indeterminato e così sbilanciato da destare financo stupore. Insomma, la prima parte dei principi, dei cosidetti "fondamentali" dello Statuto è del tutto anodina, insapore, incolore, insomma una specie di nebbiolina....
Con uno Statuto come questo ha ragione la senatrice Paola Binetti a rivendicare la propria libertà di coscienza. In effetti in assenza di un corpus di principi e di norme che definiscono la cultura di un Partito, di un Movimento, non resta che la coscienza personale del singolo iscritto che nel caso è nutrita da fondamentali nozioni di un cattolicesimo intollerante, punitivo verso qualsiasi "diversità" dall'unico comportamento sessuale ammesso dalla Chiesa: quello finalizzato alla procreazione. Certo la Binetti ha presente le punizioni che per oltre mille anni sono state inflitte dalla Chiesa ai sodomiti che vanno dalla castrazione al rogo. Ai delatori degli omosex venivano elargiti premi in denaro. Non è detto che una storia tanto antica di criminalizzazione non abbia lasciato segni e pregiudizi nell'animo della Nostra.
Dal momento che lo Statuto del Partito non compie alcuna scelta sul terreno dei diritti civili non si vede quale incompatibilità possa sorgere per la Binetti o per chi, per passare al campo dei diritti sociali, possa invocare l'abolizione di ogni e qualsiasi diritto per i lavoratori dipendenti. Diritti civili e diritti sociali sono appannaggio della libertà di coscienza di ogni singolo iscritto e di ogni singolo parlamentare o amministratore. Infatti, Bersani si è affrettato ad accogliere la Senatrice, rimproverata dal Segretario, tra i propri seguaci. Perchè nella grande palude ideologica e morale del PD non debba trovare posto l'intolleranza xenofoba di chi
magari considera le legnate inflitte dai razzisti agli omosessuali una sorta di punizione "divina" e di espiazione dei loro peccati? E' possibile che l'ecumenismo del PD possa giungere a tanto?
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.partitodemocratico.it/allegatidef/Statuto%20PD44883.pdf
L'Omosessualità nel Medievo cristiano
L’omosessualità nel Medioevo italiano
La tradizionale tolleranza, ed in alcuni casi compiacenza, del mondo antico verso le pratiche omosessuali non sopravvisse alla caduta dell’Impero di Roma.
Già nel 533 dc l’imperatore bizantino Giustiniano, in una legge del suo Codex, equiparava tutte le relazioni tra uomini all’adulterio, punibile con la pena capitale.
Non andava meglio agli omosessuali spagnoli. Nelle Leges Visigothorum del VII secolo una legge condannava chi commetteva atti omosessuali alla castrazione. Anche l’episcopato spagnolo, che in un primo tempo non aveva voluto recepire questa normativa, sotto diretto ordine della monarchia visigota emise un decreto conciliare che puniva sia gli ecclesiastici che i laici colpevoli di atti sodomitici: i primi con la scomunica e l’esilio, i secondi con cento frustate e l’esilio. Sempre meglio, comunque, della castrazione.
Dopo un periodo di silenzio si ritrovano norme contro i sodomiti nelle leggi approvate da Carlo Magno. Con un editto esortava gli ecclesiastici «a cercare con ogni mezzo di impedire e sradicare questo male»; l’editto, tuttavia, aveva un carattere esortativo, non punitivo, era una specie di ammonizione ecclesiastica.
Questo atteggiamento altomedievale abbastanza tollerante, a parte alcuni casi particolari (i visigoti in Spagna), mutuò col trascorrere del tempo, fino ad arrivare ad una aperta ostilità e alla creazione di una normativa repressiva ad hoc.
Il cambio di questa mentalità ci è ben testimoniato dall’opera del monaco Pier Damiani, ardente promotore dell’attività riformatrice dei pontefici nell’XI secolo. Nel Liber Gomorrhianus, composto nel 1049 dc, affronta in modo sistematico il problema dell’omosessualità in ambito ecclesiastico, col proposito di risanarne i costumi. Il monaco attacca il vizio contro natura dilagante «in nostris partibus», analizzandone le tipologie comportamentali e le situazioni in cui vengono compiute. L’unica soluzione per risolvere l’annoso problema era l’immediata degradazione del reo, a qualunque grado gerarchico appartenesse, poiché riteneva «completamente assurdo che quelli che si macchiano con questa malattia purulenta osino entrare nell’ordine o rimangano nel loro grado (…) perché è contrario alla ragione e alle sanzioni canoniche dei Padri».
Col progressivo cambio della mentalità cambiarono anche le attitudini dei legislatori nei confronti del «nefandum vitium sodomiae», soprattutto nel periodo delle autonomie comunali (in Italia, ma non solo)
I primi ad occuparsi di questo problema furono gli estensori degli Statuti di Bologna del 1257. Una rubrica statutaria, riguardante la «Societas sancte Marie», esortava gli aderenti a tale società a denunciare, oltre agli eretici, anche i sodomiti, puniti con l’esilio; bando che non poteva essere revocato da successivi decreti. In un’altra rubrica, inoltre, si ordinava di bruciare chiunque ospitasse «in domo sua (…) aliquos sodomittos». In questa normativa già si prevedeva la pena di morte per combustione, anche se non era rivolta verso chi compiva atti “nefandi” (come accadrà nel secolo seguente), ma verso chi li ospitava nella propria dimora (e, verosimilmente, verso i ruffiani che approfittavano della situazione per guadagnarci su).
La Constitutio senese (1262-1270 dc) condannava chiunque «detestabile crimen sogdomiticum fecerit» ad una pena pecuniaria di 300 lire; in caso di inadempienza il reo sarebbe stato impiccato per i genitali. La stessa punizione era prevista «contra lenones», contro i ruffiani e quanti avessero facilitato questo crimine.
La prima testimonianza che parla esplicitamente di un rogo per «vicium sogdomiticum» si trova in una raccolta annalistica svizzera, gli Annales basileense. Nel 1277 a Basilea l’imperatore Rodolfo fece bruciare sul rogo tal «dominum Haspiperch», accusato di sodomia.
Che, nel XIII secolo, il rogo fosse una punizione più diffusa oltralpe ci è testimoniato da una consuetudine giuridica di Clermont, nella regione francese di Beauvais. In questa «consuetudo» si equiparava la sodomia all’eresia, e chiunque si fosse reso colpevoli di questi peccati «doit estre ars», doveva essere bruciato vivo.
In Italia la prima attestazione dell’uso del fuoco per punire i peccatori “contro natura” risale al 1293. In quell’anno, a Perugina, Carlo II d’Angiò, in viaggio col figlio Carlo Martello verso la corte papale di Roma, fece arrestare il conte di Acerra, verso cui provava aperta ostilità. Accusatolo di essere un sodomita (un’accusa, verosimilmente, infondata), lo fece impalare e «come un pollo il fece arrostire». In questo caso il rogo è abbinato al supplizio del palo, non è ancora considerato il metodo migliore per punire chi si macchiava del crimine “contro natura”.
Proprio negli ultimi decenni del XIII secolo vi fu, in particolare nelle «scholae» bolognesi, una riscoperta del Diritto Romano, col recupero della pena tardoromana del rogo, caduta in disuso dopo il crollo dell’Impero.
Dal XIV secolo, infatti, tutte le rubriche statutarie sull’argomento comminavano ai rei al pena di morte sul rogo. Già nel 1312 gli Statuti di Collalto (TV) condannavano chi «commiserit nefandum vitium sodomie cum masculo» ad essere bruciato, mentre il passivo era punito ad arbitrio del Conte.
Un caso a sé la normativa statutaria di Firenze. La rubrica «De pungendo sodomitis», elaborata dal notaio ser Giovanni di Lapo Bonamici nel 1325, utilizzava l’idea del “contrappasso”, ossia la castrazione per i rei. Nel caso il crimine fosse stato commesso con un minore di quattordici anni era prevista un’ulteriore pena di natura pecuniaria, a discrezione del giudice. Nel caso il crimine diventasse abituale, il colpevole era condannato ad una pena pecuniaria di 500 fiorini e al taglio della mano destra. Solo nel caso dei “trapassi”, i forestieri che si fermavano a Firenze e vi commettevano atti sodomitici, era prevista la massima pena, essere bruciati vivi. Per favorire la delazione era promessa, come ricompensa, la metà dell’ammenda inflitta al colpevole. Era, inoltre, attuata una forte censura, con la pena di 10 fiorini per chiunque alludesse “all’amor greco” in canzoni, poesie e sonetti popolari.
Solo con i nuovi statuti del 1365 il Podestà emise nuove disposizioni, con la pena di morte sul rogo per i colpevoli di sodomia, sia attivi che passivi, colpevoli di aver commesso violenza contro Dio e contro la Natura. Una ulteriore novità apportata alla legislatura precedente fu l’introduzione, per la prima volta in Toscana, della prativa della tortura per garantirsi una confessione.
La normativa statutaria della città di Padova, del 1329, puniva chiunque avesse l’ardire di “contaminare” contro natura «mulierem vel masculum», ossia uomini e donne, tramite la morte sul rogo. In questo caso la norma era rivolta non solo contro l’omosessualità, ma conto tutti gli atti sessuali contrari alla morale cristiana. Inoltre chi era stato “contaminato” doveva essere giudicato dal Podestà e dalla sua «Curiae», tenendo ben presente le possibili attenuanti, considerando cioè la «qualitate delicti & Persona & aetate sua».
Anche gli Statuti di Carpi (1353), della comunità del Lago di Garda (1351-1386) e di Gemona (1387) prescrivevano al pena di morte tramite il rogo per chiunque avesse commesso «scelus contra naturam». Le ultime due raccolte statutarie, inoltre, prevedevano che la «famiglia domini Potestatis», ossia i funzionari podestarili, se ne andassero dal luogo dell’esecuzione solo dopo essersi assicurati che il reo fosse spirato sul rogo.
Più articolata la «rubrica de Sodomitis» dello Statuto di Tortona, composto nel 1351. La pena per chi «cum maculo aliquo nefandem libidinem execuerit» era la stessa, però i sodomiti con età inferiore ai 18 anni erano puniti ad arbitrio del Rettore con sanzioni pecuniarie e corporali. Chi aveva subito la “violenza”, sia maggiorenne che minorenne, non doveva subire alcuna pena..Nel caso fosse stato consenziente si doveva applicare la sopraccitata norma, ossia rogo per i maggiorenni e punizioni corporali e sanzioni pecuniarie per i minorenni.
Il cambio di mentalità dei legislatori comunali si avverte chiaramente confrontando lo statuto di Bologna del 1389 con quello del secolo precedente. La pena per chi favoriva questo «scelus» era la stessa, ma chi infrangeva la legge era adesso condannato al rogo e non più all’esilio perpetuo.
Anche nella vicina Rimini nel 1397, sotto la signoria di Carlo I Malatesta, i legislatori locali emanarono delle norme punitive per chiunque fosse sorpreso a «cometere el nefandissimo peccado de la luxuria contra Natura e alcun vicio sodomiticho». La persona riconosciuta colpevole di tali atti, poiché provocava un «grandissimo despiaxere al nostro signore Dio», era condannato ad essere «burxado publicamente in la piaza de quello luogo, dove igli commeterà quisti delicti».
Nel XV secolo sembra decadere la differenziazione tra atti sodomitici compiuti con uomini o con donne, come già si è sopra visto nel caso dello statuto padovano del 1329. Già nel 1402 gli estensori dello statuto di Adria punivano col rogo «qui mulierem vel masculo poluerit contra naturam». Anche gli statuti di Feltre (1404 ca.), Vicenza (1425), Caneda (1476) e Brescia (1486) prevedevano che chi avesse contaminato contro natura un uomo o una donna «comburatur igne». Lo statuto della «Communitas Vallis Camonicae» del 1498 puniva indistintamente la sodomia, se compiuta da una persona di almeno sedici anni, con il rogo, in contumacia se il reo riusciva a scappare.
A Pordenone, invece, il rogo era riservato a chi copulava in modo sodomitici con un maschio, e solo con quello, «propter quod insurgunt leges et armantur iura». La stessa pena era prevista, inoltre, per chi avesse avuto rapporti sessuali «cum brutis animalibus».
Agli inizi del Quattrocento Venezia fu scossa dall’indagine contro la sodomia condotta dai Signori della Notte, una magistratura della repubblica. Lo scandalo fu enorme, e coinvolse persino alcuni nobili veneziani, imparentati con alcune alte cariche della Serenissima repubblica. Il caso venne insabbiato e il reato di sodomia fu avocato al Consiglio dei Dieci che, nel 1455, emise una legge che puniva questo «pessimo morbo», che provocava «super nos iram domini nostri Dei». Soprattutto dovevano essere costantemente monitorate le taverne, luoghi in cui avvenivano gli incontri illeciti, in particolare con la partecipazione di giovanetti.
Ad Orvieto gli ufficiali papali era tenuti a indagare contro i sodomiti che al tempo del loro mandato, o nell’anno precedente, avessero commesso il reato di omosessualità, o fossero stati accusati di ciò. La pena prevista per i colpevoli, sia attivi che passivi, era la morte sul rogo, tranne per i «pueris» al di sotto dei quattordici anni, puniti con una multa di 25 lire in caso fossero stati capaci di intendere e di volere. La maggior severità nei confronti dell’omosessualità è provata dalla rubrica dello statuto orvietano che puniva i ruffiani. Se qualcuno si comportava da ruffiano in un adulterio, un incesto o una violenza di una «mulieribus honestis bonae vitae et famae» era condannato a pagare una multa di 100 lire, fustigato sulle nude carni attraverso la città ed esiliato in «perpetuo». Ma nel caso avesse favorito il «vitium sodomiae», oltre alla fustigazione e all’esilio, sarebbe stato condannato al pagamento di una multa di 200 lire, il doppio previsto per una donna d’onesta virtù.
Il problema dell’omosessualità fu affrontato anche dalla normativa signorile. Già abbiamo visto come reagirono le istituzioni veneziane di fronte al problema, con l’istituzione di una apposita magistratura.
Anche nella Firenze medicea, a seguito di un caso particolarmente scabroso che aveva colpito l’opinione pubblica, venne istituita una nuova magistratura per far rispettare le norme contro l’omosessualità. Nel 1426 il bolognese Piero Di Giacomo violentò un bambino del quartiere di San Lorenzo, che morì per le emorragie interne provocategli dalla violenza. Il processo a Piero Di Giacomo terminò con la sua morte sul rogo e con la promulgazione di una legge negli Statuta Communis Florentiae, circa tre anni dopo, che istituiva il corpo degli Ufficiali di Notte. Il nuovo organo comunale doveva «diligentem inquirere et investigare et se informare», ossia doveva agire tramite investigazioni poliziesche e delazioni segrete. Le pene previste dalla nuova legislazione, però, non erano dure come voleva una parte dell’opinione pubblica. Chi fosse stato dichiarato colpevole avrebbe dovuto pagare una penale di 50 fiorini, il doppio in caso di prima recidività, il quadruplo la seconda recidività e 500 fiorini la terza. Solo alla quarta recidività era previsto il rogo pubblico.
Nel 1447 il signore di Milano, Francesco Sforza, emise un bando contro gli omosessuali. I legislatori meneghini consideravano l’omosessualità alla stregua di un contagio, e questo bando cercava di porre freno a questo «execrabile» vizio, tramite la pubblica delazione dei peccatori, contro cui era prevista la pena di morte sul rogo.Il premio per i delatori, la cui identità doveva rimanere segreta, era di 10 ducati d’oro; però questi ultimi dovevano portare delle prove convincenti a sostegno delle loro accuse, una norma piuttosto garantisti per l’epoca. Il compito di raccogliere queste denuncie era affidato al capitano di giustizia di Milano, il signor Bartolomeo Caccia.
Le autorità veneziane, per cancellare il «nefandissimum et horendum vitium et crimen sodomie in hac civitate», promulgarono nel 1496 una legge che obbligava «barbitonsur sive medici aut alii» che curavano ragazzi o donne vittime di sodomia a denunciare questi fatti al Consiglio dei Dieci, pena il pagamento di una multa di 500 lire di denari piccoli e la reclusione per sei mesi, oltre all’interdizione dall’esercizio dell’attività medica in Venezia.
Dall’intolleranza malcelata nei confronti dell’omosessualità che caratterizzò il periodo altomedievale si passò, nel Basso Medioevo, all’aperta ostilità, supportata dalla legislazione e dalla morale cattolica. Le prediche contro l’omosessualità di parte del clero avevano avuto l’effetto di far emergere il problema del vizio contro natura, e quindi contro Dio stesso, facendo si che queste preoccupazioni coinvolgessero anche la sfera legislativa, prima dei Comuni e poi delle Signorie. L’esito, abbastanza scontato, fu la persecuzione degli omosessuali e di coloro che commettevano il vizio sodomitico, anche con donne; persecuzione che accomunava gli omosessuali agli infedeli e agli eretici, ossia a coloro che erano ritenuti al di fuori della morale ortodossa cristiana. Persecuzione che, in alcuni casi, continua tutt’oggi e che, fino a poco tempo fa, era prassi corrente nella maggior parte delle nazioni del mondo. Basti pensare al fatto che in alcuni stati degli USA la sodomia è ancora considerata reato.
Bibliografia consigliata
J. Boswell, Cristianesimo, tolleranza, omosessualità. La Chiesa e gli omosessuali dalle origini al XIV secolo, trad. a c. di E. Lauzi, Milano 1989.
R. Canosa, Storia di una grande paura: la sodomia a Firenze e a Venezia nel Quattrocento, Milano 1991.
La tradizionale tolleranza, ed in alcuni casi compiacenza, del mondo antico verso le pratiche omosessuali non sopravvisse alla caduta dell’Impero di Roma.
Già nel 533 dc l’imperatore bizantino Giustiniano, in una legge del suo Codex, equiparava tutte le relazioni tra uomini all’adulterio, punibile con la pena capitale.
Non andava meglio agli omosessuali spagnoli. Nelle Leges Visigothorum del VII secolo una legge condannava chi commetteva atti omosessuali alla castrazione. Anche l’episcopato spagnolo, che in un primo tempo non aveva voluto recepire questa normativa, sotto diretto ordine della monarchia visigota emise un decreto conciliare che puniva sia gli ecclesiastici che i laici colpevoli di atti sodomitici: i primi con la scomunica e l’esilio, i secondi con cento frustate e l’esilio. Sempre meglio, comunque, della castrazione.
Dopo un periodo di silenzio si ritrovano norme contro i sodomiti nelle leggi approvate da Carlo Magno. Con un editto esortava gli ecclesiastici «a cercare con ogni mezzo di impedire e sradicare questo male»; l’editto, tuttavia, aveva un carattere esortativo, non punitivo, era una specie di ammonizione ecclesiastica.
Questo atteggiamento altomedievale abbastanza tollerante, a parte alcuni casi particolari (i visigoti in Spagna), mutuò col trascorrere del tempo, fino ad arrivare ad una aperta ostilità e alla creazione di una normativa repressiva ad hoc.
Il cambio di questa mentalità ci è ben testimoniato dall’opera del monaco Pier Damiani, ardente promotore dell’attività riformatrice dei pontefici nell’XI secolo. Nel Liber Gomorrhianus, composto nel 1049 dc, affronta in modo sistematico il problema dell’omosessualità in ambito ecclesiastico, col proposito di risanarne i costumi. Il monaco attacca il vizio contro natura dilagante «in nostris partibus», analizzandone le tipologie comportamentali e le situazioni in cui vengono compiute. L’unica soluzione per risolvere l’annoso problema era l’immediata degradazione del reo, a qualunque grado gerarchico appartenesse, poiché riteneva «completamente assurdo che quelli che si macchiano con questa malattia purulenta osino entrare nell’ordine o rimangano nel loro grado (…) perché è contrario alla ragione e alle sanzioni canoniche dei Padri».
Col progressivo cambio della mentalità cambiarono anche le attitudini dei legislatori nei confronti del «nefandum vitium sodomiae», soprattutto nel periodo delle autonomie comunali (in Italia, ma non solo)
I primi ad occuparsi di questo problema furono gli estensori degli Statuti di Bologna del 1257. Una rubrica statutaria, riguardante la «Societas sancte Marie», esortava gli aderenti a tale società a denunciare, oltre agli eretici, anche i sodomiti, puniti con l’esilio; bando che non poteva essere revocato da successivi decreti. In un’altra rubrica, inoltre, si ordinava di bruciare chiunque ospitasse «in domo sua (…) aliquos sodomittos». In questa normativa già si prevedeva la pena di morte per combustione, anche se non era rivolta verso chi compiva atti “nefandi” (come accadrà nel secolo seguente), ma verso chi li ospitava nella propria dimora (e, verosimilmente, verso i ruffiani che approfittavano della situazione per guadagnarci su).
La Constitutio senese (1262-1270 dc) condannava chiunque «detestabile crimen sogdomiticum fecerit» ad una pena pecuniaria di 300 lire; in caso di inadempienza il reo sarebbe stato impiccato per i genitali. La stessa punizione era prevista «contra lenones», contro i ruffiani e quanti avessero facilitato questo crimine.
La prima testimonianza che parla esplicitamente di un rogo per «vicium sogdomiticum» si trova in una raccolta annalistica svizzera, gli Annales basileense. Nel 1277 a Basilea l’imperatore Rodolfo fece bruciare sul rogo tal «dominum Haspiperch», accusato di sodomia.
Che, nel XIII secolo, il rogo fosse una punizione più diffusa oltralpe ci è testimoniato da una consuetudine giuridica di Clermont, nella regione francese di Beauvais. In questa «consuetudo» si equiparava la sodomia all’eresia, e chiunque si fosse reso colpevoli di questi peccati «doit estre ars», doveva essere bruciato vivo.
In Italia la prima attestazione dell’uso del fuoco per punire i peccatori “contro natura” risale al 1293. In quell’anno, a Perugina, Carlo II d’Angiò, in viaggio col figlio Carlo Martello verso la corte papale di Roma, fece arrestare il conte di Acerra, verso cui provava aperta ostilità. Accusatolo di essere un sodomita (un’accusa, verosimilmente, infondata), lo fece impalare e «come un pollo il fece arrostire». In questo caso il rogo è abbinato al supplizio del palo, non è ancora considerato il metodo migliore per punire chi si macchiava del crimine “contro natura”.
Proprio negli ultimi decenni del XIII secolo vi fu, in particolare nelle «scholae» bolognesi, una riscoperta del Diritto Romano, col recupero della pena tardoromana del rogo, caduta in disuso dopo il crollo dell’Impero.
Dal XIV secolo, infatti, tutte le rubriche statutarie sull’argomento comminavano ai rei al pena di morte sul rogo. Già nel 1312 gli Statuti di Collalto (TV) condannavano chi «commiserit nefandum vitium sodomie cum masculo» ad essere bruciato, mentre il passivo era punito ad arbitrio del Conte.
Un caso a sé la normativa statutaria di Firenze. La rubrica «De pungendo sodomitis», elaborata dal notaio ser Giovanni di Lapo Bonamici nel 1325, utilizzava l’idea del “contrappasso”, ossia la castrazione per i rei. Nel caso il crimine fosse stato commesso con un minore di quattordici anni era prevista un’ulteriore pena di natura pecuniaria, a discrezione del giudice. Nel caso il crimine diventasse abituale, il colpevole era condannato ad una pena pecuniaria di 500 fiorini e al taglio della mano destra. Solo nel caso dei “trapassi”, i forestieri che si fermavano a Firenze e vi commettevano atti sodomitici, era prevista la massima pena, essere bruciati vivi. Per favorire la delazione era promessa, come ricompensa, la metà dell’ammenda inflitta al colpevole. Era, inoltre, attuata una forte censura, con la pena di 10 fiorini per chiunque alludesse “all’amor greco” in canzoni, poesie e sonetti popolari.
Solo con i nuovi statuti del 1365 il Podestà emise nuove disposizioni, con la pena di morte sul rogo per i colpevoli di sodomia, sia attivi che passivi, colpevoli di aver commesso violenza contro Dio e contro la Natura. Una ulteriore novità apportata alla legislatura precedente fu l’introduzione, per la prima volta in Toscana, della prativa della tortura per garantirsi una confessione.
La normativa statutaria della città di Padova, del 1329, puniva chiunque avesse l’ardire di “contaminare” contro natura «mulierem vel masculum», ossia uomini e donne, tramite la morte sul rogo. In questo caso la norma era rivolta non solo contro l’omosessualità, ma conto tutti gli atti sessuali contrari alla morale cristiana. Inoltre chi era stato “contaminato” doveva essere giudicato dal Podestà e dalla sua «Curiae», tenendo ben presente le possibili attenuanti, considerando cioè la «qualitate delicti & Persona & aetate sua».
Anche gli Statuti di Carpi (1353), della comunità del Lago di Garda (1351-1386) e di Gemona (1387) prescrivevano al pena di morte tramite il rogo per chiunque avesse commesso «scelus contra naturam». Le ultime due raccolte statutarie, inoltre, prevedevano che la «famiglia domini Potestatis», ossia i funzionari podestarili, se ne andassero dal luogo dell’esecuzione solo dopo essersi assicurati che il reo fosse spirato sul rogo.
Più articolata la «rubrica de Sodomitis» dello Statuto di Tortona, composto nel 1351. La pena per chi «cum maculo aliquo nefandem libidinem execuerit» era la stessa, però i sodomiti con età inferiore ai 18 anni erano puniti ad arbitrio del Rettore con sanzioni pecuniarie e corporali. Chi aveva subito la “violenza”, sia maggiorenne che minorenne, non doveva subire alcuna pena..Nel caso fosse stato consenziente si doveva applicare la sopraccitata norma, ossia rogo per i maggiorenni e punizioni corporali e sanzioni pecuniarie per i minorenni.
Il cambio di mentalità dei legislatori comunali si avverte chiaramente confrontando lo statuto di Bologna del 1389 con quello del secolo precedente. La pena per chi favoriva questo «scelus» era la stessa, ma chi infrangeva la legge era adesso condannato al rogo e non più all’esilio perpetuo.
Anche nella vicina Rimini nel 1397, sotto la signoria di Carlo I Malatesta, i legislatori locali emanarono delle norme punitive per chiunque fosse sorpreso a «cometere el nefandissimo peccado de la luxuria contra Natura e alcun vicio sodomiticho». La persona riconosciuta colpevole di tali atti, poiché provocava un «grandissimo despiaxere al nostro signore Dio», era condannato ad essere «burxado publicamente in la piaza de quello luogo, dove igli commeterà quisti delicti».
Nel XV secolo sembra decadere la differenziazione tra atti sodomitici compiuti con uomini o con donne, come già si è sopra visto nel caso dello statuto padovano del 1329. Già nel 1402 gli estensori dello statuto di Adria punivano col rogo «qui mulierem vel masculo poluerit contra naturam». Anche gli statuti di Feltre (1404 ca.), Vicenza (1425), Caneda (1476) e Brescia (1486) prevedevano che chi avesse contaminato contro natura un uomo o una donna «comburatur igne». Lo statuto della «Communitas Vallis Camonicae» del 1498 puniva indistintamente la sodomia, se compiuta da una persona di almeno sedici anni, con il rogo, in contumacia se il reo riusciva a scappare.
A Pordenone, invece, il rogo era riservato a chi copulava in modo sodomitici con un maschio, e solo con quello, «propter quod insurgunt leges et armantur iura». La stessa pena era prevista, inoltre, per chi avesse avuto rapporti sessuali «cum brutis animalibus».
Agli inizi del Quattrocento Venezia fu scossa dall’indagine contro la sodomia condotta dai Signori della Notte, una magistratura della repubblica. Lo scandalo fu enorme, e coinvolse persino alcuni nobili veneziani, imparentati con alcune alte cariche della Serenissima repubblica. Il caso venne insabbiato e il reato di sodomia fu avocato al Consiglio dei Dieci che, nel 1455, emise una legge che puniva questo «pessimo morbo», che provocava «super nos iram domini nostri Dei». Soprattutto dovevano essere costantemente monitorate le taverne, luoghi in cui avvenivano gli incontri illeciti, in particolare con la partecipazione di giovanetti.
Ad Orvieto gli ufficiali papali era tenuti a indagare contro i sodomiti che al tempo del loro mandato, o nell’anno precedente, avessero commesso il reato di omosessualità, o fossero stati accusati di ciò. La pena prevista per i colpevoli, sia attivi che passivi, era la morte sul rogo, tranne per i «pueris» al di sotto dei quattordici anni, puniti con una multa di 25 lire in caso fossero stati capaci di intendere e di volere. La maggior severità nei confronti dell’omosessualità è provata dalla rubrica dello statuto orvietano che puniva i ruffiani. Se qualcuno si comportava da ruffiano in un adulterio, un incesto o una violenza di una «mulieribus honestis bonae vitae et famae» era condannato a pagare una multa di 100 lire, fustigato sulle nude carni attraverso la città ed esiliato in «perpetuo». Ma nel caso avesse favorito il «vitium sodomiae», oltre alla fustigazione e all’esilio, sarebbe stato condannato al pagamento di una multa di 200 lire, il doppio previsto per una donna d’onesta virtù.
Il problema dell’omosessualità fu affrontato anche dalla normativa signorile. Già abbiamo visto come reagirono le istituzioni veneziane di fronte al problema, con l’istituzione di una apposita magistratura.
Anche nella Firenze medicea, a seguito di un caso particolarmente scabroso che aveva colpito l’opinione pubblica, venne istituita una nuova magistratura per far rispettare le norme contro l’omosessualità. Nel 1426 il bolognese Piero Di Giacomo violentò un bambino del quartiere di San Lorenzo, che morì per le emorragie interne provocategli dalla violenza. Il processo a Piero Di Giacomo terminò con la sua morte sul rogo e con la promulgazione di una legge negli Statuta Communis Florentiae, circa tre anni dopo, che istituiva il corpo degli Ufficiali di Notte. Il nuovo organo comunale doveva «diligentem inquirere et investigare et se informare», ossia doveva agire tramite investigazioni poliziesche e delazioni segrete. Le pene previste dalla nuova legislazione, però, non erano dure come voleva una parte dell’opinione pubblica. Chi fosse stato dichiarato colpevole avrebbe dovuto pagare una penale di 50 fiorini, il doppio in caso di prima recidività, il quadruplo la seconda recidività e 500 fiorini la terza. Solo alla quarta recidività era previsto il rogo pubblico.
Nel 1447 il signore di Milano, Francesco Sforza, emise un bando contro gli omosessuali. I legislatori meneghini consideravano l’omosessualità alla stregua di un contagio, e questo bando cercava di porre freno a questo «execrabile» vizio, tramite la pubblica delazione dei peccatori, contro cui era prevista la pena di morte sul rogo.Il premio per i delatori, la cui identità doveva rimanere segreta, era di 10 ducati d’oro; però questi ultimi dovevano portare delle prove convincenti a sostegno delle loro accuse, una norma piuttosto garantisti per l’epoca. Il compito di raccogliere queste denuncie era affidato al capitano di giustizia di Milano, il signor Bartolomeo Caccia.
Le autorità veneziane, per cancellare il «nefandissimum et horendum vitium et crimen sodomie in hac civitate», promulgarono nel 1496 una legge che obbligava «barbitonsur sive medici aut alii» che curavano ragazzi o donne vittime di sodomia a denunciare questi fatti al Consiglio dei Dieci, pena il pagamento di una multa di 500 lire di denari piccoli e la reclusione per sei mesi, oltre all’interdizione dall’esercizio dell’attività medica in Venezia.
Dall’intolleranza malcelata nei confronti dell’omosessualità che caratterizzò il periodo altomedievale si passò, nel Basso Medioevo, all’aperta ostilità, supportata dalla legislazione e dalla morale cattolica. Le prediche contro l’omosessualità di parte del clero avevano avuto l’effetto di far emergere il problema del vizio contro natura, e quindi contro Dio stesso, facendo si che queste preoccupazioni coinvolgessero anche la sfera legislativa, prima dei Comuni e poi delle Signorie. L’esito, abbastanza scontato, fu la persecuzione degli omosessuali e di coloro che commettevano il vizio sodomitico, anche con donne; persecuzione che accomunava gli omosessuali agli infedeli e agli eretici, ossia a coloro che erano ritenuti al di fuori della morale ortodossa cristiana. Persecuzione che, in alcuni casi, continua tutt’oggi e che, fino a poco tempo fa, era prassi corrente nella maggior parte delle nazioni del mondo. Basti pensare al fatto che in alcuni stati degli USA la sodomia è ancora considerata reato.
Bibliografia consigliata
J. Boswell, Cristianesimo, tolleranza, omosessualità. La Chiesa e gli omosessuali dalle origini al XIV secolo, trad. a c. di E. Lauzi, Milano 1989.
R. Canosa, Storia di una grande paura: la sodomia a Firenze e a Venezia nel Quattrocento, Milano 1991.
martedì 13 ottobre 2009
UOMO DI SINISTRA, UOMO DELLE ISTITUZIONI
UOMO DI SINISTRA, UOMO DELLE ISTITUZIONI
====================================
Il Presidente Napolitano, replicando a quanti lo hanno accusato di essere di parte, di sinistra, di avere origini comuniste, ha ritenuto di dover precisare che, almeno da quando fu Ministro degli Interni, è uomo delle istituzioni. Trattasi di una precisazione che accetta di fatto il concetto degli accusatori: essere di parte, significa non essere obiettivo nello svolgimento dei propri doveri istituzionali. Chi ha stabilito che è cosi? Pertini era fierissimo socialista e fu grande Presidente della Repubblica. Saragat, padre della patria, e quanti altri hanno ricoperto l'altissimo seggio non hanno mai ritenuto di essere uomini delle istituzioni dismettendo il loro essere di "parte". La Repubblica non ha avuto motivo di lagnarsi per nessuno di loro tranne che per Segni che non sopportava l'avvio del primo centro-sinistra e, nel corso di consultazioni per la formazione di un nuovo governo, ricevette il Generale dei Carabinieri Di Lorenzo autore del famoso Piano "Solo" che prevedeva l'arresto e la deportazione dei massimi dirigenti dei partiti.
Che cosa vuol dire "essere uomini delle istituzioni"? Non credo proprio che si possa essere uomini delle istituzioni cancellando o rimuovendo la propria origine e cultura politica. La cultura politica della sinistra e degli uomini della generazione di Napolitano si esprimeva pienamente nella Costituzione e non c'è una sola proposizione di sinistra che confligga con la carta costituzionale mentre la stessa cosa non si può dire per "la cultura" del centro-destra che è quella degli sconfitti dalla Resistenza. Questi hanno l'obiettivo conclamato di distruggere la Carta Costituzionale per
dare vita ad un ordinamento diverso dello Stato come Repubblica Presidenziale con fortissime connotazioni autoritarie. In effetti più che una Repubblica un Principato adatto ad una sorta di Caudillo dal quale emana tutto il potere: legislativo, esecutivo e giudiziario. Non fu forse il fascismo a proclamare l'unicità del Potere che deve essere ricondotto tutto alla stessa persona?
Napolitano avrebbe dovuto rivendicare il proprio passato di comunista assieme alla propria fedeltà alla Costituzione. Forse la Costituzione non reca la firma diUmberto Terracini fondatore del PCI Italiano?
La frase di Napolitano si può capovolgere affermando che non si può essere uomini delle istituzioni
senza essere uomini di parte portatori dei valori che sono largamente trasfusi nella Costituzione e ne fanno una delle più avanzate del mondo intero. E non si può essere uomini di sinistra se non si è imparziali uomini delle istituzioni.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/napolitano-3/napolitano-parte/napolitano-parte.html
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Il Presidente Napolitano, replicando a quanti lo hanno accusato di essere di parte, di sinistra, di avere origini comuniste, ha ritenuto di dover precisare che, almeno da quando fu Ministro degli Interni, è uomo delle istituzioni. Trattasi di una precisazione che accetta di fatto il concetto degli accusatori: essere di parte, significa non essere obiettivo nello svolgimento dei propri doveri istituzionali. Chi ha stabilito che è cosi? Pertini era fierissimo socialista e fu grande Presidente della Repubblica. Saragat, padre della patria, e quanti altri hanno ricoperto l'altissimo seggio non hanno mai ritenuto di essere uomini delle istituzioni dismettendo il loro essere di "parte". La Repubblica non ha avuto motivo di lagnarsi per nessuno di loro tranne che per Segni che non sopportava l'avvio del primo centro-sinistra e, nel corso di consultazioni per la formazione di un nuovo governo, ricevette il Generale dei Carabinieri Di Lorenzo autore del famoso Piano "Solo" che prevedeva l'arresto e la deportazione dei massimi dirigenti dei partiti.
Che cosa vuol dire "essere uomini delle istituzioni"? Non credo proprio che si possa essere uomini delle istituzioni cancellando o rimuovendo la propria origine e cultura politica. La cultura politica della sinistra e degli uomini della generazione di Napolitano si esprimeva pienamente nella Costituzione e non c'è una sola proposizione di sinistra che confligga con la carta costituzionale mentre la stessa cosa non si può dire per "la cultura" del centro-destra che è quella degli sconfitti dalla Resistenza. Questi hanno l'obiettivo conclamato di distruggere la Carta Costituzionale per
dare vita ad un ordinamento diverso dello Stato come Repubblica Presidenziale con fortissime connotazioni autoritarie. In effetti più che una Repubblica un Principato adatto ad una sorta di Caudillo dal quale emana tutto il potere: legislativo, esecutivo e giudiziario. Non fu forse il fascismo a proclamare l'unicità del Potere che deve essere ricondotto tutto alla stessa persona?
Napolitano avrebbe dovuto rivendicare il proprio passato di comunista assieme alla propria fedeltà alla Costituzione. Forse la Costituzione non reca la firma diUmberto Terracini fondatore del PCI Italiano?
La frase di Napolitano si può capovolgere affermando che non si può essere uomini delle istituzioni
senza essere uomini di parte portatori dei valori che sono largamente trasfusi nella Costituzione e ne fanno una delle più avanzate del mondo intero. E non si può essere uomini di sinistra se non si è imparziali uomini delle istituzioni.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/napolitano-3/napolitano-parte/napolitano-parte.html
lunedì 12 ottobre 2009
la democrazia è sfatta
E' famoso l'aforisma di Wiston Churchill sulla democrazia. "È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.»
Ed in effetti, non si può preferire una forma di governo diversa da quella che assegna alla volontà popolare la sovranità del potere che, secondo una tripartizione già scomparsa in alcune democrazie, è esecutivo, legislativo e giudiziario. Possiamo dichiararci soddisfatti della democrazia italiana? Essa è davvero espressiva e rappresentativa del popolo? Io credo proprio di no.Penso che la democrazia italiana è davvero malata se ha dato luogo a fenomeni come il berlusconismo e se ci appare ogni giorno di più come un vuoto involucro. La democrazia italiana è degenerata in oligarchia autoreferenziale che si autoproduce dentro i meccanismi della partitocrazia. Nessuno dei mille tra deputati e senatori è stato scelto dal popolo-elettore. Quando questi ha il potere di scegliere le sue possibilità sono limitate da liste formate dai partiti il cui potere è incontrollato. Leggi elettorali sempre più premianti di seggi parlamentari a vantaggio dei partiti che riescono vincitori hanno ridotto la Camera dei Deputati ed il Senato in organismi inutili e costosissimi. La legislazione avviene per decretazione d'urgenza e , quando le Camera hanno la possibilità di discutere, di entrare nel merito,
i limiti imposti al dibattito sono pesantissimi e, in caso di un qualche pericolo o soltanto per fare in fretta si ricorre al voto di fiducia.
Inoltre, è diventato normale ricorrere a leggi omnibus, composte da centinaia di articoli che si occupano delle cose e delle materie più disparate. Soltanto ricerche certosine permettono di trovare dentro molte di queste leggi provvedimenti di materie delicate che richiedevano trattazioni ad hoc. Mi riferisco alle tante norme che riformano in profondità ed in senso autoritario il diritto del lavoro infilate
in leggi finanziarie o altro.
Il sistema democratico centrale è stato imitato ed applicato nelle Regioni dove vige la norma assurda
che lega l'assemblea regionale al presidente o governatore del governo regionale. Un organismo legislativo che decade se cade il capo dell'esecutivo!! Dal momento che lo status di consigliere regionale è tra i più privilegiati (stipendi di centinaia di migliaia di euro l'anno ed altre prebende) è chiaro che il solo istinto si sopravvivenza degli eletti basta a proteggere il Presidente della Regione da ogni possibile incidente di percorso, tranne quelli provocati dalla Magistratura o da altro.
Il sistema democratico italiano è uno dei più costosi del mondo, forse il più costoso. Ha creato una classe, un ceto politico che è cementato dalla comunanza di interessi e privilegi enormi e che si è creato sostegni di comodo nel finanziamento della stampa e delle televisioni. Si spendono sei o sette miliardi di euro l'anno per finanziare giornali e radiotv.I sotterfugi per finanziare sono tantissimi......
Il sistema democratico italiano non è riformabile dal momento che nessuno di coloro che lo controllano ha voglia di riformarlo. Possiamo prevedere un suo peggioramento attraverso il federalismo che appesantirà la fiscalità pubblica per garantire fasti alle corti regionali. Potrebbe guarire dai suoi mali se il servizio politico diventasse senza oneri per lo Stato. Deputati Senatori ed altri dovrebbero esercitare gratuitamente i loro mandati. Ma questo non succederà mai e chi scrive queste cose viene additato come populista e demagogo.
Pietro Ancona
Ed in effetti, non si può preferire una forma di governo diversa da quella che assegna alla volontà popolare la sovranità del potere che, secondo una tripartizione già scomparsa in alcune democrazie, è esecutivo, legislativo e giudiziario. Possiamo dichiararci soddisfatti della democrazia italiana? Essa è davvero espressiva e rappresentativa del popolo? Io credo proprio di no.Penso che la democrazia italiana è davvero malata se ha dato luogo a fenomeni come il berlusconismo e se ci appare ogni giorno di più come un vuoto involucro. La democrazia italiana è degenerata in oligarchia autoreferenziale che si autoproduce dentro i meccanismi della partitocrazia. Nessuno dei mille tra deputati e senatori è stato scelto dal popolo-elettore. Quando questi ha il potere di scegliere le sue possibilità sono limitate da liste formate dai partiti il cui potere è incontrollato. Leggi elettorali sempre più premianti di seggi parlamentari a vantaggio dei partiti che riescono vincitori hanno ridotto la Camera dei Deputati ed il Senato in organismi inutili e costosissimi. La legislazione avviene per decretazione d'urgenza e , quando le Camera hanno la possibilità di discutere, di entrare nel merito,
i limiti imposti al dibattito sono pesantissimi e, in caso di un qualche pericolo o soltanto per fare in fretta si ricorre al voto di fiducia.
Inoltre, è diventato normale ricorrere a leggi omnibus, composte da centinaia di articoli che si occupano delle cose e delle materie più disparate. Soltanto ricerche certosine permettono di trovare dentro molte di queste leggi provvedimenti di materie delicate che richiedevano trattazioni ad hoc. Mi riferisco alle tante norme che riformano in profondità ed in senso autoritario il diritto del lavoro infilate
in leggi finanziarie o altro.
Il sistema democratico centrale è stato imitato ed applicato nelle Regioni dove vige la norma assurda
che lega l'assemblea regionale al presidente o governatore del governo regionale. Un organismo legislativo che decade se cade il capo dell'esecutivo!! Dal momento che lo status di consigliere regionale è tra i più privilegiati (stipendi di centinaia di migliaia di euro l'anno ed altre prebende) è chiaro che il solo istinto si sopravvivenza degli eletti basta a proteggere il Presidente della Regione da ogni possibile incidente di percorso, tranne quelli provocati dalla Magistratura o da altro.
Il sistema democratico italiano è uno dei più costosi del mondo, forse il più costoso. Ha creato una classe, un ceto politico che è cementato dalla comunanza di interessi e privilegi enormi e che si è creato sostegni di comodo nel finanziamento della stampa e delle televisioni. Si spendono sei o sette miliardi di euro l'anno per finanziare giornali e radiotv.I sotterfugi per finanziare sono tantissimi......
Il sistema democratico italiano non è riformabile dal momento che nessuno di coloro che lo controllano ha voglia di riformarlo. Possiamo prevedere un suo peggioramento attraverso il federalismo che appesantirà la fiscalità pubblica per garantire fasti alle corti regionali. Potrebbe guarire dai suoi mali se il servizio politico diventasse senza oneri per lo Stato. Deputati Senatori ed altri dovrebbero esercitare gratuitamente i loro mandati. Ma questo non succederà mai e chi scrive queste cose viene additato come populista e demagogo.
Pietro Ancona
domenica 11 ottobre 2009
si salverà la nostra Costituzione dal Trattato di Lisbona?
Il trattaro di Lisbona e’ un cavallo di Troia
di Titine Kriesi e Gisbert Otto
Il verdetto della Corte Costituzionale tedesca sul Trattato di Lisbona
chiarisce il dibattito politico. I magistrati non solo hanno segnalato che
il nuovo testo implica numerose rinunce in termini di sovranità – che è un
pleonasmo – ma inoltre hanno concluso affermando che la sua filosofia è
incompatibile con i principi democratici. Pertanto, la Corte Costituzionale
tedesca ha stabilito che la ratifica del Trattato di Lisbona sia inquadrata
nella ridefinizione, da parte del Parlamento Tedesco, di una serie di
principi superiori, però altri Stati non hanno evidenziato la stessa
saggezza.
28 agosto 2009
Paese
Unione europea
Temi
EuCom : Controllo dell’Europa
Il Trattato di Lisbona incrementerà le condizioni antidemocratiche e
antisociali nella UE. In questo trattato gli Stati Nazionali trasferiscono
quasi tutti i loro diritti alla UE. Circa 500 milioni di cittadini perdono
la loro possibilità di pratica democratica. La UE interverrà in tutti gli
ambiti della vita dei cittadini. La forbice tra ricchi e poveri si aprirà
ancora di più. Questo processo è contrario all’Articolo 1 della Legge
fondamentale che dichiara inviolabili la dignità dell’essere umano e obbliga
la Germania a difendere i diritti umani.
Antidemocrazia fondamentale
Una Costituzione può essere legittimata solo dal popolo, come è stabilito
nella legge fondamentale tedesca: “Il potere dello Stato emana dal popolo”
(articolo 20 comma 2 frase 1GG) e: “Questa legge fondamentale che vale per
tutto il popolo tedesco fino alla riunificazione e liberazione della
Germania, perderà il suo valore quando il popolo tedesco, liberamente,
promulghi una Costituzione.” (art. 146 GG)
Secondo questo articolo, solo un “popolo europeo” potrebbe legittimare la
Costituzione – ma in realtà un “popolo europeo” non esiste. Uno “stato
europeo” presumerebbe l’accordo dei popoli d’Europa. Solo i cittadini hanno
il diritto di decidere se vogliono trasferire il potere dello Stato alla UE
e se così fosse, in quale misura. Contrariamente alla Legge fondamentale, si
evitò un referendum su Lisbona perchè il governo sa molto bene che la
maggioranza dei cittadini avrebbero votato contro questo trattato. Ma non
consultare il popolo è contrario alla clausola di non modificazione dell’art.
79 comma 3 GG: “Non è consentita nessuna modificazione della presente Legge
fondamentale che si riferisca alla organizzazione della federazione in
Länder, o il principio della partecipazione dei Länder nell’attività
legislativa, o i principi enunciati negli articoli 1 e 20.” Le elite
politiche ignorano coscientemente questo principio fondamentale. Cercano di
ingannare i cittadini. Mediante la manipolazione dell’opinione pubblica
vogliono raggiungere i loro obiettivi di potere politico. Un pubblico
dibattito nei parlamenti non dovrà avvenire. Questa ricerca di potere è
contraria alla Legge fondamentale – per esempio all’articolo 1 GG “La
dignità degli esseri umani è inviolabile” ed all’articolo 20 GG (Principi
della Costituzione). Questi articoli vengono prima di qualsiasi politica,
allo scopo di assicurare la dignità dell’essere umano e garantire un’esistenza
degna per tutti, in libertà, e sulle basi della verità.
Senza democrazia non è concepibile uno stato di diritto
Mediante la pianificata integrazione antidemocratica degli stati nella UE, i
popoli retrocedono all’epoca precedente alla rivoluzione francese. Si
distruggono principi fondamentali dello stato di diritto, tra i quali, in
particolare la divisione dei poteri, che protegge i cittadini dagli abusi
del potere. E’ una irresponsabilità che si perda questa protezione del
diritto, soprattutto, grazie al trattato di Lisbona.
Soprattutto nell’economia, le conseguenze saranno più catastrofiche di
quello che già sono ora. Per esempio, il “diritto al lavoro” che è parte
della Carta dei diritti fondamentali della UE, così come della dichiarazione
dei diritti umani del 1948, viene eliminato nel trattato di Lisbona. Anche
il diritto a una “retribuzione adeguata e soddisfacente” del lavoro, che
permetta al lavoratore “assicurarsi una esistenza degna”. Viceversa, per la
prima volta nella storia dei diritti fondamentali si è stabilita nella Carta
della UE la “libertà di commercio”.
Accumulazione di potere della UE non dichiarata apertamente
Inizialmente era previsto che la UE potesse essere attiva solo se convocata
esplicitamente – il principio della cosiddetta “autorizzazione individuale
limitata”. Questo principio è ignorato tra quelli in considerazione nella
sentenza del Tribunale federale costituzionale, a causa delle autorizzazioni
estremamente allargate attribuite alla UE. Con il trattato di Lisbona, la UE
può agire per ottenere i suoi obiettivi senza consultare i parlamenti
nazionali. Addirittura può aumentare le tasse della UE a suo piacimento.
Inoltre, per una risoluzione del Consiglio europeo, con “procedimenti
agevolati per i cambi” può cambiare totalmente, o in parte, il contenuto del
trattato (fatta eccezione per tutto ciò che riguarda la politica estera e la
sicurezza). Il trattato di Lisbona, quindi rappresenta una legge di
autorizzazione; la UE si allontana totalmente dai principi costituzionali
fondamentali, che sono alla base della cultura europea. Questo inganno alle
persone – con profonde ripercussioni nella vita quotidiana – va reso
evidente.
Il Capitalismo sfrenato ottiene rango costituzionale
La UE è una zona del capitalismo globale. Le colonne del capitalismo sono le
cinque “libertà fondamentali”: la libertà di circolazione delle merci, dei
capitali, di residenza, dei servizi come la mano d’opera, sono stabilite in
forma estrema nel trattato di Lisbona. Questo sistema di “mercato aperto e
di libera concorrenza” in cui l’aspetto sociale è poco considerato, sarà
decisivo per le nostre condizioni di vita. L’ordine economico in Germania ha
un fondamento sociale, in cui non solo si considera il principio di
efficienza, ma anche l’aspetto sociale: l’economia deve avere anche una
funzione di servizio alla comunità. Viceversa, il trattato di Lisbona segue
una chiara linea contraria a questo principio. La libera concorrenza non è
altro che un liberismo che crea le attuali condizioni di spoliazione, a
scapito dell’aspetto sociale.
I requisiti per i quasi 8 milioni che ricevono gli aiuti sociali Hartz IV,
sono vergognosi. Il sistema neoliberista del mercato e della libera
concorrenza non ammette una reale politica del lavoro statale e ci porta
verso la dittatura del capitalismo sfrenato.
Il principio del paese di origine rovina l’economia nazionale
Un esempio estremo della concorrenza senza pietà è il principio del paese di
origine, che si ripercuote negativamente sulle economie interne. Questo
principio consente ad aziende straniere di lavorare in Germania, alle
condizioni vigenti nel loro paese di origine. Per esempio, un’azienda
polacca con impiegati polacchi e ucraini può lavorare con stipendi molto più
bassi di quelli tedeschi. Oltre agli stipendi, valgono pure le condizioni
del paese di origine, tra l’altro, sugli standard di qualità, garanzie ecc.
La concorrenza senza limiti così creata, minaccia soprattutto le aziende
medie e anche la cogestione delle aziende in Germania. Ancora più aziende
dovranno chiudere, ma anche le multinazionali saranno colpite, per esempio,
quelle di prodotti alimentari; si corre il pericolo che queste ultime
offrano prodotti di minor qualità a prezzi inferiori, per ottenere maggiori
utili.
Si indebolisce la protezione dei diritti fondamentali
Il trattato di Lisbona legalizza la Carta dei diritti fondamentali della UE.
In questa Carta, il capitale non ha alcun obbligo sociale – contrariamente
alla Legge fondamentale, secondo la quale deve servire anche al bene comune.
Inoltre, è assente il diritto al lavoro – un diritto elementare secondo l’art.
23 della Dichiarazione generale dei diritti umani.
La UE si attribuisce il diritto alla guerra
Gli stati membri perdono sempre di più la sovranità nella difesa a causa
dell’integrazione delle forze armate nella difesa congiunta. Inoltre il
trattato di Lisbona non solo obbliga i paesi membri della UE al riarmo, ma
nell’art. 43 comma 1 EUV si attribuisce il diritto alla guerra, soprattutto
nell’ambito della lotta al terrorismo in tutto il mondo e nei propri paesi.
Perciò viene eliminato il divieto di una guerra offensiva, contenuta nell’art.
26 comma 1 della legge fondamentale tedesca.
Appoggiarsi alla democrazia
Le strutture democratiche vigenti sono l’unica protezione contro la slealtà
di coloro i quali decidono, i quali obbediscono al capitale e alle lobby di
potere. Purtroppo, viviamo in un’epoca in cui il diritto è violato
costantemente. Eufemismi o semplicemente bugie sono all’ordine del giorno.
La missione dei soldati tedeschi in Afghanistan, per esempio, secondo il
governo non è una missione di guerra, anche quando ovviamente lo è. Bugie
come questa vanno messe allo scoperto. Anche i procedimenti di una politica
di potere per rendere effettivo il trattato di Lisbona, con il quale si
annullerebbe la democrazia. I popoli d’Europa hanno il diritto di vivere in
pace e libertà come cittadini liberi e sovrani in una autentica democrazia.
Titine Kriesi e Gisbert Otto
Traduzione a cura di Umberto Cammarata (ComeDonChisciotte.org).
ATO
http://ec.europa.eu/news/eu_explained/091003_1_it.htm
di Titine Kriesi e Gisbert Otto
Il verdetto della Corte Costituzionale tedesca sul Trattato di Lisbona
chiarisce il dibattito politico. I magistrati non solo hanno segnalato che
il nuovo testo implica numerose rinunce in termini di sovranità – che è un
pleonasmo – ma inoltre hanno concluso affermando che la sua filosofia è
incompatibile con i principi democratici. Pertanto, la Corte Costituzionale
tedesca ha stabilito che la ratifica del Trattato di Lisbona sia inquadrata
nella ridefinizione, da parte del Parlamento Tedesco, di una serie di
principi superiori, però altri Stati non hanno evidenziato la stessa
saggezza.
28 agosto 2009
Paese
Unione europea
Temi
EuCom : Controllo dell’Europa
Il Trattato di Lisbona incrementerà le condizioni antidemocratiche e
antisociali nella UE. In questo trattato gli Stati Nazionali trasferiscono
quasi tutti i loro diritti alla UE. Circa 500 milioni di cittadini perdono
la loro possibilità di pratica democratica. La UE interverrà in tutti gli
ambiti della vita dei cittadini. La forbice tra ricchi e poveri si aprirà
ancora di più. Questo processo è contrario all’Articolo 1 della Legge
fondamentale che dichiara inviolabili la dignità dell’essere umano e obbliga
la Germania a difendere i diritti umani.
Antidemocrazia fondamentale
Una Costituzione può essere legittimata solo dal popolo, come è stabilito
nella legge fondamentale tedesca: “Il potere dello Stato emana dal popolo”
(articolo 20 comma 2 frase 1GG) e: “Questa legge fondamentale che vale per
tutto il popolo tedesco fino alla riunificazione e liberazione della
Germania, perderà il suo valore quando il popolo tedesco, liberamente,
promulghi una Costituzione.” (art. 146 GG)
Secondo questo articolo, solo un “popolo europeo” potrebbe legittimare la
Costituzione – ma in realtà un “popolo europeo” non esiste. Uno “stato
europeo” presumerebbe l’accordo dei popoli d’Europa. Solo i cittadini hanno
il diritto di decidere se vogliono trasferire il potere dello Stato alla UE
e se così fosse, in quale misura. Contrariamente alla Legge fondamentale, si
evitò un referendum su Lisbona perchè il governo sa molto bene che la
maggioranza dei cittadini avrebbero votato contro questo trattato. Ma non
consultare il popolo è contrario alla clausola di non modificazione dell’art.
79 comma 3 GG: “Non è consentita nessuna modificazione della presente Legge
fondamentale che si riferisca alla organizzazione della federazione in
Länder, o il principio della partecipazione dei Länder nell’attività
legislativa, o i principi enunciati negli articoli 1 e 20.” Le elite
politiche ignorano coscientemente questo principio fondamentale. Cercano di
ingannare i cittadini. Mediante la manipolazione dell’opinione pubblica
vogliono raggiungere i loro obiettivi di potere politico. Un pubblico
dibattito nei parlamenti non dovrà avvenire. Questa ricerca di potere è
contraria alla Legge fondamentale – per esempio all’articolo 1 GG “La
dignità degli esseri umani è inviolabile” ed all’articolo 20 GG (Principi
della Costituzione). Questi articoli vengono prima di qualsiasi politica,
allo scopo di assicurare la dignità dell’essere umano e garantire un’esistenza
degna per tutti, in libertà, e sulle basi della verità.
Senza democrazia non è concepibile uno stato di diritto
Mediante la pianificata integrazione antidemocratica degli stati nella UE, i
popoli retrocedono all’epoca precedente alla rivoluzione francese. Si
distruggono principi fondamentali dello stato di diritto, tra i quali, in
particolare la divisione dei poteri, che protegge i cittadini dagli abusi
del potere. E’ una irresponsabilità che si perda questa protezione del
diritto, soprattutto, grazie al trattato di Lisbona.
Soprattutto nell’economia, le conseguenze saranno più catastrofiche di
quello che già sono ora. Per esempio, il “diritto al lavoro” che è parte
della Carta dei diritti fondamentali della UE, così come della dichiarazione
dei diritti umani del 1948, viene eliminato nel trattato di Lisbona. Anche
il diritto a una “retribuzione adeguata e soddisfacente” del lavoro, che
permetta al lavoratore “assicurarsi una esistenza degna”. Viceversa, per la
prima volta nella storia dei diritti fondamentali si è stabilita nella Carta
della UE la “libertà di commercio”.
Accumulazione di potere della UE non dichiarata apertamente
Inizialmente era previsto che la UE potesse essere attiva solo se convocata
esplicitamente – il principio della cosiddetta “autorizzazione individuale
limitata”. Questo principio è ignorato tra quelli in considerazione nella
sentenza del Tribunale federale costituzionale, a causa delle autorizzazioni
estremamente allargate attribuite alla UE. Con il trattato di Lisbona, la UE
può agire per ottenere i suoi obiettivi senza consultare i parlamenti
nazionali. Addirittura può aumentare le tasse della UE a suo piacimento.
Inoltre, per una risoluzione del Consiglio europeo, con “procedimenti
agevolati per i cambi” può cambiare totalmente, o in parte, il contenuto del
trattato (fatta eccezione per tutto ciò che riguarda la politica estera e la
sicurezza). Il trattato di Lisbona, quindi rappresenta una legge di
autorizzazione; la UE si allontana totalmente dai principi costituzionali
fondamentali, che sono alla base della cultura europea. Questo inganno alle
persone – con profonde ripercussioni nella vita quotidiana – va reso
evidente.
Il Capitalismo sfrenato ottiene rango costituzionale
La UE è una zona del capitalismo globale. Le colonne del capitalismo sono le
cinque “libertà fondamentali”: la libertà di circolazione delle merci, dei
capitali, di residenza, dei servizi come la mano d’opera, sono stabilite in
forma estrema nel trattato di Lisbona. Questo sistema di “mercato aperto e
di libera concorrenza” in cui l’aspetto sociale è poco considerato, sarà
decisivo per le nostre condizioni di vita. L’ordine economico in Germania ha
un fondamento sociale, in cui non solo si considera il principio di
efficienza, ma anche l’aspetto sociale: l’economia deve avere anche una
funzione di servizio alla comunità. Viceversa, il trattato di Lisbona segue
una chiara linea contraria a questo principio. La libera concorrenza non è
altro che un liberismo che crea le attuali condizioni di spoliazione, a
scapito dell’aspetto sociale.
I requisiti per i quasi 8 milioni che ricevono gli aiuti sociali Hartz IV,
sono vergognosi. Il sistema neoliberista del mercato e della libera
concorrenza non ammette una reale politica del lavoro statale e ci porta
verso la dittatura del capitalismo sfrenato.
Il principio del paese di origine rovina l’economia nazionale
Un esempio estremo della concorrenza senza pietà è il principio del paese di
origine, che si ripercuote negativamente sulle economie interne. Questo
principio consente ad aziende straniere di lavorare in Germania, alle
condizioni vigenti nel loro paese di origine. Per esempio, un’azienda
polacca con impiegati polacchi e ucraini può lavorare con stipendi molto più
bassi di quelli tedeschi. Oltre agli stipendi, valgono pure le condizioni
del paese di origine, tra l’altro, sugli standard di qualità, garanzie ecc.
La concorrenza senza limiti così creata, minaccia soprattutto le aziende
medie e anche la cogestione delle aziende in Germania. Ancora più aziende
dovranno chiudere, ma anche le multinazionali saranno colpite, per esempio,
quelle di prodotti alimentari; si corre il pericolo che queste ultime
offrano prodotti di minor qualità a prezzi inferiori, per ottenere maggiori
utili.
Si indebolisce la protezione dei diritti fondamentali
Il trattato di Lisbona legalizza la Carta dei diritti fondamentali della UE.
In questa Carta, il capitale non ha alcun obbligo sociale – contrariamente
alla Legge fondamentale, secondo la quale deve servire anche al bene comune.
Inoltre, è assente il diritto al lavoro – un diritto elementare secondo l’art.
23 della Dichiarazione generale dei diritti umani.
La UE si attribuisce il diritto alla guerra
Gli stati membri perdono sempre di più la sovranità nella difesa a causa
dell’integrazione delle forze armate nella difesa congiunta. Inoltre il
trattato di Lisbona non solo obbliga i paesi membri della UE al riarmo, ma
nell’art. 43 comma 1 EUV si attribuisce il diritto alla guerra, soprattutto
nell’ambito della lotta al terrorismo in tutto il mondo e nei propri paesi.
Perciò viene eliminato il divieto di una guerra offensiva, contenuta nell’art.
26 comma 1 della legge fondamentale tedesca.
Appoggiarsi alla democrazia
Le strutture democratiche vigenti sono l’unica protezione contro la slealtà
di coloro i quali decidono, i quali obbediscono al capitale e alle lobby di
potere. Purtroppo, viviamo in un’epoca in cui il diritto è violato
costantemente. Eufemismi o semplicemente bugie sono all’ordine del giorno.
La missione dei soldati tedeschi in Afghanistan, per esempio, secondo il
governo non è una missione di guerra, anche quando ovviamente lo è. Bugie
come questa vanno messe allo scoperto. Anche i procedimenti di una politica
di potere per rendere effettivo il trattato di Lisbona, con il quale si
annullerebbe la democrazia. I popoli d’Europa hanno il diritto di vivere in
pace e libertà come cittadini liberi e sovrani in una autentica democrazia.
Titine Kriesi e Gisbert Otto
Traduzione a cura di Umberto Cammarata (ComeDonChisciotte.org).
ATO
http://ec.europa.eu/news/eu_explained/091003_1_it.htm
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