1° MAGGIO: SINDACATI E LAVORATORI
Ultimo sgarbo ai lavoratori il giorno del 1° maggio: molte città italiane, in gran parte con sindaci pd, hanno concesso ai commercianti di aprire i negozi, in nome dell'interesse della categoria ma anche dei consumatori, una entità che viene evocata per contrapporla ai lavoratori. Una scelta che non corrisponde neppure alla volontà della popolazione. Un sondaggio di "Repubblica" dà l'81% di
contrari!
Lo sgarbo viene fatto ai dipendenti dei negozi, in stragrande maggioranza donne, notoriamente
sfruttate con bassissimi salari e condizioni quasi proibitive di lavoro. I sindacati hanno indetto scioperi di protesta ma la forza dei dipendenti è minima, quasi inesistente specialmente nelle piccolissime aziende.
L'apertura dei negozi avvia un percorso che potrebbe portare alla soppressione della festività. I nostri liberisti hanno come faro ideologico gli USA: qui dove è nato nel lontanissimo 1886 la Festa del lavoro per rivendicare il diritto alle otto ore ed anche per ricordare i martiri di Chicago, il 1° maggio è normale giorno lavorativo. Anche nella Cina del totalitarismo postcomunista e liberista la festività è stata di fatto abolita. In entrambi i casi la scelta è ideologica: sopprimendo il 1° maggio si disconosce oltre un secolo di storia del movimento operaio stroncato in USA dalle fucilate degli sceriffi e della Pinkerton (madre della Blackwater oggi impegnata con centinaia di migliaia di killers nelle imprese coloniali) e dalle impiccagioni ed in Cina dall'avvento di un regime ipercapitalistico che distrugge diritti e dignità. Molti lavoratori cinesi sono talmente vessati da dover scegliere la rivolta o il suicidio per sfuggire all'inferno della loro condizione.
Le più importanti manifestazioni del 1° Maggio in Italia sono unitarie. Epifani, Bonanni ed Angeletti parleranno dallo stesso palco a Rosarno. Di che cosa parleranno? La Cisl e l'UIL praticano la politica degli accordi separati con padronato e governo: hanno approvato l'allegato lavoro della 1167 difendendolo financo dalle osservazioni del Capo dello Stato, hanno firmato il rinnovo del contratto separato dei metalmeccanici, hanno dato vita ad una fondamentale riforma della contrattazione che quasi annichilisce e comunque mette su un binario morto il contratto collettivo nazionale di lavoro. La CGIL si è opposta e continua ad opporsi e lotta contro l'isolamento fomentato da Sacconi che vuole "complicità tra sindacati ed imprese", ma è in grandi difficoltà che la paralizzano. E' assediata
dal PD al quale fanno riferimento la stragrande maggioranza dei quadri dirigenti funzionari a tempo pieno dell'organizzazione. Il PD ha presentato un disegno di legge per l'introduzione in Italia del Contratto Unico di Ingresso che di fatto abolisce l'art.18 e fa del precariato la forma principale di
occupazione. Inoltre la CGIL ha lasciato cadere le sue obiezioni sulla legge Biagi, non rivendica dalle aziende miglioramenti salariali, dichiara di aborrire la scala mobile, non si oppone alle privatizzazioni, si è disimpegnata dalla lotta per la pace, non difende con la fermezza necessaria il welfare.
Insomma, a parte la difesa spesso anacronistica e di pura rimessa dagli attacchi più brutali e sfacciati
della destra, la politica sindacale e sociale della CGIL è sempre più ristretta ed incanalata nell'alveo della "concertazione". Una concertazione che da tempo non è più tale dal momento che si
limita a registrare l'agenda dettata dalla Confindustria. E' dal 1993 che tutte le trattative triangolari sindacati-padronato-governo si risolvono in diminuzione di diritti e di potere dei lavoratori. Una delle anomalie del nostro Paese è appunto questa: ad ogni trattativa con il padronato o il governo i lavoratori escono con una riduzione di quello che avevano!
In queste condizioni, l'unità sindacale che fu un grande valore ai tempi di Lama, Storti e Vanni e motore di una eccezionale stagione di lotta per le riforme alla quale parteciparono milioni e milioni di lavoratori ed intere popolazioni, oggi è diventato un disvalore. Stare insieme a Cisl e UIL ha un solo significato: fare del sindacato uno strumento con il quale il padronato e la destra politica infliggono dure sconfitte ai lavoratori ed accrescono la loro subalternità.
Ieri sera Anno Zero ha offerto uno spaccato della lotta sociale di straordinaria intensità. I bravi ed intelligenti cassiintegrati dell'Asinara, con grande saggezza e garbo, hanno costretto Bersani a mostrare la sua lontananza dalle loro lotte. A domanda hanno risposto che debbono la loro resistenza a se stessi ed alle loro famiglie. I lavoratori della Scala di Milano venivano mostrati mentre una ingiustificata repressione poliziesca conteneva la loro protesta contro la distruzione dei teatri e della cultura italiana, lavoratrici mostravano tutto il loro smarrimento per la fatica di vivere diventata angosciante. Il disagio esistenziale di milioni e milioni di persone che vivono di lavoro non ha trovato un punto di contrasto nel sindacato italiano. La solitudine dei lavoratori è immensa ed i tanti suicidi ne sono la conseguenza. Sindacato e PD parlano una lingua e sono distanti dalla gente. L'altra anomalia italiana è quella di avere potenti confederazioni sindacali, forti di oltre dieci milioni di iscritti che però sono preda di processi inarrestabili di impoverimento e di perdita di peso sociale. Le Confederazioni sono diventate delle ricche conglomerate di servizi, spesso unite attraverso gli enti bilaterali alle organizzazioni del padronato con le quali hanno dato vita ad una estesa burocrazia a cui si applicano i marchingegni della legge Biagi. I lavoratori sono al limite della sopravvivenza.
Se continua così gli interessi dei lavoratori e quelli delle confederazioni diventeranno sempre più diversi. I sindacati rischiano di diventare un peso ed addirittura di sottrarre diritti fino ad oggi garantiti
dalle leggi. La privatizzazione del diritto del lavoro che ha una tappa importante nel trappolone dell'arbitrato varato ieri dalla Camera andrà avanti e produrrà altre limitazioni del diritto e delle libertà.
Quando finisce la libertà nel lavoro finisce dappertutto.
Ma la secolare storia della CGIL non può concludersi con una scelta simile a quella che costrinse nel 1911 Di Vittorio ad andarsene e dare vita all'USI. La tradizione riformista di Di Vittorio, Santi, Foa, Lama non può sfociare nel sindacalismo subalterno al padronato e collaborazionista. La CGIL è popolata da milioni di lavoratori che hanno una storia sociale che ha fatto grande e civile l'Italia. La CGIL deve recuperare la sua anima perduta nell'ipocrisia dei riti unitari e nell'involuzione da sindacato di lotta e di movimento ad erogatore di servizi. La sua base militante non ha mai perduto questa anima!
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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http://it.notizie.yahoo.com/7/20100429/tts-ne-di-destra-ne-di-sinistra-la-festa-c8abaed_1.html
http://www.rassegna.it/articoli/2010/04/29/61815/primo-maggio-da-rosarno-al-concertone
venerdì 30 aprile 2010
mercoledì 28 aprile 2010
Pio La Torre e l'eredita perduta nel PD
PIO LA TORRE E L'EREDITA' PERDUTA NEL PD
Pio La Torre veniva ucciso la mattina del 30 aprile 1982 mentre si recava
al Partito che era grande parte della sua vita. Il Partito era sua
famiglia allargata che egli animava con la sua fanciullesca passione, la
sua ottimistica dedizione che ne faceva una persona innocente e carismatica
come certi rari uomini di vera fede. L'innocenza dei suoi ideali di
redenzione e libertà dalla violenza della miseria dei siciliani a
cominciare dai braccianti gli costò quasi due anni di galera quando era
ancora nel fiore della gioventù. E' stato un grande "santo" della storia del
popolo siciliano come Lorenzo Panepinto che i contadini di Santo Stefano
portavano in processione, una figura indelebile che merita di essere
ricordata non soltanto per la lotta senza quartiere che fece alla mafia, ma
per la rottura rivoluzionaria che stava provocando nel sistema di potere
economico e sociale e che la sua uccisione ha immediatamente rimarginato.
Dopo di lui, tutto è tornato come prima nella politica siciliana.
L'autonomia regionale che Pio La Torre concepiva come mezzo di emancipazione
delle masse, di modernizzazione della Sicilia, di progresso culturale e
civile, è tornata ad essere l'istituzione di una elite separata di
privilegiati baroni, un retorico e pomposo "parlamento" in cui, con leggi
clientelari e scritte a misura dei clientes, vengono sperperate le preziose
risorse che avrebbero potuto fare e mai faranno della Sicilia una
"California". Ventotto anni dopo la sua morte, la Regione è stata
conquistata dall'assalto delle privatizzazioni che la ingessano negli
appalti e che ne hanno fatto un campo di sfruttamento che arricchisce gli
squali che l'hanno azzannata. Privatizzazioni che non hanno risparmiato il
grande patrimonio dei beni culturali . La Regione ha dato inoltre vita
anche al mostruoso esperimento degli Ato che hanno creato piuttosto che
risolvere il problema della nettezza urbana e dell'approvigionamento idrico
e che sono veri e propri pozzi senza fondo.
L'intreccio inestricabile tra pubblico e privato chiude l'accesso al
futuro delle nuove generazioni. Non esistono più concorsi pubblici che
costituivano il momento successivo alla laurea od al diploma e c'è un
fortissimo abbassamento di aspettative dal momento che i bassi salari ed il
precariato connotano dovunque le privatizzazioni.
Pio La Torre fu dirigente amato e rivoluzionario dei braccianti e dei
contadini siciliani, rivoluzionario nel senso di riformista perchè in
Sicilia conquistare condizioni di civiltà è rivoluzione. Oggi, mentre una
grande tempesta sociale sta incubando nelle campagne siciliane con migliaia
e migliaia di contadini costretti al fallimento dai prezzi irrisori fino al
livello della provocazione dei prodotti agricoli (ci vogliono dieci chili di
frumento per pagare una tazzina di caffè al bar), e la Regione assente non
riesce ad andare oltre l'orizzonte di un mediocre assistenzialismo, Pio La
Torre avrebbe saputo indicare la via di una alternativa alla crisi. Ma non
perchè era più bravo e più immaginifico degli attuali dirigenti, ma soltanto
perchè era genuino nella difesa delle classi povere o subalterne e non si
sarebbe fatto offuscare dal liberismo oggi assai di moda tra gli oligarchi.
La crisi delle campagne si sommerà ai terribili guasti sociali della
deindustrializzazione ed al venire meno di diecine di migliaia di posti di
lavoro nella scuola. La prospettiva dell'emigrazione intellettuale nel Nord
si sta chiudendo come abbiamo sentito
da Formigoni, da Bossi e dalla Gelmini, ci vogliono ridurre ad
extracomunitari in Italia. Le prime migliaia di vittime hanno già fatto un
mesto ritorno a casa come la mia amica Stefania che insegnava a Bergamo
prima che il suo posto fosse fagocitato da un malvagio ed asociale disegno
di uccisione della scuola pubblica.
Oggi il PD che è l'erede del PCI di Pio La Torre e della DC di Piersanti
Mattarella tiene in vita il governo Lombardo, successore di Cuffaro anche
nella gestione di un blocco sociale al quale non
sono estranei interessi cospicui della mafia. Lombardo è indagato per
concorso esterno in associazione mafiosa. Il PD collabora con due assessori
importanti uno dei quali, il professore Centorrino, ha esortato a non
leggere Sciascia, Tomasi di Lampedusa e Camilleri perchè porterebbero
"sfiga".
L'opera importante di Pio La Torre elaborata assieme al suo caro amico il
magistrato Cesare Terranova è stata la legge che statuisce il delitto di
associazione mafiosa e la confisca dei beni patrimoniali della mafia. Questa
legge ha aperto la strada ad una nuova efficace fase di lotta alla mafia che
è stata ferita nei suoi interessi vitali: la roba. Generazioni di magistrati
da Terranova a Rocco Chinnici a Falcone e Borsellino hanno pagato con la
vita il contrasto alla mafia ma i risultati sono stati significativi.
Pio La Torre intestò la sua vita al successo di tre obiettivi: mafia,
lavoro, pace. Obiettivi che mobilitarono centinaia di migliaia di siciliani
che, più volte, a Comiso ed a Palermo, testimoniarono con la loro
partecipazione la verità della strada indicata da Pio. Engels in una lettera
parlò dell'anima
rivoluzionaria della Sicilia che convive con l'anima conservatrice e
reazionaria. Il movimento dei fasci e della occupazione delle terre per la
riforma agraria testimoniano la validità di questa affermazione.
Pio la Torre aveva svegliato l'anima rivoluzionaria dell'Isola. E' stato
stroncato per questo, per avere scosso violentemente l'albero, per avere
messo in discussione equilibri di potere intoccabili.
Ma oggi, la sua eredità non vive dentro il PD che ha omologato i suoi
dirigenti alla oligarchia
paternalistica delle classi dominanti dell'Isola.
Ma esiste una memoria del popolo assai lunga capace di svegliarsi da lunghi
letarghi e da periodi di offuscamento e di sconfitte. Lo abbiamo visto in
passato, non è detto che non ne saremo testimoni
in futuro. Una cosa è certa: così come stanno le cose ci aspetta soltanto il
disastro sociale. Il popolo siciliano deve recuperare e rifarsi il suo
partito: il Partito di Barbato e di Pio La Torre.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.cittanuove-corleone.it/La%20Sicilia,%20L'autodifesa%20di%20Nicola%20Barbato%2010.01.2010.pdf
http://www.unita.it/news/95011/lassessore_siciliano_sciascia_camilleri_e_di_lampedusa_portano_sfiga_allisola_camilleri_risponde_la_sfortuna_la_portano_i_mafiosi_e_i_politici_inetti
Pio La Torre veniva ucciso la mattina del 30 aprile 1982 mentre si recava
al Partito che era grande parte della sua vita. Il Partito era sua
famiglia allargata che egli animava con la sua fanciullesca passione, la
sua ottimistica dedizione che ne faceva una persona innocente e carismatica
come certi rari uomini di vera fede. L'innocenza dei suoi ideali di
redenzione e libertà dalla violenza della miseria dei siciliani a
cominciare dai braccianti gli costò quasi due anni di galera quando era
ancora nel fiore della gioventù. E' stato un grande "santo" della storia del
popolo siciliano come Lorenzo Panepinto che i contadini di Santo Stefano
portavano in processione, una figura indelebile che merita di essere
ricordata non soltanto per la lotta senza quartiere che fece alla mafia, ma
per la rottura rivoluzionaria che stava provocando nel sistema di potere
economico e sociale e che la sua uccisione ha immediatamente rimarginato.
Dopo di lui, tutto è tornato come prima nella politica siciliana.
L'autonomia regionale che Pio La Torre concepiva come mezzo di emancipazione
delle masse, di modernizzazione della Sicilia, di progresso culturale e
civile, è tornata ad essere l'istituzione di una elite separata di
privilegiati baroni, un retorico e pomposo "parlamento" in cui, con leggi
clientelari e scritte a misura dei clientes, vengono sperperate le preziose
risorse che avrebbero potuto fare e mai faranno della Sicilia una
"California". Ventotto anni dopo la sua morte, la Regione è stata
conquistata dall'assalto delle privatizzazioni che la ingessano negli
appalti e che ne hanno fatto un campo di sfruttamento che arricchisce gli
squali che l'hanno azzannata. Privatizzazioni che non hanno risparmiato il
grande patrimonio dei beni culturali . La Regione ha dato inoltre vita
anche al mostruoso esperimento degli Ato che hanno creato piuttosto che
risolvere il problema della nettezza urbana e dell'approvigionamento idrico
e che sono veri e propri pozzi senza fondo.
L'intreccio inestricabile tra pubblico e privato chiude l'accesso al
futuro delle nuove generazioni. Non esistono più concorsi pubblici che
costituivano il momento successivo alla laurea od al diploma e c'è un
fortissimo abbassamento di aspettative dal momento che i bassi salari ed il
precariato connotano dovunque le privatizzazioni.
Pio La Torre fu dirigente amato e rivoluzionario dei braccianti e dei
contadini siciliani, rivoluzionario nel senso di riformista perchè in
Sicilia conquistare condizioni di civiltà è rivoluzione. Oggi, mentre una
grande tempesta sociale sta incubando nelle campagne siciliane con migliaia
e migliaia di contadini costretti al fallimento dai prezzi irrisori fino al
livello della provocazione dei prodotti agricoli (ci vogliono dieci chili di
frumento per pagare una tazzina di caffè al bar), e la Regione assente non
riesce ad andare oltre l'orizzonte di un mediocre assistenzialismo, Pio La
Torre avrebbe saputo indicare la via di una alternativa alla crisi. Ma non
perchè era più bravo e più immaginifico degli attuali dirigenti, ma soltanto
perchè era genuino nella difesa delle classi povere o subalterne e non si
sarebbe fatto offuscare dal liberismo oggi assai di moda tra gli oligarchi.
La crisi delle campagne si sommerà ai terribili guasti sociali della
deindustrializzazione ed al venire meno di diecine di migliaia di posti di
lavoro nella scuola. La prospettiva dell'emigrazione intellettuale nel Nord
si sta chiudendo come abbiamo sentito
da Formigoni, da Bossi e dalla Gelmini, ci vogliono ridurre ad
extracomunitari in Italia. Le prime migliaia di vittime hanno già fatto un
mesto ritorno a casa come la mia amica Stefania che insegnava a Bergamo
prima che il suo posto fosse fagocitato da un malvagio ed asociale disegno
di uccisione della scuola pubblica.
Oggi il PD che è l'erede del PCI di Pio La Torre e della DC di Piersanti
Mattarella tiene in vita il governo Lombardo, successore di Cuffaro anche
nella gestione di un blocco sociale al quale non
sono estranei interessi cospicui della mafia. Lombardo è indagato per
concorso esterno in associazione mafiosa. Il PD collabora con due assessori
importanti uno dei quali, il professore Centorrino, ha esortato a non
leggere Sciascia, Tomasi di Lampedusa e Camilleri perchè porterebbero
"sfiga".
L'opera importante di Pio La Torre elaborata assieme al suo caro amico il
magistrato Cesare Terranova è stata la legge che statuisce il delitto di
associazione mafiosa e la confisca dei beni patrimoniali della mafia. Questa
legge ha aperto la strada ad una nuova efficace fase di lotta alla mafia che
è stata ferita nei suoi interessi vitali: la roba. Generazioni di magistrati
da Terranova a Rocco Chinnici a Falcone e Borsellino hanno pagato con la
vita il contrasto alla mafia ma i risultati sono stati significativi.
Pio La Torre intestò la sua vita al successo di tre obiettivi: mafia,
lavoro, pace. Obiettivi che mobilitarono centinaia di migliaia di siciliani
che, più volte, a Comiso ed a Palermo, testimoniarono con la loro
partecipazione la verità della strada indicata da Pio. Engels in una lettera
parlò dell'anima
rivoluzionaria della Sicilia che convive con l'anima conservatrice e
reazionaria. Il movimento dei fasci e della occupazione delle terre per la
riforma agraria testimoniano la validità di questa affermazione.
Pio la Torre aveva svegliato l'anima rivoluzionaria dell'Isola. E' stato
stroncato per questo, per avere scosso violentemente l'albero, per avere
messo in discussione equilibri di potere intoccabili.
Ma oggi, la sua eredità non vive dentro il PD che ha omologato i suoi
dirigenti alla oligarchia
paternalistica delle classi dominanti dell'Isola.
Ma esiste una memoria del popolo assai lunga capace di svegliarsi da lunghi
letarghi e da periodi di offuscamento e di sconfitte. Lo abbiamo visto in
passato, non è detto che non ne saremo testimoni
in futuro. Una cosa è certa: così come stanno le cose ci aspetta soltanto il
disastro sociale. Il popolo siciliano deve recuperare e rifarsi il suo
partito: il Partito di Barbato e di Pio La Torre.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.cittanuove-corleone.it/La%20Sicilia,%20L'autodifesa%20di%20Nicola%20Barbato%2010.01.2010.pdf
http://www.unita.it/news/95011/lassessore_siciliano_sciascia_camilleri_e_di_lampedusa_portano_sfiga_allisola_camilleri_risponde_la_sfortuna_la_portano_i_mafiosi_e_i_politici_inetti
La Grecia e la sinistra
La Grecia e la sinistra europea
La crisi che sconvolge la Grecia deve fare riflettere sul potere dei mercati, delle multinazionali e della finanza che oramai si propongono come supremi regolatori del destino dei popoli. L'Italia durante il governo Ciampi subì un'aggressione della speculazione che costò cinquanta mila miliardi di lire. Il signor Soros si vanta di potere annientare una nazione gettandola nella disperazione più acuta con un paio di manovre in borsa. Delinquenti alla testa di possenti istituzioni finanziarie hanno impestato il pianeta di titoli fasulli ed ora la Grecia viene sottoposta ad una terribile pressione speculativa fomentata dalla società di rating che con le loro pagelline possono determinare la rovina di milioni di persone, di intere popolazioni, società che hanno tenuto la bocca ben chiusa mentre il mondo veniva depredato dagli squali di oltreoceano.
Non è possibile escludere a priori che la Grecia sia un grimaldello per attaccare l'Unione Europea. L'Euro non è stato mai ben visto dagli USA e viene temuto specialmente da quanto la Cina
lo ha proposto in sostituzione del dollaro. La stessa Unione Europea come entità politica viene mal tollerata dagli USA che preferiscono nazioni piccole imbottite di loro basi militari. Europa che a mio umile parere bisognerebbe allargare alla Russia per farne una grande entità continentale di pace e frustrare i propositi aggressivi rappresentati dalla installazione di missili Usa in Polonia, in Georgia e in tutti gli Stati-spezzatino provenienti dalla ex URSS svenduta dal traditore Etlsin tra una sbronza e l'altra.
Bisognerebbe riformare profondamente i mercati e le borse limitando fino a renderlo quasi nullo il potere degli speculatori. Abolire le società di rating ed affidare soltanto ad istituzioni pubbliche e controllate dall'ONU la regolazione della vendita dei buoni del tesoro e dei titoli di Stato. Le guerre finanziarie per la conquista del pianeta dovrebbero essere impedite da una prevenzione severa.
La vicenda del Congresso americano che non vuole saperne di mettere qualche regola, qualche paletto ai banchieri che se la ridevano dopo il disastro da loro provocato e si sono premiati con emolumenti favolosi, dovrebbe far riflettere sul fatto che la maggiore istituzione democratica del mondo sia nella mani delle multinazionali e delle lobby e che queste per la sanità o per la finanza
rigettano le pur modeste riforme proposte da Obama. Il potere politico del Presidente degli USA è ridotto a quasi niente rispetto il potere dei militari e dei capitalisti. I primi sostengono la guerra senza fine al mondo intero, gli altri non accettano che il loro suprematismo da supermiliardari venga intaccato e che i meccanismi che fanno comodo a loro vengano scalfiti.
La sinistra indebolita da anni di pensiero unico condiviso con la destra non é in condizioni di esprimere una sua opinione, una linea alternativa. La globalizzazione affidata agli animal spirits sta devastando il mondo. Non è più possibile andare avanti senza regole. Senza regole ci attende l'abisso della distruzione. La sinistra deve anche riprendere la lotta per la pace abbandonata da anni dopo la grande mobilitazione che coinvolse più di un miliardo di manifestanti nelle piazze di tutto il mondo. Anche i sindacati dovrebbero riprendere la bandiera della pace per cancellare le carneficine in corso e liberare i palestinesi dalla gabbia della morte di Gaza e dalla colonizzazione della Gisgiordania. Ma la pace non é tra le proposte dei comizi del prossimo 1 Maggio.
Rispondere alla crisi rafforzando Maastrict significa caricare sulle spalle delle classi lavoratrici il peso di una crisi originata dalle ruberie dei finanzieri. Una Europa con più Maastricht diventerebbe
più oppressiva per le classi subalterne e si allontanerebbe per sempre dai canoni di civiltà che il suo welfare le ha assicurato per tanti decenni. Impoverire le popolazioni di tutto l'Occidente per favorire
l'arricchimento delle multinazionali ed il potere della casta dei proprietari e dei managers è una prospettiva inaccettabile di regressione culturale e sociale.
Pietro Ancona
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La crisi che sconvolge la Grecia deve fare riflettere sul potere dei mercati, delle multinazionali e della finanza che oramai si propongono come supremi regolatori del destino dei popoli. L'Italia durante il governo Ciampi subì un'aggressione della speculazione che costò cinquanta mila miliardi di lire. Il signor Soros si vanta di potere annientare una nazione gettandola nella disperazione più acuta con un paio di manovre in borsa. Delinquenti alla testa di possenti istituzioni finanziarie hanno impestato il pianeta di titoli fasulli ed ora la Grecia viene sottoposta ad una terribile pressione speculativa fomentata dalla società di rating che con le loro pagelline possono determinare la rovina di milioni di persone, di intere popolazioni, società che hanno tenuto la bocca ben chiusa mentre il mondo veniva depredato dagli squali di oltreoceano.
Non è possibile escludere a priori che la Grecia sia un grimaldello per attaccare l'Unione Europea. L'Euro non è stato mai ben visto dagli USA e viene temuto specialmente da quanto la Cina
lo ha proposto in sostituzione del dollaro. La stessa Unione Europea come entità politica viene mal tollerata dagli USA che preferiscono nazioni piccole imbottite di loro basi militari. Europa che a mio umile parere bisognerebbe allargare alla Russia per farne una grande entità continentale di pace e frustrare i propositi aggressivi rappresentati dalla installazione di missili Usa in Polonia, in Georgia e in tutti gli Stati-spezzatino provenienti dalla ex URSS svenduta dal traditore Etlsin tra una sbronza e l'altra.
Bisognerebbe riformare profondamente i mercati e le borse limitando fino a renderlo quasi nullo il potere degli speculatori. Abolire le società di rating ed affidare soltanto ad istituzioni pubbliche e controllate dall'ONU la regolazione della vendita dei buoni del tesoro e dei titoli di Stato. Le guerre finanziarie per la conquista del pianeta dovrebbero essere impedite da una prevenzione severa.
La vicenda del Congresso americano che non vuole saperne di mettere qualche regola, qualche paletto ai banchieri che se la ridevano dopo il disastro da loro provocato e si sono premiati con emolumenti favolosi, dovrebbe far riflettere sul fatto che la maggiore istituzione democratica del mondo sia nella mani delle multinazionali e delle lobby e che queste per la sanità o per la finanza
rigettano le pur modeste riforme proposte da Obama. Il potere politico del Presidente degli USA è ridotto a quasi niente rispetto il potere dei militari e dei capitalisti. I primi sostengono la guerra senza fine al mondo intero, gli altri non accettano che il loro suprematismo da supermiliardari venga intaccato e che i meccanismi che fanno comodo a loro vengano scalfiti.
La sinistra indebolita da anni di pensiero unico condiviso con la destra non é in condizioni di esprimere una sua opinione, una linea alternativa. La globalizzazione affidata agli animal spirits sta devastando il mondo. Non è più possibile andare avanti senza regole. Senza regole ci attende l'abisso della distruzione. La sinistra deve anche riprendere la lotta per la pace abbandonata da anni dopo la grande mobilitazione che coinvolse più di un miliardo di manifestanti nelle piazze di tutto il mondo. Anche i sindacati dovrebbero riprendere la bandiera della pace per cancellare le carneficine in corso e liberare i palestinesi dalla gabbia della morte di Gaza e dalla colonizzazione della Gisgiordania. Ma la pace non é tra le proposte dei comizi del prossimo 1 Maggio.
Rispondere alla crisi rafforzando Maastrict significa caricare sulle spalle delle classi lavoratrici il peso di una crisi originata dalle ruberie dei finanzieri. Una Europa con più Maastricht diventerebbe
più oppressiva per le classi subalterne e si allontanerebbe per sempre dai canoni di civiltà che il suo welfare le ha assicurato per tanti decenni. Impoverire le popolazioni di tutto l'Occidente per favorire
l'arricchimento delle multinazionali ed il potere della casta dei proprietari e dei managers è una prospettiva inaccettabile di regressione culturale e sociale.
Pietro Ancona
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martedì 27 aprile 2010
1 maggio umiliato
1° Maggio umiliato
Il peggiore viatico il 1 Maggio lo riceverà dalla cosiddetta approvazione delle modifiche richieste dal Capo dello Stato alla 1167. La stampa ha divulgato la notizia di un accoglimento delle osservazioni fatte dal Quirinale sull'arbitrato. Si tratta di una notizia falsa diramata da una informazione faziosa e ferocemente classista al servizio di una imprenditoria e di un ceto politico che hanno già trasformato le redazioni dei giornali in luoghi di sfruttamento di migliaia di giovani che approdano alla professione
per venire inghiottiti dal tunnel del sottosalario e della precarietà. La Cisl e l'Uil erano d'accordo con
la 1167 nel testo bocciato dal Capo dello Stato e la CGIL viene stretta nella morsa dell'isolamento
anche dal governo e dal PD. Quest'ultimo, che occupa il posto una volta appartenuto al PCI ed al PSI, è diventato partito confindustrialista. Ieri si è sfilato dal referendum contro l'obbligo alla privatizzazione dell'acqua e, nonostante le riserve di Bersani, appare assai tentato a collaborare con il governo per riforme anticostituzionali e per il federalismo che discriminerà gli italiani e ridurrà in extracomunitari le popolazioni meridionali.
Questo Primo Maggio sarà il peggiore della storia d'Italia non solo per la gravità della crisi che artiglia i lavoratori quanto per la mancanza di futuro e per il suicidio del sindacato come strumento di tutela dei lavoratori e la sua involuzione verso un ruolo di servizi reclamato dalla dottrina della sussidiarietà, dottrina di cui l'arbitrato e cioè la privatizzazione del diritto del lavoro è espressione logica.
E' assai equivoco che venga celebrato unitariamente dalla CGIL dalla Cisl e dall'UIL dal momento che su questioni fondamentali come il nuovo contratto di lavoro, il contratto dei metalmeccanici e l'allegato lavoro, si sono registrate posizioni diverse. Posizioni alle quali però la Marcegaglia non da credito. La Confindustria, a differenza di Sacconi, insiste nel tenere aperta la porta del dialogo e per essa non sarebbero del tutto veritiere le diversità della CGIL,
ma soltanto strumentali ad una tattica di mantenimento del consenso. La Marcegaglia ha infatti citato gli accordi di categoria successivi al patto separato che sono stati sottoscritti dalla CGIL insieme a Cisl e Uil.
Si addebita alla crisi economica la responsabilità "oggettiva" delle pessime condizioni in cui versano i lavoratori. La crisi c'é ed é devastante ma non dappertutto si spiega con difficoltà di mercato. Molte delle aziende che hanno fatto ricorso alla CIG o alla delocalizzazione hanno bilanci attivi ed hanno distribuito dividendi. La crisi è anche legata all'attacco al welfare sferrato dalla destra per motivi ideologici e per creare nuovo business accaparrandosi importanti pezzi dello Stato. Centomila licenziati dalla scuola derivano da una scelta ideologica e non da una necessità. Hanno ragione i lavoratori della Scala di Milano a chiedere al Capo dello Stato di non firmare il decreto Bondi. Si tratta di un progetto che ha come obiettivo la privatizzazione delle massime istituzioni culturali del Paese. La scuola, l'università, la sanità e le pensioni sono state devastate dall'aggressione ideologica della destra italiana che attua l'insegnamento di Reagan e della tatcher: affamare la bestia per poi macellarla. E' molto grave che il turnover avvenga soltanto attraverso l'appalto ai privati. Non si fanno più i concorsi che costituivano uno sbocco fisiologico alle nuove leve.
Questa aggressione ideologica, in gran parte condivisa dal maggiore partito di opposizione, è iniziata contrapponendo i giovani ai pensionati (Bocconi, Milano), poi i precari a "privilegiati", poi si è fatta una indecente campagna contro i "fannulloni" della pubblica amministrazione, contro i professori e la scuola, contro i "baroni" delle Università e, naturalmente, contro la "malasanità".
Ora il campo è ingombro di macerie. I mali del pubblico sono stati usati non per debellarli ma per distruggere il welfare. Intanto, squadre di legulei dentro il Parlamento devastano il diritto del lavoro o lo rendono inagibile.
Bassi salari, disoccupazione, precariato incatenano i lavoratori a condizioni che diventano sempre più difficili ed inaccettabili e sempre più prossime ad una rottura della coesione sociale. Per quanto tempo ancora si potranno tenere cinque milioni di biagizzati a salari di autentica fame? Finora sopravvivono per l'appoggio delle famiglie che ancora godono di migliori condizioni acquisite dalle generazioni precedenti.
Ma non esiste alcuna proposta per fare uscire dall'abisso sociale i lavoratori italiani. Anzicchè abolire
la legge Biagi si aggiungono al suo repertorio nuovi strumenti di oppressione contrattuale come il CUI proposto dal PD e lo staff leasing reintrodotto dalla finanziaria.Non si propone il Salario Minimo Garantito che potrebbe frenare la corsa verso il basso delle retribuzioni. Non si bloccano le privatizzazioni che appesantiscono le bollette. Insomma le proposte arrivano soltanto dal padronato e dal governo. Il Sindacato si limita a registrarle con commenti spesso positivi (Cisl e Uil) o negativi da parte della CGIL. Ma i lavoratori sono privi di una guida e di rivendicazioni.
La stessa rivendicazione fondamentale che diede vita al 1 Maggio è stata rimessa in discussione. Secondo una legge europea subito recepita si possono fare anche 13 ore di lavoro e si lavora nella UE per le sessanta ore settimanali.
Parlamento ed Governo sono diventati organicamente ostili
ai lavoratori e tentono a ridurne lo status. Il Ministero del Lavoro che ha avuto luminose figure come quelle di Fanfani, Donat Cattin e Brodolini è diretto da un Ministro che si è dedicato all'isolamento della CGIL e dirige una coalizione ad excludendum che propone la "complicità" nella demolizione dei diritti. Prossimo obiettivo annunziato la distruzione dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori.
In queste condizioni, il Concertone di Roma si è totalmente disancorato dal suo progetto originario e sopravvive per inerzia. In ogni caso non significa più niente. Ambigua e allarmante è la celebrazione unitaria del 1° maggio a Rosarno tra Cgil, Cisl e UIL , una unità che quando si realizza è solo contro i lavoratori. Vedi legge Biagi.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.businessonline.it/3/LavoroeFisco/1361/Stipendi_in_Italia_2_lavoratori_su_3_non_raggiungono_i_1300_euro.html
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000270.html
http://www.puntualizziamo.it/videoinchieste/174-le-inchieste-di-puntualizziamo-il-lavoro-precario.html
http://www.tesionline.it/approfondimenti/articolo.jsp?id=295&sID=1
Il peggiore viatico il 1 Maggio lo riceverà dalla cosiddetta approvazione delle modifiche richieste dal Capo dello Stato alla 1167. La stampa ha divulgato la notizia di un accoglimento delle osservazioni fatte dal Quirinale sull'arbitrato. Si tratta di una notizia falsa diramata da una informazione faziosa e ferocemente classista al servizio di una imprenditoria e di un ceto politico che hanno già trasformato le redazioni dei giornali in luoghi di sfruttamento di migliaia di giovani che approdano alla professione
per venire inghiottiti dal tunnel del sottosalario e della precarietà. La Cisl e l'Uil erano d'accordo con
la 1167 nel testo bocciato dal Capo dello Stato e la CGIL viene stretta nella morsa dell'isolamento
anche dal governo e dal PD. Quest'ultimo, che occupa il posto una volta appartenuto al PCI ed al PSI, è diventato partito confindustrialista. Ieri si è sfilato dal referendum contro l'obbligo alla privatizzazione dell'acqua e, nonostante le riserve di Bersani, appare assai tentato a collaborare con il governo per riforme anticostituzionali e per il federalismo che discriminerà gli italiani e ridurrà in extracomunitari le popolazioni meridionali.
Questo Primo Maggio sarà il peggiore della storia d'Italia non solo per la gravità della crisi che artiglia i lavoratori quanto per la mancanza di futuro e per il suicidio del sindacato come strumento di tutela dei lavoratori e la sua involuzione verso un ruolo di servizi reclamato dalla dottrina della sussidiarietà, dottrina di cui l'arbitrato e cioè la privatizzazione del diritto del lavoro è espressione logica.
E' assai equivoco che venga celebrato unitariamente dalla CGIL dalla Cisl e dall'UIL dal momento che su questioni fondamentali come il nuovo contratto di lavoro, il contratto dei metalmeccanici e l'allegato lavoro, si sono registrate posizioni diverse. Posizioni alle quali però la Marcegaglia non da credito. La Confindustria, a differenza di Sacconi, insiste nel tenere aperta la porta del dialogo e per essa non sarebbero del tutto veritiere le diversità della CGIL,
ma soltanto strumentali ad una tattica di mantenimento del consenso. La Marcegaglia ha infatti citato gli accordi di categoria successivi al patto separato che sono stati sottoscritti dalla CGIL insieme a Cisl e Uil.
Si addebita alla crisi economica la responsabilità "oggettiva" delle pessime condizioni in cui versano i lavoratori. La crisi c'é ed é devastante ma non dappertutto si spiega con difficoltà di mercato. Molte delle aziende che hanno fatto ricorso alla CIG o alla delocalizzazione hanno bilanci attivi ed hanno distribuito dividendi. La crisi è anche legata all'attacco al welfare sferrato dalla destra per motivi ideologici e per creare nuovo business accaparrandosi importanti pezzi dello Stato. Centomila licenziati dalla scuola derivano da una scelta ideologica e non da una necessità. Hanno ragione i lavoratori della Scala di Milano a chiedere al Capo dello Stato di non firmare il decreto Bondi. Si tratta di un progetto che ha come obiettivo la privatizzazione delle massime istituzioni culturali del Paese. La scuola, l'università, la sanità e le pensioni sono state devastate dall'aggressione ideologica della destra italiana che attua l'insegnamento di Reagan e della tatcher: affamare la bestia per poi macellarla. E' molto grave che il turnover avvenga soltanto attraverso l'appalto ai privati. Non si fanno più i concorsi che costituivano uno sbocco fisiologico alle nuove leve.
Questa aggressione ideologica, in gran parte condivisa dal maggiore partito di opposizione, è iniziata contrapponendo i giovani ai pensionati (Bocconi, Milano), poi i precari a "privilegiati", poi si è fatta una indecente campagna contro i "fannulloni" della pubblica amministrazione, contro i professori e la scuola, contro i "baroni" delle Università e, naturalmente, contro la "malasanità".
Ora il campo è ingombro di macerie. I mali del pubblico sono stati usati non per debellarli ma per distruggere il welfare. Intanto, squadre di legulei dentro il Parlamento devastano il diritto del lavoro o lo rendono inagibile.
Bassi salari, disoccupazione, precariato incatenano i lavoratori a condizioni che diventano sempre più difficili ed inaccettabili e sempre più prossime ad una rottura della coesione sociale. Per quanto tempo ancora si potranno tenere cinque milioni di biagizzati a salari di autentica fame? Finora sopravvivono per l'appoggio delle famiglie che ancora godono di migliori condizioni acquisite dalle generazioni precedenti.
Ma non esiste alcuna proposta per fare uscire dall'abisso sociale i lavoratori italiani. Anzicchè abolire
la legge Biagi si aggiungono al suo repertorio nuovi strumenti di oppressione contrattuale come il CUI proposto dal PD e lo staff leasing reintrodotto dalla finanziaria.Non si propone il Salario Minimo Garantito che potrebbe frenare la corsa verso il basso delle retribuzioni. Non si bloccano le privatizzazioni che appesantiscono le bollette. Insomma le proposte arrivano soltanto dal padronato e dal governo. Il Sindacato si limita a registrarle con commenti spesso positivi (Cisl e Uil) o negativi da parte della CGIL. Ma i lavoratori sono privi di una guida e di rivendicazioni.
La stessa rivendicazione fondamentale che diede vita al 1 Maggio è stata rimessa in discussione. Secondo una legge europea subito recepita si possono fare anche 13 ore di lavoro e si lavora nella UE per le sessanta ore settimanali.
Parlamento ed Governo sono diventati organicamente ostili
ai lavoratori e tentono a ridurne lo status. Il Ministero del Lavoro che ha avuto luminose figure come quelle di Fanfani, Donat Cattin e Brodolini è diretto da un Ministro che si è dedicato all'isolamento della CGIL e dirige una coalizione ad excludendum che propone la "complicità" nella demolizione dei diritti. Prossimo obiettivo annunziato la distruzione dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori.
In queste condizioni, il Concertone di Roma si è totalmente disancorato dal suo progetto originario e sopravvive per inerzia. In ogni caso non significa più niente. Ambigua e allarmante è la celebrazione unitaria del 1° maggio a Rosarno tra Cgil, Cisl e UIL , una unità che quando si realizza è solo contro i lavoratori. Vedi legge Biagi.
Pietro Ancona
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http://www.businessonline.it/3/LavoroeFisco/1361/Stipendi_in_Italia_2_lavoratori_su_3_non_raggiungono_i_1300_euro.html
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000270.html
http://www.puntualizziamo.it/videoinchieste/174-le-inchieste-di-puntualizziamo-il-lavoro-precario.html
http://www.tesionline.it/approfondimenti/articolo.jsp?id=295&sID=1
domenica 25 aprile 2010
Un discorso inaccettabile
Un discorso inaccettabile
Confesso di avere seguito con emozione grande parte del discorso pronunziato ieri dal Presidente della Repubblica. Toccante il ricordo di Pertini che fu il grande carcerato di Mussolini e che guidò armi in pugno la Resistenza al fascismo. Non ho apprezzato la citazione di Benedetto Croce che considero al massimo un nicodemiano del fascismo e mentre Gramsci si consumava in carcere non veniva disturbato dai suoi studi storici e filosofici dai fascisti. Non conobbe le bastonature dei fratelli Rosselli nè la tristezza dell'esilio di tanti esuli e vegetò tranquillamente aspettando che il ciclo storico di Mussolini si compisse. Ma, a parte questo, la ricostruzione storica della liberazione d'Italia è stata bella, commovente, suggestiva. E' vero che siamo stati liberati dagli alleati occidentali ma è verissimo
che gran parte del territorio nazionale fu liberato dai partigiani che ne precedettero l'arrivo da Napoli a Milano. La scelta per la libertà e contro la repubblica satellite dei nazisti di Salò è stata rievocata anche se non con il risalto che avrei voluto. Deve essere ancora scritta la storia dei militari antifascisti magistralmente raccontata da Marco Ficarra in StalagXB.
Ma confesso di non condividere la parte finale del discorso del Presidente che, per me, contraddice e cancella la lunga bellissima rievocazione della Resistenza. La parte finale cancella tutto e riduce ad escamotage, a tentazione ingannatrice tutto il comizio resistenziale. Come lo scorpione tiene ben celato il veleno nell'artiglio ed alla fine lo usa, così il discorso di Napolitano si conclude con la reiterazione di una richiesta: uscire dalle contrapposizioni! La contrapposizione sarebbe la debole resistenza offerta dal PD alle pretese sempre più arroganti e pieni di disprezzo per ogni regola della destra? Significa adeguarsi ad un clima di crescente razzismo diffuso e presente in grande misura in Parlamento e nelle amministrazioni locali? Un Capo dello Stato di una Repubblica democratica deve
auspicare una vera e sana dialettica e non l'ammassamento di tutto il Parlamento ai pieni di uno sfrenato egotista che vuole sfasciare il tanto o poco che resta della Costituzione! Questo appello alla
non contrapposizione pronunziato all'indomani della coraggiosa ribellione di Fini è di pessimo gusto
e tira la volata a Berlusconi e Bossi.
Napolitano sa che le riforme per le quali sollecita coesione e unità sono contro la Costituzione che
ha il dovere di difendere. Non deve mostrarsi seccato, come ha fatto ieri, della richiesta "non firmare" dei musicisti della Scala che hanno ragione. La Costituzione protegge la cultura e le sue istituzioni ed il governo sta riducendo in un campo di macerie non solo la Scala ma tutte le istituzioni culturali del Paese compresa la scuola e la università.
Napolitano inganna gli italiani quando non critica il federalismo che vuole la Lega e gran parte del Pdl e cioè la chiusura dentro frontiere visibili o invisibili delle Regioni del Nord dentro le quali le leggi della Repubblica non conteranno più niente. Non si tratta di solidarietà verso il sud che verrebbe meno ma di una rottura dell'unità costituzionale dello Stato che Napolitano farebbe bene ad osteggiare.
Infine, avrebbe fatto bene a richiamare i Sindaci al rispetto delle leggi e della dignità delle persone.
Sindaci che umiliano i bambini o discriminano i cimiteri sono indegni della striscia tricolare che portano di traverso. Non dedicare una sola parola di rimprovero a questi loschi figuri che stanno
alterando la costituzione materiale del Paese non è stata una scelta giusta.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.corriere.it/Media/pdf/discorso240410.pdf
Confesso di avere seguito con emozione grande parte del discorso pronunziato ieri dal Presidente della Repubblica. Toccante il ricordo di Pertini che fu il grande carcerato di Mussolini e che guidò armi in pugno la Resistenza al fascismo. Non ho apprezzato la citazione di Benedetto Croce che considero al massimo un nicodemiano del fascismo e mentre Gramsci si consumava in carcere non veniva disturbato dai suoi studi storici e filosofici dai fascisti. Non conobbe le bastonature dei fratelli Rosselli nè la tristezza dell'esilio di tanti esuli e vegetò tranquillamente aspettando che il ciclo storico di Mussolini si compisse. Ma, a parte questo, la ricostruzione storica della liberazione d'Italia è stata bella, commovente, suggestiva. E' vero che siamo stati liberati dagli alleati occidentali ma è verissimo
che gran parte del territorio nazionale fu liberato dai partigiani che ne precedettero l'arrivo da Napoli a Milano. La scelta per la libertà e contro la repubblica satellite dei nazisti di Salò è stata rievocata anche se non con il risalto che avrei voluto. Deve essere ancora scritta la storia dei militari antifascisti magistralmente raccontata da Marco Ficarra in StalagXB.
Ma confesso di non condividere la parte finale del discorso del Presidente che, per me, contraddice e cancella la lunga bellissima rievocazione della Resistenza. La parte finale cancella tutto e riduce ad escamotage, a tentazione ingannatrice tutto il comizio resistenziale. Come lo scorpione tiene ben celato il veleno nell'artiglio ed alla fine lo usa, così il discorso di Napolitano si conclude con la reiterazione di una richiesta: uscire dalle contrapposizioni! La contrapposizione sarebbe la debole resistenza offerta dal PD alle pretese sempre più arroganti e pieni di disprezzo per ogni regola della destra? Significa adeguarsi ad un clima di crescente razzismo diffuso e presente in grande misura in Parlamento e nelle amministrazioni locali? Un Capo dello Stato di una Repubblica democratica deve
auspicare una vera e sana dialettica e non l'ammassamento di tutto il Parlamento ai pieni di uno sfrenato egotista che vuole sfasciare il tanto o poco che resta della Costituzione! Questo appello alla
non contrapposizione pronunziato all'indomani della coraggiosa ribellione di Fini è di pessimo gusto
e tira la volata a Berlusconi e Bossi.
Napolitano sa che le riforme per le quali sollecita coesione e unità sono contro la Costituzione che
ha il dovere di difendere. Non deve mostrarsi seccato, come ha fatto ieri, della richiesta "non firmare" dei musicisti della Scala che hanno ragione. La Costituzione protegge la cultura e le sue istituzioni ed il governo sta riducendo in un campo di macerie non solo la Scala ma tutte le istituzioni culturali del Paese compresa la scuola e la università.
Napolitano inganna gli italiani quando non critica il federalismo che vuole la Lega e gran parte del Pdl e cioè la chiusura dentro frontiere visibili o invisibili delle Regioni del Nord dentro le quali le leggi della Repubblica non conteranno più niente. Non si tratta di solidarietà verso il sud che verrebbe meno ma di una rottura dell'unità costituzionale dello Stato che Napolitano farebbe bene ad osteggiare.
Infine, avrebbe fatto bene a richiamare i Sindaci al rispetto delle leggi e della dignità delle persone.
Sindaci che umiliano i bambini o discriminano i cimiteri sono indegni della striscia tricolare che portano di traverso. Non dedicare una sola parola di rimprovero a questi loschi figuri che stanno
alterando la costituzione materiale del Paese non è stata una scelta giusta.
Pietro Ancona
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http://www.corriere.it/Media/pdf/discorso240410.pdf
sabato 24 aprile 2010
la scissione necessaria
LA SCISSIONE NECESSARIA
Se Fini, dopo la reazione di Berlusconi e dei suoi pretoriani alle sue critiche e dopo l'approvazione di una mozione finale che ricorda frasi e toni da centralismo democratico di memoria stalinista, resta nel PDL rischia di ridurre e derubricare a mera questione interna le sue posizioni. Posizioni che denunziano una crescente colonizzazione della ideologia leghista del PDL sempre più condizionato e vincolato dall'agenda dettata da Bossi. Quando Formigoni propone un reclutamento su base regionale degli insegnanti fa propria una rivendicazione identitaria dei leghisti che vogliono espellere
i quadri della scuola, della magistratura, della pubblica amministrazione di provenienza esterna alla Padania. Il processo di leghizzazione del PDL è in fase avanzata ed impregna sempre di più la legislazione e gli atti del governo. Basti pensare alle tristi vicende del centocinquantesimo dell'Unità d'Italia ed alla proposta di sottoporre ad un esame di lingua italiana i commercianti stranieri.
Nel Pdl non c'è alcuna possibilità che si cambi linea e che i valori di cui Fini si è fatto portatore, frutto di un sofferto ripensamento di sue precedenti convinzioni conquistino il cuore e la maggioranza del Partito. Partito espressione di una borghesia illiberale che mostra il bastone. Basti pensare alle recenti dichiarazioni di Marchionne che, senza tanti giri di parole, invita i lavoratori italiani a piegarsi alle sue richieste pena il trasferimento della Fiat all'estero. Basti ricordare il trattamento che gli agrari della valle padana (e non solo loro) infliggono ai contadini indiani o rumeni. Il Pdl è espressione di
un ceto imprenditoriale che si è fatto violento e che si riconosce molto nelle posizioni di Bossi anche
se vota Berlusconi.
Il nuovo Fini non sopravviverà nel PDL. Deve uscirne subito, creare un suo raggruppamento, agire in Parlamento come forza autonoma animata da una visione di destra civile. Se non farà la scissione
è destinato a deperire oppure ad andare a Canossa ammesso che il Caudillo abbia voglia di riprenderlo e di perdonarlo. Se farà la scissione costringerà il PD che oggi lo fa cuocere nel suo brodo ad apprezzare le sue posizioni e da forza marginale potrà evolvere fino a diventare una significativa forza politica.
La politica non è soltanto l'arte di barcamenarsi in una situazione data ma la realizzazione di ideali, di una utopia. Se Fini è davvero convinto, come sembra, della necessità di estirpare dall'Italia il tumore del razzismo e del sovversivismo del movimento nazifascista della Lega, ora e subito deve lasciare Berlusconi ed i suoi cortigiani, per intraprendere il duro cammino di un recupero della Costituzione e della Repubblica democratica. E' il solo modo per liberarsi dalle gravi responsabilità di una quasi ventennale collaborazione con Berlusconi e Bossi.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
Se Fini, dopo la reazione di Berlusconi e dei suoi pretoriani alle sue critiche e dopo l'approvazione di una mozione finale che ricorda frasi e toni da centralismo democratico di memoria stalinista, resta nel PDL rischia di ridurre e derubricare a mera questione interna le sue posizioni. Posizioni che denunziano una crescente colonizzazione della ideologia leghista del PDL sempre più condizionato e vincolato dall'agenda dettata da Bossi. Quando Formigoni propone un reclutamento su base regionale degli insegnanti fa propria una rivendicazione identitaria dei leghisti che vogliono espellere
i quadri della scuola, della magistratura, della pubblica amministrazione di provenienza esterna alla Padania. Il processo di leghizzazione del PDL è in fase avanzata ed impregna sempre di più la legislazione e gli atti del governo. Basti pensare alle tristi vicende del centocinquantesimo dell'Unità d'Italia ed alla proposta di sottoporre ad un esame di lingua italiana i commercianti stranieri.
Nel Pdl non c'è alcuna possibilità che si cambi linea e che i valori di cui Fini si è fatto portatore, frutto di un sofferto ripensamento di sue precedenti convinzioni conquistino il cuore e la maggioranza del Partito. Partito espressione di una borghesia illiberale che mostra il bastone. Basti pensare alle recenti dichiarazioni di Marchionne che, senza tanti giri di parole, invita i lavoratori italiani a piegarsi alle sue richieste pena il trasferimento della Fiat all'estero. Basti ricordare il trattamento che gli agrari della valle padana (e non solo loro) infliggono ai contadini indiani o rumeni. Il Pdl è espressione di
un ceto imprenditoriale che si è fatto violento e che si riconosce molto nelle posizioni di Bossi anche
se vota Berlusconi.
Il nuovo Fini non sopravviverà nel PDL. Deve uscirne subito, creare un suo raggruppamento, agire in Parlamento come forza autonoma animata da una visione di destra civile. Se non farà la scissione
è destinato a deperire oppure ad andare a Canossa ammesso che il Caudillo abbia voglia di riprenderlo e di perdonarlo. Se farà la scissione costringerà il PD che oggi lo fa cuocere nel suo brodo ad apprezzare le sue posizioni e da forza marginale potrà evolvere fino a diventare una significativa forza politica.
La politica non è soltanto l'arte di barcamenarsi in una situazione data ma la realizzazione di ideali, di una utopia. Se Fini è davvero convinto, come sembra, della necessità di estirpare dall'Italia il tumore del razzismo e del sovversivismo del movimento nazifascista della Lega, ora e subito deve lasciare Berlusconi ed i suoi cortigiani, per intraprendere il duro cammino di un recupero della Costituzione e della Repubblica democratica. E' il solo modo per liberarsi dalle gravi responsabilità di una quasi ventennale collaborazione con Berlusconi e Bossi.
Pietro Ancona
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La Costituzione di Piero Calamandrei
Discorso sulla Costituzione
Di Piero Calamandrei
Il discorso qui riprodotto fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra vita associativa.
L’art.34 dice:” I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così:
”E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo- “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro “- corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società.
E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!
E‘ stato detto giustamente che le costituzioni sono anche delle polemiche, che negli articoli delle costituzioni c’è sempre anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica, di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime.
Se voi leggete la parte della costituzione che si riferisce ai rapporti civili politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute. Quindi, polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino contro il passato.
Ma c’è una parte della nostra costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: “ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma no è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società n cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della società. Quindi, polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto
è in noi per trasformare questa situazione presente. Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani. ”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, d quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: ” Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentisno alla politica. E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo- io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.
Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo,
all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.
Di Piero Calamandrei
Il discorso qui riprodotto fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra vita associativa.
L’art.34 dice:” I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così:
”E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo- “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro “- corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società.
E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!
E‘ stato detto giustamente che le costituzioni sono anche delle polemiche, che negli articoli delle costituzioni c’è sempre anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica, di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime.
Se voi leggete la parte della costituzione che si riferisce ai rapporti civili politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute. Quindi, polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino contro il passato.
Ma c’è una parte della nostra costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: “ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma no è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società n cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della società. Quindi, polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto
è in noi per trasformare questa situazione presente. Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani. ”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, d quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: ” Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentisno alla politica. E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo- io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.
Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo,
all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.
25 aprile
"Lo avrai, camerata Kesselring..."
Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue "gravissime" condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli... un monumento.
A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide "ad ignominia", collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l'avvenuta scarcerazione del criminale nazista. L'epigrafe afferma:
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
http://www.anpi.it/kesselring.htm
Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue "gravissime" condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli... un monumento.
A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide "ad ignominia", collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l'avvenuta scarcerazione del criminale nazista. L'epigrafe afferma:
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
http://www.anpi.it/kesselring.htm
venerdì 23 aprile 2010
il coraggio di un leader
Il coraggio di un leader
Ieri Fini è stato nella fossa dei leoni. Un'assemblea ostile fin quasi a menare le mani, popolata di squallidi arnesi di regime, gente pronta alle ingiurie ed alle offese più gravi per il "ribelle" solo per farsi sentire e notare dal Caudillo ossessionato da un solo problema: ottenere le dimissioni del Presidente della Camera. Berlusconi ha chiuso la riunione con una votazione da Politburo: 159
voti contro 11. Ma questi undici voti hanno spezzato l'incanto che tiene prigioniera l'Italia da anni. Undici persone coraggiose che hanno sfidato il linciaggio di una maggioranza fanatizzata dal culto delle personalità del ricchissimo miliardario che si sente onnipotente.
Fini non si è fatto intimidire. La defezione di suoi ex "colonnelli" e l'isolamento non lo hanno scoraggiato. Ha elencato puntualmente quanto non condivide dei comportamenti e del progetto politico di Berlusconi. Una lunga serie di punti dall'immigrazione alla giustizia sui quali non si può non convenire. Ma la cosa più importante che ha detto riguarda la Lega che, dopo le elezioni regionali e la conquista di due importanti regioni del Nord, rischia di espandersi e di inghiottere nella sua visione razzista lo stesso elettorato del Pdl. La Lega che detta le riforme, che nega la mensa ai bambini e sepoltura ai musulmani, che attraverso Formigoni, vuole il reclutamento su base regionale degli insegnanti e che, ieri, ha proposto i contratti di lavoro su base territoriale, rischia di diventare
l'ideologia e la politica di tutto il PdL e di guidarne una involuzione xenofoba e di rottura della coesione sociale e dell'unità nazionale.
Berlusconi sa di avere perduto l'adesione o la sottomissione di Fini al suo progetto di riforme costitu
zionali. Fa finta di aver perso interesse per esse ma in verità sa che se non demolisce la Costituzione cambiandone i principi non è destinato a fare ancora molta strada. La sua leaderchip è come una ameba insaziabile: ha bisogno di inghiottire quanto resta ancora delle regole e delle salvaguardie del diritto. Per quanto possa guastare forzando in Parlamento con leggi che, anche se ottengono il timbro del Capo dello Stato, restano scandalose e precarie, se non abbatte la legge fondamentale dello Stato
non potrà mai diventare il dittatore d'Italia.
Per questo deve sfrattare Fini da Presidente della Camera. Ma, come osserva giustamente Bobo, la Camera dei Deputati non è la Rai. Non sarà facile un pronunziamento o una sorta di impeachment.
Alla ingiunzione di Berlusconi si è unito, con più di una accusa, il Presidente del Senato che ha sollecitato le dimissioni di Fini.
Credo che sarebbe opportuna una nota del Quirinale a difesa delle Istituzioni. Non si può consentire al Capo del Governo di attaccare la Presidenza della Camera perchè occupata da persona che non la pensa come lui.
Ieri Fini ha speso se stesso nell'ipotesi di una destra civile che torni ad isolare la Lega anche nel Nord. E' evidente che per quanto Bossi voglia nascondere le sue reali intenzioni e la sua vera natura totalitaria (nel territorio controllato dalla Lega è difficile vivere se non si ostenta una cravatta verde), il suo obiettivo è una sorta di leghizzazione del PdL, scopo che Berlusconi sembra condividere per il suo forsennato obiettivo di cambiare le regole.
A due giorni dal 25 aprile, un uomo proveniente dalla scuola di Almirante ma maturato attraverso un lungo percorso verso la libertà e la democrazia, ha dato un significativo contributo alla celebrazione della Resistenza e dei suoi valori racchiusi nella preziosa Carta Costituzionale che faremmo bene a non toccare mentre la minaccia del secessionismo e del razzismo incombono. Farebbe bene Napolitano a non sollecitare "coesione" verso "riforme" che oggi non potrebbero che essere disastrose per l'Italia.
Unisco a questo scritto il testo del discorso pronunziato da Fini. Una sinistra consapevole dovrebbe
prenderne atto e valorizzarlo: è la prima porta che si apre, dopo tanti anni, verso una possibilità diversa da quella imposta da Berlusconi e da Bossi e non adeguatamente contrastata dal PD.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=5343&Cat=1&I=immagini/Foto%20A-C/bandierepdl_int.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=Politica&Codi_Cate_Arti=27
Ieri Fini è stato nella fossa dei leoni. Un'assemblea ostile fin quasi a menare le mani, popolata di squallidi arnesi di regime, gente pronta alle ingiurie ed alle offese più gravi per il "ribelle" solo per farsi sentire e notare dal Caudillo ossessionato da un solo problema: ottenere le dimissioni del Presidente della Camera. Berlusconi ha chiuso la riunione con una votazione da Politburo: 159
voti contro 11. Ma questi undici voti hanno spezzato l'incanto che tiene prigioniera l'Italia da anni. Undici persone coraggiose che hanno sfidato il linciaggio di una maggioranza fanatizzata dal culto delle personalità del ricchissimo miliardario che si sente onnipotente.
Fini non si è fatto intimidire. La defezione di suoi ex "colonnelli" e l'isolamento non lo hanno scoraggiato. Ha elencato puntualmente quanto non condivide dei comportamenti e del progetto politico di Berlusconi. Una lunga serie di punti dall'immigrazione alla giustizia sui quali non si può non convenire. Ma la cosa più importante che ha detto riguarda la Lega che, dopo le elezioni regionali e la conquista di due importanti regioni del Nord, rischia di espandersi e di inghiottere nella sua visione razzista lo stesso elettorato del Pdl. La Lega che detta le riforme, che nega la mensa ai bambini e sepoltura ai musulmani, che attraverso Formigoni, vuole il reclutamento su base regionale degli insegnanti e che, ieri, ha proposto i contratti di lavoro su base territoriale, rischia di diventare
l'ideologia e la politica di tutto il PdL e di guidarne una involuzione xenofoba e di rottura della coesione sociale e dell'unità nazionale.
Berlusconi sa di avere perduto l'adesione o la sottomissione di Fini al suo progetto di riforme costitu
zionali. Fa finta di aver perso interesse per esse ma in verità sa che se non demolisce la Costituzione cambiandone i principi non è destinato a fare ancora molta strada. La sua leaderchip è come una ameba insaziabile: ha bisogno di inghiottire quanto resta ancora delle regole e delle salvaguardie del diritto. Per quanto possa guastare forzando in Parlamento con leggi che, anche se ottengono il timbro del Capo dello Stato, restano scandalose e precarie, se non abbatte la legge fondamentale dello Stato
non potrà mai diventare il dittatore d'Italia.
Per questo deve sfrattare Fini da Presidente della Camera. Ma, come osserva giustamente Bobo, la Camera dei Deputati non è la Rai. Non sarà facile un pronunziamento o una sorta di impeachment.
Alla ingiunzione di Berlusconi si è unito, con più di una accusa, il Presidente del Senato che ha sollecitato le dimissioni di Fini.
Credo che sarebbe opportuna una nota del Quirinale a difesa delle Istituzioni. Non si può consentire al Capo del Governo di attaccare la Presidenza della Camera perchè occupata da persona che non la pensa come lui.
Ieri Fini ha speso se stesso nell'ipotesi di una destra civile che torni ad isolare la Lega anche nel Nord. E' evidente che per quanto Bossi voglia nascondere le sue reali intenzioni e la sua vera natura totalitaria (nel territorio controllato dalla Lega è difficile vivere se non si ostenta una cravatta verde), il suo obiettivo è una sorta di leghizzazione del PdL, scopo che Berlusconi sembra condividere per il suo forsennato obiettivo di cambiare le regole.
A due giorni dal 25 aprile, un uomo proveniente dalla scuola di Almirante ma maturato attraverso un lungo percorso verso la libertà e la democrazia, ha dato un significativo contributo alla celebrazione della Resistenza e dei suoi valori racchiusi nella preziosa Carta Costituzionale che faremmo bene a non toccare mentre la minaccia del secessionismo e del razzismo incombono. Farebbe bene Napolitano a non sollecitare "coesione" verso "riforme" che oggi non potrebbero che essere disastrose per l'Italia.
Unisco a questo scritto il testo del discorso pronunziato da Fini. Una sinistra consapevole dovrebbe
prenderne atto e valorizzarlo: è la prima porta che si apre, dopo tanti anni, verso una possibilità diversa da quella imposta da Berlusconi e da Bossi e non adeguatamente contrastata dal PD.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=5343&Cat=1&I=immagini/Foto%20A-C/bandierepdl_int.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=Politica&Codi_Cate_Arti=27
mercoledì 21 aprile 2010
il Pd lascia cadere l'iniziativa di Fini
Il PD lascia cadere il tentativo di Fini
Sbaglia Fini a restare nel PdL perchè non avrà alcuna possibilità di condizionare o modificare il programma di governo che Berlusconi, appoggiato da Bossi e Bossi, appoggiato da Berlusconi realizzeranno. Avrebbe dovuto rifare subito il gruppo parlamentare di AN e ricostituire il Partito
che, prima della esperienza maggioritaria e governativa, aveva un notevole radicamento nel territorio.
Restando nel Pdl sarà soltanto prigioniero e non gli sarà concesso neppure di cambiare qualche virgola come è successo finora. Ma probabilmente non tutti i suoi amici erano disponibili ad uscire dal PDL.
Comunque, I 75 parlamentari AN che si sono dissociati da Fini e riconosciuti "lealisti" non avranno vita facile nel Pdl. Oramai sono nelle mani degli altri. L'iniziativa degli ex colonnelli ed ora pretoriani di Berlusconi è stata soltanto un gesto di servilismo. Cicchitto e Bondi potranno disporre per loro quello che riterranno più conveniente.
Se Fini scegliesse di tagliare nettamente il nodo gordiano i reclutati di La Russa e Gasparri potrebbero entrare in crisi. Insomma, una qualche strada per il successo strategico della sua iniziativa potrebbe aprirsi.
Bisogna tenere conto della sofferenza dell'elettorato meridionale di destra. Mentre Bossi gonfia il petto tronfio di successi e drena risorse su risorse nella Padania anche ad opera del fidatissimo amico Tremonti, le fonti statali per il Mezzogiorno si sono inaridite da un pezzo. Il fiume è stato deviato e
gli specchietti per le allodole della Banca del Sud e del Ponte sullo Stretto hanno cessato di funzionare. Un pezzo dello stesso PDL capeggiato da Miccichè è pronto alla costituzione di un Partito per il Sud. Berlusconi non sarà in grado di fermare l'emorragia perchè deve fare ingrassare l'oscena mignatta leghista che si è attaccata al collo dell'Italia. La Lega assume connotazione sempre più nazifasciste. Lo vedremo nel corso di questo 25 aprile che sarà popolato da manifestazioni contro La Resistenza e di rivalutazione della memoria della destra. Anche Napolitano ha dato una mano per questo quando ha deciso di santificare le Foibe ed ignorare i lagers italiani in Jugoslavia.
E' in corso la campagna di criminalizzazione di Fini da parte degli uomini del Caudillo. Il 20 aprile è equiparato al 25 luglio, alla seduta del Gran Consiglio Fascista che mise in minoranza Mussolini. Fini non ha messo in minoranza Berlusconi, ma ha attaccato il suo dominio assoluto sul PdL. Non gli sarà perdonato anche se forse domani alla riunione della direzione pdl si troverà un escamotage per sterilizzare per il momento la crisi.
E' stupefacente in questo contesto la reazione del PD. Bersani, Letta e gli altri sembrano sconcertati e seccati per l'iniziativa di Fini ed dissimulano a stento malcelata ostilità. Sostengono che, con queste divisioni, non si potranno fare le "riforme" come se queste fossero essenziali per l'Italia. A rivedere una per una tutte le posizioni che Fini ha messo insieme nel corso di questi mesi viene fuori un programma di scelte condivibili che vanno dalla integrazione degli immigrati, alla giustizia, al ruolo del Parlamento. Il PD non offre alcuna sponda a queste scelte, non decide di sostenerle anche se sono compatibili con quelle di una sinistra democratica se non proprio socialista. La sua ala liberal si riunisce a Val Montone e si pronunzia su tre punti assai vicini alle richieste berlusconiane: no allo Statuto dei Lavoratori, si alla "sicurezza", si alla riforma della giustizia. Il vice Segretario del PD Enrico Letta presenta un programma in dieci punti che è un mero supporto della Confindustria. Il gruppo senatoriale del PD deposita il ddl Nerozzi-Marini che introduce in Italia il CPE respinto da grandi lotte della classe operaia e degli studenti francesi. Lo chiamano CUI e prevede l'abolizione dell'art.18 e la precarizzazione di tutti i contratti. Bersani ha liquidato il contrasto Fini-Berlusconi così: "pensano ai loro problemi e non agli italiani"!
Non mi pare che si possa liquidare la questione sollevata da Fini con queste parole che mostrano incomprensione e financo fastidio.
Forse avevano una sceneggiatura già pronta per alcuni minuetti da fare con Berlusconi attorno alla Costituzione italiana e sono irritati per la "complicazione" Fini.
Se il PD fosse davvero un partito di opposizione, una sinistra democratica, l'azione di Fini potrebbe innescare un processo di riconquista della libertà, della democrazia e del benessere che l'Italia ha perso.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
Sbaglia Fini a restare nel PdL perchè non avrà alcuna possibilità di condizionare o modificare il programma di governo che Berlusconi, appoggiato da Bossi e Bossi, appoggiato da Berlusconi realizzeranno. Avrebbe dovuto rifare subito il gruppo parlamentare di AN e ricostituire il Partito
che, prima della esperienza maggioritaria e governativa, aveva un notevole radicamento nel territorio.
Restando nel Pdl sarà soltanto prigioniero e non gli sarà concesso neppure di cambiare qualche virgola come è successo finora. Ma probabilmente non tutti i suoi amici erano disponibili ad uscire dal PDL.
Comunque, I 75 parlamentari AN che si sono dissociati da Fini e riconosciuti "lealisti" non avranno vita facile nel Pdl. Oramai sono nelle mani degli altri. L'iniziativa degli ex colonnelli ed ora pretoriani di Berlusconi è stata soltanto un gesto di servilismo. Cicchitto e Bondi potranno disporre per loro quello che riterranno più conveniente.
Se Fini scegliesse di tagliare nettamente il nodo gordiano i reclutati di La Russa e Gasparri potrebbero entrare in crisi. Insomma, una qualche strada per il successo strategico della sua iniziativa potrebbe aprirsi.
Bisogna tenere conto della sofferenza dell'elettorato meridionale di destra. Mentre Bossi gonfia il petto tronfio di successi e drena risorse su risorse nella Padania anche ad opera del fidatissimo amico Tremonti, le fonti statali per il Mezzogiorno si sono inaridite da un pezzo. Il fiume è stato deviato e
gli specchietti per le allodole della Banca del Sud e del Ponte sullo Stretto hanno cessato di funzionare. Un pezzo dello stesso PDL capeggiato da Miccichè è pronto alla costituzione di un Partito per il Sud. Berlusconi non sarà in grado di fermare l'emorragia perchè deve fare ingrassare l'oscena mignatta leghista che si è attaccata al collo dell'Italia. La Lega assume connotazione sempre più nazifasciste. Lo vedremo nel corso di questo 25 aprile che sarà popolato da manifestazioni contro La Resistenza e di rivalutazione della memoria della destra. Anche Napolitano ha dato una mano per questo quando ha deciso di santificare le Foibe ed ignorare i lagers italiani in Jugoslavia.
E' in corso la campagna di criminalizzazione di Fini da parte degli uomini del Caudillo. Il 20 aprile è equiparato al 25 luglio, alla seduta del Gran Consiglio Fascista che mise in minoranza Mussolini. Fini non ha messo in minoranza Berlusconi, ma ha attaccato il suo dominio assoluto sul PdL. Non gli sarà perdonato anche se forse domani alla riunione della direzione pdl si troverà un escamotage per sterilizzare per il momento la crisi.
E' stupefacente in questo contesto la reazione del PD. Bersani, Letta e gli altri sembrano sconcertati e seccati per l'iniziativa di Fini ed dissimulano a stento malcelata ostilità. Sostengono che, con queste divisioni, non si potranno fare le "riforme" come se queste fossero essenziali per l'Italia. A rivedere una per una tutte le posizioni che Fini ha messo insieme nel corso di questi mesi viene fuori un programma di scelte condivibili che vanno dalla integrazione degli immigrati, alla giustizia, al ruolo del Parlamento. Il PD non offre alcuna sponda a queste scelte, non decide di sostenerle anche se sono compatibili con quelle di una sinistra democratica se non proprio socialista. La sua ala liberal si riunisce a Val Montone e si pronunzia su tre punti assai vicini alle richieste berlusconiane: no allo Statuto dei Lavoratori, si alla "sicurezza", si alla riforma della giustizia. Il vice Segretario del PD Enrico Letta presenta un programma in dieci punti che è un mero supporto della Confindustria. Il gruppo senatoriale del PD deposita il ddl Nerozzi-Marini che introduce in Italia il CPE respinto da grandi lotte della classe operaia e degli studenti francesi. Lo chiamano CUI e prevede l'abolizione dell'art.18 e la precarizzazione di tutti i contratti. Bersani ha liquidato il contrasto Fini-Berlusconi così: "pensano ai loro problemi e non agli italiani"!
Non mi pare che si possa liquidare la questione sollevata da Fini con queste parole che mostrano incomprensione e financo fastidio.
Forse avevano una sceneggiatura già pronta per alcuni minuetti da fare con Berlusconi attorno alla Costituzione italiana e sono irritati per la "complicazione" Fini.
Se il PD fosse davvero un partito di opposizione, una sinistra democratica, l'azione di Fini potrebbe innescare un processo di riconquista della libertà, della democrazia e del benessere che l'Italia ha perso.
Pietro Ancona
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martedì 20 aprile 2010
"inter persecutiones mundi et consolationem Dei"
"inter persecutiones mundi et consolationem Dei"
La questione "pedofilia" è stata completamente ribaltata. Fino a quando le notizie arrivavano dalle agenzie ed i giornali non potevano fare a meno di pubblicarle siamo stati informati di quanto accadeva e potevamo partecipare alla crescente indignazione del mondo per l'enormità dello scandalo di migliaia e migliaia di bambini abusati. Bambini spesso istituzionalizzati in orfanotrofi e completamente nelle mani degli Orchi in sottana nera. Bambini sordo-muti che non potevano gridare e comunicare
la loro sofferenza. In genere appartenenti a famiglie poverissime o addirittura orfani. Senza alcuna difesa sociale. La Chiesa, attraverso suoi altissimi dignitari, aveva reagito con arroganza, senza mostrare un briciolo di umanità per le vittime, aveva gridato al complotto, aveva minimizzato. La percentuale dei preti pedofili è di "appena" l'uno per cento (non è vero ma è stato detto)... la pedofilia esiste nelle famiglie e nella società civile più o meno nella stessa percentuale che nella Chiesa..... Il Papa è oggetto di un grave attacco, la Chiesa è sotto attacco....etc...etc.... Ma, la valanga di denunzie e di rivelazioni era tale da rendere inutili e grottesche le risposte spesso controproducenti come quella del Cardinale Bertone che legava pedofilia ad omosessualità..
Ma ora la questione è filtrata dai "vaticanisti" dei giornali. Dalle notizie e dai commenti si passa ad un livello diverso, al filtro di coloro che sono adibiti dai grandi giornali italiani ad un rapporto permamente, professionale, con il Vaticano. Questi signori non spingono mai le loro critiche oltre un certo limite. I loro rapporti con la Chiesa entrerebbero in crisi. Non dimentichiamo che il Vaticano è uno Stato indipendente ed il lavoro di quanti si occupano di Chiesa Cattolica nella stampa italiana dipende molto dalla loro buona fama al di la del Tevere. Ed ecco quindi la metamorfosi della questione dei pedofili. Il dolore è della Chiesa che è "“inter persecutiones mundi et consolationem Dei”». Il Papa, noto al mondo intero, per il suo conservatorismo, per avere recuperato LeFebre ed avere messo all'indice il Concilio Vaticano Secondo, diventa Colui che farà la grande Riforma, che cambierà tutto. I nostri grandi vaticanisti non dicono che cosa e come questo Papa cambierà la Chiesa. Si limitano a confidarcelo, a suggerire un orizzonte pieno di novità che avremo la ventura di conoscere in seguito.
La sofferenza di migliaia di vittime è stata cancellata! Quello che oggi conta è il Dolore del Papa per la Chiesa "ferita e peccatrice" ma che tuttavia gode della "consolazione di Dio".
In verità, questa Chiesa non mi pare penitente, non si è cosparso il capo di cenere, non cambia rotta.
Il Papa, appena tornato dal viaggio propagandistico e di "recupero" a Malta dove una quantità impressionante di preti erano dediti allo stupro di orfanelli, ha celebrato il suo potere con un fastoso pranzo di ottanta cardinali che gli hanno confermato la loro fedeltà nella lotta che sembra imperversare nei Palazzi del Vaticano e che ha già fatto qualche vittima. Ma, per quanto si riesce a capire, non si tratta di una lotta motivata da grandi questioni ideali, da una interpretazione discordante del cristianesimo tra i Grandi Oligarchi. Il processo di purificazione non si capisce su che cosa avverrà e che cosa dovrà disinfettare. Solo il Cardinale Martini ha affrontato la questione del celibato proponendone la discussione. Ma Martini conta moltissimo nel popolo dei cattolici e quasi niente nella Gerarchia. La donna resta la grande discriminata. Non potrà accedere a nessun grado della gerarchia ecclesiastica. Non potrà mai celebrare Messa nè diventare Cardinale o addirittura Papa. E' blasfemia, è demoniaco solo accennare ad una ipotesi del genere!
Insomma, sono bastati pochi giorni ed il tiro è stato corretto. Vittima è il Papa oggetto di una campagna di calunnie e di odio. Vittima è la Chiesa che però ha la consolazione di Dio. La pedofilia dei preti godrà del silenzio garantito dal Codice Canonico. Non tutte le vittime sono o saranno in grado di sostenere le loro ragioni. Molti di loro non hanno i mezzi ed i sostegni necessari per combattere contro una istituzione onnipotente come la Chiesa Cattolica. Di quanto accade agli orfanelli in Africa, in SudAmerica, in Asia non sapremo mai niente. E' stato già tanto difficile fare emergere la verità in società forti come gli USA, la Germania, l'Austria, la stessa Italia.
La Chiesa resterà per ora quella che è e la pedofilia le resterà endemica perchè legata alla sua natura di corpo separato ideologicamente sessuofobico. La donna resta "la porta dell'inferno".-
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo479490.shtml
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2010/04/19/visualizza_new.html_1764362703.html
La questione "pedofilia" è stata completamente ribaltata. Fino a quando le notizie arrivavano dalle agenzie ed i giornali non potevano fare a meno di pubblicarle siamo stati informati di quanto accadeva e potevamo partecipare alla crescente indignazione del mondo per l'enormità dello scandalo di migliaia e migliaia di bambini abusati. Bambini spesso istituzionalizzati in orfanotrofi e completamente nelle mani degli Orchi in sottana nera. Bambini sordo-muti che non potevano gridare e comunicare
la loro sofferenza. In genere appartenenti a famiglie poverissime o addirittura orfani. Senza alcuna difesa sociale. La Chiesa, attraverso suoi altissimi dignitari, aveva reagito con arroganza, senza mostrare un briciolo di umanità per le vittime, aveva gridato al complotto, aveva minimizzato. La percentuale dei preti pedofili è di "appena" l'uno per cento (non è vero ma è stato detto)... la pedofilia esiste nelle famiglie e nella società civile più o meno nella stessa percentuale che nella Chiesa..... Il Papa è oggetto di un grave attacco, la Chiesa è sotto attacco....etc...etc.... Ma, la valanga di denunzie e di rivelazioni era tale da rendere inutili e grottesche le risposte spesso controproducenti come quella del Cardinale Bertone che legava pedofilia ad omosessualità..
Ma ora la questione è filtrata dai "vaticanisti" dei giornali. Dalle notizie e dai commenti si passa ad un livello diverso, al filtro di coloro che sono adibiti dai grandi giornali italiani ad un rapporto permamente, professionale, con il Vaticano. Questi signori non spingono mai le loro critiche oltre un certo limite. I loro rapporti con la Chiesa entrerebbero in crisi. Non dimentichiamo che il Vaticano è uno Stato indipendente ed il lavoro di quanti si occupano di Chiesa Cattolica nella stampa italiana dipende molto dalla loro buona fama al di la del Tevere. Ed ecco quindi la metamorfosi della questione dei pedofili. Il dolore è della Chiesa che è "“inter persecutiones mundi et consolationem Dei”». Il Papa, noto al mondo intero, per il suo conservatorismo, per avere recuperato LeFebre ed avere messo all'indice il Concilio Vaticano Secondo, diventa Colui che farà la grande Riforma, che cambierà tutto. I nostri grandi vaticanisti non dicono che cosa e come questo Papa cambierà la Chiesa. Si limitano a confidarcelo, a suggerire un orizzonte pieno di novità che avremo la ventura di conoscere in seguito.
La sofferenza di migliaia di vittime è stata cancellata! Quello che oggi conta è il Dolore del Papa per la Chiesa "ferita e peccatrice" ma che tuttavia gode della "consolazione di Dio".
In verità, questa Chiesa non mi pare penitente, non si è cosparso il capo di cenere, non cambia rotta.
Il Papa, appena tornato dal viaggio propagandistico e di "recupero" a Malta dove una quantità impressionante di preti erano dediti allo stupro di orfanelli, ha celebrato il suo potere con un fastoso pranzo di ottanta cardinali che gli hanno confermato la loro fedeltà nella lotta che sembra imperversare nei Palazzi del Vaticano e che ha già fatto qualche vittima. Ma, per quanto si riesce a capire, non si tratta di una lotta motivata da grandi questioni ideali, da una interpretazione discordante del cristianesimo tra i Grandi Oligarchi. Il processo di purificazione non si capisce su che cosa avverrà e che cosa dovrà disinfettare. Solo il Cardinale Martini ha affrontato la questione del celibato proponendone la discussione. Ma Martini conta moltissimo nel popolo dei cattolici e quasi niente nella Gerarchia. La donna resta la grande discriminata. Non potrà accedere a nessun grado della gerarchia ecclesiastica. Non potrà mai celebrare Messa nè diventare Cardinale o addirittura Papa. E' blasfemia, è demoniaco solo accennare ad una ipotesi del genere!
Insomma, sono bastati pochi giorni ed il tiro è stato corretto. Vittima è il Papa oggetto di una campagna di calunnie e di odio. Vittima è la Chiesa che però ha la consolazione di Dio. La pedofilia dei preti godrà del silenzio garantito dal Codice Canonico. Non tutte le vittime sono o saranno in grado di sostenere le loro ragioni. Molti di loro non hanno i mezzi ed i sostegni necessari per combattere contro una istituzione onnipotente come la Chiesa Cattolica. Di quanto accade agli orfanelli in Africa, in SudAmerica, in Asia non sapremo mai niente. E' stato già tanto difficile fare emergere la verità in società forti come gli USA, la Germania, l'Austria, la stessa Italia.
La Chiesa resterà per ora quella che è e la pedofilia le resterà endemica perchè legata alla sua natura di corpo separato ideologicamente sessuofobico. La donna resta "la porta dell'inferno".-
Pietro Ancona
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lunedì 19 aprile 2010
10 luglio 1943
il 10 luglio 1943
Il 10 luglio del 1943 ero ricoverato da qualche giorno con i miei genitori in una piccola grotta che mio padre aveva scoperto in un orto di Agrigento. Ci trovavamo li da qualche giorno per sfuggire alla battaglia che italiani e tedeschi avevano ingaggiato con l'immenso esercito alleato che aveva riempito il mare di una quantità inverosimile di navi di tutti i tipi improvvisamente apparse all'orizzonte. Qualche giorno prima, mentre ero tra le gambe di mio padre accovacciato sotto un albero, ebbi la vita salva per uno schiaffo. Mio padre mi aveva intimato di tornare nella grotta dove non volevo stare per il terribile caldo.Per convincermi mi diede uno schiaffo. Mi ero appena alzato ed allontanato quando preceduto da un rumore come di trictrac giunge dal cielo un oggetto rossastro che cadde proprio
nel posto dove mi trovavo. Prima di atterrarvi aveva urtato una bisaccia piena di pane appesa all'albero sbriciolandola. Mio padre l' afferrò istintivamente e si bruciò le mani. Era una grossa scheggia di ferro arroventata dall'esplosione.
La notte del 10 luglio nacque nella grotta mio fratello. Mia madre fece tutto da sola. Proprio mentre nasceva ,a meno di dieci metri dalla grotta passavano in fila indiana i soldati americani appena sbarcati. Ricordo la loro marcia lenta e circospetta, con il fucile in mano e grossi zaini alle spalle. Una colonna quasi senza fine che traversò per ore e ore.....
La città di Agrigento li accolse con simpatia e manifestazioni di giubilo. L'indomani vi sfilavano tra due ali di popolo festante che riceveva con gratitudine le multicolori caramelle di ogni genere che gli americani lanciavano dalle loro yeep.
Una popolazione che odiava i tedeschi che godevano la fama di mangiare il nostro pane e di darci in cambio la loro disgustosa farina di segale con la quale si impastava un pane marrone difficile da masticare ed inghiottire nonostante la fame che torceva le budella.
La buona accoglienza delle truppe alleate era in gran parte dovuta alla stanchezza dei siciliani stremati da quattro anni di guerra che avevano cancellato il prestigio del regime mussoliniano.Le famiglie erano state assai provate dalla lotta per la sopravvivenza. Ancora prima della guerra le cose non andavano bene. Mio padre, come tanti altri, era stato costretto nel 36 ad arruolarsi volontario per la guerra di Spagna (gli avevano detto che sarebbe stato mandato in Africa). Si era sempre in cerca di qualcosa da mangiare, una ricerca sempre più sfortunata. Lo Stato fascista non esisteva più per una popolazione costretta ad arrangiarsi ed afflitta dalla fame. Ricordo un maresciallo della milizia che non si faceva vedere più in divisa.
Per quanto la popolazione non leggesse i giornali e l'informazione fosse soltanto quella della Radio
si sapeva che cosa stava succedendo. Una nostra vicina di casa, una giovane vedova madre di due figli, paventava l'arrivo di uomini in gonnella con le ciarameddre (scozzesi) e marocchini stupratori. Non si sbagliava . In effetti i goumiers si comportarono in modo atroce. Il film " La Ciociara" rievoca un efferato episodio della loro terribile risalita della Penisola.
Quindici giorni dopo
l'arrivo degli alleati ad Agrigento la seduta del Gran Consiglio Fascista avrebbe messo in minoranza Mussolini. Gli alleati ci misero quaranta giorni a conquistare la Sicilia. Non fu una passeggiata. Molti caddero in durissimi combattimenti.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.storiain.net/arret/num133/artic5.asp
Il 10 luglio del 1943 ero ricoverato da qualche giorno con i miei genitori in una piccola grotta che mio padre aveva scoperto in un orto di Agrigento. Ci trovavamo li da qualche giorno per sfuggire alla battaglia che italiani e tedeschi avevano ingaggiato con l'immenso esercito alleato che aveva riempito il mare di una quantità inverosimile di navi di tutti i tipi improvvisamente apparse all'orizzonte. Qualche giorno prima, mentre ero tra le gambe di mio padre accovacciato sotto un albero, ebbi la vita salva per uno schiaffo. Mio padre mi aveva intimato di tornare nella grotta dove non volevo stare per il terribile caldo.Per convincermi mi diede uno schiaffo. Mi ero appena alzato ed allontanato quando preceduto da un rumore come di trictrac giunge dal cielo un oggetto rossastro che cadde proprio
nel posto dove mi trovavo. Prima di atterrarvi aveva urtato una bisaccia piena di pane appesa all'albero sbriciolandola. Mio padre l' afferrò istintivamente e si bruciò le mani. Era una grossa scheggia di ferro arroventata dall'esplosione.
La notte del 10 luglio nacque nella grotta mio fratello. Mia madre fece tutto da sola. Proprio mentre nasceva ,a meno di dieci metri dalla grotta passavano in fila indiana i soldati americani appena sbarcati. Ricordo la loro marcia lenta e circospetta, con il fucile in mano e grossi zaini alle spalle. Una colonna quasi senza fine che traversò per ore e ore.....
La città di Agrigento li accolse con simpatia e manifestazioni di giubilo. L'indomani vi sfilavano tra due ali di popolo festante che riceveva con gratitudine le multicolori caramelle di ogni genere che gli americani lanciavano dalle loro yeep.
Una popolazione che odiava i tedeschi che godevano la fama di mangiare il nostro pane e di darci in cambio la loro disgustosa farina di segale con la quale si impastava un pane marrone difficile da masticare ed inghiottire nonostante la fame che torceva le budella.
La buona accoglienza delle truppe alleate era in gran parte dovuta alla stanchezza dei siciliani stremati da quattro anni di guerra che avevano cancellato il prestigio del regime mussoliniano.Le famiglie erano state assai provate dalla lotta per la sopravvivenza. Ancora prima della guerra le cose non andavano bene. Mio padre, come tanti altri, era stato costretto nel 36 ad arruolarsi volontario per la guerra di Spagna (gli avevano detto che sarebbe stato mandato in Africa). Si era sempre in cerca di qualcosa da mangiare, una ricerca sempre più sfortunata. Lo Stato fascista non esisteva più per una popolazione costretta ad arrangiarsi ed afflitta dalla fame. Ricordo un maresciallo della milizia che non si faceva vedere più in divisa.
Per quanto la popolazione non leggesse i giornali e l'informazione fosse soltanto quella della Radio
si sapeva che cosa stava succedendo. Una nostra vicina di casa, una giovane vedova madre di due figli, paventava l'arrivo di uomini in gonnella con le ciarameddre (scozzesi) e marocchini stupratori. Non si sbagliava . In effetti i goumiers si comportarono in modo atroce. Il film " La Ciociara" rievoca un efferato episodio della loro terribile risalita della Penisola.
Quindici giorni dopo
l'arrivo degli alleati ad Agrigento la seduta del Gran Consiglio Fascista avrebbe messo in minoranza Mussolini. Gli alleati ci misero quaranta giorni a conquistare la Sicilia. Non fu una passeggiata. Molti caddero in durissimi combattimenti.
Pietro Ancona
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domenica 18 aprile 2010
Obama e Haiti
Stamane su Tg 3new24 un angosciante servizio su Haiti. Un popolo nelle macerie riparato con tende di fortuna. Lo "storico" intervento di Obama che controlla degli aiuti è questo. Peggio che a New Orleans. Non ho mai visto tanti mutilati dopo un terremoto. Forse era più sbrigativo amputare che curare? Questo è il mondo... offerto dagli Usa: senza niente, con bambini nudi perchè non hanno di che coprirsi!http://www.la7.it/news/dettaglio_video.asp?id_video=35113&cat=esteri
cronache di regime
CRONACHE DI REGIME
Ieri la grande manifestazione per Emergency con bellissimo e civilissimo discorso di Gino Strada contro la guerra che l'Occidente fa ai popoli poveri del mondo. Non ammazzare! L'adesione è stata grande ed è la prova che l'Italia ha ancora un cuore ed una ragione non offuscata della prepotenza dei Berlusconi e dei La Russa. Anche se la CGIL ed il PD non partecipano più ai cortei per la Pace!
Il governo ha mandato una educata letterina a Karzay con la quale si chiede un trattamento equo, un processo "trasparente". Il mafioso di Kabul ha risposto assicurando che il processo sarà giusto. Intanto tiene in carcere i nostri volontari e sequestra l'ospedale. Ha capito benissimo che la posizione del governo italiano non è proprio di sostegno della innocenza che non deve essere dimostrata dei volontari rapiti.
Il governo italiano non esclude la colpevolezza dei tre di emergenzy. Certo, per lavorare con Emergenzy magari sono comunisti e quindi filoterroristi....Insomma, il governo italiano regge il sacco a Karzay e magari agli inglesi ed alla Nato che stanno dietro l'operazione Emergenzy. Non si vogliono testimoni a quanto sta per accadere, ai nuovi massacri di popolazione civile.
Ai funerali di Raimondo Vianello scenate disgustose di televisione-spazzatura del pianto e del dolore. Si vede la testa cadaverica con occhio bendato della povera Sandra Mondaini che emerge dietro la bara del marito. E' in carrozzella e Berlusconi le tiene stretta la testa tra due mani con presa pesante adatta ad essere ben ripresa dalla telecamera. Si sente Pippo Baudo che intima con vocione baritonale alla disgraziata e frastornata vedova: " Grida Raimondo, grida Raimondo!!!". Avessero avuto un minimo di riguardo per la anziana attrice risparmiandole l'esposizione del viso devastato dalla malattia e dalla sofferenza! Desolante!
La novità dell'Italia è che non abbiamo più soltanto Berlusconi ed i Berluscones. Da qualche tempo abbiamo anche i principi e le principesse ereditarie che intervengono nel pubblico dibattito per difendere cotanto padre e bacchettare i reprobi. Ieri, Marina Berlusconi, Presidente della Mondadori (acquisita dal padre con il noto "lodo" causa di pesanti guai giudiziari a Previti ed altri e da lui "miracolosamente" scampati) ha bacchettato Roberto Saviano che si era permesso di dissentire dalle critiche del Presidente del Consiglio. Critiche per le quali i libri o le fictions che si occupano di mafia diffamano l'Italia e sarebbero addirittura diseducativi per i giovani ai quali trasmetterebbero modelli criminali. Non è un rilievo nuovo. Non dimentichiamo che il punto di partenza originario di questo atteggiamento è stato "la mafia non esiste". Dal momento che non si può continuare a sostenere questo bisogna almeno tacere, osservare il silenzio, non infangare il buon nome dell'Italia. Tesi da sempre cara alla "cupola".
Oggi l'artiglieria pesante dei massmedia della "famiglia" attacca Fini. Feltri ha parole di grande indignazione ed indica in caccia alle poltrone ed a posizioni di potere le motivazioni che lo muovono.
Anche Libero gli dedica commenti velenosi e pesanti. Insomma, quello che fa Berlusconi non deve essere discusso. Bisogna soltanto tacere, obbedire e combattere......
Stupisce per la sua mediocrità banale il commento di Bersani: anche quando litigano tra di loro non si interessano dei problemi dell'Italia! Ma che stupidaggine! Avrebbe potuto almeno indicare nell'egemonia leghista sul governo una valida ragione per la protesta di Fini. L'egemonia della Lega sul Governo dovrebbe anche riguardare il PD dal momento che si traduce in misure che dividono profondamente l'Italia e ne fanno uno Stato autoritario e razzista anche verso i meridionali. Le cose dette da Formigoni sul reclutamento dei professori avrebbero dovuto allarmarlo!
Ora ridurre la questione ad una rissa interna al PDL è dire la stessa cosa che dicono i giornali della famiglia di Berlusconi.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
Ieri la grande manifestazione per Emergency con bellissimo e civilissimo discorso di Gino Strada contro la guerra che l'Occidente fa ai popoli poveri del mondo. Non ammazzare! L'adesione è stata grande ed è la prova che l'Italia ha ancora un cuore ed una ragione non offuscata della prepotenza dei Berlusconi e dei La Russa. Anche se la CGIL ed il PD non partecipano più ai cortei per la Pace!
Il governo ha mandato una educata letterina a Karzay con la quale si chiede un trattamento equo, un processo "trasparente". Il mafioso di Kabul ha risposto assicurando che il processo sarà giusto. Intanto tiene in carcere i nostri volontari e sequestra l'ospedale. Ha capito benissimo che la posizione del governo italiano non è proprio di sostegno della innocenza che non deve essere dimostrata dei volontari rapiti.
Il governo italiano non esclude la colpevolezza dei tre di emergenzy. Certo, per lavorare con Emergenzy magari sono comunisti e quindi filoterroristi....Insomma, il governo italiano regge il sacco a Karzay e magari agli inglesi ed alla Nato che stanno dietro l'operazione Emergenzy. Non si vogliono testimoni a quanto sta per accadere, ai nuovi massacri di popolazione civile.
Ai funerali di Raimondo Vianello scenate disgustose di televisione-spazzatura del pianto e del dolore. Si vede la testa cadaverica con occhio bendato della povera Sandra Mondaini che emerge dietro la bara del marito. E' in carrozzella e Berlusconi le tiene stretta la testa tra due mani con presa pesante adatta ad essere ben ripresa dalla telecamera. Si sente Pippo Baudo che intima con vocione baritonale alla disgraziata e frastornata vedova: " Grida Raimondo, grida Raimondo!!!". Avessero avuto un minimo di riguardo per la anziana attrice risparmiandole l'esposizione del viso devastato dalla malattia e dalla sofferenza! Desolante!
La novità dell'Italia è che non abbiamo più soltanto Berlusconi ed i Berluscones. Da qualche tempo abbiamo anche i principi e le principesse ereditarie che intervengono nel pubblico dibattito per difendere cotanto padre e bacchettare i reprobi. Ieri, Marina Berlusconi, Presidente della Mondadori (acquisita dal padre con il noto "lodo" causa di pesanti guai giudiziari a Previti ed altri e da lui "miracolosamente" scampati) ha bacchettato Roberto Saviano che si era permesso di dissentire dalle critiche del Presidente del Consiglio. Critiche per le quali i libri o le fictions che si occupano di mafia diffamano l'Italia e sarebbero addirittura diseducativi per i giovani ai quali trasmetterebbero modelli criminali. Non è un rilievo nuovo. Non dimentichiamo che il punto di partenza originario di questo atteggiamento è stato "la mafia non esiste". Dal momento che non si può continuare a sostenere questo bisogna almeno tacere, osservare il silenzio, non infangare il buon nome dell'Italia. Tesi da sempre cara alla "cupola".
Oggi l'artiglieria pesante dei massmedia della "famiglia" attacca Fini. Feltri ha parole di grande indignazione ed indica in caccia alle poltrone ed a posizioni di potere le motivazioni che lo muovono.
Anche Libero gli dedica commenti velenosi e pesanti. Insomma, quello che fa Berlusconi non deve essere discusso. Bisogna soltanto tacere, obbedire e combattere......
Stupisce per la sua mediocrità banale il commento di Bersani: anche quando litigano tra di loro non si interessano dei problemi dell'Italia! Ma che stupidaggine! Avrebbe potuto almeno indicare nell'egemonia leghista sul governo una valida ragione per la protesta di Fini. L'egemonia della Lega sul Governo dovrebbe anche riguardare il PD dal momento che si traduce in misure che dividono profondamente l'Italia e ne fanno uno Stato autoritario e razzista anche verso i meridionali. Le cose dette da Formigoni sul reclutamento dei professori avrebbero dovuto allarmarlo!
Ora ridurre la questione ad una rissa interna al PDL è dire la stessa cosa che dicono i giornali della famiglia di Berlusconi.
Pietro Ancona
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sabato 17 aprile 2010
FINI, IL PD E LA BORGHESIA ITALIANA
FINI, IL PD E LA BORGHESIA ITALIANA
la battaglia di Fini è perduta. Arriva fuori tempo massimo. La borghesia italiana non vuole più essere liberal, desidera continuare con Berlusconi e con Bossi. Sopratutto con Bossi. Osservate con quanta tenacia il Corriere della Sera ed il Sole 24 ore sono impegnati a valorizzare ogni cosa della Lega a cominciare dal decisionismo volgare e razzista dei suoi esponenti. Gli arcigni ed arroganti opinionisti di questi giornali hanno forse criticato l'esclusione dei bambini dalla mensa scolastica? Hanno forse esecrato il rifiuto alla sepoltura della piccola musulmana? Bossi rivendica il signoraggio delle Banche del Nord e non si trova niente da ridire. Si trovò molto da dire su Fassino che si rallegrava della conquista della Banca Nazionale del Lavoro e se ne fece uno scandalo giudiziario. Ma, si sa, le cose cambiano! Oggi Formigoni che rappresenta un punto di fusione ideologico del PDL con la Lega ha rivendicato alle scuole lombarde la selezione degli insegnanti.
Il federalismo ha dato il colpo di grazia alle velleità di Fini di dare vita ad una proposta democratica e civile della destra. La nuova Costituzione sarà come la vorrà Berlusconi ed in questo non mancherà il concorso del PD oggi in preda ad un marasma identitario che ne fa un partito surreale votato da persone che non sanno a quale altro santo votarsi.
Perchè la borghesia italiana sta comoda con Berlusconi e Fini? A mio sommesso parere perchè non ha alcun bisogno di essere liberal, di avere un partito dialogante con la sinistra ed i sindacati. La sinistra in Parlamento è rappresentata dal PD che nega di essere di sinistra (sic!!) ed i Sindacati sono interni ad un veloce processo di loro istituzionalizzazione attraverso la sussidiarietà ed il consociativismo. Non c'è niente da mediare con i lavoratori perchè tutto è stato ceduto. Non esiste più conflitto sociale tranne quello che divampa spontaneamente fuori dall'orbita dei sindacati confederali e viene subito spento. I lavoratori sono soli e la loro solitudine è tale da indurli soltanto alla disperazione. Fanno gli stiliti come certi cristiani del medioevo ma anche se riempiranno i tetti di tutte le città come le antenne televisive non riusciranno a smuovere niente dalla palude sociale
nella quale sono affondati. Si sta facendo forse una sola ora di sciopero a difesa dell'art.18?
Il PD occupa in Parlamento lo spazio che in tutta Europa è occupato da partiti socialisti e socialdemocratici. Ma non è né socialista né socialdemocratico. Ha rinunziato alla rappresentanza "politica" dei lavoratori italiani per aspirare a conquistare parte del blocco sociale, dell'elettorato della destra. Aspirazione spesso frustrata ma che sbigottisce il suo elettorato. Il Parlamento italiano è profondamente squilibrato a destra. E' tutto di destra!
In sostanza, l'assenza di sinistra, di socialismo, di sindacato e di conflitto sociale rende inutile la creazione di un'area come quella che vorrebbe Fini. Perchè la destra italiana dovrebbe essere civile se non lo è la "sinistra"? Forse i Sindaci del centro-sinistra non hanno usato le ruspe contro i rom come il caposcuola Gentilini di Treviso? Forse il PD non è disposto a riformare la Costituzione con Berlusconi sapendo perfettamente a che cosa va incontro?
Napolitano insiste per la coesione e per la collaborazione. Un Parlamento ridotto al silenzio dai voti di fiducia e dai decreti governativi non è il luogo migliore per una dialettica democratica. La linea di Napolitano "rema" contro i tentativi di rinnovamento della destra di Fini dal momento che aborrisce
il conflitto politico e vorrebbe l'Oligarchia pacificata e unita nei Palazzi.
Nel PD c'è chi propone una coalizione con Casini e Fini. Proposta basata su calcoli di Palazzo e lontana da un'analisi corretta della realtà italiana e dallo stadio della lotta di classe per l'egemonia. La borghesia oltranzista e negazionista dei diritti ha vinto su tutta la linea. Il PD e la CGIL non la contrastano Il PD presenta un ddl di precarizzazione del lavoro e di deroga dai diritti che in Francia è stato bocciato da lotte intensissime dei lavoratori e degli studenti. Presenta le sue credenziali alla Confindustria dicendole: noi siamo più bravi del Pdl nel servirti! Ma il pd non ha più niente da offrire perchè tutto è già stato dato in almeno un decennio di deregolation di quanto costituiva quasi un tabù per la sinistra: il lavoro, la scuola, la sanità, la pace. Ora é tutto un campo di macerie e la cultura della destra domina e sovrasta gli scenari della politica e della società italiana.
Se la sinistra cacciata via dal parlamento é in grado di scacciare il PD dallo spazio elettorale che occupa illecitamente le cose potranno cambiare. Ma questo è del tutto improbabile dal momento che
il dissenso ed il disprezzo reciproco caratterizza tutte le formazioni comuniste paralizzate da una ridicola e grottesca litigiosità come certe sette religiose.
Pietro Ancona
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la battaglia di Fini è perduta. Arriva fuori tempo massimo. La borghesia italiana non vuole più essere liberal, desidera continuare con Berlusconi e con Bossi. Sopratutto con Bossi. Osservate con quanta tenacia il Corriere della Sera ed il Sole 24 ore sono impegnati a valorizzare ogni cosa della Lega a cominciare dal decisionismo volgare e razzista dei suoi esponenti. Gli arcigni ed arroganti opinionisti di questi giornali hanno forse criticato l'esclusione dei bambini dalla mensa scolastica? Hanno forse esecrato il rifiuto alla sepoltura della piccola musulmana? Bossi rivendica il signoraggio delle Banche del Nord e non si trova niente da ridire. Si trovò molto da dire su Fassino che si rallegrava della conquista della Banca Nazionale del Lavoro e se ne fece uno scandalo giudiziario. Ma, si sa, le cose cambiano! Oggi Formigoni che rappresenta un punto di fusione ideologico del PDL con la Lega ha rivendicato alle scuole lombarde la selezione degli insegnanti.
Il federalismo ha dato il colpo di grazia alle velleità di Fini di dare vita ad una proposta democratica e civile della destra. La nuova Costituzione sarà come la vorrà Berlusconi ed in questo non mancherà il concorso del PD oggi in preda ad un marasma identitario che ne fa un partito surreale votato da persone che non sanno a quale altro santo votarsi.
Perchè la borghesia italiana sta comoda con Berlusconi e Fini? A mio sommesso parere perchè non ha alcun bisogno di essere liberal, di avere un partito dialogante con la sinistra ed i sindacati. La sinistra in Parlamento è rappresentata dal PD che nega di essere di sinistra (sic!!) ed i Sindacati sono interni ad un veloce processo di loro istituzionalizzazione attraverso la sussidiarietà ed il consociativismo. Non c'è niente da mediare con i lavoratori perchè tutto è stato ceduto. Non esiste più conflitto sociale tranne quello che divampa spontaneamente fuori dall'orbita dei sindacati confederali e viene subito spento. I lavoratori sono soli e la loro solitudine è tale da indurli soltanto alla disperazione. Fanno gli stiliti come certi cristiani del medioevo ma anche se riempiranno i tetti di tutte le città come le antenne televisive non riusciranno a smuovere niente dalla palude sociale
nella quale sono affondati. Si sta facendo forse una sola ora di sciopero a difesa dell'art.18?
Il PD occupa in Parlamento lo spazio che in tutta Europa è occupato da partiti socialisti e socialdemocratici. Ma non è né socialista né socialdemocratico. Ha rinunziato alla rappresentanza "politica" dei lavoratori italiani per aspirare a conquistare parte del blocco sociale, dell'elettorato della destra. Aspirazione spesso frustrata ma che sbigottisce il suo elettorato. Il Parlamento italiano è profondamente squilibrato a destra. E' tutto di destra!
In sostanza, l'assenza di sinistra, di socialismo, di sindacato e di conflitto sociale rende inutile la creazione di un'area come quella che vorrebbe Fini. Perchè la destra italiana dovrebbe essere civile se non lo è la "sinistra"? Forse i Sindaci del centro-sinistra non hanno usato le ruspe contro i rom come il caposcuola Gentilini di Treviso? Forse il PD non è disposto a riformare la Costituzione con Berlusconi sapendo perfettamente a che cosa va incontro?
Napolitano insiste per la coesione e per la collaborazione. Un Parlamento ridotto al silenzio dai voti di fiducia e dai decreti governativi non è il luogo migliore per una dialettica democratica. La linea di Napolitano "rema" contro i tentativi di rinnovamento della destra di Fini dal momento che aborrisce
il conflitto politico e vorrebbe l'Oligarchia pacificata e unita nei Palazzi.
Nel PD c'è chi propone una coalizione con Casini e Fini. Proposta basata su calcoli di Palazzo e lontana da un'analisi corretta della realtà italiana e dallo stadio della lotta di classe per l'egemonia. La borghesia oltranzista e negazionista dei diritti ha vinto su tutta la linea. Il PD e la CGIL non la contrastano Il PD presenta un ddl di precarizzazione del lavoro e di deroga dai diritti che in Francia è stato bocciato da lotte intensissime dei lavoratori e degli studenti. Presenta le sue credenziali alla Confindustria dicendole: noi siamo più bravi del Pdl nel servirti! Ma il pd non ha più niente da offrire perchè tutto è già stato dato in almeno un decennio di deregolation di quanto costituiva quasi un tabù per la sinistra: il lavoro, la scuola, la sanità, la pace. Ora é tutto un campo di macerie e la cultura della destra domina e sovrasta gli scenari della politica e della società italiana.
Se la sinistra cacciata via dal parlamento é in grado di scacciare il PD dallo spazio elettorale che occupa illecitamente le cose potranno cambiare. Ma questo è del tutto improbabile dal momento che
il dissenso ed il disprezzo reciproco caratterizza tutte le formazioni comuniste paralizzate da una ridicola e grottesca litigiosità come certe sette religiose.
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giovedì 15 aprile 2010
25 aprile: giornata di lutto per la Costituzione perduta
25 aprile: giornata di lutto per la Costituzione perduta
Il 25 aprile di quest'anno arriva in un paese inquieto turbato da eventi che ne hanno minato l'unità e la coesione. Non credo sia opportuna una celebrazione unitaria mettendoci dentro tutti anche coloro che non si sono mai riconosciuti e non si riconoscono nei valori espressi dalla Resistenza e racchiusi nella Costituzione. Le forze che fecero il 25 aprile sono state sconfitte e sono diventate minoritarie ed in preda al disorientamento ed a vere e proprie crisi di identità. Il coacervo di forze antiresistenziali oggi maggioranza pretendono riforme con cui cancellare i tratti fondamentali della democrazia italiana. Una forza cresciuta come un tumore nel Nord del Paese, con una lucida strategia secessionistica, usa la sua presenza nel governo per accumulare potere e sottrarre risorse al Mezzogiorno d'Italia, risorse che alimentano enormi clientele elettorali del Nord. Ora governa il Veneto ed il Piemonte e ha già messo l'ipoteca su Milano. Chiede le Banche del Nord come compenso all'appoggio "leale" dato a Berlusconi.Il controllo leghista del Nord coincide con una decadenza dei diritti di cittadinanza. Nelle zone controllate dalla lega se non si è un elettore di Bossi si hanno minori diritti nella fruizione dei servizi della pubblica amministrazione. Siamo al punto che viene negata la sepoltura ai musulmani e si invoca l'espulsione di tutti i meridionali a cominciare dalle scuole e dalla magistratura.
Queste forze di rottura dell'unità nazionale non operano soltanto dentro il Nord ma controllano, assieme a Berlusconi ed agli ex fascisti il Paese. Realizzano politiche e riforme che discriminano e colpiscono gli stranieri, i lavoratori, la scuola, il Sud. Quest'anno spariranno altri 40 mila insegnanti. Con le nuove leggi sul lavoro
si realizzeranno strumenti di espulsione dalle aziende che permetteranno alle imprese di selezionare la manod'opera anche su base etnica. L'abolizione dell'art.18 si iscrive nel disegno di razzismo regionale dal momento che priverà di difese i lavoratori in atto occupati.
La principale forza politica che dovrebbe garantire la difesa della Costituzione è in preda ad una schizzofrenia che ne distrugge l'identità. Finirà con il partecipare, come sollecita il Capo dello stato,alle riforme che vuole la destra italiana.L'Italia perderà i suoi presidi democratici: La Corte Costituzionale e la Magistratura. Il Parlamento è già stato ridotto a mero orpello del Governo. La sinistra vi è stata esclusa con un colpo di mano bipartisan. Il PD ha fatto proprie le politiche leghiste law end order con due leggi sulla "sicurezza" che hanno stravolto il diritto. L'Italia ha lagers per stranieri tra i più immondi del pianeta forse non molto al disopra di quelli della Libia e carceri popolate in gran parte da stranieri dove il suicidio è quasi un evento quotidiano.
Bisogna fare di questo 25 aprile una giornata non di festa ma di lutto. Lutto per la libertà e la democrazia perdute, lutto per le leggi che rendono penosa la condizione dei lavoratori e che hanno il consenso di tutta l'Oligarchia, lutto per leggi elettorali che privato la cittadinanza del diritto di eleggere i suoi rappresentanti, lutto per le riforme prossime venture che ci faranno rimpiangere financo lo Stato Umbertino. Lutto per i massacri ai quali partecipiamo nelle guerre coloniali dell'Occidente, lutto per la sostituzione ai martiri della Resistenza e della Libertà dei repubblichini di Salò. Non più le vittime jugoslave della ferocia fascista, non più il ricordo degli orrori della risera di SanSabba
Dall'Europa non giungono segnali incoraggianti. In Ungheria tornano i nazifascisti che furono tra i più feroci tra la prima e la seconda guerra mondiale. La Polonia sta deificando un individuo morto probabilmente per la sua arroganza dandogli sepoltura nel Pantheon della Patria. Un individuo che ha schedato tutti i cittadini, processato e dimezzato la pensione al Generale Yeruzescki vero eroe della nazione polacca.
Pietro Ancona
http://digilander.libero.it/lopreda/storiari.htm
Il 25 aprile di quest'anno arriva in un paese inquieto turbato da eventi che ne hanno minato l'unità e la coesione. Non credo sia opportuna una celebrazione unitaria mettendoci dentro tutti anche coloro che non si sono mai riconosciuti e non si riconoscono nei valori espressi dalla Resistenza e racchiusi nella Costituzione. Le forze che fecero il 25 aprile sono state sconfitte e sono diventate minoritarie ed in preda al disorientamento ed a vere e proprie crisi di identità. Il coacervo di forze antiresistenziali oggi maggioranza pretendono riforme con cui cancellare i tratti fondamentali della democrazia italiana. Una forza cresciuta come un tumore nel Nord del Paese, con una lucida strategia secessionistica, usa la sua presenza nel governo per accumulare potere e sottrarre risorse al Mezzogiorno d'Italia, risorse che alimentano enormi clientele elettorali del Nord. Ora governa il Veneto ed il Piemonte e ha già messo l'ipoteca su Milano. Chiede le Banche del Nord come compenso all'appoggio "leale" dato a Berlusconi.Il controllo leghista del Nord coincide con una decadenza dei diritti di cittadinanza. Nelle zone controllate dalla lega se non si è un elettore di Bossi si hanno minori diritti nella fruizione dei servizi della pubblica amministrazione. Siamo al punto che viene negata la sepoltura ai musulmani e si invoca l'espulsione di tutti i meridionali a cominciare dalle scuole e dalla magistratura.
Queste forze di rottura dell'unità nazionale non operano soltanto dentro il Nord ma controllano, assieme a Berlusconi ed agli ex fascisti il Paese. Realizzano politiche e riforme che discriminano e colpiscono gli stranieri, i lavoratori, la scuola, il Sud. Quest'anno spariranno altri 40 mila insegnanti. Con le nuove leggi sul lavoro
si realizzeranno strumenti di espulsione dalle aziende che permetteranno alle imprese di selezionare la manod'opera anche su base etnica. L'abolizione dell'art.18 si iscrive nel disegno di razzismo regionale dal momento che priverà di difese i lavoratori in atto occupati.
La principale forza politica che dovrebbe garantire la difesa della Costituzione è in preda ad una schizzofrenia che ne distrugge l'identità. Finirà con il partecipare, come sollecita il Capo dello stato,alle riforme che vuole la destra italiana.L'Italia perderà i suoi presidi democratici: La Corte Costituzionale e la Magistratura. Il Parlamento è già stato ridotto a mero orpello del Governo. La sinistra vi è stata esclusa con un colpo di mano bipartisan. Il PD ha fatto proprie le politiche leghiste law end order con due leggi sulla "sicurezza" che hanno stravolto il diritto. L'Italia ha lagers per stranieri tra i più immondi del pianeta forse non molto al disopra di quelli della Libia e carceri popolate in gran parte da stranieri dove il suicidio è quasi un evento quotidiano.
Bisogna fare di questo 25 aprile una giornata non di festa ma di lutto. Lutto per la libertà e la democrazia perdute, lutto per le leggi che rendono penosa la condizione dei lavoratori e che hanno il consenso di tutta l'Oligarchia, lutto per leggi elettorali che privato la cittadinanza del diritto di eleggere i suoi rappresentanti, lutto per le riforme prossime venture che ci faranno rimpiangere financo lo Stato Umbertino. Lutto per i massacri ai quali partecipiamo nelle guerre coloniali dell'Occidente, lutto per la sostituzione ai martiri della Resistenza e della Libertà dei repubblichini di Salò. Non più le vittime jugoslave della ferocia fascista, non più il ricordo degli orrori della risera di SanSabba
Dall'Europa non giungono segnali incoraggianti. In Ungheria tornano i nazifascisti che furono tra i più feroci tra la prima e la seconda guerra mondiale. La Polonia sta deificando un individuo morto probabilmente per la sua arroganza dandogli sepoltura nel Pantheon della Patria. Un individuo che ha schedato tutti i cittadini, processato e dimezzato la pensione al Generale Yeruzescki vero eroe della nazione polacca.
Pietro Ancona
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mercoledì 14 aprile 2010
perchè non si sciopera contro la 1167?
Perchè non si sciopera contro la 1167?
Entro i prossimi dieci giorni si decideranno le modifiche richieste all'allegato lavoro legge 1167
dal Capo dello Stato. Sacconi ha fatto sapere che riproporrà il testo più o meno come era stato licenziato dalle Camere mentre la Cisl vorrebbe addirittura peggiorarlo spostando a dopo l'assunzione la stipula della clausola compromissoria magari estendendo subito a tutti i lavoratori attuali una norma teoricamente proposta per i nuovi assunti. Gli emendamenti proposti dal PD sono stati giustamente criticati dal professore Gallino che li ritiene al disotto di quanto chiesto dal Capo dello Stato.
La CGIL ha reso una dichiarazione in linea con le osservazioni del Quirinale. Esclude l'arbitrato di equità ma non taglia il nodo gordiano con un deciso colpo di spada sostenendo che nessun tipo di arbitrato anche se concordato con il lavoratore possa decidere in materia di licenziamenti e di giusta causa.
E' preannunziato un presidio del Parlamento il giorno dell'approvazione della legge il 26 aprile. A cose fatte!
Nessuna mobilitazione nelle fabbriche e nel territorio tranne due iniziative quasi simboliche. Penso che sarebbe stato opportuno uno sciopero generale di almeno un'ora per tutti i lavoratori accompagnato da una azione di sensibilizzazione della opinione pubblica. Questa inerzia sommata alla sostanziale adesione di Cisl ed UIL e del PD alla modifiche proposte darà ai parlamentari l'idea di una partita già decisa e sostanzialmente abbandonata dalla CGIL che si limita a fare una battaglia di retroguardia senza troppa convinzione. Anche il sindacalismo di base sembra abbastanza frastornato ed assente.
La 1167 sommata alla legge Biagi, al nuovo contratto di lavoro romperà la schiena ai lavoratori italiani che saranno ancora più ricattabili e privati di un minimo di tutela.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
Entro i prossimi dieci giorni si decideranno le modifiche richieste all'allegato lavoro legge 1167
dal Capo dello Stato. Sacconi ha fatto sapere che riproporrà il testo più o meno come era stato licenziato dalle Camere mentre la Cisl vorrebbe addirittura peggiorarlo spostando a dopo l'assunzione la stipula della clausola compromissoria magari estendendo subito a tutti i lavoratori attuali una norma teoricamente proposta per i nuovi assunti. Gli emendamenti proposti dal PD sono stati giustamente criticati dal professore Gallino che li ritiene al disotto di quanto chiesto dal Capo dello Stato.
La CGIL ha reso una dichiarazione in linea con le osservazioni del Quirinale. Esclude l'arbitrato di equità ma non taglia il nodo gordiano con un deciso colpo di spada sostenendo che nessun tipo di arbitrato anche se concordato con il lavoratore possa decidere in materia di licenziamenti e di giusta causa.
E' preannunziato un presidio del Parlamento il giorno dell'approvazione della legge il 26 aprile. A cose fatte!
Nessuna mobilitazione nelle fabbriche e nel territorio tranne due iniziative quasi simboliche. Penso che sarebbe stato opportuno uno sciopero generale di almeno un'ora per tutti i lavoratori accompagnato da una azione di sensibilizzazione della opinione pubblica. Questa inerzia sommata alla sostanziale adesione di Cisl ed UIL e del PD alla modifiche proposte darà ai parlamentari l'idea di una partita già decisa e sostanzialmente abbandonata dalla CGIL che si limita a fare una battaglia di retroguardia senza troppa convinzione. Anche il sindacalismo di base sembra abbastanza frastornato ed assente.
La 1167 sommata alla legge Biagi, al nuovo contratto di lavoro romperà la schiena ai lavoratori italiani che saranno ancora più ricattabili e privati di un minimo di tutela.
Pietro Ancona
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suicida o suicidato?
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/10_aprile_14/nuovo-suicidio-rebibbia-1602832634141.shtml
lo spauracchio di AlQaeda
LO SPAURACCHIO DI ALQAEDA
Il meeting organizzato da Obama a Washington sulla sicurezza nucleare ha avuto come obiettivo principale l'isolamento dell'Iran dal consesso internazionale delle nazioni in vista di una possibile aggressione sollecitata da Sarkozy. L'Iran non è stato invitato ma soltanto iscritto nella lista dei cattivi assieme alla Corea del Nord. Israele, invitato, ha preferito disertare come normalmente fa per gli incontri internazionali per non rendere conto del suo arsenale nucleare che non ha mai ammesso o negato di possedere.
La strategia propagandistica di Obama non è molto diversa da quella di Bush: al posto dei paesi "volenterosi" un accordo tra 47 Stati che ribadisce i trattati di non proliferazione. Una occasione anche per lusingare la Cina a concorrere allo strangolamento economico dell'Iran con le sanzioni
avendone in cambio petrolio dal Golfo Persico. Una pressione sulla Russia perchè non protegga l'Iran avendone in cambio il "congelamento" delle installazioni missilistiche Usa ai suoi confini.
Non si è trattato di una iniziativa di pace ma di una strattonata degli USA al mondo perchè si allinei senza discutere sulle sue posizioni ed agevoli la realizzazione di una strategia che è rivolta al dominio globale, all'imprigionamento del pianeta nella rete della sua potenza e delle sue basi nucleari.
Il fantasma di AlQaeda è stato agitato per terrorizzare l'opinione pubblica mondiale. Si paventa il pericolo che AlQaeda si impossessi di una o più bombe atomiche. Sono dieci anni che gli USA straparlano di AlQaeda, di Bin Laden, del terrorismo senza fornire uno straccio di prova, una vera documentazione dell'esistenza di questa fantomatica "spectre". La guerra all'Afghanistan costata finora centinaia di migliaia di morti e lutti infiniti è stata giustificata con la necessità di scovare nelle sue montagne la banda di Bin Laden. Dieci anni di guerra e di stragi di tanti innocenti non sono bastati
e proprio ieri in Pakistan aerei occidentali hanno provocato una ennesima strage di civili. Dubito molto della esistenza di AlQaeda e se esiste sono portato a condividere l'opinione di chi ritiene che si tratti di una agenzia della Cia e del Pentagono.Che oggi il Presidente degli Usa in persona agiti lo spauracchio di una minaccia nucleare del terrorismo lo trovo grottesco ed inquietante. Grottesco perchè del tutto inverosimile, inquietante perchè potrebbe giustificare un nuovo giro di vite, altre imminenti aggressioni verso paesi finora risparmiati ma nell'elenco degli Stati "canaglia" compilato dall'amministrazione americana.
L'iniziativa di Obama non è stata un consesso alla pari. Tutti i paesi del mondo sono stati chiamati a sentire le sue "direttive" a prenderne atto per affrettarsi a condividerle pena essere segnati nel quaderno dei renitenti. A nessuno è stato chiesto di esprimere una opinione, un giudizio. Certo sarebbe stata assai più auspicabile una iniziativa per definire la pace in medio oriente e la fine della guerra in Irak ed Afghanistan. Sarebbe stato bello ed assai civile parlare della prigionia dei due milioni di abitanti di Gaza, chiusi in un lagers dove debbono morire di stenti.
Ma l'agenda è dettata dagli USA e si parla soltanto delle cose che sono nella loro convenienza. La guerra in Afghanistan e Pakistan continuerà, l'Iran viene minacciato di sterminio nucleare dal momento che si esclude una guerra convenzionale difficile da sostenere per gli Occidentali, i programmi di espansione coloniale di Israele continueranno ad andare avanti.
L'incontro di Washington conferma e sottolinea la strategia politico-militare di una leaderchip che non è di pace ma di progressiva erosione delle zone del mondo ancora autonome e indipendenti. Gli Usa ritengono avere la missione divina di diffondere la loro ideologia in tutto il mondo. Non sopportano nazioni di cultura diversa. A cominciare dalla cultura persiana. Il loro stile di vita e le loro multinazionali debbono essere il paradigma per tutti.
Pietro Ancona
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Il meeting organizzato da Obama a Washington sulla sicurezza nucleare ha avuto come obiettivo principale l'isolamento dell'Iran dal consesso internazionale delle nazioni in vista di una possibile aggressione sollecitata da Sarkozy. L'Iran non è stato invitato ma soltanto iscritto nella lista dei cattivi assieme alla Corea del Nord. Israele, invitato, ha preferito disertare come normalmente fa per gli incontri internazionali per non rendere conto del suo arsenale nucleare che non ha mai ammesso o negato di possedere.
La strategia propagandistica di Obama non è molto diversa da quella di Bush: al posto dei paesi "volenterosi" un accordo tra 47 Stati che ribadisce i trattati di non proliferazione. Una occasione anche per lusingare la Cina a concorrere allo strangolamento economico dell'Iran con le sanzioni
avendone in cambio petrolio dal Golfo Persico. Una pressione sulla Russia perchè non protegga l'Iran avendone in cambio il "congelamento" delle installazioni missilistiche Usa ai suoi confini.
Non si è trattato di una iniziativa di pace ma di una strattonata degli USA al mondo perchè si allinei senza discutere sulle sue posizioni ed agevoli la realizzazione di una strategia che è rivolta al dominio globale, all'imprigionamento del pianeta nella rete della sua potenza e delle sue basi nucleari.
Il fantasma di AlQaeda è stato agitato per terrorizzare l'opinione pubblica mondiale. Si paventa il pericolo che AlQaeda si impossessi di una o più bombe atomiche. Sono dieci anni che gli USA straparlano di AlQaeda, di Bin Laden, del terrorismo senza fornire uno straccio di prova, una vera documentazione dell'esistenza di questa fantomatica "spectre". La guerra all'Afghanistan costata finora centinaia di migliaia di morti e lutti infiniti è stata giustificata con la necessità di scovare nelle sue montagne la banda di Bin Laden. Dieci anni di guerra e di stragi di tanti innocenti non sono bastati
e proprio ieri in Pakistan aerei occidentali hanno provocato una ennesima strage di civili. Dubito molto della esistenza di AlQaeda e se esiste sono portato a condividere l'opinione di chi ritiene che si tratti di una agenzia della Cia e del Pentagono.Che oggi il Presidente degli Usa in persona agiti lo spauracchio di una minaccia nucleare del terrorismo lo trovo grottesco ed inquietante. Grottesco perchè del tutto inverosimile, inquietante perchè potrebbe giustificare un nuovo giro di vite, altre imminenti aggressioni verso paesi finora risparmiati ma nell'elenco degli Stati "canaglia" compilato dall'amministrazione americana.
L'iniziativa di Obama non è stata un consesso alla pari. Tutti i paesi del mondo sono stati chiamati a sentire le sue "direttive" a prenderne atto per affrettarsi a condividerle pena essere segnati nel quaderno dei renitenti. A nessuno è stato chiesto di esprimere una opinione, un giudizio. Certo sarebbe stata assai più auspicabile una iniziativa per definire la pace in medio oriente e la fine della guerra in Irak ed Afghanistan. Sarebbe stato bello ed assai civile parlare della prigionia dei due milioni di abitanti di Gaza, chiusi in un lagers dove debbono morire di stenti.
Ma l'agenda è dettata dagli USA e si parla soltanto delle cose che sono nella loro convenienza. La guerra in Afghanistan e Pakistan continuerà, l'Iran viene minacciato di sterminio nucleare dal momento che si esclude una guerra convenzionale difficile da sostenere per gli Occidentali, i programmi di espansione coloniale di Israele continueranno ad andare avanti.
L'incontro di Washington conferma e sottolinea la strategia politico-militare di una leaderchip che non è di pace ma di progressiva erosione delle zone del mondo ancora autonome e indipendenti. Gli Usa ritengono avere la missione divina di diffondere la loro ideologia in tutto il mondo. Non sopportano nazioni di cultura diversa. A cominciare dalla cultura persiana. Il loro stile di vita e le loro multinazionali debbono essere il paradigma per tutti.
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martedì 13 aprile 2010
Il prof.Gallino sull'art.18
Lavoro, Gallino: “Dal Pd un’azione debole che aiuta il governo”
di Sara Farolfi, il manifesto, 8 aprile 2010
Sul «collegato lavoro» il parlamento ascolterà la prossima settimana le parti sociali. L'obiettivo è correggere rapidamente la legge che il presidente della Repubblica ha rimandato alle Camere la settimana scorsa, e arrivare alla sua approvazione entro la fine di aprile. Ma Napolitano ha richiesto modifiche sostanziose. «Ha espresso una forte critica al processo dell'arbitrato», osserva il sociologo torinese Luciano Gallino, a fronte della quale «anche gli emendamenti proposti dal Pd non sono che piccole limature, addolcimenti»: «Un'azione molto debole - la definisce Gallino - mentre ora bisognerebbe sostenere l'impostazione di Napolitano».Il presidente della Repubblica è stato chiaro.
Chiarissimo direi. Il ministro Sacconi e altri esponenti del governo si sono appesi a quel passo della lettera del presidente che definisce «apprezzabile» l'introduzione di strumenti idonei a semplificare e accelerare la risoluzione delle controversie di lavoro. Ma dopo questo, che è l'unico elemento di consenso, Napolitano avanza critiche molto dure su diversi punti specifici del provvedimento. Intanto richiama le pronunce della corte costituzionale che ha dichiarato illegittime le norme che prevedono il ricorso obbligatorio all'arbitrato. Rileva con forza che la stipula del contratto con clausula compromissoria non può avvenire nella fase di costituzione del rapporto di lavoro, che per il lavoratore è il momento di maggiore debolezza. E critica la possibilità che un'eventuale clausula compromissoria comprenda anche la richiesta di decidere secondo equità e non per legge. Quest'ultimo punto è gravissimo: significa togliere dall'ambito della legge un'altra grossa parte del diritto del lavoro, perchè la valutazione secondo equità può permettersi di ignorare la legge.
Qual'è l'obiettivo?
Aggirare la contrattazione collettiva a favore di quella individuale. Quando un lavoratore deve decidere al momento dell'assunzione se ricorrere o meno al tribunale o se servirsi o meno dell'arbitrato, e via dicendo, quello diventa un pilastro della contrattazione individuale, che introduce nuove disuguaglianze e complica sempre più la rappresentatività del sindacato.
Se questo è l'obiettivo, come può rispondere il sindacato?
In qualche misura si è mossa la Cgil, anche se in ritardo a mio avviso. C'è un punto però nella lettera di Napolitano dove, in riferimento all'avviso comune raggiunto tra sindacati e imprese ad eccezione della Cgil, si dice che resta decisivo il tema di un equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contrattazione individuale. In altre parole solo il legislatore può stabilire le condizioni entro le quali si esprime la volontà di ricorrere all'arbitrato, non si può fare con accordo sindacale. Il sindacato deve premere su questi punti e può farlo a partire dal messaggio alle camere del presidente della Repubblica.
Il Partito democratico ha presentato emendamenti al testo del governo, come li valuta?
Fanno un piccolo passo nella direzione indicata da Napolitano ma ne restano molto distanti. Quella del presidente è una forte critica al processo dell'arbitrato. Giraci attorno o addolcirlo ripresentandolo in altre forme è un'azione debole. Già lo era stata per la verità perchè, sebbene siano in commissione lavoro, la legge è andata avanti due anni senza che da parte del Pd si levassero forti voci. E ora, davanti a una presa di posizione del presidente Napolitano, che io non mi aspettavo così precisa, bisognerebbe sostenere quella impostazione, corredata peraltro da una quantità di riferimenti alla materia di notevole peso: le limature e gli addolcimenti vanno incontro al governo.
Nei giorni scorsi alcuni deputati Pd hanno presentato un disegno di legge per introdurre il contratto unico d'inserimento. Una proposta, per restare in tema di articolo 18, che va incontro anche alle esigenze delle imprese. Cosa ne pensa?
Tra licenziamenti, mobilità, vendita di rami d'azienda e quant'altro, sostenere che le imprese abbiano difficoltà a licenziare significa non volere guardare alla scabra realtà delle cose. Nel merito del contratto unico, si tratta di una forma contrattuale molto simile a quella proposta in Francia, sotterrata perchè tre milioni di persone sono scese in strada a cominciare dagli studenti. È una proposta che apre alla flessibilità del licenziamento una porta dorata.
(8 aprile 2010)
di Sara Farolfi, il manifesto, 8 aprile 2010
Sul «collegato lavoro» il parlamento ascolterà la prossima settimana le parti sociali. L'obiettivo è correggere rapidamente la legge che il presidente della Repubblica ha rimandato alle Camere la settimana scorsa, e arrivare alla sua approvazione entro la fine di aprile. Ma Napolitano ha richiesto modifiche sostanziose. «Ha espresso una forte critica al processo dell'arbitrato», osserva il sociologo torinese Luciano Gallino, a fronte della quale «anche gli emendamenti proposti dal Pd non sono che piccole limature, addolcimenti»: «Un'azione molto debole - la definisce Gallino - mentre ora bisognerebbe sostenere l'impostazione di Napolitano».Il presidente della Repubblica è stato chiaro.
Chiarissimo direi. Il ministro Sacconi e altri esponenti del governo si sono appesi a quel passo della lettera del presidente che definisce «apprezzabile» l'introduzione di strumenti idonei a semplificare e accelerare la risoluzione delle controversie di lavoro. Ma dopo questo, che è l'unico elemento di consenso, Napolitano avanza critiche molto dure su diversi punti specifici del provvedimento. Intanto richiama le pronunce della corte costituzionale che ha dichiarato illegittime le norme che prevedono il ricorso obbligatorio all'arbitrato. Rileva con forza che la stipula del contratto con clausula compromissoria non può avvenire nella fase di costituzione del rapporto di lavoro, che per il lavoratore è il momento di maggiore debolezza. E critica la possibilità che un'eventuale clausula compromissoria comprenda anche la richiesta di decidere secondo equità e non per legge. Quest'ultimo punto è gravissimo: significa togliere dall'ambito della legge un'altra grossa parte del diritto del lavoro, perchè la valutazione secondo equità può permettersi di ignorare la legge.
Qual'è l'obiettivo?
Aggirare la contrattazione collettiva a favore di quella individuale. Quando un lavoratore deve decidere al momento dell'assunzione se ricorrere o meno al tribunale o se servirsi o meno dell'arbitrato, e via dicendo, quello diventa un pilastro della contrattazione individuale, che introduce nuove disuguaglianze e complica sempre più la rappresentatività del sindacato.
Se questo è l'obiettivo, come può rispondere il sindacato?
In qualche misura si è mossa la Cgil, anche se in ritardo a mio avviso. C'è un punto però nella lettera di Napolitano dove, in riferimento all'avviso comune raggiunto tra sindacati e imprese ad eccezione della Cgil, si dice che resta decisivo il tema di un equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contrattazione individuale. In altre parole solo il legislatore può stabilire le condizioni entro le quali si esprime la volontà di ricorrere all'arbitrato, non si può fare con accordo sindacale. Il sindacato deve premere su questi punti e può farlo a partire dal messaggio alle camere del presidente della Repubblica.
Il Partito democratico ha presentato emendamenti al testo del governo, come li valuta?
Fanno un piccolo passo nella direzione indicata da Napolitano ma ne restano molto distanti. Quella del presidente è una forte critica al processo dell'arbitrato. Giraci attorno o addolcirlo ripresentandolo in altre forme è un'azione debole. Già lo era stata per la verità perchè, sebbene siano in commissione lavoro, la legge è andata avanti due anni senza che da parte del Pd si levassero forti voci. E ora, davanti a una presa di posizione del presidente Napolitano, che io non mi aspettavo così precisa, bisognerebbe sostenere quella impostazione, corredata peraltro da una quantità di riferimenti alla materia di notevole peso: le limature e gli addolcimenti vanno incontro al governo.
Nei giorni scorsi alcuni deputati Pd hanno presentato un disegno di legge per introdurre il contratto unico d'inserimento. Una proposta, per restare in tema di articolo 18, che va incontro anche alle esigenze delle imprese. Cosa ne pensa?
Tra licenziamenti, mobilità, vendita di rami d'azienda e quant'altro, sostenere che le imprese abbiano difficoltà a licenziare significa non volere guardare alla scabra realtà delle cose. Nel merito del contratto unico, si tratta di una forma contrattuale molto simile a quella proposta in Francia, sotterrata perchè tre milioni di persone sono scese in strada a cominciare dagli studenti. È una proposta che apre alla flessibilità del licenziamento una porta dorata.
(8 aprile 2010)
IN PREDA AL PANICO
In preda al panico
(commento ad una proposta di Prodi)
Prodi è stato tra i maggiori responsabili della crisi del PD. Il suo Governo bruciò rapidamente il programma che aveva concordato con la sinistra costringendola poi ad una sconfitta elettorale che le è costata la fuoriuscita dal Parlamento e difatto distrusse la stessa identità del centro-sinistra e del PD.
In che modo Prodi realizzò questo capolavoro di suicidio? Ingaggiando una gara con Veltroni a chi dei due si spostava più velocemente a destra da loro denominata "centro". Il Governo Prodi stipulò accordi con i sindacati di riduzione a livello di fame delle pensioni, consacrò per sempre il precariato santificando la legge Biagi, ridusse la contrattazione sindacale entro termini che hanno contribuito a fare dell'Italia il Paese a più bassi salari dell'OCSE. I ministri della sinistra "radicale" tentarono di migliorare gli accordi, ma le confederazioni sindacali insorsero sollevando un problema quasi di "competenza delle decisioni". La questione fu sollevata in modo assai sgarbato e perentorio da Epifani e Ferrero ha dovuto subire e chiedersi il senso della sua presenza nel governo.
In politica internazionale il governo Prodi si attestò su linee di cieco atlantismo. Non si domandò che cosa significa la presenza italiana in due grandi armate di occupazione militare una regolare e l'altra di killers contractors di oltre cinquecentomila soldati in due nazioni invase con motivi grotteschi quali la ricerca di terroristi e di armi di distruzione di massa inventati dal Pentagono e da Blair.
L'elettorato che aveva votato centro-sinistra e che era diventato maggioranza, sia pure di poco,
fu deluso dalle scelte di Prodi, amareggiato e colpito nei suoi interessi vitali. Inoltre, con la nascita del PD, Veltroni minacciò concretamente gli alleati cacciandoli via dalla coalizione e, con un accordo con Berlusconi, dal Parlamento.
Bersani, Ministro all'industria fece una "lenzuolata" di liberalizzazioni che non sortirono alcun risultato oltre a quello di far lievitare il costo delle prestazioni professionali. I farmacisti conservarono i loro privilegi feudali e così i notai e le assicurazioni. Tutto si è risolto nella possibilità di comprare nei supermercati alcuni prodotti di banco. Per il resto siamo rimasti un paese rigidamente controllato dalle corporazioni e dalle imprese. Le autorità costosissime che sono state preposte ai vari settori ogni tanto elevano qualche contravvenzione con l'aria del vigile che permette tutto ma ogni tanto deve fare finta di controllare.
La linea politica del PD è stata sin dalla sua fondazione un continuo sbandamento a destra. Il PD è ossessionato dalla conquista dell'elettorato di centro-destra e si è sforzato e si sforza di ingraziarselo con qualche bel pezzo di carne. Ha donato le privatizzazioni che hanno appesantito di costi quasi insopportabili i servizi e quindi le bollette degli utenti. Le privatizzazioni hanno squartato dal di dentro la pubblica amministrazione sottraendole i migliori settori. Tre giorni fa, per segnalare alla Confindustria i suoi servizi , il gruppo PD del Senato ha presentato un disegno di legge che introduce il contratto unico di ingresso che la Francia ha rifiutato con durissime lotte. Questo contratto abbassa i salari riducendoli a minimi e abolisce l'art.18 meglio di quanto sta facendo il governo con la legge 1167 rinviata da Napolitano alle Camere e precarizza tutto.
Mentre la destra si tiene ben stretto il suo elettorato aumentandone il peso sociale e giuridico con leggi esemplari, il PD ha abbandonato a se stessi ventiduemilioni di lavoratori italiani inventandosi teorie strane come quelle della fine della classe operaia e della lotta di classe. Aborrisce il conflitto sociale che per tanti anni ha garantito prosperità e progresso all'Italia assicurando salari dignitosi e innovazione tecnologica.
Il PD non ha identità ed è in preda ad una crisi terribile. Non è più l'Ulivo che aveva un progetto di rinnovamento democratico moderato ma civile dell'Italia. Non è la Margherita e neppure il PCI. Non è niente! E' un partito ossessionato dal bisogno che si è inventato di compiacere la Confindustria ed il Vaticano.
In Sicilia collabora con Lombardo dello MPA ed ha creato al suo interno una corrente "autonomista"
pronta a confluire nel partito del Sud. In Lombardia finanzia le ronde. Ha perduto il suo smalto di partito di grandi amministratori locali aumentando il costo della cittadinanza con le privatizzazioni.
Ora Prodi propone di dargli la botta finale. Farne un partito regionale con venti Feudatari che eleggono l'Imperatore come nella Germania medioevale.
Sarebbe la perdita definitiva dell'anima di sinistra tuttora vivente in milioni e milioni di compagni ma non più nella Nomenclatura, anima ripudiata da Occhetto alla Bolognina quando scelse di diventare "democratico" cioè borghese piuttosto che socialista, cioè strumento dei lavoratori.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.romanoprodi.it/articoli/italia/il-partito-democratico-ritrovi-le-sue-radici_1421.html
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/03/Italia-Ocse-salari-bassi.shtml?uuid=c7aaf112-ef93-11dc-8c36-00000e25108c&DocRulesView=Libero
http://www.cislscuola.it/files/AccordoGovernoOOSS_23lug_07.pdf
(commento ad una proposta di Prodi)
Prodi è stato tra i maggiori responsabili della crisi del PD. Il suo Governo bruciò rapidamente il programma che aveva concordato con la sinistra costringendola poi ad una sconfitta elettorale che le è costata la fuoriuscita dal Parlamento e difatto distrusse la stessa identità del centro-sinistra e del PD.
In che modo Prodi realizzò questo capolavoro di suicidio? Ingaggiando una gara con Veltroni a chi dei due si spostava più velocemente a destra da loro denominata "centro". Il Governo Prodi stipulò accordi con i sindacati di riduzione a livello di fame delle pensioni, consacrò per sempre il precariato santificando la legge Biagi, ridusse la contrattazione sindacale entro termini che hanno contribuito a fare dell'Italia il Paese a più bassi salari dell'OCSE. I ministri della sinistra "radicale" tentarono di migliorare gli accordi, ma le confederazioni sindacali insorsero sollevando un problema quasi di "competenza delle decisioni". La questione fu sollevata in modo assai sgarbato e perentorio da Epifani e Ferrero ha dovuto subire e chiedersi il senso della sua presenza nel governo.
In politica internazionale il governo Prodi si attestò su linee di cieco atlantismo. Non si domandò che cosa significa la presenza italiana in due grandi armate di occupazione militare una regolare e l'altra di killers contractors di oltre cinquecentomila soldati in due nazioni invase con motivi grotteschi quali la ricerca di terroristi e di armi di distruzione di massa inventati dal Pentagono e da Blair.
L'elettorato che aveva votato centro-sinistra e che era diventato maggioranza, sia pure di poco,
fu deluso dalle scelte di Prodi, amareggiato e colpito nei suoi interessi vitali. Inoltre, con la nascita del PD, Veltroni minacciò concretamente gli alleati cacciandoli via dalla coalizione e, con un accordo con Berlusconi, dal Parlamento.
Bersani, Ministro all'industria fece una "lenzuolata" di liberalizzazioni che non sortirono alcun risultato oltre a quello di far lievitare il costo delle prestazioni professionali. I farmacisti conservarono i loro privilegi feudali e così i notai e le assicurazioni. Tutto si è risolto nella possibilità di comprare nei supermercati alcuni prodotti di banco. Per il resto siamo rimasti un paese rigidamente controllato dalle corporazioni e dalle imprese. Le autorità costosissime che sono state preposte ai vari settori ogni tanto elevano qualche contravvenzione con l'aria del vigile che permette tutto ma ogni tanto deve fare finta di controllare.
La linea politica del PD è stata sin dalla sua fondazione un continuo sbandamento a destra. Il PD è ossessionato dalla conquista dell'elettorato di centro-destra e si è sforzato e si sforza di ingraziarselo con qualche bel pezzo di carne. Ha donato le privatizzazioni che hanno appesantito di costi quasi insopportabili i servizi e quindi le bollette degli utenti. Le privatizzazioni hanno squartato dal di dentro la pubblica amministrazione sottraendole i migliori settori. Tre giorni fa, per segnalare alla Confindustria i suoi servizi , il gruppo PD del Senato ha presentato un disegno di legge che introduce il contratto unico di ingresso che la Francia ha rifiutato con durissime lotte. Questo contratto abbassa i salari riducendoli a minimi e abolisce l'art.18 meglio di quanto sta facendo il governo con la legge 1167 rinviata da Napolitano alle Camere e precarizza tutto.
Mentre la destra si tiene ben stretto il suo elettorato aumentandone il peso sociale e giuridico con leggi esemplari, il PD ha abbandonato a se stessi ventiduemilioni di lavoratori italiani inventandosi teorie strane come quelle della fine della classe operaia e della lotta di classe. Aborrisce il conflitto sociale che per tanti anni ha garantito prosperità e progresso all'Italia assicurando salari dignitosi e innovazione tecnologica.
Il PD non ha identità ed è in preda ad una crisi terribile. Non è più l'Ulivo che aveva un progetto di rinnovamento democratico moderato ma civile dell'Italia. Non è la Margherita e neppure il PCI. Non è niente! E' un partito ossessionato dal bisogno che si è inventato di compiacere la Confindustria ed il Vaticano.
In Sicilia collabora con Lombardo dello MPA ed ha creato al suo interno una corrente "autonomista"
pronta a confluire nel partito del Sud. In Lombardia finanzia le ronde. Ha perduto il suo smalto di partito di grandi amministratori locali aumentando il costo della cittadinanza con le privatizzazioni.
Ora Prodi propone di dargli la botta finale. Farne un partito regionale con venti Feudatari che eleggono l'Imperatore come nella Germania medioevale.
Sarebbe la perdita definitiva dell'anima di sinistra tuttora vivente in milioni e milioni di compagni ma non più nella Nomenclatura, anima ripudiata da Occhetto alla Bolognina quando scelse di diventare "democratico" cioè borghese piuttosto che socialista, cioè strumento dei lavoratori.
Pietro Ancona
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http://www.romanoprodi.it/articoli/italia/il-partito-democratico-ritrovi-le-sue-radici_1421.html
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/03/Italia-Ocse-salari-bassi.shtml?uuid=c7aaf112-ef93-11dc-8c36-00000e25108c&DocRulesView=Libero
http://www.cislscuola.it/files/AccordoGovernoOOSS_23lug_07.pdf
lunedì 12 aprile 2010
una audizione quasi segreta
Audizione quasi segreta
Domani la CGIL sarà sentita dalla Commissione Parlamentare che sta rivedendo la 1167.
Nessuna mobilitazione dei lavoratori. Silenzio assoluto.
Sosterrà l'articolo 18? Dirà che l'arbitrato non può essere abilitato a discutere di licenziamenti?
Non lo sappiamo. Sappiamo che il PD ha presentato un disegno di legge che sotterra l'art.18 (CUI il CPE francese). Un ddl firmato da ben 47 senatori per dimostrare alla Marcegaglia la devozione confindustrialista del PD.
Cipputi è fottuto!!!!
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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Domani la CGIL sarà sentita dalla Commissione Parlamentare che sta rivedendo la 1167.
Nessuna mobilitazione dei lavoratori. Silenzio assoluto.
Sosterrà l'articolo 18? Dirà che l'arbitrato non può essere abilitato a discutere di licenziamenti?
Non lo sappiamo. Sappiamo che il PD ha presentato un disegno di legge che sotterra l'art.18 (CUI il CPE francese). Un ddl firmato da ben 47 senatori per dimostrare alla Marcegaglia la devozione confindustrialista del PD.
Cipputi è fottuto!!!!
Pietro Ancona
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sfruttamento propagandistico della storia. lettera al Corriere
Caro Romano,
la strage di Katiny viene ricordata con orrore e tanta enfasi anticomunista. Stalin viene puntualmente ricordato come mandante mostruoso di tanto efferato delitto.
L'URSS di Gorbaciov se non ricordo male
si scusò con il popolo polacco e la Russia di oggi ha riconfermato la sua
responsabilità.
Gli inglesi e gli americani furono responsabili del terribile bombardamentoi di Dresda che fece trentamila vittime tra la popolazione civile. Non mi risulta che si siano mai scusati con il popolo tedesco.
I tedeschi uccisero con premeditazione i nostri soldati a Cefalonia.
Nessuno si è mai scusato.
Obama che ha convocato la conferenza nucleare dell'odio contro l'Iran escluso come reietto criminale non si è mai scusato con il popolo giapponese di Hiroshima e Nagasaki.
Dobbiamo ritenere che le "democrazie"godano della cancellazione d'ufficio delle loro colpe?
Pietro Ancona
la strage di Katiny viene ricordata con orrore e tanta enfasi anticomunista. Stalin viene puntualmente ricordato come mandante mostruoso di tanto efferato delitto.
L'URSS di Gorbaciov se non ricordo male
si scusò con il popolo polacco e la Russia di oggi ha riconfermato la sua
responsabilità.
Gli inglesi e gli americani furono responsabili del terribile bombardamentoi di Dresda che fece trentamila vittime tra la popolazione civile. Non mi risulta che si siano mai scusati con il popolo tedesco.
I tedeschi uccisero con premeditazione i nostri soldati a Cefalonia.
Nessuno si è mai scusato.
Obama che ha convocato la conferenza nucleare dell'odio contro l'Iran escluso come reietto criminale non si è mai scusato con il popolo giapponese di Hiroshima e Nagasaki.
Dobbiamo ritenere che le "democrazie"godano della cancellazione d'ufficio delle loro colpe?
Pietro Ancona
sabato 10 aprile 2010
Il PD al governo con Berlusconi?
Il PD al governo con Berlusconi?
E' stupefacente l'accanimento di Napolitano sulle riforme. Non passa giorno, non c'è occasione che
non registri il suo accorato richiamo alla "coesione", a riforme condivise, alla collaborazione tra centro-destra ed opposizione. Nella concreta situazione politica italiana, collaborazione e condivisione significano la resa senza condizioni del PD a Berlusconi. Dell'IDV e di Casini non importa molto. Di Pietro è criminalizzato da una campagna di odio e di calunnie che ricorda quella fatta a suo tempo contro D'Alema e contro Prodi. I massmedia della destra riuscirono ad avvelenare la gente contro Prodi da non potersi pronunziare il suo nome senza fare scattare una immediata e rumorosa reazione di rigetto. Napolitano non dorme la notte e lavora intensamente per assicurare l'abbraccio pubblico e per sempre della Oligarchia PD con quella PDL. Abbraccio che sarà suggellato dalla condivisione delle riforme.
Riforme fatte con la regia di Berlusconi e della Lega e che consisteranno essenzialmente in un brutale
attacco a quanto resta di democratico nelle istituzioni (bisogna velocizzare il processo decisionale) a vantaggio di un unico centro di potere eletto dal popolo, privo di contrappesi. La classica tripartizione dei poteri in legislativo, esecutivo e giudiziario è stata gravemente intaccata. Il potere legislativo è stato ridotto al silenzio e costretto dai voti di fiducia a fare soltanto e senza emendamenti la volontà del governo. Per il potere giiudiziario la riforma Mastella ha già fatto tanto per rendere difficile il magistero della giustizia e si vuole fare il resto con un progetto di pieno asservimento delle procure. Mussolini non aveva forse imposto la camicia nera ai magistrati? Non sosteneva che il potere dovesse essere unico e non divisibile?
L'Italia non ha bisogno di riforme ma del pieno recupero dello spirito e della lettera della sua Costituzione. Ha bisogno di un governo che la rimetta in marcia e che la salvi dalla possibile bancarotta. Ha bisogno di intervenire immediatamente sul suo sistema carcerario diventato un vero e proprio scandalo planetario con i suoi suicidi o suicidati di cui non si occupa nessuno. Si dovrebbe
fare una Commissione Parlamentare di Inchiesta ed istituire subito una apposita procura che indaghi
e riveda tutte le morti. Non si può spiegare il disagio carcerario soltanto con l'affollamento delle celle.
Bisognerebbe abolire l'internato e cioè il prolungamento della carcerazione dopo avere scontato la pena inflitta dal giudice comminata per via amministrativa.
L'Italia ha bisogno di riesaminare subito la questione degli omicidi sul lavoro e degli infortuni che provocano ogni anno diecine e diecine di migliaia di mutilati e malati cronici. Le cifre della mortalità e degli infortuni sono insostenibili. Questo Paese è pieno di orfani e di vedove. E' un Paese sempre più disumano ed ingiusto. La vicenda dei bambini lasciati a digiuno è sconfortante ma ancora di più lo è
l'arroganza dei sindaci leghisti che tentano di fare diventare senso comune il loro comportamento asociale. Si tratta di Sindaci che si sono professionalizzati nella politica e che traggono lauti guadagni dalla loro carica che ritengono di mantenere sollecitando gli istinti xenofobi e asociali del loro elettorato. Le privatizzazioni di quasi tutti i servizi hanno appesantito enormemente il costo degli enti locali e ingessato la loro iniziativa. Hanno ceduto quasi tutto il loro potere a società che hanno fatto della pubblica amministrazione un business, una preda da divorare.
Che bisogno abbiamo del semipresidenzialismo alla francese? Perchè eleggere direttamente il Presidente del Consiglio sarà un miglioramento rispetto ad oggi? La figura del Capo dello Stato non diventerebbe del tutto secondaria, puramente ornamentale, a fronte di un capo del governo eletto dal popolo? Quale sarà il ruolo del Parlamento? Con quale legge elettorale si voterà visto che quella attuale concede ai padroni del partiti la nomina dei parlamentari?
Perchè il processo decisionale deve essere rapido? La democrazia è lentezza, è mediazione, è faticosa composizione di un punto di equilibrio.La semplificazione decisionista è contraria alla democrazia. Non è detto che una decisione assunta rapidamente sia migliore di un'altra assunta dopo una lunga elaborazione. In ogni caso si può riorganizzare il Parlamento facendo lavorare assai di più le Commissioni.
La verità è che le riforme costituzionali costituiscono una necessità per l'Oligarchia che deve ristrutturare i suoi Palazzi. Il progetto è di riduzione del potere degli elettori che dovranno limitarsi a prendere atto delle decisioni della Casta.
Il PD si sta preparando ad entrare nella grande coalizione della destra italiana. Il comportamento di sostanziale abbandono dell'art.18, la presentazione del ddl sul CUI (contratto unico di ingresso), il filoisraelismo acritico, il sostegno alle guerre coloniali della Nato, la sottomissione al Vaticano, le privatizzazioni dei beni pubblici, il condizionamento della CGIL alla quale ha imposto di subire senza reagire una sconfitta dietro l'altra dei lavoratori italiani, lo rendono pronto al definitivo superamento dell'"antiberlusconismo". Forse
è solo a questo che lavora Napolitano: portare D'Alema e gli altri al governo a dare una mano a Bossi, Calderoli, la Gelmini....
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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E' stupefacente l'accanimento di Napolitano sulle riforme. Non passa giorno, non c'è occasione che
non registri il suo accorato richiamo alla "coesione", a riforme condivise, alla collaborazione tra centro-destra ed opposizione. Nella concreta situazione politica italiana, collaborazione e condivisione significano la resa senza condizioni del PD a Berlusconi. Dell'IDV e di Casini non importa molto. Di Pietro è criminalizzato da una campagna di odio e di calunnie che ricorda quella fatta a suo tempo contro D'Alema e contro Prodi. I massmedia della destra riuscirono ad avvelenare la gente contro Prodi da non potersi pronunziare il suo nome senza fare scattare una immediata e rumorosa reazione di rigetto. Napolitano non dorme la notte e lavora intensamente per assicurare l'abbraccio pubblico e per sempre della Oligarchia PD con quella PDL. Abbraccio che sarà suggellato dalla condivisione delle riforme.
Riforme fatte con la regia di Berlusconi e della Lega e che consisteranno essenzialmente in un brutale
attacco a quanto resta di democratico nelle istituzioni (bisogna velocizzare il processo decisionale) a vantaggio di un unico centro di potere eletto dal popolo, privo di contrappesi. La classica tripartizione dei poteri in legislativo, esecutivo e giudiziario è stata gravemente intaccata. Il potere legislativo è stato ridotto al silenzio e costretto dai voti di fiducia a fare soltanto e senza emendamenti la volontà del governo. Per il potere giiudiziario la riforma Mastella ha già fatto tanto per rendere difficile il magistero della giustizia e si vuole fare il resto con un progetto di pieno asservimento delle procure. Mussolini non aveva forse imposto la camicia nera ai magistrati? Non sosteneva che il potere dovesse essere unico e non divisibile?
L'Italia non ha bisogno di riforme ma del pieno recupero dello spirito e della lettera della sua Costituzione. Ha bisogno di un governo che la rimetta in marcia e che la salvi dalla possibile bancarotta. Ha bisogno di intervenire immediatamente sul suo sistema carcerario diventato un vero e proprio scandalo planetario con i suoi suicidi o suicidati di cui non si occupa nessuno. Si dovrebbe
fare una Commissione Parlamentare di Inchiesta ed istituire subito una apposita procura che indaghi
e riveda tutte le morti. Non si può spiegare il disagio carcerario soltanto con l'affollamento delle celle.
Bisognerebbe abolire l'internato e cioè il prolungamento della carcerazione dopo avere scontato la pena inflitta dal giudice comminata per via amministrativa.
L'Italia ha bisogno di riesaminare subito la questione degli omicidi sul lavoro e degli infortuni che provocano ogni anno diecine e diecine di migliaia di mutilati e malati cronici. Le cifre della mortalità e degli infortuni sono insostenibili. Questo Paese è pieno di orfani e di vedove. E' un Paese sempre più disumano ed ingiusto. La vicenda dei bambini lasciati a digiuno è sconfortante ma ancora di più lo è
l'arroganza dei sindaci leghisti che tentano di fare diventare senso comune il loro comportamento asociale. Si tratta di Sindaci che si sono professionalizzati nella politica e che traggono lauti guadagni dalla loro carica che ritengono di mantenere sollecitando gli istinti xenofobi e asociali del loro elettorato. Le privatizzazioni di quasi tutti i servizi hanno appesantito enormemente il costo degli enti locali e ingessato la loro iniziativa. Hanno ceduto quasi tutto il loro potere a società che hanno fatto della pubblica amministrazione un business, una preda da divorare.
Che bisogno abbiamo del semipresidenzialismo alla francese? Perchè eleggere direttamente il Presidente del Consiglio sarà un miglioramento rispetto ad oggi? La figura del Capo dello Stato non diventerebbe del tutto secondaria, puramente ornamentale, a fronte di un capo del governo eletto dal popolo? Quale sarà il ruolo del Parlamento? Con quale legge elettorale si voterà visto che quella attuale concede ai padroni del partiti la nomina dei parlamentari?
Perchè il processo decisionale deve essere rapido? La democrazia è lentezza, è mediazione, è faticosa composizione di un punto di equilibrio.La semplificazione decisionista è contraria alla democrazia. Non è detto che una decisione assunta rapidamente sia migliore di un'altra assunta dopo una lunga elaborazione. In ogni caso si può riorganizzare il Parlamento facendo lavorare assai di più le Commissioni.
La verità è che le riforme costituzionali costituiscono una necessità per l'Oligarchia che deve ristrutturare i suoi Palazzi. Il progetto è di riduzione del potere degli elettori che dovranno limitarsi a prendere atto delle decisioni della Casta.
Il PD si sta preparando ad entrare nella grande coalizione della destra italiana. Il comportamento di sostanziale abbandono dell'art.18, la presentazione del ddl sul CUI (contratto unico di ingresso), il filoisraelismo acritico, il sostegno alle guerre coloniali della Nato, la sottomissione al Vaticano, le privatizzazioni dei beni pubblici, il condizionamento della CGIL alla quale ha imposto di subire senza reagire una sconfitta dietro l'altra dei lavoratori italiani, lo rendono pronto al definitivo superamento dell'"antiberlusconismo". Forse
è solo a questo che lavora Napolitano: portare D'Alema e gli altri al governo a dare una mano a Bossi, Calderoli, la Gelmini....
Pietro Ancona
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