Manipolazione o masochismo
========================
I dati resi noti da CGIL,CISL,UIL sul referendum per il contratto dei metalmeccanici sono davvero stupefacenti: il 75% avrebbe approvato un accordo che riduce i diritti dei lavoratori in
cambio di qualche centesimo di aumento erogato a distanza di quasi due anni. La vigenza del contratto viene allungata di sei mesi che, in pratica, fa scavalcare i tre anni dal momento che mai contratto è stato rinnovato entro la data della sua regolare scadenza.
Questa diffusione di dati che alterano una grave realtà di disagio rispetto le scelte del Sindacato e le sue conseguenze pratiche pone un grave problema di correttezza nella informazione e di
regolare svolgimento dei referendum che dovrebbe essere certificato da regole e da controlli incontrovertibili.
Non crederò mai che quasi cinquecentomila lavoratori siano diventati masochisti approvando
un regime salariale e contrattuale che riduce sotto il margine di povertà la loro vita e quella delle loro famiglie.
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
venerdì 29 febbraio 2008
giovedì 28 febbraio 2008
un film visto ieri sera. Nascita degli USA
Presentato il grandioso e violentissimo filmche uscirà il 20 nelle sale Usa e in gennaio da noiGangs of New York di ScorseseStoria americana rosso sangueLa nascita degli Stati Uniti basata sulla sopraffazioneForse per questo fu bloccato dopo l'11 settembredal nostro inviato NATALIA ASPESI
NEW YORK - L'inizio è grande cinema spettacolare. Dentro a caverne, catacombe, cunicoli, pontili sospesi, spazi cupi e desolati, si muove una folla rumorosa e sporca, stracciata e minacciosa, una specie di esercito primitivo e sotterraneo, che brandisce armi che paiono preistoriche, asce e randelli, bastoni e falci, coltellacci e lance: con un colpo di mazza una porta viene abbattuta, e davanti a quei bruti si spalanca come fosse la terra promessa lo spazio immenso, silenzioso e candido di neve e di luce, di un villaggio di baracche cadenti. Siamo nell'inimmaginabile New York del 1846, nel miserabile quartiere del Lower East Side di Manhattan dove si ammassano i disperati, sospesi tra miseria e violenza, voglia di sopravvivenza e crimine.Di colpo quello spazio vuoto e quasi fiabesco si riempie di due eserciti di miserabili che si confrontano, come in una battaglia medioevale: da una parte gli uomini usciti da sottoterra, i nuovi arrivati, gli immigrati, gli intrusi, i cattolici irlandesi che non parlano inglese ma gaelico, con a capo una specie di sacerdote armato di una croce, Padre Vallon, (Liam Neeson) che tiene per mano il figlio bambino. Dall'altra i nativi, di origine olandese, inglese, gallese, però nati in America, di religione protestante, che si ritengono il solo popolo degno di quel paese e del sogno di democrazia e prosperità che promette. Straccioni pure loro, ma già protesi verso l'apparenza del benessere, con l'alto cappello a cilindro come quello dei borghesi dei quartieri alti, raccontati da Edith Wharton e Henry James.
Li comanda uno spaventoso gigante dai baffoni immensi, con un occhio di vetro su cui è incisa l'aquila americana (che ogni tanto fa tintinnare con la punta di un coltello) e quello che non può essere definito che ghigno satanico. E' Bill il Macellaio, (nella realtà un tale Bill Poole, ammazzato prima degli eventi cruciali del film) che squarta con la stessa ferocia maiali e umani, e però cita sempre la Bibbia e le poesie di Walt Whitman: ed è Daniel Day-Lewis, lo stesso che in un altro meraviglioso film di Martin Scorsese, "L'età dell'innocenza", ambientato più o meno nello stesso periodo, però in una New York aristocratica, era un divino giovanotto elegante e innamorato, che si conficcò coi suoi occhi ardenti nei cuori di molte spettatrici. Adesso, così conciato, meglio non sognarselo soprattutto di notte.Inizia il primo scontro di inguardabile ferocia, e da qui, per 165 minuti (prima erano 240, troppi), vedremo a ogni incontro di umani: teste spaccate vuoi con asce che con la testa, più dura, dell'avversario, facce dilaniate in due conficcando le dita in bocca oppure più modestamente sfregiate con lame incandescenti, mani di moribondi fracassate per impedirgli di tenersi stretti al figlio, poliziotti crocefissi, neri stritolati con massi oppure impiccati o anche bruciati vivi. Scontri individuali ma soprattutto di massa, massacri etnici e religiosi ma anche tra fazioni politiche, memorabile quella tra due squadre di pompieri rivali e corrotti, che anziché spegnere gli incendi si ammazzano tra loro. Fu soprattutto a causa di questa scena che il film non uscì un anno fa, dopo la tragedia dell'11 settembre in cui i veri eroi erano stati proprio i tanti pompieri intervenuti perdendo la vita.Nessun film violento di Martin Scorsese, neppure il ferocissimo "Cape Fear" che forse anche per questo ebbe gran successo, è violento come Le gang di New York, che esce il 20 dicembre negli Stati Uniti e in Italia in gennaio. E neppure la presenza della massima star Leonardo Di Caprio, e i suoi baci succulenti a una bella e brava Cameron Diaz, cameriera in casa aristocratica e borsaiola nei quartieri poveri, (che a pensarci era meglio il contrario), distolgono dal raccapriccio: anche se, pur sottoposto a vere e proprie torture orribili e apparentemente mortali dal Macellaio, tale e quale il Gambadilegno dell'antico Topolino, il nostro eroe, come fosse il gatto Silvestro, in parecchie scene pare morto, tutto tagliuzzato e gonfio e pieno di lividi e sangue e rotto e bruciato e le scene dopo torna bello come un fiore, con i capelli sporchi a treccine e il faccino non più adolescente spruzzato di barbina e con guanciotte forse un po' più rotonde dell'auspicabile.Di Caprio è Amsterdam, l'orfanello che ha visto ammazzare il padre-prete e torna 16 anni dopo dal riformatorio per vendicarlo, mettendosi a capo dei suoi compagni irlandesi della gang dei Dead Rabbits, in una foresta di gang (Bowery Boys, Broadway Boys, bianchi, Fly Boys, neri, i Plug Uglies, nativi, ecc). Nasce come è ovvio una specie di legame padre e figlio tra lui e il Macellaio, ma poi sarà tutto un cercare di farsi fuori, mentre attorno gli stati americani sudisti e nordisti si fanno fuori nella guerra di Secessione e le gang di New York nel famoso luglio del 1863 smettono di farsi fuori tra loro per farsi far fuori dai cinque reggimenti dell'esercito mandati a far rispettare la coscrizione obbligatoria voluta dal presidente Lincoln.Martin Scorsese sogna di fare questo film da trent'anni, forse troppi, da quando gli capitò di leggere "Le gang di New York", un resoconto pignolo pubblicato nel 1928 (in italiano recentemente da Garzanti) da un giornalista, Herbert Asbury, specialista di nera, che scrisse anche sulle gang di Chicago, di San Francisco, di New Orleans, il che fa temere eventuali sequel di uguale o superiore ferocia. Dentro, con la collaborazione dello storico del crimine Luc Sante, autore di un saggio interessante, "Low Life", il sessantenne regista ci ha messo tutta la sua maestria di grande autore, la sua cinefilia, le sue ossessioni, i suoi incubi, i suoi ricordi infantili, una visione grandiosa, epica, da western, e costosissima (105 milioni di dollari) della storia della sua città con l'aiuto magnifico delle scenografie ricostruite a Cinecittà e un Dante Ferretti da Oscar, e di un esercito di comparse addestrate alla brutalità, quasi tutto ripreso dal vero e con pochi effetti speciali.A chi, e sono in tanti, anche americani, poco o nulla sapeva di questa primitiva New York miserabile e nera, a pochi isolati dalle magioni miliardarie degli Astor e dei Vanderbilt, il film insegna cose istruttive, che fanno pensare. Per esempio: il crimine, la prostituzione, la corruzione, la ferocia, le stragi, devastarono New York molto prima che arrivasse la Mafia italiana, cui Scorsese ha dedicato suoi film bellissimi come "Mean Streets" o "Goodfellas". Tammany Hall, il partito democratico, conviveva beatamente col crimine (come capita anche adesso ad altri partiti e in altri paesi): nel film Jim Broadbent impersona William Marcy Tweed, un boss politico realmente esistito che difendeva i criminali, nominava gli amministratori della città, i direttori di giornali, i giudici e rubò 275 milioni di dollari, prima di essere fu arrestato. C'è riferibile anche all'oggi italiano, il rifiuto dei nuovi poveri, degli immigrati in cerca di lavoro e sopravvivenza, di chi è di diversa etnia e professa una diversa religione: e a voler essere blasfemi verso un attore così prestigioso come Daniel Day-Lewis, il suo Bill il Macellaio ci ricorda, con spavento, i nostri Borghezio e compagnia. Viene in mente che anni fa, un gran bel film di Cimino, "I cancelli del cielo", fu un disastro perché gli americani rifiutarono di sapere la violenza tremenda delle origini del loro paese. Forse oggi i tempi sono cambiati, e sapersi eredi di criminali incalliti e di corrotti e corruttori, non fa più effetto a nessuno.(7 dicembre 2002)
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"Gangs", parlanoregista e attori
DALL'ARCHIVIOdi Repubblica.it
"Gangs of New York"la storia Usasecondo Scorsese
NEW YORK - L'inizio è grande cinema spettacolare. Dentro a caverne, catacombe, cunicoli, pontili sospesi, spazi cupi e desolati, si muove una folla rumorosa e sporca, stracciata e minacciosa, una specie di esercito primitivo e sotterraneo, che brandisce armi che paiono preistoriche, asce e randelli, bastoni e falci, coltellacci e lance: con un colpo di mazza una porta viene abbattuta, e davanti a quei bruti si spalanca come fosse la terra promessa lo spazio immenso, silenzioso e candido di neve e di luce, di un villaggio di baracche cadenti. Siamo nell'inimmaginabile New York del 1846, nel miserabile quartiere del Lower East Side di Manhattan dove si ammassano i disperati, sospesi tra miseria e violenza, voglia di sopravvivenza e crimine.Di colpo quello spazio vuoto e quasi fiabesco si riempie di due eserciti di miserabili che si confrontano, come in una battaglia medioevale: da una parte gli uomini usciti da sottoterra, i nuovi arrivati, gli immigrati, gli intrusi, i cattolici irlandesi che non parlano inglese ma gaelico, con a capo una specie di sacerdote armato di una croce, Padre Vallon, (Liam Neeson) che tiene per mano il figlio bambino. Dall'altra i nativi, di origine olandese, inglese, gallese, però nati in America, di religione protestante, che si ritengono il solo popolo degno di quel paese e del sogno di democrazia e prosperità che promette. Straccioni pure loro, ma già protesi verso l'apparenza del benessere, con l'alto cappello a cilindro come quello dei borghesi dei quartieri alti, raccontati da Edith Wharton e Henry James.
Li comanda uno spaventoso gigante dai baffoni immensi, con un occhio di vetro su cui è incisa l'aquila americana (che ogni tanto fa tintinnare con la punta di un coltello) e quello che non può essere definito che ghigno satanico. E' Bill il Macellaio, (nella realtà un tale Bill Poole, ammazzato prima degli eventi cruciali del film) che squarta con la stessa ferocia maiali e umani, e però cita sempre la Bibbia e le poesie di Walt Whitman: ed è Daniel Day-Lewis, lo stesso che in un altro meraviglioso film di Martin Scorsese, "L'età dell'innocenza", ambientato più o meno nello stesso periodo, però in una New York aristocratica, era un divino giovanotto elegante e innamorato, che si conficcò coi suoi occhi ardenti nei cuori di molte spettatrici. Adesso, così conciato, meglio non sognarselo soprattutto di notte.Inizia il primo scontro di inguardabile ferocia, e da qui, per 165 minuti (prima erano 240, troppi), vedremo a ogni incontro di umani: teste spaccate vuoi con asce che con la testa, più dura, dell'avversario, facce dilaniate in due conficcando le dita in bocca oppure più modestamente sfregiate con lame incandescenti, mani di moribondi fracassate per impedirgli di tenersi stretti al figlio, poliziotti crocefissi, neri stritolati con massi oppure impiccati o anche bruciati vivi. Scontri individuali ma soprattutto di massa, massacri etnici e religiosi ma anche tra fazioni politiche, memorabile quella tra due squadre di pompieri rivali e corrotti, che anziché spegnere gli incendi si ammazzano tra loro. Fu soprattutto a causa di questa scena che il film non uscì un anno fa, dopo la tragedia dell'11 settembre in cui i veri eroi erano stati proprio i tanti pompieri intervenuti perdendo la vita.Nessun film violento di Martin Scorsese, neppure il ferocissimo "Cape Fear" che forse anche per questo ebbe gran successo, è violento come Le gang di New York, che esce il 20 dicembre negli Stati Uniti e in Italia in gennaio. E neppure la presenza della massima star Leonardo Di Caprio, e i suoi baci succulenti a una bella e brava Cameron Diaz, cameriera in casa aristocratica e borsaiola nei quartieri poveri, (che a pensarci era meglio il contrario), distolgono dal raccapriccio: anche se, pur sottoposto a vere e proprie torture orribili e apparentemente mortali dal Macellaio, tale e quale il Gambadilegno dell'antico Topolino, il nostro eroe, come fosse il gatto Silvestro, in parecchie scene pare morto, tutto tagliuzzato e gonfio e pieno di lividi e sangue e rotto e bruciato e le scene dopo torna bello come un fiore, con i capelli sporchi a treccine e il faccino non più adolescente spruzzato di barbina e con guanciotte forse un po' più rotonde dell'auspicabile.Di Caprio è Amsterdam, l'orfanello che ha visto ammazzare il padre-prete e torna 16 anni dopo dal riformatorio per vendicarlo, mettendosi a capo dei suoi compagni irlandesi della gang dei Dead Rabbits, in una foresta di gang (Bowery Boys, Broadway Boys, bianchi, Fly Boys, neri, i Plug Uglies, nativi, ecc). Nasce come è ovvio una specie di legame padre e figlio tra lui e il Macellaio, ma poi sarà tutto un cercare di farsi fuori, mentre attorno gli stati americani sudisti e nordisti si fanno fuori nella guerra di Secessione e le gang di New York nel famoso luglio del 1863 smettono di farsi fuori tra loro per farsi far fuori dai cinque reggimenti dell'esercito mandati a far rispettare la coscrizione obbligatoria voluta dal presidente Lincoln.Martin Scorsese sogna di fare questo film da trent'anni, forse troppi, da quando gli capitò di leggere "Le gang di New York", un resoconto pignolo pubblicato nel 1928 (in italiano recentemente da Garzanti) da un giornalista, Herbert Asbury, specialista di nera, che scrisse anche sulle gang di Chicago, di San Francisco, di New Orleans, il che fa temere eventuali sequel di uguale o superiore ferocia. Dentro, con la collaborazione dello storico del crimine Luc Sante, autore di un saggio interessante, "Low Life", il sessantenne regista ci ha messo tutta la sua maestria di grande autore, la sua cinefilia, le sue ossessioni, i suoi incubi, i suoi ricordi infantili, una visione grandiosa, epica, da western, e costosissima (105 milioni di dollari) della storia della sua città con l'aiuto magnifico delle scenografie ricostruite a Cinecittà e un Dante Ferretti da Oscar, e di un esercito di comparse addestrate alla brutalità, quasi tutto ripreso dal vero e con pochi effetti speciali.A chi, e sono in tanti, anche americani, poco o nulla sapeva di questa primitiva New York miserabile e nera, a pochi isolati dalle magioni miliardarie degli Astor e dei Vanderbilt, il film insegna cose istruttive, che fanno pensare. Per esempio: il crimine, la prostituzione, la corruzione, la ferocia, le stragi, devastarono New York molto prima che arrivasse la Mafia italiana, cui Scorsese ha dedicato suoi film bellissimi come "Mean Streets" o "Goodfellas". Tammany Hall, il partito democratico, conviveva beatamente col crimine (come capita anche adesso ad altri partiti e in altri paesi): nel film Jim Broadbent impersona William Marcy Tweed, un boss politico realmente esistito che difendeva i criminali, nominava gli amministratori della città, i direttori di giornali, i giudici e rubò 275 milioni di dollari, prima di essere fu arrestato. C'è riferibile anche all'oggi italiano, il rifiuto dei nuovi poveri, degli immigrati in cerca di lavoro e sopravvivenza, di chi è di diversa etnia e professa una diversa religione: e a voler essere blasfemi verso un attore così prestigioso come Daniel Day-Lewis, il suo Bill il Macellaio ci ricorda, con spavento, i nostri Borghezio e compagnia. Viene in mente che anni fa, un gran bel film di Cimino, "I cancelli del cielo", fu un disastro perché gli americani rifiutarono di sapere la violenza tremenda delle origini del loro paese. Forse oggi i tempi sono cambiati, e sapersi eredi di criminali incalliti e di corrotti e corruttori, non fa più effetto a nessuno.(7 dicembre 2002)
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"Gangs", parlanoregista e attori
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"Gangs of New York"la storia Usasecondo Scorsese
lunedì 25 febbraio 2008
kossovo amerikano (corriere della sera)
La lettera del giorno Lunedi' 25 Febbraio 2008GLI USA IN MARCIA VERSO EST UNA NUOVA MAPPA MILITARE
Sulla faccenda della dichiarazione di indipendenza del Kosovo ho sentito, in Italia, pareri differenti anche da «professionisti» della politica estera, mentre fra gli esponenti della politica in attività mi pare rilevare una certa uniformità. È di qualche giorno fa la dichiarazione marcatamente bipartisan di Fini, secondo cui riconoscere il Kosovo sarebbe nell'interesse dell'Italia. A me l'affermazione lascia perplesso. Mi domando che cosa di positivo possiamo aspettarci — l'Europa in generale e l'Italia in particolare — da una entità statuale, non vitale e generalmente considerata un «santuario» di malavitosi, sull'altro lato dell'Adriatico, che, fatalmente, costituirà per anni una ennesima causa di contrasti e confrontazioni nei Balcani.Mi domando anche perché, sia i favorevoli che i contrari, non facciano mai menzione di Camp Bond Steel, la base militare che gli americani hanno costruito sul territorio kosovaro (credo per il controllo delle vie di trasporto delle risorse energetiche del Caspio) e che costituisce la sola cosa di un certo rilievo nella ex provincia serba.Giovanni Castellani Pastoris , g.castellanipastoris@tin.it
Caro Castellani Pastoris, Avevo accennato a Camp Bond Steel in un'altra risposta, qualche tempo fa. Ma è giusto ricordare che l'esistenza di una grande base degli Stati Uniti in Kosovo serve a meglio comprendere la loro politica in Europa centro-orientale e nell'area danubiano- balcanica. Camp Bond Steel si estende su una zona di circa 500 ettari nei pressi del confine macedone, ha un perimetro di circa 14 chilometri ed è attraversato da 25 km di strade. Oggi, dopo la chiusura di alcune installazioni militari in Germania, è probabilmente la più grande base degli Stati Uniti in Europa. Ed è anche un indice della nuova configurazione che la presenza militare americana nel continente è andata progressivamente assumendo dopo la fine della guerra fredda, il crollo del sistema sovietico e la disintegrazione della Jugoslavia. Vi sono stati alcuni ridimensionamenti, per esempio alla Maddalena, ma nell'ambito di una strategia che ha spostato verso oriente la forza militare degli Stati Uniti. Penso all'accordo che il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha concluso nell'aprile del 2006 con il ministro degli Esteri bulgaro per la creazione di una base militare destinata ad accogliere complessivamente 2500 uomini. Penso all'esistenza di una base dell'aeronautica militare americana nella città romena di Costanza sul Mar Nero. Penso al raddoppio della base militare di Vicenza. Penso alla presenza di contingenti americani in Asia Centrale e in Georgia. E penso infine alle due iniziative degli Stati Uniti che hanno maggiormente contribuito a peggiorare negli ultimi mesi i rapporti fra Washington e Mosca: la creazione di una base anti-missilistica in Polonia e la installazione di una stazione radar nella Repubblica ceca. Qualcuno sperò che le elezioni polacche e l'uscita di scena di uno dei gemelli Kaczynski avrebbe permesso al nuovo governo di Varsavia di adottare un diverso atteggiamento. Ma il Primo ministro Donald Tusk, pur desiderando migliorare i rapporti con la Russia di Putin, sembra deciso a proseguire le trattative con gli americani. Questi esempi dimostrano che gli Stati Uniti hanno approfittato della fine della guerra fredda per disegnare una nuova mappa della loro presenza militare in Europa. Hanno spostato in avanti il loro dispositivo strategico e allargato considerevolmente verso oriente l'area della loro influenza. Come ho detto rispondendo a una domanda sul Kosovo, posso tentare di comprendere, senza giustificarli, gli appetiti politici degli Stati Uniti. Ma gli europei sembrano non essersi resi conto delle reazioni che queste mosse avrebbero suscitato a Mosca dove i russi hanno oggi l'umiliante sensazione di avere perso non soltanto la guerra fredda, ma anche la Seconda guerra mondiale.
Lunedi' 25 Febbraio 2008
GLI USA IN MARCIA VERSO EST UNA NUOVA MAPPA MILITARE Giovanni Castellani Pastoris -->
Sulla faccenda della dichiarazione di indipendenza del Kosovo ho sentito, in Italia, pareri differenti anche da «professionisti» della politica estera, mentre fra gli esponenti della politica in attività mi pare rilevare una certa uniformità. È di qualche giorno fa la dichiarazione marcatamente bipartisan di Fini, secondo cui riconoscere il Kosovo sarebbe nell'interesse dell'Italia. A me l'affermazione lascia perplesso. Mi domando che cosa di positivo possiamo aspettarci — l'Europa in generale e l'Italia in particolare — da una entità statuale, non vitale e generalmente considerata un «santuario» di malavitosi, sull'altro lato dell'Adriatico, che, fatalmente, costituirà per anni una ennesima causa di contrasti e confrontazioni nei Balcani.Mi domando anche perché, sia i favorevoli che i contrari, non facciano mai menzione di Camp Bond Steel, la base militare che gli americani hanno costruito sul territorio kosovaro (credo per il controllo delle vie di trasporto delle risorse energetiche del Caspio) e che costituisce la sola cosa di un certo rilievo nella ex provincia serba.Giovanni Castellani Pastoris , g.castellanipastoris@tin.it
Caro Castellani Pastoris, Avevo accennato a Camp Bond Steel in un'altra risposta, qualche tempo fa. Ma è giusto ricordare che l'esistenza di una grande base degli Stati Uniti in Kosovo serve a meglio comprendere la loro politica in Europa centro-orientale e nell'area danubiano- balcanica. Camp Bond Steel si estende su una zona di circa 500 ettari nei pressi del confine macedone, ha un perimetro di circa 14 chilometri ed è attraversato da 25 km di strade. Oggi, dopo la chiusura di alcune installazioni militari in Germania, è probabilmente la più grande base degli Stati Uniti in Europa. Ed è anche un indice della nuova configurazione che la presenza militare americana nel continente è andata progressivamente assumendo dopo la fine della guerra fredda, il crollo del sistema sovietico e la disintegrazione della Jugoslavia. Vi sono stati alcuni ridimensionamenti, per esempio alla Maddalena, ma nell'ambito di una strategia che ha spostato verso oriente la forza militare degli Stati Uniti. Penso all'accordo che il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha concluso nell'aprile del 2006 con il ministro degli Esteri bulgaro per la creazione di una base militare destinata ad accogliere complessivamente 2500 uomini. Penso all'esistenza di una base dell'aeronautica militare americana nella città romena di Costanza sul Mar Nero. Penso al raddoppio della base militare di Vicenza. Penso alla presenza di contingenti americani in Asia Centrale e in Georgia. E penso infine alle due iniziative degli Stati Uniti che hanno maggiormente contribuito a peggiorare negli ultimi mesi i rapporti fra Washington e Mosca: la creazione di una base anti-missilistica in Polonia e la installazione di una stazione radar nella Repubblica ceca. Qualcuno sperò che le elezioni polacche e l'uscita di scena di uno dei gemelli Kaczynski avrebbe permesso al nuovo governo di Varsavia di adottare un diverso atteggiamento. Ma il Primo ministro Donald Tusk, pur desiderando migliorare i rapporti con la Russia di Putin, sembra deciso a proseguire le trattative con gli americani. Questi esempi dimostrano che gli Stati Uniti hanno approfittato della fine della guerra fredda per disegnare una nuova mappa della loro presenza militare in Europa. Hanno spostato in avanti il loro dispositivo strategico e allargato considerevolmente verso oriente l'area della loro influenza. Come ho detto rispondendo a una domanda sul Kosovo, posso tentare di comprendere, senza giustificarli, gli appetiti politici degli Stati Uniti. Ma gli europei sembrano non essersi resi conto delle reazioni che queste mosse avrebbero suscitato a Mosca dove i russi hanno oggi l'umiliante sensazione di avere perso non soltanto la guerra fredda, ma anche la Seconda guerra mondiale.
Lunedi' 25 Febbraio 2008
GLI USA IN MARCIA VERSO EST UNA NUOVA MAPPA MILITARE Giovanni Castellani Pastoris -->
venerdì 22 febbraio 2008
una trattativa indecente
Con la trattativa Radicali-PD la politica italiana ha raggiunto il suo punto più basso: sfacciatamente e svergognatamente sono interessi materiali. Cinque milioni di percento elettorale, nove deputati, un posto di Ministro. C'è davvero da vergognarsi di gente che abbandona tutti i suoi ideali per vivere saprofitando il PD.
Il cinismo è la cifra del Veltronismo. Dire che è peggio del Berlusconismo forse non rende del
tutto la situazione. Almeno Prodi aveva una sua moralità.....
!
Pietro Ancona
Il cinismo è la cifra del Veltronismo. Dire che è peggio del Berlusconismo forse non rende del
tutto la situazione. Almeno Prodi aveva una sua moralità.....
!
Pietro Ancona
domenica 17 febbraio 2008
lettere al Corriere con commento
Lotta per la libertà
Caro Romano, penso che le religioni, se ben interpretate, non siano «l'oppio dei popoli», ma un fattore determinante per la vita e l'identità di un popolo, come ha dimostrato la recente rivolta in Birmania guidata dai monaci buddisti contro il regime militare. Potremmo anche pensare alla «rivoluzione del rosario» nelle Filippine contro il dittatore Marcos come al sindacato cattolico polacco «Solidarnosc» che fece crollare la dittatura comunista. E che dire della rivoluzione pacifica dell'induista Gandhi in India o dell'impegno del Dalai Lama per il Tibet? Al contrario le ideologie laiciste del Novecento che hanno cercato di cancellare Dio dalla storia hanno creato totalitarismi (nazismo e comunismo) che hanno prodotto mostruose carneficine.Fernando Cabildon, datin@tele2.it
risponde Romano
Le Chiese possono svolgere la loro missione soltanto se lo Stato riconosce loro il diritto di esistere, propagare il messaggio di cui sono portatrici, educare. È questa la ragione per cui sono spesso dalla parte dei popoli nella lotta per la libertà. Purtroppo accade che alcune di esse, quando hanno vinto la battaglia per il loro riconoscimento, divengano autoritarie e illiberali.
commento
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: datin@tele2.it
Sent: Sunday, February 17, 2008 11:26 AM
Subject: Un mostro assetato di sangue
La sua idea della storia è assai sommaria: la religione è stata causa di guerre che hanno insanguinato l'europa per secoli Inoltre, attraverso l'inquisizione, ha torturato ed ucciso per circa quattrocento anni.
Inoltre, ha dato l'alibi ai conquistadores spagnoli per veri e propri genocidi nell'America del Sud.
In India, il conflitto tra induisti e musulmani è causa di feroci carneficine ed nelle filippine la penetrazione religiosa dei cattolici è stata causa di gravissimi fatti di sangue.
Il Dio nella storia è stato sempre un mostro assetato di sangue.
Cari saluti.
Pietro Ancona
Caro Romano, penso che le religioni, se ben interpretate, non siano «l'oppio dei popoli», ma un fattore determinante per la vita e l'identità di un popolo, come ha dimostrato la recente rivolta in Birmania guidata dai monaci buddisti contro il regime militare. Potremmo anche pensare alla «rivoluzione del rosario» nelle Filippine contro il dittatore Marcos come al sindacato cattolico polacco «Solidarnosc» che fece crollare la dittatura comunista. E che dire della rivoluzione pacifica dell'induista Gandhi in India o dell'impegno del Dalai Lama per il Tibet? Al contrario le ideologie laiciste del Novecento che hanno cercato di cancellare Dio dalla storia hanno creato totalitarismi (nazismo e comunismo) che hanno prodotto mostruose carneficine.Fernando Cabildon, datin@tele2.it
risponde Romano
Le Chiese possono svolgere la loro missione soltanto se lo Stato riconosce loro il diritto di esistere, propagare il messaggio di cui sono portatrici, educare. È questa la ragione per cui sono spesso dalla parte dei popoli nella lotta per la libertà. Purtroppo accade che alcune di esse, quando hanno vinto la battaglia per il loro riconoscimento, divengano autoritarie e illiberali.
commento
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: datin@tele2.it
Sent: Sunday, February 17, 2008 11:26 AM
Subject: Un mostro assetato di sangue
La sua idea della storia è assai sommaria: la religione è stata causa di guerre che hanno insanguinato l'europa per secoli Inoltre, attraverso l'inquisizione, ha torturato ed ucciso per circa quattrocento anni.
Inoltre, ha dato l'alibi ai conquistadores spagnoli per veri e propri genocidi nell'America del Sud.
In India, il conflitto tra induisti e musulmani è causa di feroci carneficine ed nelle filippine la penetrazione religiosa dei cattolici è stata causa di gravissimi fatti di sangue.
Il Dio nella storia è stato sempre un mostro assetato di sangue.
Cari saluti.
Pietro Ancona
sabato 16 febbraio 2008
lettera ad aprile
Caro Aprile,
ha sbagliato Bertinotti a chiudere la porta in faccia ai socialisti oggi feriti dal colpo di mano di Veltroni.
Se consideriamo i due anni di governo della sinistra con Prodi non c'è certamente alcuna differenza nè morale nè di qualità coi governi di centro-sinistra socialisti. Non solo Bertinotti e gli altri hanno permesso la realizzazione del programma di privatizzazioni di Bersani ma hanno anche subito il decreto sicurezza ed il decreto welfare assai lesivi dei diritti delle persone e dei lavoratori. Non ha le carte in regola Bertinotti per criticare i socialisti dopo essersi inventata la teoria della riduzione del danno.
La sinistra arcobaleno sbaglia ad andare alle elezioni senza una sola parola di autocritica per quanto ha omesso di fare al governo. Sottovaluta la inquietudine di diecine di migliaia di persone del suo elettorato. Chi ci dice che, domani, tornando al governo o appoggiando un governo Veltroni non si comporterà come ieri?
E' sbagliata la candidatura a premier di Bertinotti.
Prima di tutto perchè oramai è inattendibile come persona di sinistra e come rinnovatore dal momento che ha giustificato l'Oligarchia, Mastella e tutti i privilegi dei politici (ha detto: il mio stipendio perchè deve essere inferiore a quello di un manager industriale? Una cosa indecente: Luciano Lama e tutti i quadri a tempo pieno dei partiti di sinistra e della CGIL avevano come parametro il terzo livello dei metalmeccanici).
La sinistra arcobaleno composta dagli attuali partiti non andrà lontano. Subito dopo le elezioni
i verdi andranno per la loro strada e gli altri hanno problemi enormi di conservatorismo e burocraticismo.
Bisognerebbe ripartire da altrove. Ma l'altrove non esiste ancora.,
Intanto, dopo la vile presa di posizione verso i socialisti, aumenteranno i malanimi ed i rancori.
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
ha sbagliato Bertinotti a chiudere la porta in faccia ai socialisti oggi feriti dal colpo di mano di Veltroni.
Se consideriamo i due anni di governo della sinistra con Prodi non c'è certamente alcuna differenza nè morale nè di qualità coi governi di centro-sinistra socialisti. Non solo Bertinotti e gli altri hanno permesso la realizzazione del programma di privatizzazioni di Bersani ma hanno anche subito il decreto sicurezza ed il decreto welfare assai lesivi dei diritti delle persone e dei lavoratori. Non ha le carte in regola Bertinotti per criticare i socialisti dopo essersi inventata la teoria della riduzione del danno.
La sinistra arcobaleno sbaglia ad andare alle elezioni senza una sola parola di autocritica per quanto ha omesso di fare al governo. Sottovaluta la inquietudine di diecine di migliaia di persone del suo elettorato. Chi ci dice che, domani, tornando al governo o appoggiando un governo Veltroni non si comporterà come ieri?
E' sbagliata la candidatura a premier di Bertinotti.
Prima di tutto perchè oramai è inattendibile come persona di sinistra e come rinnovatore dal momento che ha giustificato l'Oligarchia, Mastella e tutti i privilegi dei politici (ha detto: il mio stipendio perchè deve essere inferiore a quello di un manager industriale? Una cosa indecente: Luciano Lama e tutti i quadri a tempo pieno dei partiti di sinistra e della CGIL avevano come parametro il terzo livello dei metalmeccanici).
La sinistra arcobaleno composta dagli attuali partiti non andrà lontano. Subito dopo le elezioni
i verdi andranno per la loro strada e gli altri hanno problemi enormi di conservatorismo e burocraticismo.
Bisognerebbe ripartire da altrove. Ma l'altrove non esiste ancora.,
Intanto, dopo la vile presa di posizione verso i socialisti, aumenteranno i malanimi ed i rancori.
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
mercoledì 13 febbraio 2008
nostalgie coloniali al Corriere della sera
Lettere al Corriere
sergio romano
La lettera del giorno Mercoledi' 13 Febbraio 2008
UN VIAGGIO ALL'ASMARA NELL'ARCHITETTURA ITALIANA
Torno da un piacevole viaggio in Eritrea. Dopo pochi minuti sembra di non aver lasciato Fiumicino: il clima di Asmara, così fresco e asciutto, parole italiane assimilate dalla lingua tigrigna, le strade di Asmara, ma non solo, con palazzi, case, piazze, viali e scorci che ricordano le cittadine di alcuni anni fa. Il caffè o il cappuccino, ottimi, sorseggiati da belle figure di ogni età in caffè eleganti e curati. Non sto parlando di turisti (non ce ne sono) ma di eritrei, che non disdegnano, anzi ti invitano, a parlare italiano. E ti portano a vedere, con orgoglio, ciò che è stato costruito dagli italiani, il ponte in cemento armato a unica campata, o l'impianto urbanistico della città, o l'ardita pensilina di una fabbrica; e con orgoglio ti mostrano i lavori per restituire questi edifici o infrastrutture al loro originale aspetto e decoro.Siamo noi che probabilmente non abbiamo saputo superare il periodo coloniale. Dovremmo invece voltare pagina e parlare a voce alta di questo Paese, in cui vivono profonde radici italiane: è un Paese povero, non produce petrolio ma è giovane, orgoglioso. Aveva chiesto inutilmente di ripristinare la ferrovia Massaua-Asmara distrutta dagli inglesi, e noi stiamo per costruire l'autostrada Tripoli-Bengasi a un Paese ricco produttore di petrolio. Una proposta semplice: il prossimo 4 novembre il ministro della Difesa si rechi a rendere onore alle centinaia di tombe degli ascari nel cimitero militare di Cheren: sono tutti ignoti!Alberto Spaziani , alb.spaziani@tiscali.it
risponde Sergio Romano
Caro Spaziani, L e farà piacere apprendere che tre anni fa il World Monuments Fund (una fondazione privata, impegnata nella conservazione) ha incluso il centro di Asmara, insieme ad altri siti architettonici, nella lista dei monumenti degni di essere restaurati e conservati. Le farà altrettanto piacere, inoltre, apprendere che esiste un libro pubblicato dall'editore Merrell nel 2003 e intitolato «Asmara: Africa's Secret Modernist City ». L'Eritrea fu la prima colonia italiana, quella con cui tutti i nostri governi, sino alla Seconda guerra mondiale, ebbero uno speciale legame affettivo. Il suo nome, tratto dall'antica denominazione greca del Mar Rosso (mare Eritreo), venne suggerito a Francesco Crispi da Carlo Dossi, uno scrittore molto amato da Dante Isella che fu il maggiore rappresentante della Scapigliatura lombarda, ma anche diplomatico e collaboratore dello statista siciliano soprattutto per i rapporti con la Chiesa. Alla fine degli anni Novanta dell'Ottocento la colonia ebbe un buon governatore, Ferdinando Martini, giornalista, critico letterario, narratore, per due anni ministro della Pubblica istruzione, ancora ricordato per due libri sull'Africa e una «Relazione sulla colonia Eritrea», apparsa nel 1913. Martini volle cha la capitale fosse ad Asmara, anziché a Massaua, fece costruire una ferrovia fra le due città e lasciò una colonia complessivamente bene ammini-strata di cui tutti i governi, da allora, s'impegnarono ad abbellire la capitale. La sinagoga, in stile neoclassico, risale al 1906; l'albergo Hamasian e la Banca d'Italia, in stile eclettico, furono costruiti rispettivamente nel 1920 e nel 1926. E la cattedrale ortodossa, costruita nel 1930, sembra la versione razionalista di un elegante fortilizio medioevale. Ma lo sforzo maggiore fu compiuto nella seconda metà degli anni Trenta quando Asmara divenne una vetrina del colonialismo italiano e una sorta di laboratorio sperimentale dell'architettura moderna. Furono aperti nuovi viali. Furono costruiti il cinema Impero, decorato con sculture e bassorilievi, e numerosi «palazzi del regime». Furono costruite una prigione che divenne più tardi la Banca d'Eritrea, una moschea, una cattedrale copta e un'autofficina Fiat disegnata da Giuseppe Pettazzi secondo i canoni dell'architettura futurista, subito battezzata «l'aeroplano». Questa Asmara era una città dei «bianchi» con quartieri residenziali destinati ai «colonizzatori ». Ma all'inizio degli anni Novanta, dopo la lunga guerra contro l'Etiopia, a cui l'Eritrea era stata assegnata dall'Onu come provincia autonoma, la città degli architetti italiani divenne la capitale del nuovo Stato. E poiché il passato remoto del dominio coloniale era assai meglio del passato prossimo del dominio etiopico, la città costruita dagli italiani divenne per i suoi abitanti, come lei ha osservato nel corso del suo viaggio, una ragione di fierezza e di compiacimento.
Commento di Pietro Ancona
=====================
Assieme ai quadretti del suo sentimentalismo colonialistico dovrebbe anche mettere le diecine di migliaia di eritrei ed etiopi uccisi dalle truppe di occupazione italiana, torturati, impalati, fatti morire di fame, di stenti e di malattie nei lager.
Cosi' la sua nostalgia dell'italiano che lascia tracce nell'architettura e nella parlata degli eritrei sarebbe davvero completa ed esaltante!
Pietro Ancona
Post scriptum
a parziale documentazione di quanto ho scritto vi invio questo squarcio delle prodezze del genio italiano in Eritrea ed Etiopia, quel genio che vi fa rimpiangere i quartieri bianchi degli insediamenti coloniali.......
Spero che vi vergognerete del vostro aperto rimpianto del colonialismo.....
Pietro Ancona
Dal 22 dicembre al 18 gennaio 1936 vengono lanciati sul fronte nord duemila quintali di bombe, per una parte rilevante caricate a gas tra cui l'iprite (solfuro di etile biclorurato), che provoca leucopenia.
Sul fronte sud Graziani decide di utilizzare in modo massiccio l'aviazione, ottenendo da Mussolini stesso libertà d'azione per l'uso dei gas asfissianti.
Nella testimonianza di ras Destà all'imperatore si racconta:
« Dal 17 dicembre gli italiani gettano anche bombe a gas, le quali piovono come la grandine... Le lesioni, anche leggere, prodotte da tale gas gonfiano sempre più sino a diventare, per infezioni delle grandi piaghe. »
Successivi attacchi conducono persino ad un bombardamento di tende e automezzi di un ospedale da campo svedese con i contrassegni della Croce Rossa provocando morti e feriti. La notizia farà il giro del mondo.
Il 10 febbraio Badoglio inizia l'offensiva sull'Amba Aradam durante la quale vengono sparate molte granate caricate con arsine. Nello stesso luogo vengono catturati due europei al servizio del negus, il medico polacco Belau e il suo assistente che verranno torturati perché ritrattino la dichiarazione inviata alla Società delle Nazioni, che denunciavano il bombardamento indiscriminato di Dessiè.
Il 3 e 4 marzo Badoglio, vedendo fuggire il grosso dell'esercito del ras Immirù verso i guadi del Tacazzè, ordina all'aviazione di proseguire da sola la battaglia. Verrà così unitizzata ancora una volta iprite. I piloti che scendono a volo radente per mitragliare i superstiti rilevano notevoli masse nemiche abbattute e grande quantità di uomini e di quadrupedi trasportati dalla corrente.
Il 29 marzo è lo stesso Mussolini a rinnovare l'autorizzazione per l'uso di gas di qualunque specie.
Il 4 aprile gli scampati alla battaglia di Mau Ceu verranno bombardati con 700 quintali di bombe, di cui molte ad iprite. Hailè Selassiè racconta:
« Per gli aviatori italiani non era più guerra era un gioco. Quale era il rischio nel mitragliare dei cadaveri e dei morenti i cui occhi erano bruciati dai gas? »
sergio romano
La lettera del giorno Mercoledi' 13 Febbraio 2008
UN VIAGGIO ALL'ASMARA NELL'ARCHITETTURA ITALIANA
Torno da un piacevole viaggio in Eritrea. Dopo pochi minuti sembra di non aver lasciato Fiumicino: il clima di Asmara, così fresco e asciutto, parole italiane assimilate dalla lingua tigrigna, le strade di Asmara, ma non solo, con palazzi, case, piazze, viali e scorci che ricordano le cittadine di alcuni anni fa. Il caffè o il cappuccino, ottimi, sorseggiati da belle figure di ogni età in caffè eleganti e curati. Non sto parlando di turisti (non ce ne sono) ma di eritrei, che non disdegnano, anzi ti invitano, a parlare italiano. E ti portano a vedere, con orgoglio, ciò che è stato costruito dagli italiani, il ponte in cemento armato a unica campata, o l'impianto urbanistico della città, o l'ardita pensilina di una fabbrica; e con orgoglio ti mostrano i lavori per restituire questi edifici o infrastrutture al loro originale aspetto e decoro.Siamo noi che probabilmente non abbiamo saputo superare il periodo coloniale. Dovremmo invece voltare pagina e parlare a voce alta di questo Paese, in cui vivono profonde radici italiane: è un Paese povero, non produce petrolio ma è giovane, orgoglioso. Aveva chiesto inutilmente di ripristinare la ferrovia Massaua-Asmara distrutta dagli inglesi, e noi stiamo per costruire l'autostrada Tripoli-Bengasi a un Paese ricco produttore di petrolio. Una proposta semplice: il prossimo 4 novembre il ministro della Difesa si rechi a rendere onore alle centinaia di tombe degli ascari nel cimitero militare di Cheren: sono tutti ignoti!Alberto Spaziani , alb.spaziani@tiscali.it
risponde Sergio Romano
Caro Spaziani, L e farà piacere apprendere che tre anni fa il World Monuments Fund (una fondazione privata, impegnata nella conservazione) ha incluso il centro di Asmara, insieme ad altri siti architettonici, nella lista dei monumenti degni di essere restaurati e conservati. Le farà altrettanto piacere, inoltre, apprendere che esiste un libro pubblicato dall'editore Merrell nel 2003 e intitolato «Asmara: Africa's Secret Modernist City ». L'Eritrea fu la prima colonia italiana, quella con cui tutti i nostri governi, sino alla Seconda guerra mondiale, ebbero uno speciale legame affettivo. Il suo nome, tratto dall'antica denominazione greca del Mar Rosso (mare Eritreo), venne suggerito a Francesco Crispi da Carlo Dossi, uno scrittore molto amato da Dante Isella che fu il maggiore rappresentante della Scapigliatura lombarda, ma anche diplomatico e collaboratore dello statista siciliano soprattutto per i rapporti con la Chiesa. Alla fine degli anni Novanta dell'Ottocento la colonia ebbe un buon governatore, Ferdinando Martini, giornalista, critico letterario, narratore, per due anni ministro della Pubblica istruzione, ancora ricordato per due libri sull'Africa e una «Relazione sulla colonia Eritrea», apparsa nel 1913. Martini volle cha la capitale fosse ad Asmara, anziché a Massaua, fece costruire una ferrovia fra le due città e lasciò una colonia complessivamente bene ammini-strata di cui tutti i governi, da allora, s'impegnarono ad abbellire la capitale. La sinagoga, in stile neoclassico, risale al 1906; l'albergo Hamasian e la Banca d'Italia, in stile eclettico, furono costruiti rispettivamente nel 1920 e nel 1926. E la cattedrale ortodossa, costruita nel 1930, sembra la versione razionalista di un elegante fortilizio medioevale. Ma lo sforzo maggiore fu compiuto nella seconda metà degli anni Trenta quando Asmara divenne una vetrina del colonialismo italiano e una sorta di laboratorio sperimentale dell'architettura moderna. Furono aperti nuovi viali. Furono costruiti il cinema Impero, decorato con sculture e bassorilievi, e numerosi «palazzi del regime». Furono costruite una prigione che divenne più tardi la Banca d'Eritrea, una moschea, una cattedrale copta e un'autofficina Fiat disegnata da Giuseppe Pettazzi secondo i canoni dell'architettura futurista, subito battezzata «l'aeroplano». Questa Asmara era una città dei «bianchi» con quartieri residenziali destinati ai «colonizzatori ». Ma all'inizio degli anni Novanta, dopo la lunga guerra contro l'Etiopia, a cui l'Eritrea era stata assegnata dall'Onu come provincia autonoma, la città degli architetti italiani divenne la capitale del nuovo Stato. E poiché il passato remoto del dominio coloniale era assai meglio del passato prossimo del dominio etiopico, la città costruita dagli italiani divenne per i suoi abitanti, come lei ha osservato nel corso del suo viaggio, una ragione di fierezza e di compiacimento.
Commento di Pietro Ancona
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Assieme ai quadretti del suo sentimentalismo colonialistico dovrebbe anche mettere le diecine di migliaia di eritrei ed etiopi uccisi dalle truppe di occupazione italiana, torturati, impalati, fatti morire di fame, di stenti e di malattie nei lager.
Cosi' la sua nostalgia dell'italiano che lascia tracce nell'architettura e nella parlata degli eritrei sarebbe davvero completa ed esaltante!
Pietro Ancona
Post scriptum
a parziale documentazione di quanto ho scritto vi invio questo squarcio delle prodezze del genio italiano in Eritrea ed Etiopia, quel genio che vi fa rimpiangere i quartieri bianchi degli insediamenti coloniali.......
Spero che vi vergognerete del vostro aperto rimpianto del colonialismo.....
Pietro Ancona
Dal 22 dicembre al 18 gennaio 1936 vengono lanciati sul fronte nord duemila quintali di bombe, per una parte rilevante caricate a gas tra cui l'iprite (solfuro di etile biclorurato), che provoca leucopenia.
Sul fronte sud Graziani decide di utilizzare in modo massiccio l'aviazione, ottenendo da Mussolini stesso libertà d'azione per l'uso dei gas asfissianti.
Nella testimonianza di ras Destà all'imperatore si racconta:
« Dal 17 dicembre gli italiani gettano anche bombe a gas, le quali piovono come la grandine... Le lesioni, anche leggere, prodotte da tale gas gonfiano sempre più sino a diventare, per infezioni delle grandi piaghe. »
Successivi attacchi conducono persino ad un bombardamento di tende e automezzi di un ospedale da campo svedese con i contrassegni della Croce Rossa provocando morti e feriti. La notizia farà il giro del mondo.
Il 10 febbraio Badoglio inizia l'offensiva sull'Amba Aradam durante la quale vengono sparate molte granate caricate con arsine. Nello stesso luogo vengono catturati due europei al servizio del negus, il medico polacco Belau e il suo assistente che verranno torturati perché ritrattino la dichiarazione inviata alla Società delle Nazioni, che denunciavano il bombardamento indiscriminato di Dessiè.
Il 3 e 4 marzo Badoglio, vedendo fuggire il grosso dell'esercito del ras Immirù verso i guadi del Tacazzè, ordina all'aviazione di proseguire da sola la battaglia. Verrà così unitizzata ancora una volta iprite. I piloti che scendono a volo radente per mitragliare i superstiti rilevano notevoli masse nemiche abbattute e grande quantità di uomini e di quadrupedi trasportati dalla corrente.
Il 29 marzo è lo stesso Mussolini a rinnovare l'autorizzazione per l'uso di gas di qualunque specie.
Il 4 aprile gli scampati alla battaglia di Mau Ceu verranno bombardati con 700 quintali di bombe, di cui molte ad iprite. Hailè Selassiè racconta:
« Per gli aviatori italiani non era più guerra era un gioco. Quale era il rischio nel mitragliare dei cadaveri e dei morenti i cui occhi erano bruciati dai gas? »
martedì 12 febbraio 2008
lettera a Renzo Foa conduttore di prima pagina
Caro Dr.Renzo Foa,
sono sempre più sconcertato nel sentirla. Rispetto la sua ultima venuta a Prima Pagina ha camminato moltissimo verso destra raggiungendo qualcosa che confina con la fine stessa dell'idea liberale.
Ho sentito che accetta il ruolo delle multinazionali o lo legittima; che giustifica le torture e la "democrazia" esportata con le armi
Tira anche la volata a Ferrara ed alla campagna oscurantista contro le donne.,
Ma lei non è quel Renzo Foa che dirigeva l'Unità?
Che fine hanno fatto gli ideali di solidarietà e di giustizia sociale e la grande cultura democratica nella quale è cresciuto?
Lei non è figlio di Vittorio Foa?
Pietro Ancona
sono sempre più sconcertato nel sentirla. Rispetto la sua ultima venuta a Prima Pagina ha camminato moltissimo verso destra raggiungendo qualcosa che confina con la fine stessa dell'idea liberale.
Ho sentito che accetta il ruolo delle multinazionali o lo legittima; che giustifica le torture e la "democrazia" esportata con le armi
Tira anche la volata a Ferrara ed alla campagna oscurantista contro le donne.,
Ma lei non è quel Renzo Foa che dirigeva l'Unità?
Che fine hanno fatto gli ideali di solidarietà e di giustizia sociale e la grande cultura democratica nella quale è cresciuto?
Lei non è figlio di Vittorio Foa?
Pietro Ancona
domenica 10 febbraio 2008
antisemitismo ed antirazzismo
redo che se esistono pericoli reali di antesemitismo questi nonvengono nè dai palestinesi nè dalla sinistra e dai democraticiitaliami che sostengono la causa della libertà di entrambi i popoli(Israele e Palestina) ed il loro diritto di vivere nella sicurezza.Il pericolo reale sta nella ventata xenofoba che avvolge gran partedell'Italia e che si rivolge oggi preminentemente contro i rom ed imusulmani ma non credo che avrà riguardi nei confronti degli ebreiconsiderati sempre diversi...Fanno male coloro che si fidano della destra fascista. Dietro Finiche si inginocchia al sacrario dell'Olocausto stanno i gruppi diazione violenta della destra che mettono tutti nello stesso mazzo.Quando viene l'ora dell'odio per il diverso il pericolo è pertutti. Anche per i liberali, i democratici, i comunisti, isocialisti. Comunisti,socialisti ed ebrei penarono insieme neilagers di Hitler.Penso che la comunità ebraica avrebbe fatto bene a difendere i romdalle ruspe di Veltroni o degli altri sindaci italiani convertiti alrazzismo.La bella proposta di Moni Ovadia di conferire un premio Nobel perla Pace ai ROM per tutte le discriminazioni che hanno subitomeritava un appoggio convinto. Merita ancora un appoggio coninto.Per questo credo che piuttosto che polemizzare e farci del malesia assai meglio riflettere insieme su ciò che sta accadendo e chemagari ci rende peggiori di ciò che realmente siamo.Penso che la lotta all'antisemitismo debba essere un pezzo di unalotta più generale contro tutti i razzismi.Tutti coloro che abbiamo esecrato Hitler e la spaventosa notteeuropea dell'Olocausto dovremmo unirci nella lotta contro tutti irazzismi avverso i rom i musulmani i rumeni etcc..
accordi fatti
Accordi fatti
=========
Sono convinto che esistono accordi tra Berlusconi e Veltroni di questo genere: se vince il PD si fa il governissimo con il Popolo della Libertà (si chiama cosi?). Se vince Berlusconi si pappa tutto tranne la Presidenza del Senato.
Naturalmente del conflitto di interesse non parlerà mai più nessuno: non è elegante ricordarlo.....
Riformeranno insieme la Costituzione rendendola rigidamente antidemocratica.
Spero che il PSI si presenti da solo apparentato con la Sinistra Arcobaleno. Se il PSI avesse tanto coraggio da fare una scelta antiliberista (no biagi, no welfare,etc...)potrebbe mietere nel campo PD.
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
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Sono convinto che esistono accordi tra Berlusconi e Veltroni di questo genere: se vince il PD si fa il governissimo con il Popolo della Libertà (si chiama cosi?). Se vince Berlusconi si pappa tutto tranne la Presidenza del Senato.
Naturalmente del conflitto di interesse non parlerà mai più nessuno: non è elegante ricordarlo.....
Riformeranno insieme la Costituzione rendendola rigidamente antidemocratica.
Spero che il PSI si presenti da solo apparentato con la Sinistra Arcobaleno. Se il PSI avesse tanto coraggio da fare una scelta antiliberista (no biagi, no welfare,etc...)potrebbe mietere nel campo PD.
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
sabato 9 febbraio 2008
internet è antisemita?
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=72767
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Cc: direzione@unita.it
Sent: Saturday, February 09, 2008 2:35 PM
Subject: la rete dell'odio
Per Umberto DeGiovannangeli
===========================
Caro Degiovannangeli,
profittare di questa scritta apparsa in un blog per sferrare un attacco e criminalizzare internet è sbagliato. Capisco però che non essendo internet riducibile a controlli simili a quelli della carta stampata (spesso proprietà di famiglie facoltose o imprese), essendo zona di libertà, c'è un grande livore e una grande voglia di imbracare.
Per quanto riguarda l'elenco dei professori "ebrei" negli stessi ambienti ebraici si sospetta che trattasi di opera delle lobby cattoliche che operano dentro l'Università Italiana. In ogni caso rinvierei ogni commento ad una fase di maggiore approfondimento dell'analisi. Chi può disporre degli elenchi dei professori suddivisi per fede religiosa?
Non credo che ci sia in Italia un clima di diffuso antisemitismo. Semmai c'è un clima di razzismo e di odio fomentato contro i rom, contro i musulmani, contro gli stranieri. Naturalmente del clima antirom non si preoccupa nessuno e Veltroni è pronto a suggerire un decreto liberticida ed a mandare ruspe contro le povere case.
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
Cc: direzione@unita.it
Sent: Saturday, February 09, 2008 2:35 PM
Subject: la rete dell'odio
Per Umberto DeGiovannangeli
===========================
Caro Degiovannangeli,
profittare di questa scritta apparsa in un blog per sferrare un attacco e criminalizzare internet è sbagliato. Capisco però che non essendo internet riducibile a controlli simili a quelli della carta stampata (spesso proprietà di famiglie facoltose o imprese), essendo zona di libertà, c'è un grande livore e una grande voglia di imbracare.
Per quanto riguarda l'elenco dei professori "ebrei" negli stessi ambienti ebraici si sospetta che trattasi di opera delle lobby cattoliche che operano dentro l'Università Italiana. In ogni caso rinvierei ogni commento ad una fase di maggiore approfondimento dell'analisi. Chi può disporre degli elenchi dei professori suddivisi per fede religiosa?
Non credo che ci sia in Italia un clima di diffuso antisemitismo. Semmai c'è un clima di razzismo e di odio fomentato contro i rom, contro i musulmani, contro gli stranieri. Naturalmente del clima antirom non si preoccupa nessuno e Veltroni è pronto a suggerire un decreto liberticida ed a mandare ruspe contro le povere case.
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
mercoledì 6 febbraio 2008
Cara Annalisa
…Oggi sono stata licenziata per scadenza dei termini contrattuali e non mi è stato rinnovato il contratto. Prima cosa: non cedere! mi sono detta, non piangere, non ti abbattere.Ho chiamato al telefono una compagna e le ho proposto di uscire a cena tra un paio d’ore.Ho già fatto sei volte il percorso del precariato, conosciuto le sere fredde di quando vicino al semaforo di casa ti si appanna la vista dal dispiacere. Ma, non mi sono mai sentita sola, ogni volta penso e so che siamo tanti e dunque sono una “classe”, debolissima ancora e ancora troppo fragile.Sono abituata ad essermi cercata la vita con il massimo di autonomia possibile, ho cercato di vivere con valori e coerenze ed ogni lavoro (due, tre anni per volta) è stato frutto della mia tenacia nel non disperare mai.Stasera voglio brindare, perchè ho duecentocinquantacinque euro di liquidazione e li spenderò così: in un bel ristorante a mangiar pesce con amici.Domani si ricomincia. Ho frequentato pochissimo le riunioni del partito, mi sembrano luoghi di culto, vescovi, cardinali, , parrocchie varie….forse sono poco socievole “io”…fatto sta che le poche volte in cui sono riuscita a parlare e dire la mia ho provato un grande disagio.
Stasera voglio brindare perchè forse tra un mese non avrò più la possibilità di pagare l’affitto e allora deciderò, forse, di accettare la propsta di un amico: andare a fare il mio lavoro all’estero.
Poco male, fin da piccola sentivo (come mi insegnò mio padre) di appartenere “al mondo”, di non avere confini ecc. ecc.Mio padre non lo saprà mai che stasera brinderò anche per lui (operaio tutta la vita scomparso quando trovai il primo lavoro).Stasera voglio brindare a tutti quei ragazzi e ragazze e uomini e donne che come me vivono la paura del giorno dopo, del me se dopo.Non so cosa accadrà in futuro, in questo paese, nella nostra quotidianità…ma ho un sentimento: la forza della speranza, della consapevolezza di non cedere all’isolamento, allo sconforto.Se Veltroni e company (e metto diversi di Rifo) pensano di disfarsi dei comunisti, non hanno capito nulla…Io non so se la sono, diciamo che mi ci trovo …nella condizione di pensare al fatto che questa non è e non può essere la vita d un essere umano.Lo chiamino come vogliono, comunismo, ecc. ecc.Stasera brindo alla poesia che non essi non vogliono vedere….
un abbraccio
Annalisa
Cara Annalisa,
mi permetto di mettere qui, diciamo in prima pagina, il testo di un tuo commento al mio ultimo articolo su questo blog.
Come vedi ho omesso le prime righe. Contengono giudizi troppo lusinghieri sulla mia persona, dei quali ti ringrazio di cuore, ma che non sento di meritare.
Vedi, Annalisa, un compagno come me ha paura di non poter pronunciare parole adeguate su ciò che hai scritto.
Non ti conosco personalmente, e sono io a non avere questa fortuna. Ma ti conosco e riconosco nelle tante e tanti che in questi anni mi hanno insegnato che il comunismo, il nostro comunismo, è un sogno.
La tua vita, della quale parli con la dignità di donna e di compagna, e che ormai è la vita di milioni di persone, dovrebbe essere nel cuore stesso di una politica che invece ti tradisce.
Non so nemmeno se, su tante cose, la pensi come me. E non mi importa.
So che mi piacerebbe essere alla tua altezza.
E so che non lo sono.
Scusami.
un abbraccio forte
ramon
Questo post è stato pubblicato il 6 Febbraio, 2008 alle 18:35 ed è archiviato in articoli pubblicati sul blog . Puoi seguire i commenti a questo post con il feed RSS 2.0. Puoi lasciare una risposta, o mandare un trackback dal tuo sito.
2 Risposte to “Cara Annalisa”
sergio meazzi Dice: 6 Febbraio, 2008 a 19:11
Ci sono momenti in cui bisognerebbe non parlare ma riflettere.Questa piccola frase l’ha pronunciata un grande sindacalista, scomparso. Io transigo brevemente.Ieri sera ho sentito radio Popolare, dove molti compagni sostenevano di non andare a votare,alle prossime elezioni, perchè non riuscivano a trovare motivazioni . Credo che Annalisa, ci abbia dato tante motivazioni, per andare tutti quanti a votare.Ciao a tutti e un grande in bocca al lupo ad Annalisa.
pietro ancona Dice: 6 Febbraio, 2008 a 19:43
Ho letto Annalisa. La fidanzata di mio figlio Daniele è stata assai contenta di avere trovato un lavoro in un callcenter collegato all’Enel. Dopo quaranta giorni di lavoro le hanno liquidato un assegno di cinquantasette euro. Si, avete letto bene, cinquantasette euro! Questo è avvenuto durante il governo di centro-sinistra con tutta la sinistra al governo ma paralizzata dalla paura di apparire rissosa ed estremista. Io credo che sia estremista colui che permette che alla nostra gioventù vengano spezzate le ali, venga oscurato il presente ed il futuro. Sono un vecchio socialista, non pensavo che la sinistra fosse fatta da simulatori di sentimenti come Bertinotti ferrero ed altri. Non pensavo che per loro più importante della vita dei nostri ragazzi fossero le poltrone che poi alla fine hanno perduto lo stesso quando hanno risposto alla manifestazione del venti ottobre dicendo che non era contro il Governo e che Prodi non doveva preoccuparsi di niente.Mi dispiace per Annalisa, per mio figlio Daniele che non può sposarsi perchè guadagna 900 euro al mese e la sua ragazza niente, mi dispiace per tutti i pensionati che rovistano nelle bancarelle dei mercatini sperando di trovare una mela o un’arancia un pò malconcia da comprare con poco.Forse non andrò a votare.Pietro
…Oggi sono stata licenziata per scadenza dei termini contrattuali e non mi è stato rinnovato il contratto. Prima cosa: non cedere! mi sono detta, non piangere, non ti abbattere.Ho chiamato al telefono una compagna e le ho proposto di uscire a cena tra un paio d’ore.Ho già fatto sei volte il percorso del precariato, conosciuto le sere fredde di quando vicino al semaforo di casa ti si appanna la vista dal dispiacere. Ma, non mi sono mai sentita sola, ogni volta penso e so che siamo tanti e dunque sono una “classe”, debolissima ancora e ancora troppo fragile.Sono abituata ad essermi cercata la vita con il massimo di autonomia possibile, ho cercato di vivere con valori e coerenze ed ogni lavoro (due, tre anni per volta) è stato frutto della mia tenacia nel non disperare mai.Stasera voglio brindare, perchè ho duecentocinquantacinque euro di liquidazione e li spenderò così: in un bel ristorante a mangiar pesce con amici.Domani si ricomincia. Ho frequentato pochissimo le riunioni del partito, mi sembrano luoghi di culto, vescovi, cardinali, , parrocchie varie….forse sono poco socievole “io”…fatto sta che le poche volte in cui sono riuscita a parlare e dire la mia ho provato un grande disagio.
Stasera voglio brindare perchè forse tra un mese non avrò più la possibilità di pagare l’affitto e allora deciderò, forse, di accettare la propsta di un amico: andare a fare il mio lavoro all’estero.
Poco male, fin da piccola sentivo (come mi insegnò mio padre) di appartenere “al mondo”, di non avere confini ecc. ecc.Mio padre non lo saprà mai che stasera brinderò anche per lui (operaio tutta la vita scomparso quando trovai il primo lavoro).Stasera voglio brindare a tutti quei ragazzi e ragazze e uomini e donne che come me vivono la paura del giorno dopo, del me se dopo.Non so cosa accadrà in futuro, in questo paese, nella nostra quotidianità…ma ho un sentimento: la forza della speranza, della consapevolezza di non cedere all’isolamento, allo sconforto.Se Veltroni e company (e metto diversi di Rifo) pensano di disfarsi dei comunisti, non hanno capito nulla…Io non so se la sono, diciamo che mi ci trovo …nella condizione di pensare al fatto che questa non è e non può essere la vita d un essere umano.Lo chiamino come vogliono, comunismo, ecc. ecc.Stasera brindo alla poesia che non essi non vogliono vedere….
un abbraccio
Annalisa
Cara Annalisa,
mi permetto di mettere qui, diciamo in prima pagina, il testo di un tuo commento al mio ultimo articolo su questo blog.
Come vedi ho omesso le prime righe. Contengono giudizi troppo lusinghieri sulla mia persona, dei quali ti ringrazio di cuore, ma che non sento di meritare.
Vedi, Annalisa, un compagno come me ha paura di non poter pronunciare parole adeguate su ciò che hai scritto.
Non ti conosco personalmente, e sono io a non avere questa fortuna. Ma ti conosco e riconosco nelle tante e tanti che in questi anni mi hanno insegnato che il comunismo, il nostro comunismo, è un sogno.
La tua vita, della quale parli con la dignità di donna e di compagna, e che ormai è la vita di milioni di persone, dovrebbe essere nel cuore stesso di una politica che invece ti tradisce.
Non so nemmeno se, su tante cose, la pensi come me. E non mi importa.
So che mi piacerebbe essere alla tua altezza.
E so che non lo sono.
Scusami.
un abbraccio forte
ramon
Questo post è stato pubblicato il 6 Febbraio, 2008 alle 18:35 ed è archiviato in articoli pubblicati sul blog . Puoi seguire i commenti a questo post con il feed RSS 2.0. Puoi lasciare una risposta, o mandare un trackback dal tuo sito.
2 Risposte to “Cara Annalisa”
sergio meazzi Dice: 6 Febbraio, 2008 a 19:11
Ci sono momenti in cui bisognerebbe non parlare ma riflettere.Questa piccola frase l’ha pronunciata un grande sindacalista, scomparso. Io transigo brevemente.Ieri sera ho sentito radio Popolare, dove molti compagni sostenevano di non andare a votare,alle prossime elezioni, perchè non riuscivano a trovare motivazioni . Credo che Annalisa, ci abbia dato tante motivazioni, per andare tutti quanti a votare.Ciao a tutti e un grande in bocca al lupo ad Annalisa.
pietro ancona Dice: 6 Febbraio, 2008 a 19:43
Ho letto Annalisa. La fidanzata di mio figlio Daniele è stata assai contenta di avere trovato un lavoro in un callcenter collegato all’Enel. Dopo quaranta giorni di lavoro le hanno liquidato un assegno di cinquantasette euro. Si, avete letto bene, cinquantasette euro! Questo è avvenuto durante il governo di centro-sinistra con tutta la sinistra al governo ma paralizzata dalla paura di apparire rissosa ed estremista. Io credo che sia estremista colui che permette che alla nostra gioventù vengano spezzate le ali, venga oscurato il presente ed il futuro. Sono un vecchio socialista, non pensavo che la sinistra fosse fatta da simulatori di sentimenti come Bertinotti ferrero ed altri. Non pensavo che per loro più importante della vita dei nostri ragazzi fossero le poltrone che poi alla fine hanno perduto lo stesso quando hanno risposto alla manifestazione del venti ottobre dicendo che non era contro il Governo e che Prodi non doveva preoccuparsi di niente.Mi dispiace per Annalisa, per mio figlio Daniele che non può sposarsi perchè guadagna 900 euro al mese e la sua ragazza niente, mi dispiace per tutti i pensionati che rovistano nelle bancarelle dei mercatini sperando di trovare una mela o un’arancia un pò malconcia da comprare con poco.Forse non andrò a votare.Pietro
martedì 5 febbraio 2008
come per i professori di fisica
Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@ilmanifesto.it
Cc: deramo@ilmanifesto.it
Sent: Tuesday, February 05, 2008 10:08 AM
Subject: Come per i professori di fisica
Fare passare la proposta di boicottaggio della Fiera del Libro come un attacco liberticida, un tentativo di cancellare l'altro è veramente sconcertante ma non tanto se si pensa alle menzogne che Israele è capace di mettere in campo e di fare circolare.
La contestazione riguarda il ruolo speciale che viene assegnato ad Israele nel sessantesimo della sua fondazione. E questo lo sapete benissimo.
Nessuno avrebbe tentato di chiudere la bocca agli intellettuali di israele se la presenza del loro Stato in Fiera non fosse stata messa su un piedistallo.
State esagerando nella crimimalizzazione di chi critica. Esattamente come la stampa italiana ha fatto nei confronti dei 67 professori di fisica della Sapienza.
State facendo di questa faccenda una campagna di odio contro i palestinesi colpevoli di volere soltanto la loro libertà oggi conculcata.
D'Eramo mette sullo stesso piano di colpa palestinesi ed israeliani. Non credo di potere condividere questa menzogna.
Pietro AnconaPietro Anconahttp://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/03-Febbraio-2008/art8.html
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Cc: deramo@ilmanifesto.it
Sent: Tuesday, February 05, 2008 10:08 AM
Subject: Come per i professori di fisica
Fare passare la proposta di boicottaggio della Fiera del Libro come un attacco liberticida, un tentativo di cancellare l'altro è veramente sconcertante ma non tanto se si pensa alle menzogne che Israele è capace di mettere in campo e di fare circolare.
La contestazione riguarda il ruolo speciale che viene assegnato ad Israele nel sessantesimo della sua fondazione. E questo lo sapete benissimo.
Nessuno avrebbe tentato di chiudere la bocca agli intellettuali di israele se la presenza del loro Stato in Fiera non fosse stata messa su un piedistallo.
State esagerando nella crimimalizzazione di chi critica. Esattamente come la stampa italiana ha fatto nei confronti dei 67 professori di fisica della Sapienza.
State facendo di questa faccenda una campagna di odio contro i palestinesi colpevoli di volere soltanto la loro libertà oggi conculcata.
D'Eramo mette sullo stesso piano di colpa palestinesi ed israeliani. Non credo di potere condividere questa menzogna.
Pietro AnconaPietro Anconahttp://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/03-Febbraio-2008/art8.html
lunedì 4 febbraio 2008
Israele e la Fiera di Torino
----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: direzione@unita.it
Cc: fassino parlamentare ; colombofurio liberal ; Fiano@unita.it
Sent: Monday, February 04, 2008 3:53 PM
Subject: contro il boicotaggio di Israele
Caro Direttore,
mettersi in tre ad insultare coloro che non condividono che la Fiera del Libro di Torino venga dedicata al sessantesimo anniversario dello Stato di israele è grottesca operazione di aggressività politica e tentativo plurimo di mortificare e mettere a tacere il dissenso.
Non mi meraviglia. Chiunque in Italia azzarda una critica allo Stato di Israele è quantomeno "antisemita". Fascista, hitleriano.....
Lo Stato di Israele non è un indifeso agnellino belante. E' una potenza nucleare che ha chiuso in un orrendo muro che dovrebbe suscitare lo sdegno di tutto il mondo civile una popolazione affamandola riducendola allo stremo togliendole dignità e libertà.
Protestare perchè una fiera del libro venga dedicata a questo Stato è giusto, doveroso, legittimo.
Gli intellettuali di Israele non c'entranno. In ogni caso fanno assai poco per lenire le sofferenze dei palestinesi. Hanno fatto assai di più i soldati di Israele che hanno preferito andare in galera piuttosto che seviziare ed uccidere la popolazione civile palestinese.
Celebrare il sessantesimo dello Stato che affligge tutti i suoi vicini, ha ridotto macerie diverse volte una intera nazione (libano) ha erotto un Muro che è una vergogna dell'umanità come l'Olocausto è inaccettabile. E' imperativo morale dichiararsi in dissenso.
Lo Stato di israele è uno stato razzista che pratica il razzismo anche al suo interno. Infatti non tutti i cittadini di Israele hanno gli stessi diritti. Vedere in particolare la condizione degli ebrei sefarditi e degli ebrei del Negev le cui terre vengono financo avvelenate
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
00000000000
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=72633
From: pietroancona@tin.it
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Sent: Monday, February 04, 2008 3:53 PM
Subject: contro il boicotaggio di Israele
Caro Direttore,
mettersi in tre ad insultare coloro che non condividono che la Fiera del Libro di Torino venga dedicata al sessantesimo anniversario dello Stato di israele è grottesca operazione di aggressività politica e tentativo plurimo di mortificare e mettere a tacere il dissenso.
Non mi meraviglia. Chiunque in Italia azzarda una critica allo Stato di Israele è quantomeno "antisemita". Fascista, hitleriano.....
Lo Stato di Israele non è un indifeso agnellino belante. E' una potenza nucleare che ha chiuso in un orrendo muro che dovrebbe suscitare lo sdegno di tutto il mondo civile una popolazione affamandola riducendola allo stremo togliendole dignità e libertà.
Protestare perchè una fiera del libro venga dedicata a questo Stato è giusto, doveroso, legittimo.
Gli intellettuali di Israele non c'entranno. In ogni caso fanno assai poco per lenire le sofferenze dei palestinesi. Hanno fatto assai di più i soldati di Israele che hanno preferito andare in galera piuttosto che seviziare ed uccidere la popolazione civile palestinese.
Celebrare il sessantesimo dello Stato che affligge tutti i suoi vicini, ha ridotto macerie diverse volte una intera nazione (libano) ha erotto un Muro che è una vergogna dell'umanità come l'Olocausto è inaccettabile. E' imperativo morale dichiararsi in dissenso.
Lo Stato di israele è uno stato razzista che pratica il razzismo anche al suo interno. Infatti non tutti i cittadini di Israele hanno gli stessi diritti. Vedere in particolare la condizione degli ebrei sefarditi e degli ebrei del Negev le cui terre vengono financo avvelenate
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http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=72633
l'autocandidatura Bertinotti
Autocandidatura Bertinotti
=====================
Mentre Annibale alle porte affila le armi pronto a riprendersi il potere che a gran malincuore ha dovuto lasciare a Prodi e Veltroni lavora al perfezionamento del Partito "autosufficiente" mobilitando ufficialmente Ichino ed altri per la cancellazione dei residui diritti del lavoro ed impegnandosi a ridurre lo spazio pubblico in economia affidando alle "Autority l'osservazione dei fenomeni ma senza interferire realmente (vedi situazione ferrovie), a sinistra l'Idea sulla quale si apre il dibattito è l'autocandidatura di Bertinotti alla guida della
sinistra arcobaleno per proporsi come premier in finta competizione con Berlusconi e Veltroni.
Credo che si tratti di una proposta sbagliata, narcisistica, di nessuna utilità per la sinistra arcobaleno e per l'elettorato fortemente deluso dall'operato e dalle omissioni del governo Prodi .
Bertinotti è stato Presidente della Camera e come tale è stato attentissimo alla salvaguardia delle sue prerogative istituzionali. Credo che come Presidente della Camera ha fatto bene nel senso che è riuscito a garantire sicurezza a tutte le forze politiche. Non ho tuttavia gradito la difesa di Mastella (avrebbe fatto addirittura risparmiare lo Stato con il suo viaggio a Monza in aereo presidenziale) e la teoria della "riduzione del danno," una grottesca giustificazione dei cedimenti della sinistra di governo su terreni essenziali ed identitari come il welfare e la legge sulla sicurezza laddove tutto l'impegno della sinistra del quale si è vantato il ministro Ferrero è stato quello di non concedere ai Sindaci quanto è stato concesso ai Prefetti come se questo non costituisse già una grave lesione del diritto motivo di rimproveri della Unione Europea.
Bertinotti, inoltre, non garantisce sul piano della laicità dello Stato e dei diritti degli omosessuali avendo aspramente rimproverato il deputato che aveva collocato la coppia gay nel Presepio (i gay sono indegni di stare al cospetto di Gesuù Bambino), il viaggio tra i monaci antifemmina di Monthe Athos e la proposta di creare dentro Montecitorio una stanza a disposizione delle tre religioni monoteiste. Aggiungo che Bertinotti ha giustificato gli elevatissimi emolumenti e privilegi dei parlamentari italiani confrontandoli a quelli dei managers dell'industria italiana come se questo dovesse essere il punto di riferimento e non lo stipendio medio dei lavoratori italiani. Nè lui nè la sua famiglia costituiscono un modello da proporre ai nostri giovani ed alle famiglie in difficoltà. Uno stile di vita fatto di mondanità oligarchiche.
Il gruppo dirigente della sinistra arcobaleno farebbe bene invece a pensare ad un programma elettorale che copra tutto lo spazio di sinistra lasciato libero dal veltronismo, che accentui le caratteristiche laiche anche e sopratutto sul piano culturale, che avanzi proposte concrete per una drastica riduzione del costo della politica e della parapolitica e sopratutto che riveda i danni provocati dalla demagogia regionalistica e federalistica che ha creato in Italia dei veri e propri ducati e principati e dove con le privatizzazioni si sono create nuovi balzelli su beni essenziali come l'acqua.Vedi disastri ambientali ed umani in Campania e Calabria.
Bisognerebbe ridurre di almeno il cinquanta per cento il costo dei parlamentari (Camera e Senato costano tre miliardi) e sforbiciare di molto gli stipendi dei consiglieri regionali oggi tutti al disopra dei dieci mila euro al mese. Non più di duemila euro al mese per i consiglieri regionali e di tremila euro per gli assessori.
Penso che se proprio si debba dare una espressione fisica unitaria alla sinistra arcobaleno una candidatura potrebbe essere
di area sinistra-democratica, un'area più idonea a dialogare con i socialisti ed i radicali e mantenere vivi gli ideali del socialismo e della resistenza che nessuna "modernizzazione" può cancellare nel momento in cui il liberismo di Bush e dell'Occidente hanno portato al mondo soltanto catastrofi guerre miseria e morte per milioni di persone.,
In ogni caso, la scelta più importante da fare è un programma di non più di dodici punti
estremamente chiaro capace di parlare al cuore al sentimento di giustizia al bisogno di sicurezza degli italiani che non significa più migranti in galera ma meno precarietà e servizi migliori ed accessibili.
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
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Mentre Annibale alle porte affila le armi pronto a riprendersi il potere che a gran malincuore ha dovuto lasciare a Prodi e Veltroni lavora al perfezionamento del Partito "autosufficiente" mobilitando ufficialmente Ichino ed altri per la cancellazione dei residui diritti del lavoro ed impegnandosi a ridurre lo spazio pubblico in economia affidando alle "Autority l'osservazione dei fenomeni ma senza interferire realmente (vedi situazione ferrovie), a sinistra l'Idea sulla quale si apre il dibattito è l'autocandidatura di Bertinotti alla guida della
sinistra arcobaleno per proporsi come premier in finta competizione con Berlusconi e Veltroni.
Credo che si tratti di una proposta sbagliata, narcisistica, di nessuna utilità per la sinistra arcobaleno e per l'elettorato fortemente deluso dall'operato e dalle omissioni del governo Prodi .
Bertinotti è stato Presidente della Camera e come tale è stato attentissimo alla salvaguardia delle sue prerogative istituzionali. Credo che come Presidente della Camera ha fatto bene nel senso che è riuscito a garantire sicurezza a tutte le forze politiche. Non ho tuttavia gradito la difesa di Mastella (avrebbe fatto addirittura risparmiare lo Stato con il suo viaggio a Monza in aereo presidenziale) e la teoria della "riduzione del danno," una grottesca giustificazione dei cedimenti della sinistra di governo su terreni essenziali ed identitari come il welfare e la legge sulla sicurezza laddove tutto l'impegno della sinistra del quale si è vantato il ministro Ferrero è stato quello di non concedere ai Sindaci quanto è stato concesso ai Prefetti come se questo non costituisse già una grave lesione del diritto motivo di rimproveri della Unione Europea.
Bertinotti, inoltre, non garantisce sul piano della laicità dello Stato e dei diritti degli omosessuali avendo aspramente rimproverato il deputato che aveva collocato la coppia gay nel Presepio (i gay sono indegni di stare al cospetto di Gesuù Bambino), il viaggio tra i monaci antifemmina di Monthe Athos e la proposta di creare dentro Montecitorio una stanza a disposizione delle tre religioni monoteiste. Aggiungo che Bertinotti ha giustificato gli elevatissimi emolumenti e privilegi dei parlamentari italiani confrontandoli a quelli dei managers dell'industria italiana come se questo dovesse essere il punto di riferimento e non lo stipendio medio dei lavoratori italiani. Nè lui nè la sua famiglia costituiscono un modello da proporre ai nostri giovani ed alle famiglie in difficoltà. Uno stile di vita fatto di mondanità oligarchiche.
Il gruppo dirigente della sinistra arcobaleno farebbe bene invece a pensare ad un programma elettorale che copra tutto lo spazio di sinistra lasciato libero dal veltronismo, che accentui le caratteristiche laiche anche e sopratutto sul piano culturale, che avanzi proposte concrete per una drastica riduzione del costo della politica e della parapolitica e sopratutto che riveda i danni provocati dalla demagogia regionalistica e federalistica che ha creato in Italia dei veri e propri ducati e principati e dove con le privatizzazioni si sono create nuovi balzelli su beni essenziali come l'acqua.Vedi disastri ambientali ed umani in Campania e Calabria.
Bisognerebbe ridurre di almeno il cinquanta per cento il costo dei parlamentari (Camera e Senato costano tre miliardi) e sforbiciare di molto gli stipendi dei consiglieri regionali oggi tutti al disopra dei dieci mila euro al mese. Non più di duemila euro al mese per i consiglieri regionali e di tremila euro per gli assessori.
Penso che se proprio si debba dare una espressione fisica unitaria alla sinistra arcobaleno una candidatura potrebbe essere
di area sinistra-democratica, un'area più idonea a dialogare con i socialisti ed i radicali e mantenere vivi gli ideali del socialismo e della resistenza che nessuna "modernizzazione" può cancellare nel momento in cui il liberismo di Bush e dell'Occidente hanno portato al mondo soltanto catastrofi guerre miseria e morte per milioni di persone.,
In ogni caso, la scelta più importante da fare è un programma di non più di dodici punti
estremamente chiaro capace di parlare al cuore al sentimento di giustizia al bisogno di sicurezza degli italiani che non significa più migranti in galera ma meno precarietà e servizi migliori ed accessibili.
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sabato 2 febbraio 2008
sansonetti e Bassolino
Caro Sansonetti,
Parlate dei napoletani come di un popolo vinto e non esitate a votare la fiducia a Bassolino ed alla sua cortigiana giunta regionale.
Il popolo napoletano è stato vinto dal bassolinismo, spogliato della dignità e del diritto di non vivere dentro le proprie immondezze e voi fate un doppiogiochismo vergognoso agitando le sue ragioni sul giornale e votando per Bassolino quando gli è necessario.
Sono certo che non vedrò mai un numero di "Liberazione" che chiede le dimissioni di Bassolino e della sua giunta
(forse i vostri deputati regionali non molleranno facilmente il tesoretto che incassano ogni mese e voi siete più comprensivi per loro che della dignità dei napoletani e di tutta la sinistra italiana!!
Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
Parlate dei napoletani come di un popolo vinto e non esitate a votare la fiducia a Bassolino ed alla sua cortigiana giunta regionale.
Il popolo napoletano è stato vinto dal bassolinismo, spogliato della dignità e del diritto di non vivere dentro le proprie immondezze e voi fate un doppiogiochismo vergognoso agitando le sue ragioni sul giornale e votando per Bassolino quando gli è necessario.
Sono certo che non vedrò mai un numero di "Liberazione" che chiede le dimissioni di Bassolino e della sua giunta
(forse i vostri deputati regionali non molleranno facilmente il tesoretto che incassano ogni mese e voi siete più comprensivi per loro che della dignità dei napoletani e di tutta la sinistra italiana!!
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discriminazione permanente cobas
Caro Presidente,
anche in occasione della consultazione di oggi non è venuto meno il regime di apartheid inflitto ai cobas da una partitocrazia che privilegia i sindacati "conformi" senza tener conto di criteri reali di rappresentatività.
Questa discriminazione fa dell'Italia una semidemocrazia in cui la legge del più forte viene imposta alla genuina rappresentatività dei ceti e dei gruppi sociali.
Certamente i Cobas vengono conculcati nella zona della discriminazione politica dal momento che la loro genuinità è da sola una denunzia del
la capitolazione dei sindacati "ufficiali" alle necessità dei partiti e della Confindustria.Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
anche in occasione della consultazione di oggi non è venuto meno il regime di apartheid inflitto ai cobas da una partitocrazia che privilegia i sindacati "conformi" senza tener conto di criteri reali di rappresentatività.
Questa discriminazione fa dell'Italia una semidemocrazia in cui la legge del più forte viene imposta alla genuina rappresentatività dei ceti e dei gruppi sociali.
Certamente i Cobas vengono conculcati nella zona della discriminazione politica dal momento che la loro genuinità è da sola una denunzia del
la capitolazione dei sindacati "ufficiali" alle necessità dei partiti e della Confindustria.Pietro Anconawww.spazioamico.ithttp://medioevosociale-pietro.blogspot.com/http://pietro-ancona.blogspot.com/
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