-----
VIAGRA AL POSTO DI BOMBE ALL'URANIO ED AL NAPALM?
pare che i problemi di accoglienza che gli americani ed i loro satelliti della Nato hanno finora avuto in Afghanistan potrebbero essere risolti dal una miracolosa invenzione capace di mettere in erezione vecchi e debilitati membri di anziani pastori che da anni soffrono anche la fame: il Viagra!! Che straordinaria sorpresa!!Anni ed anni di bombardamenti con proiettili di tutti i tipi e di tutte le stazze che hanno polverizzato l'Afghanistan e ne hanno decimato la popolazione avrebbero poturo essere sostituiti dall'erogazione di afrodisiaci
(tarati per tutte le età) per ridurre
gli irriducibili talebani ad uno scandalizzato e sdegnato isolamento nella popolazione dedita a sfrenati riti orgiastici alimentati da regolari discese dal cielo di miracolosi surrogatori di un desiderio spento forse da anni di guerra, di miserie, di malattie.... Pensate quante vite umane risparmiate dall'ingegnosa guerra del sesso! Centinaia di migliaia di persone sarebbero ancora in vita e con la faccia soddisfatta di chi ha passato bene la notte!!
Leggendo una delle tante cose scritte dai pennivendoli occidentali che si sono buttati a pesce sulla notizia ho pensato al nostro buon colonialista degli anni trenta che regalava agli stupefatti congolesi collanine di vetro sfavillanti ed ho anche riflettuto con orrore
sulla malafede di chi ritiene di comprarsi la benevolenza di alcuni capi tribù, insomma di chi vuole dividere e si illude di potere comprare un consenso che non ha mai avuto e mai avra. L'Afghanistan sarà anche tribale ma è una Nazione che neppure il grande Alessandro riusci a tenere a lungo ed ha dalla sua parte una cosa formidabile: la ragione. E' vero che la forza può sottomettere la ragione ma non per sempre. Gli occupanti occidentali non hanno alcun motivo per imporre la loro presenza e quella di tutta la gentaglia che si sono portati dietro in Afghanistan. L'11 settembre non può essere stato opera del vecchio pastore che abbisogna del viagra per fare felici le sue quattro mogli ma certamente di sofisticati ingegneri delo terrorismo mondiale che sono assai vicini alla Cia ed al Pentagono. Qualcuno vuol forse negare che Bin Laden è amico di famiglia dei Bush? Gli stessi talebani furono indottrinati al fondamentalismo in appartate caserme nella profonda America. Furono addestrati nella mente e nel corpo,.Nella mente a non tollerare niente che non fosse il totalitarismo islamico, nel corpo con prolungate lezioni sul campo di controguerriglia e sabotaggio. Ora se li trovano contro. Ma il problema dei talebani è un problema interno dell'Afghanistan. E' liì che deve trovare soluzione. Il Governo quisling di Bush durerà traballando ma non avrà mai il c ontrollo del paese.
Sapevamo che il Pentagono non è nuovo a trovate "geniali" (recentemente si era inventato un elisir che sviluppava irresistibili pulsioni omosessuali negli eserciti nemici. Insomma i soldati anzicchè sparare si sarebbero scatenati in orge con i loro compagni di plotone come neppure la Legione Sacra dei Tebani aveva mai fatto. Oggi tira fuori la storia del viagra e dell'anziani capopastore che diventa amico del marines che glielo porta. Insomma siamo alla stupidità assoluta!! Purtroppo questa stupidità è dell'esercito più potente del mondo al servizio di una America che il grande Pinter ha definito un animale selvaggio assetato di sangue.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
lunedì 29 dicembre 2008
dal blog il bastardo di Gad lerner
35
pietro ancona scrive:
28 Dicembre, 2008 alle 6:56 pm
Quel sangue versato non servirà a nulla". E’ una affermazione agghiacciante. Il sangue non deve servire a qualcosa. Semplicemente non deve essere versato.
Non può sfuggire a nessuno come l’aggressione fosse stata a lungo preparata e meditata. I massmedia occidentali parlano di "guerra". Non esiste guerra quando una potenza tra le più importanti del mondo militarmente utilizza settanta pesanti aerei da bombardamento per distruggere una popolazione che si aveva avuto la malvagità di rassicurare con l’apertura di tre valichi che finalmente davano uno sfogo ad una popolazione sofferente.
L’attacco è scattato all’uscita dei bambini dalle scuole. Ha finora provocato lutti e distruzioni gravissime e pare che continuerà con la penetrazione di soldati israeliani in territorio Gaza-Masada.
Esprimo la mia solidarietà profonda alla popolazione palestinese oppressa dalla somma delle potenze militari più possenti del mondo occidentale: Usa e Israele. Credo che Obama fosse al corrente dell’attacco e comunque io lo ritengo addirittura peggiore di Bush. Basta scorrere gli atti parlamentari della sua attività senatoriale.
Ma Israele quando vince inzuppando la terra che pretende di sangue perde. Alla lunga l’umanità dovrà estirpare un tumore terribile. Tutti i vicini di Israele sono sempre in pericolo fino a quando non si stabilirà in equilibrio atomico nella zona. Penso quindi che l’Iran dovrebbe fare presto a dotarsi della bomba nucleare oppure qualcuno dovrebbe imporre la denuclearizzazione dell’area.
57
pietroancona scrive:
26 Dicembre, 2008 alle 8:48 pm
la morale è conseguenza della scelta politica. Se si condividono gli stessi referenti economici, gli stessi interessi da rappresentare, se si frequentano le stesse persone, la morale del PD non può essere diversa da quella del PdL anche se la provenienza delle persone è diversa e diverse sono le loro storie.
Colaninno e tutta la cordata degli squaletti dell’Alitalia non sono forse referenti di entrambi gli schieramenti?
Il PD non ha alcun futuro se non come secondo partito della destra moderata e fascista italiana. Potrebbe avere un ruolo europeo se potesse fare una scelta socialdemocratica su questioni essenziali come le privatizzazioni, la legge biagi, il minimo salariale, la sanita e la scuola pubblica.
Ma il PD tende ad assomigliare al Partito di Berlusconi, in tutto…..
Questo è il paradosso italiano: due partiti di massa liberisti che proiettano parte della loro disgraziata influenza su gruppi della oligarchia di quella che fu la sinistra ( vedi la censura di Apicella e le dichiarazioni stolide di Bertinotti sul PD "avanzata frontiera".34
Nicola scrive:
il Bastardo
l'Infedele
il Vino
l'Inter
l'Ebraismo
il PD
Rassegna Stampa
Annunci
Biografia
Gad Lerner
Auguri natalizi, infedeli ma sinceri
Mercoledì, 24 Dicembre 2008
Contributi, il Bastardo
“Gesù non ha mai messo piede in una chiesa e non si è mai fatto il segno della croce in vita sua: perchè non dovrei riconoscere in lui uno dei nostri fratelli?”. Sono parole del grande scrittore israeliano Amos Oz, io mi limito a condividerne lo spirito. Se ho provato dell’imbarazzo nei confronti della figura di Gesù non è certo per quel che ha detto e per quel che ha fatto, da profeta osservante e ribelle, cioè da valoroso interprete della Torà.
Il severissimo zio di Amos Oz, Joseph Klausner (chi ha letto il capolavoro “Storia d’amore e di tenebra” ce l’ha senz’altro presente) fu il primo intellettuale sionista a pubblicare in ebraico, nel 1922, un libro su Gesù privo d’intenti missionari o, al contrario, anticristiani. L’aveva iniziato a Losanna, proseguito a Odessa, lo pubblica a Gerusalemme. Si intitola “Gesù nazareno, il suo tempo, la sua vita, la sua dottrina”. Riconoscere l’ebraicità di Gesù è solo il primo passo. Altri studiosi rileveranno come il suo insegnamento non abbia mai sostanzialmente contravvenuto i precetti fondamentali dell’ebraismo. Possiamo davvero entrare in relazione amichevole con lui, ora che diminuisce la paura delle minacce ricevute abusando del suo nome nel corso dei secoli.
Quando arriva il Natale, un ebreo può chiedersi dunque: é più il male o il bene che la nascita di Gesù ha procurato al mio popolo? Non vi stupirà sapere che la prima tentazione -guardando la storia e rimembrando le parole dei nostri congiunti più anziani- è sempre quella di rispondere che il cristianesimo sia stato per noi soprattutto una disgrazia. Ma la saggezza ebraica novecentesca fornisce una risposta diversa, per me più convincente. “Cosa rappresenta Gesù per gli ebrei?”, si chiede ad esempio Klausner, lo zio di Amos Oz. E risponde: “I suoi discepoli hanno portato la fiaccola della Torà d’Israele, anche se in modo parziale e deformato, ai pagani ai quattro angoli della terra. E quest’importanza storica mondiale di Gesù e della sua dottrina, nessun ebreo può ignorarla”.
Dunque oggi nasce un uomo straordinario che darà un contributo decisivo a universalizzare il messaggio biblico. Una buona notizia, più grande ancora delle persecuzioni subite, non vi pare?
Ecco perchè i miei auguri di buon Natale a tutti i frequentatori di questo blog bastardo sono -lo riconosco- infedeli, ma sinceri.
Tag: amos oz, ebraicità di gesù, gesù, joseph klausner, Torà
Articolo di:
Gad - che ha scritto 411 post su Gad Lerner.
Commenti per questo articolo
Altri commenti: 6 5 4 3 2 … 1 » Tutti
253
mauro pesce scrive:
28 Dicembre, 2008 alle 3:00 pm
L’ebraicità di Gesù sembra riconosciuta da tutti i biblisti cristiani, ma in realtà non lo è. Il nostro ultimo libro L’Uomo Gesù (di Adriana Destro e M.Pesce, Mondadori, nov 2008) ancora una volta è stato criticato da Famiglia cristiana e Avvenire proprio su questo punto: il nostro Gesù è troppo ebraico. Anche a Matrix, quando ho detto che Gesù fonda la ebraicità della cultura europea, Mentana ha corretto in modo politically correct: la base non è solo ebraica, ma ebraico-cristiana, perché sa che il pubblico non gradisce una sottolineatura troppo ebraica.
Insomma, l’ebraicità di Gesù non è ancora stata accettata affatto dalla cultura italiana e europea.
Mauro Pesce
252
pietro ancona scrive:
28 Dicembre, 2008 alle 12:14 pm
Ipocrisia, crudeltà, razzismo nell’articolo di Amos Oz su Repubblica di ieri
L’incipit dell’articolo del celebrato scrittore israeliano Amos Oz su Repubblica di ieri sabato 27 (*) vuole preparare i lettori, in massima parte liberal e fautori di una pace in Medio Oriente nonostante il conclamato orientamento filoisraeliano del giornale, alla strage di oggi ed a quelle che verranno nei prossimi giorni. Scrive Amos Oz: "I bombardamenti che mirano a colpire sistematicamente le comunità civili israeliane sono un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità, Lo Stato di Israele deve proteggere i propri cittadini." Questo periodo è una pura falsificazione dei fatti nel senso che fa risalire la causa della "necessaria" reazione israeliana a crimini ingiustificati ed ingiustificabili. Ignora naturalmente lo stato di prigionia in cui sono tenute le popolazioni della striscia di Gaza, l’impossibilità di rifornirle per il divieto israeliano, ignora le continue incursioni in territorio occupato per demolire edifici e stradicare oliveti e vigneti, non tiene conto che oltre dodicimila palestinesi sono detenuti illegalmente nelle prigioni israeliane ed in condizioni spaventose e tra questi, donne e bambini. Il governo legittimo di Hamas e di tutta la Palestina occupata ha il diritto di manifestare la propria ostilità a chi lo tiene sotto il tallone. Peraltro, i poveri e modesti razzi usati dai soldati palestinesi è noto a tutti sono più una testimonianza di esistenza in vita di una volontà di riscatto che vere e proprie aggressioni atte a provocare danni significativi alle persone ed alle cose. E’ un falso scrivere come fa Amos Oz che Israele ha il diritto di proteggere i propri cittadini. Questi sono protetti da uno degli eserciti più potenti del mondo coadiuvato anche da milizie private con alta specializzazione antisabotaggio ed alla guerriglia. Non sono e non sarebbero mai in pericolo i cittadini israeliani da aggressioni palestinesi come vorrebbe far credere.
Se Israele manifestasse una vera volontà di pace dovrebbe cominciare dall’allentamento del paranoico controllo dei territori, dalla fine degli omicidi mirati alla distruzione dei quadri dirigenti del futuro Stato Palestinese. Un muro immenso che costituisce una ferita indelebile alla civiltà dei rapporti umani e che si insinua profondamente nel territorio dei palestinesi non è certo il migliore strumento per la costruzione di una pace duratura.
Il cinismo del celebrato scrittore è davvero sconcertante. Nello "sconsigliare" (ma è un artificio retorico) l’invasione che ieri è stata fatta con massiccio bombardamento contemporaneo di sessanta pesanti aerei da guerra ne indica i motivi non tanto per la salvaguardia di vite umane, per il rispetto della popolazione, ma soltanto per gli effetti massmediatici negativi che la ripresa che le televisioni arabe potrebbero fare dei massacri susciterebbero nell’opinione pubblica dei paesi arabi. Naturalmente sa già che le televisioni del mondo occidentale eviteranno di mostrare la verità dei crimini commessi e si limiteranno a fare il cosidetto "panino" consistente nel mettere tra due accuse ad Hamas ed ai terroristi la reazione "legittima anche se eccessiva" degli israeliani.
Amos Oz è sionista, di famiglia sionista di destra proveniente dall’Europa Orientale. Ha un passato militare di lotta contro gli arabi.
E’ considerato, a torto, in Occidente un liberal, una colomba piuttosto che un falco ed i suoi libri sostenuti dall’industria editoriale hanno contribuito alla creazione del mito della fondazione e poi della vita in Israele, una vita inquietata dall’incertezza, insidiata dal nemico. La sua presenza nella stampa italiana mira a dare una "versione" a quella parte di democratici e di persone di sinistra che non accettano che si continui a versare sangue innocente una terra contesa. In lui, come nelle comunità ebraiche italiane, mai una parola di critica per i comportamenti dello Stato di Israele. Silenzio assoluto sul Libano distrutto per ben tre volte, creazione massmediatica del mostro terrorista Hamas, legittimo vincitore di elezioni democratiche; non una parola sulla scissione provocata nei palestinesi tra "laici" e "fondamentalisti", una scelta determinata dalla volontà di non cedere mai neppure un millimetro dei territori occupati concedendo al massimo ad un Abu Mazen Quisling un governatorato senza veri poteri statali e privo di autonomia.
Ci sono in Israele intellettuali che non hanno la fama in Occidente di Amoz Oz ma che lottano e pagano di persona per un Israele umano e umanizzato e per una vera pace. Queste persone vengono discriminate. La loro vita è assai difficile nelle Università e dappertuttoo. Ne voglio citare qualcuno per fare onore a chi davvero vuole la pace e non una terra israeliana inzuppata dal sangue del popolo palestinese. Aaron Shabtai, Yitzhak Laor, Ilan Pappè, Michel Warschawski, Tanya Reinhart (purtroppo non c’è più), Jeff Halper, Uri Avnery e tanti altri che nonostante le minacce e le intimidazioni costituiscono la coscienza antifascista ed antinazista di Israele, denunziano con coraggio gli slittamenti a destra ed i crimini del governo razzista non solo verso i palestinesi ma anche verso tanta parte della popolazione ebraica che non ha il pedigree dei primi della classe angloamericani.
Pietro Ancona
pietro ancona scrive:
28 Dicembre, 2008 alle 6:56 pm
Quel sangue versato non servirà a nulla". E’ una affermazione agghiacciante. Il sangue non deve servire a qualcosa. Semplicemente non deve essere versato.
Non può sfuggire a nessuno come l’aggressione fosse stata a lungo preparata e meditata. I massmedia occidentali parlano di "guerra". Non esiste guerra quando una potenza tra le più importanti del mondo militarmente utilizza settanta pesanti aerei da bombardamento per distruggere una popolazione che si aveva avuto la malvagità di rassicurare con l’apertura di tre valichi che finalmente davano uno sfogo ad una popolazione sofferente.
L’attacco è scattato all’uscita dei bambini dalle scuole. Ha finora provocato lutti e distruzioni gravissime e pare che continuerà con la penetrazione di soldati israeliani in territorio Gaza-Masada.
Esprimo la mia solidarietà profonda alla popolazione palestinese oppressa dalla somma delle potenze militari più possenti del mondo occidentale: Usa e Israele. Credo che Obama fosse al corrente dell’attacco e comunque io lo ritengo addirittura peggiore di Bush. Basta scorrere gli atti parlamentari della sua attività senatoriale.
Ma Israele quando vince inzuppando la terra che pretende di sangue perde. Alla lunga l’umanità dovrà estirpare un tumore terribile. Tutti i vicini di Israele sono sempre in pericolo fino a quando non si stabilirà in equilibrio atomico nella zona. Penso quindi che l’Iran dovrebbe fare presto a dotarsi della bomba nucleare oppure qualcuno dovrebbe imporre la denuclearizzazione dell’area.
57
pietroancona scrive:
26 Dicembre, 2008 alle 8:48 pm
la morale è conseguenza della scelta politica. Se si condividono gli stessi referenti economici, gli stessi interessi da rappresentare, se si frequentano le stesse persone, la morale del PD non può essere diversa da quella del PdL anche se la provenienza delle persone è diversa e diverse sono le loro storie.
Colaninno e tutta la cordata degli squaletti dell’Alitalia non sono forse referenti di entrambi gli schieramenti?
Il PD non ha alcun futuro se non come secondo partito della destra moderata e fascista italiana. Potrebbe avere un ruolo europeo se potesse fare una scelta socialdemocratica su questioni essenziali come le privatizzazioni, la legge biagi, il minimo salariale, la sanita e la scuola pubblica.
Ma il PD tende ad assomigliare al Partito di Berlusconi, in tutto…..
Questo è il paradosso italiano: due partiti di massa liberisti che proiettano parte della loro disgraziata influenza su gruppi della oligarchia di quella che fu la sinistra ( vedi la censura di Apicella e le dichiarazioni stolide di Bertinotti sul PD "avanzata frontiera".34
Nicola scrive:
il Bastardo
l'Infedele
il Vino
l'Inter
l'Ebraismo
il PD
Rassegna Stampa
Annunci
Biografia
Gad Lerner
Auguri natalizi, infedeli ma sinceri
Mercoledì, 24 Dicembre 2008
Contributi, il Bastardo
“Gesù non ha mai messo piede in una chiesa e non si è mai fatto il segno della croce in vita sua: perchè non dovrei riconoscere in lui uno dei nostri fratelli?”. Sono parole del grande scrittore israeliano Amos Oz, io mi limito a condividerne lo spirito. Se ho provato dell’imbarazzo nei confronti della figura di Gesù non è certo per quel che ha detto e per quel che ha fatto, da profeta osservante e ribelle, cioè da valoroso interprete della Torà.
Il severissimo zio di Amos Oz, Joseph Klausner (chi ha letto il capolavoro “Storia d’amore e di tenebra” ce l’ha senz’altro presente) fu il primo intellettuale sionista a pubblicare in ebraico, nel 1922, un libro su Gesù privo d’intenti missionari o, al contrario, anticristiani. L’aveva iniziato a Losanna, proseguito a Odessa, lo pubblica a Gerusalemme. Si intitola “Gesù nazareno, il suo tempo, la sua vita, la sua dottrina”. Riconoscere l’ebraicità di Gesù è solo il primo passo. Altri studiosi rileveranno come il suo insegnamento non abbia mai sostanzialmente contravvenuto i precetti fondamentali dell’ebraismo. Possiamo davvero entrare in relazione amichevole con lui, ora che diminuisce la paura delle minacce ricevute abusando del suo nome nel corso dei secoli.
Quando arriva il Natale, un ebreo può chiedersi dunque: é più il male o il bene che la nascita di Gesù ha procurato al mio popolo? Non vi stupirà sapere che la prima tentazione -guardando la storia e rimembrando le parole dei nostri congiunti più anziani- è sempre quella di rispondere che il cristianesimo sia stato per noi soprattutto una disgrazia. Ma la saggezza ebraica novecentesca fornisce una risposta diversa, per me più convincente. “Cosa rappresenta Gesù per gli ebrei?”, si chiede ad esempio Klausner, lo zio di Amos Oz. E risponde: “I suoi discepoli hanno portato la fiaccola della Torà d’Israele, anche se in modo parziale e deformato, ai pagani ai quattro angoli della terra. E quest’importanza storica mondiale di Gesù e della sua dottrina, nessun ebreo può ignorarla”.
Dunque oggi nasce un uomo straordinario che darà un contributo decisivo a universalizzare il messaggio biblico. Una buona notizia, più grande ancora delle persecuzioni subite, non vi pare?
Ecco perchè i miei auguri di buon Natale a tutti i frequentatori di questo blog bastardo sono -lo riconosco- infedeli, ma sinceri.
Tag: amos oz, ebraicità di gesù, gesù, joseph klausner, Torà
Articolo di:
Gad - che ha scritto 411 post su Gad Lerner.
Commenti per questo articolo
Altri commenti: 6 5 4 3 2 … 1 » Tutti
253
mauro pesce scrive:
28 Dicembre, 2008 alle 3:00 pm
L’ebraicità di Gesù sembra riconosciuta da tutti i biblisti cristiani, ma in realtà non lo è. Il nostro ultimo libro L’Uomo Gesù (di Adriana Destro e M.Pesce, Mondadori, nov 2008) ancora una volta è stato criticato da Famiglia cristiana e Avvenire proprio su questo punto: il nostro Gesù è troppo ebraico. Anche a Matrix, quando ho detto che Gesù fonda la ebraicità della cultura europea, Mentana ha corretto in modo politically correct: la base non è solo ebraica, ma ebraico-cristiana, perché sa che il pubblico non gradisce una sottolineatura troppo ebraica.
Insomma, l’ebraicità di Gesù non è ancora stata accettata affatto dalla cultura italiana e europea.
Mauro Pesce
252
pietro ancona scrive:
28 Dicembre, 2008 alle 12:14 pm
Ipocrisia, crudeltà, razzismo nell’articolo di Amos Oz su Repubblica di ieri
L’incipit dell’articolo del celebrato scrittore israeliano Amos Oz su Repubblica di ieri sabato 27 (*) vuole preparare i lettori, in massima parte liberal e fautori di una pace in Medio Oriente nonostante il conclamato orientamento filoisraeliano del giornale, alla strage di oggi ed a quelle che verranno nei prossimi giorni. Scrive Amos Oz: "I bombardamenti che mirano a colpire sistematicamente le comunità civili israeliane sono un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità, Lo Stato di Israele deve proteggere i propri cittadini." Questo periodo è una pura falsificazione dei fatti nel senso che fa risalire la causa della "necessaria" reazione israeliana a crimini ingiustificati ed ingiustificabili. Ignora naturalmente lo stato di prigionia in cui sono tenute le popolazioni della striscia di Gaza, l’impossibilità di rifornirle per il divieto israeliano, ignora le continue incursioni in territorio occupato per demolire edifici e stradicare oliveti e vigneti, non tiene conto che oltre dodicimila palestinesi sono detenuti illegalmente nelle prigioni israeliane ed in condizioni spaventose e tra questi, donne e bambini. Il governo legittimo di Hamas e di tutta la Palestina occupata ha il diritto di manifestare la propria ostilità a chi lo tiene sotto il tallone. Peraltro, i poveri e modesti razzi usati dai soldati palestinesi è noto a tutti sono più una testimonianza di esistenza in vita di una volontà di riscatto che vere e proprie aggressioni atte a provocare danni significativi alle persone ed alle cose. E’ un falso scrivere come fa Amos Oz che Israele ha il diritto di proteggere i propri cittadini. Questi sono protetti da uno degli eserciti più potenti del mondo coadiuvato anche da milizie private con alta specializzazione antisabotaggio ed alla guerriglia. Non sono e non sarebbero mai in pericolo i cittadini israeliani da aggressioni palestinesi come vorrebbe far credere.
Se Israele manifestasse una vera volontà di pace dovrebbe cominciare dall’allentamento del paranoico controllo dei territori, dalla fine degli omicidi mirati alla distruzione dei quadri dirigenti del futuro Stato Palestinese. Un muro immenso che costituisce una ferita indelebile alla civiltà dei rapporti umani e che si insinua profondamente nel territorio dei palestinesi non è certo il migliore strumento per la costruzione di una pace duratura.
Il cinismo del celebrato scrittore è davvero sconcertante. Nello "sconsigliare" (ma è un artificio retorico) l’invasione che ieri è stata fatta con massiccio bombardamento contemporaneo di sessanta pesanti aerei da guerra ne indica i motivi non tanto per la salvaguardia di vite umane, per il rispetto della popolazione, ma soltanto per gli effetti massmediatici negativi che la ripresa che le televisioni arabe potrebbero fare dei massacri susciterebbero nell’opinione pubblica dei paesi arabi. Naturalmente sa già che le televisioni del mondo occidentale eviteranno di mostrare la verità dei crimini commessi e si limiteranno a fare il cosidetto "panino" consistente nel mettere tra due accuse ad Hamas ed ai terroristi la reazione "legittima anche se eccessiva" degli israeliani.
Amos Oz è sionista, di famiglia sionista di destra proveniente dall’Europa Orientale. Ha un passato militare di lotta contro gli arabi.
E’ considerato, a torto, in Occidente un liberal, una colomba piuttosto che un falco ed i suoi libri sostenuti dall’industria editoriale hanno contribuito alla creazione del mito della fondazione e poi della vita in Israele, una vita inquietata dall’incertezza, insidiata dal nemico. La sua presenza nella stampa italiana mira a dare una "versione" a quella parte di democratici e di persone di sinistra che non accettano che si continui a versare sangue innocente una terra contesa. In lui, come nelle comunità ebraiche italiane, mai una parola di critica per i comportamenti dello Stato di Israele. Silenzio assoluto sul Libano distrutto per ben tre volte, creazione massmediatica del mostro terrorista Hamas, legittimo vincitore di elezioni democratiche; non una parola sulla scissione provocata nei palestinesi tra "laici" e "fondamentalisti", una scelta determinata dalla volontà di non cedere mai neppure un millimetro dei territori occupati concedendo al massimo ad un Abu Mazen Quisling un governatorato senza veri poteri statali e privo di autonomia.
Ci sono in Israele intellettuali che non hanno la fama in Occidente di Amoz Oz ma che lottano e pagano di persona per un Israele umano e umanizzato e per una vera pace. Queste persone vengono discriminate. La loro vita è assai difficile nelle Università e dappertuttoo. Ne voglio citare qualcuno per fare onore a chi davvero vuole la pace e non una terra israeliana inzuppata dal sangue del popolo palestinese. Aaron Shabtai, Yitzhak Laor, Ilan Pappè, Michel Warschawski, Tanya Reinhart (purtroppo non c’è più), Jeff Halper, Uri Avnery e tanti altri che nonostante le minacce e le intimidazioni costituiscono la coscienza antifascista ed antinazista di Israele, denunziano con coraggio gli slittamenti a destra ed i crimini del governo razzista non solo verso i palestinesi ma anche verso tanta parte della popolazione ebraica che non ha il pedigree dei primi della classe angloamericani.
Pietro Ancona
il papa, i sindacati, il precariato
Il Papa, i Sindacati, il lavoro precario
=============================
L'Italia ha tre Confederazioni Sindacali tra le più potenti d'Europa.
Ma alla forza di queste organizzazioni che tesserano più di dieci milioni di lavoratori corrisponde una condizione di precarietà, di miseria, di infelicità, di progressiva perdita dei diritti dei lavoratori associati o non.
Soltanto i Sindacati di base difendono davvero i lavoratori ma ne pagano le spese con discriminazioni, isolamento, licenziamento dei loro uomini più combattivi ( insomma quello che accadeva alla CGIL negli anni cinquanta e sessanta). Questi sindacati di base non sono riconosciuti dalle tre grandi Confederazioni che profeririscono l'UGL della Polverini, il sindacato di matrice fascista ed hanno con questa frequentazioni intense.
Il Papa, certamente informato dai sensori numerosi della Chiesa nella società civile, capisce che l'Italia non ha futuro con il lavoro precario, che il bene dell'economia non può essere realizzato a scapito della infelicità e della miseria dei lavoratori e chiede la fine del precariato. Ha colto l'enormità del fenomeno sociale del precariato e la sua forza di distruzione delle strutture familiari e sociali.
Ricordo che quando il contratto era a tempo indeterminato e il tempo determinato era soltanto per i lavori stagionali e le prestazioni davvero straordinarie, le cose in Italia andavano assai meglio e non esisteva l'orribile divaricazione dei redditi tra i managers, i politici, i professionisti ed i lavoratori dipendenti. Anche la distanza abissale che divide l'amministratore delegato dall'ingegnere o dal funzionario è causa del malessere italiano. La Legge Biagi ha dato al padronato la possibilità di fumus giuridici di contratti davvero fantasiosi. Possibile, ad esempio, che in Italia esistano un milione di progetti ai quali sono addetti altrettanti precari? Che cosa sono questi progetti?
La CGIL si è affrettata a rispondere "positivamente" alla denunzia del Papa con una nota in cui parla di "ammortizzatori sociali" per i precari, cioè la flexisecurity peraltro irrealistica data la grottesca e patologica quantita di precari inventati dalla fertile e malvagia fantasia della legge Biagi Sacconi Maroni. Quanto denaro dovrebbe avere lo Stato per fare ammortizzatori sociali per cinque o sei milioni di precari?
Il precariato non è una necessità dell'economia. E' una scelta politica odiosamente di classe per ricattare, per tenere sotto tensione i dipendenti.
Il precariato va abolito con un piano di rientro al lavoro a tempo indeterminato garantito dall'art.18 e con retribuzioni decorose attraverso un aumento generalizzato dei salari.
Veltroni si accinge a discutere con Sacconi della settimana corta. Gli Dei accecano coloro che vogliono all'inferno. La settimana corta a salario decurtato e con integrazione della CIG sarebbe assai onerosa e abbasserebbe ancora il livello salariale italiano alla faccia di tutti i piagnistei ipocriti sulle busta paga che non consentono di giungere alla fine del mese. Si può avere la settimana corta a parità di salario con la settimana piena? Non se lo sognano nemmeno!!
I lavoratori italiani hanno diritto di parola. Ci vuole una profonda e radicale democratizzazione dei Sindacati che non possono continuare ad essere strumenti della confindustria per imporre la sua linea di spoliazione e di sfruttamento. Una legge dovrebbe regolare la consultazione e la rappresentanza la pubblicità dei bilanci e mettere un limite agli enti bilaterali.
Pietro Ancona
già membro dell'esecutivo CGIL
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_28/papa_precari_lavoro_7286f466-d4d4-11dd-b87c-00144f02aabc.shtml
=============================
L'Italia ha tre Confederazioni Sindacali tra le più potenti d'Europa.
Ma alla forza di queste organizzazioni che tesserano più di dieci milioni di lavoratori corrisponde una condizione di precarietà, di miseria, di infelicità, di progressiva perdita dei diritti dei lavoratori associati o non.
Soltanto i Sindacati di base difendono davvero i lavoratori ma ne pagano le spese con discriminazioni, isolamento, licenziamento dei loro uomini più combattivi ( insomma quello che accadeva alla CGIL negli anni cinquanta e sessanta). Questi sindacati di base non sono riconosciuti dalle tre grandi Confederazioni che profeririscono l'UGL della Polverini, il sindacato di matrice fascista ed hanno con questa frequentazioni intense.
Il Papa, certamente informato dai sensori numerosi della Chiesa nella società civile, capisce che l'Italia non ha futuro con il lavoro precario, che il bene dell'economia non può essere realizzato a scapito della infelicità e della miseria dei lavoratori e chiede la fine del precariato. Ha colto l'enormità del fenomeno sociale del precariato e la sua forza di distruzione delle strutture familiari e sociali.
Ricordo che quando il contratto era a tempo indeterminato e il tempo determinato era soltanto per i lavori stagionali e le prestazioni davvero straordinarie, le cose in Italia andavano assai meglio e non esisteva l'orribile divaricazione dei redditi tra i managers, i politici, i professionisti ed i lavoratori dipendenti. Anche la distanza abissale che divide l'amministratore delegato dall'ingegnere o dal funzionario è causa del malessere italiano. La Legge Biagi ha dato al padronato la possibilità di fumus giuridici di contratti davvero fantasiosi. Possibile, ad esempio, che in Italia esistano un milione di progetti ai quali sono addetti altrettanti precari? Che cosa sono questi progetti?
La CGIL si è affrettata a rispondere "positivamente" alla denunzia del Papa con una nota in cui parla di "ammortizzatori sociali" per i precari, cioè la flexisecurity peraltro irrealistica data la grottesca e patologica quantita di precari inventati dalla fertile e malvagia fantasia della legge Biagi Sacconi Maroni. Quanto denaro dovrebbe avere lo Stato per fare ammortizzatori sociali per cinque o sei milioni di precari?
Il precariato non è una necessità dell'economia. E' una scelta politica odiosamente di classe per ricattare, per tenere sotto tensione i dipendenti.
Il precariato va abolito con un piano di rientro al lavoro a tempo indeterminato garantito dall'art.18 e con retribuzioni decorose attraverso un aumento generalizzato dei salari.
Veltroni si accinge a discutere con Sacconi della settimana corta. Gli Dei accecano coloro che vogliono all'inferno. La settimana corta a salario decurtato e con integrazione della CIG sarebbe assai onerosa e abbasserebbe ancora il livello salariale italiano alla faccia di tutti i piagnistei ipocriti sulle busta paga che non consentono di giungere alla fine del mese. Si può avere la settimana corta a parità di salario con la settimana piena? Non se lo sognano nemmeno!!
I lavoratori italiani hanno diritto di parola. Ci vuole una profonda e radicale democratizzazione dei Sindacati che non possono continuare ad essere strumenti della confindustria per imporre la sua linea di spoliazione e di sfruttamento. Una legge dovrebbe regolare la consultazione e la rappresentanza la pubblicità dei bilanci e mettere un limite agli enti bilaterali.
Pietro Ancona
già membro dell'esecutivo CGIL
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_28/papa_precari_lavoro_7286f466-d4d4-11dd-b87c-00144f02aabc.shtml
giovedì 25 dicembre 2008
pagine del libro cuore scritte a palermo
Buon Natale Rivoluzionario!!!
Pietro
Addio alla scuola, la ragazzina rom emigra
Repubblica — 21 dicembre 2008 pagina 9 sezione: PALERMO
i cronaca) Claudia Brunetto Fra qualche giorno, infatti, Roberta si trasferirà in Francia con tutta la famiglia dopo dieci anni di vita al campo nomadi. Sarebbe stata una delle prime alunne rom a completare questo ciclo di studi. «Mio padre non trova lavoro qui - dice la ragazzina di quattordici anni originaria del Kosovo - Ci ha provato più volte. Allora ha deciso di trasferirsi in Francia. Ha già trovato un lavoro come manovale. In Francia ci sono i miei nonni. Sono felice di riabbracciarli. Ma sono molto triste perché lascio questa città in cui sono cresciuta e anche i miei compagni che mi vogliono molto bene. In un certo senso dovrò ricominciare tutto da capo. Anche se il francese a scuola l' ho studiato, dovrò ambientarmi in un altro contesto e eventualmente in un' altra scuola». Sembra molto lontano il giorno in cui ha varcato per la prima volta la soglia della scuola elementare Collodi. «Mi ricordo che ho pianto tanto - dice Roberta che adesso frequenta la terza classe alla scuola media Antonino Pecoraro - Non conoscevo l' italiano e non sapevo scrivere. Mi sentivo diversa dagli altri. Invece le insegnanti mi hanno aiutato molto e con il tempo ho imparato a leggere e a scrivere. E soprattutto ho iniziato a sentirmi felice di andare a scuola. Certo ancora faccio degli errori, ma giorno per giorno è andata sempre meglio». Così ieri mattina, suo ultimo giorno di scuola, in classe è stata organizzata una grande festa con consegna dei regali: «Per salutarmi - racconta - I miei compagni mi hanno regalato un cappottino molto bello. è azzurro e mi terrà caldo durante l' inverno in Francia. Mi dispiace lasciare anche questa città in cui sono cresciuta. Anche mio fratello Suleiman che frequenta la seconda media non vuole andare via. L' unica cosa che mi consola è che rivedrò i miei nonni». I suoi pensieri li ha consegnati all' ultimo tema in classe. Fra le righe si legge tanta gratitudine per chi l' ha accompagnata in questi anni e un pizzico di nostalgia. «Ho scritto - continua Roberta - come se fosse una pagina del mio diario. Molti miei compagni si sono commossi nel salutarmi e anche io. Soprattutto Kirù e Alexandra che mi sono state molto vicine in questi anni. Dopo le scuole elementari avevo paura di continuare a studiare, perché sarebbe stato sempre più difficile. Infatti non volevo andare alle medie. Poi però è cambiato tutto e anche con le difficoltà che ci sono al campo, a volte anche senza libri, mi sono messa a studiare. Soprattutto grazie agli splendidi professori che ho incontrato qui. Mi piace molto la matematica e la musica». Per molti anni i volontari dell' Arci sono andati a prenderla ogni mattina al campo per accompagnarla a scuola. Adesso Roberta arriva alla Pecoraro assieme ai genitori o con il fratello. «Abbiamo lavorato molto con la famiglia Sali in questi anni - dice Lilla Graci dell' Arci - l' ho accompagnata personalmente a scuola il primo giorno della prima media. Spesso accade che le associazioni e la scuola facciano molto per i bambini e le famiglie rom e poi per una mancanza di sinergia con le istituzioni e il resto della società il percorso rischi di interrompersi. I genitori di Roberta hanno fatto molto per il futuro della bambina e per la sua formazione. Hanno voluto che studiasse in modo da darle quelle possibilità che loro non hanno avuto. Nonostante il permesso di soggiorno il padre ha avuto molte difficoltà a trovare un lavoro. E probabilmente non ha trovato altre soluzioni se non quella di andare via». Alla scuola media Pecoraro vivono la partenza di Roberta come una grande perdita: «Uno dei problemi dell' integrazione - dice Maria Margherita Francomano, dirigente scolastico - sta proprio in questo. Magari i bambini riescono con grandi sacrifici a trovare un contesto in cui crescere bene e studiare. E poi i genitori non riescono a trovare un lavoro. Quello di Roberta, purtroppo, è un percorso importante che si interrompe bruscamente. Facciamo tanto per togliere questi bambini dalla strada ed è un peccato che a volta non arrivino a raggiungere degli obiettivi. Spero soltanto che la condizione della sua famiglia migliori e che lei possa continuare a studiare». Alla ripresa della scuola, subito dopo le vacanze, il banco di Roberta rimarrà vuoto. - CLAUDIA BRUNETTO
ultimo giorno di scuola della ragazza rom che riparte
Repubblica — 21 dicembre 2008 pagina 1 sezione: PALERMO
Porta con sé tanti ricordi. Le partite di pallavolo in palestra e le corse a perdifiato durante la ricreazione. Le sudatissime poesie imparate a memoria e le recite di fine anno. Ma anche il rammarico di non poter raggiungere un traguardo ormai molto vicino: gli esami di licenza media. Roberta Sali ieri mattina ha salutato la sua scuola, i compagni e i professori. i cronaca) Claudia Brunetto Fra qualche giorno, infatti, Roberta si trasferirà in Francia con tutta la famiglia dopo dieci anni di vita al campo nomadi. Sarebbe stata una delle prime alunne rom a completare questo ciclo di studi. «Mio padre non trova lavoro qui - dice la ragazzina di quattordici anni originaria del Kosovo - Ci ha provato più volte. Allora ha deciso di trasferirsi in Francia. Ha già trovato un lavoro come manovale. In Francia ci sono i miei nonni. Sono felice di riabbracciarli. Ma sono molto triste perché lascio questa città in cui sono cresciuta e anche i miei compagni che mi vogliono molto bene. In un certo senso dovrò ricominciare tutto da capo. Anche se il francese a scuola l' ho studiato, dovrò ambientarmi in un altro contesto e eventualmente in un' altra scuola». Sembra molto lontano il giorno in cui ha varcato per la prima volta la soglia della scuola elementare Collodi. «Mi ricordo che ho pianto tanto - dice Roberta che adesso frequenta la terza classe alla scuola media Antonino Pecoraro - Non conoscevo l' italiano e non sapevo scrivere. Mi sentivo diversa dagli altri. Invece le insegnanti mi hanno aiutato molto e con il tempo ho imparato a leggere e a scrivere. E soprattutto ho iniziato a sentirmi felice di andare a scuola. Certo ancora faccio degli errori, ma giorno per giorno è andata sempre meglio». Così ieri mattina, suo ultimo giorno di scuola, in classe è stata organizzata una grande festa con consegna dei regali: «Per salutarmi - racconta - I miei compagni mi hanno regalato un cappottino molto bello. è azzurro e mi terrà caldo durante l' inverno in Francia. Mi dispiace lasciare anche questa città in cui sono cresciuta. Anche mio fratello Suleiman che frequenta la seconda media non vuole andare via. L' unica cosa che mi consola è che rivedrò i miei nonni». I suoi pensieri li ha consegnati all' ultimo tema in classe. Fra le righe si legge tanta gratitudine per chi l' ha accompagnata in questi anni e un pizzico di nostalgia. «Ho scritto - continua Roberta - come se fosse una pagina del mio diario. Molti miei compagni si sono commossi nel salutarmi e anche io. Soprattutto Kirù e Alexandra che mi sono state molto vicine in questi anni. Dopo le scuole elementari avevo paura di continuare a studiare, perché sarebbe stato sempre più difficile. Infatti non volevo andare alle medie. Poi però è cambiato tutto e anche con le difficoltà che ci sono al campo, a volte anche senza libri, mi sono messa a studiare. Soprattutto grazie agli splendidi professori che ho incontrato qui. Mi piace molto la matematica e la musica». Per molti anni i volontari dell' Arci sono andati a prenderla ogni mattina al campo per accompagnarla a scuola. Adesso Roberta arriva alla Pecoraro assieme ai genitori o con il fratello. «Abbiamo lavorato molto con la famiglia Sali in questi anni - dice Lilla Graci dell' Arci - l' ho accompagnata personalmente a scuola il primo giorno della prima media. Spesso accade che le associazioni e la scuola facciano molto per i bambini e le famiglie rom e poi per una mancanza di sinergia con le istituzioni e il resto della società il percorso rischi di interrompersi. I genitori di Roberta hanno fatto molto per il futuro della bambina e per la sua formazione. Hanno voluto che studiasse in modo da darle quelle possibilità che loro non hanno avuto. Nonostante il permesso di soggiorno il padre ha avuto molte difficoltà a trovare un lavoro. E probabilmente non ha trovato altre soluzioni se non quella di andare via». Alla scuola media Pecoraro vivono la partenza di Roberta come una grande perdita: «Uno dei problemi dell' integrazione - dice Maria Margherita Francomano, dirigente scolastico - sta proprio in questo. Magari i bambini riescono con grandi sacrifici a trovare un contesto in cui crescere bene e studiare. E poi i genitori non riescono a trovare un lavoro. Quello di Roberta, purtroppo, è un percorso importante che si interrompe bruscamente. Facciamo tanto per togliere questi bambini dalla strada ed è un peccato che a volta non arrivino a raggiungere degli obiettivi. Spero soltanto che la condizione della sua famiglia migliori e che lei possa continuare a studiare». Alla ripresa della scuola, subito dopo le vacanze, il banco di Roberta rimarrà vuoto. - CLAUDIA BRUNETTO
La ragazzina rom che studia senza libri
Repubblica — 03 agosto 2007 pagina 17 sezione: PALERMO
Roberta aspetta che la vengano a prendere per portarla al doposcuola, quello organizzato dall' Arci Sicilia con il progetto "La route". La scuola per quest' anno è finita: lei ha dodici anni ed è stata promossa alla seconda media. Un traguardo difficile da raggiungere per i bambini rom, fra i quali si tocca la percentuale più alta di dispersione scolastica. Per Roberta, invece, andare a scuola significa essere una ragazzina come le altre, poter imparare a scrivere e a parlare la lingua dei suoi coetanei, in un Paese straniero nel quale vive da quasi otto anni: «Da quando vado a scuola ho imparato l' italiano - racconta - Mi piace molto scrivere, ma sbaglio sempre le doppie. Mi piace passare il tempo con i miei compagni. Almeno a scuola faccio qualcosa e sono in compagnia, quando torno a casa cerco di fare i compiti. Ora che non c' è scuola cerco di esercitarmi per i fatti miei». Da sei anni, ogni mattina alle sette, i volontari dell' Arci la vanno a prendere al campo per accompagnarla a scuola, a piedi. Dopo le elementari alla Collodi, Roberta adesso frequenta la scuola media Pecoraro, dove spera di diplomarsi fra due anni. Adora la musica e si diletta nel canto: «Quest' anno, alla fine delle lezioni, abbiamo fatto una recita di teatro - racconta - è stato molto divertente, ho imparato tutta la parte a memoria, mi sono truccata e vestita da uno dei nanetti di Biancaneve. Era una recita sulle favole, è stato molto bello». Roberta tiene in mano un foglio stropicciato. E la domanda di iscrizione alla seconda media: «Me l' hanno data a scuola - dice - devo consegnarlo in un ufficio». Per tutto l' anno scolastico ha studiato sulle fotocopie che gli insegnanti le fornivano: i suoi genitori non le avevano comprato i libri di testo, e quei pochi che aveva li ha persi al campo. «Non importa se ho soltanto le fotocopie - dice - Tanto in classe posso leggere dai libri dei miei compagni. E la cosa più bella della scuola è conoscere altre persone. Non mi importa molto di non avere i libri». Il resto della sua giornata è una corsa senza sosta attorno al perimetro del campo, a giocare o a badare ai fratelli più piccoli. Sembra una ragazzina serena e gioiosa, alla ricerca di affetto. Non ha remore nell' affidarsi alle persone che la seguono e cerca di non deluderle: «Voglio molto bene ai miei insegnanti - racconta Roberta - Loro mi aiutano e mi spiegano le cose con calma quando non capisco. Sono molto contenta quando mi chiamano a scrivere alla lavagna. A volte, durante la ricreazione, scrivo messaggi carini ai miei insegnanti per ringraziarli». Sua madre, ventinove anni, vorrebbe per i figli una vita diversa: «Voglio portarli fuori da qui - dice Silvana Beghesci - ma tutto dipende dal lavoro di mio marito. Lui fa il muratore e non sempre lavora. Nel nostro Paese non facevamo questa vita. Ho cercato anch' io un lavoro, ma non ci sono riuscita. Provo vergogna a chiedere l' elemosina». La famiglia di Roberta è una di quelle fuggite dalla guerra nella ex Jugoslavia. Hanno girovagato per tutta l' Italia prima di stabilirsi a Palermo. Adesso sperano di ottenere il permesso di soggiorno. La maggior parte dei rom del campo proviene dal Kosovo, dalla Serbia e dal Montenegro. Un incontro di culture e religioni diverse nel raggio vitale del campo, limitato e infelice. A Palermo i bambini rom in età scolare sono circa un centinaio. Il loro ruolo all' interno delle famiglie è importante: rappresentano un ponte di comunicazione fra la cultura del territorio in cui si stabiliscono e le tradizioni d' origine. Imparano a leggere e a scrivere anche per i loro genitori. Rispettare l' obbligo scolastico è anche un modo per evitare i controlli indesiderati delle forze dell' ordine e per dimostrare di condurre una vita regolare. Roberta esprime i suoi desideri, con un italiano zoppicante, nei temi ad argomento libero. Il sogno ricorrente raffigura una fata che riesce a far nascere i fiori, con il tocco di una bacchetta magica, laddove non ce ne sono. Anche nel campo nomadi della Favorita, dove i pochi fiori che riescono a nascere vengono strappati subito. «Mia sorella, da grande, vuole fare la principessa - dice Roberta - Io ancora non lo so. Vedremo, intanto vado a scuola».
- CLAUDIA BRUNETTO
Pietro
Addio alla scuola, la ragazzina rom emigra
Repubblica — 21 dicembre 2008 pagina 9 sezione: PALERMO
i cronaca) Claudia Brunetto Fra qualche giorno, infatti, Roberta si trasferirà in Francia con tutta la famiglia dopo dieci anni di vita al campo nomadi. Sarebbe stata una delle prime alunne rom a completare questo ciclo di studi. «Mio padre non trova lavoro qui - dice la ragazzina di quattordici anni originaria del Kosovo - Ci ha provato più volte. Allora ha deciso di trasferirsi in Francia. Ha già trovato un lavoro come manovale. In Francia ci sono i miei nonni. Sono felice di riabbracciarli. Ma sono molto triste perché lascio questa città in cui sono cresciuta e anche i miei compagni che mi vogliono molto bene. In un certo senso dovrò ricominciare tutto da capo. Anche se il francese a scuola l' ho studiato, dovrò ambientarmi in un altro contesto e eventualmente in un' altra scuola». Sembra molto lontano il giorno in cui ha varcato per la prima volta la soglia della scuola elementare Collodi. «Mi ricordo che ho pianto tanto - dice Roberta che adesso frequenta la terza classe alla scuola media Antonino Pecoraro - Non conoscevo l' italiano e non sapevo scrivere. Mi sentivo diversa dagli altri. Invece le insegnanti mi hanno aiutato molto e con il tempo ho imparato a leggere e a scrivere. E soprattutto ho iniziato a sentirmi felice di andare a scuola. Certo ancora faccio degli errori, ma giorno per giorno è andata sempre meglio». Così ieri mattina, suo ultimo giorno di scuola, in classe è stata organizzata una grande festa con consegna dei regali: «Per salutarmi - racconta - I miei compagni mi hanno regalato un cappottino molto bello. è azzurro e mi terrà caldo durante l' inverno in Francia. Mi dispiace lasciare anche questa città in cui sono cresciuta. Anche mio fratello Suleiman che frequenta la seconda media non vuole andare via. L' unica cosa che mi consola è che rivedrò i miei nonni». I suoi pensieri li ha consegnati all' ultimo tema in classe. Fra le righe si legge tanta gratitudine per chi l' ha accompagnata in questi anni e un pizzico di nostalgia. «Ho scritto - continua Roberta - come se fosse una pagina del mio diario. Molti miei compagni si sono commossi nel salutarmi e anche io. Soprattutto Kirù e Alexandra che mi sono state molto vicine in questi anni. Dopo le scuole elementari avevo paura di continuare a studiare, perché sarebbe stato sempre più difficile. Infatti non volevo andare alle medie. Poi però è cambiato tutto e anche con le difficoltà che ci sono al campo, a volte anche senza libri, mi sono messa a studiare. Soprattutto grazie agli splendidi professori che ho incontrato qui. Mi piace molto la matematica e la musica». Per molti anni i volontari dell' Arci sono andati a prenderla ogni mattina al campo per accompagnarla a scuola. Adesso Roberta arriva alla Pecoraro assieme ai genitori o con il fratello. «Abbiamo lavorato molto con la famiglia Sali in questi anni - dice Lilla Graci dell' Arci - l' ho accompagnata personalmente a scuola il primo giorno della prima media. Spesso accade che le associazioni e la scuola facciano molto per i bambini e le famiglie rom e poi per una mancanza di sinergia con le istituzioni e il resto della società il percorso rischi di interrompersi. I genitori di Roberta hanno fatto molto per il futuro della bambina e per la sua formazione. Hanno voluto che studiasse in modo da darle quelle possibilità che loro non hanno avuto. Nonostante il permesso di soggiorno il padre ha avuto molte difficoltà a trovare un lavoro. E probabilmente non ha trovato altre soluzioni se non quella di andare via». Alla scuola media Pecoraro vivono la partenza di Roberta come una grande perdita: «Uno dei problemi dell' integrazione - dice Maria Margherita Francomano, dirigente scolastico - sta proprio in questo. Magari i bambini riescono con grandi sacrifici a trovare un contesto in cui crescere bene e studiare. E poi i genitori non riescono a trovare un lavoro. Quello di Roberta, purtroppo, è un percorso importante che si interrompe bruscamente. Facciamo tanto per togliere questi bambini dalla strada ed è un peccato che a volta non arrivino a raggiungere degli obiettivi. Spero soltanto che la condizione della sua famiglia migliori e che lei possa continuare a studiare». Alla ripresa della scuola, subito dopo le vacanze, il banco di Roberta rimarrà vuoto. - CLAUDIA BRUNETTO
ultimo giorno di scuola della ragazza rom che riparte
Repubblica — 21 dicembre 2008 pagina 1 sezione: PALERMO
Porta con sé tanti ricordi. Le partite di pallavolo in palestra e le corse a perdifiato durante la ricreazione. Le sudatissime poesie imparate a memoria e le recite di fine anno. Ma anche il rammarico di non poter raggiungere un traguardo ormai molto vicino: gli esami di licenza media. Roberta Sali ieri mattina ha salutato la sua scuola, i compagni e i professori. i cronaca) Claudia Brunetto Fra qualche giorno, infatti, Roberta si trasferirà in Francia con tutta la famiglia dopo dieci anni di vita al campo nomadi. Sarebbe stata una delle prime alunne rom a completare questo ciclo di studi. «Mio padre non trova lavoro qui - dice la ragazzina di quattordici anni originaria del Kosovo - Ci ha provato più volte. Allora ha deciso di trasferirsi in Francia. Ha già trovato un lavoro come manovale. In Francia ci sono i miei nonni. Sono felice di riabbracciarli. Ma sono molto triste perché lascio questa città in cui sono cresciuta e anche i miei compagni che mi vogliono molto bene. In un certo senso dovrò ricominciare tutto da capo. Anche se il francese a scuola l' ho studiato, dovrò ambientarmi in un altro contesto e eventualmente in un' altra scuola». Sembra molto lontano il giorno in cui ha varcato per la prima volta la soglia della scuola elementare Collodi. «Mi ricordo che ho pianto tanto - dice Roberta che adesso frequenta la terza classe alla scuola media Antonino Pecoraro - Non conoscevo l' italiano e non sapevo scrivere. Mi sentivo diversa dagli altri. Invece le insegnanti mi hanno aiutato molto e con il tempo ho imparato a leggere e a scrivere. E soprattutto ho iniziato a sentirmi felice di andare a scuola. Certo ancora faccio degli errori, ma giorno per giorno è andata sempre meglio». Così ieri mattina, suo ultimo giorno di scuola, in classe è stata organizzata una grande festa con consegna dei regali: «Per salutarmi - racconta - I miei compagni mi hanno regalato un cappottino molto bello. è azzurro e mi terrà caldo durante l' inverno in Francia. Mi dispiace lasciare anche questa città in cui sono cresciuta. Anche mio fratello Suleiman che frequenta la seconda media non vuole andare via. L' unica cosa che mi consola è che rivedrò i miei nonni». I suoi pensieri li ha consegnati all' ultimo tema in classe. Fra le righe si legge tanta gratitudine per chi l' ha accompagnata in questi anni e un pizzico di nostalgia. «Ho scritto - continua Roberta - come se fosse una pagina del mio diario. Molti miei compagni si sono commossi nel salutarmi e anche io. Soprattutto Kirù e Alexandra che mi sono state molto vicine in questi anni. Dopo le scuole elementari avevo paura di continuare a studiare, perché sarebbe stato sempre più difficile. Infatti non volevo andare alle medie. Poi però è cambiato tutto e anche con le difficoltà che ci sono al campo, a volte anche senza libri, mi sono messa a studiare. Soprattutto grazie agli splendidi professori che ho incontrato qui. Mi piace molto la matematica e la musica». Per molti anni i volontari dell' Arci sono andati a prenderla ogni mattina al campo per accompagnarla a scuola. Adesso Roberta arriva alla Pecoraro assieme ai genitori o con il fratello. «Abbiamo lavorato molto con la famiglia Sali in questi anni - dice Lilla Graci dell' Arci - l' ho accompagnata personalmente a scuola il primo giorno della prima media. Spesso accade che le associazioni e la scuola facciano molto per i bambini e le famiglie rom e poi per una mancanza di sinergia con le istituzioni e il resto della società il percorso rischi di interrompersi. I genitori di Roberta hanno fatto molto per il futuro della bambina e per la sua formazione. Hanno voluto che studiasse in modo da darle quelle possibilità che loro non hanno avuto. Nonostante il permesso di soggiorno il padre ha avuto molte difficoltà a trovare un lavoro. E probabilmente non ha trovato altre soluzioni se non quella di andare via». Alla scuola media Pecoraro vivono la partenza di Roberta come una grande perdita: «Uno dei problemi dell' integrazione - dice Maria Margherita Francomano, dirigente scolastico - sta proprio in questo. Magari i bambini riescono con grandi sacrifici a trovare un contesto in cui crescere bene e studiare. E poi i genitori non riescono a trovare un lavoro. Quello di Roberta, purtroppo, è un percorso importante che si interrompe bruscamente. Facciamo tanto per togliere questi bambini dalla strada ed è un peccato che a volta non arrivino a raggiungere degli obiettivi. Spero soltanto che la condizione della sua famiglia migliori e che lei possa continuare a studiare». Alla ripresa della scuola, subito dopo le vacanze, il banco di Roberta rimarrà vuoto. - CLAUDIA BRUNETTO
La ragazzina rom che studia senza libri
Repubblica — 03 agosto 2007 pagina 17 sezione: PALERMO
Roberta aspetta che la vengano a prendere per portarla al doposcuola, quello organizzato dall' Arci Sicilia con il progetto "La route". La scuola per quest' anno è finita: lei ha dodici anni ed è stata promossa alla seconda media. Un traguardo difficile da raggiungere per i bambini rom, fra i quali si tocca la percentuale più alta di dispersione scolastica. Per Roberta, invece, andare a scuola significa essere una ragazzina come le altre, poter imparare a scrivere e a parlare la lingua dei suoi coetanei, in un Paese straniero nel quale vive da quasi otto anni: «Da quando vado a scuola ho imparato l' italiano - racconta - Mi piace molto scrivere, ma sbaglio sempre le doppie. Mi piace passare il tempo con i miei compagni. Almeno a scuola faccio qualcosa e sono in compagnia, quando torno a casa cerco di fare i compiti. Ora che non c' è scuola cerco di esercitarmi per i fatti miei». Da sei anni, ogni mattina alle sette, i volontari dell' Arci la vanno a prendere al campo per accompagnarla a scuola, a piedi. Dopo le elementari alla Collodi, Roberta adesso frequenta la scuola media Pecoraro, dove spera di diplomarsi fra due anni. Adora la musica e si diletta nel canto: «Quest' anno, alla fine delle lezioni, abbiamo fatto una recita di teatro - racconta - è stato molto divertente, ho imparato tutta la parte a memoria, mi sono truccata e vestita da uno dei nanetti di Biancaneve. Era una recita sulle favole, è stato molto bello». Roberta tiene in mano un foglio stropicciato. E la domanda di iscrizione alla seconda media: «Me l' hanno data a scuola - dice - devo consegnarlo in un ufficio». Per tutto l' anno scolastico ha studiato sulle fotocopie che gli insegnanti le fornivano: i suoi genitori non le avevano comprato i libri di testo, e quei pochi che aveva li ha persi al campo. «Non importa se ho soltanto le fotocopie - dice - Tanto in classe posso leggere dai libri dei miei compagni. E la cosa più bella della scuola è conoscere altre persone. Non mi importa molto di non avere i libri». Il resto della sua giornata è una corsa senza sosta attorno al perimetro del campo, a giocare o a badare ai fratelli più piccoli. Sembra una ragazzina serena e gioiosa, alla ricerca di affetto. Non ha remore nell' affidarsi alle persone che la seguono e cerca di non deluderle: «Voglio molto bene ai miei insegnanti - racconta Roberta - Loro mi aiutano e mi spiegano le cose con calma quando non capisco. Sono molto contenta quando mi chiamano a scrivere alla lavagna. A volte, durante la ricreazione, scrivo messaggi carini ai miei insegnanti per ringraziarli». Sua madre, ventinove anni, vorrebbe per i figli una vita diversa: «Voglio portarli fuori da qui - dice Silvana Beghesci - ma tutto dipende dal lavoro di mio marito. Lui fa il muratore e non sempre lavora. Nel nostro Paese non facevamo questa vita. Ho cercato anch' io un lavoro, ma non ci sono riuscita. Provo vergogna a chiedere l' elemosina». La famiglia di Roberta è una di quelle fuggite dalla guerra nella ex Jugoslavia. Hanno girovagato per tutta l' Italia prima di stabilirsi a Palermo. Adesso sperano di ottenere il permesso di soggiorno. La maggior parte dei rom del campo proviene dal Kosovo, dalla Serbia e dal Montenegro. Un incontro di culture e religioni diverse nel raggio vitale del campo, limitato e infelice. A Palermo i bambini rom in età scolare sono circa un centinaio. Il loro ruolo all' interno delle famiglie è importante: rappresentano un ponte di comunicazione fra la cultura del territorio in cui si stabiliscono e le tradizioni d' origine. Imparano a leggere e a scrivere anche per i loro genitori. Rispettare l' obbligo scolastico è anche un modo per evitare i controlli indesiderati delle forze dell' ordine e per dimostrare di condurre una vita regolare. Roberta esprime i suoi desideri, con un italiano zoppicante, nei temi ad argomento libero. Il sogno ricorrente raffigura una fata che riesce a far nascere i fiori, con il tocco di una bacchetta magica, laddove non ce ne sono. Anche nel campo nomadi della Favorita, dove i pochi fiori che riescono a nascere vengono strappati subito. «Mia sorella, da grande, vuole fare la principessa - dice Roberta - Io ancora non lo so. Vedremo, intanto vado a scuola».
- CLAUDIA BRUNETTO
settimana corta e contratto unico
-----
Contrariamente a quanto ritiene Cremaschi la proposta della settimana corta fatta dal Ministro Sacconi e subito accolta con visibile sorridente apertura da Epifani non è "chiacchiericcio mediatico" ma un nuovo attacco a quanto resta dei diritti dei lavoratori dopo gli accordi del luglio 2007 e la legge 133. Semmai c'è da dire che tutta la destra non è d'accordo. Brunetta l'ha apertamente bocciata dichiarando che non si applicherà al pubblico impiego e ci sono silenzi significativi. Letta del PD con qualche se e qualche ma (come dei resto ha fatto Epifani) si è dichiarato favorevole. Altri nella destra stanno valutando fino a che punto debbono tirare la corda in un Paese che ha i lavoratori più affamati d'Europa.
A mio parere la proposta, nel disegno dei suoi sostenitori (mi riferisco al gruppo che lavora in profondità al Ministero, alla Confindustria, in Parlamento, nella Cisl e anche negli altri sindacati e nel PD per "semplificare sino alla somma zero" i diritti dei lavoratori, vorrebbe essere una sorta di grimaldello per la precarizzazione del lavoro a tempo indeterminato. Che bisogno c'era di proporre la settimana corta alla tedesca quando abbiamo la cassa integrazione? Non c'è alcun bisogno. La messa in cassa integrazione di gruppi di lavoratori non modifica il loro stato contrattuale. Finita la cassa integrazione tornano al lavoro. Ma la proposta di Sacconi parla di una cosa diversa, di una trattativa tra le parti per cui, riconosciuto uno stato di necessità ( ricordatevi sempre c he l'Italia riconosce la necessità di oltre un milione di progetti lavorativi!!!!!) si stabilisce un regime di turnazione, di alternanza
che potrebbe essere usato per tutto il tempo che l'azienda riterrà necessario.
L'ossessione del tempo indeterminato che non fa dormire la notte Ichino, i solerti studiosi della Voce, tanti valorosi accademici e collaboratori di Sacconi e della Confindustria in qualche modo viene
esercizzata. Avremo milioni di lavoratori a settimana corta che si alterneranno nel sottosuolo di salari sempre più inconsistenti e per giunta in parte corrisposti dallo Stato?
L'altro grimaldello è quello inventato da Ichino(con Boeri?) Trattasi del contratto unico a tempo indeterminato per tutti. Che bello, che Bello, che bello!!!!!Finalmente si sono resi conto di quanta infelicità hanno creato la legge Biagi e le successive!!! Ma pensate che hanno davvero il cuore così tenero anche se siamo in climna natalizio?? Non è cosi, purtroppo dal momento che il contratto a tempo indeterminato per tutti (comune in Italia fino al pacchetto Treu)è come lo scorpione che nasconde un artiglio velenoso: abolizione dell'art.18!!!
Insomma bisogna ammettere che gli economisti engagè, gli accademici,
i grandi azzeratori del giuslavorismo sono dabbero creativi!! Caspita che fantasia, che inventiva!!!
E pensare che Epifani, dopo dieci giorni dal famoso sciopero generale, ha in mano un mucchietto di mosche e la polpetta avvelenata che gli ha mandato Sacconi ( e non è detto che i suoi amici del PD non sono pronti a manderne anche loro....)
Pietro Ancona
Contrariamente a quanto ritiene Cremaschi la proposta della settimana corta fatta dal Ministro Sacconi e subito accolta con visibile sorridente apertura da Epifani non è "chiacchiericcio mediatico" ma un nuovo attacco a quanto resta dei diritti dei lavoratori dopo gli accordi del luglio 2007 e la legge 133. Semmai c'è da dire che tutta la destra non è d'accordo. Brunetta l'ha apertamente bocciata dichiarando che non si applicherà al pubblico impiego e ci sono silenzi significativi. Letta del PD con qualche se e qualche ma (come dei resto ha fatto Epifani) si è dichiarato favorevole. Altri nella destra stanno valutando fino a che punto debbono tirare la corda in un Paese che ha i lavoratori più affamati d'Europa.
A mio parere la proposta, nel disegno dei suoi sostenitori (mi riferisco al gruppo che lavora in profondità al Ministero, alla Confindustria, in Parlamento, nella Cisl e anche negli altri sindacati e nel PD per "semplificare sino alla somma zero" i diritti dei lavoratori, vorrebbe essere una sorta di grimaldello per la precarizzazione del lavoro a tempo indeterminato. Che bisogno c'era di proporre la settimana corta alla tedesca quando abbiamo la cassa integrazione? Non c'è alcun bisogno. La messa in cassa integrazione di gruppi di lavoratori non modifica il loro stato contrattuale. Finita la cassa integrazione tornano al lavoro. Ma la proposta di Sacconi parla di una cosa diversa, di una trattativa tra le parti per cui, riconosciuto uno stato di necessità ( ricordatevi sempre c he l'Italia riconosce la necessità di oltre un milione di progetti lavorativi!!!!!) si stabilisce un regime di turnazione, di alternanza
che potrebbe essere usato per tutto il tempo che l'azienda riterrà necessario.
L'ossessione del tempo indeterminato che non fa dormire la notte Ichino, i solerti studiosi della Voce, tanti valorosi accademici e collaboratori di Sacconi e della Confindustria in qualche modo viene
esercizzata. Avremo milioni di lavoratori a settimana corta che si alterneranno nel sottosuolo di salari sempre più inconsistenti e per giunta in parte corrisposti dallo Stato?
L'altro grimaldello è quello inventato da Ichino(con Boeri?) Trattasi del contratto unico a tempo indeterminato per tutti. Che bello, che Bello, che bello!!!!!Finalmente si sono resi conto di quanta infelicità hanno creato la legge Biagi e le successive!!! Ma pensate che hanno davvero il cuore così tenero anche se siamo in climna natalizio?? Non è cosi, purtroppo dal momento che il contratto a tempo indeterminato per tutti (comune in Italia fino al pacchetto Treu)è come lo scorpione che nasconde un artiglio velenoso: abolizione dell'art.18!!!
Insomma bisogna ammettere che gli economisti engagè, gli accademici,
i grandi azzeratori del giuslavorismo sono dabbero creativi!! Caspita che fantasia, che inventiva!!!
E pensare che Epifani, dopo dieci giorni dal famoso sciopero generale, ha in mano un mucchietto di mosche e la polpetta avvelenata che gli ha mandato Sacconi ( e non è detto che i suoi amici del PD non sono pronti a manderne anche loro....)
Pietro Ancona
martedì 16 dicembre 2008
il pd presto extraparlamentare?
il PD finirà extraparlamentare in quattro anni?
==================================
La cosa stupefacente della sconfitta del PD in Abruzzo è che i pennivendoli embedded l'attribuiscono alla alleanza con Di Pietro. Stupefacente perchè probabilmente è vero il contrario: il PD non si è ancora del tutto squagliato perchè l'alleanza con Di Pietro lo tiene ancorato ad alcune cose, alcuni valori che sono propri dell'elettorato e del popolo della sinistra.
Stamane la giornata si apre con l'arresto del segretario regionale del PD abruzzese e sindaco di Pescara e con l'adesione del PD alla proposta Brunetta di alzare l'età pensionabile delle donne a 65 anni! (anche l'ineffabile sindacato UIL pare che sia sedotto dalla proposta). Gaudio di tutte le donne italiane specialmente delle lavoratrici delle fabbriche!
Piuttosto che l'alleanza con Di Pietro ha nociuto al PD in primo luogo l'avere scoperto tutto il suo fianco sinistra ottenendo da Berlusconi l'espulsione dal Parlamento della sinistra dai socialisti a rifondazione ai comunisti italiani ai verdi ritenendo con ciò di realizzare, a tavolino, il grande schema americano dei due partiti che combattono per lo stesso blocco sociale, un blocco che esclude rigorosamente gli interessi dei lavoratori. Ha nociuto al PD l'adesione e le pressioni esercitate sulla CGIL per l'accordo Alitalia Cai, una operazione truffaldina che regala per uno qualcosa come sei miliardi e forse più di beni e scarica sullo Stato i debiti. Non è da escludere che la Cai, nell'impossibilità di gestire la Compagnia si veda costretta ad accordi precipitosi o con i francesi o con i tedeschi ed alla fine i furbissimi capitanati da Colaninno (precedenti illustri in Telecom) ci guadagneranno il resto dei soldi.
Ha nuociuto ancora la freddezza con la quale ha accolto lo sciopero generale della CGIL. E' vero che qualcuno (Bersani,Finocchiaro)ha sfilato nei cortei ma dopo aver costretto la CGIL ha chiedere praticamente niente tranne che essere ammessa alla cabina di regia della crisi italiana. L'Italia è diventata un piagnisteo di grassi e grossi benestanti che in tv piangono che la gente non arriva alla fine del mese ma alla fine questo piagnisteo serve solo a giustificare misure offensive di carità statale come la famigerata socialcard.
L'Abruzzo prefigura gli States. Quasi la metà dell'elettorato non è andato a votare. Chi è andato a votare si è rassegnato a due forme di clientelismo e di corruzione politica. Alla vigilia del voto il Presidente ora eletto prometteva assunzioni e altro.....L'elettore PD è motivato ad aspettarsi gli stessi favori che aspetta l'elettore PDL:
Come finirà? Con questa accelerazione verso il disfacimento può benissimo succedere che finiscano presto extra-parlamentari anche i boriosi parlamentari del PD. A furia di assomigliare sempre di più a Berlusconi, a copiare le ricette di Brunetta e di Sacconi, ad
assentire alle "riforme" della Giustizia, perderanno sempre più velocemente consensi. Avremo un Parlamento monopartitico con una piccola irriducibile opposizione dipietrista?
Veltroni raggiungerà l'ineffabile Bertinotti nel club dell'opposizione per sempre?
Se non accadrà un terremoto, le prossime scelte bipartisan sulla giustizia, sull'economia,
sulle privatizzazioni, sull'abolizione del contratto di lavoro, sulla revisione della legge per la sicurezza imposta da Confindustria e CISL, azzereranno forse per sempre l'appeal dei democratici!! Siamo lontanissimi anni luce dall'attrattività dell'Ulivo e del suo programma!!
Ma forse il peggio accadrà prima se il PD cadrà nelle mani di coloro che vogliono subito la rottura con Di Pietro, la rottura col mondo reale!!
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
==================================
La cosa stupefacente della sconfitta del PD in Abruzzo è che i pennivendoli embedded l'attribuiscono alla alleanza con Di Pietro. Stupefacente perchè probabilmente è vero il contrario: il PD non si è ancora del tutto squagliato perchè l'alleanza con Di Pietro lo tiene ancorato ad alcune cose, alcuni valori che sono propri dell'elettorato e del popolo della sinistra.
Stamane la giornata si apre con l'arresto del segretario regionale del PD abruzzese e sindaco di Pescara e con l'adesione del PD alla proposta Brunetta di alzare l'età pensionabile delle donne a 65 anni! (anche l'ineffabile sindacato UIL pare che sia sedotto dalla proposta). Gaudio di tutte le donne italiane specialmente delle lavoratrici delle fabbriche!
Piuttosto che l'alleanza con Di Pietro ha nociuto al PD in primo luogo l'avere scoperto tutto il suo fianco sinistra ottenendo da Berlusconi l'espulsione dal Parlamento della sinistra dai socialisti a rifondazione ai comunisti italiani ai verdi ritenendo con ciò di realizzare, a tavolino, il grande schema americano dei due partiti che combattono per lo stesso blocco sociale, un blocco che esclude rigorosamente gli interessi dei lavoratori. Ha nociuto al PD l'adesione e le pressioni esercitate sulla CGIL per l'accordo Alitalia Cai, una operazione truffaldina che regala per uno qualcosa come sei miliardi e forse più di beni e scarica sullo Stato i debiti. Non è da escludere che la Cai, nell'impossibilità di gestire la Compagnia si veda costretta ad accordi precipitosi o con i francesi o con i tedeschi ed alla fine i furbissimi capitanati da Colaninno (precedenti illustri in Telecom) ci guadagneranno il resto dei soldi.
Ha nuociuto ancora la freddezza con la quale ha accolto lo sciopero generale della CGIL. E' vero che qualcuno (Bersani,Finocchiaro)ha sfilato nei cortei ma dopo aver costretto la CGIL ha chiedere praticamente niente tranne che essere ammessa alla cabina di regia della crisi italiana. L'Italia è diventata un piagnisteo di grassi e grossi benestanti che in tv piangono che la gente non arriva alla fine del mese ma alla fine questo piagnisteo serve solo a giustificare misure offensive di carità statale come la famigerata socialcard.
L'Abruzzo prefigura gli States. Quasi la metà dell'elettorato non è andato a votare. Chi è andato a votare si è rassegnato a due forme di clientelismo e di corruzione politica. Alla vigilia del voto il Presidente ora eletto prometteva assunzioni e altro.....L'elettore PD è motivato ad aspettarsi gli stessi favori che aspetta l'elettore PDL:
Come finirà? Con questa accelerazione verso il disfacimento può benissimo succedere che finiscano presto extra-parlamentari anche i boriosi parlamentari del PD. A furia di assomigliare sempre di più a Berlusconi, a copiare le ricette di Brunetta e di Sacconi, ad
assentire alle "riforme" della Giustizia, perderanno sempre più velocemente consensi. Avremo un Parlamento monopartitico con una piccola irriducibile opposizione dipietrista?
Veltroni raggiungerà l'ineffabile Bertinotti nel club dell'opposizione per sempre?
Se non accadrà un terremoto, le prossime scelte bipartisan sulla giustizia, sull'economia,
sulle privatizzazioni, sull'abolizione del contratto di lavoro, sulla revisione della legge per la sicurezza imposta da Confindustria e CISL, azzereranno forse per sempre l'appeal dei democratici!! Siamo lontanissimi anni luce dall'attrattività dell'Ulivo e del suo programma!!
Ma forse il peggio accadrà prima se il PD cadrà nelle mani di coloro che vogliono subito la rottura con Di Pietro, la rottura col mondo reale!!
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
lunedì 15 dicembre 2008
considerazioni sullo sciopero cgil del 12
----- Considerazioni sulle manifestazioni
Lo sciopero di oggi, proclamato dalla sola CGIL e massicciamente partecipato dal sindacalismo di base (discriminato dai massmedia che lo hanno ignorato anche quando il suo apporto era significativo, addirittura eclatante nei cortei), è stato indubbiamente un successo. Vi hanno partecipato anche moltissimi studenti, ragazzi dei centri-sociali, la galassia delle associazioni e dei partiti della sinistra a cominciare da Rifondazione. Ho partecipato al corteo di Palermo da piazza Croci luogo storico di raduno dei metalmeccanici. Vi erano i lavoratori dei cantieri navali ma anche una numerosa presenza dei cobas specialmente della scuola e dei servizi. Insomma la presenza del sindacalismo autonomo era davvero importante e si notava anche per le parole d'ordine dei cartelli molto nette: più salario, più lavoro, no al precariato....Tra i partecipanti ho notato un gruppo di ragazzi e ragazze che distribuivano un giornaletto dal titolo assai evocativo e romantico"La Comune"e la scritta "giornale rivoluzionario,socialista e libertario".La presenza di questo gruppo e di altri gruppi di giovani mi ha aperto il cuore alla speranza. Ho pensato che il socialismo ritrova sempre un punto per rigermogliare, per ripartire. Il socialismo ha sempre tanto da dare e tanto da dire alle nuove generazioni. Coloro che lo hanno abiurato per convertirsi al liberismo, all'individualismo,alla strana teoria che l'egoismo del singolo si traduce in un bene sociale, oggi sono in crisi per il crollo delle cattedrali mondiali della finanza e dell'industria, crollo dovuto all'esaurimento di un modello mostruoso (produrre per consumare e viceversa) ma anche a una intollerabile carenza morale degna di galera.
Penso che la CGIL debba fare una riflessione sulla forza dei Cobas. Auspico che stabilisca rapporti sempre più intensi e non soltanto nel movimento ma anche nella definizione delle strategie. E' innaturale che Epifani frequenti la Polverini espressione di un sindacato non solo di destra ma del tutto allineato con il Governo e la Confindustria. Nei cortei di oggi i lavoratori cobas e cgil si sono mescolati insieme. Erano la stessa cosa. Hanno chiesto e chiedono una profonda svolta nei rapporti produttivi oggi dominati dalla tensione, dalle minacce padronali, dallo sfruttamento sempre più sfacciato che produce
infortuni e disagio. La vita nei posti di lavoro è diventata un inferno per i lavoratori preda di
un padronato che ogni giorno che passa si sente sempre più forte ed onnipotente.
La CGIL insiste per avere un riconoscimento del governo, per essere ammessa alla cabina di regia della crisi che si annunzia spaventosa. Non condivido molto le apocalittiche previsioni che Epifani ripete in questi giorni sull'economia italiana. Non c'è dubbio che la crisi c'è, ma c'è anche un uso strumentale di essa che potrebbe preludere ad una deresponsabilizzazione del capitale dai suoi obblighi sociali. Chiudere le aziende e darsi ad altre attività magari finanziarie. Ignorare la Costituzione che parla di funzione sociale della azienda. Per questo sarebbe opportuno proporre una forte penalizzazione per tutte le trasformazioni delle attività industriali in attività finanziarie o altro. Se ad un gruppo conviene dismettere gli stabilimenti, ristrutturare le aree per farne immobili da abitare o altro, ebbene questo non dovrebbe essere agevolato anzi dovrebbe essere ostacolato, mentre si dovrebbero premiare gli investimenti produttivi.
Se il capitale politico che i lavoratori italiani hanno messo in mano alla CGIL sarà ben usato darà risultati buoni anche se non immediati. Non credo che una ricucitura con Cisl Uil un ritorno al tavolo delle trattative potranno portare niente di buono. I giochi sono in gran parte fatti e ciò che la Confindustria ed il Governo non ottengono al tavolo del negoziato se lo prendono in Parlamento dove hanno una agguerrita e competente squadra di esperti che demoliscono giorno dopo giorno, norma dopo norma, il diritto del lavoro. Basti vedere la 133 e varie altre norme revocatorie per i lavoratori inseriti qui e li anche in testi legislativi i più diversi magari con la complicità di parlamentari del PD.
Lo sciopero ha espresso contenuti nettamente migliori di quelli proposti dalla CGIL col documento sulla crisi. Lo sciopero ha mostrato una unità sostanziale di volontà tra lavoratori cgil e lavoratori cobas e delle rappresentanze di base.
Ma il ritorno della CGIL al tavolo del negoziato sarà una caporetto. Il Governo Berlusconi e gli altri inveleniti dall'enorme successo delle manifestazioni di oggi, costringeranno la CGIL ad accettare una insignificante "riduzione del danno" del genere di quella Alitalia. Cioè Canossa, una resa incondizionata.
Per questo sconsiglio la CGIL a spendere sul tavolo del negoziato il capitale di oggi e di
insistere nella deistituzionalizzazione della sua opera, nel recupero di autonomia, soffrire insieme ai lavoratori piuttosto che accollarsi assieme a CISL, UIL e UGL, il ruolo di guardiani del regime e di organismi subalterni alla confindustria.
Meglio nessuna trattativa e tornare alle rivendicazioni davvero necessarie: aumento dei salari senza detassazione, indicizzazione dei salari, abrogazione legge Biagi, abolizione delle due ultime riforme delle pensioni, no alle privatizzazioni.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
PS: mentre la gente sfilava per le vie di Palermo, in una riunione veniva varata la fase operativa della privatizzazione dell'acqua.
Lo sciopero di oggi, proclamato dalla sola CGIL e massicciamente partecipato dal sindacalismo di base (discriminato dai massmedia che lo hanno ignorato anche quando il suo apporto era significativo, addirittura eclatante nei cortei), è stato indubbiamente un successo. Vi hanno partecipato anche moltissimi studenti, ragazzi dei centri-sociali, la galassia delle associazioni e dei partiti della sinistra a cominciare da Rifondazione. Ho partecipato al corteo di Palermo da piazza Croci luogo storico di raduno dei metalmeccanici. Vi erano i lavoratori dei cantieri navali ma anche una numerosa presenza dei cobas specialmente della scuola e dei servizi. Insomma la presenza del sindacalismo autonomo era davvero importante e si notava anche per le parole d'ordine dei cartelli molto nette: più salario, più lavoro, no al precariato....Tra i partecipanti ho notato un gruppo di ragazzi e ragazze che distribuivano un giornaletto dal titolo assai evocativo e romantico"La Comune"e la scritta "giornale rivoluzionario,socialista e libertario".La presenza di questo gruppo e di altri gruppi di giovani mi ha aperto il cuore alla speranza. Ho pensato che il socialismo ritrova sempre un punto per rigermogliare, per ripartire. Il socialismo ha sempre tanto da dare e tanto da dire alle nuove generazioni. Coloro che lo hanno abiurato per convertirsi al liberismo, all'individualismo,alla strana teoria che l'egoismo del singolo si traduce in un bene sociale, oggi sono in crisi per il crollo delle cattedrali mondiali della finanza e dell'industria, crollo dovuto all'esaurimento di un modello mostruoso (produrre per consumare e viceversa) ma anche a una intollerabile carenza morale degna di galera.
Penso che la CGIL debba fare una riflessione sulla forza dei Cobas. Auspico che stabilisca rapporti sempre più intensi e non soltanto nel movimento ma anche nella definizione delle strategie. E' innaturale che Epifani frequenti la Polverini espressione di un sindacato non solo di destra ma del tutto allineato con il Governo e la Confindustria. Nei cortei di oggi i lavoratori cobas e cgil si sono mescolati insieme. Erano la stessa cosa. Hanno chiesto e chiedono una profonda svolta nei rapporti produttivi oggi dominati dalla tensione, dalle minacce padronali, dallo sfruttamento sempre più sfacciato che produce
infortuni e disagio. La vita nei posti di lavoro è diventata un inferno per i lavoratori preda di
un padronato che ogni giorno che passa si sente sempre più forte ed onnipotente.
La CGIL insiste per avere un riconoscimento del governo, per essere ammessa alla cabina di regia della crisi che si annunzia spaventosa. Non condivido molto le apocalittiche previsioni che Epifani ripete in questi giorni sull'economia italiana. Non c'è dubbio che la crisi c'è, ma c'è anche un uso strumentale di essa che potrebbe preludere ad una deresponsabilizzazione del capitale dai suoi obblighi sociali. Chiudere le aziende e darsi ad altre attività magari finanziarie. Ignorare la Costituzione che parla di funzione sociale della azienda. Per questo sarebbe opportuno proporre una forte penalizzazione per tutte le trasformazioni delle attività industriali in attività finanziarie o altro. Se ad un gruppo conviene dismettere gli stabilimenti, ristrutturare le aree per farne immobili da abitare o altro, ebbene questo non dovrebbe essere agevolato anzi dovrebbe essere ostacolato, mentre si dovrebbero premiare gli investimenti produttivi.
Se il capitale politico che i lavoratori italiani hanno messo in mano alla CGIL sarà ben usato darà risultati buoni anche se non immediati. Non credo che una ricucitura con Cisl Uil un ritorno al tavolo delle trattative potranno portare niente di buono. I giochi sono in gran parte fatti e ciò che la Confindustria ed il Governo non ottengono al tavolo del negoziato se lo prendono in Parlamento dove hanno una agguerrita e competente squadra di esperti che demoliscono giorno dopo giorno, norma dopo norma, il diritto del lavoro. Basti vedere la 133 e varie altre norme revocatorie per i lavoratori inseriti qui e li anche in testi legislativi i più diversi magari con la complicità di parlamentari del PD.
Lo sciopero ha espresso contenuti nettamente migliori di quelli proposti dalla CGIL col documento sulla crisi. Lo sciopero ha mostrato una unità sostanziale di volontà tra lavoratori cgil e lavoratori cobas e delle rappresentanze di base.
Ma il ritorno della CGIL al tavolo del negoziato sarà una caporetto. Il Governo Berlusconi e gli altri inveleniti dall'enorme successo delle manifestazioni di oggi, costringeranno la CGIL ad accettare una insignificante "riduzione del danno" del genere di quella Alitalia. Cioè Canossa, una resa incondizionata.
Per questo sconsiglio la CGIL a spendere sul tavolo del negoziato il capitale di oggi e di
insistere nella deistituzionalizzazione della sua opera, nel recupero di autonomia, soffrire insieme ai lavoratori piuttosto che accollarsi assieme a CISL, UIL e UGL, il ruolo di guardiani del regime e di organismi subalterni alla confindustria.
Meglio nessuna trattativa e tornare alle rivendicazioni davvero necessarie: aumento dei salari senza detassazione, indicizzazione dei salari, abrogazione legge Biagi, abolizione delle due ultime riforme delle pensioni, no alle privatizzazioni.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
PS: mentre la gente sfilava per le vie di Palermo, in una riunione veniva varata la fase operativa della privatizzazione dell'acqua.
la scarpa della libertà
muntazer al zaidi
===================
il giornalista irakeno che ha lanciato tutte e due le sue scarpe contro il Presidente USA Bush che occupa militarmente il suo paese, lo bombarda ogni giorno a volte con armi particolarmente letali come il fosforo, il napalm, l'uranio impoverito, tiene in piedi un governo fantoccio come usano fare le potenze coloniali sin dall'impero persiano, simboleggia l'esito di sette anni di tragedie per !"liberare "l'Iraq da Sadam Hussein ed introdurvi la democrazia , per liberarvi la donna dalla soggezione dei fondamentalisti religiosi islamici.
Questa scarpa, lanciata da un animo indomito, un giornalista degno della professione,si è stagliata nell'aria davanti ad un nugolo di pennivendoli embededd, di cronisti della guerra pagati per riferire il falso, gente che non ha mai informato della vita a Bagdad ed in Iraq con migliaia di contractors a scorazzare come nel far west con gli indiani, con le prigioni delle torture, gli stenti per la fame, per le malattie, per trenta anni di inferno. Questa scarpa è la libertà di stampa e di informazione, è la superiorità della ragione sulla forza bruta, è
la sconfitta dei criminali prepotenti che si accingono ad aprire altri teatri di guerra, altre tragedie, altre morti, in Pakistan, in Iran, in Africa.
La scarpa dell'irakeno cancella anni di silenzio mortale e di disinformazione della grande catena massimediatica controllata dagli Usa e da Israele.
La sua immagine è più forte dell'incendio dei grattacieli dell'11 settembre. Invita gli americani a cercarsi in casa i distruttori delle Torri che hanno provocato la morte di milioni di persone nel mondo.
I richiami alla scarpa di Krusciov o all'elegante e costoso mokassino di Sacconi non c'entrano proprio niente. Esercitazioni scolastiche di giornalisti engagè alquanto stucchevoli!!
La Scarpa, anzi le scarpe del giornalista della tv Muntazer al-Zaidi è la prova che coloro che vengono sprezzantemente chiamati terroristi, talebani, seguaci di Alqaeda o altro, sono patrioti come lo erano i Partigiani italiani, i partigiani di Tito che combatterono contro i nazifascisti, quelli francesi, insomma gli uomini liberi che impugnano le armi in difesa della patria e dell'umanità.
La Scarpa di AlZaidi è assai di più di un Mitra, di un Kalascikov!! E' la civiltà della carta stampata che si oppone alla barbarie delle armi....I giornalisti di tutto il mondo dovrebbero
farne un distintivo e portarla all'occhiello!!
Pietro Ancona
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
===================
il giornalista irakeno che ha lanciato tutte e due le sue scarpe contro il Presidente USA Bush che occupa militarmente il suo paese, lo bombarda ogni giorno a volte con armi particolarmente letali come il fosforo, il napalm, l'uranio impoverito, tiene in piedi un governo fantoccio come usano fare le potenze coloniali sin dall'impero persiano, simboleggia l'esito di sette anni di tragedie per !"liberare "l'Iraq da Sadam Hussein ed introdurvi la democrazia , per liberarvi la donna dalla soggezione dei fondamentalisti religiosi islamici.
Questa scarpa, lanciata da un animo indomito, un giornalista degno della professione,si è stagliata nell'aria davanti ad un nugolo di pennivendoli embededd, di cronisti della guerra pagati per riferire il falso, gente che non ha mai informato della vita a Bagdad ed in Iraq con migliaia di contractors a scorazzare come nel far west con gli indiani, con le prigioni delle torture, gli stenti per la fame, per le malattie, per trenta anni di inferno. Questa scarpa è la libertà di stampa e di informazione, è la superiorità della ragione sulla forza bruta, è
la sconfitta dei criminali prepotenti che si accingono ad aprire altri teatri di guerra, altre tragedie, altre morti, in Pakistan, in Iran, in Africa.
La scarpa dell'irakeno cancella anni di silenzio mortale e di disinformazione della grande catena massimediatica controllata dagli Usa e da Israele.
La sua immagine è più forte dell'incendio dei grattacieli dell'11 settembre. Invita gli americani a cercarsi in casa i distruttori delle Torri che hanno provocato la morte di milioni di persone nel mondo.
I richiami alla scarpa di Krusciov o all'elegante e costoso mokassino di Sacconi non c'entrano proprio niente. Esercitazioni scolastiche di giornalisti engagè alquanto stucchevoli!!
La Scarpa, anzi le scarpe del giornalista della tv Muntazer al-Zaidi è la prova che coloro che vengono sprezzantemente chiamati terroristi, talebani, seguaci di Alqaeda o altro, sono patrioti come lo erano i Partigiani italiani, i partigiani di Tito che combatterono contro i nazifascisti, quelli francesi, insomma gli uomini liberi che impugnano le armi in difesa della patria e dell'umanità.
La Scarpa di AlZaidi è assai di più di un Mitra, di un Kalascikov!! E' la civiltà della carta stampata che si oppone alla barbarie delle armi....I giornalisti di tutto il mondo dovrebbero
farne un distintivo e portarla all'occhiello!!
Pietro Ancona
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
sabato 13 dicembre 2008
considerazioni sullo sciopero cgil del 12
Chiudere la Regione
La Regione Siciliana, da molti anni, almeno dalla gestione Nicolosi che ne fece un organismo elefantiaco di oltre trentamila dipendenticon l'assorbimento di migliaia di dipendenti provenienti da disciolti enti nazionali, organismo inutile dal momento che aveva egli stesso inaugurato una sorta di cupola, di governo parallelo (definizione dello On.le Parisi allora capogruppo del pci), è diventata non soltanto inutile ma certamente dannosa per i siciliani.
Fino alla gestione Nicolosi le spese di investimento del bilancio regionale superavano di gran lunga le spese correnti. Non era certamente tutto oro genuino quello delle spese di investimenti e magari venivano classificate come partite di investimenti di mera gestione, ma sicuramente non davano l'idea di un organismo autoreferenziale che consuma le risorse di cui viene dotato. Oggi le spese correnti sono le uniche spese della Regione che inghiottono tutte le entrate, tutte le risorse e gli investimenti sono soltanto quelli provenienti dalla Unione Europea che però vengono intaccati da grossi prelievi per il mantenimento di apparati parassitari che se ne accaparrano voracemente una parte cospicua.La Regione è indebitata non si sa per quanti anni ed ha ceduto una parte cospicuia del suo patrimonio immobiliare. Fallirà la Regione Siciliana?
L'avvento della ideologia liberista ha creato le premesse per una rovina totale delle finanze regionali. La gestione delle esternalizzazioni, le cartolarizzazioni, gli indebitamenti all'estero per mantenere consigli di amministrazioni e apparati fatti sfruttando i principi della privatizzazione, ma di fatto sequestrando al pubblico beni e mettendoli a disposizione di privati o di organismi o di fondazioni hanno rovinato la Regione. In sostanza, molte delle funzioni della stessa Assemblea regionale sono state "esternalizzate" a privati. Inoltre, i privilegi dei "deputati" regionali sono eguali se non superiori, a quelli dei Senatori ed inoltre godono di
molti benefici, a cominciare dalle convenzioni stipulate con ditte esterne alle quali la Regione dà certamente un "ritorno".
Il reddito medio dei siciliani è di circa 21.000 euro l'anno, di un terzo più basso di quello medio nazionale. Bisogna considerare che alla formazione di questo reddito concorrono
una enorme quantità di persone che stanno addirittura sotto i diecimila euro l'anno. Circa l'ottanta per cento della popolazione attiva. Si arriva ai 21 mila di media sommando a questi i redditi dei professionisti, dei ceti benestanti e possidenti.
Ora, una Regione che ha una Assemblea i cui membri guadagnano in meno di un mese quanto una famiglia povera siciliana riesce a mettere insieme in un anno non ha niente da dire proprio a nessuno, dovrebbe vergognarsi dei propri privilegi che invece ostenta in consumi di lusso, in sprechi, in cortigianerie.
Il costo della regione, oltre che dell'Assemblea, è diventato astronomico. si tratta di miliardi di euro. A fronte di questo enorme costo non esistono benefici. Quali sono i servizi che la Regione rende alla cittadinanza siciliana? Qualcuno è in grado di indicarli e di dire se valgono la quantità mostruose di risorse che costano?
Il servizio sanitario è diventato veramente carente e, per la parte farmaceutica e degli accertamenti, veramente pesante per i cittadini. Molte specialità medicinali sono a pagamento, altri sono gravati da ticket davvero pesanti. Per le persone anziane la spesa farmaceutica è diventata talmente gravosa da costringere molti a non curarsi.
Con l'avvento del federalismo fiscale la situazione peggiorerà. Il federalismo significa una cosa soltanto: nuove tasse che si aggiungeranno all'irpef, ai ticket, ai prelievi attuali.
Mi domando: ma davvero vale la pena di avere una Regione? I Comuni sono entità con una loro precisa identità amministrativa e storica. Qual è l'identità amministratuva e storica della Regione?
Lo Statuto Siciliano nacque con un compromesso per evitare la proclamazione dell'indipendenza che avrebbe costituito un pericolo per l'Italia postmonarchica. E' antidemocratico. Soltanto recentemente è stato introdotto con molte limitazioni l'istituto del referendum. I Siciliani sentono la Regione come una Entità ancora più lontana dello Stato e sono giustamente invidiosi e critici dei privilegi delle cortigianerie che la popolano.
Non so come si può fare, ma bisognerebbe aprire un percorso critico che conduca alla liquidazione di questa istituzione. Cosa difficilissima ma diventata inevitabile dal momento che la regione è irriformabile, che è gestita da una classe politica unita attorno ai suoi privilegi, maggioranza ed opposizione che condividono e votano da sempre le stesse leggi e lottizzano tutto in sfere di influenze.
Pietro Ancona
Nota Bene
(Sul problema Regione Siciliana, basta collegarsi col sito qui sotto riportato e potete leggere parecchie interessanti analisi e proposte)
http://www.spazioamico.it/autonomia_e_lavoro
La Regione Siciliana, da molti anni, almeno dalla gestione Nicolosi che ne fece un organismo elefantiaco di oltre trentamila dipendenticon l'assorbimento di migliaia di dipendenti provenienti da disciolti enti nazionali, organismo inutile dal momento che aveva egli stesso inaugurato una sorta di cupola, di governo parallelo (definizione dello On.le Parisi allora capogruppo del pci), è diventata non soltanto inutile ma certamente dannosa per i siciliani.
Fino alla gestione Nicolosi le spese di investimento del bilancio regionale superavano di gran lunga le spese correnti. Non era certamente tutto oro genuino quello delle spese di investimenti e magari venivano classificate come partite di investimenti di mera gestione, ma sicuramente non davano l'idea di un organismo autoreferenziale che consuma le risorse di cui viene dotato. Oggi le spese correnti sono le uniche spese della Regione che inghiottono tutte le entrate, tutte le risorse e gli investimenti sono soltanto quelli provenienti dalla Unione Europea che però vengono intaccati da grossi prelievi per il mantenimento di apparati parassitari che se ne accaparrano voracemente una parte cospicua.La Regione è indebitata non si sa per quanti anni ed ha ceduto una parte cospicuia del suo patrimonio immobiliare. Fallirà la Regione Siciliana?
L'avvento della ideologia liberista ha creato le premesse per una rovina totale delle finanze regionali. La gestione delle esternalizzazioni, le cartolarizzazioni, gli indebitamenti all'estero per mantenere consigli di amministrazioni e apparati fatti sfruttando i principi della privatizzazione, ma di fatto sequestrando al pubblico beni e mettendoli a disposizione di privati o di organismi o di fondazioni hanno rovinato la Regione. In sostanza, molte delle funzioni della stessa Assemblea regionale sono state "esternalizzate" a privati. Inoltre, i privilegi dei "deputati" regionali sono eguali se non superiori, a quelli dei Senatori ed inoltre godono di
molti benefici, a cominciare dalle convenzioni stipulate con ditte esterne alle quali la Regione dà certamente un "ritorno".
Il reddito medio dei siciliani è di circa 21.000 euro l'anno, di un terzo più basso di quello medio nazionale. Bisogna considerare che alla formazione di questo reddito concorrono
una enorme quantità di persone che stanno addirittura sotto i diecimila euro l'anno. Circa l'ottanta per cento della popolazione attiva. Si arriva ai 21 mila di media sommando a questi i redditi dei professionisti, dei ceti benestanti e possidenti.
Ora, una Regione che ha una Assemblea i cui membri guadagnano in meno di un mese quanto una famiglia povera siciliana riesce a mettere insieme in un anno non ha niente da dire proprio a nessuno, dovrebbe vergognarsi dei propri privilegi che invece ostenta in consumi di lusso, in sprechi, in cortigianerie.
Il costo della regione, oltre che dell'Assemblea, è diventato astronomico. si tratta di miliardi di euro. A fronte di questo enorme costo non esistono benefici. Quali sono i servizi che la Regione rende alla cittadinanza siciliana? Qualcuno è in grado di indicarli e di dire se valgono la quantità mostruose di risorse che costano?
Il servizio sanitario è diventato veramente carente e, per la parte farmaceutica e degli accertamenti, veramente pesante per i cittadini. Molte specialità medicinali sono a pagamento, altri sono gravati da ticket davvero pesanti. Per le persone anziane la spesa farmaceutica è diventata talmente gravosa da costringere molti a non curarsi.
Con l'avvento del federalismo fiscale la situazione peggiorerà. Il federalismo significa una cosa soltanto: nuove tasse che si aggiungeranno all'irpef, ai ticket, ai prelievi attuali.
Mi domando: ma davvero vale la pena di avere una Regione? I Comuni sono entità con una loro precisa identità amministrativa e storica. Qual è l'identità amministratuva e storica della Regione?
Lo Statuto Siciliano nacque con un compromesso per evitare la proclamazione dell'indipendenza che avrebbe costituito un pericolo per l'Italia postmonarchica. E' antidemocratico. Soltanto recentemente è stato introdotto con molte limitazioni l'istituto del referendum. I Siciliani sentono la Regione come una Entità ancora più lontana dello Stato e sono giustamente invidiosi e critici dei privilegi delle cortigianerie che la popolano.
Non so come si può fare, ma bisognerebbe aprire un percorso critico che conduca alla liquidazione di questa istituzione. Cosa difficilissima ma diventata inevitabile dal momento che la regione è irriformabile, che è gestita da una classe politica unita attorno ai suoi privilegi, maggioranza ed opposizione che condividono e votano da sempre le stesse leggi e lottizzano tutto in sfere di influenze.
Pietro Ancona
Nota Bene
(Sul problema Regione Siciliana, basta collegarsi col sito qui sotto riportato e potete leggere parecchie interessanti analisi e proposte)
http://www.spazioamico.it/autonomia_e_lavoro
chiudere la regione siciliana e tutte le regioni
/
Chiudere la Regione
La Regione Siciliana, da molti anni, almeno dalla gestione Nicolosi che ne fece un organismo elefantiaco di oltre trentamila dipendenticon l'assorbimento di migliaia di dipendenti provenienti da disciolti enti nazionali, organismo inutile dal momento che aveva egli stesso inaugurato una sorta di cupola, di governo parallelo (definizione dello On.le Parisi allora capogruppo del pci), è diventata non soltanto inutile ma certamente dannosa per i siciliani.
Fino alla gestione Nicolosi le spese di investimento del bilancio regionale superavano di gran lunga le spese correnti. Non era certamente tutto oro genuino quello delle spese di investimenti e magari venivano classificate come partite di investimenti di mera gestione, ma sicuramente non davano l'idea di un organismo autoreferenziale che consuma le risorse di cui viene dotato. Oggi le spese correnti sono le uniche spese della Regione che inghiottono tutte le entrate, tutte le risorse e gli investimenti sono soltanto quelli provenienti dalla Unione Europea che però vengono intaccati da grossi prelievi per il mantenimento di apparati parassitari che se ne accaparrano voracemente una parte cospicua.La Regione è indebitata non si sa per quanti anni ed ha ceduto una parte cospicuia del suo patrimonio immobiliare. Fallirà la Regione Siciliana?
L'avvento della ideologia liberista ha creato le premesse per una rovina totale delle finanze regionali. La gestione delle esternalizzazioni, le cartolarizzazioni, gli indebitamenti all'estero per mantenere consigli di amministrazioni e apparati fatti sfruttando i principi della privatizzazione, ma di fatto sequestrando al pubblico beni e mettendoli a disposizione di privati o di organismi o di fondazioni hanno rovinato la Regione. In sostanza, molte delle funzioni della stessa Assemblea regionale sono state "esternalizzate" a privati. Inoltre, i privilegi dei "deputati" regionali sono eguali se non superiori, a quelli dei Senatori ed inoltre godono di
molti benefici, a cominciare dalle convenzioni stipulate con ditte esterne alle quali la Regione dà certamente un "ritorno".
Il reddito medio dei siciliani è di circa 21.000 euro l'anno, di un terzo più basso di quello medio nazionale. Bisogna considerare che alla formazione di questo reddito concorrono
una enorme quantità di persone che stanno addirittura sotto i diecimila euro l'anno. Circa l'ottanta per cento della popolazione attiva. Si arriva ai 21 mila di media sommando a questi i redditi dei professionisti, dei ceti benestanti e possidenti.
Ora, una Regione che ha una Assemblea i cui membri guadagnano in meno di un mese quanto una famiglia povera siciliana riesce a mettere insieme in un anno non ha niente da dire proprio a nessuno, dovrebbe vergognarsi dei propri privilegi che invece ostenta in consumi di lusso, in sprechi, in cortigianerie.
Il costo della regione, oltre che dell'Assemblea, è diventato astronomico. si tratta di miliardi di euro. A fronte di questo enorme costo non esistono benefici. Quali sono i servizi che la Regione rende alla cittadinanza siciliana? Qualcuno è in grado di indicarli e di dire se valgono la quantità mostruose di risorse che costano?
Il servizio sanitario è diventato veramente carente e, per la parte farmaceutica e degli accertamenti, veramente pesante per i cittadini. Molte specialità medicinali sono a pagamento, altri sono gravati da ticket davvero pesanti. Per le persone anziane la spesa farmaceutica è diventata talmente gravosa da costringere molti a non curarsi.
Con l'avvento del federalismo fiscale la situazione peggiorerà. Il federalismo significa una cosa soltanto: nuove tasse che si aggiungeranno all'irpef, ai ticket, ai prelievi attuali.
Mi domando: ma davvero vale la pena di avere una Regione? I Comuni sono entità con una loro precisa identità amministrativa e storica. Qual è l'identità amministratuva e storica della Regione?
Lo Statuto Siciliano nacque con un compromesso per evitare la proclamazione dell'indipendenza che avrebbe costituito un pericolo per l'Italia postmonarchica. E' antidemocratico. Soltanto recentemente è stato introdotto con molte limitazioni l'istituto del referendum. I Siciliani sentono la Regione come una Entità ancora più lontana dello Stato e sono giustamente invidiosi e critici dei privilegi delle cortigianerie che la popolano.
Non so come si può fare, ma bisognerebbe aprire un percorso critico che conduca alla liquidazione di questa istituzione. Cosa difficilissima ma diventata inevitabile dal momento che la regione è irriformabile, che è gestita da una classe politica unita attorno ai suoi privilegi, maggioranza ed opposizione che condividono e votano da sempre le stesse leggi e lottizzano tutto in sfere di influenze.
Pietro Ancona
Nota Bene
(Sul problema Regione Siciliana, basta collegarsi col sito qui sotto riportato e potete leggere parecchie interessanti analisi e proposte)
http://www.spazioamico.it/autonomia_e_lavoro
Chiudere la Regione
La Regione Siciliana, da molti anni, almeno dalla gestione Nicolosi che ne fece un organismo elefantiaco di oltre trentamila dipendenticon l'assorbimento di migliaia di dipendenti provenienti da disciolti enti nazionali, organismo inutile dal momento che aveva egli stesso inaugurato una sorta di cupola, di governo parallelo (definizione dello On.le Parisi allora capogruppo del pci), è diventata non soltanto inutile ma certamente dannosa per i siciliani.
Fino alla gestione Nicolosi le spese di investimento del bilancio regionale superavano di gran lunga le spese correnti. Non era certamente tutto oro genuino quello delle spese di investimenti e magari venivano classificate come partite di investimenti di mera gestione, ma sicuramente non davano l'idea di un organismo autoreferenziale che consuma le risorse di cui viene dotato. Oggi le spese correnti sono le uniche spese della Regione che inghiottono tutte le entrate, tutte le risorse e gli investimenti sono soltanto quelli provenienti dalla Unione Europea che però vengono intaccati da grossi prelievi per il mantenimento di apparati parassitari che se ne accaparrano voracemente una parte cospicua.La Regione è indebitata non si sa per quanti anni ed ha ceduto una parte cospicuia del suo patrimonio immobiliare. Fallirà la Regione Siciliana?
L'avvento della ideologia liberista ha creato le premesse per una rovina totale delle finanze regionali. La gestione delle esternalizzazioni, le cartolarizzazioni, gli indebitamenti all'estero per mantenere consigli di amministrazioni e apparati fatti sfruttando i principi della privatizzazione, ma di fatto sequestrando al pubblico beni e mettendoli a disposizione di privati o di organismi o di fondazioni hanno rovinato la Regione. In sostanza, molte delle funzioni della stessa Assemblea regionale sono state "esternalizzate" a privati. Inoltre, i privilegi dei "deputati" regionali sono eguali se non superiori, a quelli dei Senatori ed inoltre godono di
molti benefici, a cominciare dalle convenzioni stipulate con ditte esterne alle quali la Regione dà certamente un "ritorno".
Il reddito medio dei siciliani è di circa 21.000 euro l'anno, di un terzo più basso di quello medio nazionale. Bisogna considerare che alla formazione di questo reddito concorrono
una enorme quantità di persone che stanno addirittura sotto i diecimila euro l'anno. Circa l'ottanta per cento della popolazione attiva. Si arriva ai 21 mila di media sommando a questi i redditi dei professionisti, dei ceti benestanti e possidenti.
Ora, una Regione che ha una Assemblea i cui membri guadagnano in meno di un mese quanto una famiglia povera siciliana riesce a mettere insieme in un anno non ha niente da dire proprio a nessuno, dovrebbe vergognarsi dei propri privilegi che invece ostenta in consumi di lusso, in sprechi, in cortigianerie.
Il costo della regione, oltre che dell'Assemblea, è diventato astronomico. si tratta di miliardi di euro. A fronte di questo enorme costo non esistono benefici. Quali sono i servizi che la Regione rende alla cittadinanza siciliana? Qualcuno è in grado di indicarli e di dire se valgono la quantità mostruose di risorse che costano?
Il servizio sanitario è diventato veramente carente e, per la parte farmaceutica e degli accertamenti, veramente pesante per i cittadini. Molte specialità medicinali sono a pagamento, altri sono gravati da ticket davvero pesanti. Per le persone anziane la spesa farmaceutica è diventata talmente gravosa da costringere molti a non curarsi.
Con l'avvento del federalismo fiscale la situazione peggiorerà. Il federalismo significa una cosa soltanto: nuove tasse che si aggiungeranno all'irpef, ai ticket, ai prelievi attuali.
Mi domando: ma davvero vale la pena di avere una Regione? I Comuni sono entità con una loro precisa identità amministrativa e storica. Qual è l'identità amministratuva e storica della Regione?
Lo Statuto Siciliano nacque con un compromesso per evitare la proclamazione dell'indipendenza che avrebbe costituito un pericolo per l'Italia postmonarchica. E' antidemocratico. Soltanto recentemente è stato introdotto con molte limitazioni l'istituto del referendum. I Siciliani sentono la Regione come una Entità ancora più lontana dello Stato e sono giustamente invidiosi e critici dei privilegi delle cortigianerie che la popolano.
Non so come si può fare, ma bisognerebbe aprire un percorso critico che conduca alla liquidazione di questa istituzione. Cosa difficilissima ma diventata inevitabile dal momento che la regione è irriformabile, che è gestita da una classe politica unita attorno ai suoi privilegi, maggioranza ed opposizione che condividono e votano da sempre le stesse leggi e lottizzano tutto in sfere di influenze.
Pietro Ancona
Nota Bene
(Sul problema Regione Siciliana, basta collegarsi col sito qui sotto riportato e potete leggere parecchie interessanti analisi e proposte)
http://www.spazioamico.it/autonomia_e_lavoro
lunedì 8 dicembre 2008
presto anche in Italia?
il celebre scrittore greco autore del libro «Z, l'orgia del potere»,
«È la rabbia di un Paese intero»
Lo scrittore Vassilikos: «Un test per il governo e per la sinistra»
DAL NOSTRO INVIATO
ATENE — È stato un assassinio, Vassilis? Il poliziotto ha sparato per uccidere?
«Sì, Antonio. È stato un assassinio».
Ne è sicuro?
«Non solo. Annoti bene: assassinio a sangue freddo. Per questa ragione Alexis Grigoropoulos, neppure 16 anni, un bel ragazzo ribelle, è diventato un eroe. Non so cosa accadrà nel mio paese».
Non ha perso la passione civile Vassilis Vassilikos, il celebre scrittore greco autore del libro «Z, l'orgia del potere», la storia vera dei soprusi che precedettero la dittatura dei colonnelli, culminati con l'assassinio di Grigoris Lambrakis. Storia resa popolare dall'omonimo film di Kostas Gravas, interpretato da Yves Montand, Irene Papas e Jean Louis Trintignant. A 72 anni, dopo decine di libri di successo e l'incarico di ambasciatore all'Unesco di Parigi, Vassilikos si specchia nelle reazioni di sua figlia, non ancora maggiorenne e per nulla estremista, che partecipa alle proteste dopo l'uccisione di Alexis, diventato l'icona di tutti i blog della Grecia.
Qual è la principale ragione della rivolta degli anarchici del quartiere di Exarchia?
«Non mi risulta che vi sia stata una rivolta. Vi è stato un episodio gravissimo, una fiammata improvvisa. Insomma, l'assassinio di Alexis è stato il detonatore di una frustrazione, di una rabbia compressa che tutti avvertivamo ma che non eravamo in grado di esprimere ».
Rabbia contro chi?
«Sa bene che cos'è accaduto nell'ultimo anno. Il tentativo di suicidio di Zachopoulos, il potente direttore generale del ministero della cultura che si è lanciato dal quarto piano ed è ancora vivo; il caso di Vatopedi, con proprietà dello stato cedute, con uno scambio derisorio, al monastero di padre Efrem; e poi quei 22 milioni di euro dati alle banche invece di darli a chi soffre per la crisi. Accumula oggi, accumula domani, alla fine vi è stato il detonatore dell'assassinio ».
Lei continua a chiamarlo assassinio.
«Giudichi lei. Arriva l'auto della polizia, sabato alle 21, nel quartiere di Exarchia. La gente, nei bar, beve il caffè o l'ouzo. I poliziotti avvistano tre ragazzi, che li affrontano, vola qualche insulto».
Tre o trenta ragazzi?
«Tre! Tra loro c'è Alexis. Forse è un po' esagitato. Appartiene a una famiglia delle medio-alta borghesia ateniese. Il padre è un noto gioielliere. Il ragazzo, con idee rivoluzionarie, studiava al liceo Moraitis, uno dei più prestigiosi della capitale. Aveva combinato qualcosa, gli avevano dato 3 giorni di sospensione. Ha il sangue caldo, indirizza agli agenti parole sconvenienti. I due poliziotti vanno a parcheggiare l'auto e, a piedi, inseguono i tre. Volano parolacce, d'accordo. Però nulla giustifica che uno degli agenti estragga la rivoltella e spari, ad altezza d'uomo. Le testimonianze di chi ha seguito la scena dai bar sono precise. "Visto tutto. Pensavamo si trattasse di colpi a salve". Il ragazzo cade, i compagni credono che sia scivolato sul selciato, ma dopo un attimo si rendono conto che è stato colpito a morte. I due agenti se ne vanno, apparentemente tranquilli. Si attiva Internet, la democrazia dell'immediato, che arriva prima della tv. Partono i primi sms. In un attimo la Grecia sa quanto è accaduto. Il ministro dell'Interno Prokopis Pavlopoulos, presenta immediatamente le dimissioni, che il premier rifiuta. Karamanlis ha fatto bene a rifiutarle».
Perché?
«Perché Pavlopoulos è un uomo onesto, un galantuomo! Da un anno gli era stato assegnato, oltre all'Interno, il ministero dell'Ordine pubblico che era guidato dal discusso Vyron Polidoras».
In che senso?
«Nel senso che aveva definito i poliziotti "pretoriani dello stato", convincendoli che, se affrontati, avrebbero potuto reagire severamente, tanto nessuno li avrebbe messi sotto accusa».
Lei va sul pesante.
«È la verità. Pavlopoulos, che si è caricato il fardello sulle spalle, è un galantuomo».
Il governo rischia di doversi dimettere?
«Non deve. Ma Karamanlis sia più presente».
E l'opposizione? E la sinistra?
«La sinistra! Ha problemi dappertutto. In Francia, in Italia, e anche il Grecia. Quanto accadrà è imprevedibile. Non penso agli anarchici, non solo agli studenti. Penso che ormai sia coinvolta l'intera società, anche i giovani del partito di governo, Nuova democrazia. L'assassinio di Alexis è stato il detonatore di un serio disagio. Nessun paragone con il passato. È il presente che dobbiamo studiare e dal quale dobbiamo imparare e capire ».
Antonio Ferrari
09 dicembre 2008
corriere della sera
«È la rabbia di un Paese intero»
Lo scrittore Vassilikos: «Un test per il governo e per la sinistra»
DAL NOSTRO INVIATO
ATENE — È stato un assassinio, Vassilis? Il poliziotto ha sparato per uccidere?
«Sì, Antonio. È stato un assassinio».
Ne è sicuro?
«Non solo. Annoti bene: assassinio a sangue freddo. Per questa ragione Alexis Grigoropoulos, neppure 16 anni, un bel ragazzo ribelle, è diventato un eroe. Non so cosa accadrà nel mio paese».
Non ha perso la passione civile Vassilis Vassilikos, il celebre scrittore greco autore del libro «Z, l'orgia del potere», la storia vera dei soprusi che precedettero la dittatura dei colonnelli, culminati con l'assassinio di Grigoris Lambrakis. Storia resa popolare dall'omonimo film di Kostas Gravas, interpretato da Yves Montand, Irene Papas e Jean Louis Trintignant. A 72 anni, dopo decine di libri di successo e l'incarico di ambasciatore all'Unesco di Parigi, Vassilikos si specchia nelle reazioni di sua figlia, non ancora maggiorenne e per nulla estremista, che partecipa alle proteste dopo l'uccisione di Alexis, diventato l'icona di tutti i blog della Grecia.
Qual è la principale ragione della rivolta degli anarchici del quartiere di Exarchia?
«Non mi risulta che vi sia stata una rivolta. Vi è stato un episodio gravissimo, una fiammata improvvisa. Insomma, l'assassinio di Alexis è stato il detonatore di una frustrazione, di una rabbia compressa che tutti avvertivamo ma che non eravamo in grado di esprimere ».
Rabbia contro chi?
«Sa bene che cos'è accaduto nell'ultimo anno. Il tentativo di suicidio di Zachopoulos, il potente direttore generale del ministero della cultura che si è lanciato dal quarto piano ed è ancora vivo; il caso di Vatopedi, con proprietà dello stato cedute, con uno scambio derisorio, al monastero di padre Efrem; e poi quei 22 milioni di euro dati alle banche invece di darli a chi soffre per la crisi. Accumula oggi, accumula domani, alla fine vi è stato il detonatore dell'assassinio ».
Lei continua a chiamarlo assassinio.
«Giudichi lei. Arriva l'auto della polizia, sabato alle 21, nel quartiere di Exarchia. La gente, nei bar, beve il caffè o l'ouzo. I poliziotti avvistano tre ragazzi, che li affrontano, vola qualche insulto».
Tre o trenta ragazzi?
«Tre! Tra loro c'è Alexis. Forse è un po' esagitato. Appartiene a una famiglia delle medio-alta borghesia ateniese. Il padre è un noto gioielliere. Il ragazzo, con idee rivoluzionarie, studiava al liceo Moraitis, uno dei più prestigiosi della capitale. Aveva combinato qualcosa, gli avevano dato 3 giorni di sospensione. Ha il sangue caldo, indirizza agli agenti parole sconvenienti. I due poliziotti vanno a parcheggiare l'auto e, a piedi, inseguono i tre. Volano parolacce, d'accordo. Però nulla giustifica che uno degli agenti estragga la rivoltella e spari, ad altezza d'uomo. Le testimonianze di chi ha seguito la scena dai bar sono precise. "Visto tutto. Pensavamo si trattasse di colpi a salve". Il ragazzo cade, i compagni credono che sia scivolato sul selciato, ma dopo un attimo si rendono conto che è stato colpito a morte. I due agenti se ne vanno, apparentemente tranquilli. Si attiva Internet, la democrazia dell'immediato, che arriva prima della tv. Partono i primi sms. In un attimo la Grecia sa quanto è accaduto. Il ministro dell'Interno Prokopis Pavlopoulos, presenta immediatamente le dimissioni, che il premier rifiuta. Karamanlis ha fatto bene a rifiutarle».
Perché?
«Perché Pavlopoulos è un uomo onesto, un galantuomo! Da un anno gli era stato assegnato, oltre all'Interno, il ministero dell'Ordine pubblico che era guidato dal discusso Vyron Polidoras».
In che senso?
«Nel senso che aveva definito i poliziotti "pretoriani dello stato", convincendoli che, se affrontati, avrebbero potuto reagire severamente, tanto nessuno li avrebbe messi sotto accusa».
Lei va sul pesante.
«È la verità. Pavlopoulos, che si è caricato il fardello sulle spalle, è un galantuomo».
Il governo rischia di doversi dimettere?
«Non deve. Ma Karamanlis sia più presente».
E l'opposizione? E la sinistra?
«La sinistra! Ha problemi dappertutto. In Francia, in Italia, e anche il Grecia. Quanto accadrà è imprevedibile. Non penso agli anarchici, non solo agli studenti. Penso che ormai sia coinvolta l'intera società, anche i giovani del partito di governo, Nuova democrazia. L'assassinio di Alexis è stato il detonatore di un serio disagio. Nessun paragone con il passato. È il presente che dobbiamo studiare e dal quale dobbiamo imparare e capire ».
Antonio Ferrari
09 dicembre 2008
corriere della sera
domenica 7 dicembre 2008
partecipiamo criticamente allo sciopero del 12 dicembre della CGIL
Ho scritto che lo sciopero del 12 dicembre è una cannonata a salve sparata dalla CGIL dentro lo scenario di una Italia prenatalizia coi negozi di lusso affollatissimi da signori e signore che, intervistate dalla TV, si dichiarano dedite al lusso"sfrenato" e tristi e tristanzuoli negozi e negozietti di quartieri vuoti che non hanno avuto neppure la voglia ed i soldi per una luminaria da aggiungere alle scarse luci esistenti.
Le proposte (1) della Cgil sulla crisi affrontano problemi oggi acutissimi del lavoro, del salario, delle pensioni e dei diritti.
Le soluzioni concrete che il documento avanza su queste quattro cruciali questioni non cambiano di una virgola la situazione esistente dal momento che la CGIL non si discosta dal quadro dominante dei rapporti attuali e si limita a piccoli aggiustamenti ed aggiunte che nulla innovano nella condizione dei lavoratori.
Intanto il documento sulla crisi sembra scritto in un laboratorio assai lontano dalla viva realtà della condizione del lavoro e delle masse. Le proposte che vi sono fatte sono assai sensibili agli interessi anche strategici delle aziende e delle banche. Non c'è neppure l'eco delle richieste che vengono dalle fabbriche. Per gli investimenti la sua prima preoccupazione è quella di garantire le Banche attraverso il Tesoro e tutta la parte dedicata alla macroeconomia non ha nulla di diverso dalle cose che si leggono sui giornali della Confindustria. E' stupefacente l'esclusione della CGIL dal salotto di Berlusconi. Il Governo e la Confindustria potrebbero sottoscrivere per intero un documento che è rafforzativo della linea di rigore liberistico delle politiche confindustriali e di quelle governative. Perchè hanno escluso la CGIL? E' vero che non ha firmato i contratti degli statali e del commercio per l'evidente pressione che qualcuno definirebbe massimalistica delle categorie, ma ha firmato gli accordi Alitalia che costituiscono una sorta di Caporetto dei Diritti Sindacali e non mette in discussione la legge Maroni-Sacconi nr.30 che è fondamentale nella lotta di classe che la destra ha aperto contro i lavoratori italiani per ridurli a poveracci da contentare con la socialcard. Non ha alzato un dito, la Cgil, contro la 133 che ha tritato e ridotto in polvere parte essenziale del diritto del lavoro senza neppure l'incomodo di un finto negoziato.
Quasi dimenticavo di scrivere una cosa che mi ha colpito dell'incipit del documento: la dichiarazione che la crisi economica che si è abbattuta sul mondo è peggiore di quella del 1929. Ora, nessuno di noi è in grado di stabilire che cosa è la crisi che si è dipartita dalla immensa truffaldina bolla finanziaria americana. Ma non si può neppure escludere una
enfatizzazione, un uso della crisi come shock economy, un mezzo per accaparrarsi delle risorse dello Stato per salvare banche e industrie, un mezzo per abbassare i salari dei metalmeccanici della General Motors con la complicità di sindacati che non sono controllati dai lavoratori da almeno cinquanta anni. Una occasione di riciclaggio del capitalismo giustificata dal terrorismo economico e sociale.
Per quanto riguarda il sostegno del reddito, la proposta della CGIL non va oltre la richiesta di modesti benefici fiscali. E' come se fosse una bestemmia chiedere la reintroduzione della scala mobile ed un aumento generalizzato degli stipendi e dei salari di almeno il dieci per cento alle aziende; semmai per queste si invocano contributi se, bontà loro, si impegnano ad investire nel Sud o a stipulare contratti di lavoro a tempo indeterminato.
Non starò a tediarvi con la chiosa dei vari punti del documento. Vi rinvio ad esso. Non c'è niente che possa arrecare un sollievo duraturo alla condizione del lavoro. Non c'è niente che possa recuperare una condizione diversa e più accettabile.
Se tutte le condizioni della piattaforma fossero accettate non cambierebbe niente del vuoto di prospettiva e di speranze che si stende davanti a chi dipende da una classe di
imprenditori che ha conquistato tutto il potere, non intende accettare alcun limite, vuole portare alle estreme conseguenze la cancellazione dei diritti di venti milioni di lavoratori dopo avere cancellato quelli dei pensionati che a non avranno più di che vivere appena entreranno a regime le "riforme" prodi-berlusconi.
Il problema delle privatizzazioni non viene affrontato. Eppure è il cavallo di troia per lo smantellamento dei lavoratori da tutto il comparto pubblico e, nella gestione dei servizi locali, è fonte di appesantimento delle bollette che le famiglie sono costrette a pagare.
La logica è che qualcuno deve guadagnarci per la fornitura di manod'opera agli ospedali,
alle scuole, agli uffici e per la gestione di servizi di utilità pubblica fondamentale come quelli dell'acqua, dell'energia e dell'igiene ambientale.
Penso che, sebbene le cose stiano per come le ho descritte e cioè che la piattaforma rivendicativa dello sciopero non corrisponde ai bisogni del nostro popolo, abbiamo il dovere di fare in modo che lo sciopero e la manifestazioni abbiano pieno successo e si sviluppino attorno a richieste chiare avanzate nei cortei e tra le categorie per migliori salari, fine del precariato, scala mobile, lotta alle privatizzazioni, recupero dei diritti cancellati dall'accordo sul welfare, dalla legge 133.
L'insuccesso o peggio il fallimento dello sciopero sarebbe usato dalla destra al potere per infliggere ancora piu' pesanti umiliazioni ai lavoratori, accelererebbe il processo di trasformazione dei sindacati in enti parastatali del regime oligarchico italiano. Non sarebbe soltanto il gruppo dirigente della CGIL ad uscirne sconfitto ma i lavoratori tutti.
Pietro Ancona
Pietro Ancona
(1) http://www.cgil.it/nuovoportale/Banner/SCIOPERO121208/PianoAnticrisi.pdf
Le proposte (1) della Cgil sulla crisi affrontano problemi oggi acutissimi del lavoro, del salario, delle pensioni e dei diritti.
Le soluzioni concrete che il documento avanza su queste quattro cruciali questioni non cambiano di una virgola la situazione esistente dal momento che la CGIL non si discosta dal quadro dominante dei rapporti attuali e si limita a piccoli aggiustamenti ed aggiunte che nulla innovano nella condizione dei lavoratori.
Intanto il documento sulla crisi sembra scritto in un laboratorio assai lontano dalla viva realtà della condizione del lavoro e delle masse. Le proposte che vi sono fatte sono assai sensibili agli interessi anche strategici delle aziende e delle banche. Non c'è neppure l'eco delle richieste che vengono dalle fabbriche. Per gli investimenti la sua prima preoccupazione è quella di garantire le Banche attraverso il Tesoro e tutta la parte dedicata alla macroeconomia non ha nulla di diverso dalle cose che si leggono sui giornali della Confindustria. E' stupefacente l'esclusione della CGIL dal salotto di Berlusconi. Il Governo e la Confindustria potrebbero sottoscrivere per intero un documento che è rafforzativo della linea di rigore liberistico delle politiche confindustriali e di quelle governative. Perchè hanno escluso la CGIL? E' vero che non ha firmato i contratti degli statali e del commercio per l'evidente pressione che qualcuno definirebbe massimalistica delle categorie, ma ha firmato gli accordi Alitalia che costituiscono una sorta di Caporetto dei Diritti Sindacali e non mette in discussione la legge Maroni-Sacconi nr.30 che è fondamentale nella lotta di classe che la destra ha aperto contro i lavoratori italiani per ridurli a poveracci da contentare con la socialcard. Non ha alzato un dito, la Cgil, contro la 133 che ha tritato e ridotto in polvere parte essenziale del diritto del lavoro senza neppure l'incomodo di un finto negoziato.
Quasi dimenticavo di scrivere una cosa che mi ha colpito dell'incipit del documento: la dichiarazione che la crisi economica che si è abbattuta sul mondo è peggiore di quella del 1929. Ora, nessuno di noi è in grado di stabilire che cosa è la crisi che si è dipartita dalla immensa truffaldina bolla finanziaria americana. Ma non si può neppure escludere una
enfatizzazione, un uso della crisi come shock economy, un mezzo per accaparrarsi delle risorse dello Stato per salvare banche e industrie, un mezzo per abbassare i salari dei metalmeccanici della General Motors con la complicità di sindacati che non sono controllati dai lavoratori da almeno cinquanta anni. Una occasione di riciclaggio del capitalismo giustificata dal terrorismo economico e sociale.
Per quanto riguarda il sostegno del reddito, la proposta della CGIL non va oltre la richiesta di modesti benefici fiscali. E' come se fosse una bestemmia chiedere la reintroduzione della scala mobile ed un aumento generalizzato degli stipendi e dei salari di almeno il dieci per cento alle aziende; semmai per queste si invocano contributi se, bontà loro, si impegnano ad investire nel Sud o a stipulare contratti di lavoro a tempo indeterminato.
Non starò a tediarvi con la chiosa dei vari punti del documento. Vi rinvio ad esso. Non c'è niente che possa arrecare un sollievo duraturo alla condizione del lavoro. Non c'è niente che possa recuperare una condizione diversa e più accettabile.
Se tutte le condizioni della piattaforma fossero accettate non cambierebbe niente del vuoto di prospettiva e di speranze che si stende davanti a chi dipende da una classe di
imprenditori che ha conquistato tutto il potere, non intende accettare alcun limite, vuole portare alle estreme conseguenze la cancellazione dei diritti di venti milioni di lavoratori dopo avere cancellato quelli dei pensionati che a non avranno più di che vivere appena entreranno a regime le "riforme" prodi-berlusconi.
Il problema delle privatizzazioni non viene affrontato. Eppure è il cavallo di troia per lo smantellamento dei lavoratori da tutto il comparto pubblico e, nella gestione dei servizi locali, è fonte di appesantimento delle bollette che le famiglie sono costrette a pagare.
La logica è che qualcuno deve guadagnarci per la fornitura di manod'opera agli ospedali,
alle scuole, agli uffici e per la gestione di servizi di utilità pubblica fondamentale come quelli dell'acqua, dell'energia e dell'igiene ambientale.
Penso che, sebbene le cose stiano per come le ho descritte e cioè che la piattaforma rivendicativa dello sciopero non corrisponde ai bisogni del nostro popolo, abbiamo il dovere di fare in modo che lo sciopero e la manifestazioni abbiano pieno successo e si sviluppino attorno a richieste chiare avanzate nei cortei e tra le categorie per migliori salari, fine del precariato, scala mobile, lotta alle privatizzazioni, recupero dei diritti cancellati dall'accordo sul welfare, dalla legge 133.
L'insuccesso o peggio il fallimento dello sciopero sarebbe usato dalla destra al potere per infliggere ancora piu' pesanti umiliazioni ai lavoratori, accelererebbe il processo di trasformazione dei sindacati in enti parastatali del regime oligarchico italiano. Non sarebbe soltanto il gruppo dirigente della CGIL ad uscirne sconfitto ma i lavoratori tutti.
Pietro Ancona
Pietro Ancona
(1) http://www.cgil.it/nuovoportale/Banner/SCIOPERO121208/PianoAnticrisi.pdf
sabato 6 dicembre 2008
la mafia sarà mai sconfitta?
-----
potrà mai lo Stato vincere la guerra contro la mafia? La democrazia italiana è in grado di depurarsi del sangue avvelenato dalle mafie che non solo continuano ad imperversare nel Sud ma da tempo si sono insediate nel Nord conquistando i mercati generali, comprando con il denaro il ceto politico locale? Li Gresti scopriamo che fa affari non solo con la giunta di centro-destra di Milano ma anche con quella "comunista" di Firenze. Se nella Magistratura qualcuno osa attaccare qualcuno dei punti di contatto tra mafia e politica viene quasi mandato al manicomio come la coraggiosa e sfortunata Clementina Forleo o trasferito d'ufficio come il giudice De Magistris. E' sconvolgente come ieri la solidarietà a Mancino sia stata espressa bipartisan da quasi tutto il Parlamento e come il Presidente della Repubblica in persona sia sceso in campo per chiedere documenti a coloro che avevano messo sotto accusa la corruzione in Calabria.
Non credo proprio che questo Stato possa vincere la sua lotta alla mafia nonostante la ribellione degli imprenditori siciliani e la resistenza di splendidi magistrati come Scarpinato. Non la può vincere dal momento che oggi la Magistratura si trova nelle stesse condizioni in cui stanno i lavoratori dell'Alitalia, cioè isolati e forti soltanto delle loro ragioni e della loro professionalità. Violante è pronto a secondare Alfano nella sua opera di demolizione di quanto resta di autonomia al magistero dei giudici. La Repubblica è controllata da mille oligarchi che non provano vergogna ad essere stati ridotti a semplici votanti dal decretatore; mille oligarchi i più costosi al mondo che hanno dato vita a oligarchie locali in tutti gli enti locali del Paese. Non contenti di ciò hanno creato, con le privatizzazioni fasulle, (spesso si privatizza soltanto il denaro pubblico), una rete di consigli di amministrazione per i loro amici, famuli e clienti che sta strozzando il Paese. In Sicilia, non si trovano i soldi per pagare i netturbini dal momento che si sono creati enti di gestione costosissimi. Idem in tante altre regioni. Il magna magna è generale ed è spesso perfettamente legale. Si è creato un quarto settore dell'economia: la politica, nel cui ambito oltre un milione di famiglie vive agiatamente e contribuirà a non far deprimere troppo i consumi natalizi.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
potrà mai lo Stato vincere la guerra contro la mafia? La democrazia italiana è in grado di depurarsi del sangue avvelenato dalle mafie che non solo continuano ad imperversare nel Sud ma da tempo si sono insediate nel Nord conquistando i mercati generali, comprando con il denaro il ceto politico locale? Li Gresti scopriamo che fa affari non solo con la giunta di centro-destra di Milano ma anche con quella "comunista" di Firenze. Se nella Magistratura qualcuno osa attaccare qualcuno dei punti di contatto tra mafia e politica viene quasi mandato al manicomio come la coraggiosa e sfortunata Clementina Forleo o trasferito d'ufficio come il giudice De Magistris. E' sconvolgente come ieri la solidarietà a Mancino sia stata espressa bipartisan da quasi tutto il Parlamento e come il Presidente della Repubblica in persona sia sceso in campo per chiedere documenti a coloro che avevano messo sotto accusa la corruzione in Calabria.
Non credo proprio che questo Stato possa vincere la sua lotta alla mafia nonostante la ribellione degli imprenditori siciliani e la resistenza di splendidi magistrati come Scarpinato. Non la può vincere dal momento che oggi la Magistratura si trova nelle stesse condizioni in cui stanno i lavoratori dell'Alitalia, cioè isolati e forti soltanto delle loro ragioni e della loro professionalità. Violante è pronto a secondare Alfano nella sua opera di demolizione di quanto resta di autonomia al magistero dei giudici. La Repubblica è controllata da mille oligarchi che non provano vergogna ad essere stati ridotti a semplici votanti dal decretatore; mille oligarchi i più costosi al mondo che hanno dato vita a oligarchie locali in tutti gli enti locali del Paese. Non contenti di ciò hanno creato, con le privatizzazioni fasulle, (spesso si privatizza soltanto il denaro pubblico), una rete di consigli di amministrazione per i loro amici, famuli e clienti che sta strozzando il Paese. In Sicilia, non si trovano i soldi per pagare i netturbini dal momento che si sono creati enti di gestione costosissimi. Idem in tante altre regioni. Il magna magna è generale ed è spesso perfettamente legale. Si è creato un quarto settore dell'economia: la politica, nel cui ambito oltre un milione di famiglie vive agiatamente e contribuirà a non far deprimere troppo i consumi natalizi.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
luxuria, la tv, il socialismo
Luxuria ad Anno Zero, la Televisione ed il Socialismo Italiano
==============================================
Certamente Luxuria è stato molto bravo dapprima a vincere il reality dell'isola dei famosi e poi ad illustrare da Santoro il senso profondo della sua presenza, il significato della sua vittoria che è una vittoria dei diritti civili della categoria che incarna, la categoria dei trangeners, degli omosessuali proprio in queste ore pesantemente discriminate dalla Chiesa che si oppone alla moratoria della pena di morte nei loro confronti. Ha detto che nove milioni di persone, dopo averlo seguito e trepidato per lui nella lotta per vincere il reality, sicuramente hanno maturato un giudizio diverso, più sereno, più aperto e di accettazione verso i trangeners e questo per lui (per noi) è un risultato eccezionale, di grande valore civile. Bravo Luxuria! Bravo quando ha fronteggiato sull'Isola l'assalto machista, volgare e pesante di chi gli dava del froscio e lui ha messo in qualche modo in posizione meno aggressiva e quasi di dialogo quando gli ha spiegato che sarebbe stato giusto dargli del "gay" che lo distingue come genere ma non è offensivo. E' stato bravo quando ha retto in qualche modo, ma fino ad un certo punto, la tesi di Sansonetti il quale ha sostenuto la grande novità dell'evento dello sdoganamento delle televisione da parte della sinistra ed insomma quanto sia bello ed utile che
una trasmissione come l'isola del famosi potesse in qualche modo essere riscattata dal vuoto e dalla volgarità (genialmente e potentemente rappresentate dal controcanto-balletto inscenato da Adriano Celentano) ed usata per una nuova pedagogia delle masse a cominciare dalla propaganda dei diritti civili.
Su questo punto Sansonetti si è fortemente scontrato con la giornalista del Manifesto Norma Rangeri la quale ha sostenuto (a ragione) che la potente macchina del reality era assai più forte di Luxuria e sarà sempre più forte di quanti vorranno tentare di addomesticarla. Questa televisione, che è la televisione del vuoto berlusconiano, seppur ha premiato una persona come Luxuria è irrecuperabile a qualsiasi progetto di "umanizzazione", a qualsiasi tentativo di darle contenuti che possano essere davvero tali dal punto di vista culturale e della capacità di coinvolgimento dei sentimenti e degli interessi degli spettatori.
Norma Rangeri ha sbagliato quando ha definito Luxuria "una donnetta da pianerottolo" ed a mio parere ha sbagliato Luxuria nello sforzo di offenderla giocando sul nome di Norma.
In effetti, credo che Sansonetti abbia perduto in grande parte la lucidità e la serenità che deve essere propria del direttore di un giornale della sinistra italiana esclusa dal parlamento
anche per una grande e profonda crisi di orientamento dei suoi quadri dirigenti e del suo elettorato sostenendo in qualche modo la via del reality al socialismo (se cosi possiamo chiamarla). Non è possibile redimere un meccanismo inventato dalla peggiore perversione dell'uso della televisione e dell'esaltazione della competi tività che, di esclusione in esclusione, porta alla eliminazione di tutti uno dopo l'altro fino a quando sul terreno resta un solo vincitore. Il meccanismo della trasmissione è indifferente all'uso dei mezzi che servono alla sconfitta degli avversari, alla vittoria. Il reality è la rappresentazione grottesca di una società di nemici che si battono senza esclusione di colpi per uscire indenni da una esperienza dalla quale è esclusa ogni forma di collaborazione, ogni cooperazione rivolta a fronteggiare al meglio le difficoltà delle sopravvivenza dalla fame, dal freddo, dalla solitudine. Vince chi è furbo, abile, spietato, capace di usare le debolezze dei compagni di ventura per volgerle contro di loro. Magari la vittoria di Luxuria è stata in grande parte ottenuta dall'ingegno, dalla capacità di resistere fisicamente ai morsi della fame, dall'apertura mentale. Ma il meccanismo infernale inesorabile del gioco televisivo è quello che è: una eliminatoria dei più deboli e dei meno dotati fino al successo dell'eroe che non si lasciato indebolire da sentimentalismi o altre sciocchezze del genere.
Che il socialismo, la sinistra possano avere qualcosa da spartire con una roba del genere è pensiero che mi fa rizzare i capelli in testa. Certo, dopo la caduta del muro di Berlino e la perdita dell'ideologia , abbiamo assistito a sbandate inaudite fino a quelle che hanno dato vita al Partito Democratico con Colannino e Galearo e la Binetti e Letta e Bersani dentro. La stessa Rifondazione si è perduta durante il governo Prodi con la teoria bertinottiana della riduzione del danno e di giustificazione dei misfatti della Casta e prendendo in giro il popolo del venti ottobre (lo sciopero non era contro il Governo!!), ma francamente non avevo mai pensato che la televisione spazzatura ideata negli Usa per isolare le persone, metterle le une contro le altre, impedirle di avviare qualsiasi forma di collaborazione e di coesione sociale potesse in qualche modo venire sdoganata e salutata entusiasiticamente come una via vincente con la quale dialogare con le masse enormi di persone sole che si radunano davanti ai televisori per assistere da guardoni alle liti di un condominio tra i più spietati che siano mai stati inventati e fare il tifo peggio che ad un incontro di boxe o di lotta greco-romana o giapponese.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
==============================================
Certamente Luxuria è stato molto bravo dapprima a vincere il reality dell'isola dei famosi e poi ad illustrare da Santoro il senso profondo della sua presenza, il significato della sua vittoria che è una vittoria dei diritti civili della categoria che incarna, la categoria dei trangeners, degli omosessuali proprio in queste ore pesantemente discriminate dalla Chiesa che si oppone alla moratoria della pena di morte nei loro confronti. Ha detto che nove milioni di persone, dopo averlo seguito e trepidato per lui nella lotta per vincere il reality, sicuramente hanno maturato un giudizio diverso, più sereno, più aperto e di accettazione verso i trangeners e questo per lui (per noi) è un risultato eccezionale, di grande valore civile. Bravo Luxuria! Bravo quando ha fronteggiato sull'Isola l'assalto machista, volgare e pesante di chi gli dava del froscio e lui ha messo in qualche modo in posizione meno aggressiva e quasi di dialogo quando gli ha spiegato che sarebbe stato giusto dargli del "gay" che lo distingue come genere ma non è offensivo. E' stato bravo quando ha retto in qualche modo, ma fino ad un certo punto, la tesi di Sansonetti il quale ha sostenuto la grande novità dell'evento dello sdoganamento delle televisione da parte della sinistra ed insomma quanto sia bello ed utile che
una trasmissione come l'isola del famosi potesse in qualche modo essere riscattata dal vuoto e dalla volgarità (genialmente e potentemente rappresentate dal controcanto-balletto inscenato da Adriano Celentano) ed usata per una nuova pedagogia delle masse a cominciare dalla propaganda dei diritti civili.
Su questo punto Sansonetti si è fortemente scontrato con la giornalista del Manifesto Norma Rangeri la quale ha sostenuto (a ragione) che la potente macchina del reality era assai più forte di Luxuria e sarà sempre più forte di quanti vorranno tentare di addomesticarla. Questa televisione, che è la televisione del vuoto berlusconiano, seppur ha premiato una persona come Luxuria è irrecuperabile a qualsiasi progetto di "umanizzazione", a qualsiasi tentativo di darle contenuti che possano essere davvero tali dal punto di vista culturale e della capacità di coinvolgimento dei sentimenti e degli interessi degli spettatori.
Norma Rangeri ha sbagliato quando ha definito Luxuria "una donnetta da pianerottolo" ed a mio parere ha sbagliato Luxuria nello sforzo di offenderla giocando sul nome di Norma.
In effetti, credo che Sansonetti abbia perduto in grande parte la lucidità e la serenità che deve essere propria del direttore di un giornale della sinistra italiana esclusa dal parlamento
anche per una grande e profonda crisi di orientamento dei suoi quadri dirigenti e del suo elettorato sostenendo in qualche modo la via del reality al socialismo (se cosi possiamo chiamarla). Non è possibile redimere un meccanismo inventato dalla peggiore perversione dell'uso della televisione e dell'esaltazione della competi tività che, di esclusione in esclusione, porta alla eliminazione di tutti uno dopo l'altro fino a quando sul terreno resta un solo vincitore. Il meccanismo della trasmissione è indifferente all'uso dei mezzi che servono alla sconfitta degli avversari, alla vittoria. Il reality è la rappresentazione grottesca di una società di nemici che si battono senza esclusione di colpi per uscire indenni da una esperienza dalla quale è esclusa ogni forma di collaborazione, ogni cooperazione rivolta a fronteggiare al meglio le difficoltà delle sopravvivenza dalla fame, dal freddo, dalla solitudine. Vince chi è furbo, abile, spietato, capace di usare le debolezze dei compagni di ventura per volgerle contro di loro. Magari la vittoria di Luxuria è stata in grande parte ottenuta dall'ingegno, dalla capacità di resistere fisicamente ai morsi della fame, dall'apertura mentale. Ma il meccanismo infernale inesorabile del gioco televisivo è quello che è: una eliminatoria dei più deboli e dei meno dotati fino al successo dell'eroe che non si lasciato indebolire da sentimentalismi o altre sciocchezze del genere.
Che il socialismo, la sinistra possano avere qualcosa da spartire con una roba del genere è pensiero che mi fa rizzare i capelli in testa. Certo, dopo la caduta del muro di Berlino e la perdita dell'ideologia , abbiamo assistito a sbandate inaudite fino a quelle che hanno dato vita al Partito Democratico con Colannino e Galearo e la Binetti e Letta e Bersani dentro. La stessa Rifondazione si è perduta durante il governo Prodi con la teoria bertinottiana della riduzione del danno e di giustificazione dei misfatti della Casta e prendendo in giro il popolo del venti ottobre (lo sciopero non era contro il Governo!!), ma francamente non avevo mai pensato che la televisione spazzatura ideata negli Usa per isolare le persone, metterle le une contro le altre, impedirle di avviare qualsiasi forma di collaborazione e di coesione sociale potesse in qualche modo venire sdoganata e salutata entusiasiticamente come una via vincente con la quale dialogare con le masse enormi di persone sole che si radunano davanti ai televisori per assistere da guardoni alle liti di un condominio tra i più spietati che siano mai stati inventati e fare il tifo peggio che ad un incontro di boxe o di lotta greco-romana o giapponese.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
finiu a frischi e pidita (finisce a fischi e scorreggiate)
Dominici si incatena in piazza e bassolino alla poltrona
===================================
Dominici che si incatenava nella Piazza antistante Repubblica
bisognerebbe MULTARLO ed Arrestarlo per intralcio al pubblico passeggio e offesa all'arredo urbano come questo quel TOMO ed il suo degno assistente CIONE hanno fatto con i mendicanti, i lavavetri, i poveracci che anno scacciato con superbia da Firenze per presentarla sgombra da "problemi" al Sig,Li Gresti....
Bassolino non si dimette!!
Calcola che per ogni mese in meno gli cadrebbero dalla tasca non
meno di ventimila euro di stipendio presidenzial-oligarca
Attacca Veltroni è lo definisce "Cacicco"
===================================
Dominici che si incatenava nella Piazza antistante Repubblica
bisognerebbe MULTARLO ed Arrestarlo per intralcio al pubblico passeggio e offesa all'arredo urbano come questo quel TOMO ed il suo degno assistente CIONE hanno fatto con i mendicanti, i lavavetri, i poveracci che anno scacciato con superbia da Firenze per presentarla sgombra da "problemi" al Sig,Li Gresti....
Bassolino non si dimette!!
Calcola che per ogni mese in meno gli cadrebbero dalla tasca non
meno di ventimila euro di stipendio presidenzial-oligarca
Attacca Veltroni è lo definisce "Cacicco"
mercoledì 3 dicembre 2008
ricchi e poveri a raiuno
*
Politica OnLine Forum > POLitica > POLitica Nazionale
ricchi e poveri nella vita in diretta
Benvenuto, pietro936.
La tua ultima visita: 03-12-2008 alle 17:51
Messaggi privati: 1 non letto, Totale 12.
PC utenteFAQElenco utentiCalendarioPortale Link rapidi Esci
:
03-12-2008, 17:45 #1
pietro936
satanasso etneo
"La vita in diretta "di Rai Uno oggi pomeriggio andava in onda il Natale,
le feste, i regali.
Hanno fatto vedere un servizio della caritas, una mensa dei poveri, frequentata non solo dai "barboni" ma da persone che se mangiano non sono in grado di pagare l'affitto di casa e viceversa. Mi ha molto colpito la esile figura di una vecchietta che parlava della vecchiaia, dei figli che si mettono al mondo ma che poi hanno la loro vita ed i loro problemi, della sua pensioncina al minimo con la quale non ce la fa (magari aiuta uno dei figli disoccupati a sfamare i nipotini). Una bella e toccante intervista piena di decoro umano, di umanità.
Poi hanno mostrato un altro servizio. lo shopping in via frattina. Una via piena di signore impellicciate, curatissime, ingioiellate che hanno alzato un peana ai piaceri degli acquisti e sopratutto al lusso. Una di queste signore alla domanda se le piacesse il lusso, ha alzato la testa spalancato le froge declamando, quasi urlando: " si, mi piace il lusso sfrenato, proprio sfrenato, sfrenato......
Non voglio fare demagogia pauperistica. I ricchi ed i poveri ci sono sempre stati ma supponevo che la società avanzata addirittura post industriale avesse ridotto il margine inferiore della povertà ed invece questo è spalancato e lambito dai mostri della fame, delle malattie, della privazione di tutto a cominciare dalla casa.
Penso che una società incapace di ergere un muro sulla parte inferiore della povertà ma che anzi vi sospinge sempre nuova gente, altre famiglie sia inaccettabile e debba essere rifiutata come ordinamento, come legge, come tutto.
Penso anche che una società dovrebbe mettere un tetto, un argine alla ricchezza che non può essere sconfinata, infinita, incalcolabile. Le ricchezze esistenti in uno Stato o al Mondo che vengono sequestrate da un numero limitato di persone impoveriscono tutti e non sono lecite. In natura nasciamo tutti eguali e se qualcuno con l'ingegno, la furbizia o altro, arricchisce questa ricchezza non può essere eccessiva perchè se tale sottrae risorse a tutti. E' un furto, una appropriazione asociale. La moglie di un managers di una società può spendere manciate di milioni in via Frattina o in Via Montenapoleone. Ma se questo denaro proviene da emolumenti che il marito si è autoassegnato magari dopo aver fatto fallire l'azienda o sottraendolo con un bilancio del tutto legale agli ignari azionisti trattati come parco buoi o ai cittadini di cui amministra un acquedotto o un servizio, ebbene non credo che questo si possa accettare come frutto della libertà,delle possibilità che all'individuo dà la società in cui viviamo.
Mi viene da ricordare che nelle società mediovali il signore aveva diritto di proibire ai suoi nobili l'uso di certe stoffe, dei gioielli, addirittura di certi colori. Naturalmente parliamo di una società dalle risorse limitate con poco denaro. Eppure c'era una ratio nella decisione del signore che teneva conto della necessità di non provocare con l'esibizionismo della ricchezza la povertà dei poveri. Tutto quello che diventa proprietà di una parte in qualche modo viene sottratto a quanti ne vengono privati o esclusi.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
Ultima modifica di pietro936 : 03-12-2008 alle 18:48.
pietro936
Guarda profilo pubblico
Invia un messaggio privato a pietro936
Trova altri messaggi di pietro936
Aggiungi pietro936 alla tua lista amici
03-12-2008, 17:48 #2
Winnie
Socialism is theft.
Iscritto dal: 23-01-2008
Località: The substance of the eminent Socialist gentlemen's speech is that making a profit is a sin. It is my belief that the real sin is taking a loss!
Messaggi: 1.386 Cita:
Scritto in origine da pietro936
Non voglio fare demagogia pauperistica.
Missione fallita...
Winnie
Guarda profilo pubblico
Invia un messaggio privato a Winnie
Trova altri messaggi di Winnie
Aggiungi Winnie alla tua lista amici
03-12-2008, 18:18 #3
bateau_ivre
NESSUNA PIETA' PER NESSUNO
Iscritto dal: 13-06-2006
Località: New-York; Paris; Warszawa; Bucuresti; Lemberg; Cernauti.
Messaggi: 1.223 Cita:
Scritto in origine da pietro936
Ricchi e poveri nella "Vita in diretta" di Rai Uno
============
"La vita in diretta "di Rai Uno oggi pomeriggio andava in onda il Natale,
le feste, i regali.
Hanno fatto vedere un servizio della caritas, una mensa dei poveri, frequentata non solo dai "barboni" ma da persone che se mangiano non sono in grado di pagare l'affitto di casa e viceversa. Mi ha molto colpito la esile figura di una vecchietta che parlava della vecchiaia, dei figli che si mettono al mondo ma che poi hanno la loro vita ed i loro problemi, della sua pensioncina al minimo con la quale non ce la fa (magari aiuta uno dei figli disoccupati a sfamare i nipotini). Una bella e toccante intervista piena di decoro umano, di umanità.
Poi hanno mostrato un altro servizio. lo shopping in via frattina. Una via piena di signore impellicciate, curatissime, ingioiellate che hanno alzato un peana ai piaceri degli acquisti e sopratutto al lusso. Una di queste signore alla domanda se le piacesse il lusso, ha alzato la testa spalancato le froge declamando, quasi urlando: " si, mi piace il lusso sfrenato, proprio sfrenato, sfrenato......
Non voglio fare demagogia pauperistica. I ricchi ed i poveri ci sono sempre stati ma supponevo che la società avanzata addirittura post industriale avesse ridotto il margine inferiore della povertà ed invece questo è spalancato e lambito dai mostri della fame, delle malattie, della privazione di tutto a cominciare dalla casa.
Penso che una società incapace di ergere un muro sulla parte inferiore della povertà ma che anzi vi sospinge sempre nuova gente, altre famiglie sia inaccettabile e debba essere rifiutata come ordinamento, come legge, come tutto.
Penso anche che una società dovrebbe mettere un tetto, un argine alla ricchezza che non può essere sconfinata, infinita, incalcolabile. Le ricchezze esistenti in uno Stato o al Mondo che vengono sequestrate da un numero limitato di persone impoveriscono tutti e non sono lecite. In natura nasciamo tutti eguali e se qualcuno con l'ingegno, la furbizia o altro, arricchisce questa ricchezza non può essere eccessiva perchè se tale sottrae risorse a tutti. E' un furto, una appropriazione asociale. La moglie di un managers di una società può spendere manciate di milioni in via Frattina o in Via Montenapoleone. Ma se questo denaro proviene da emolumenti che il marito si è autoassegnato magari dopo aver fatto fallire l'azienda o sottraendolo con un bilancio del tutto legale agli ignari azionisti trattati come parco buoi o ai cittadini di cui amministra un acquedotto o un servizio, ebbene non credo che questo si possa accettare come frutto della libertà,delle possibilità che all'individuo dà la società in cui viviamo.
Mi viene da ricordare che nelle società mediovali il signore aveva diritto di proibire ai suoi nobili l'uso di certe stoffe, dei gioielli, addirittura di certi colori. Naturalmente parliamo di una società dalle risorse limitate con poco denaro. Eppure c'era una ratio nella decisione del signore che teneva conto della necessità di non provocare con l'esibizionismo della ricchezza la povertà dei poveri. Tutto quello che diventa proprietà di una parte in qualche modo viene sottratto a quanti ne vengono privati o esclusi.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
Politica OnLine Forum > POLitica > POLitica Nazionale
ricchi e poveri nella vita in diretta
Benvenuto, pietro936.
La tua ultima visita: 03-12-2008 alle 17:51
Messaggi privati: 1 non letto, Totale 12.
PC utenteFAQElenco utentiCalendarioPortale Link rapidi Esci
:
03-12-2008, 17:45 #1
pietro936
satanasso etneo
"La vita in diretta "di Rai Uno oggi pomeriggio andava in onda il Natale,
le feste, i regali.
Hanno fatto vedere un servizio della caritas, una mensa dei poveri, frequentata non solo dai "barboni" ma da persone che se mangiano non sono in grado di pagare l'affitto di casa e viceversa. Mi ha molto colpito la esile figura di una vecchietta che parlava della vecchiaia, dei figli che si mettono al mondo ma che poi hanno la loro vita ed i loro problemi, della sua pensioncina al minimo con la quale non ce la fa (magari aiuta uno dei figli disoccupati a sfamare i nipotini). Una bella e toccante intervista piena di decoro umano, di umanità.
Poi hanno mostrato un altro servizio. lo shopping in via frattina. Una via piena di signore impellicciate, curatissime, ingioiellate che hanno alzato un peana ai piaceri degli acquisti e sopratutto al lusso. Una di queste signore alla domanda se le piacesse il lusso, ha alzato la testa spalancato le froge declamando, quasi urlando: " si, mi piace il lusso sfrenato, proprio sfrenato, sfrenato......
Non voglio fare demagogia pauperistica. I ricchi ed i poveri ci sono sempre stati ma supponevo che la società avanzata addirittura post industriale avesse ridotto il margine inferiore della povertà ed invece questo è spalancato e lambito dai mostri della fame, delle malattie, della privazione di tutto a cominciare dalla casa.
Penso che una società incapace di ergere un muro sulla parte inferiore della povertà ma che anzi vi sospinge sempre nuova gente, altre famiglie sia inaccettabile e debba essere rifiutata come ordinamento, come legge, come tutto.
Penso anche che una società dovrebbe mettere un tetto, un argine alla ricchezza che non può essere sconfinata, infinita, incalcolabile. Le ricchezze esistenti in uno Stato o al Mondo che vengono sequestrate da un numero limitato di persone impoveriscono tutti e non sono lecite. In natura nasciamo tutti eguali e se qualcuno con l'ingegno, la furbizia o altro, arricchisce questa ricchezza non può essere eccessiva perchè se tale sottrae risorse a tutti. E' un furto, una appropriazione asociale. La moglie di un managers di una società può spendere manciate di milioni in via Frattina o in Via Montenapoleone. Ma se questo denaro proviene da emolumenti che il marito si è autoassegnato magari dopo aver fatto fallire l'azienda o sottraendolo con un bilancio del tutto legale agli ignari azionisti trattati come parco buoi o ai cittadini di cui amministra un acquedotto o un servizio, ebbene non credo che questo si possa accettare come frutto della libertà,delle possibilità che all'individuo dà la società in cui viviamo.
Mi viene da ricordare che nelle società mediovali il signore aveva diritto di proibire ai suoi nobili l'uso di certe stoffe, dei gioielli, addirittura di certi colori. Naturalmente parliamo di una società dalle risorse limitate con poco denaro. Eppure c'era una ratio nella decisione del signore che teneva conto della necessità di non provocare con l'esibizionismo della ricchezza la povertà dei poveri. Tutto quello che diventa proprietà di una parte in qualche modo viene sottratto a quanti ne vengono privati o esclusi.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
Ultima modifica di pietro936 : 03-12-2008 alle 18:48.
pietro936
Guarda profilo pubblico
Invia un messaggio privato a pietro936
Trova altri messaggi di pietro936
Aggiungi pietro936 alla tua lista amici
03-12-2008, 17:48 #2
Winnie
Socialism is theft.
Iscritto dal: 23-01-2008
Località: The substance of the eminent Socialist gentlemen's speech is that making a profit is a sin. It is my belief that the real sin is taking a loss!
Messaggi: 1.386 Cita:
Scritto in origine da pietro936
Non voglio fare demagogia pauperistica.
Missione fallita...
Winnie
Guarda profilo pubblico
Invia un messaggio privato a Winnie
Trova altri messaggi di Winnie
Aggiungi Winnie alla tua lista amici
03-12-2008, 18:18 #3
bateau_ivre
NESSUNA PIETA' PER NESSUNO
Iscritto dal: 13-06-2006
Località: New-York; Paris; Warszawa; Bucuresti; Lemberg; Cernauti.
Messaggi: 1.223 Cita:
Scritto in origine da pietro936
Ricchi e poveri nella "Vita in diretta" di Rai Uno
============
"La vita in diretta "di Rai Uno oggi pomeriggio andava in onda il Natale,
le feste, i regali.
Hanno fatto vedere un servizio della caritas, una mensa dei poveri, frequentata non solo dai "barboni" ma da persone che se mangiano non sono in grado di pagare l'affitto di casa e viceversa. Mi ha molto colpito la esile figura di una vecchietta che parlava della vecchiaia, dei figli che si mettono al mondo ma che poi hanno la loro vita ed i loro problemi, della sua pensioncina al minimo con la quale non ce la fa (magari aiuta uno dei figli disoccupati a sfamare i nipotini). Una bella e toccante intervista piena di decoro umano, di umanità.
Poi hanno mostrato un altro servizio. lo shopping in via frattina. Una via piena di signore impellicciate, curatissime, ingioiellate che hanno alzato un peana ai piaceri degli acquisti e sopratutto al lusso. Una di queste signore alla domanda se le piacesse il lusso, ha alzato la testa spalancato le froge declamando, quasi urlando: " si, mi piace il lusso sfrenato, proprio sfrenato, sfrenato......
Non voglio fare demagogia pauperistica. I ricchi ed i poveri ci sono sempre stati ma supponevo che la società avanzata addirittura post industriale avesse ridotto il margine inferiore della povertà ed invece questo è spalancato e lambito dai mostri della fame, delle malattie, della privazione di tutto a cominciare dalla casa.
Penso che una società incapace di ergere un muro sulla parte inferiore della povertà ma che anzi vi sospinge sempre nuova gente, altre famiglie sia inaccettabile e debba essere rifiutata come ordinamento, come legge, come tutto.
Penso anche che una società dovrebbe mettere un tetto, un argine alla ricchezza che non può essere sconfinata, infinita, incalcolabile. Le ricchezze esistenti in uno Stato o al Mondo che vengono sequestrate da un numero limitato di persone impoveriscono tutti e non sono lecite. In natura nasciamo tutti eguali e se qualcuno con l'ingegno, la furbizia o altro, arricchisce questa ricchezza non può essere eccessiva perchè se tale sottrae risorse a tutti. E' un furto, una appropriazione asociale. La moglie di un managers di una società può spendere manciate di milioni in via Frattina o in Via Montenapoleone. Ma se questo denaro proviene da emolumenti che il marito si è autoassegnato magari dopo aver fatto fallire l'azienda o sottraendolo con un bilancio del tutto legale agli ignari azionisti trattati come parco buoi o ai cittadini di cui amministra un acquedotto o un servizio, ebbene non credo che questo si possa accettare come frutto della libertà,delle possibilità che all'individuo dà la società in cui viviamo.
Mi viene da ricordare che nelle società mediovali il signore aveva diritto di proibire ai suoi nobili l'uso di certe stoffe, dei gioielli, addirittura di certi colori. Naturalmente parliamo di una società dalle risorse limitate con poco denaro. Eppure c'era una ratio nella decisione del signore che teneva conto della necessità di non provocare con l'esibizionismo della ricchezza la povertà dei poveri. Tutto quello che diventa proprietà di una parte in qualche modo viene sottratto a quanti ne vengono privati o esclusi.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
ASSEGNI FAMILIARI PER I BAMBINI ROM
-----
ASSEGNI FAMILIARI AI BAMBINI ROM
===================================
Rutelli, noto autorevole leader del Partito Democratico, attacca una decisione della Magistratura parzialmente ispirata ai principi di civiltà della Costituzione e del nostro codice penale,
con la quale si respinge la assurda accusa di riduzione in schiavitù del figlio da parte di una madre che chiedeva l'elemosina derubricandola in maltrattamenti in famiglia. Ho usato l'avverbio "parzialmente" dal momento che si prescinde dallo stato di necessità(probabilmente fame accumulata da giorni) che spinge una donna per strada a stendere la mano al prossimo, un prossimo che, dopo le campagne di denigrazione e di criminalizzazioni contro l'etnia rom ed in genere contro i poveri mendicanti, dà sempre di meno, forse oramai niente.
Colpisce nella presa di posizione di Rutelli il tema scelto e il momento politico. Il momento politico è quello che segue la proposta di Chiapparino di dialogo con la Lega a partire dalla questione del partito territoriale del PD del Nord e della possibile collaborazione con la lega nella costruzione del federalismo regionale, proposta per me figlia del disorientamento che colpisce i democratici privi di una bussola, di un progetto politico che non sia quello di inseguire il centro-destra sul suo terreno nella speranza di sottrargli elettori. Per quanto sia fruttuoso il pragmatismo, l'adattarsi senza remore ideologiche alla realtà spesso genera soltanto politicantismo e non vera politica.
Colpisce il tema prescelto. Una magistratura che, in qualche modo, come spesso fa l'Europa, richiama l'Esecutivo con le sue sentenze al rispetto dei diritti civili e umani delle persone viene criticata apertamente e scoraggiata a produrre sentenze coraggiose che confliggono con la politica xenofoba del governo. Scoraggiare, si, dal momento che una cosa è la critica proveniente dal centro-destra, ben altra cosa è una critica che diventa bipartisan, comune a tutto il mondo politico, al potere legislativo..
Rutelli offre collaborazione al ministro Maroni per inasprimenti già avvistati da ddl che dovranno tradursi in normative. Dobbiamo aspettarci una gara in Parlamento del genere di quella aperta dai sindaci di centro-sinistra in competizione coi sindaci di centro-destra a chi emana i provvedimenti più duri nei confronti degli odiati rom,mendicanti,lavavetri diventati il cruccio del benpensantismo nazionale? Voglio sperare che il PD non segua su questo impervio sentiero Rutelli e gli impegni che con l'intervista al Corriere ha voluto esplicitamente assumere: equiparare a riduzione in schiavitù l'accattonaggio dei minori (quello che la Cassazione ha negato), togliere la potesta genitoriale, inasprire e rendere rapidissime le condanne, condannare l'accattonaggio "sistematico" organizzato da comunità rom. Insomma, un giro di vite da fare apparire quasi blande le misure fin qui proposte dalla lega.
Colpisce molto che Rutelli affronti questo problema soltanto in modo strumentale (per motivi interni al PD) e dal punto di vista della pura e semplice repressione poliziesca e giudiziaria. Il fatto che non esiste un programma di integrazione e di inserimento dei Rom
sembra non preoccuparlo. Esistono financo dei fondi della Comunità Europea per aiutare
la comunità rom che, se vive di elemosine e se i suoi bambini vi partecipano è perchè non ha alternative diverse in un Paese che alza muri di isolamento e che si preoccupa di alloggiarli il più lontano possibile dai centri abitati.
Confesso che desta sospetto questa morbosa attenzione di Rutelli e di tanti altri per i Rom.
Un recente rapporto ci ha informato che in Italia ogni tre giorni viene uccisa una donna, che molte restano mutilate o sfregiate dalla violenza dei loro familiari o sfruttatori, ma questo tema che sollecita inasprimenti penali davvero necessari non sembra interessare molto i nostri legislatori.
Quanti sono i bambini rom che vivono in Italia? Perchè non si riconosce alle loro famiglie il diritto ad assegni familiari magari eguali a quelli che si danno ai lavoratori italiani considerato che è difficilissimo per un adulto rom farsi assumere, farsi accettare per la paura che attorno a loro si è creata nei secoli del tutto simile a quella che fino a metà del secolo scorso circondava gli ebrei? Sono convinto che nessuna famiglia rom manderebbe i suoi bambini a mendicare se ricevesse gli assegni familiari. Quanti bambini rom ci sono in Italia? Ventimila? Trentamila? La spesa sarebbe assai modesta, meno di quanto costerebbe istituzionalizzare questi bambini e l'Italia darebbe un grande esempio di solidarietà sociale, di civiltà, si metterebbe nella condizioni di avanzare con diritto e ragione critiche a taluni aspetti della cultura rom dovuti alla durezza ed alla barbarie con la quale sono sempre stati respinti dalle comunità "normali".
Pietro Ancona
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
ASSEGNI FAMILIARI AI BAMBINI ROM
===================================
Rutelli, noto autorevole leader del Partito Democratico, attacca una decisione della Magistratura parzialmente ispirata ai principi di civiltà della Costituzione e del nostro codice penale,
con la quale si respinge la assurda accusa di riduzione in schiavitù del figlio da parte di una madre che chiedeva l'elemosina derubricandola in maltrattamenti in famiglia. Ho usato l'avverbio "parzialmente" dal momento che si prescinde dallo stato di necessità(probabilmente fame accumulata da giorni) che spinge una donna per strada a stendere la mano al prossimo, un prossimo che, dopo le campagne di denigrazione e di criminalizzazioni contro l'etnia rom ed in genere contro i poveri mendicanti, dà sempre di meno, forse oramai niente.
Colpisce nella presa di posizione di Rutelli il tema scelto e il momento politico. Il momento politico è quello che segue la proposta di Chiapparino di dialogo con la Lega a partire dalla questione del partito territoriale del PD del Nord e della possibile collaborazione con la lega nella costruzione del federalismo regionale, proposta per me figlia del disorientamento che colpisce i democratici privi di una bussola, di un progetto politico che non sia quello di inseguire il centro-destra sul suo terreno nella speranza di sottrargli elettori. Per quanto sia fruttuoso il pragmatismo, l'adattarsi senza remore ideologiche alla realtà spesso genera soltanto politicantismo e non vera politica.
Colpisce il tema prescelto. Una magistratura che, in qualche modo, come spesso fa l'Europa, richiama l'Esecutivo con le sue sentenze al rispetto dei diritti civili e umani delle persone viene criticata apertamente e scoraggiata a produrre sentenze coraggiose che confliggono con la politica xenofoba del governo. Scoraggiare, si, dal momento che una cosa è la critica proveniente dal centro-destra, ben altra cosa è una critica che diventa bipartisan, comune a tutto il mondo politico, al potere legislativo..
Rutelli offre collaborazione al ministro Maroni per inasprimenti già avvistati da ddl che dovranno tradursi in normative. Dobbiamo aspettarci una gara in Parlamento del genere di quella aperta dai sindaci di centro-sinistra in competizione coi sindaci di centro-destra a chi emana i provvedimenti più duri nei confronti degli odiati rom,mendicanti,lavavetri diventati il cruccio del benpensantismo nazionale? Voglio sperare che il PD non segua su questo impervio sentiero Rutelli e gli impegni che con l'intervista al Corriere ha voluto esplicitamente assumere: equiparare a riduzione in schiavitù l'accattonaggio dei minori (quello che la Cassazione ha negato), togliere la potesta genitoriale, inasprire e rendere rapidissime le condanne, condannare l'accattonaggio "sistematico" organizzato da comunità rom. Insomma, un giro di vite da fare apparire quasi blande le misure fin qui proposte dalla lega.
Colpisce molto che Rutelli affronti questo problema soltanto in modo strumentale (per motivi interni al PD) e dal punto di vista della pura e semplice repressione poliziesca e giudiziaria. Il fatto che non esiste un programma di integrazione e di inserimento dei Rom
sembra non preoccuparlo. Esistono financo dei fondi della Comunità Europea per aiutare
la comunità rom che, se vive di elemosine e se i suoi bambini vi partecipano è perchè non ha alternative diverse in un Paese che alza muri di isolamento e che si preoccupa di alloggiarli il più lontano possibile dai centri abitati.
Confesso che desta sospetto questa morbosa attenzione di Rutelli e di tanti altri per i Rom.
Un recente rapporto ci ha informato che in Italia ogni tre giorni viene uccisa una donna, che molte restano mutilate o sfregiate dalla violenza dei loro familiari o sfruttatori, ma questo tema che sollecita inasprimenti penali davvero necessari non sembra interessare molto i nostri legislatori.
Quanti sono i bambini rom che vivono in Italia? Perchè non si riconosce alle loro famiglie il diritto ad assegni familiari magari eguali a quelli che si danno ai lavoratori italiani considerato che è difficilissimo per un adulto rom farsi assumere, farsi accettare per la paura che attorno a loro si è creata nei secoli del tutto simile a quella che fino a metà del secolo scorso circondava gli ebrei? Sono convinto che nessuna famiglia rom manderebbe i suoi bambini a mendicare se ricevesse gli assegni familiari. Quanti bambini rom ci sono in Italia? Ventimila? Trentamila? La spesa sarebbe assai modesta, meno di quanto costerebbe istituzionalizzare questi bambini e l'Italia darebbe un grande esempio di solidarietà sociale, di civiltà, si metterebbe nella condizioni di avanzare con diritto e ragione critiche a taluni aspetti della cultura rom dovuti alla durezza ed alla barbarie con la quale sono sempre stati respinti dalle comunità "normali".
Pietro Ancona
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
martedì 2 dicembre 2008
OBAMA: LA GUERRA CONTINUA
Il pentimento di Bush
===================
Il Presidente Usa Bush, a due mesi dall'avvicendamento con Obama, dichiara di essersi sbagliato sulle armi di distruzioni di massa detenute dall'Iraq di Sadam Hussein. In sostanza confessa di avere fatto una guerra costata milioni di morti, di aver violato l'integrità territoriale di uno Stato sovrano, sulla base di un convincimento, di un sospetto che si è dimostrato infondato, falso.
Non si dichiara pentito e non dice se la invasione dell'Iraq l'avrebbe ordinato lo stesso.
La sua tardiva e grottesca confessione suona falsa, ipocrita. Falsa dal momento che la sua amministrazione mostrò al mondo le "prove" delle armi di distruzioni di massa. Prove che evidentemente erano state costruite. Ricordate il generale Powell difronte l'ONU che illustra le armi di Sadam Hussein. La stampa di tutto il mondo occidentale, all'unisono, partecipò alla campagna di falsificazione e di criminalizzazione del regime di Sadam Hussein e creò il clima adatto
all'aggressione simile a quello che oggi si vorrebbe creare per un intervento in Pakistan e per il prosieguo degli attacchi all'Afghanistan.
Bush avrebbe potuto pentirsi delle sofferenze e delle umiliazioni inflitte a Sadam Hussein. Non dimenticherò ma la faccia tramortita da farmaci di Sadam, la bocca spalancata ad una mano che vi fruga dentro, i capelli rastrellati da un'altro mano...Il corpo di Sadam Hussein che precipita nella botola del patibolo e poi viene mostrato all'ilare
ferocia dei suoi nemici. Una pagina vergognosa scritta dall'America di Bush che ricorda
gli scalpi dei pellirossa appesi nei negozi di souvenir. Civiltà Occidentale!!
Diecine di migliaia di contractors con licenza di uccidere hanno fatto quello che hanno voluto. Probabilmente moltissimi degli attentati con centinaia di morti sono dovuti a loro.
L'Esercito di occupazione si è comportato in modo indegno con una ferocia impressionante per chi come noi ha dentro di se l'immagine del soldato civile, liberatore dal nazifascismo (anche questa immagine è forse un falso indetto dalla propaganda). Prigioni e torturatori hanno seviziato detenuti di guerra (trattati come banditi terroristi)
Il mondo è stato riempito di prigioni segrete della Cia e del Pentagono in cui vengono torturati membri della resistenza araba. Anche molte navi sono adibite alla tortura e vagano per i mari per non soggiacere all'imperio dei tribunali.
Si dice che entro tre anni Obama ritirerà le truppe americane dall'Irak. Lascerà a Bagdad una delle più grandi basi militari usa esistenti al mondo, forse addirittura la più grande. Pare che abbia una circonferenza pari allo Stato del Vaticano. Lascerà anche le acque ed il terreno avvelenato dall'uranio e la distruzione di reperti archeologici della mesopotamia
patrimonio dell'umanità oramai perduto assieme a Babilonia ricoperta da uno strato di cemento spessissimo del campo per elicotteri. Una popolazione stremata da trenta anni di guerra e di embargo. Embargo che provocò cinquecentomila morti tra i bambini che secondo Madaleine Albright erano un "costo" necessario.....
Pare che Bush padre, alla fine della prima guerra del Golfo, quando decise di non invadere materialmente l'Irak dopo averlo massacrato di bombardamento, abbia sganciato una bomba atomica al confine con l'Iran Bomba della quale non si è saputo niente fino a qualche tempo fa per via di un servizio ripreso da Radio24.
Non credo che Obama cambierà le cose se non nel senso dell'efficienza. Cercherà di risollevare le sorti militari del suo Paese, forse sarà più furbo. Ma non abbandonerà la via della guerra, delle stragi, delle prigionie illegali, dei bombardamenti. Si ritira dall'Irak (se si ritira) per concentrare le sue forze sul Pakistan e sull' Alfghanistan. Non è da escludere che miri ad una occupazione militare del Pakistan del genere di quella realizzata in Irak ed Afghanistan. La ferita aperta in Afghanista si allargerà e coinvolgerà uno dei paesi più popolosi del mondo: centocinquantamilioni di persone!!
L'America ha fallito il suo compito storico dopo la fine dell'Urss. Avrebbe dovuto assicurare un lungo periodo di pace mondiale!! Avrebbe dovuto realizzare, come ha scritto il fanatico sostenitore dell'ideologia liberista Fukujama, la "fine della storia". Senza alcuna differenza rimarchevole tra le amministrazione Bush padre e figlio e quella democratica di Clinton, viviamo in un mondo insanguinato ed avvelenato, nell'angoscia di continue campagne e misure antiterroristiche, di continue restrizioni delle libertà fondamentali. Un mondo in cui il capitalismo privo di ogni freno ha scatenuto i suoi peggiori istinti animali ed ha provocato una crisi che sta distruggendo il benessere di centinaia di milioni di persone a cominciare dai lavoratori americani.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5119
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200812articoli/38715girata.asp
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
===================
Il Presidente Usa Bush, a due mesi dall'avvicendamento con Obama, dichiara di essersi sbagliato sulle armi di distruzioni di massa detenute dall'Iraq di Sadam Hussein. In sostanza confessa di avere fatto una guerra costata milioni di morti, di aver violato l'integrità territoriale di uno Stato sovrano, sulla base di un convincimento, di un sospetto che si è dimostrato infondato, falso.
Non si dichiara pentito e non dice se la invasione dell'Iraq l'avrebbe ordinato lo stesso.
La sua tardiva e grottesca confessione suona falsa, ipocrita. Falsa dal momento che la sua amministrazione mostrò al mondo le "prove" delle armi di distruzioni di massa. Prove che evidentemente erano state costruite. Ricordate il generale Powell difronte l'ONU che illustra le armi di Sadam Hussein. La stampa di tutto il mondo occidentale, all'unisono, partecipò alla campagna di falsificazione e di criminalizzazione del regime di Sadam Hussein e creò il clima adatto
all'aggressione simile a quello che oggi si vorrebbe creare per un intervento in Pakistan e per il prosieguo degli attacchi all'Afghanistan.
Bush avrebbe potuto pentirsi delle sofferenze e delle umiliazioni inflitte a Sadam Hussein. Non dimenticherò ma la faccia tramortita da farmaci di Sadam, la bocca spalancata ad una mano che vi fruga dentro, i capelli rastrellati da un'altro mano...Il corpo di Sadam Hussein che precipita nella botola del patibolo e poi viene mostrato all'ilare
ferocia dei suoi nemici. Una pagina vergognosa scritta dall'America di Bush che ricorda
gli scalpi dei pellirossa appesi nei negozi di souvenir. Civiltà Occidentale!!
Diecine di migliaia di contractors con licenza di uccidere hanno fatto quello che hanno voluto. Probabilmente moltissimi degli attentati con centinaia di morti sono dovuti a loro.
L'Esercito di occupazione si è comportato in modo indegno con una ferocia impressionante per chi come noi ha dentro di se l'immagine del soldato civile, liberatore dal nazifascismo (anche questa immagine è forse un falso indetto dalla propaganda). Prigioni e torturatori hanno seviziato detenuti di guerra (trattati come banditi terroristi)
Il mondo è stato riempito di prigioni segrete della Cia e del Pentagono in cui vengono torturati membri della resistenza araba. Anche molte navi sono adibite alla tortura e vagano per i mari per non soggiacere all'imperio dei tribunali.
Si dice che entro tre anni Obama ritirerà le truppe americane dall'Irak. Lascerà a Bagdad una delle più grandi basi militari usa esistenti al mondo, forse addirittura la più grande. Pare che abbia una circonferenza pari allo Stato del Vaticano. Lascerà anche le acque ed il terreno avvelenato dall'uranio e la distruzione di reperti archeologici della mesopotamia
patrimonio dell'umanità oramai perduto assieme a Babilonia ricoperta da uno strato di cemento spessissimo del campo per elicotteri. Una popolazione stremata da trenta anni di guerra e di embargo. Embargo che provocò cinquecentomila morti tra i bambini che secondo Madaleine Albright erano un "costo" necessario.....
Pare che Bush padre, alla fine della prima guerra del Golfo, quando decise di non invadere materialmente l'Irak dopo averlo massacrato di bombardamento, abbia sganciato una bomba atomica al confine con l'Iran Bomba della quale non si è saputo niente fino a qualche tempo fa per via di un servizio ripreso da Radio24.
Non credo che Obama cambierà le cose se non nel senso dell'efficienza. Cercherà di risollevare le sorti militari del suo Paese, forse sarà più furbo. Ma non abbandonerà la via della guerra, delle stragi, delle prigionie illegali, dei bombardamenti. Si ritira dall'Irak (se si ritira) per concentrare le sue forze sul Pakistan e sull' Alfghanistan. Non è da escludere che miri ad una occupazione militare del Pakistan del genere di quella realizzata in Irak ed Afghanistan. La ferita aperta in Afghanista si allargerà e coinvolgerà uno dei paesi più popolosi del mondo: centocinquantamilioni di persone!!
L'America ha fallito il suo compito storico dopo la fine dell'Urss. Avrebbe dovuto assicurare un lungo periodo di pace mondiale!! Avrebbe dovuto realizzare, come ha scritto il fanatico sostenitore dell'ideologia liberista Fukujama, la "fine della storia". Senza alcuna differenza rimarchevole tra le amministrazione Bush padre e figlio e quella democratica di Clinton, viviamo in un mondo insanguinato ed avvelenato, nell'angoscia di continue campagne e misure antiterroristiche, di continue restrizioni delle libertà fondamentali. Un mondo in cui il capitalismo privo di ogni freno ha scatenuto i suoi peggiori istinti animali ed ha provocato una crisi che sta distruggendo il benessere di centinaia di milioni di persone a cominciare dai lavoratori americani.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5119
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200812articoli/38715girata.asp
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
gli stipendi dei managers
Caro Milletti,
Lei si chiede perchè
Perchè la classe degli amministratori che lei cita ha saldamente il potere in mano, se fa un buco di miliardi paga lo Stato, se come Tanzi rovina migliaia di famiglie li risarcisce con il mellifluo sorriso di questi quando afferma di non avere nascosto soldi rubati, perchè l'Impero alla cui ideologia sono votati compra senza battere ciglio la carta straccia dei derivati e bond usa, e perchè ha sempre la possibilità di fare pagare tutto a venti milioni di lavoratori tenendoli a stecchetto moltissimi a meno di mille euro al mese!!
Insomma questi signori possono fare i loro porci comodi tanto il loro Regime viene millantato come migliore di uno Stato che impone dei tetti agli osceni stipendi dei managers!!
Ragionamenti del genere invocano o la giustizia di Dio o la ghigliottina della Rivoluzione
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
ps: en passant: i tetti ai managers pubblici posti dal governo Prodi sono stati aboliti. La Rai, pagata dai contribuenti, impiega parte consistente di quattro miliardi di entrate per pagare favolose retribuzioni al suo esercito di dirigenti e megadirettori....
Intanto i favolosi stipendi dei managers delle industrie private vengono caricate sulle spalle di azionisti che vengono spoliati al pari dei contribuenti dagli squali che hanno in mano i bilanci aziendali.
Stipendi dei dirigenti
Caro Romano, i corposi aiuti di Stato (soldi del popolo, alla fine) alle banche e alle aziende sono, purtroppo, poco criticabili (un patatrac generale avrebbe ben più gravi conseguenze). Ma potrebbe spiegarmi perché non esiste una legge che impone un limite massimo di stipendio per amministratori e dirigenti delle imprese che ricevono aiuti? Fiat, Alitalia e Trenitalia, tanto per fare dei nomi, sono sempre stati dei buchi neri: i loro amministratori, però, hanno sempre portato a casa stipendi milionari (in euro). Perché?
Franco Milletti, | milletti@email.it
Perché un Paese in cui lo Stato decide con una legge quanto debbano essere pagati i dirigenti di un'azienda privata è molto peggio di uno Stato in cui qualcuno guadagna più del giusto. Bisogna evitare di punire gli errori con errori più gravi.
sergio romano
V
Lei si chiede perchè
Perchè la classe degli amministratori che lei cita ha saldamente il potere in mano, se fa un buco di miliardi paga lo Stato, se come Tanzi rovina migliaia di famiglie li risarcisce con il mellifluo sorriso di questi quando afferma di non avere nascosto soldi rubati, perchè l'Impero alla cui ideologia sono votati compra senza battere ciglio la carta straccia dei derivati e bond usa, e perchè ha sempre la possibilità di fare pagare tutto a venti milioni di lavoratori tenendoli a stecchetto moltissimi a meno di mille euro al mese!!
Insomma questi signori possono fare i loro porci comodi tanto il loro Regime viene millantato come migliore di uno Stato che impone dei tetti agli osceni stipendi dei managers!!
Ragionamenti del genere invocano o la giustizia di Dio o la ghigliottina della Rivoluzione
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
ps: en passant: i tetti ai managers pubblici posti dal governo Prodi sono stati aboliti. La Rai, pagata dai contribuenti, impiega parte consistente di quattro miliardi di entrate per pagare favolose retribuzioni al suo esercito di dirigenti e megadirettori....
Intanto i favolosi stipendi dei managers delle industrie private vengono caricate sulle spalle di azionisti che vengono spoliati al pari dei contribuenti dagli squali che hanno in mano i bilanci aziendali.
Stipendi dei dirigenti
Caro Romano, i corposi aiuti di Stato (soldi del popolo, alla fine) alle banche e alle aziende sono, purtroppo, poco criticabili (un patatrac generale avrebbe ben più gravi conseguenze). Ma potrebbe spiegarmi perché non esiste una legge che impone un limite massimo di stipendio per amministratori e dirigenti delle imprese che ricevono aiuti? Fiat, Alitalia e Trenitalia, tanto per fare dei nomi, sono sempre stati dei buchi neri: i loro amministratori, però, hanno sempre portato a casa stipendi milionari (in euro). Perché?
Franco Milletti, | milletti@email.it
Perché un Paese in cui lo Stato decide con una legge quanto debbano essere pagati i dirigenti di un'azienda privata è molto peggio di uno Stato in cui qualcuno guadagna più del giusto. Bisogna evitare di punire gli errori con errori più gravi.
sergio romano
V
lunedì 1 dicembre 2008
medici cgil: una proposta sbagliata
-----
AM
Subject: medici: una proposta sbagliata
Il sindacato dei medici della CGIL fa la proposta di sottoporre a valutazione professionale, ogni dieci anni, i medici del ssn. La proposta scaturisce dal clima esistente oggi in Italia del tutto critico e spesso sfavorevole ai lavoratori.L'idea è che bisogna introdurre dappertutto criteri meritocratici con annessi premi economici. La CGIL propone di riconoscere tangibilmente la bravura di quei soggetti che avranno superato brillantemente l'esame valutativo.Non ho capito che cosa succederà a coloro che saranno bocciati
dalla Commissione che sarà preposta
alla verifica.
Si terrà conto del parere dei pazienti nel giudizio che sarà espresso per i medici.Non si sa come e perchè.
Mi meraviglio molto che una simile proposta venga dal sindacato medici della CGIL. I medici che operano nel ssn hanno superato con successo concorsi di ammissione preceduti da esami di abilitazione alle varie specializzazioni. Operano sulla base di un contratto e nel regime di leggi e di regolamenti. Perchè un esame di valutazione che difatto incide nel rapporto di lavoro come fattore di precarizzazione? La Commissione preposta al giudizio da chi è nominata? Potrà prescindere nel giudizio dall'orientamento politico del momento e dagli interessi che il governo rappresenta? Non dimentichiamo che gli interessi dei privati e delle privatizzazioni sono assai presenti nel governo di centro-destra ed è assai diffusa l'ostilità verso il ssn, verso ogni forma di organizzazione pubblica dei servizi.
L'idea che si sta diffondendo è quella di
rendere infelice ed angosciata ogni forma di collaborazione subordinata, ogni tipo di lavoro dipendente. C'è un accanimento sadico verso chi riceve uno stipendio ed ha diritti garantiti da un contratto e dalle leggi. Spero che il sindacato medici della CGIL vorrà ritirare la proposta avanzata ieri.
Bisognerebbe sottoporre ad approfondimento il concetto di meritocrazia. Siamo sicuri che stimolando la competizione in un corpo professionale o amministrativo, mettendo in luce i più meritevoli, noi facciamo un bene alla società, al servizio che si vuole realizzare?
Non sarebbe meglio una organizzazione del lavoro basata sulla collaborazione e non sul conflitto e sulle sgomitate che valorizzi i momenti della ricerca e della sperimentazione collettiva, i momenti in cui il team mette a frutto le risorse di ognuno per conseguire un risultato utile?
Penso che sarebbe opportuna la piena separazione tra pubblico e privato nella professione medica. Chi accetta un lavoro dal ssn dovrebbe essere inibito allo esercizio di qualsiasi attività professionale a cominciare dall'odiosa intramoenia. Perchè nello stesso ospedale se ho la possibilità di pagare il tiket intramoenia (120 euro,duecentoquarantamilalire) riesco a superare la coda dei tanti pazienti in lista di attesa?
Dentro la categoria dei medici come di molte categorie e professioni si tende e si è già creata una divaricazione tra coloro i quali tendono ad accumulare ancora migliori condizioni di remunerazione e di carriera e i nuovi medici che trovano difficoltà sempre più ardue per l'inserimento lavorativo. E' la stessa cosa che accade a tante professioni come i giornalisti, gli avvocati,
gli ingegneri etc... Per fare un esempio, i giovani giornalisti lavorano a squillo. Telefona la redazione, ordina un pezzo, un servizio che, dopo settimane, viene remunerato con pochi spiccioli. Molte pagine di quotidiani importanti vengono riempite cosi.. C'è un meccanismo che punta a premiare non i migliori ma i più forti quanto uno Stato moderno e civile dovrebbe impedire ogni discriminazione. Guai a chi nasce povero e privo di solide relazioni parentali e sociali
nella società "meritocratica" e liberista.
http://italiainformazioni.it/giornale/salute/35916/sanit-test-decennale-valutare-medici-richiesta-della-cgil-verificare-risultati-clinici.htm
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
AM
Subject: medici: una proposta sbagliata
Il sindacato dei medici della CGIL fa la proposta di sottoporre a valutazione professionale, ogni dieci anni, i medici del ssn. La proposta scaturisce dal clima esistente oggi in Italia del tutto critico e spesso sfavorevole ai lavoratori.L'idea è che bisogna introdurre dappertutto criteri meritocratici con annessi premi economici. La CGIL propone di riconoscere tangibilmente la bravura di quei soggetti che avranno superato brillantemente l'esame valutativo.Non ho capito che cosa succederà a coloro che saranno bocciati
dalla Commissione che sarà preposta
alla verifica.
Si terrà conto del parere dei pazienti nel giudizio che sarà espresso per i medici.Non si sa come e perchè.
Mi meraviglio molto che una simile proposta venga dal sindacato medici della CGIL. I medici che operano nel ssn hanno superato con successo concorsi di ammissione preceduti da esami di abilitazione alle varie specializzazioni. Operano sulla base di un contratto e nel regime di leggi e di regolamenti. Perchè un esame di valutazione che difatto incide nel rapporto di lavoro come fattore di precarizzazione? La Commissione preposta al giudizio da chi è nominata? Potrà prescindere nel giudizio dall'orientamento politico del momento e dagli interessi che il governo rappresenta? Non dimentichiamo che gli interessi dei privati e delle privatizzazioni sono assai presenti nel governo di centro-destra ed è assai diffusa l'ostilità verso il ssn, verso ogni forma di organizzazione pubblica dei servizi.
L'idea che si sta diffondendo è quella di
rendere infelice ed angosciata ogni forma di collaborazione subordinata, ogni tipo di lavoro dipendente. C'è un accanimento sadico verso chi riceve uno stipendio ed ha diritti garantiti da un contratto e dalle leggi. Spero che il sindacato medici della CGIL vorrà ritirare la proposta avanzata ieri.
Bisognerebbe sottoporre ad approfondimento il concetto di meritocrazia. Siamo sicuri che stimolando la competizione in un corpo professionale o amministrativo, mettendo in luce i più meritevoli, noi facciamo un bene alla società, al servizio che si vuole realizzare?
Non sarebbe meglio una organizzazione del lavoro basata sulla collaborazione e non sul conflitto e sulle sgomitate che valorizzi i momenti della ricerca e della sperimentazione collettiva, i momenti in cui il team mette a frutto le risorse di ognuno per conseguire un risultato utile?
Penso che sarebbe opportuna la piena separazione tra pubblico e privato nella professione medica. Chi accetta un lavoro dal ssn dovrebbe essere inibito allo esercizio di qualsiasi attività professionale a cominciare dall'odiosa intramoenia. Perchè nello stesso ospedale se ho la possibilità di pagare il tiket intramoenia (120 euro,duecentoquarantamilalire) riesco a superare la coda dei tanti pazienti in lista di attesa?
Dentro la categoria dei medici come di molte categorie e professioni si tende e si è già creata una divaricazione tra coloro i quali tendono ad accumulare ancora migliori condizioni di remunerazione e di carriera e i nuovi medici che trovano difficoltà sempre più ardue per l'inserimento lavorativo. E' la stessa cosa che accade a tante professioni come i giornalisti, gli avvocati,
gli ingegneri etc... Per fare un esempio, i giovani giornalisti lavorano a squillo. Telefona la redazione, ordina un pezzo, un servizio che, dopo settimane, viene remunerato con pochi spiccioli. Molte pagine di quotidiani importanti vengono riempite cosi.. C'è un meccanismo che punta a premiare non i migliori ma i più forti quanto uno Stato moderno e civile dovrebbe impedire ogni discriminazione. Guai a chi nasce povero e privo di solide relazioni parentali e sociali
nella società "meritocratica" e liberista.
http://italiainformazioni.it/giornale/salute/35916/sanit-test-decennale-valutare-medici-richiesta-della-cgil-verificare-risultati-clinici.htm
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.blogspot.com/
Iscriviti a:
Post (Atom)