Pietro Micca è afghano......
L'America con i suoi ascari-killers occidentali può continuare a devastare i paesi che ha invaso con i bombardamenti ed i massacri delle popolazioni ma non riuscirà a domarli. I suoi eserciti sono fatti di mercenari molti dei quali militari per necessità che prima o poi entrano in crisi, si drogano, e quando ritornano in America spesso si tolgono la vita perseguitati dai ricordi e dai rimorsi. Ogni giorno, diciotto veterani dalle varie guerre americane si tolgono la vita e la condizione dei venticinque milioni di reduci USA da tutte le guerre è davvero umiliante e disperata per l'ingratitudine dello Stato controllato dalle multinazionali che concede pensioni miserabili (molti vanno a vivere poveramente in Messico dove il costo della vita è minore) ed assistenza sanitaria scadente. I patrioti afghani o irakeni sono pronti a morire per compiere una missione di
attacco al nemico invasore. Questa disponibilità frutto di una grande motivazione morale e patriottica è del tutto esclusa ai belligeranti occidentali. Quindi, sebbene la sproporzione sia enorme, la Resistenza, armata di mine rudimentali e di vecchi kalaskikov riesce ad infliggere duri colpi ad eserciti di occupazione supertecnologici e che non esitano ad usare micidiali e velenosi proiettili e bombe all'uranio, al fosforo, al napalm. Circa quattrocentomila invasori tra militari e contractors e personale spionistico sono presenti in Afghanistan ed in Iraq e dopo quasi un decennio di massacri e di occupazione non riescono a controllarli. Alla fine perderanno ma lasceranno paesi martoriati ed una popolazione con milioni di malati, mutilati, invalidi. Lasceranno anche migliaia di bambini mostrificati dal fosforo e dall'uranio che non sopravviveranno a lungo ai loro genitori ammalati di cancro.
I Comandi militari USA ed Alleati dei territori occupati censurano drasticamente la stampa. Le uniche notizie che ci arrivano sono quelle delle stragi quasi quotidiane attribuite i "terroristi". Ma è più logico attribuirli agli "squadroni della morte" organizzate a suo tempo dal grande esperto Negroponte per dividere e suscitare odi tra sunniti e sciiti e comunque tra le varie etnie e comunità tribali. I giornalisti sono stati tutti uccisi o indotti alla fuga. Non dimentichiamo l'assassinio di Baldoni e quello tentato di Giuliana Sgrena salvata dall'eroe Calipari. Ricordo una delle ultime scene che ci fu permesso di vedere di Bagdad nella quale un carro armato americano prendeva la mira e sparava ad una finestra dell'Albergo Palestine abitata da giornalisti. La regola applicata dagli anglosassoni e da israele dovunque si trovino a guerreggiare è quella di liquidare con le buone o con le cattive i giornalisti, i fotoreporter, ogni possibile informazione free.
Obama sta cercando di impaurire l'opinione pubblica americana ed occidentale per avere mano libera alle sue avventure militari in Jemen, in Pakistan, in Somalia. Forse vuole anche riaprire la questione vietnamita perchè l'America ha la memoria vendicativa dell'elefante: non dimentica di essere stata umiliata dai piccoli uomini che la misero in fuga. Vuole la rivincita. Il Vietnam le interessa moltissimo
anche per la sua vicinanza alla Cina che vorrebbe stringere con lacci e lacciuoli da tutti i lati. Improvvisamente AlQaeda che molti ritengono sia una invenzione dei servizi Cia si è messo a fare proclami e si trasferisce di migliaia di chilometri dal Pakistan allo Jemen. Dopo il suo viaggio in Africa
Obama si è reso conto della penetrazione cinese nel grande continente e reagisce con il sistema tipico dei prepotenti mandriani del far west: militarmente, con i bombardamenti e poi con l'installazione di basi militari cioè con i reticolati ed il controllo nucleare. Obama si dimostra ancora più infido del suo predecessore ed ancora più pericoloso dal momento che riveste la sua mercanzia con un involucro di finto progressismo...
Dopo un anno dal suo insediamento la guerra dilaga nel mondo ed oscura il futuro. A fronte di ciò è ragionevole la decisione dei russi di riarmarsi e di prepararsi a possibili aggressioni. Il mondo è in subbuglio nelle mani di una superpotenza cui manca il contenimento della saggezza e della opzione pacifista dell'Unione Sovietica.
pietro ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Micca
http://baghdadcafe.splinder.com/post/941965/Colpito+il+''Palestine''
giovedì 31 dicembre 2009
mercoledì 30 dicembre 2009
tre psicolabili tre
Tre psicolabili tre
Nel giro di quindici giorni siamo stati posti dinanzi a tre eventi drammatici capaci di allarmare il mondo. Il Papa, Berlusconi e un aereo con trecento passaggeri in volo su Detroit sono stati "attaccati" da tre persone diverse ma con una caratteristica in comune assai singolare: sono tutti e tre psicolabili.
Massimo Tartaglia l'aggressore di Berlusconi è uno psicolabile in cura psichiatrica da anni. Lo stesso dicasi per Susanna Maiolo. Non si sa molto del giovane nigeriano Faruk ma siamo indotti a crederlo dalle sue stesse precipitose dichiarazioni. Non era ancora sceso ammanettato dall'aereo che aveva tentato di fare saltare e aveva già detto di essere stato addestrato in Jemen, di appartenere ad AlQaeda, di sapere di altri venticinque terroristi pronti a entrare in azione...Insomma ha dichiarato immediatamente quanto gli americani riescono ad estorcere ad un "normale terrorista" dopo anni di torture.
Possiamo ritenere che siamo di fronte ad una coincidenza? Io credo proprio di no. Bisognerebbe scoprire i "tutori" dei tre aggressori. Dove è stato e con chi Massimo Tartaglia dalle ore nove del mattino all'ora in cui lanciava la statuina a Berlusconi? Chi c'era con Susanna Maiolo che, comunque,ha solo cercato di avvicinarsi al Papa ? Chi era il personaggio che aveva assistito Faruk
durante tutto il suo viaggio dall'Africa agli USA?
Penso che ci troviamo difronte a classiche operazioni di false flag che hanno lo scopo di imprimere una forte torsione al corso degli avvenimenti. Il tentativo attribuito a Faruk di fare esplodere l'aereo ha scatenato Obama ed i generali statunitensi contro lo Jemen che è già stato aggredito e che sarà incendiato al pari dell'Iraq e dell'Afghanistan; L'aggressione di Tartaglia ha indotto il PD a bruciare le tappe di avvicinamento al PDL e a dichiararsi subito disponibili a far parte della sfera dell'amore contro la sfera dell'odio dei cattivacci che non vogliono fare la leggina ad personam al premier. L'episodio del Papa è di più difficile decifrazione. Bisognerebbe leggere in profondità nella politica vaticana.
Ma si sta esagerando in manipolazione e si conta molto sulla credulità della gente. Si spera di farla franca e di accreditare il falso come è stato con l'attacco alle Torri Gemelle e le armi di distruzioni di
massa di Sadam Hussein presentate da Powell all'Onu.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://it.wikipedia.org/wiki/False_flag
Nel giro di quindici giorni siamo stati posti dinanzi a tre eventi drammatici capaci di allarmare il mondo. Il Papa, Berlusconi e un aereo con trecento passaggeri in volo su Detroit sono stati "attaccati" da tre persone diverse ma con una caratteristica in comune assai singolare: sono tutti e tre psicolabili.
Massimo Tartaglia l'aggressore di Berlusconi è uno psicolabile in cura psichiatrica da anni. Lo stesso dicasi per Susanna Maiolo. Non si sa molto del giovane nigeriano Faruk ma siamo indotti a crederlo dalle sue stesse precipitose dichiarazioni. Non era ancora sceso ammanettato dall'aereo che aveva tentato di fare saltare e aveva già detto di essere stato addestrato in Jemen, di appartenere ad AlQaeda, di sapere di altri venticinque terroristi pronti a entrare in azione...Insomma ha dichiarato immediatamente quanto gli americani riescono ad estorcere ad un "normale terrorista" dopo anni di torture.
Possiamo ritenere che siamo di fronte ad una coincidenza? Io credo proprio di no. Bisognerebbe scoprire i "tutori" dei tre aggressori. Dove è stato e con chi Massimo Tartaglia dalle ore nove del mattino all'ora in cui lanciava la statuina a Berlusconi? Chi c'era con Susanna Maiolo che, comunque,ha solo cercato di avvicinarsi al Papa ? Chi era il personaggio che aveva assistito Faruk
durante tutto il suo viaggio dall'Africa agli USA?
Penso che ci troviamo difronte a classiche operazioni di false flag che hanno lo scopo di imprimere una forte torsione al corso degli avvenimenti. Il tentativo attribuito a Faruk di fare esplodere l'aereo ha scatenato Obama ed i generali statunitensi contro lo Jemen che è già stato aggredito e che sarà incendiato al pari dell'Iraq e dell'Afghanistan; L'aggressione di Tartaglia ha indotto il PD a bruciare le tappe di avvicinamento al PDL e a dichiararsi subito disponibili a far parte della sfera dell'amore contro la sfera dell'odio dei cattivacci che non vogliono fare la leggina ad personam al premier. L'episodio del Papa è di più difficile decifrazione. Bisognerebbe leggere in profondità nella politica vaticana.
Ma si sta esagerando in manipolazione e si conta molto sulla credulità della gente. Si spera di farla franca e di accreditare il falso come è stato con l'attacco alle Torri Gemelle e le armi di distruzioni di
massa di Sadam Hussein presentate da Powell all'Onu.
Pietro Ancona
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Il PD nel governo siciliano di Lombardo
Il Pd nel Governo siciliano di Lombardo
===========================
I dirigenti del PD siciliano negano di appoggiare il Governo costituito da Lombardo dopo l'espulsione dalla maggioranza dei cosidetti "lealisti" cioè della fazione del PDL che fa capo al Ministro Alfano ed al Presidente del Senato Schifani. Vogliono farci credere che Lombardo è un imprudente temerario che pensa di governare la Sicilia con 31 consiglieri su 90 Sostengono che Centorrino e Russo sono "tecnici" scelti da Lombardo e non rappresentanti del PD nell'Esecutivo e che la loro politica è quella di un sostegno "tematico". Sosterranno di volta in volta le proposte di questo governo se esse saranno ritenute soddisfacenti. Non riconoscono neppure di appoggiare dall'esterno il Governo e negano risolutamente qualsiasi trattativa o inciucio che dir si voglia.
Naturalmente questa sorprendente posizione vorrebbe maldestramente placare i forti malumori del Partito ma è come voler negare l' evidenza. Il terzo governo Lombardo nasce sulla base di una trattativa non ufficiale ma molto impegnativa. D'Alema, il Richelieu dei Palazzi italiani si è intrattenuto a cena con Lombardo. Hanno mangiato delle orate e quindi stipulato il cosidetto Patto dell'Orata. D'Alema è famoso per i Patti a base di pesce. Ne fece uno, diventato famoso, a base di triglie, a Gallipoli con Rocco Buttiglione- Fu a cena anche con Bossi tanti anni fa , quando definì la Lega una costola della sinistra.Ma mangiarono soltanto della carne e non ci fu seguito. Poi Pierluigi Bersani è venuto in Sicilia. Si è incontrato con i suoi e poi con Lombardo ed ha piena disponibilità a sostegno di un governo delle "riforme". La Sicilia è sempre stata una sorta di laboratorio per testare scelte o progetti politici che si svilupperanno dopo in sede nazionale. Anche stavolta non sfugge a questa sua "vocazione" anticipatrice di eventi che sono in corso di maturazione nei Palazzi Romani.
Non predica forse Napolitano la "coesione"? Che cosa è la coesione se non la riproposizione a trenta anni della dottrina Berlinguer secondo la quale non si può governare con il 51% naturalmente con tutto il degrado che il corrompimento della politica che ha subito nel tempo? Si preannunzia la stagione delle cosidette riforme volute, fortissimamente volute da Berlusconi a cui questa Costituzione sta assai stretta e vorrebbe un regime presidenzialistico magari senza contrappesi.
Il PD si sta imbarcando in questa avventura. Non arretra difronte alle voglie personali di Berlusconi ed a quelle delle destra italiana. Farà di tutto per essere della partita e non farsi tagliare fuori. Per questo sarebbe sbagliato giudicare l'appoggio in Sicilia al Governo Lombardo un fatto localistico dovuto al levantinismo ed alle stranezze della politica regionale.
E' vero che la Giunta Lombardo nasce in contrapposizione ai cosidetti "lealisti" cioè al gruppo fedele
al PDL. Ma è anche vero che Berlusconi non ha "scomunicato" Miccichè ed i sostenitori di Lombardo e finora mantiene un atteggiamento riservato.
Certo la posizione del PD permette alla destra siciliana di respirare, di chiudere una crisi profondissima esplosa da oltre sei mesi senza ricorrere alle urne, a nuove elezioni. Sostenzialmente il PD si sostituisce al blocco di circa trenta consiglieri che vengono meno al governo. Ora l'Assemblea regionale è divisa in tre gruppi di pari forza. Un gruppo che esprime il governo, un gruppo che lo sostiene ed un'altro che ne dichiara l'illegittimità dal momento che si regge con una maggioranza dfiversa da quella con cui fu eletto.
Il governo minoritario per finta di Lombardo si regge con una solida maggioranza di due terzi dell'Assemblea. Ha soltanto sostituito i trenta deputati del PDL e dell'UDC con quelli del PD.Non è cambiato niente. Lombardo non si è preso neppure la briga di dichiarare la rottura con il PDL e non dubito che continuerà a sostenere il governo Berlusconi. Una timida richiesta dei dirigenti del PD
siciliano di dichiarare conclusa l'esperienza del centro-destra è rimasta senza risposta.
La crisi della politica siciliana, la sua soluzione, sei mesi di trattative e di tentativi sfociati ora nel terzo governo fatto dal capo del MPA, il movimento sicilianista e rivendicazionista della borghesia siciliana che non è più tanto soddisfatta delle mance che elargisce Roma e che vorrebbe qualcosa di più concreto del Ponte sullo Stretto (al cui banchetto sembra esclusa a favore di Impregilo ed altri volponi del Nord), non sembra interessare l'opinione pubblica siciliana stordita dal degrado crescente
e dall'involuzione della vita civile. Palermo e tanta parte della Sicilia assediata da montagne di spazzatura, bollette astronomiche per pagare l'acqua ai privati che se ne sono appropriati, la smobilitazione di Termini Imerese, il licenziamento di circa diecimila insegnanti a causa della riforma Gelmini, disoccupazione, anziani che non possono più curarsi a causa di ticket esosi......La crisi e la sua soluzione interessano soltanto a coloro che seguono "professionalmente" la politica dal momento che produce posti ben retribuiti a cominciare dai Consigli Comunali, consulenze, possibilità di ottenere in gestione qualche servizio....
Anche i quasi trentamila dipendenti "diretti" della Regione comandati da tremila dirigenti e la pletora dei pensionati superprivilegiati con età media attorno ai cinquanta anni che godono di assegni eguali a quelli dei colleghi in attività
un costo per la collettività di circa due miliardi di euro a cui aggiungere tutti i dipendenti "indiretti" della Regione, seppur beneficiari di un Ente del tutto inutile e dannoso per la Sicilia, non riescono ad entusiasmarsi, a seguire le vicende dei loro patrons. Tutto quello che la Sicilia incassa come risorse proveniente dal fisco e da tutto il resto finisce nelle fauci insaziabili di questa mostruosa burocrazia tentacolare.
Il primo atto del nuovo Governo è stato la nomina di 28 Superburocrati, managers frutto di una
intensa e meticolosa applicazione del "cencelli" siciliano. Costeranno milioni di euro ma non importa:
i soldi potranno venire anche da un ritocco dell'irpef regionale....
Tra questi superburocrati c'è anche Lucia la figlia di Paolo Borsellino e nipote di Rita eurodeputata e fino ad ieri contraria all'inciucio, Non so oggi. Ma è un classico della Oligarchia: mettere un fiore all'occhiello ad una porcata. Forse nella Giunta di Governo non c'è la magistrata Caterina Chinnici, figlia del martire della mafia Giorgio? Non c'è anche il Magistrato Massimo Russo ? Non sono questi simboli, segni di un impegno contro la Piovra?
Insomma, due magistrati nel governo e la figlia di magistrato martire della mafia tra i superburocrati.
Ma, queste presenze sembrano una sorta di machillage. Una maniera per allontanare sospetti di collusioni o di contiguità con la criminalità organizzata.
Eppure in Sicilia non si respira nei Palazzi della Politica a cominciare dal Palazzo dei Normanni un'aria di grande impegno, di grande lotta, alla dominazione mafiosa. I successi che si sono realizzati sembrano (e sono) frutto di una polizia e di un gruppo di magistrati che si sentono isolati. Non credo che la realtà percepita da Magistrati come Ingroa e Scarpinato sia di grande vicinanza della politica nei loro confronti. Credo che si sentono isolati, disperatamente isolati.
Pietro Ancona
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I dirigenti del PD siciliano negano di appoggiare il Governo costituito da Lombardo dopo l'espulsione dalla maggioranza dei cosidetti "lealisti" cioè della fazione del PDL che fa capo al Ministro Alfano ed al Presidente del Senato Schifani. Vogliono farci credere che Lombardo è un imprudente temerario che pensa di governare la Sicilia con 31 consiglieri su 90 Sostengono che Centorrino e Russo sono "tecnici" scelti da Lombardo e non rappresentanti del PD nell'Esecutivo e che la loro politica è quella di un sostegno "tematico". Sosterranno di volta in volta le proposte di questo governo se esse saranno ritenute soddisfacenti. Non riconoscono neppure di appoggiare dall'esterno il Governo e negano risolutamente qualsiasi trattativa o inciucio che dir si voglia.
Naturalmente questa sorprendente posizione vorrebbe maldestramente placare i forti malumori del Partito ma è come voler negare l' evidenza. Il terzo governo Lombardo nasce sulla base di una trattativa non ufficiale ma molto impegnativa. D'Alema, il Richelieu dei Palazzi italiani si è intrattenuto a cena con Lombardo. Hanno mangiato delle orate e quindi stipulato il cosidetto Patto dell'Orata. D'Alema è famoso per i Patti a base di pesce. Ne fece uno, diventato famoso, a base di triglie, a Gallipoli con Rocco Buttiglione- Fu a cena anche con Bossi tanti anni fa , quando definì la Lega una costola della sinistra.Ma mangiarono soltanto della carne e non ci fu seguito. Poi Pierluigi Bersani è venuto in Sicilia. Si è incontrato con i suoi e poi con Lombardo ed ha piena disponibilità a sostegno di un governo delle "riforme". La Sicilia è sempre stata una sorta di laboratorio per testare scelte o progetti politici che si svilupperanno dopo in sede nazionale. Anche stavolta non sfugge a questa sua "vocazione" anticipatrice di eventi che sono in corso di maturazione nei Palazzi Romani.
Non predica forse Napolitano la "coesione"? Che cosa è la coesione se non la riproposizione a trenta anni della dottrina Berlinguer secondo la quale non si può governare con il 51% naturalmente con tutto il degrado che il corrompimento della politica che ha subito nel tempo? Si preannunzia la stagione delle cosidette riforme volute, fortissimamente volute da Berlusconi a cui questa Costituzione sta assai stretta e vorrebbe un regime presidenzialistico magari senza contrappesi.
Il PD si sta imbarcando in questa avventura. Non arretra difronte alle voglie personali di Berlusconi ed a quelle delle destra italiana. Farà di tutto per essere della partita e non farsi tagliare fuori. Per questo sarebbe sbagliato giudicare l'appoggio in Sicilia al Governo Lombardo un fatto localistico dovuto al levantinismo ed alle stranezze della politica regionale.
E' vero che la Giunta Lombardo nasce in contrapposizione ai cosidetti "lealisti" cioè al gruppo fedele
al PDL. Ma è anche vero che Berlusconi non ha "scomunicato" Miccichè ed i sostenitori di Lombardo e finora mantiene un atteggiamento riservato.
Certo la posizione del PD permette alla destra siciliana di respirare, di chiudere una crisi profondissima esplosa da oltre sei mesi senza ricorrere alle urne, a nuove elezioni. Sostenzialmente il PD si sostituisce al blocco di circa trenta consiglieri che vengono meno al governo. Ora l'Assemblea regionale è divisa in tre gruppi di pari forza. Un gruppo che esprime il governo, un gruppo che lo sostiene ed un'altro che ne dichiara l'illegittimità dal momento che si regge con una maggioranza dfiversa da quella con cui fu eletto.
Il governo minoritario per finta di Lombardo si regge con una solida maggioranza di due terzi dell'Assemblea. Ha soltanto sostituito i trenta deputati del PDL e dell'UDC con quelli del PD.Non è cambiato niente. Lombardo non si è preso neppure la briga di dichiarare la rottura con il PDL e non dubito che continuerà a sostenere il governo Berlusconi. Una timida richiesta dei dirigenti del PD
siciliano di dichiarare conclusa l'esperienza del centro-destra è rimasta senza risposta.
La crisi della politica siciliana, la sua soluzione, sei mesi di trattative e di tentativi sfociati ora nel terzo governo fatto dal capo del MPA, il movimento sicilianista e rivendicazionista della borghesia siciliana che non è più tanto soddisfatta delle mance che elargisce Roma e che vorrebbe qualcosa di più concreto del Ponte sullo Stretto (al cui banchetto sembra esclusa a favore di Impregilo ed altri volponi del Nord), non sembra interessare l'opinione pubblica siciliana stordita dal degrado crescente
e dall'involuzione della vita civile. Palermo e tanta parte della Sicilia assediata da montagne di spazzatura, bollette astronomiche per pagare l'acqua ai privati che se ne sono appropriati, la smobilitazione di Termini Imerese, il licenziamento di circa diecimila insegnanti a causa della riforma Gelmini, disoccupazione, anziani che non possono più curarsi a causa di ticket esosi......La crisi e la sua soluzione interessano soltanto a coloro che seguono "professionalmente" la politica dal momento che produce posti ben retribuiti a cominciare dai Consigli Comunali, consulenze, possibilità di ottenere in gestione qualche servizio....
Anche i quasi trentamila dipendenti "diretti" della Regione comandati da tremila dirigenti e la pletora dei pensionati superprivilegiati con età media attorno ai cinquanta anni che godono di assegni eguali a quelli dei colleghi in attività
un costo per la collettività di circa due miliardi di euro a cui aggiungere tutti i dipendenti "indiretti" della Regione, seppur beneficiari di un Ente del tutto inutile e dannoso per la Sicilia, non riescono ad entusiasmarsi, a seguire le vicende dei loro patrons. Tutto quello che la Sicilia incassa come risorse proveniente dal fisco e da tutto il resto finisce nelle fauci insaziabili di questa mostruosa burocrazia tentacolare.
Il primo atto del nuovo Governo è stato la nomina di 28 Superburocrati, managers frutto di una
intensa e meticolosa applicazione del "cencelli" siciliano. Costeranno milioni di euro ma non importa:
i soldi potranno venire anche da un ritocco dell'irpef regionale....
Tra questi superburocrati c'è anche Lucia la figlia di Paolo Borsellino e nipote di Rita eurodeputata e fino ad ieri contraria all'inciucio, Non so oggi. Ma è un classico della Oligarchia: mettere un fiore all'occhiello ad una porcata. Forse nella Giunta di Governo non c'è la magistrata Caterina Chinnici, figlia del martire della mafia Giorgio? Non c'è anche il Magistrato Massimo Russo ? Non sono questi simboli, segni di un impegno contro la Piovra?
Insomma, due magistrati nel governo e la figlia di magistrato martire della mafia tra i superburocrati.
Ma, queste presenze sembrano una sorta di machillage. Una maniera per allontanare sospetti di collusioni o di contiguità con la criminalità organizzata.
Eppure in Sicilia non si respira nei Palazzi della Politica a cominciare dal Palazzo dei Normanni un'aria di grande impegno, di grande lotta, alla dominazione mafiosa. I successi che si sono realizzati sembrano (e sono) frutto di una polizia e di un gruppo di magistrati che si sentono isolati. Non credo che la realtà percepita da Magistrati come Ingroa e Scarpinato sia di grande vicinanza della politica nei loro confronti. Credo che si sentono isolati, disperatamente isolati.
Pietro Ancona
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martedì 29 dicembre 2009
perchè Ahmadinejad ha vinto le elezioni
Ahmadinejad: testimonianze di religiosi, ex funzionari, commercianti e soprattutto donne e giovani delle città con un inglese fluente, destinavano Mousavi a una schiacciante vittoria. La vittoria di Mousavi era descritta come il trionfo delle "voci moderate", almeno secondo il vacuo cliché della Casa Bianca. Personalità di spicco del mondo accademico liberale deducono che la conta dei voti sia stata manipolata perché Mousavi ha perso nella sua enclave etnica: tra gli azeri. Altri studiosi sostengono, sulla base di interviste agli studenti universitari appartenenti ai ceti medi e alti dei quartieri a nord di Teheran, che il "voto giovanile" era largamente favorevole al candidato "riformista".
La cosa più sorprendente nella condanna unanime dell’Occidente rispetto alla denuncia di brogli è che a distanza di una settimana dallo spoglio dei voti, non sia stato prodotto un solo straccio di prova, documentato o anche frutto di osservazioni. Durante tutta la campagna elettorale, non è stata sollevata alcuna accusa credibile (ma nemmeno dubbia) di manipolazione degli elettori. Fintanto che i media occidentali sono stati convinti, dalla loro stessa propaganda, di un imminente vittoria per il loro candidato, il processo elettorale è stato descritto come altamente competitivo, animato da diffusi dibattiti e da un’inedita attività pubblica che non ha incontrato ostacoli da parte del "proselitismo di stato". Era così ferma questa loro fede in uno svolgimento aperto e libero delle elezioni che i leader occidentali e i mezzi di comunicazione di massa erano convinti che il loro candidato avrebbe vinto.
I media occidentali si sono affidati ai propri giornalisti che davano ampia copertura alle manifestazioni di massa dei sostenitori dell’opposizione, mentre ignoravano o sminuivano l’enorme consenso per Ahmadinejad. Peggio ancora, i media occidentali hanno ignorato la composizione di classe delle due fazioni: il presidente uscente ha tratto sostegno dalla ben più numerosa classe povera operaia, contadina, artigiana e da settori del pubblico impiego, mentre la maggior parte dei manifestanti dell’opposizione provenivano dalla classe media e alta degli studenti, dell’impresa e del ceto professionale.
Inoltre, la maggior parte degli opinionisti e giornalisti occidentali di stanza a Teheran, estrapolavano le loro proiezioni dalle osservazioni nella capitale; pochi si sono avventurati nelle province, nelle città e nei villaggi di piccole e medie dimensioni dove Ahmadinejad ha la base del suo consenso di massa. Infine l’opposizione è costituita da una minoranza di studenti attivisti facili da mobilitare per le manifestazioni nelle piazze, mentre Ahmadinejad ha il sostegno della maggior parte dei giovani lavoratori e casalinghe, che esprime la propria posizione nell’urna e ha poco tempo o scarsa inclinazione per impegnarsi nella politica di piazza.
Un certo numero di giornalisti "esperti", compreso Gideon Rachman del Financial Times, rivendica come prova dei brogli elettorali il fatto che Ahmadinejad abbia ottenuto il 63% dei voti nella provincia di lingua azera, contro un avversario, Mousavi, di etnia azera. Il presupposto semplicistico è che l’identità etnica o l’appartenenza a un gruppo linguistico rappresenti l’unica possibile scelta di voto, piuttosto che altri interessi sociali o di classe. Una valutazione più attenta del voto della regione iraniana dell’Azerbaigian occidentale, rivela che Mousavi ha vinto solo nella città di Shabestar tra il ceto medio e superiore (peraltro con un margine contenuto) e che è stato sonoramente sconfitto nelle più ampie aree rurali dove le politiche di redistribuzione del governo Ahmadinejad hanno aiutato la popolazione di etnia azera a cancellare debiti, ottenere crediti a basso costo e facili prestiti per gli agricoltori. Utilizzando i suoi legami etnici, Mousavi ha conquistato nella regione dell’Azerbaigian occidentale solo il voto urbano. Nella provincia di Teheran densamente popolata, Mousavi ha battuto Ahmadinejad nei centri urbani di Teheran e Shemiranat ottenendo il voto della classe media e superiore, ma perdendo ampiamente tra la classe operaia delle periferie, delle piccole città e delle zone rurali.
Il paradigma superficiale e distorto del "voto etnico" adottato da scrittori del Financial Times e del New York Times per sostenere la tesi che la vittoria di Ahmadinejad fosse un "voto rubato" è abbinato al volontario e deliberato rifiuto dei media di riconoscere la validità di un rigoroso sondaggio d’opinione condotto da due esperti degli Stati Uniti solo tre settimane prima delle elezioni, che dimostrava il vantaggio di Ahmadinejad con un margine di 2 a 1, addirittura superiore a quello della vittoria elettorale del 12 giugno. Questo sondaggio ha rivelato che tra gli azeri, Ahmadinejad era favorito con un margine di 2 a 1 su Mousavi, dimostrando come gli interessi di classe rappresentati da un candidato possano superare l’identità etnica degli altri candidati (Washington Post, 15 giugno 2009). Il sondaggio ha anche dimostrato come le questioni di classe, in ogni fascia di età, sono più influenti nel plasmare le preferenze politiche degli "stili di vita generazionali". Secondo questo sondaggio, oltre i due terzi dei giovani iraniani sono troppo poveri per avere accesso a un computer e la fascia d’età compresa tra 18 e 24 anni "costituisce il blocco da cui Ahmadinejad ha tratto più voti" (Washington Post 15 giugno 2009). L’unico gruppo che ha sempre favorito Mousavi, è quello degli studenti universitari e laureati, titolari di imprese e la media e alta borghesia. Il "voto giovanile", che i media occidentali elogiavano come "riformista", costituisce una netta minoranza di meno del 30%, ma è di estrazione privilegiata; un gruppo che utilizza ampiamente la lingua inglese e ha relazioni in esclusiva con i media occidentali. La loro presenza rilevante tra i giornali occidentali ha creato la "sindrome di Teheran del Nord", in riferimento all’enclave in cui vivono gli studenti delle classi agiate. Fini oratori, ben vestiti e con un inglese fluente, sono stati sonoramente battuti nel segreto dell’urna.
In generale, Ahmadinejad ha ottenuto un ottimo risultato nelle province dedite alla produzione di petrolio e della chimica: qui potrebbe riflettersi l’opposizione degli operai dei settori al programma riformista che conteneva proposte di privatizzazione delle imprese pubbliche. Anche dalle province di confine è arrivato un ampio consenso conseguente all’enfasi posta da Ahmadinejad al rafforzamento della sicurezza nazionale per contrastare le minacce degli Stati Uniti e di Israele, alla luce di una escalation degli attacchi terroristici provenienti dal Pakistan finanziati dagli USA e delle incursioni dal Kurdistan iracheno sostenute da Israele, che ha determinato la morte di cittadini iraniani. Il sostegno e il massiccio finanziamento dei gruppi autori degli attacchi costituivano la politica ufficiale degli Stati Uniti di Bush. Essa non è stata ripudiata dal Presidente Obama e in effetti è andata intensificandosi in vista delle elezioni.
Quello che i commentatori occidentali e i loro protetti iraniani hanno ignorato è il forte impatto che le devastanti guerre degli Stati Uniti e l’occupazione in Iraq e in Afghanistan hanno sull’opinione pubblica iraniana: la forte posizione di Ahmadinejad sulle questioni della difesa contrasta le deboli posizioni in materia dell’opposizione filo-occidentale.
La grande maggioranza degli elettori hanno sostenuto il presidente uscente probabilmente perché ritengono che gli interessi di sicurezza nazionale, l’integrità del paese e il sistema di sicurezza sociale, con tutti i suoi difetti e gli eccessi, possano essere difesi e migliorati con Ahmadinejad anziché dai tecnocrati del ceto alto appoggiati dai giovani privilegiati che guardano all’Occidente e che premiano gli stili di vita individuali più che i valori di comunità e di solidarietà.
La demografia del voto rivela una vera e propria polarizzazione di classe che contrappone chi ha un reddito alto ed è favorevole al libero mercato, al capitalismo, ed è individualista e chi fa parte della classe operaia con ha un redito basso, è inserito nella sua comunità ed è favorevole a un’economia "morale" in cui l’usura e la speculazione sono limitate da precetti religiosi. Gli attacchi degli economisti di opposizione alla politica di spesa sociale del governo, di credito e sussidi per i prodotti alimentari di base hanno poca presa sulla maggioranza degli iraniani che beneficiano di tali programmi. Lo stato è visto da loro come protettore e benefattore dei lavoratori poveri contro il mercato, che rappresentano la ricchezza, il potere, il privilegio e la corruzione. L’attacco dell’opposizione all’intransigente politica estera del regime che "anela" l’Occidente riecheggia solo tra gli studenti universitari liberali e nei gruppi che lavorano nel settore del commercio con l’estero. Molti iraniani hanno percepito il potenziamento delle proprie forze armate da parte del regime come baluardo che ha impedito l’attacco americano o israeliano.
La misura della sconfitta dovrebbe dirci come l’opposizione sia lontana dalle preoccupazioni vitali della popolazione. Dovrebbe ricordare all’opposizione che spostandosi verso l’occidente, si è allontanata dalle questioni quotidiane di sicurezza, di abiatazione, dell’occupazione e di sussidi sui prezzi dei prodotti alimentari che rendono la vita sopportabile a coloro che vivono al di sotto della classe media e fuori dai cancelli privilegiati dell’Università di Teheran.
Il successo elettorale di Amhadinejad, visto in una prospettiva storica comparativa non dovrebbe sorprendere. In contesti elettorali simili dove i nazional-populisti si confrontano con i liberali filo-occidentali, hanno vinto i populisti. Un esempio è Peron in Argentina e, più di recente, Chavez in Venezuela, Evo Morales in Bolivia e anche Lula da Silva in Brasile, i quali hanno dimostrato la capacità di riscuotere un consenso attorno al 60% in libere elezioni. La maggioranza in questi paesi predilige la sicurezza sociale ai liberi mercati, la sicurezza nazionale all’allineamento con gli imperi militari.
Le conseguenze della vittoria elettorale di Ahmadinejad sono aperte al dibattito. Gli Stati Uniti potrebbero giungere alla conclusione che continuare a sostenere una vociferante, ma ampiamente sconfitta, minoranza ha poche prospettive per garantire concessioni in materia di arricchimento nucleare e l’abbandono dell’appoggio iraniano a Hezbollah e Hamas. Un approccio realistico potrebbe essere quello di aprire un ampio dibattito con l’Iran, riconoscendo, come ha rilevato di recente il Senatore Kerry, che l’arricchimento dell’uranio non è una minaccia esistenziale per chiunque. Questo approccio differisce nettamente da quello dei sionisti americani, radicati nel regime di Obama, che seguendo le indicazioni di Israele spingono per una guerra preventiva con l’Iran usando il pretesto che non è possibile negoziare con il governo "illegittimo" di Teheran che "rubato un’elezione".
Gli eventi recenti suggeriscono che i leader politici in Europa, e anche alcuni a Washington, non accettano la linea dei mezzi di comunicazione di massa sionisti secondo cui "il voto è stato rubato". La Casa Bianca non ha sospeso la sua offerta di negoziati con il nuovo governo rieletto ma si è concentrata sulla repressione della protesta (più che sul conteggio dei voti). Analogamente, le 27 nazioni dell’Unione Europea hanno espresso "profonda preoccupazione per la violenza" e ha invocato che le "aspirazioni del popolo iraniano siano raggiunte attraverso mezzi pacifici e che la libertà di espressione sia rispettata" (Financial Times 16 giugno 2009 p.4). Ad eccezione della Francia di Sarkozy, nessun leader UE ha messo in discussione l’esito del voto.
L’imprevisto è la reazione di Israele: Netanyahu ha indicato ai suoi seguaci sionisti statunitensi che dovrebbero usare la bufala dei "brogli elettorali" per esercitare la massima pressione sul regime di Obama per impedire che venga messo in atto qualsiasi programma che possa incontrare il rieletto regime di Ahmadinejad.
Paradossalmente, i commentatori USA (di sinistra, destra e centro) che hanno partecipato alla bufala della frode elettorale forniscono inavvertitamente a Netanyahu e ai suoi seguaci americani delle argomentazioni: dove loro vedono guerre di religione, noi vediamo lotta di classe, dove loro vedono la frode elettorale, noi vediamo la destabilizzazione imperialista.
La cosa più sorprendente nella condanna unanime dell’Occidente rispetto alla denuncia di brogli è che a distanza di una settimana dallo spoglio dei voti, non sia stato prodotto un solo straccio di prova, documentato o anche frutto di osservazioni. Durante tutta la campagna elettorale, non è stata sollevata alcuna accusa credibile (ma nemmeno dubbia) di manipolazione degli elettori. Fintanto che i media occidentali sono stati convinti, dalla loro stessa propaganda, di un imminente vittoria per il loro candidato, il processo elettorale è stato descritto come altamente competitivo, animato da diffusi dibattiti e da un’inedita attività pubblica che non ha incontrato ostacoli da parte del "proselitismo di stato". Era così ferma questa loro fede in uno svolgimento aperto e libero delle elezioni che i leader occidentali e i mezzi di comunicazione di massa erano convinti che il loro candidato avrebbe vinto.
I media occidentali si sono affidati ai propri giornalisti che davano ampia copertura alle manifestazioni di massa dei sostenitori dell’opposizione, mentre ignoravano o sminuivano l’enorme consenso per Ahmadinejad. Peggio ancora, i media occidentali hanno ignorato la composizione di classe delle due fazioni: il presidente uscente ha tratto sostegno dalla ben più numerosa classe povera operaia, contadina, artigiana e da settori del pubblico impiego, mentre la maggior parte dei manifestanti dell’opposizione provenivano dalla classe media e alta degli studenti, dell’impresa e del ceto professionale.
Inoltre, la maggior parte degli opinionisti e giornalisti occidentali di stanza a Teheran, estrapolavano le loro proiezioni dalle osservazioni nella capitale; pochi si sono avventurati nelle province, nelle città e nei villaggi di piccole e medie dimensioni dove Ahmadinejad ha la base del suo consenso di massa. Infine l’opposizione è costituita da una minoranza di studenti attivisti facili da mobilitare per le manifestazioni nelle piazze, mentre Ahmadinejad ha il sostegno della maggior parte dei giovani lavoratori e casalinghe, che esprime la propria posizione nell’urna e ha poco tempo o scarsa inclinazione per impegnarsi nella politica di piazza.
Un certo numero di giornalisti "esperti", compreso Gideon Rachman del Financial Times, rivendica come prova dei brogli elettorali il fatto che Ahmadinejad abbia ottenuto il 63% dei voti nella provincia di lingua azera, contro un avversario, Mousavi, di etnia azera. Il presupposto semplicistico è che l’identità etnica o l’appartenenza a un gruppo linguistico rappresenti l’unica possibile scelta di voto, piuttosto che altri interessi sociali o di classe. Una valutazione più attenta del voto della regione iraniana dell’Azerbaigian occidentale, rivela che Mousavi ha vinto solo nella città di Shabestar tra il ceto medio e superiore (peraltro con un margine contenuto) e che è stato sonoramente sconfitto nelle più ampie aree rurali dove le politiche di redistribuzione del governo Ahmadinejad hanno aiutato la popolazione di etnia azera a cancellare debiti, ottenere crediti a basso costo e facili prestiti per gli agricoltori. Utilizzando i suoi legami etnici, Mousavi ha conquistato nella regione dell’Azerbaigian occidentale solo il voto urbano. Nella provincia di Teheran densamente popolata, Mousavi ha battuto Ahmadinejad nei centri urbani di Teheran e Shemiranat ottenendo il voto della classe media e superiore, ma perdendo ampiamente tra la classe operaia delle periferie, delle piccole città e delle zone rurali.
Il paradigma superficiale e distorto del "voto etnico" adottato da scrittori del Financial Times e del New York Times per sostenere la tesi che la vittoria di Ahmadinejad fosse un "voto rubato" è abbinato al volontario e deliberato rifiuto dei media di riconoscere la validità di un rigoroso sondaggio d’opinione condotto da due esperti degli Stati Uniti solo tre settimane prima delle elezioni, che dimostrava il vantaggio di Ahmadinejad con un margine di 2 a 1, addirittura superiore a quello della vittoria elettorale del 12 giugno. Questo sondaggio ha rivelato che tra gli azeri, Ahmadinejad era favorito con un margine di 2 a 1 su Mousavi, dimostrando come gli interessi di classe rappresentati da un candidato possano superare l’identità etnica degli altri candidati (Washington Post, 15 giugno 2009). Il sondaggio ha anche dimostrato come le questioni di classe, in ogni fascia di età, sono più influenti nel plasmare le preferenze politiche degli "stili di vita generazionali". Secondo questo sondaggio, oltre i due terzi dei giovani iraniani sono troppo poveri per avere accesso a un computer e la fascia d’età compresa tra 18 e 24 anni "costituisce il blocco da cui Ahmadinejad ha tratto più voti" (Washington Post 15 giugno 2009). L’unico gruppo che ha sempre favorito Mousavi, è quello degli studenti universitari e laureati, titolari di imprese e la media e alta borghesia. Il "voto giovanile", che i media occidentali elogiavano come "riformista", costituisce una netta minoranza di meno del 30%, ma è di estrazione privilegiata; un gruppo che utilizza ampiamente la lingua inglese e ha relazioni in esclusiva con i media occidentali. La loro presenza rilevante tra i giornali occidentali ha creato la "sindrome di Teheran del Nord", in riferimento all’enclave in cui vivono gli studenti delle classi agiate. Fini oratori, ben vestiti e con un inglese fluente, sono stati sonoramente battuti nel segreto dell’urna.
In generale, Ahmadinejad ha ottenuto un ottimo risultato nelle province dedite alla produzione di petrolio e della chimica: qui potrebbe riflettersi l’opposizione degli operai dei settori al programma riformista che conteneva proposte di privatizzazione delle imprese pubbliche. Anche dalle province di confine è arrivato un ampio consenso conseguente all’enfasi posta da Ahmadinejad al rafforzamento della sicurezza nazionale per contrastare le minacce degli Stati Uniti e di Israele, alla luce di una escalation degli attacchi terroristici provenienti dal Pakistan finanziati dagli USA e delle incursioni dal Kurdistan iracheno sostenute da Israele, che ha determinato la morte di cittadini iraniani. Il sostegno e il massiccio finanziamento dei gruppi autori degli attacchi costituivano la politica ufficiale degli Stati Uniti di Bush. Essa non è stata ripudiata dal Presidente Obama e in effetti è andata intensificandosi in vista delle elezioni.
Quello che i commentatori occidentali e i loro protetti iraniani hanno ignorato è il forte impatto che le devastanti guerre degli Stati Uniti e l’occupazione in Iraq e in Afghanistan hanno sull’opinione pubblica iraniana: la forte posizione di Ahmadinejad sulle questioni della difesa contrasta le deboli posizioni in materia dell’opposizione filo-occidentale.
La grande maggioranza degli elettori hanno sostenuto il presidente uscente probabilmente perché ritengono che gli interessi di sicurezza nazionale, l’integrità del paese e il sistema di sicurezza sociale, con tutti i suoi difetti e gli eccessi, possano essere difesi e migliorati con Ahmadinejad anziché dai tecnocrati del ceto alto appoggiati dai giovani privilegiati che guardano all’Occidente e che premiano gli stili di vita individuali più che i valori di comunità e di solidarietà.
La demografia del voto rivela una vera e propria polarizzazione di classe che contrappone chi ha un reddito alto ed è favorevole al libero mercato, al capitalismo, ed è individualista e chi fa parte della classe operaia con ha un redito basso, è inserito nella sua comunità ed è favorevole a un’economia "morale" in cui l’usura e la speculazione sono limitate da precetti religiosi. Gli attacchi degli economisti di opposizione alla politica di spesa sociale del governo, di credito e sussidi per i prodotti alimentari di base hanno poca presa sulla maggioranza degli iraniani che beneficiano di tali programmi. Lo stato è visto da loro come protettore e benefattore dei lavoratori poveri contro il mercato, che rappresentano la ricchezza, il potere, il privilegio e la corruzione. L’attacco dell’opposizione all’intransigente politica estera del regime che "anela" l’Occidente riecheggia solo tra gli studenti universitari liberali e nei gruppi che lavorano nel settore del commercio con l’estero. Molti iraniani hanno percepito il potenziamento delle proprie forze armate da parte del regime come baluardo che ha impedito l’attacco americano o israeliano.
La misura della sconfitta dovrebbe dirci come l’opposizione sia lontana dalle preoccupazioni vitali della popolazione. Dovrebbe ricordare all’opposizione che spostandosi verso l’occidente, si è allontanata dalle questioni quotidiane di sicurezza, di abiatazione, dell’occupazione e di sussidi sui prezzi dei prodotti alimentari che rendono la vita sopportabile a coloro che vivono al di sotto della classe media e fuori dai cancelli privilegiati dell’Università di Teheran.
Il successo elettorale di Amhadinejad, visto in una prospettiva storica comparativa non dovrebbe sorprendere. In contesti elettorali simili dove i nazional-populisti si confrontano con i liberali filo-occidentali, hanno vinto i populisti. Un esempio è Peron in Argentina e, più di recente, Chavez in Venezuela, Evo Morales in Bolivia e anche Lula da Silva in Brasile, i quali hanno dimostrato la capacità di riscuotere un consenso attorno al 60% in libere elezioni. La maggioranza in questi paesi predilige la sicurezza sociale ai liberi mercati, la sicurezza nazionale all’allineamento con gli imperi militari.
Le conseguenze della vittoria elettorale di Ahmadinejad sono aperte al dibattito. Gli Stati Uniti potrebbero giungere alla conclusione che continuare a sostenere una vociferante, ma ampiamente sconfitta, minoranza ha poche prospettive per garantire concessioni in materia di arricchimento nucleare e l’abbandono dell’appoggio iraniano a Hezbollah e Hamas. Un approccio realistico potrebbe essere quello di aprire un ampio dibattito con l’Iran, riconoscendo, come ha rilevato di recente il Senatore Kerry, che l’arricchimento dell’uranio non è una minaccia esistenziale per chiunque. Questo approccio differisce nettamente da quello dei sionisti americani, radicati nel regime di Obama, che seguendo le indicazioni di Israele spingono per una guerra preventiva con l’Iran usando il pretesto che non è possibile negoziare con il governo "illegittimo" di Teheran che "rubato un’elezione".
Gli eventi recenti suggeriscono che i leader politici in Europa, e anche alcuni a Washington, non accettano la linea dei mezzi di comunicazione di massa sionisti secondo cui "il voto è stato rubato". La Casa Bianca non ha sospeso la sua offerta di negoziati con il nuovo governo rieletto ma si è concentrata sulla repressione della protesta (più che sul conteggio dei voti). Analogamente, le 27 nazioni dell’Unione Europea hanno espresso "profonda preoccupazione per la violenza" e ha invocato che le "aspirazioni del popolo iraniano siano raggiunte attraverso mezzi pacifici e che la libertà di espressione sia rispettata" (Financial Times 16 giugno 2009 p.4). Ad eccezione della Francia di Sarkozy, nessun leader UE ha messo in discussione l’esito del voto.
L’imprevisto è la reazione di Israele: Netanyahu ha indicato ai suoi seguaci sionisti statunitensi che dovrebbero usare la bufala dei "brogli elettorali" per esercitare la massima pressione sul regime di Obama per impedire che venga messo in atto qualsiasi programma che possa incontrare il rieletto regime di Ahmadinejad.
Paradossalmente, i commentatori USA (di sinistra, destra e centro) che hanno partecipato alla bufala della frode elettorale forniscono inavvertitamente a Netanyahu e ai suoi seguaci americani delle argomentazioni: dove loro vedono guerre di religione, noi vediamo lotta di classe, dove loro vedono la frode elettorale, noi vediamo la destabilizzazione imperialista.
un padre particolare di un terrorista particolare
Un padre molto particolare di un terrorista molto particolare
Insomma non si finisce mai di stupirsi. Umar Faruk, un ragazzo di appena ventitreanni, che nel giro di poche ore dalla cattura su un aereo che doveva esplodere nel cielo di Detroit ha vuotato il sacco, è figlio di un importante banchiere nigeriano assai ammanigliato con il mondo finanziario internazionale e membro di molti club tra i più esclusivi. Anche in Italia è stato nominato Cavaliere della Repubblica una delle più alte onorificenze che si conferisce a personalità particolarmente benemerite. Non sappiamo quali meriti abbia questo personaggio della casta dirigente nigeriana per l'Italia. Forse ha chiuso tutti e due gli occhi per gli insediamenti dell'Eni e dell'Agip alla foce del Niger che da anni hanno devastato l'habitat degli abitanti che vi muoiono di cancro, di fame e delle tante malattie donate dall'inquinamento spaventoso del fiume del quale i loro antenati avevano tratto salute e nutrimento per migliaia di anni.
Può darsi che appartenga ad una di quelle massonerie molto molto riservate e che costituiscono una specie di consiglio di amministrazione della borghesia capitalistica. Non sappiamo. Di certo sappiamo che aveva denunziato il figlio agli americani. Aveva fatto sapere delle sue cattive frequentazioni ed aveva messo in guardia la Cia delle intenzioni bellicose del ragazzo che lui non solo non condivideva, ma condannava.
Il grande banchiere padre amoroso e giusto in questione non mi ricorda nessuno dei personaggi della antica Roma pronti a sacrificare alla Sacra Urbe anche gli affetti familiari. Ricordo di uno che si tagliò un braccio per avere sbagliato un atto terroristico come l'omicidio del comandante etrusco che
assediava la città. Ma nessuno che avesse denunziato o ucciso il figlio per ragioni di Stato o di Etica.
La denunzia del padre del disgraziato Umar Faruck mi ricorda invece l'omicidio di un ragazzo di Canicatti trucidato dal padre mafioso perchè comunista. Insomma, un delitto ideologico animato dall'odio contro il mondo che ribolle sotto la nave dei grandi privilegiati delle terra.
Questo signore avrebbe potuto denunziare il figlio alle autorità del suo paese e farlo imprigionare
in Nigeria. Magari la madre o i fratelli ogni tanto avrebbero potuto fargli visita in prigione. Invece ha preferito denunziarlo agli americani sapendo certamente di Guantanamo e dei trattamenti che gli Usa ossessionati dalla lotta al terrorismo praticano normalmente. Sapendo che difficilmente lo rivedrà mai più e che sarà assai probabilmente torturato come tutti gli altri che incappano nella rete dello zio Sam.
Ma il nostro stupore continua ad essere suscitato anche da altre cose. Faruk, immobilizzato da un regista (in veste professionale sul teatro dell'evento?) e fatto subito prigioniero non era ancora sceso dall'aereo che aveva già vuotato il sacco che tutte le agenzie della batteria massmediatica mondiale hanno subito registrato. Mai visto confessioni così veloci specialmente da uno che, per essere denunziato dal padre, doveva essere assai tosto, assai motivato. Insomma, uno che stava per farsi esplodere per le sue convinzioni politiche che, appena preso, si mette a cantare a squarciagola e dice tutto quello che sa su di sè e su chi ha condiviso con lui le sue scelte. Dobbiamo credere? Dice Che è stato addestrato nello Jemen in un campo di AlQaeda, per un mese, e che altri venticinque kamikaze sono pronti a compiere altri atti terroristici. Figuratevi Obama! Appena avuta la "confessione" ha subito riunito fior di papaveri di generali ed ha impresso un giro fortissimo alla vite dell'apparato antiterroristico. Ha cominciato con il rafforzare ed aumentare il numero delle missioni di bambardamento aereo sullo Jemen che, vedi caso, è già stato studiato in profondità dalla Cia e dal Mossad e che presto sarà ridotto ad un cumulo di macerie come Gaza, il Pakistan, l'Afghanistan, la Somalia...l'Iraq......
L'episodio di Detroit, per me, significa soltanto una cosa. Anche lo Jemen sarà incendiato e forse non vedremo mai più le sue bellissime città di argilla, dipinte con i colori del Paradiso, che ne hanno fatto una altra rarità come Venezia o New York.
Pietro Ancona
http://www.ilgiornale.it/esteri/il_padre_nemico_estremisti_ha_preferito_legge_figlio/28-12-2009/articolo-id=409717-page=0-comments=1
Insomma non si finisce mai di stupirsi. Umar Faruk, un ragazzo di appena ventitreanni, che nel giro di poche ore dalla cattura su un aereo che doveva esplodere nel cielo di Detroit ha vuotato il sacco, è figlio di un importante banchiere nigeriano assai ammanigliato con il mondo finanziario internazionale e membro di molti club tra i più esclusivi. Anche in Italia è stato nominato Cavaliere della Repubblica una delle più alte onorificenze che si conferisce a personalità particolarmente benemerite. Non sappiamo quali meriti abbia questo personaggio della casta dirigente nigeriana per l'Italia. Forse ha chiuso tutti e due gli occhi per gli insediamenti dell'Eni e dell'Agip alla foce del Niger che da anni hanno devastato l'habitat degli abitanti che vi muoiono di cancro, di fame e delle tante malattie donate dall'inquinamento spaventoso del fiume del quale i loro antenati avevano tratto salute e nutrimento per migliaia di anni.
Può darsi che appartenga ad una di quelle massonerie molto molto riservate e che costituiscono una specie di consiglio di amministrazione della borghesia capitalistica. Non sappiamo. Di certo sappiamo che aveva denunziato il figlio agli americani. Aveva fatto sapere delle sue cattive frequentazioni ed aveva messo in guardia la Cia delle intenzioni bellicose del ragazzo che lui non solo non condivideva, ma condannava.
Il grande banchiere padre amoroso e giusto in questione non mi ricorda nessuno dei personaggi della antica Roma pronti a sacrificare alla Sacra Urbe anche gli affetti familiari. Ricordo di uno che si tagliò un braccio per avere sbagliato un atto terroristico come l'omicidio del comandante etrusco che
assediava la città. Ma nessuno che avesse denunziato o ucciso il figlio per ragioni di Stato o di Etica.
La denunzia del padre del disgraziato Umar Faruck mi ricorda invece l'omicidio di un ragazzo di Canicatti trucidato dal padre mafioso perchè comunista. Insomma, un delitto ideologico animato dall'odio contro il mondo che ribolle sotto la nave dei grandi privilegiati delle terra.
Questo signore avrebbe potuto denunziare il figlio alle autorità del suo paese e farlo imprigionare
in Nigeria. Magari la madre o i fratelli ogni tanto avrebbero potuto fargli visita in prigione. Invece ha preferito denunziarlo agli americani sapendo certamente di Guantanamo e dei trattamenti che gli Usa ossessionati dalla lotta al terrorismo praticano normalmente. Sapendo che difficilmente lo rivedrà mai più e che sarà assai probabilmente torturato come tutti gli altri che incappano nella rete dello zio Sam.
Ma il nostro stupore continua ad essere suscitato anche da altre cose. Faruk, immobilizzato da un regista (in veste professionale sul teatro dell'evento?) e fatto subito prigioniero non era ancora sceso dall'aereo che aveva già vuotato il sacco che tutte le agenzie della batteria massmediatica mondiale hanno subito registrato. Mai visto confessioni così veloci specialmente da uno che, per essere denunziato dal padre, doveva essere assai tosto, assai motivato. Insomma, uno che stava per farsi esplodere per le sue convinzioni politiche che, appena preso, si mette a cantare a squarciagola e dice tutto quello che sa su di sè e su chi ha condiviso con lui le sue scelte. Dobbiamo credere? Dice Che è stato addestrato nello Jemen in un campo di AlQaeda, per un mese, e che altri venticinque kamikaze sono pronti a compiere altri atti terroristici. Figuratevi Obama! Appena avuta la "confessione" ha subito riunito fior di papaveri di generali ed ha impresso un giro fortissimo alla vite dell'apparato antiterroristico. Ha cominciato con il rafforzare ed aumentare il numero delle missioni di bambardamento aereo sullo Jemen che, vedi caso, è già stato studiato in profondità dalla Cia e dal Mossad e che presto sarà ridotto ad un cumulo di macerie come Gaza, il Pakistan, l'Afghanistan, la Somalia...l'Iraq......
L'episodio di Detroit, per me, significa soltanto una cosa. Anche lo Jemen sarà incendiato e forse non vedremo mai più le sue bellissime città di argilla, dipinte con i colori del Paradiso, che ne hanno fatto una altra rarità come Venezia o New York.
Pietro Ancona
http://www.ilgiornale.it/esteri/il_padre_nemico_estremisti_ha_preferito_legge_figlio/28-12-2009/articolo-id=409717-page=0-comments=1
lunedì 28 dicembre 2009
con Ahmanidi njed per la libertà dell'Iran
Con Ahmanedinejd per la libertà dell'Iran
Il giorno di Natale tre palestinesi della Striscia di Gaza che cercavano rottami di ferro nei pressi del Muro che Israele ha eretto per tenerli prigionieri sono stati trucidati a colpi di mitraglia dai soldati.Erano in zona "interdetta". Questa è la parola usata dai massmedia occidentali per spiegare
la loro uccisione.Che fossero disarmati ed inermi non conta niente. Nello stesso giorno di Natale, in Cisgiordania, altri tre palestinesi sono stati uccisi dentro le loro case sotto gli occhi dei loro figli. La "velina" diramata
dall'ufficio propaganda dell'esercito israeliano racconta che erano membri del partito AlFatah. A quanto pare è una condizione sufficiente per essere ammazzati. Le agenzie non raccontano se i cadaveri dei sei palestinesi siano rimasti in loco e restituiti alle loro famiglie. Potrebbe anche succedere che i loro organi vengano espiantati per facoltosi israeliani che ne hanno bisogno. Come i tedeschi di Hitler non sciupavano proprio niente dei cadaveri degli ebrei facendone financo sapone
anche i corpi dei palestinesi sono stati usati (per quanto si è riusciti a sapere)come pezzi di ricambio.Non sappiamo se questa pratica è ancora in vigore.
Intanto, con la fattiva collaborazione di Obama che sembra particolarmente scodinzolante ed accondiscente con la lobby sionista che lo controlla, l'Egitto sta costruendo un muro di acciaio profondo trenta metri e lungo dieci chilometri, in gran parte sotterraneo, tra il proprio territorio e la striscia di Gaza, per impedire che il milione e mezzo di palestinesi che vi vivono prigionieri, puniti perchè a suo tempo hanno votato per Hamas,
non possano più scavare cunicoli per procurarsi il cibo l'acqua e le medicine di cui hanno bisogno. Molti di loro sono morti asfissiati dai gas sparsi dagli egiziani e dagli israeliani. Oggi un pulmann di
testimoni di Pace è stato bloccato e sequestrato. E' vietato visitare i prigionieri. Gaza come Guantanamo.
Questa vergogna per l'umanità costituita dalla condizione dei palestinesi nei territori occupati da Israele non conta quasi niente per il sistema massmediatico occidentale. Invece, oggi, tutti i giornali sono pieni da pagine e pagine di articoli con titoli "strillati" che si riferiscono alle grandi proteste per la libertà e la democrazia di Teheran e si domandano per quanto tempo ancora l'Occidente dovrà tollerare (Venturini) un Iran che non obbedisce alle ingiunzioni, che vorrebbe dotarsi di una bomba nucleare, che ha un Presidente la cui elezione è stata una truffa.
La pressione psicologica e politica sull'Iran dura da molto tempo e si sta intensificando. Gli americani hanno bisogno di nuovi teatri di guerra dopo l'Iraq e l'Afghanistan. Ora si dedicano a parte del Pakistan ed allo Jemen. L'invasione dello Jemen ci è stata preannunziata quando abbiamo letto o sentito che il giovane terrorista dell'aereo su Detroit aveva "subito,subito" dichiarato di appartenere ad AlQaeda e di essere stato addestrato in Jemen. Dal momento che i generali del Pentagono ci considerano imbecilli erano facile dedurre che si voleva attrarre la nostra attenzione sulle attività terroristiche dello Jemen. Stamane abbiamo sentito che da un anno la Cia è presente in loco e che i preparativi per l'invasione sono a buon punto.
I programmi per l'Iran sono per ora affidati all'opera di destabilizzazione della rivoluzione "verde" colorata secondo il manuale di Gene Sharp. Due autorevoli e stagionati membri dell'estambliscement clericale espressione di ceti medio alti, grandi proprietari terrieri, miliardari come Musavi e Rafsaniani,
con la parola d'ordine " a morte il dittatore". guidano una rivolta che sono riusciti a fare diventare endemica negli ultimi sei mesi. I rivoltosi vengono visti da tutta la stampa occidentale come martiri della libertà e della democrazia negata dal Presidente Ahmanedinjed considerato un usurpatore che deve essere scalzato e appunto messo a morte secondo il loro grido di guerra. L'obiettivo, sostenuto dagli americani apertamente per ammissione della Clinton, è portare al governo "i riformisti" cioè gente dello stesso stampo di Karzay e di Al Maliki. Una sorta di Quisling, collaborazionisti in funzione di ascari e di sostenitori degli interessi economici e geostrategici degli USA e dei loro alleati.
Se la protesta dei riformisti di teheran non diventa guerra civile capace di scalzare dal potere gli attuali governanti, l'Occidente è sempre pronto a fare la sua guerra di aggressione. Certo, non è facile, ma sono anni che Israele si prepara con manovre della sua flotta che ora è dislocata proprio nei mari antistanti l'Iran.
Molti intellettuali della sinistra europea sostengono i riformisti iraniani. Decontestualizzano la questione dallo scacchiere internazionale e sostengono che non si può spiegare tutto con la geostrategia ma bisogna considerare anche la lotta di classe. Parlano di lotta per i diritti. In sostanza si dice che non si può sostenere un regime come quello di Ahmanedinjed solo perchè è nemico degli USA. Argomento
fragile dal momento che nella geostrategia mondiale si esprimono gli interessi primari della lotta di classe tra imperialismo e colonialismo ed in secondo luogo perchè i cosidetti riformisti sono portatori di interessi, valori, istanze che sono della borghesia miliardaria e medio alta ansiosa di partecipare al
buffet dei grandi consumi e di scrollarsi di dosso il grigiore di un regime che dà ai lavoratori ed ai contadini diritti che vengono negati anche nella "libera" America di Obama. Non c'è dubbio che il sistema sanitario iraniano sia migliore e di gran lunga più democratico di quello americano.
Può darsi che la rivoluzione verde in Iran alla lunga abbia successo come le sue consorelle che si succedono come per fotocopiatrice dal 2000. In dieci anni abbiamo avuto tante rivoluzioni per la libertà e contro la tirannide in Serbia, Giorgia, Bielorussia, Kirghistizan, Ucraina, in Libano, Mongolia... Tutte, come si vede, in cruciali zone di forte interesse per l'espansionistico mondiale degli Usa. Naturalmente, in paesi come la Colombia dove si uccidono ventimila cittadini all'anno perchè sospettati di essere oppositori del regime e nell'Egitto del ferocissimo dittatore Mubarak, non ci sono problemi di rispetto della libertà e della democrazia. Non sono necessarie rivoluzioni "colorate" amenochè non cambi il loro governo.
Ricordo infine che è dal 1920 che gli anglosassoni stanno addosso all'Iran condannandolo alla sofferenza di crudeltà inaudite. Winston Churchill faceva irrorare i loro villaggi di gas iprite. Il loro primo Ministro, il grande, democratico liberal Mossadeq colpevole di avere nazionalizzato l'industria petrolifera sottraendola alle sette sorelle fu rapito dalla Cia ed ucciso. Al suo posto fu installato un mostro sanguinario come lo Scià. L'attuale regime deve cadere perchè gli americani non tollerano che
il petrolio dia risorse per una civiltà diversa dalla loro. la millenaria cultura dell'Iran, erede della grande Persia, deve essere cancellata come è stata cancellata quella mesopotamica. Al centro di Bagdad oggi troneggia una base militare USA ed una ambasciata che è grande quanto una citta di trentamila persone. Domani la bandiera a stelle e strisce sventolerà su teheran ed i giovani che oggi gridano la loro voglia di democrazia e libertà avranno le discoteche con la musica americana dell'ultima generazione,
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://wapedia.mobi/it/Rivoluzioni_colorate
http://www.questotrentino.it/2003/16/mossadeq.htm
Il giorno di Natale tre palestinesi della Striscia di Gaza che cercavano rottami di ferro nei pressi del Muro che Israele ha eretto per tenerli prigionieri sono stati trucidati a colpi di mitraglia dai soldati.Erano in zona "interdetta". Questa è la parola usata dai massmedia occidentali per spiegare
la loro uccisione.Che fossero disarmati ed inermi non conta niente. Nello stesso giorno di Natale, in Cisgiordania, altri tre palestinesi sono stati uccisi dentro le loro case sotto gli occhi dei loro figli. La "velina" diramata
dall'ufficio propaganda dell'esercito israeliano racconta che erano membri del partito AlFatah. A quanto pare è una condizione sufficiente per essere ammazzati. Le agenzie non raccontano se i cadaveri dei sei palestinesi siano rimasti in loco e restituiti alle loro famiglie. Potrebbe anche succedere che i loro organi vengano espiantati per facoltosi israeliani che ne hanno bisogno. Come i tedeschi di Hitler non sciupavano proprio niente dei cadaveri degli ebrei facendone financo sapone
anche i corpi dei palestinesi sono stati usati (per quanto si è riusciti a sapere)come pezzi di ricambio.Non sappiamo se questa pratica è ancora in vigore.
Intanto, con la fattiva collaborazione di Obama che sembra particolarmente scodinzolante ed accondiscente con la lobby sionista che lo controlla, l'Egitto sta costruendo un muro di acciaio profondo trenta metri e lungo dieci chilometri, in gran parte sotterraneo, tra il proprio territorio e la striscia di Gaza, per impedire che il milione e mezzo di palestinesi che vi vivono prigionieri, puniti perchè a suo tempo hanno votato per Hamas,
non possano più scavare cunicoli per procurarsi il cibo l'acqua e le medicine di cui hanno bisogno. Molti di loro sono morti asfissiati dai gas sparsi dagli egiziani e dagli israeliani. Oggi un pulmann di
testimoni di Pace è stato bloccato e sequestrato. E' vietato visitare i prigionieri. Gaza come Guantanamo.
Questa vergogna per l'umanità costituita dalla condizione dei palestinesi nei territori occupati da Israele non conta quasi niente per il sistema massmediatico occidentale. Invece, oggi, tutti i giornali sono pieni da pagine e pagine di articoli con titoli "strillati" che si riferiscono alle grandi proteste per la libertà e la democrazia di Teheran e si domandano per quanto tempo ancora l'Occidente dovrà tollerare (Venturini) un Iran che non obbedisce alle ingiunzioni, che vorrebbe dotarsi di una bomba nucleare, che ha un Presidente la cui elezione è stata una truffa.
La pressione psicologica e politica sull'Iran dura da molto tempo e si sta intensificando. Gli americani hanno bisogno di nuovi teatri di guerra dopo l'Iraq e l'Afghanistan. Ora si dedicano a parte del Pakistan ed allo Jemen. L'invasione dello Jemen ci è stata preannunziata quando abbiamo letto o sentito che il giovane terrorista dell'aereo su Detroit aveva "subito,subito" dichiarato di appartenere ad AlQaeda e di essere stato addestrato in Jemen. Dal momento che i generali del Pentagono ci considerano imbecilli erano facile dedurre che si voleva attrarre la nostra attenzione sulle attività terroristiche dello Jemen. Stamane abbiamo sentito che da un anno la Cia è presente in loco e che i preparativi per l'invasione sono a buon punto.
I programmi per l'Iran sono per ora affidati all'opera di destabilizzazione della rivoluzione "verde" colorata secondo il manuale di Gene Sharp. Due autorevoli e stagionati membri dell'estambliscement clericale espressione di ceti medio alti, grandi proprietari terrieri, miliardari come Musavi e Rafsaniani,
con la parola d'ordine " a morte il dittatore". guidano una rivolta che sono riusciti a fare diventare endemica negli ultimi sei mesi. I rivoltosi vengono visti da tutta la stampa occidentale come martiri della libertà e della democrazia negata dal Presidente Ahmanedinjed considerato un usurpatore che deve essere scalzato e appunto messo a morte secondo il loro grido di guerra. L'obiettivo, sostenuto dagli americani apertamente per ammissione della Clinton, è portare al governo "i riformisti" cioè gente dello stesso stampo di Karzay e di Al Maliki. Una sorta di Quisling, collaborazionisti in funzione di ascari e di sostenitori degli interessi economici e geostrategici degli USA e dei loro alleati.
Se la protesta dei riformisti di teheran non diventa guerra civile capace di scalzare dal potere gli attuali governanti, l'Occidente è sempre pronto a fare la sua guerra di aggressione. Certo, non è facile, ma sono anni che Israele si prepara con manovre della sua flotta che ora è dislocata proprio nei mari antistanti l'Iran.
Molti intellettuali della sinistra europea sostengono i riformisti iraniani. Decontestualizzano la questione dallo scacchiere internazionale e sostengono che non si può spiegare tutto con la geostrategia ma bisogna considerare anche la lotta di classe. Parlano di lotta per i diritti. In sostanza si dice che non si può sostenere un regime come quello di Ahmanedinjed solo perchè è nemico degli USA. Argomento
fragile dal momento che nella geostrategia mondiale si esprimono gli interessi primari della lotta di classe tra imperialismo e colonialismo ed in secondo luogo perchè i cosidetti riformisti sono portatori di interessi, valori, istanze che sono della borghesia miliardaria e medio alta ansiosa di partecipare al
buffet dei grandi consumi e di scrollarsi di dosso il grigiore di un regime che dà ai lavoratori ed ai contadini diritti che vengono negati anche nella "libera" America di Obama. Non c'è dubbio che il sistema sanitario iraniano sia migliore e di gran lunga più democratico di quello americano.
Può darsi che la rivoluzione verde in Iran alla lunga abbia successo come le sue consorelle che si succedono come per fotocopiatrice dal 2000. In dieci anni abbiamo avuto tante rivoluzioni per la libertà e contro la tirannide in Serbia, Giorgia, Bielorussia, Kirghistizan, Ucraina, in Libano, Mongolia... Tutte, come si vede, in cruciali zone di forte interesse per l'espansionistico mondiale degli Usa. Naturalmente, in paesi come la Colombia dove si uccidono ventimila cittadini all'anno perchè sospettati di essere oppositori del regime e nell'Egitto del ferocissimo dittatore Mubarak, non ci sono problemi di rispetto della libertà e della democrazia. Non sono necessarie rivoluzioni "colorate" amenochè non cambi il loro governo.
Ricordo infine che è dal 1920 che gli anglosassoni stanno addosso all'Iran condannandolo alla sofferenza di crudeltà inaudite. Winston Churchill faceva irrorare i loro villaggi di gas iprite. Il loro primo Ministro, il grande, democratico liberal Mossadeq colpevole di avere nazionalizzato l'industria petrolifera sottraendola alle sette sorelle fu rapito dalla Cia ed ucciso. Al suo posto fu installato un mostro sanguinario come lo Scià. L'attuale regime deve cadere perchè gli americani non tollerano che
il petrolio dia risorse per una civiltà diversa dalla loro. la millenaria cultura dell'Iran, erede della grande Persia, deve essere cancellata come è stata cancellata quella mesopotamica. Al centro di Bagdad oggi troneggia una base militare USA ed una ambasciata che è grande quanto una citta di trentamila persone. Domani la bandiera a stelle e strisce sventolerà su teheran ed i giovani che oggi gridano la loro voglia di democrazia e libertà avranno le discoteche con la musica americana dell'ultima generazione,
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://wapedia.mobi/it/Rivoluzioni_colorate
http://www.questotrentino.it/2003/16/mossadeq.htm
domenica 27 dicembre 2009
Con Ahmanenjed per la libertà dell'Iran
lettera alla conduttrice di Prima Pagina a proposito dell'Iran in subbuglio
cara Menafra,
l'Iran è fritto comunque. L'occidente ed in particolare gli anglosassoni non ne hanno mai consentito l'autonomia. Nel 1967 la Cia uccise Mossadeq, un grande civilissimo uomo politico che aveva commesso il crimine di nazionalizzare le imprese petrolifere delle sette sorelle. Al posto di Mossadeq insediò lo Scià, un sanguinario e losco individuo che garantì gli interessi angloamericani. Ora non sopporta il regime autocratico quanto si vuole ma che difende gli interessi nazionali del popolo iraniano.
Si serve di un gruppo di dirigenti messi in minoranza nell'estambliscement per la loro propensione a fare affari con l'Occidente e magari ad utilizzare l'Iran nell'aggressione all'Iraq ed all'Afghanistan che gli americani non riescono da soli a controllare.
Non tutte le rivoluzioni sono giuste. In Cile la rivoluzione delle massaie portò al potere Pinochet. In Europa Hitler e Mussolini. Non è detto che il movimento di Rafsaniani e Mausavi sia portatore di bene.
Se la rivoluzione "colorata" non riesce c'è sempre Israele pronto a menar le mani. Ha già bombardato due volte Teheran. Il signor Venturini stamane si chiedeva quanto ancora deve pazientare l'Occidente come quel tale nel Senato romano.
Mi dispiace che in qualche modo gli intellettuali di sinistra portino acqua al mulino della guerra.
Cordialità
Pietro Ancona
PS: Obama sta bombardando lo Jemen e si prepara all'invasione.
cara Menafra,
l'Iran è fritto comunque. L'occidente ed in particolare gli anglosassoni non ne hanno mai consentito l'autonomia. Nel 1967 la Cia uccise Mossadeq, un grande civilissimo uomo politico che aveva commesso il crimine di nazionalizzare le imprese petrolifere delle sette sorelle. Al posto di Mossadeq insediò lo Scià, un sanguinario e losco individuo che garantì gli interessi angloamericani. Ora non sopporta il regime autocratico quanto si vuole ma che difende gli interessi nazionali del popolo iraniano.
Si serve di un gruppo di dirigenti messi in minoranza nell'estambliscement per la loro propensione a fare affari con l'Occidente e magari ad utilizzare l'Iran nell'aggressione all'Iraq ed all'Afghanistan che gli americani non riescono da soli a controllare.
Non tutte le rivoluzioni sono giuste. In Cile la rivoluzione delle massaie portò al potere Pinochet. In Europa Hitler e Mussolini. Non è detto che il movimento di Rafsaniani e Mausavi sia portatore di bene.
Se la rivoluzione "colorata" non riesce c'è sempre Israele pronto a menar le mani. Ha già bombardato due volte Teheran. Il signor Venturini stamane si chiedeva quanto ancora deve pazientare l'Occidente come quel tale nel Senato romano.
Mi dispiace che in qualche modo gli intellettuali di sinistra portino acqua al mulino della guerra.
Cordialità
Pietro Ancona
PS: Obama sta bombardando lo Jemen e si prepara all'invasione.
susanna Maiolo, la donna che scavalcò la transenna
Susanna Maiolo la donna che scavalcò la transenna
domenica 27 dicembre 2009
di Doriana Goracci
Da reset italia
Ho letto da più parti che la donna che si è avventata sul papa per abbracciarlo con veemenza e a mani nude, Susanna Maiolo, è ricoverata a Subiaco: asociale in isolamento per Giustizia Vaticana. E da più parti viene definita la donna, quasi che non fosse giovane e molto: ha 25 anni di cui 18 mesi passati nella struttura psichiatrica «Wohngruppe-Kanzler» di Frauenfeld. E da più parti leggo che, per l’atto, è ancora in regime di «trattamento sanitario obbligatorio», la sigla che negli ultimi tempi abbiamo ripetuto in Rete e su carta stampata: TSO . Un Trattamento che è costato la morte a Francesco Mastrogiovanni, ad agosto scorso, in un letto di contenzione per 80 ore.
Non volevo fare del male al Santo Padre. “Lo ha detto ai soccorritori e ai medici che le hanno prestato assistenza, una volta ricoverata in ospedale, Susanna Maiolo, la donna che ieri sera ha tentato di avvicinarsi al Papa facendolo cadere durante la messa di Natale in San Pietro. Chi ha avuto modo di parlarle la definisce «una persona disturbata» con un «pensiero distorto» che probabilmente l’ha portata a tentare per due volte di avvicinarsi al pontefice”.
La stampa è clemente perchè è donna? Perchè è una disturbata che disturba senza armi in pugno? Eppure è stato Shock e mondiale? Solo pochi giorni fa, era stato Shock per l’aggressione subita da Silvio Berlusconi.
Propongo allora Shock doctrine - Il capitalismo dei disastri – di Naomi Klein: “un video che in modo coinciso spiega e dimostra come grazie a disastri e disgrazie, le masse vengono manipolate cosicché vengano apportati cambiamenti importanti al sistema, senza che la maggioranza se ne renda conto…Interessante e importante video di Naomi Klein sul uso delle tragedie e dei disastri da parte dei governi, per mandare avanti un sistema marcio nella sua stessa struttura. Importanti suggerimenti sull’uso dell’informazione e la presa di coscienza che gli eventi spesso sono utilizzati, con una dovuta dose di sensazionalismo, per creare stress,ansia e shock nella gente, e indurla ad accettare situazioni che altrimenti non accetterebbe. Pensate ogni qualvolta c’è o si accenna a una crisi economica, subito si trovano pretesti, in questa situazione d’emergenza per i meno facoltosi, per diminuire le tasse ai ricchi e ai grandi possidenti, anziché aumentarle ai nati con la camicia e diminuirle alle classi meno abbienti e fortunate che rischiano il tetto sotto il quale vivere e il pane quotidiano sulla tavola”.
Il 4 dicembre 2009 mi era pervenuta da Affaritaliani la seguente mail: SONDAGGIO/ SECONDO IL RAPPORTO CENSIS, LE FAMIGLIE ITALIANE SONO SEMPRE PIU’ STRESSATE DALLA CRISI E HANNO UN FRAGILE POTERE D’ACQUISTO. A NATALE STRINGERAI LA CINGHIA?
Repubblica per l’occasione titolò: “In apnea aspettando la fine della crisi“.
Ma la Crisi, la Paura non era già stata prevista dal Bilderberg Group, alla faccia vostra e in segreto?
Si salvi chi può da certi Disagi curati con Trattamenti, dalla Psichiatria, dalle Multinazionali del Farmaco…
Si celebra oggi 27 dicembre 2009 la Santa Famiglia a Madrid, dove arriveranno da tutta Europa a testimoniare le Radici quali sono e qual’è la Famiglia Cristiana da seguire. Non ho mai avuto dubbi, in proposito. Cure e amore, senza partito…senza politica…Un balsamo, una vera Medicina che piena gli spazi, abbatte ogni Transenna e Muro.
”Io ti voglio bene e vorrei dirti ti amo“: così don Pierino Gelmini si è rivolto a Silvio Berlusconi. ”Qualcuno ti ha definito il diavolo – le parole del sacerdote -, ma di solito si riconoscono diavoli coloro che diavoli sono. Noi ti vogliamo bene”. Il fondatore della Comunità Incontro ha quindi rivolto a Berlusconi un nuovo incitamento, alzando la voce: ”non avere paura, tieni botta e vai avanti. Non arrenderti, per favore”.
Alla vostra interpretazione.Risale al 1519, la nascita dell’Ospedale degli Incurabili, fondato da Maria Lorenza Longo, donna, venerabile e la cui causa per beatificazione è ancora in corso. Ardeva di desiderio di recarsi in Palestina…In onore e amore per la non violenza, restiamo umani, nella dimora del tempo sospeso.
Doriana Goracci
domenica 27 dicembre 2009
di Doriana Goracci
Da reset italia
Ho letto da più parti che la donna che si è avventata sul papa per abbracciarlo con veemenza e a mani nude, Susanna Maiolo, è ricoverata a Subiaco: asociale in isolamento per Giustizia Vaticana. E da più parti viene definita la donna, quasi che non fosse giovane e molto: ha 25 anni di cui 18 mesi passati nella struttura psichiatrica «Wohngruppe-Kanzler» di Frauenfeld. E da più parti leggo che, per l’atto, è ancora in regime di «trattamento sanitario obbligatorio», la sigla che negli ultimi tempi abbiamo ripetuto in Rete e su carta stampata: TSO . Un Trattamento che è costato la morte a Francesco Mastrogiovanni, ad agosto scorso, in un letto di contenzione per 80 ore.
Non volevo fare del male al Santo Padre. “Lo ha detto ai soccorritori e ai medici che le hanno prestato assistenza, una volta ricoverata in ospedale, Susanna Maiolo, la donna che ieri sera ha tentato di avvicinarsi al Papa facendolo cadere durante la messa di Natale in San Pietro. Chi ha avuto modo di parlarle la definisce «una persona disturbata» con un «pensiero distorto» che probabilmente l’ha portata a tentare per due volte di avvicinarsi al pontefice”.
La stampa è clemente perchè è donna? Perchè è una disturbata che disturba senza armi in pugno? Eppure è stato Shock e mondiale? Solo pochi giorni fa, era stato Shock per l’aggressione subita da Silvio Berlusconi.
Propongo allora Shock doctrine - Il capitalismo dei disastri – di Naomi Klein: “un video che in modo coinciso spiega e dimostra come grazie a disastri e disgrazie, le masse vengono manipolate cosicché vengano apportati cambiamenti importanti al sistema, senza che la maggioranza se ne renda conto…Interessante e importante video di Naomi Klein sul uso delle tragedie e dei disastri da parte dei governi, per mandare avanti un sistema marcio nella sua stessa struttura. Importanti suggerimenti sull’uso dell’informazione e la presa di coscienza che gli eventi spesso sono utilizzati, con una dovuta dose di sensazionalismo, per creare stress,ansia e shock nella gente, e indurla ad accettare situazioni che altrimenti non accetterebbe. Pensate ogni qualvolta c’è o si accenna a una crisi economica, subito si trovano pretesti, in questa situazione d’emergenza per i meno facoltosi, per diminuire le tasse ai ricchi e ai grandi possidenti, anziché aumentarle ai nati con la camicia e diminuirle alle classi meno abbienti e fortunate che rischiano il tetto sotto il quale vivere e il pane quotidiano sulla tavola”.
Il 4 dicembre 2009 mi era pervenuta da Affaritaliani la seguente mail: SONDAGGIO/ SECONDO IL RAPPORTO CENSIS, LE FAMIGLIE ITALIANE SONO SEMPRE PIU’ STRESSATE DALLA CRISI E HANNO UN FRAGILE POTERE D’ACQUISTO. A NATALE STRINGERAI LA CINGHIA?
Repubblica per l’occasione titolò: “In apnea aspettando la fine della crisi“.
Ma la Crisi, la Paura non era già stata prevista dal Bilderberg Group, alla faccia vostra e in segreto?
Si salvi chi può da certi Disagi curati con Trattamenti, dalla Psichiatria, dalle Multinazionali del Farmaco…
Si celebra oggi 27 dicembre 2009 la Santa Famiglia a Madrid, dove arriveranno da tutta Europa a testimoniare le Radici quali sono e qual’è la Famiglia Cristiana da seguire. Non ho mai avuto dubbi, in proposito. Cure e amore, senza partito…senza politica…Un balsamo, una vera Medicina che piena gli spazi, abbatte ogni Transenna e Muro.
”Io ti voglio bene e vorrei dirti ti amo“: così don Pierino Gelmini si è rivolto a Silvio Berlusconi. ”Qualcuno ti ha definito il diavolo – le parole del sacerdote -, ma di solito si riconoscono diavoli coloro che diavoli sono. Noi ti vogliamo bene”. Il fondatore della Comunità Incontro ha quindi rivolto a Berlusconi un nuovo incitamento, alzando la voce: ”non avere paura, tieni botta e vai avanti. Non arrenderti, per favore”.
Alla vostra interpretazione.Risale al 1519, la nascita dell’Ospedale degli Incurabili, fondato da Maria Lorenza Longo, donna, venerabile e la cui causa per beatificazione è ancora in corso. Ardeva di desiderio di recarsi in Palestina…In onore e amore per la non violenza, restiamo umani, nella dimora del tempo sospeso.
Doriana Goracci
bandiera bianca, resa incondizionata
Bandiera Bianca, resa incondizionata
Ci avviamo all'anno cruciale della agonia della Costituzione con una dichiarazione di Franceschini di resa incondizionata a Berlusconi ed alle sue pretese Ha detto che la legge ad personam per mettere il Presidente del Consiglio al riparo dai processi è una cosa possibile. Come si dice: "se pò fa..." Si ha anche notizia di una telefonata tra Berlusconi e Bersani. La TV mostra un Berlusconi ringiovanito, rinfrancato, sorridente. Sono appena passati tredici giorni dall'attentato di Milano ma la sua faccia è liscia e rosea come quella di una fanciulla in fiore. Non c'è alcun residuo di ematoma o di ferita. Eppure il taglio sotto l'occhio sembrava profondo. Dei denti che sarebbero stati fratturati, non sappiamo quanti, nessuna traccia. La bocca del tutto normale ed il sorriso o la risata di scherno non hanno alcuna difficoltà a dispiegarsi sul volto.
Insomma, il triste episodio di cui ha parlato il mondo intero e che ha provocato una intensa profonda
ondata di solidarietà umana è diventato una sorta di spartiacque tra "prima" e "dopo". Prima il PD era contrario, decisamente contrario alla leggina ad personam e manifestava serie perplessità a mettere mano alla Costituzione con questa destra ornata dal razzismo di Bossi un razzismo che si annida anche all'interno sotto la voce "federalismo" e che vuole la rottura di ogni forma di solidarietà interregionale. Ora la strada è spianata verso una collaborazione che non dubitiamo sarà intensissima. Il Parlamento sarà messo al lavoro, sarà sotto pressione con il fiato al collo del Grande Manager, del Boss che avrà tanti difetti per come trascorre il suo tempo libero ma è sicuramente un grandissimo lavoratore capace di macinare quantità enormi di impegni. Non dubitiamo che il Presidente della Repubblica sarà ed è già nella partita. Non predica fino alla noia la "coesione"? Ma un Parlamento democratico non deve essere coeso. Deve essere articolato dialetticamente tra maggioranza ed opposizione. Eppure Napolitano sono anni che ci ossessiona indicandoci la necessità di un clima collaborativo. In Italia questo significa assecondare Berlusconi in tutte le sue voglie. Non solo leggine per sfuggire a possibili certe condanne per reati commessi prima di diventare Presidente del Consiglio ma anche un rifacimento della Costituzione con azzeramento dei controbilanciamenti ed assoggettamento di parte della Magistratura al suo controllo. I Magistrati inquirenti diventeranno funzionari del Governo come i Questori.
Sono passate due settimane e sembriamo lontani anni luce dall'idea di un Fini che potesse diventare espressione di una destra "civile", alternativa a quella di Berlusconi e Bossi.. Se Il Capo del Governo si accorda con l'opposizione e questa gli dà via libera per tutti i progetti di "riforma" che senso ha il ruolo che Fini stava cercando di darsi? Oramai è una carta bruciata.
L'unico ostacolo ma non insormontabile resta Di Pietro ed il suo Partito. Di Pietro è sottoposto ad una cura intensissima di aggressioni quotidiane da parte dei giornali e delle tv del "partito dell'amore".
Viene dipinto come un pericoloso avventuriero, un estremista, un nemico della pace degli italiani.
Deve essere isolato come un cane rognoso. Si confida che il suo Partito, l'IDV, non regga a lungo agli attacchi ed al duro regime di isolamento. Non ha storia ed i suoi uomini non hanno forse la stoffa necessaria per resistere contro corrente ad attacchi che diventano sempre più ravvicinati, asfissianti.
In quanto alla sinistra radicale, il pegno viene dato dal Duca delle Puglie, l'On.le D'Alema. Il PD non ricandida Vendola e lancia la candidatura di Emiliano. Gli elettorati PD e PDL diventano sempre più
simili e lo saranno ancora di più dopo il voto della leggina ad personam. L'isolamento della sinistra radicale e dei dipietristi intransigenti deve essere pieno.Debbono sprofondare nelle catacombe dell'extraparlamentarismo e messi fuori dagli accordi politici locali.
Nasce in modo incruento un regime. Al posto della marcia su Roma abbiamo avuto Tartaglia ed il lancio della statuetta del Duomo di Milano. Un regime che si annunzia con la negazione bipartisan del diritto ai lavoratori di avere un giudice al quale appellarsi e con l'Italia popolata di lavoratori-stilisti appollaiati su torri per rivendicare il proprio diritto al lavoro ed alla vita. La scuola è già largamente sfasciata e centotrentamila insegnanti si ritroveranno nel giro di tre anni senza lavoro e quindi senza pane quotidiano. La Fiat diventa una multinazionale con il cervello in Italia ed il corpo all'estero. Ma l'oligarchia si ingrassa a dismisura. I consiglieri regionali piemontesi hanno diritto ad una buona uscita di circa centomila euro. Nel Veneto si fanno pagare anche le spese mortuarie. La casta politica costa
più dell'intero servizio sanitario nazionale. Questa casta politica è interessata alla "coesione". Del paese non sembra importarle più niente. Le forze armate diventano SPA per sfuggire una noiosi controlli della Corte dei Conti e del Parlamento. Naturalmente una SPA deve essere sempre operativa e per questo dobbiamo rassegnarci all'idea di guerre infinite alle quali parteciperanno i nostri militari "portatori di pace".
Insomma, si adeguerà la Costituzione scritta a quella materiale che non si capisce bene che cosa sia. E' certo che i legami tra PDL e PD esistono e sono testimoniati dalla condivisione di tutta la legislazione del lavoro firmata nelle ultime due legislature che hanno spogliato i lavoratori di quasi tutti i loro diritti. Credo che pesino molto nella trattativa gli interessi "materiali" del PD nelle banche o nel settore cooperativo. Le Coop sono una grande potenza economica ma non hanno più niente dei tratti solidaristici del socialismo gestionale iniziale. Sono imprese del tutto simili a tutte le altre e non danno niente nè ai consumatori nè ai loro lavoratori dipendenti. Non mitigano le asprezze del sistema capitalistico ma lo accentuano. L'apertura di nuove Ipercoop a Palermo ed altrove, nel pieno consenso generale, è una spia assai significativa di che cosa sono oggi i partiti .
Il Papa benedice quello che volgarmente continua a chiamarsi inciucio ma che ora viene ribattezzato come fase solidale di riforme e di bene nazionale.
Pietro ancona
Ci avviamo all'anno cruciale della agonia della Costituzione con una dichiarazione di Franceschini di resa incondizionata a Berlusconi ed alle sue pretese Ha detto che la legge ad personam per mettere il Presidente del Consiglio al riparo dai processi è una cosa possibile. Come si dice: "se pò fa..." Si ha anche notizia di una telefonata tra Berlusconi e Bersani. La TV mostra un Berlusconi ringiovanito, rinfrancato, sorridente. Sono appena passati tredici giorni dall'attentato di Milano ma la sua faccia è liscia e rosea come quella di una fanciulla in fiore. Non c'è alcun residuo di ematoma o di ferita. Eppure il taglio sotto l'occhio sembrava profondo. Dei denti che sarebbero stati fratturati, non sappiamo quanti, nessuna traccia. La bocca del tutto normale ed il sorriso o la risata di scherno non hanno alcuna difficoltà a dispiegarsi sul volto.
Insomma, il triste episodio di cui ha parlato il mondo intero e che ha provocato una intensa profonda
ondata di solidarietà umana è diventato una sorta di spartiacque tra "prima" e "dopo". Prima il PD era contrario, decisamente contrario alla leggina ad personam e manifestava serie perplessità a mettere mano alla Costituzione con questa destra ornata dal razzismo di Bossi un razzismo che si annida anche all'interno sotto la voce "federalismo" e che vuole la rottura di ogni forma di solidarietà interregionale. Ora la strada è spianata verso una collaborazione che non dubitiamo sarà intensissima. Il Parlamento sarà messo al lavoro, sarà sotto pressione con il fiato al collo del Grande Manager, del Boss che avrà tanti difetti per come trascorre il suo tempo libero ma è sicuramente un grandissimo lavoratore capace di macinare quantità enormi di impegni. Non dubitiamo che il Presidente della Repubblica sarà ed è già nella partita. Non predica fino alla noia la "coesione"? Ma un Parlamento democratico non deve essere coeso. Deve essere articolato dialetticamente tra maggioranza ed opposizione. Eppure Napolitano sono anni che ci ossessiona indicandoci la necessità di un clima collaborativo. In Italia questo significa assecondare Berlusconi in tutte le sue voglie. Non solo leggine per sfuggire a possibili certe condanne per reati commessi prima di diventare Presidente del Consiglio ma anche un rifacimento della Costituzione con azzeramento dei controbilanciamenti ed assoggettamento di parte della Magistratura al suo controllo. I Magistrati inquirenti diventeranno funzionari del Governo come i Questori.
Sono passate due settimane e sembriamo lontani anni luce dall'idea di un Fini che potesse diventare espressione di una destra "civile", alternativa a quella di Berlusconi e Bossi.. Se Il Capo del Governo si accorda con l'opposizione e questa gli dà via libera per tutti i progetti di "riforma" che senso ha il ruolo che Fini stava cercando di darsi? Oramai è una carta bruciata.
L'unico ostacolo ma non insormontabile resta Di Pietro ed il suo Partito. Di Pietro è sottoposto ad una cura intensissima di aggressioni quotidiane da parte dei giornali e delle tv del "partito dell'amore".
Viene dipinto come un pericoloso avventuriero, un estremista, un nemico della pace degli italiani.
Deve essere isolato come un cane rognoso. Si confida che il suo Partito, l'IDV, non regga a lungo agli attacchi ed al duro regime di isolamento. Non ha storia ed i suoi uomini non hanno forse la stoffa necessaria per resistere contro corrente ad attacchi che diventano sempre più ravvicinati, asfissianti.
In quanto alla sinistra radicale, il pegno viene dato dal Duca delle Puglie, l'On.le D'Alema. Il PD non ricandida Vendola e lancia la candidatura di Emiliano. Gli elettorati PD e PDL diventano sempre più
simili e lo saranno ancora di più dopo il voto della leggina ad personam. L'isolamento della sinistra radicale e dei dipietristi intransigenti deve essere pieno.Debbono sprofondare nelle catacombe dell'extraparlamentarismo e messi fuori dagli accordi politici locali.
Nasce in modo incruento un regime. Al posto della marcia su Roma abbiamo avuto Tartaglia ed il lancio della statuetta del Duomo di Milano. Un regime che si annunzia con la negazione bipartisan del diritto ai lavoratori di avere un giudice al quale appellarsi e con l'Italia popolata di lavoratori-stilisti appollaiati su torri per rivendicare il proprio diritto al lavoro ed alla vita. La scuola è già largamente sfasciata e centotrentamila insegnanti si ritroveranno nel giro di tre anni senza lavoro e quindi senza pane quotidiano. La Fiat diventa una multinazionale con il cervello in Italia ed il corpo all'estero. Ma l'oligarchia si ingrassa a dismisura. I consiglieri regionali piemontesi hanno diritto ad una buona uscita di circa centomila euro. Nel Veneto si fanno pagare anche le spese mortuarie. La casta politica costa
più dell'intero servizio sanitario nazionale. Questa casta politica è interessata alla "coesione". Del paese non sembra importarle più niente. Le forze armate diventano SPA per sfuggire una noiosi controlli della Corte dei Conti e del Parlamento. Naturalmente una SPA deve essere sempre operativa e per questo dobbiamo rassegnarci all'idea di guerre infinite alle quali parteciperanno i nostri militari "portatori di pace".
Insomma, si adeguerà la Costituzione scritta a quella materiale che non si capisce bene che cosa sia. E' certo che i legami tra PDL e PD esistono e sono testimoniati dalla condivisione di tutta la legislazione del lavoro firmata nelle ultime due legislature che hanno spogliato i lavoratori di quasi tutti i loro diritti. Credo che pesino molto nella trattativa gli interessi "materiali" del PD nelle banche o nel settore cooperativo. Le Coop sono una grande potenza economica ma non hanno più niente dei tratti solidaristici del socialismo gestionale iniziale. Sono imprese del tutto simili a tutte le altre e non danno niente nè ai consumatori nè ai loro lavoratori dipendenti. Non mitigano le asprezze del sistema capitalistico ma lo accentuano. L'apertura di nuove Ipercoop a Palermo ed altrove, nel pieno consenso generale, è una spia assai significativa di che cosa sono oggi i partiti .
Il Papa benedice quello che volgarmente continua a chiamarsi inciucio ma che ora viene ribattezzato come fase solidale di riforme e di bene nazionale.
Pietro ancona
sabato 26 dicembre 2009
dodici ore misteriose
dodici ore misteriose
Secondo i genitori, Massimo Tartaglia è uscito di casa la mattina del giorno dell'aggressione a Berlusconi. Che cosa ha fatto? Con chi è stato? E' possibile che sia stato manipolato ed indotto a compiere il gesto da chi ha interesse a fare di Berlusconi una vittima della Costituzione
http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_MKULTRA
Secondo i genitori, Massimo Tartaglia è uscito di casa la mattina del giorno dell'aggressione a Berlusconi. Che cosa ha fatto? Con chi è stato? E' possibile che sia stato manipolato ed indotto a compiere il gesto da chi ha interesse a fare di Berlusconi una vittima della Costituzione
http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_MKULTRA
venerdì 25 dicembre 2009
del finto perdono e del resto
Del finto perdono e del resto
Berlusconi ha perdonato Tartaglia e nello stesso tempo ha invitato i giudici ad essere molto severi.
Insomma in una richiesta vendicativa ha inserito la parola-ingrediente "perdono" perchè la batteria massmediatica al suo servizio potesse usarla, come di fatto l'ha usata, per lodarne la magnanimità. I giudici che si occupano del caso Tartaglia debbono stare molto attenti. Se useranno le attenuanti per le misere condizioni psichiche dell'imputato rischiano grosso, magari l'accusa di non rendere giustizia al Presidente. Intanto non vengono presi in considerazione gli arresti domiciliari e si delineano, per il futuro, soltanto alternative tra la detenzione "normale" e quella in manicomi giudiziari. Se verrà chiuso in uno dei sei ospedali psichiatrici giudiziari correrà il rischio di non uscirne più dal momento che l'internamento può essere prorogato a tempo indeterminato. Accade che persone condannate per reati di nessuna rilevanza chiuse in manicomio criminale possano restarci anche per tutta la vita con penosissime esperienze di letti di contenzione ai quali vengono legati per tanto tempo anche per diecine di anni. In Italia, se si viene ghermiti dall'ingranaggio della giustizia può succedere di finire suicidi dopo anni di clausura per un reato di "oltraggio a pubblico ufficiale". E' accaduto. Della gente chiusura nelle carceri non si occupa quasi nessuno oltre i parenti e gli addetti ai lavori. Di quelli chiusi nei manicomi criminali non se ne parla in nessun luogo. Non viene fatto niente per migliorarne la condizione. Si discute da anni e tra gli esperti che almeno la metà potrebbero essere recuperati ad una quasi normalità. La condizione di segregazione peggiora la loro
condizione. Ma non se ne fa niente dal momento che, come per la legge Basaglia, nessuno pensa di creare alternative protette che possano favorire la liberazione.
L'Oligarchia che abita il Parlamento si tiene lontana dai luoghi terribili della detenzione psichiatrica. Soltanto la pattuglia radicale ha fatto qualcosa, ha denunziato, ha proposto modifiche. Purtroppo le cose non sono cambiate e tendono a peggiorare. Il Parlamento si occupa delle leggi che servono al Presidente del Consiglio per sfuggire ai tanti processi cominciati quando era soltanto un imprenditore
Ora si vuole riformare l'ordinamento giudiziario, ma soltanto per accrescerne il controllo politico più che il controllo sociale e democratico. Come per gli infortuni mortali sul lavoro ci si è adattati alla media mostruosa di quattro morti al giorno e di decine di migliaia di feriti, mutilati, malati l'anno, per le carceri ci si adatta ad una media di 70 suicidi l'anno. Dovremmo domandarci quali patologie celano queste cifre. Della gente chiusa e dimenticata nei manicomi criminali non ne parla nessuno. Quasi dieci anni fa la senatrice Finocchiaro fece una proposta ma a quanto pare è rimasta senza alcun seguito.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.overlex.com/leggiarticolo.asp?id=1932
http://www.opgaversa.it/il_manicomio_giudiziario_di_aversa.html
http://www.osservatorioantigone.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1182&Itemid=2
Berlusconi ha perdonato Tartaglia e nello stesso tempo ha invitato i giudici ad essere molto severi.
Insomma in una richiesta vendicativa ha inserito la parola-ingrediente "perdono" perchè la batteria massmediatica al suo servizio potesse usarla, come di fatto l'ha usata, per lodarne la magnanimità. I giudici che si occupano del caso Tartaglia debbono stare molto attenti. Se useranno le attenuanti per le misere condizioni psichiche dell'imputato rischiano grosso, magari l'accusa di non rendere giustizia al Presidente. Intanto non vengono presi in considerazione gli arresti domiciliari e si delineano, per il futuro, soltanto alternative tra la detenzione "normale" e quella in manicomi giudiziari. Se verrà chiuso in uno dei sei ospedali psichiatrici giudiziari correrà il rischio di non uscirne più dal momento che l'internamento può essere prorogato a tempo indeterminato. Accade che persone condannate per reati di nessuna rilevanza chiuse in manicomio criminale possano restarci anche per tutta la vita con penosissime esperienze di letti di contenzione ai quali vengono legati per tanto tempo anche per diecine di anni. In Italia, se si viene ghermiti dall'ingranaggio della giustizia può succedere di finire suicidi dopo anni di clausura per un reato di "oltraggio a pubblico ufficiale". E' accaduto. Della gente chiusura nelle carceri non si occupa quasi nessuno oltre i parenti e gli addetti ai lavori. Di quelli chiusi nei manicomi criminali non se ne parla in nessun luogo. Non viene fatto niente per migliorarne la condizione. Si discute da anni e tra gli esperti che almeno la metà potrebbero essere recuperati ad una quasi normalità. La condizione di segregazione peggiora la loro
condizione. Ma non se ne fa niente dal momento che, come per la legge Basaglia, nessuno pensa di creare alternative protette che possano favorire la liberazione.
L'Oligarchia che abita il Parlamento si tiene lontana dai luoghi terribili della detenzione psichiatrica. Soltanto la pattuglia radicale ha fatto qualcosa, ha denunziato, ha proposto modifiche. Purtroppo le cose non sono cambiate e tendono a peggiorare. Il Parlamento si occupa delle leggi che servono al Presidente del Consiglio per sfuggire ai tanti processi cominciati quando era soltanto un imprenditore
Ora si vuole riformare l'ordinamento giudiziario, ma soltanto per accrescerne il controllo politico più che il controllo sociale e democratico. Come per gli infortuni mortali sul lavoro ci si è adattati alla media mostruosa di quattro morti al giorno e di decine di migliaia di feriti, mutilati, malati l'anno, per le carceri ci si adatta ad una media di 70 suicidi l'anno. Dovremmo domandarci quali patologie celano queste cifre. Della gente chiusa e dimenticata nei manicomi criminali non ne parla nessuno. Quasi dieci anni fa la senatrice Finocchiaro fece una proposta ma a quanto pare è rimasta senza alcun seguito.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
http://www.overlex.com/leggiarticolo.asp?id=1932
http://www.opgaversa.it/il_manicomio_giudiziario_di_aversa.html
http://www.osservatorioantigone.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1182&Itemid=2
giovedì 24 dicembre 2009
anniversario del Grande Massacro
Primo anniversario di Piombo Fuso: Gaza è ancora devastata.
Scritto il 2009-12-24 in News
Gaza - Infopal. Un giorno che non può essere cancellato dalla memoria del mondo intero. Aerei da guerra sfrecciano nel cielo e lanciano missili e bombe sulle sedi delle amministrazioni, sulle abitazioni e sui civili innocenti. Intere famiglie sterminate, case rase al suolo, esplosioni e urla di mamme e bambini… le sirene delle ambulanze che non smettono mai di suonare.
Questa è la scena che si vive a Gaza a mezzogiorno del 27 dicembre 2008.
Quel giorno, le forze di occupazione israeliane hanno perpetrato i crimini più incredibili e orrendi contro le persone e le cose. Quella data ha segnato infatti l'inizio dell’aggressione alla Striscia di Gaza (un fazzoletto di terra di appena 360 chilometri quadrati, lunga circa 40 km e larga appena 9) sotto falsi pretesti: l'eliminazione di Hamas, votato dal popolo palestinese, e la liberazione di Gilad Shalit, il soldato israeliano catturato dai gruppi della Resistenza palestinese.
Ma Hamas è rimasta dov’era e Shalit non è stato liberato.
Omicidi di massa
Nello stesso periodo, oltre 50 aerei da guerra hanno attaccato più di 200 obiettivi nella Striscia di Gaza. In soli due minuti hanno distrutto la maggior parte delle sedi della polizia nella Striscia e hanno ucciso più di 220 cittadini, ferendone oltre 600.
Ma i micidiali aerei da guerra non si sono fermati lì: hanno continuato a bombardare la Striscia di Gaza per otto giorni consecutivi, colpendo le case di civili che non hanno a che fare con la Resistenza, le ambulanze, i centri dell'agenzia delle Nazioni Unite, l'UNRWA, per non parlare di scuole e ospedali, pieni di decine di migliaia di sfollati.
Dopo questi otto giorni, centinaia di carri armati e truppe di terra hanno invaso le città e i campi profughi vicini alla frontiera, cancellando interi quartieri abitati.
Secondo le statistiche delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per i diritti umani nella Striscia di Gaza, 11.154 sono le case distrutte dalle forze israeliane nel corso dei 23 giorni di guerra contro Gaza: 3.632 quelle distrutte del tutto, 8.522 quelle distrutte parzialmente, mentre le case danneggiate lievemente sono circa 52.000.
Interi quartieri rasi al suolo
A causa della distruzione di quelle case, decine di migliaia di famiglie adesso vivono all'aperto, senza riparo. Al momento della stesura di questo articolo, mercoledì 23 dicembre 2009, secondo un censimento delle Nazioni Unite le persone che vivono senzatetto, a seguito della distruzione delle loro case, sono 107.509, tra cui ovviamente bambini, anziani, donne...
Nonostante le numerose promesse di diversi organismi ufficiali internazionali riguardanti la ricostruzione delle case distrutte – promesse fatte durante la ‘Conferenza dei donatori’ svoltasi a Sharm el-Shaykh, in Egitto, dopo l’aggressione israeliana a Gaza -, tali buone intenzioni non si sono ancora concretizzate. Il volume delle perdite stimate durante quella conferenza ammontava a due miliardi di dollari.
Il corrispondente di Infopal.it a Gaza ci propone un caso tra le migliaia di persone che vivono senzatetto e che attendono che questa situazione cambi, ovvero che i cosiddetti ‘donatori’ attuino le loro promesse e gli occupanti israeliani tolgano l'immorale embargo imposto alla Striscia di Gaza. Si tratta del caso della famiglia di Mohammad Khader, composta da tre membri: due femmine e un maschio, tutti affetti da malattie croniche: il fratello maggiore ha 50 anni ed è infermo, mentre le due sorelle soffrono di malattie cardiache e di problemi muscolari.
Questa famiglia ha perso la propria casa il dodicesimo giorno dell’aggressione a Gaza, quando gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato il quartiere dove abitavano, il quartiere as-Salam (la Pace, ndr), a nord della Striscia. Lì gli israeliani hanno demolito tutto, e fortunatamente la Croce Rossa ha prontamente evacuato gli abitanti del quartiere prima che venisse distrutto totalmente dagli aerei e dai carri armati israeliani.
Su‘ad, la sorella maggiore, ci ha guardato con le lacrime dell'angoscia e del dolore, ma all'improvviso ha detto ad alta voce: "Ogni giorno vengono i vari media e ci intervistano per puntare i riflettori sulla nostra sofferenza, ma non vediamo nessuno che si dà da fare concretamente. Io, mio fratello e mia sorella abbiamo bisogno di cure, in particolare la mia sorellina che ha bisogno di medicine per 250 dollari al mese, una somma esorbitante che non abbiamo e che possiamo ottenere solo attraverso l'aiuto di alcune organizzazioni locali".
Questa famiglia, che vive in una tenda di stoffa ricevuta dall'agenzia delle Nazioni Unite UNRWA, rivolge dunque un appello agli spiriti liberi di tutto il mondo affinché la aiutino a ricostruirsi una casa per proteggersi dal freddo dell'inverno e dalla pioggia che scorre sotto i loro piedi mentre stanno nella tenda, per non parlare della mancanza di coperte adatte…
Distruzione sistematica
L’aggressione contro Gaza non si è limitata a colpire gli uomini e le abitazioni. Gli israeliani hanno distrutto intenzionalmente l'economia della Striscia di Gaza: 211 stabilimenti industriali, che vanno dalle fabbriche tessili alle ferriere, dalle industrie chimiche alle fabbriche di laterizi, oltre al danneggiamento di ben 721 attività commerciali, che ha lasciato migliaia di persone senza lavoro.
Perciò, il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli record anche in confronto ai Paesi più poveri del mondo. Infatti, secondo le recenti statistiche delle Nazioni Unite, essa è aumentata a causa dell’ininterrotto embargo israeliano imposto alla Striscia di Gaza, al quale si è aggiunta l’aggressione dell’inverno scorso: adesso siamo al 73%, col reddito pro capite che è inferiore a un dollaro al giorno, tra l’altro ricevuto tramite gli aiuti dell'UNRWA, che fornisce sostegno a centinaia di migliaia di persone nella Striscia di Gaza.
Nemmeno i settori agricolo e dell’allevamento si sono salvati dalla brutale aggressione israeliana. I bulldozer israeliani hanno distrutto e raso al suolo 627.175 ettari coltivati, per lo più frutteti, ossia 448.298 alberi, ma anche 219 pozzi che servivano ad irrigare le colture, mentre per quanto concerne il settore zootecnico le forze di occupazione hanno ucciso 8.912 animali, tra pollame e bestiame.
E' opportuno ricordare che la Striscia di Gaza è ancora in piena rovina: nemmeno una casa è stata ricostruita come si deve, a causa dell'ignobile embargo israeliano che costringe un milione e mezzo di persone in una grande ‘prigione a cielo aperto’. Anzi, Gaza è molto peggio di una prigione, perché gli israeliani vi impediscono l'introduzione della maggior parte dei generi di prima necessità, come il latte per i bambini e le medicine, eccetto quel poco che arriva tramite le ‘carovane di solidarietà’ con la gente di Gaza che riescono sporadicamente a rompere l’embargo.
Scritto il 2009-12-24 in News
Gaza - Infopal. Un giorno che non può essere cancellato dalla memoria del mondo intero. Aerei da guerra sfrecciano nel cielo e lanciano missili e bombe sulle sedi delle amministrazioni, sulle abitazioni e sui civili innocenti. Intere famiglie sterminate, case rase al suolo, esplosioni e urla di mamme e bambini… le sirene delle ambulanze che non smettono mai di suonare.
Questa è la scena che si vive a Gaza a mezzogiorno del 27 dicembre 2008.
Quel giorno, le forze di occupazione israeliane hanno perpetrato i crimini più incredibili e orrendi contro le persone e le cose. Quella data ha segnato infatti l'inizio dell’aggressione alla Striscia di Gaza (un fazzoletto di terra di appena 360 chilometri quadrati, lunga circa 40 km e larga appena 9) sotto falsi pretesti: l'eliminazione di Hamas, votato dal popolo palestinese, e la liberazione di Gilad Shalit, il soldato israeliano catturato dai gruppi della Resistenza palestinese.
Ma Hamas è rimasta dov’era e Shalit non è stato liberato.
Omicidi di massa
Nello stesso periodo, oltre 50 aerei da guerra hanno attaccato più di 200 obiettivi nella Striscia di Gaza. In soli due minuti hanno distrutto la maggior parte delle sedi della polizia nella Striscia e hanno ucciso più di 220 cittadini, ferendone oltre 600.
Ma i micidiali aerei da guerra non si sono fermati lì: hanno continuato a bombardare la Striscia di Gaza per otto giorni consecutivi, colpendo le case di civili che non hanno a che fare con la Resistenza, le ambulanze, i centri dell'agenzia delle Nazioni Unite, l'UNRWA, per non parlare di scuole e ospedali, pieni di decine di migliaia di sfollati.
Dopo questi otto giorni, centinaia di carri armati e truppe di terra hanno invaso le città e i campi profughi vicini alla frontiera, cancellando interi quartieri abitati.
Secondo le statistiche delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per i diritti umani nella Striscia di Gaza, 11.154 sono le case distrutte dalle forze israeliane nel corso dei 23 giorni di guerra contro Gaza: 3.632 quelle distrutte del tutto, 8.522 quelle distrutte parzialmente, mentre le case danneggiate lievemente sono circa 52.000.
Interi quartieri rasi al suolo
A causa della distruzione di quelle case, decine di migliaia di famiglie adesso vivono all'aperto, senza riparo. Al momento della stesura di questo articolo, mercoledì 23 dicembre 2009, secondo un censimento delle Nazioni Unite le persone che vivono senzatetto, a seguito della distruzione delle loro case, sono 107.509, tra cui ovviamente bambini, anziani, donne...
Nonostante le numerose promesse di diversi organismi ufficiali internazionali riguardanti la ricostruzione delle case distrutte – promesse fatte durante la ‘Conferenza dei donatori’ svoltasi a Sharm el-Shaykh, in Egitto, dopo l’aggressione israeliana a Gaza -, tali buone intenzioni non si sono ancora concretizzate. Il volume delle perdite stimate durante quella conferenza ammontava a due miliardi di dollari.
Il corrispondente di Infopal.it a Gaza ci propone un caso tra le migliaia di persone che vivono senzatetto e che attendono che questa situazione cambi, ovvero che i cosiddetti ‘donatori’ attuino le loro promesse e gli occupanti israeliani tolgano l'immorale embargo imposto alla Striscia di Gaza. Si tratta del caso della famiglia di Mohammad Khader, composta da tre membri: due femmine e un maschio, tutti affetti da malattie croniche: il fratello maggiore ha 50 anni ed è infermo, mentre le due sorelle soffrono di malattie cardiache e di problemi muscolari.
Questa famiglia ha perso la propria casa il dodicesimo giorno dell’aggressione a Gaza, quando gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato il quartiere dove abitavano, il quartiere as-Salam (la Pace, ndr), a nord della Striscia. Lì gli israeliani hanno demolito tutto, e fortunatamente la Croce Rossa ha prontamente evacuato gli abitanti del quartiere prima che venisse distrutto totalmente dagli aerei e dai carri armati israeliani.
Su‘ad, la sorella maggiore, ci ha guardato con le lacrime dell'angoscia e del dolore, ma all'improvviso ha detto ad alta voce: "Ogni giorno vengono i vari media e ci intervistano per puntare i riflettori sulla nostra sofferenza, ma non vediamo nessuno che si dà da fare concretamente. Io, mio fratello e mia sorella abbiamo bisogno di cure, in particolare la mia sorellina che ha bisogno di medicine per 250 dollari al mese, una somma esorbitante che non abbiamo e che possiamo ottenere solo attraverso l'aiuto di alcune organizzazioni locali".
Questa famiglia, che vive in una tenda di stoffa ricevuta dall'agenzia delle Nazioni Unite UNRWA, rivolge dunque un appello agli spiriti liberi di tutto il mondo affinché la aiutino a ricostruirsi una casa per proteggersi dal freddo dell'inverno e dalla pioggia che scorre sotto i loro piedi mentre stanno nella tenda, per non parlare della mancanza di coperte adatte…
Distruzione sistematica
L’aggressione contro Gaza non si è limitata a colpire gli uomini e le abitazioni. Gli israeliani hanno distrutto intenzionalmente l'economia della Striscia di Gaza: 211 stabilimenti industriali, che vanno dalle fabbriche tessili alle ferriere, dalle industrie chimiche alle fabbriche di laterizi, oltre al danneggiamento di ben 721 attività commerciali, che ha lasciato migliaia di persone senza lavoro.
Perciò, il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli record anche in confronto ai Paesi più poveri del mondo. Infatti, secondo le recenti statistiche delle Nazioni Unite, essa è aumentata a causa dell’ininterrotto embargo israeliano imposto alla Striscia di Gaza, al quale si è aggiunta l’aggressione dell’inverno scorso: adesso siamo al 73%, col reddito pro capite che è inferiore a un dollaro al giorno, tra l’altro ricevuto tramite gli aiuti dell'UNRWA, che fornisce sostegno a centinaia di migliaia di persone nella Striscia di Gaza.
Nemmeno i settori agricolo e dell’allevamento si sono salvati dalla brutale aggressione israeliana. I bulldozer israeliani hanno distrutto e raso al suolo 627.175 ettari coltivati, per lo più frutteti, ossia 448.298 alberi, ma anche 219 pozzi che servivano ad irrigare le colture, mentre per quanto concerne il settore zootecnico le forze di occupazione hanno ucciso 8.912 animali, tra pollame e bestiame.
E' opportuno ricordare che la Striscia di Gaza è ancora in piena rovina: nemmeno una casa è stata ricostruita come si deve, a causa dell'ignobile embargo israeliano che costringe un milione e mezzo di persone in una grande ‘prigione a cielo aperto’. Anzi, Gaza è molto peggio di una prigione, perché gli israeliani vi impediscono l'introduzione della maggior parte dei generi di prima necessità, come il latte per i bambini e le medicine, eccetto quel poco che arriva tramite le ‘carovane di solidarietà’ con la gente di Gaza che riescono sporadicamente a rompere l’embargo.
natale infelice ed il prossimo sarà peggiore
Natale infelice ed il prossimo sarà peggiore
Ho visto in TV scene dalla Stazione di Milano che mi hanno riempito di sgomento. Una folla enorme di persone abbandonate a se stesse in attesa da ore nel gelo per potere prendere un treno e tornare a casa. Mi ha colpito il viso spaventato e lacrimoso di un giovane che si chiedeva disperato
se sarebbe mai riuscito ad arrivare a casa per Natale. Poi è scoppiata una rissa tra viaggiatori per accaparrarsi un posto sul treno per Lecce. Scene da dopoguerra. Il dopo privatizzazione delle Ferrovie è come un dopoguerra dal momento che il sistema è stato bombardato dalle bombe dei risparmi sulle manutenzioni, dal mancato rinnovo della rete e del materiale rotabile. I soldi servono a mantenere un Consiglio di Amministrazione costoso che deve mantenere una rete parassitaria di collaboratori managers, consulenti, appalti esterni.... La privatizzazione sta mostrando tutta la sua
asocialità. L'azienda si comporta come un imprenditore privato alla ricerca del massimo lucro. Non tiene in nessun conto gli interessi generali del paese e dei suoi cittadini. Investe nell'alta velocità che serve soltanto chi può permettersi di pagare un biglietto diventato inaccessibile per i "normali" lavoratori. Treni per imprenditori, professionisti, gente che non deve stare attenta a quanto incide il costo del trasporto su uno stipendio mensile medio che a stento è di 1200 euro. E' stata attuata una selvaggia deregolation. Se questa costa qualche morto, qualche incidente, si ha il sospetto che sia messo nel conto e venga considerato più conveniente che spendere in personale sufficiente e qualificato ed in manutenzioni regolari. In questo, come in tante altre cose, il capitalismo brutale degli americani ha fatto scuola.
Nelle carceri italiane il numero dei morti è diventato impressionante. I suicidi quest'anno sono 72. Spesso sono misteriosi ed avvengono in un modo e con una sequenza sempre più sospetta. La vicenda del giovane che trasferito da un carcere del Sud a quello di Alessandria dopo qualche ora dal trasferimento si uccide genera sconcerto. Colpisce anche che l'autopsia stabilisce che è morto per suicidio. L'autopsia può accertare la causa della morte ma non se per propria o altrui volontà. Colpisce la sorda accanita resistenza fatta di silenzi, smentite, minacce per la morte del giovane Cucchi. Colpiscono le storie di tutti i "suicidi" e la loro inverosimiglianza. Ma il sistema assorbe come un muro di gomma tutto e magari c'è chi minaccia querele se si attacca "l'onorabilità del corpo". Il Ministro La Russa, prima dell'accertamento dei fatti, dichiara l' innocenza dell'Arma dei Carabinieri. Membri delle forze dell'ordine, nel corso di quest'anno si sono distinti per maltrattamenti di immigrati. Anche vigili urbani sono della partita come abbiamo visto per l'agghiacciante foto della ragazza nigeriana stesa a terra in una cella.
Insomma lo Stato percepito attraverso i suoi strumenti di polizia e di detenzione fa paura. E' diventato davvero "cattivo" come predica Maroni. Il fascismo è già arrivato per alcune categorie di esseri umani come i senza tetto. Un fascismo che non fa notizia dal momento che è stato spacciato per altro, per contrasto alla criminalità. Non è vero. Disgregare una famiglia che vive in Italia da venti anni, con tre ragazzi nati in Italia, incarcerare il capo famiglia perchè dopo aver perso il posto di lavoro è diventato clandestino e viene rinchiuso in un lager CIE è più che fascismo: è nazismo.
Con la complicità di un governo fellone e di sindacati arrendevoli che sembrano diventati notai della volontà padronale chiude Termini Imerese. La Fiat si lamenta che la Sicilia non si trovi accanto al Piemonte o alla Lombardia. Presto verranno meno tremila buste paga che servivano a non fare sprofondare una grande zona della provincia palermitana.
Un supermercato sorteggia in Sardegna due posti di commesso. La notizia non fa vergognare il Ministro del Lavoro che continua a sollecitare "complicità" tra sindacati e imprenditori. La Guardia di Finanza fa una indagine assai pubblicizzata dai massmedia su un cartello dei produttori di pasta. La pasta ha un prezzo medio al disotto dei due euro. Nessuna indagine viene proposta per il prezzo del pane che ha un costo medio superiore di gran lunga ai due euro. Eppure si fa con la stessa farina ed il procedimento per farlo è assai meno costoso. Nessuna indagine per il prezzo dei medicinali che garantiscano guadagni certi a farmacie oramai tutte miliardarie. La percentuale di guadagno del farmacista è enorme. Spesso c'è la fila perchè il numero delle farmacie è chiuso.
Il popolo italiano vive in una società senza mercato preda di monopolisti che nessuno disturba a cominciare dalle assicurazioni e dalla benzina. Crescono le tasse ed i costi dei servizi locali e gli stipendi ed i salari sono fermi o diminuiscono.
Intanto gli oligarchi della casta politica sono indaffarati soltanto per soddisfare le voglie e le vendette di Berlusconi. Non si tratta solo dei processi che non dovrebbe subire e dei magistrati che debbono essere puniti per averlo "perseguitato" diventando suoi impiegati. Vuole un Regime che gli permetta di dominare l'Italia da solo e senza controlli. Ci riuscirà. Illustri esperti di quella che una volta era opposizione si stanno spremendo le meningi per accontentarlo. Ci riusciranno? Magari, dopo averlo accontentato, saranno disprezzati ed emarginati dal momento che servono al Capo soltanto per raggiungere i suoi scopi. E basta.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
Ho visto in TV scene dalla Stazione di Milano che mi hanno riempito di sgomento. Una folla enorme di persone abbandonate a se stesse in attesa da ore nel gelo per potere prendere un treno e tornare a casa. Mi ha colpito il viso spaventato e lacrimoso di un giovane che si chiedeva disperato
se sarebbe mai riuscito ad arrivare a casa per Natale. Poi è scoppiata una rissa tra viaggiatori per accaparrarsi un posto sul treno per Lecce. Scene da dopoguerra. Il dopo privatizzazione delle Ferrovie è come un dopoguerra dal momento che il sistema è stato bombardato dalle bombe dei risparmi sulle manutenzioni, dal mancato rinnovo della rete e del materiale rotabile. I soldi servono a mantenere un Consiglio di Amministrazione costoso che deve mantenere una rete parassitaria di collaboratori managers, consulenti, appalti esterni.... La privatizzazione sta mostrando tutta la sua
asocialità. L'azienda si comporta come un imprenditore privato alla ricerca del massimo lucro. Non tiene in nessun conto gli interessi generali del paese e dei suoi cittadini. Investe nell'alta velocità che serve soltanto chi può permettersi di pagare un biglietto diventato inaccessibile per i "normali" lavoratori. Treni per imprenditori, professionisti, gente che non deve stare attenta a quanto incide il costo del trasporto su uno stipendio mensile medio che a stento è di 1200 euro. E' stata attuata una selvaggia deregolation. Se questa costa qualche morto, qualche incidente, si ha il sospetto che sia messo nel conto e venga considerato più conveniente che spendere in personale sufficiente e qualificato ed in manutenzioni regolari. In questo, come in tante altre cose, il capitalismo brutale degli americani ha fatto scuola.
Nelle carceri italiane il numero dei morti è diventato impressionante. I suicidi quest'anno sono 72. Spesso sono misteriosi ed avvengono in un modo e con una sequenza sempre più sospetta. La vicenda del giovane che trasferito da un carcere del Sud a quello di Alessandria dopo qualche ora dal trasferimento si uccide genera sconcerto. Colpisce anche che l'autopsia stabilisce che è morto per suicidio. L'autopsia può accertare la causa della morte ma non se per propria o altrui volontà. Colpisce la sorda accanita resistenza fatta di silenzi, smentite, minacce per la morte del giovane Cucchi. Colpiscono le storie di tutti i "suicidi" e la loro inverosimiglianza. Ma il sistema assorbe come un muro di gomma tutto e magari c'è chi minaccia querele se si attacca "l'onorabilità del corpo". Il Ministro La Russa, prima dell'accertamento dei fatti, dichiara l' innocenza dell'Arma dei Carabinieri. Membri delle forze dell'ordine, nel corso di quest'anno si sono distinti per maltrattamenti di immigrati. Anche vigili urbani sono della partita come abbiamo visto per l'agghiacciante foto della ragazza nigeriana stesa a terra in una cella.
Insomma lo Stato percepito attraverso i suoi strumenti di polizia e di detenzione fa paura. E' diventato davvero "cattivo" come predica Maroni. Il fascismo è già arrivato per alcune categorie di esseri umani come i senza tetto. Un fascismo che non fa notizia dal momento che è stato spacciato per altro, per contrasto alla criminalità. Non è vero. Disgregare una famiglia che vive in Italia da venti anni, con tre ragazzi nati in Italia, incarcerare il capo famiglia perchè dopo aver perso il posto di lavoro è diventato clandestino e viene rinchiuso in un lager CIE è più che fascismo: è nazismo.
Con la complicità di un governo fellone e di sindacati arrendevoli che sembrano diventati notai della volontà padronale chiude Termini Imerese. La Fiat si lamenta che la Sicilia non si trovi accanto al Piemonte o alla Lombardia. Presto verranno meno tremila buste paga che servivano a non fare sprofondare una grande zona della provincia palermitana.
Un supermercato sorteggia in Sardegna due posti di commesso. La notizia non fa vergognare il Ministro del Lavoro che continua a sollecitare "complicità" tra sindacati e imprenditori. La Guardia di Finanza fa una indagine assai pubblicizzata dai massmedia su un cartello dei produttori di pasta. La pasta ha un prezzo medio al disotto dei due euro. Nessuna indagine viene proposta per il prezzo del pane che ha un costo medio superiore di gran lunga ai due euro. Eppure si fa con la stessa farina ed il procedimento per farlo è assai meno costoso. Nessuna indagine per il prezzo dei medicinali che garantiscano guadagni certi a farmacie oramai tutte miliardarie. La percentuale di guadagno del farmacista è enorme. Spesso c'è la fila perchè il numero delle farmacie è chiuso.
Il popolo italiano vive in una società senza mercato preda di monopolisti che nessuno disturba a cominciare dalle assicurazioni e dalla benzina. Crescono le tasse ed i costi dei servizi locali e gli stipendi ed i salari sono fermi o diminuiscono.
Intanto gli oligarchi della casta politica sono indaffarati soltanto per soddisfare le voglie e le vendette di Berlusconi. Non si tratta solo dei processi che non dovrebbe subire e dei magistrati che debbono essere puniti per averlo "perseguitato" diventando suoi impiegati. Vuole un Regime che gli permetta di dominare l'Italia da solo e senza controlli. Ci riuscirà. Illustri esperti di quella che una volta era opposizione si stanno spremendo le meningi per accontentarlo. Ci riusciranno? Magari, dopo averlo accontentato, saranno disprezzati ed emarginati dal momento che servono al Capo soltanto per raggiungere i suoi scopi. E basta.
Pietro Ancona
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mercoledì 23 dicembre 2009
fallimento clamoroso delle privatizzazioni che generano violenza sui cittadini
L'inferno alla stazione di Milano. Migliaia di viaggiatori bloccati nel gelo.Idem con gli aeroporti. Basta con le privatizzazioni degli spocchiosi managers che divorano stipendi da nababbi. Viva l'Alitalia! Viva le FFSS! Viv a le Poste e Telecomunicazioni! Abbasso la privatizzazione dell'acqua! Rinazionalizziamo subito TUTTO!! http://www.corriere.it/
si farà lo sciopero generale in Sicilia?
Si farà lo sciopero generale in Sicilia?
"Il problema è strutturale, l'unico modo per risolverlo sarebbe spostare la Sicilia e metterla vicino a Piemonte o Lombardia", ha detto Marchionne.
Con questa arrogante dichiarazione l'enfant prodige dell'industria automobilistica mondiale, vezzeggiato nelle due sponde dell'atlantico per le sue superumane capacità manageriali di eccezionale imprenditore e finanziere insieme, l'uomo dal maglione indossato per distinguersi dal resto dei comuni e normali suoi colleghi ha chiuso la questione della presenza Fiat in Sicilia. Bontà sua è disponibile ad incassare altri soldi dalla regione siciliana per studiare un piano di utilizzazione diversa degli stabilimenti. Dal momento che, come dichiara, il problema è strutturale e riguarda la collocazione geografica della Sicilia, non c'è niente da fare. Dichiarazioni sbrigativamente sprezzanti che purtroppo non trovano la necessaria energica replica in Sicilia da un governo disastrato e da una assemblea in preda a lotte di potere tra i diversi gruppi della maggioranza.
L'arroganza della Fiat deriva dal fatto che si può permettere in lusso, in una Europa che dà il massimo di libertà e di potere agli imprenditori e sta distruggendo progressivamente le regole del diritto del lavoro, di pagare gli operai polacchi a meno di 400 euro al mese e di imporre alle sue fabbriche un clima di terrore, peggiore di quello che Valletta aveva instaurato a Torino prima del grande risveglio del 68.
La condizione degli operai fiat polacchi è tragica non soltanto per i bassi salari ma sopratutto per i forsennati ritmi di lavoro ed il regime di caserma basato sullo spionaggio interno e sull'isolamento dei dirigenti dei lavoratori più capaci e del loro sindacato. Vere e proprie campagne sono state realizzate dalla Fiat per scoraggiare la iscrizione dei lavoratori a Solidarnosc il glorioso sindacato di Lech Walesa artefice della liberazione dal comunismo ma che comunque non riesce ad impedire la deriva della Polonia di oggi verso l'autoritarismo statalista. La Fiat si comporta in Polonia come le multinazionali si comportano nei confronti di paesi affamati di lavoro e disposti a qualsiasi sacrificio e rinunzia pur di averlo. Come e peggio si comportò in Sicilia al momento del suo arrivo.
La reazione dei leaders delle tre confederazioni al "piano" presentato dalla Fiat e che, per il momento, salva Pomigliano e Melfi, è stata di debole ed incerta presa d'atto.. Epifani si è limitato a notare che
"non "può esprimere un giudizio positivo...Angeletti ha deprecato l'internazionalizzazione dell'azienda e Bonanni ha praticamente strizzato l'occhio. Avrebbero dovuto annunziare, d'intesa con le loro strutture regionali, lo sciopero generale in Sicilia e respingere il piano al mittente. Non lo hanno fatto perchè oramai da molti anni si limitano a registrare in modo quasi notarile le decisioni degli industriali ed a sottoscriverle. Un atteggiamento questo, talmente radicato, talmente forte, che ha indotto tutte le categorie della CGIL a firmare accordi sindacali sulla base del nuovo modello contrattuale a suo tempo rifiutato dalla loro Confederazione.
Ora se la logica multinazionale della Fiat la porta a decentrare le sue produzioni all'estero questo non può significare che i suoi impegni italiani debbano subire una erosione fin quasi alla scomparsa degli stabilimenti. La Costituzione assegna una funzione sociale all'azienda che non può essere ignorata.
Si pongono diversi problemi che vanno affrontati e che comportano una strategia del tutto diversa dei sindacati e delle forze politiche a cominciare dalla lotta per livellare verso l'alto le condizioni salariali e normative dei lavoratori europei. Non dovrebbero essere ammesse differenze salariali così enormi per i lavoratori dell'ex est e si dovrebbero vincere le resistenze degli Stati che magari considerano i bassi salari della loro classe operaia una opportunità per il loro sviluppo. Bisognerebbe ottenere il Salario Minimo Garantito su base europea e norme comuni sull'orario di
lavoro che percorrano all'incontrario la strada fin qui percorsa dalla UE.
Tutte le operazioni di decentramento all'estero dovrebbero essere politicamente cintrollate. Si deve garantire l'occupazione dei lavoratori Fiat e dell'indotto senza se e senza ma.
Intanto è necessaria una seduta straordinaria dell'Assemblea Regionale Siciliana per una ferma presa di posizione anche nei confronti del governo nazionale che di fatto si è piegato al diktat della Fiat che ha zittito il Ministro Scaiola.
Ma la proclamazione dello sciopero generale dovrebbe essere immediata. Si dovrebbe fare entro i primissimi giorni di gennaio. Soltanto il recupero e la messa in campo di tutta la capacità di lotta dei lavoratori siciliani può bloccare la corsa verso la disgregazione sociale e lo sfascio della convivenza
civile.
Intanto, a Roma, tutto l'estambliscement a cominciare dal Quirinale è dedito soltanto ed unicamente a trovare una via di uscita a Berlusconi dai suoi processi e poi a cucirgli una Costituzione su misura che ne soddisfi l'incommensurabile ego e ne faccia il domus incontrastato dell'Italia.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
"Il problema è strutturale, l'unico modo per risolverlo sarebbe spostare la Sicilia e metterla vicino a Piemonte o Lombardia", ha detto Marchionne.
Con questa arrogante dichiarazione l'enfant prodige dell'industria automobilistica mondiale, vezzeggiato nelle due sponde dell'atlantico per le sue superumane capacità manageriali di eccezionale imprenditore e finanziere insieme, l'uomo dal maglione indossato per distinguersi dal resto dei comuni e normali suoi colleghi ha chiuso la questione della presenza Fiat in Sicilia. Bontà sua è disponibile ad incassare altri soldi dalla regione siciliana per studiare un piano di utilizzazione diversa degli stabilimenti. Dal momento che, come dichiara, il problema è strutturale e riguarda la collocazione geografica della Sicilia, non c'è niente da fare. Dichiarazioni sbrigativamente sprezzanti che purtroppo non trovano la necessaria energica replica in Sicilia da un governo disastrato e da una assemblea in preda a lotte di potere tra i diversi gruppi della maggioranza.
L'arroganza della Fiat deriva dal fatto che si può permettere in lusso, in una Europa che dà il massimo di libertà e di potere agli imprenditori e sta distruggendo progressivamente le regole del diritto del lavoro, di pagare gli operai polacchi a meno di 400 euro al mese e di imporre alle sue fabbriche un clima di terrore, peggiore di quello che Valletta aveva instaurato a Torino prima del grande risveglio del 68.
La condizione degli operai fiat polacchi è tragica non soltanto per i bassi salari ma sopratutto per i forsennati ritmi di lavoro ed il regime di caserma basato sullo spionaggio interno e sull'isolamento dei dirigenti dei lavoratori più capaci e del loro sindacato. Vere e proprie campagne sono state realizzate dalla Fiat per scoraggiare la iscrizione dei lavoratori a Solidarnosc il glorioso sindacato di Lech Walesa artefice della liberazione dal comunismo ma che comunque non riesce ad impedire la deriva della Polonia di oggi verso l'autoritarismo statalista. La Fiat si comporta in Polonia come le multinazionali si comportano nei confronti di paesi affamati di lavoro e disposti a qualsiasi sacrificio e rinunzia pur di averlo. Come e peggio si comportò in Sicilia al momento del suo arrivo.
La reazione dei leaders delle tre confederazioni al "piano" presentato dalla Fiat e che, per il momento, salva Pomigliano e Melfi, è stata di debole ed incerta presa d'atto.. Epifani si è limitato a notare che
"non "può esprimere un giudizio positivo...Angeletti ha deprecato l'internazionalizzazione dell'azienda e Bonanni ha praticamente strizzato l'occhio. Avrebbero dovuto annunziare, d'intesa con le loro strutture regionali, lo sciopero generale in Sicilia e respingere il piano al mittente. Non lo hanno fatto perchè oramai da molti anni si limitano a registrare in modo quasi notarile le decisioni degli industriali ed a sottoscriverle. Un atteggiamento questo, talmente radicato, talmente forte, che ha indotto tutte le categorie della CGIL a firmare accordi sindacali sulla base del nuovo modello contrattuale a suo tempo rifiutato dalla loro Confederazione.
Ora se la logica multinazionale della Fiat la porta a decentrare le sue produzioni all'estero questo non può significare che i suoi impegni italiani debbano subire una erosione fin quasi alla scomparsa degli stabilimenti. La Costituzione assegna una funzione sociale all'azienda che non può essere ignorata.
Si pongono diversi problemi che vanno affrontati e che comportano una strategia del tutto diversa dei sindacati e delle forze politiche a cominciare dalla lotta per livellare verso l'alto le condizioni salariali e normative dei lavoratori europei. Non dovrebbero essere ammesse differenze salariali così enormi per i lavoratori dell'ex est e si dovrebbero vincere le resistenze degli Stati che magari considerano i bassi salari della loro classe operaia una opportunità per il loro sviluppo. Bisognerebbe ottenere il Salario Minimo Garantito su base europea e norme comuni sull'orario di
lavoro che percorrano all'incontrario la strada fin qui percorsa dalla UE.
Tutte le operazioni di decentramento all'estero dovrebbero essere politicamente cintrollate. Si deve garantire l'occupazione dei lavoratori Fiat e dell'indotto senza se e senza ma.
Intanto è necessaria una seduta straordinaria dell'Assemblea Regionale Siciliana per una ferma presa di posizione anche nei confronti del governo nazionale che di fatto si è piegato al diktat della Fiat che ha zittito il Ministro Scaiola.
Ma la proclamazione dello sciopero generale dovrebbe essere immediata. Si dovrebbe fare entro i primissimi giorni di gennaio. Soltanto il recupero e la messa in campo di tutta la capacità di lotta dei lavoratori siciliani può bloccare la corsa verso la disgregazione sociale e lo sfascio della convivenza
civile.
Intanto, a Roma, tutto l'estambliscement a cominciare dal Quirinale è dedito soltanto ed unicamente a trovare una via di uscita a Berlusconi dai suoi processi e poi a cucirgli una Costituzione su misura che ne soddisfi l'incommensurabile ego e ne faccia il domus incontrastato dell'Italia.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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martedì 22 dicembre 2009
a dieci giorni dall'attentato
=================
A dieci giorni dall'attentato a Berlusconi tutti i conti sembrano non tornare e si pongono alcuni interrogativi.
Cominciamo dalla scorta. Perchè il Presidente non era protetto dalla polizia di Stato ma dalla vigilanza della Fininvest? E' normale che il capo del governo si serva per la sua sicurezza di un'agenzia privata ?
Perchè, dopo essere stato colpito dalla statuina, non riusciamo a vedere tracce di sangue sul suo volto che invece sono assai vistose dopo essersi rifugiato in macchina e riapparso, qualche minuto dopo, in piedi per mostrare al mondo la faccia insanguinata?
Perchè la camicia è rimasta immacolata?
Perchè non si è allontanato immediatamente dal luogo del "delitto" ma ha sostato per alcuni minuti
come se fosse certo che non avrebbe subito altri attacchi?
Perchè dalla ferita sottostante l'occhio non fuoriesce sangue mentre questo è copioso sul naso che non è stato ferito, sulla parte inferiore del viso e sulle labbra ?
Perchè è stato trasportato al San Raffaele assai più lontano di altri ospedali? Il pronto soccorso del San Raffaele è assistito da un posto di polizia addetto alla verbalizzazione degli incidenti e particolarmente di quelli di origine dolosa o criminale?
Perchè il bollettino medico quotidiano è stato redatto dal suo Medico personale e non dalla Direzione Sanitaria del San Raffaele ?
Perchè il managers del San Raffaele Don Verzè è intervenuto soltanto su materie che riguardano la riforma della Costituzione. Ha legato in modo sconcertante il clima di odio che a suo parere esisterebbe nel Paese e la Costituzione.
La statuina ed il fazzoletto o i fazzoletti con i quali il Presidente si è pulito il volto dal sangue sono in possesso della Magistratura?
Nessuno ha potuto più vedere il volto di Berlusconi dopo il suo allontanamento dal luogo dell'attentato tranne le persone ammesse alla sua presenza. Perchè tanta riservatezza dopo tanta sovraesposizione mediatica?
Pietro Ancona
http://www.youtube.com/watch?v=X7MbSxOkuZk&feature=player_embedded
=================
A dieci giorni dall'attentato a Berlusconi tutti i conti sembrano non tornare e si pongono alcuni interrogativi.
Cominciamo dalla scorta. Perchè il Presidente non era protetto dalla polizia di Stato ma dalla vigilanza della Fininvest? E' normale che il capo del governo si serva per la sua sicurezza di un'agenzia privata ?
Perchè, dopo essere stato colpito dalla statuina, non riusciamo a vedere tracce di sangue sul suo volto che invece sono assai vistose dopo essersi rifugiato in macchina e riapparso, qualche minuto dopo, in piedi per mostrare al mondo la faccia insanguinata?
Perchè la camicia è rimasta immacolata?
Perchè non si è allontanato immediatamente dal luogo del "delitto" ma ha sostato per alcuni minuti
come se fosse certo che non avrebbe subito altri attacchi?
Perchè dalla ferita sottostante l'occhio non fuoriesce sangue mentre questo è copioso sul naso che non è stato ferito, sulla parte inferiore del viso e sulle labbra ?
Perchè è stato trasportato al San Raffaele assai più lontano di altri ospedali? Il pronto soccorso del San Raffaele è assistito da un posto di polizia addetto alla verbalizzazione degli incidenti e particolarmente di quelli di origine dolosa o criminale?
Perchè il bollettino medico quotidiano è stato redatto dal suo Medico personale e non dalla Direzione Sanitaria del San Raffaele ?
Perchè il managers del San Raffaele Don Verzè è intervenuto soltanto su materie che riguardano la riforma della Costituzione. Ha legato in modo sconcertante il clima di odio che a suo parere esisterebbe nel Paese e la Costituzione.
La statuina ed il fazzoletto o i fazzoletti con i quali il Presidente si è pulito il volto dal sangue sono in possesso della Magistratura?
Nessuno ha potuto più vedere il volto di Berlusconi dopo il suo allontanamento dal luogo dell'attentato tranne le persone ammesse alla sua presenza. Perchè tanta riservatezza dopo tanta sovraesposizione mediatica?
Pietro Ancona
http://www.youtube.com/watch?v=X7MbSxOkuZk&feature=player_embedded
lunedì 21 dicembre 2009
il regime avanza
forse non sapremo mai tutti i retroscena dell'attentato di Tartaglia a Berlusconi. Una cosa è certa: una parte consistente del PD ha alzato bandiera bianca e Di Pietro è stato isolato..... Il Regime ha fatto un passo avanti verso la sua realizzazione...
Pietro Ancona
Pietro Ancona
nel silenzio complice di sindacati felloni, muore il processo del lavoro
Come muore il processo del lavoro
di Massimo Roccella
Ma guarda un po’. Mentre si discute a perdifiato (giustamente) del processo breve nell’area del diritto penale, la maggioranza di destra che sorregge il governo Berlusconi, nella disattenzione generale, si appresta a varare una legge sul “processo zero” nel campo del diritto del lavoro. L’art. 33 del disegno di legge n. 1167, approvato dal Senato il 26 novembre scorso, ed ora all’esame della camera dei deputati, introduce infatti svariate forme di arbitrato, una delle quali di carattere sostanzialmente obbligatorio: consentendo che il contratto di lavoro, certificato secondo le norme di cui al d.lgs. n. 276/2003 (meglio noto come “legge Biagi”), contenga una clausola compromissoria in forza della quale le future controversie fra le parti saranno sottratte all’autorità giudiziaria ordinaria e deferite, appunto, ad arbitri.
La giustizia arbitrale nel diritto del lavoro, per la verità, esiste già adesso. Ci si potrebbe chiedere, allora, dove stia la novità e se sia davvero il caso di allarmarsi tanto. È il caso: ma per rendersene conto bisogna avere ben chiara la logica che ha sorretto (almeno sino ad oggi) il sistema del diritto del lavoro, basato su un tessuto di norme inderogabili, a tutela della parte debole del rapporto di lavoro, la cui violazione può sempre essere fatta valere davanti al giudice e da questi sanzionata secondo i criteri prefissati dal legislatore. Domani non sarà (non potrà più essere) così.
Non a caso, vale la pena di ricordarlo, la Corte costituzionale ha espresso, già molto tempo addietro (con una sentenza del 1977), un’opinione in generale severamente critica nei confronti dell’arbitrato applicato alle controversie di lavoro, fondata sulla convinzione che “la giustizia per arbitri dà risultati particolarmente soddisfacenti quando le parti si trovino in posizione di relativo equilibrio. Il che non è nel rapporto di lavoro, ovvero tra due soggetti di forza economica assai diversa”. Da simile premessa la Corte trasse coerentemente la conseguenza che l’arbitrato in materia di lavoro, sconsigliabile in generale, fuoriesce dalla legittimità costituzionale allorché si configuri come arbitrato obbligatorio, per contrasto con gli artt. 24, co. 1, cost. (a mente del quale “tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi”) e 102, co. 1, cost. (che stabilisce che “la funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle nome sull’ordinamento giudiziario”).
Si potrebbe obiettare - è vero - che l’arbitrato prefigurato dal d.d.l. n. 1167 appare formalmente di carattere volontario (come quello già oggi esistente). Soltanto formalmente, però: nella sostanza si tratterebbe di arbitrato obbligatorio, dal momento che la clausola compromissoria potrebbe essere inserita nel contratto di lavoro all’atto della sua stipulazione, ovvero nel momento in cui il lavoratore, posto di fronte all’eventualità di perdere l’occasione di lavoro, è disponibile a sottoscrivere qualsiasi cosa, trovandosi in una situazione di debolezza estrema, che nessuna certificazione è in grado di compensare. O si vuol forse fare credere che il lavoratore, che ha accettato di firmare la clausola compromissoria, davanti ad una commissione di certificazione sarebbe disposto ad ammettere che la sua volontà è stata coartata (con il risultato di ottenere l’annullamento della clausola e, contemporaneamente, di vedersi negata l’assunzione)?
L’aspetto più devastante del modello di “giustizia” del lavoro in gestazione, ad ogni modo, che vale a renderlo a più forte ragione di assai dubbia (per usare un eufemismo) costituzionalità, riguarda la legittimazione dell’arbitrato d’equità. Equità, naturalmente, nel linguaggio dei comuni mortali è parola che suscita sensazioni positive ed un atteggiamento di istintiva approvazione. Sfortunatamente, nel linguaggio giuridico l’arbitrato d’equità è quel tipo di arbitrato che consente di risolvere le controversie prescindendo dall’applicazione delle norme inderogabili di legge e contratto collettivo (ad esempio sanzionando un licenziamento illegittimo con il riconoscimento di un risarcimento forfetario del danno e non con la reintegrazione nel posto di lavoro prevista dall’art. 18 dello Statuto dei lavoratori).
Non a caso questa forma arbitrale non è mai stata consentita, da noi, in relazione a controversie di lavoro. Domani non sarà più così. Con l’arbitrato (quasi-obbligatorio e soprattutto di equità), che sta per fare la sua comparsa nel nostro sistema di tutela dei diritti dei lavoratori, questi ultimi rischiano di essere privati di ogni effettività; in pratica verrebbe legittimata una sorta di rinuncia del lavoratore a far valere i propri diritti prima ancora che il rapporto abbia cominciato ad avere svolgimento: quanto basta per aspettarsi che la Corte costituzionale sarà presto chiamata ad occuparsi della questione.
IL FATTO QUOTIDIANO
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di Massimo Roccella
Ma guarda un po’. Mentre si discute a perdifiato (giustamente) del processo breve nell’area del diritto penale, la maggioranza di destra che sorregge il governo Berlusconi, nella disattenzione generale, si appresta a varare una legge sul “processo zero” nel campo del diritto del lavoro. L’art. 33 del disegno di legge n. 1167, approvato dal Senato il 26 novembre scorso, ed ora all’esame della camera dei deputati, introduce infatti svariate forme di arbitrato, una delle quali di carattere sostanzialmente obbligatorio: consentendo che il contratto di lavoro, certificato secondo le norme di cui al d.lgs. n. 276/2003 (meglio noto come “legge Biagi”), contenga una clausola compromissoria in forza della quale le future controversie fra le parti saranno sottratte all’autorità giudiziaria ordinaria e deferite, appunto, ad arbitri.
La giustizia arbitrale nel diritto del lavoro, per la verità, esiste già adesso. Ci si potrebbe chiedere, allora, dove stia la novità e se sia davvero il caso di allarmarsi tanto. È il caso: ma per rendersene conto bisogna avere ben chiara la logica che ha sorretto (almeno sino ad oggi) il sistema del diritto del lavoro, basato su un tessuto di norme inderogabili, a tutela della parte debole del rapporto di lavoro, la cui violazione può sempre essere fatta valere davanti al giudice e da questi sanzionata secondo i criteri prefissati dal legislatore. Domani non sarà (non potrà più essere) così.
Non a caso, vale la pena di ricordarlo, la Corte costituzionale ha espresso, già molto tempo addietro (con una sentenza del 1977), un’opinione in generale severamente critica nei confronti dell’arbitrato applicato alle controversie di lavoro, fondata sulla convinzione che “la giustizia per arbitri dà risultati particolarmente soddisfacenti quando le parti si trovino in posizione di relativo equilibrio. Il che non è nel rapporto di lavoro, ovvero tra due soggetti di forza economica assai diversa”. Da simile premessa la Corte trasse coerentemente la conseguenza che l’arbitrato in materia di lavoro, sconsigliabile in generale, fuoriesce dalla legittimità costituzionale allorché si configuri come arbitrato obbligatorio, per contrasto con gli artt. 24, co. 1, cost. (a mente del quale “tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi”) e 102, co. 1, cost. (che stabilisce che “la funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle nome sull’ordinamento giudiziario”).
Si potrebbe obiettare - è vero - che l’arbitrato prefigurato dal d.d.l. n. 1167 appare formalmente di carattere volontario (come quello già oggi esistente). Soltanto formalmente, però: nella sostanza si tratterebbe di arbitrato obbligatorio, dal momento che la clausola compromissoria potrebbe essere inserita nel contratto di lavoro all’atto della sua stipulazione, ovvero nel momento in cui il lavoratore, posto di fronte all’eventualità di perdere l’occasione di lavoro, è disponibile a sottoscrivere qualsiasi cosa, trovandosi in una situazione di debolezza estrema, che nessuna certificazione è in grado di compensare. O si vuol forse fare credere che il lavoratore, che ha accettato di firmare la clausola compromissoria, davanti ad una commissione di certificazione sarebbe disposto ad ammettere che la sua volontà è stata coartata (con il risultato di ottenere l’annullamento della clausola e, contemporaneamente, di vedersi negata l’assunzione)?
L’aspetto più devastante del modello di “giustizia” del lavoro in gestazione, ad ogni modo, che vale a renderlo a più forte ragione di assai dubbia (per usare un eufemismo) costituzionalità, riguarda la legittimazione dell’arbitrato d’equità. Equità, naturalmente, nel linguaggio dei comuni mortali è parola che suscita sensazioni positive ed un atteggiamento di istintiva approvazione. Sfortunatamente, nel linguaggio giuridico l’arbitrato d’equità è quel tipo di arbitrato che consente di risolvere le controversie prescindendo dall’applicazione delle norme inderogabili di legge e contratto collettivo (ad esempio sanzionando un licenziamento illegittimo con il riconoscimento di un risarcimento forfetario del danno e non con la reintegrazione nel posto di lavoro prevista dall’art. 18 dello Statuto dei lavoratori).
Non a caso questa forma arbitrale non è mai stata consentita, da noi, in relazione a controversie di lavoro. Domani non sarà più così. Con l’arbitrato (quasi-obbligatorio e soprattutto di equità), che sta per fare la sua comparsa nel nostro sistema di tutela dei diritti dei lavoratori, questi ultimi rischiano di essere privati di ogni effettività; in pratica verrebbe legittimata una sorta di rinuncia del lavoratore a far valere i propri diritti prima ancora che il rapporto abbia cominciato ad avere svolgimento: quanto basta per aspettarsi che la Corte costituzionale sarà presto chiamata ad occuparsi della questione.
IL FATTO QUOTIDIANO
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domenica 20 dicembre 2009
LA TREDICESIMA VERRA' SOPPRESSA?
La tredicesima verrà soppressa?
I sensori della destra italiana sono stati attivati per verificare la possibilità di una operazione che vale 35 miliardi di euro. Si tratta della tredicesima mensilità percepita da tutti i lavoratori dipendenti e dai pensionati italiani fin dal 1960 in vigore per quanto riguarda i soli impiegati dell'industria dal 1937 e poi
estesa agli operai nel 1946 con un accordo interconfederale patrocinato dal Governo di unità nazionale presieduto da Alcide de Gasperi. I sensori attivati dal padronato debbono esplorare la possibilità di una soppressione soft, dissimulata, della tredicesima mensilità .constatare se c'è una disponibilità dei lavoratori e dei loro sindacati a "spalmarla" incorporandola nel salario o nello stipendio che viene percepito durante l'anno. Si tratterebbe appunto di aumentare del dodici per cento
fittiziamente le buste paga. Gli argomenti addotti a favore sono speciosi e riguardano il diritto del lavoratore di avere la disponibilità immediata della sua tredicesima, istituto esistente soltanto in Italia essendo all'estero sconosciuto se non in forma di benefict, di elargizione una tantum e non per tutti.
L'operazione ha grandi enormi vantaggi per il padronato che la userebbe come alternativa a miglioramenti salariali urgenti, urgentissimi dato il basso livello delle retribuzioni italiane e che non possono essere a lungo rimandati. Il padronato sa benissimo che la detassazione ha apportato un irrilevante miglioramento e che non c'è molto da aspettarsi dalla contrattazione integrativa o decentrata che oltretutto non agisce per tutti ma soltanto laddove esistono le condizioni per instaurarla. Gli ultimi miglioramenti derivanti dai contratti sono stati spalmati in un arco temporale triennale e producono effetti davvero minimi, nell'ordine di poche decine di euro. Non resta quindi che fare una operazione di ragioneria anticipando ogni mese la frazione di tredicesima per assorbirla del tutto nell'arco di quattro o cinque anni al massimo. Operazione che sarebbe ancora più negativa per i lavoratori della manipolazione del TFR.
Insomma la massa salariale è ancora una volta nel mirino nonostante lo scandaloso trasferimento di risorse avvenuto nel corso degli ultimi anni dal lavoro al profitto, alle rendite, all'interesse. Si calcola che i lavoratori abbiano perduto quindici punti di pil con un impoverimento allarmante della massa salariale che costituisce l'alimento dei consumi ed un arricchimento spropositato delle categorie imprenditoriali e del lavoro autonomo. Inoltre si è verificata una crescita delle distanze tra salari ed emolumenti dei managers pubblici e privati. Le distanze sono diventate abissali e spesso un solo managers percepisce da solo più di centinaia di lavoratori dipendenti.
Intanto il fiscal drag, causa di immiserimento costante, non viene restituito e non risulta una significativa pressione delle Confederazioni Sindacali per la sua riattivazione bloccata dal Ministro Tremonti da molti anni. Si tratta di qualcosa come quattro miliardi di euro dovuti ma non erogati.
In Sicilia si dice che ai poveri vengono contati i bocconi di pane. Dopo le ipocrite lamentazioni del Governatore della Banca d'italia e di altri ben pasciuti membri dell'Oligarchia sulla povertà dei salari
si cerca di ridurli ancora. Ricordo che la tradicesima una volta effettivamente serviva per i regali natalizi che comunque spesso consistevano nell'acquisto di generi di abbigliamento come scarpe, vestiti, cappotti ed anche borse accessori o altro.Servivano anche per i pranzi familiari di Natale e Capodanno e comprare qualche giocattolo. Ora per almeno l'ottanta per cento dei lavoratori dipendenti la tredicesima serve sopratutto per pagare le scadenze annuali di assicurazione o altro.
I Sindacati stanno zitti e si limitano a piagnucolare per qualche sgravio fiscale. Si riconosce che
l'economia è ferma perchè i consumi non ripartono ma non solo non si fa niente per recuperare il gap del trenta per cento tra salari italiani ed europei ma si assiste ad ulteriori colpi di maglio ad una condizione che è già al limite della tollerabilità sociale.
Il TFR serviva come gruzzoletto che veniva utilizzato per fronteggiare il matrimonio di un figlio, a volte purtroppo una malattia della età anziana, nei casi più fortunati per comprare una casetta. Ora difatto è diventato sostitutivo delle quote di pensione che il governo con varie leggi ha sottratto. La tredicesima mensilità in tantissime famiglie viene aspettata come il momento per pagare i debiti oppure
per comprare un elettrodomestico oppure magari soltanto per riceverne un aiuto atteso per affrontare una situazione. La spalmazione cancellerà questa risorsa.
Questa malevola attenzione alle cose che si vorrebbero togliere ai lavoratori avviene mentre una pattuglia di parlamentari capeggiati da Cazzola ed Ichino lavora in silenzio ed in profondità per svuotare il diritto del lavoro, inventandosi norme spesso subdole e truffaldine che, nella disattenzione delle Confederazioni, vengono inserite nelle leggi finanziarie approvate spesso senza discussione con voto di fiducia. Bisognerebbe andare a cercare in centinaia e centinaia di commi dei cosidetti maxemendamenti le piccole medie e grandi malvagità che vengono perpetrate da questi signori. Ultima il divieto al giudice di intervenire nel merito delle controversie di lavoro.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
I sensori della destra italiana sono stati attivati per verificare la possibilità di una operazione che vale 35 miliardi di euro. Si tratta della tredicesima mensilità percepita da tutti i lavoratori dipendenti e dai pensionati italiani fin dal 1960 in vigore per quanto riguarda i soli impiegati dell'industria dal 1937 e poi
estesa agli operai nel 1946 con un accordo interconfederale patrocinato dal Governo di unità nazionale presieduto da Alcide de Gasperi. I sensori attivati dal padronato debbono esplorare la possibilità di una soppressione soft, dissimulata, della tredicesima mensilità .constatare se c'è una disponibilità dei lavoratori e dei loro sindacati a "spalmarla" incorporandola nel salario o nello stipendio che viene percepito durante l'anno. Si tratterebbe appunto di aumentare del dodici per cento
fittiziamente le buste paga. Gli argomenti addotti a favore sono speciosi e riguardano il diritto del lavoratore di avere la disponibilità immediata della sua tredicesima, istituto esistente soltanto in Italia essendo all'estero sconosciuto se non in forma di benefict, di elargizione una tantum e non per tutti.
L'operazione ha grandi enormi vantaggi per il padronato che la userebbe come alternativa a miglioramenti salariali urgenti, urgentissimi dato il basso livello delle retribuzioni italiane e che non possono essere a lungo rimandati. Il padronato sa benissimo che la detassazione ha apportato un irrilevante miglioramento e che non c'è molto da aspettarsi dalla contrattazione integrativa o decentrata che oltretutto non agisce per tutti ma soltanto laddove esistono le condizioni per instaurarla. Gli ultimi miglioramenti derivanti dai contratti sono stati spalmati in un arco temporale triennale e producono effetti davvero minimi, nell'ordine di poche decine di euro. Non resta quindi che fare una operazione di ragioneria anticipando ogni mese la frazione di tredicesima per assorbirla del tutto nell'arco di quattro o cinque anni al massimo. Operazione che sarebbe ancora più negativa per i lavoratori della manipolazione del TFR.
Insomma la massa salariale è ancora una volta nel mirino nonostante lo scandaloso trasferimento di risorse avvenuto nel corso degli ultimi anni dal lavoro al profitto, alle rendite, all'interesse. Si calcola che i lavoratori abbiano perduto quindici punti di pil con un impoverimento allarmante della massa salariale che costituisce l'alimento dei consumi ed un arricchimento spropositato delle categorie imprenditoriali e del lavoro autonomo. Inoltre si è verificata una crescita delle distanze tra salari ed emolumenti dei managers pubblici e privati. Le distanze sono diventate abissali e spesso un solo managers percepisce da solo più di centinaia di lavoratori dipendenti.
Intanto il fiscal drag, causa di immiserimento costante, non viene restituito e non risulta una significativa pressione delle Confederazioni Sindacali per la sua riattivazione bloccata dal Ministro Tremonti da molti anni. Si tratta di qualcosa come quattro miliardi di euro dovuti ma non erogati.
In Sicilia si dice che ai poveri vengono contati i bocconi di pane. Dopo le ipocrite lamentazioni del Governatore della Banca d'italia e di altri ben pasciuti membri dell'Oligarchia sulla povertà dei salari
si cerca di ridurli ancora. Ricordo che la tradicesima una volta effettivamente serviva per i regali natalizi che comunque spesso consistevano nell'acquisto di generi di abbigliamento come scarpe, vestiti, cappotti ed anche borse accessori o altro.Servivano anche per i pranzi familiari di Natale e Capodanno e comprare qualche giocattolo. Ora per almeno l'ottanta per cento dei lavoratori dipendenti la tredicesima serve sopratutto per pagare le scadenze annuali di assicurazione o altro.
I Sindacati stanno zitti e si limitano a piagnucolare per qualche sgravio fiscale. Si riconosce che
l'economia è ferma perchè i consumi non ripartono ma non solo non si fa niente per recuperare il gap del trenta per cento tra salari italiani ed europei ma si assiste ad ulteriori colpi di maglio ad una condizione che è già al limite della tollerabilità sociale.
Il TFR serviva come gruzzoletto che veniva utilizzato per fronteggiare il matrimonio di un figlio, a volte purtroppo una malattia della età anziana, nei casi più fortunati per comprare una casetta. Ora difatto è diventato sostitutivo delle quote di pensione che il governo con varie leggi ha sottratto. La tredicesima mensilità in tantissime famiglie viene aspettata come il momento per pagare i debiti oppure
per comprare un elettrodomestico oppure magari soltanto per riceverne un aiuto atteso per affrontare una situazione. La spalmazione cancellerà questa risorsa.
Questa malevola attenzione alle cose che si vorrebbero togliere ai lavoratori avviene mentre una pattuglia di parlamentari capeggiati da Cazzola ed Ichino lavora in silenzio ed in profondità per svuotare il diritto del lavoro, inventandosi norme spesso subdole e truffaldine che, nella disattenzione delle Confederazioni, vengono inserite nelle leggi finanziarie approvate spesso senza discussione con voto di fiducia. Bisognerebbe andare a cercare in centinaia e centinaia di commi dei cosidetti maxemendamenti le piccole medie e grandi malvagità che vengono perpetrate da questi signori. Ultima il divieto al giudice di intervenire nel merito delle controversie di lavoro.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
la tredicesima scippata?
Lettera alla Professoressa Chiara Saraceno a proposito di una sua proposta pubblicata da repubblica
Cara Dottoressa,
il suo ragionamento sulla tredicesima non tiene conto della situazione "data" dei lavoratori italiani. I salari sono inferiori a quelli medi europei di circa il trenta per cento e sono diventati talmente miseri
da impedire consumi prima assolutamente normali come prendere il caffè in un bar o comprarsi una cravatta o roba di questo genere. Quando una persona guadagna attorno a 1100 euro al mese deve stare attenta a quanto spende per mangiare, vestirsi, muoversi....Deve dequalificare tutti i suoi consumi a cominciare da quelli alimentari. Scordarsi delle belle bistecche che si poteva permettere anche se saltuariamente fino agli accordi di concertazione del 93..
Spalmare, come mi pare lei proponga, la tredicesima nelle mensilità normali significherebbe abolirla nel giro massimo di quattro-cinque anni se non prima. Infatti i datori di lavoro ne terrebbero conto per non concedere aumenti salariali ed in questo sarebbe agevolati dagli assai collaborativi sindacati italiani, compresa la CGIL, che si guardano bene dal chiedere qualcosa e si limitano a mendicare qualche spicciolo allo Stato chiedendo detassazioni della tredicesima o del premio di produzioni. Miserie!! Sarebbe usata come alternativa a miglioramenti salariali che, peraltro, non vengono neppure chiesti....
In quanto a tutto il settore pubblico la situazione va vista in modo diverso per il chirurgo che prende tre o quattro mila euro in più a seconda del suo stipendio e l'impiegato medio che si trova più o meno nella condizione dei suoi colleghi del privato.
Lei parla poi di possibili risparmi dopo la spalmatura della 13. Provi a risparmiare guadagnando mille euro al mese aumentati a millecento....... Risparmia chi ha uno stipendio superiore a quello del mero costo di mantenimento. In atto la condizione media di milioni di persone è tale che se hanno un incidente automobilistico o una spesa straordinaria entrano in crisi e si indebitano.
Semmai, se ci preoccupiamo della destinazione consumistica della tredicesima, eroghiamola in un mese diverso da quello di Natale. Ma, su questo, i commercianti farebbero barricate....
Con molta stima
Pietro Ancona
Cara Dottoressa,
il suo ragionamento sulla tredicesima non tiene conto della situazione "data" dei lavoratori italiani. I salari sono inferiori a quelli medi europei di circa il trenta per cento e sono diventati talmente miseri
da impedire consumi prima assolutamente normali come prendere il caffè in un bar o comprarsi una cravatta o roba di questo genere. Quando una persona guadagna attorno a 1100 euro al mese deve stare attenta a quanto spende per mangiare, vestirsi, muoversi....Deve dequalificare tutti i suoi consumi a cominciare da quelli alimentari. Scordarsi delle belle bistecche che si poteva permettere anche se saltuariamente fino agli accordi di concertazione del 93..
Spalmare, come mi pare lei proponga, la tredicesima nelle mensilità normali significherebbe abolirla nel giro massimo di quattro-cinque anni se non prima. Infatti i datori di lavoro ne terrebbero conto per non concedere aumenti salariali ed in questo sarebbe agevolati dagli assai collaborativi sindacati italiani, compresa la CGIL, che si guardano bene dal chiedere qualcosa e si limitano a mendicare qualche spicciolo allo Stato chiedendo detassazioni della tredicesima o del premio di produzioni. Miserie!! Sarebbe usata come alternativa a miglioramenti salariali che, peraltro, non vengono neppure chiesti....
In quanto a tutto il settore pubblico la situazione va vista in modo diverso per il chirurgo che prende tre o quattro mila euro in più a seconda del suo stipendio e l'impiegato medio che si trova più o meno nella condizione dei suoi colleghi del privato.
Lei parla poi di possibili risparmi dopo la spalmatura della 13. Provi a risparmiare guadagnando mille euro al mese aumentati a millecento....... Risparmia chi ha uno stipendio superiore a quello del mero costo di mantenimento. In atto la condizione media di milioni di persone è tale che se hanno un incidente automobilistico o una spesa straordinaria entrano in crisi e si indebitano.
Semmai, se ci preoccupiamo della destinazione consumistica della tredicesima, eroghiamola in un mese diverso da quello di Natale. Ma, su questo, i commercianti farebbero barricate....
Con molta stima
Pietro Ancona
una lettera di marco rizzo e mia risposta
Un interessante corsivo di Enrico Marro, pubblicato nelle pagine economiche (p.49) del Corriere della Sera del 19.12.2009 evidenziava come la CGIL avesse firmato, assieme a CISL e UIL, i contratti di tutte le categorie –ad eccezione di quello metalmeccanico- nonostante la stessa CGIL si fosse rifiutata di sottoscrivere la riforma del 15 Aprile. Il risultato, commenta con arguzia il giornalista, è sotto gli occhi di tutti: LA CGIL FA COME CISL E UIL. Ma seguiamo l’articolo:
“dopo l’accordo sulla riforma della contrattazione, firmata da Confindustria e sindacati il 15 aprile scorso, sono stati rinnovati una serie di importanti contratti di lavoro, senza scioperi e senza ritardi: alimentaristi, telecomunicazioni, lavanderie industriali e, ieri, chimici. E tutti sono stati firmati anche dalla CGIL, che pure non ha sottoscritto la riforma del 15 aprile. Solo il nuovo contratto dei metalmeccanici non porta anche la firma della CGIL, ma questo succedeva anche in passato.
Il sindacato di Guglielmo Epifani sostiene che con i contratti sottoscritti ha ottenuto aumenti di retribuzione superiori a quanto previsto della riforma. Ma appare poco credibile che la Confindustria abbia lasciato mano libera alle sue categorie. Paradossalmente, se fosse così, ciò smentirebbe proprio le critiche che la Cgil mosse al nuovo sistema, cioè che fosse rigido e centralistico. ‘Sovietico’disse Epifani. Più probabilmente, invece, il nuovo modello sta dimostrando di funzionare, grazie anche ad una certa dose di flessibilità. E la CGIL, nei fatti, ne sta prendendo atto.” … come dire che SI FA FINTA di esser contrari alla pessima riforma del contratto voluta da governo e padroni. Cosa c’è di peggio di non avere un sindacato che difenda i lavoratori? Averne uno che faccia solo finta. Così come che c’è di peggio nel non avere un Partito Comunista in Parlamento? Averne uno, o più di uno, che facciano finta di…
MARCO RIZZO
ho cosi risposto
Caro Marco,
le cose che osserva "argutamente" il corriere della sera, erano visibili sin dal contratto della Filcams e poi dell'agroindustria. Inoltre, il signor Podda, ebbe a fare subito dichiarazioni possibiliste. Questo prima che decidesse di presentarsi in cordata con Nicoletta e altri. La loro mozione è eguale nei contenuti a quella di Epifani come il PD è eguale per molti versi al Pdl.
pietro ancona
di
“dopo l’accordo sulla riforma della contrattazione, firmata da Confindustria e sindacati il 15 aprile scorso, sono stati rinnovati una serie di importanti contratti di lavoro, senza scioperi e senza ritardi: alimentaristi, telecomunicazioni, lavanderie industriali e, ieri, chimici. E tutti sono stati firmati anche dalla CGIL, che pure non ha sottoscritto la riforma del 15 aprile. Solo il nuovo contratto dei metalmeccanici non porta anche la firma della CGIL, ma questo succedeva anche in passato.
Il sindacato di Guglielmo Epifani sostiene che con i contratti sottoscritti ha ottenuto aumenti di retribuzione superiori a quanto previsto della riforma. Ma appare poco credibile che la Confindustria abbia lasciato mano libera alle sue categorie. Paradossalmente, se fosse così, ciò smentirebbe proprio le critiche che la Cgil mosse al nuovo sistema, cioè che fosse rigido e centralistico. ‘Sovietico’disse Epifani. Più probabilmente, invece, il nuovo modello sta dimostrando di funzionare, grazie anche ad una certa dose di flessibilità. E la CGIL, nei fatti, ne sta prendendo atto.” … come dire che SI FA FINTA di esser contrari alla pessima riforma del contratto voluta da governo e padroni. Cosa c’è di peggio di non avere un sindacato che difenda i lavoratori? Averne uno che faccia solo finta. Così come che c’è di peggio nel non avere un Partito Comunista in Parlamento? Averne uno, o più di uno, che facciano finta di…
MARCO RIZZO
ho cosi risposto
Caro Marco,
le cose che osserva "argutamente" il corriere della sera, erano visibili sin dal contratto della Filcams e poi dell'agroindustria. Inoltre, il signor Podda, ebbe a fare subito dichiarazioni possibiliste. Questo prima che decidesse di presentarsi in cordata con Nicoletta e altri. La loro mozione è eguale nei contenuti a quella di Epifani come il PD è eguale per molti versi al Pdl.
pietro ancona
di
la sinistra in europa dopo il crollo della pavida e spesso corrotta socialdemocrazia
Discorso di appoggio alla nascita del Partito della Sinistra in Francia – Parigi, Novembre 2008 – di Oskar Lafontaine
Signore e Signori, Care compagne e Cari compagni!
È un piacere per me essere venuto a Parigi per dirigervi alcune parole, nel momento in cui vi preparate a ricostruire in Francia un nuovo partito di sinistra che merita senz’altro questo nome. In Germania, abbiamo fatto questo passo con grande successo. È proprio grazie a questa esperienza che sono venuto qui a incoraggiarvi nella scelta di intraprendere lo stesso percorso. So bene che la costellazione dei partiti politici tedeschi non è paragonabile a quello francese. Ma oggi, la società francese e quella tedesca non differiscono profondamente l’una dall’altra. I problemi economici, politici e sociali che si pongono nei nostri due paesi sono praticamente identici. Non vedo dunque nessuna ragione per cui un nuovo partito di sinistra non debba avere le stesse possibilità di successo in Francia così come è stato in Germania.
La Die Linke esiste da un anno e mezzo, i sondaggi, quelli attendibili, la attestano intorno al 12% o 13% a livello nazionale. Devo riconoscere che io stesso sono sorpreso da questo successo, nonostante queste cifre non riflettano realmente il raggio d’azione della nostra influenza politica. Il fatto che siamo qui, il fatto che esista in Germania un partito con un profilo politico e rivendicazioni sociali dichiaratamente di sinistra, ha costituito l’elemento in grado di cambiare l’orientamento della politica tedesca. E non sono solo io ad asserirlo. Quasi tutti i giornali tedeschi, di sinistra o di destra, che si rallegrino o si lamentino, hanno la stessa opinione. La maggioranza di essi concordano nello scrivere che siamo noi, la “Linke”, a incarnare il progetto politico di maggior successo degli ultimi decenni, che siamo noi che in realtà definiamo sempre di più l’agenda politica tedesca, che siamo noi che obblighiamo il resto dei partiti a reagire. Se reagiscono, se fanno proprie alcune delle nostre rivendicazioni, è per paura dell’elettorato. E se il neoliberismo, così violento dal 1990, sta scomparendo in Germania, è dovuto in gran misura alla nostra presenza parlamentare.
Cari compagni, è evidente che la costruzione di un nuovo partito di sinistra non avrebbe potuto avere successo se le condizioni esterne, ovvero, la situazione politica e sociale della Germania, non fossero state favorevoli al progetto stesso. È quindi questa la prima ragione del nostro esito positivo. Mentre tutti i partiti politici dell’Ovest della Germania si contendevano il “centro” e proponevano una politica economica neoliberista, la maggioranza della popolazione tedesca lamentava la mancanza di un equilibrio sociale quale risultato di questa politica. Il vuoto nella sinistra all’interno dello spettro politico chiedeva solo di essere riempito. Non c’è niente di più efficace di una idea che incontra la sua epoca.
La seconda ragione del nostro successo è senza dubbio dovuta all’unione delle forze e delle organizzazioni politiche che si definiscono sulla base di una posizione critica nei confronti del capitalismo.
La terza ragione, forse la più semplice in quanto dipende esclusivamente da noi stessi, anche se non per questo meno importante, risiede nella volontà di dare al nuovo partito un profilo chiaro, in grado di differenziarsi dall’uniformità degli altri. Avrò modo di spiegare più concretamente questo concetto più avanti, ma vorrei parlarne da un punto di vista storico. È spesso utile fare un passo indietro per avere una migliore prospettiva dell’insieme.
Agli inizi della mia carriera politica, 40 anni fa, le posizioni dei partiti di sinistra in Europa erano ancora chiare e le loro missioni ben definite. Non c’era ancora questa uniformità centrista che i grandi partiti mostrano oggi giorno. Anche in Germania, dove la SPD, a Bad-Godesberg, decise di accettare il capitalismo, la sinistra e la destra erano chiaramente distinte dagli elettori.. La SPD aveva rinunciato al marxismo, è vero, ma aveva conservato nonostante ciò l’idea di riformare il capitalismo, di cercare la famosa “terza via” tra comunismo e capitalismo. Purtroppo, quell’ideale riformatore venne sotterrato dalle macerie del Muro di Berlino.
In Francia, le posizioni dei partiti della sinistra erano ancora più chiare, non solo dal punto di vista comunista, ma anche da quello socialista. Con l’appoggio alla guerra coloniale in Algeria, la SFIO perde alla fine degli anni ‘60 tutta la legittimità come partito delle sinistre. Nel 1971, nel Congresso d’Epinay, si forma un nuovo partito socialista sotto la direzione di François Mitterrand. Il programma del nuovo partito socialista francese differisce considerevolmente da quello che i socialdemocratici tedeschi avevano scelto dieci anni prima: è anticapitalista, è critico nei confronti della NATO ed è a favore delle alleanze con il partito comunista: tutto quello che non contiene il programma della SPD. Per questo, nell’Internazionale Socialista, il dibattito vede lo scontro tra Épinay e Godesberg. Sono tedesco, ma non vi nascondo le mie simpatie per coloro che stavano dal lato dell’ Épinay.
Condivido quindi, cari compagni, le vostre delusioni, perché a partire da questo programma teoricamente anticapitalista, la politica portata avanti dal governo Mitterrand non è stata in nessun modo più anticapitalista di quella del governo socialdemocratico in Germania. In Inghilterra, come in Germania, Spagna, Francia o in qualsiasi altro posto, la breccia tra la teoria e la pratica politica è sintomatica per la storia del socialismo dell’Ovest europeo. Quasi sempre e quasi in tutti i luoghi, i dirigenti dei partiti socialisti hanno abbandonato i loro principi come zavorre, spesso contro la volontà della massa di militanti, in cambio di un portafoglio al governo.
Ed è qui il grande dilemma dei partiti socialisti: l’aver formulato, per così dire, i principi di opposizione di Épinay ed i principi di governo di Godesberg. La storia dei partiti socialisti dell’Europa occidentale al potere è una lunga lista di compromessi marci. Cari compagni, bisogna uscire dal dilemma e rompere con questa tradizione fatale del compromesso marcio! Per un partito di sinistra, i principi del governo devono essere gli stessi che i principi di opposizione. Altrimenti sparirà molto presto.
Guardate l’Italia e la Spagna. La lezioni che la sinistra può imparare è che le ultime elezioni in questi due paesi hanno parlato chiaro: Izquierda Unida marginalizzata, Rifondazione Comunista eliminata. Questi due partiti hanno dovuto pagare molto cara la partecipazione al governo perché si fondava sul compromesso marcio! È molto assurdo, effettivamente, lasciare un partito a causa della sua linea politica, costruire un nuovo partito e successivamente formare una coalizione di governo con il partito che ha appena abbandonato i fondamenti della sua politica, motivo per cui si era deciso di lasciare il partito. Gli elettori non apprezzano per nulla questo tipo di scherzi e non si sbagliano.
Cari amici, se la sinistra perde la sua credibilità, perde la ragione del suo essere. È per questo che il mio partito, la “Linke”, ha preso misure per correggere questa tendenza fatale dei dirigenti verso il compromesso politico del quale ho parlato. Le decisioni sui grandi principi del nostro programma devono essere prese dall’insieme dei militanti del partito e non solo dall’assemblea dei delegati..
Ciò significa che non accetteremo donazioni che oltrepassino una determinata quantità, una quantità relativamente bassa. E credetemi, non è l’atteggiamento di chi rifiuta qualcosa perché comunque non l’otterrà. Significa semplicemente che non vogliamo essere corrotti. La corruzione politica è una disgrazia della nostra epoca. Ciò che chiamiamo donazione spesso non è che un modo legale per corrompere.
La vittoria elettorale di Barak Obama è una buona notizia, dal momento che la politica del presidente Bush e del suo partito è stata insopportabile. Ma visto le enormi somme che il capitale americano ha investito nella campagna elettorale del nuovo presidente, sono molto scettico in merito al suo futuro come riformatore. Il capitale non da mai niente senza chiedere.
Passiamo quindi a parlare del profilo programmatico che un partito di sinistra dovrebbe avere per quanto mi riguarda. Ho parlato prima delle mie simpatie, quaranta anni fa, erano per Épinay e non per Godesberg. Bé, lo sono ancora oggi. Anzi lo sono più che mai. Lo spirito anticapitalista che ha animato la sinistra francese negli anni 70 si impone ancora. Appare chiaro che una opinione pubblica manipolata al servizio del capitale ci suggerisce in tutti i modi possibile che la globalizzazione dovrebbe aver cambiato completamente le cose, che l’anticapitalismo è completamente superato dalla storia. Ma se analizziamo il processo economico e sociale che si sviluppa sotto i nostri occhi obiettivamente, ci rendiamo conto che la globalizzazione non ha dissipato ma aggravato i problemi sociali e le turbolenze economiche causate dal capitalismo. Se paragonate gli scritti di Karl Marx in merito alla concentrazione di capitale, all’imperialismo o alla internazionalizzazione del capitale finanziario alle stupidaggini neoliberiste propagate oggi giorno, constaterete che questo autore del XIX secolo è molto più attuale e illuminante che gli ideologi del neolibersimo attualmente in voga.
Cari amici, ora più che mai l’anticapitalismo è di moda, già che l’imperialismo agli inizi del XXI secolo è ancora reale. La NATO è strumentalizzata al suo servizio. Prima concepita come una alleanza di difesa, la NATO si è trasformata oggi giorno in una alleanza di intervento diretta dagli USA. Ora, la sinistra non può predicare una politica estera che abbia come obiettivo la conquista militare delle risorse e dei mercati. Non accettiamo l’imperialismo belligerante della NATO che interviene in tutto il modo violando il diritto internazionale. Siamo a favore di un sistema di sicurezza collettivo dove i soci si difendono tra loro quando vengono attaccati, ma si astengono da tutte le violenze che non sono conformi al diritto internazionale.
In Germania, la questione degli interventi militari ( sia in Kosovo o Afghanistan) è una linea di demarcazione chiara tra il mio partito (Die Linke) e tutti gli altri partiti, compreso l’SPD. Siamo intransigenti con loro e la nostra partecipazione a un governo favorevole agli interventi militari della NATO è inconcepibile. La questione della guerra o della pace è stata da sempre una ragione di scissione in seno al socialismo tedesco. Già nel 1916, sotto l’impulso di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht, la guerra divise la socialdemocrazia tedesca in due parti. E non fu solo in Germania che la sinistra riuscì a mantenere la lucidità. Vi ricordo le parole di Jean Jaurès, che disse che “il capitalismo porta la guerra così come le nuvole portano la tormenta”. Compagni, se vogliamo un mondo di pace e in pace, bisogna civilizzare il capitalismo.
Contro l’ideologia della privatizzazione sostenuta dai portavoce del neoliberismo, manteniamo l’idea di una economia pubblica sotto il controllo democratico. Proponiamo una economia mista dove le imprese private, maggioritarie, affianchino le imprese nazionalizzate. Soprattutto le imprese che producono i beni per soddisfare i bisogni fondamentali per l’esistenza della società devono essere nazionalizzate; il settore energetico, per esempio o anche il settore bancario nella misura in cui sono indispensabili per il funzionamento di tutta l’economia.
Torneremo a mettere all’ordine del giorno la questione dell’autogestione operaia o della partecipazione degli impiegati nel capitale della propria azienda, questione che sembra oggi dimenticata.
Lottiamo contro una politica della de-costruzione sociale che da priorità agli interessi degli investitori e che ride davanti alla crescente ingiustizia sociale, alla povertà di molti bambini, ai salari bassi, ai licenziamenti nei servizi pubblici, alla distruzione degli ecosistemi. Lottiamo contro una politica che sacrifichi a favore delle rendite del capitale finanziario ciò che rimane di una opinione pubblica deliberativa. Non accettiamo la privatizzazione dei sistemi di protezione sociale, né la privatizzazione dei servizi di trasporto pubblico. Non accettiamo neanche la privatizzazione del settore energetico e ancora meno la privatizzazione del settore pubblico dell’educazione e della cultura. La nostra politica fiscale vuole ridare allo stato i mezzi per compiere le sue funzioni classiche.
Oggi, le forze motrici del capitalismo non sono gli imprenditori, ma gli investitori finanziari. È il capitale finanziario a governare il mondo e ad instaurare globalmente un’economia d’azzardo. La crisi dei mercati finanziari era quindi prevedibile e attesa dagli esperti.. Nonostante ciò i governi non hanno fatto niente per impedire questa crisi. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, le élite politiche hanno giudicato utile la speculazione sfrenata. Il continente europeo si è chinato di fronte a questa idea. Persino durante i periodi nei quali la maggioranza dei governi europei erano formati da partiti affiliati all’Internazionale socialista, nessuna misura è stata presa. La perdita di una visione critica di fronte al capitalismo ha fatto fracassare purtroppo la politica opportunista dei partiti socialisti e socialdemocratici. Se c’era bisogno di una prova del fracasso, la crisi attuale dei mercati finanziari ce la sta fornendo.
E se c’era bisogno di una prova che noi, la sinistra critica, non siamo regressivi, che non peschiamo rimedi ai mali di oggi dal passato, come ci recriminano costantemente i liberali ed i conservatori, se c’era bisogno di una prova, anche in questo caso è la stessa crisi che ce la fornisce. Dagli inizi degli anni ‘90 e dalla successiva globalizzazione, la sinistra, incluso me stesso, non ha smesso di reclamare una regolamentazione dei mercati finanziari globali. Ma l’opinione pubblica neoliberale ha riso in faccia alle nostre opinioni tacciate di regressività. Che la logica della globalizzazione non fosse compatibile con una regolamentazione è stata la risposta che ci hanno dato. Ma soprattutto che non si poteva ostacolare il libero commercio e il libero flusso transnazionale del capitale; la regolamentazione era una soluzione passata di moda, regressiva. E adesso, cosa fanno i neoliberisti in America del Nord e Inghilterra, che fanno i conservatori in Germania e Francia? Be pretendono regolamentare. Coloro che ci hanno accusati di regressione politica quando chiedevamo la nazionalizzazione di alcuni settori bancari per evitare la crisi che fanno ora? Be fanno vedere che nazionalizzano tutte le banche in nome del futuro.
Adesso, si socializzano le perdite e si fanno pagare i gruppi più vulnerabili delle società per il fallimento del sistema. Adesso, si organizzano vertici internazionali pomposi per regolamentare i mercati finanziari. Ma non siamo degli innocenti: sono tutte parole. Chiuderanno il casinò? Assolutamente no! Cambieranno in modo radicale le regole del gioco all’interno del casinò? Certo che no!. Ciò che faranno, è elaborare con un gran frastuono di parole un nuovo codice di comportamento per i croupiers. In realtà non cambierà niente.
Se volete dei cambiamenti, compagni, bisogna ricostruire la sinistra, in Germania, in Francia, in tutte le parti d’Europa. L’esperienza tedesca ci insegna che una sinistra europea riorganizzata e forte può far cambiare le cose obbligando gli altri partiti a reagire. Costruiamo insieme questa nuova sinistra, una sinistra che ripudi i compromessi nauseabondi! Per riaffermare una volta ancora l’importanza di questa massima, voglio concludere on una immagine che prendo in prestito dal poeta russo Mayakovski: cantiamo insieme la nostra canzone, ma evitiamo di calpestarne la gola.
Signore e Signori, Care compagne e Cari compagni!
È un piacere per me essere venuto a Parigi per dirigervi alcune parole, nel momento in cui vi preparate a ricostruire in Francia un nuovo partito di sinistra che merita senz’altro questo nome. In Germania, abbiamo fatto questo passo con grande successo. È proprio grazie a questa esperienza che sono venuto qui a incoraggiarvi nella scelta di intraprendere lo stesso percorso. So bene che la costellazione dei partiti politici tedeschi non è paragonabile a quello francese. Ma oggi, la società francese e quella tedesca non differiscono profondamente l’una dall’altra. I problemi economici, politici e sociali che si pongono nei nostri due paesi sono praticamente identici. Non vedo dunque nessuna ragione per cui un nuovo partito di sinistra non debba avere le stesse possibilità di successo in Francia così come è stato in Germania.
La Die Linke esiste da un anno e mezzo, i sondaggi, quelli attendibili, la attestano intorno al 12% o 13% a livello nazionale. Devo riconoscere che io stesso sono sorpreso da questo successo, nonostante queste cifre non riflettano realmente il raggio d’azione della nostra influenza politica. Il fatto che siamo qui, il fatto che esista in Germania un partito con un profilo politico e rivendicazioni sociali dichiaratamente di sinistra, ha costituito l’elemento in grado di cambiare l’orientamento della politica tedesca. E non sono solo io ad asserirlo. Quasi tutti i giornali tedeschi, di sinistra o di destra, che si rallegrino o si lamentino, hanno la stessa opinione. La maggioranza di essi concordano nello scrivere che siamo noi, la “Linke”, a incarnare il progetto politico di maggior successo degli ultimi decenni, che siamo noi che in realtà definiamo sempre di più l’agenda politica tedesca, che siamo noi che obblighiamo il resto dei partiti a reagire. Se reagiscono, se fanno proprie alcune delle nostre rivendicazioni, è per paura dell’elettorato. E se il neoliberismo, così violento dal 1990, sta scomparendo in Germania, è dovuto in gran misura alla nostra presenza parlamentare.
Cari compagni, è evidente che la costruzione di un nuovo partito di sinistra non avrebbe potuto avere successo se le condizioni esterne, ovvero, la situazione politica e sociale della Germania, non fossero state favorevoli al progetto stesso. È quindi questa la prima ragione del nostro esito positivo. Mentre tutti i partiti politici dell’Ovest della Germania si contendevano il “centro” e proponevano una politica economica neoliberista, la maggioranza della popolazione tedesca lamentava la mancanza di un equilibrio sociale quale risultato di questa politica. Il vuoto nella sinistra all’interno dello spettro politico chiedeva solo di essere riempito. Non c’è niente di più efficace di una idea che incontra la sua epoca.
La seconda ragione del nostro successo è senza dubbio dovuta all’unione delle forze e delle organizzazioni politiche che si definiscono sulla base di una posizione critica nei confronti del capitalismo.
La terza ragione, forse la più semplice in quanto dipende esclusivamente da noi stessi, anche se non per questo meno importante, risiede nella volontà di dare al nuovo partito un profilo chiaro, in grado di differenziarsi dall’uniformità degli altri. Avrò modo di spiegare più concretamente questo concetto più avanti, ma vorrei parlarne da un punto di vista storico. È spesso utile fare un passo indietro per avere una migliore prospettiva dell’insieme.
Agli inizi della mia carriera politica, 40 anni fa, le posizioni dei partiti di sinistra in Europa erano ancora chiare e le loro missioni ben definite. Non c’era ancora questa uniformità centrista che i grandi partiti mostrano oggi giorno. Anche in Germania, dove la SPD, a Bad-Godesberg, decise di accettare il capitalismo, la sinistra e la destra erano chiaramente distinte dagli elettori.. La SPD aveva rinunciato al marxismo, è vero, ma aveva conservato nonostante ciò l’idea di riformare il capitalismo, di cercare la famosa “terza via” tra comunismo e capitalismo. Purtroppo, quell’ideale riformatore venne sotterrato dalle macerie del Muro di Berlino.
In Francia, le posizioni dei partiti della sinistra erano ancora più chiare, non solo dal punto di vista comunista, ma anche da quello socialista. Con l’appoggio alla guerra coloniale in Algeria, la SFIO perde alla fine degli anni ‘60 tutta la legittimità come partito delle sinistre. Nel 1971, nel Congresso d’Epinay, si forma un nuovo partito socialista sotto la direzione di François Mitterrand. Il programma del nuovo partito socialista francese differisce considerevolmente da quello che i socialdemocratici tedeschi avevano scelto dieci anni prima: è anticapitalista, è critico nei confronti della NATO ed è a favore delle alleanze con il partito comunista: tutto quello che non contiene il programma della SPD. Per questo, nell’Internazionale Socialista, il dibattito vede lo scontro tra Épinay e Godesberg. Sono tedesco, ma non vi nascondo le mie simpatie per coloro che stavano dal lato dell’ Épinay.
Condivido quindi, cari compagni, le vostre delusioni, perché a partire da questo programma teoricamente anticapitalista, la politica portata avanti dal governo Mitterrand non è stata in nessun modo più anticapitalista di quella del governo socialdemocratico in Germania. In Inghilterra, come in Germania, Spagna, Francia o in qualsiasi altro posto, la breccia tra la teoria e la pratica politica è sintomatica per la storia del socialismo dell’Ovest europeo. Quasi sempre e quasi in tutti i luoghi, i dirigenti dei partiti socialisti hanno abbandonato i loro principi come zavorre, spesso contro la volontà della massa di militanti, in cambio di un portafoglio al governo.
Ed è qui il grande dilemma dei partiti socialisti: l’aver formulato, per così dire, i principi di opposizione di Épinay ed i principi di governo di Godesberg. La storia dei partiti socialisti dell’Europa occidentale al potere è una lunga lista di compromessi marci. Cari compagni, bisogna uscire dal dilemma e rompere con questa tradizione fatale del compromesso marcio! Per un partito di sinistra, i principi del governo devono essere gli stessi che i principi di opposizione. Altrimenti sparirà molto presto.
Guardate l’Italia e la Spagna. La lezioni che la sinistra può imparare è che le ultime elezioni in questi due paesi hanno parlato chiaro: Izquierda Unida marginalizzata, Rifondazione Comunista eliminata. Questi due partiti hanno dovuto pagare molto cara la partecipazione al governo perché si fondava sul compromesso marcio! È molto assurdo, effettivamente, lasciare un partito a causa della sua linea politica, costruire un nuovo partito e successivamente formare una coalizione di governo con il partito che ha appena abbandonato i fondamenti della sua politica, motivo per cui si era deciso di lasciare il partito. Gli elettori non apprezzano per nulla questo tipo di scherzi e non si sbagliano.
Cari amici, se la sinistra perde la sua credibilità, perde la ragione del suo essere. È per questo che il mio partito, la “Linke”, ha preso misure per correggere questa tendenza fatale dei dirigenti verso il compromesso politico del quale ho parlato. Le decisioni sui grandi principi del nostro programma devono essere prese dall’insieme dei militanti del partito e non solo dall’assemblea dei delegati..
Ciò significa che non accetteremo donazioni che oltrepassino una determinata quantità, una quantità relativamente bassa. E credetemi, non è l’atteggiamento di chi rifiuta qualcosa perché comunque non l’otterrà. Significa semplicemente che non vogliamo essere corrotti. La corruzione politica è una disgrazia della nostra epoca. Ciò che chiamiamo donazione spesso non è che un modo legale per corrompere.
La vittoria elettorale di Barak Obama è una buona notizia, dal momento che la politica del presidente Bush e del suo partito è stata insopportabile. Ma visto le enormi somme che il capitale americano ha investito nella campagna elettorale del nuovo presidente, sono molto scettico in merito al suo futuro come riformatore. Il capitale non da mai niente senza chiedere.
Passiamo quindi a parlare del profilo programmatico che un partito di sinistra dovrebbe avere per quanto mi riguarda. Ho parlato prima delle mie simpatie, quaranta anni fa, erano per Épinay e non per Godesberg. Bé, lo sono ancora oggi. Anzi lo sono più che mai. Lo spirito anticapitalista che ha animato la sinistra francese negli anni 70 si impone ancora. Appare chiaro che una opinione pubblica manipolata al servizio del capitale ci suggerisce in tutti i modi possibile che la globalizzazione dovrebbe aver cambiato completamente le cose, che l’anticapitalismo è completamente superato dalla storia. Ma se analizziamo il processo economico e sociale che si sviluppa sotto i nostri occhi obiettivamente, ci rendiamo conto che la globalizzazione non ha dissipato ma aggravato i problemi sociali e le turbolenze economiche causate dal capitalismo. Se paragonate gli scritti di Karl Marx in merito alla concentrazione di capitale, all’imperialismo o alla internazionalizzazione del capitale finanziario alle stupidaggini neoliberiste propagate oggi giorno, constaterete che questo autore del XIX secolo è molto più attuale e illuminante che gli ideologi del neolibersimo attualmente in voga.
Cari amici, ora più che mai l’anticapitalismo è di moda, già che l’imperialismo agli inizi del XXI secolo è ancora reale. La NATO è strumentalizzata al suo servizio. Prima concepita come una alleanza di difesa, la NATO si è trasformata oggi giorno in una alleanza di intervento diretta dagli USA. Ora, la sinistra non può predicare una politica estera che abbia come obiettivo la conquista militare delle risorse e dei mercati. Non accettiamo l’imperialismo belligerante della NATO che interviene in tutto il modo violando il diritto internazionale. Siamo a favore di un sistema di sicurezza collettivo dove i soci si difendono tra loro quando vengono attaccati, ma si astengono da tutte le violenze che non sono conformi al diritto internazionale.
In Germania, la questione degli interventi militari ( sia in Kosovo o Afghanistan) è una linea di demarcazione chiara tra il mio partito (Die Linke) e tutti gli altri partiti, compreso l’SPD. Siamo intransigenti con loro e la nostra partecipazione a un governo favorevole agli interventi militari della NATO è inconcepibile. La questione della guerra o della pace è stata da sempre una ragione di scissione in seno al socialismo tedesco. Già nel 1916, sotto l’impulso di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht, la guerra divise la socialdemocrazia tedesca in due parti. E non fu solo in Germania che la sinistra riuscì a mantenere la lucidità. Vi ricordo le parole di Jean Jaurès, che disse che “il capitalismo porta la guerra così come le nuvole portano la tormenta”. Compagni, se vogliamo un mondo di pace e in pace, bisogna civilizzare il capitalismo.
Contro l’ideologia della privatizzazione sostenuta dai portavoce del neoliberismo, manteniamo l’idea di una economia pubblica sotto il controllo democratico. Proponiamo una economia mista dove le imprese private, maggioritarie, affianchino le imprese nazionalizzate. Soprattutto le imprese che producono i beni per soddisfare i bisogni fondamentali per l’esistenza della società devono essere nazionalizzate; il settore energetico, per esempio o anche il settore bancario nella misura in cui sono indispensabili per il funzionamento di tutta l’economia.
Torneremo a mettere all’ordine del giorno la questione dell’autogestione operaia o della partecipazione degli impiegati nel capitale della propria azienda, questione che sembra oggi dimenticata.
Lottiamo contro una politica della de-costruzione sociale che da priorità agli interessi degli investitori e che ride davanti alla crescente ingiustizia sociale, alla povertà di molti bambini, ai salari bassi, ai licenziamenti nei servizi pubblici, alla distruzione degli ecosistemi. Lottiamo contro una politica che sacrifichi a favore delle rendite del capitale finanziario ciò che rimane di una opinione pubblica deliberativa. Non accettiamo la privatizzazione dei sistemi di protezione sociale, né la privatizzazione dei servizi di trasporto pubblico. Non accettiamo neanche la privatizzazione del settore energetico e ancora meno la privatizzazione del settore pubblico dell’educazione e della cultura. La nostra politica fiscale vuole ridare allo stato i mezzi per compiere le sue funzioni classiche.
Oggi, le forze motrici del capitalismo non sono gli imprenditori, ma gli investitori finanziari. È il capitale finanziario a governare il mondo e ad instaurare globalmente un’economia d’azzardo. La crisi dei mercati finanziari era quindi prevedibile e attesa dagli esperti.. Nonostante ciò i governi non hanno fatto niente per impedire questa crisi. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, le élite politiche hanno giudicato utile la speculazione sfrenata. Il continente europeo si è chinato di fronte a questa idea. Persino durante i periodi nei quali la maggioranza dei governi europei erano formati da partiti affiliati all’Internazionale socialista, nessuna misura è stata presa. La perdita di una visione critica di fronte al capitalismo ha fatto fracassare purtroppo la politica opportunista dei partiti socialisti e socialdemocratici. Se c’era bisogno di una prova del fracasso, la crisi attuale dei mercati finanziari ce la sta fornendo.
E se c’era bisogno di una prova che noi, la sinistra critica, non siamo regressivi, che non peschiamo rimedi ai mali di oggi dal passato, come ci recriminano costantemente i liberali ed i conservatori, se c’era bisogno di una prova, anche in questo caso è la stessa crisi che ce la fornisce. Dagli inizi degli anni ‘90 e dalla successiva globalizzazione, la sinistra, incluso me stesso, non ha smesso di reclamare una regolamentazione dei mercati finanziari globali. Ma l’opinione pubblica neoliberale ha riso in faccia alle nostre opinioni tacciate di regressività. Che la logica della globalizzazione non fosse compatibile con una regolamentazione è stata la risposta che ci hanno dato. Ma soprattutto che non si poteva ostacolare il libero commercio e il libero flusso transnazionale del capitale; la regolamentazione era una soluzione passata di moda, regressiva. E adesso, cosa fanno i neoliberisti in America del Nord e Inghilterra, che fanno i conservatori in Germania e Francia? Be pretendono regolamentare. Coloro che ci hanno accusati di regressione politica quando chiedevamo la nazionalizzazione di alcuni settori bancari per evitare la crisi che fanno ora? Be fanno vedere che nazionalizzano tutte le banche in nome del futuro.
Adesso, si socializzano le perdite e si fanno pagare i gruppi più vulnerabili delle società per il fallimento del sistema. Adesso, si organizzano vertici internazionali pomposi per regolamentare i mercati finanziari. Ma non siamo degli innocenti: sono tutte parole. Chiuderanno il casinò? Assolutamente no! Cambieranno in modo radicale le regole del gioco all’interno del casinò? Certo che no!. Ciò che faranno, è elaborare con un gran frastuono di parole un nuovo codice di comportamento per i croupiers. In realtà non cambierà niente.
Se volete dei cambiamenti, compagni, bisogna ricostruire la sinistra, in Germania, in Francia, in tutte le parti d’Europa. L’esperienza tedesca ci insegna che una sinistra europea riorganizzata e forte può far cambiare le cose obbligando gli altri partiti a reagire. Costruiamo insieme questa nuova sinistra, una sinistra che ripudi i compromessi nauseabondi! Per riaffermare una volta ancora l’importanza di questa massima, voglio concludere on una immagine che prendo in prestito dal poeta russo Mayakovski: cantiamo insieme la nostra canzone, ma evitiamo di calpestarne la gola.
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