martedì 4 novembre 2008

lo sciopero dei metallmeccanici del 12 dicembre2008

Lo sciopero generale dei metalmeccanici del 12 dicembre prossimo sarà un evento formidabile anche se la sua piattaforma, limata dal compromesso raggiunto con la CGIL,
ne avrà disinnescato la carica di controffensiva rispetto un padronato sempre più arrogante, oramai del tutto insofferente financo al riconoscimento dei lavoratori come entità sociale con la quale bisogna contrattare e convivere. Al dilà delle generali rivendicazioni generiche rivolte ad un cambiamento della politica economica generale del governo la richiesta di integrare i salari oramai di fame viene affidata quasi esclusivamente alla detassazione della tredicesima mensilità. Una mancia che, se concessa perchè voluta fortemente anche da Confcommercio e dalla stessa Confindustria, servirà a pagare le bollette in scadenza a fine anno senza riconoscere ai lavoratori il diritto al recupero senza richiedere l'unica cosa indispensabile in tempo di crisi: l'indicizzazione dei salari. Ma la parola "scala mobile" è diventata tabu' anche per i metalmeccanici mentre
non si appronta alcun strumento di vera lotta al precariato e cioè il Salario Minimo Garantito
(esistono metalmeccanici, l'abbiamo visto alla Navalmeccanica di Genova, pagati tre euro e mezzo l'ora). Le richiesta di lotta al precariato si limitano ad una generica richiesta di miglioramento delle normative esistenti ed escludono di chiedere con chiarezza l'abrogazione della legge trenta e degli accordi di welfare del luglio 2007 che ne hanno ribadito l'esistenza. Non una parola viene detta sulle gravi manipolazioni dei diritti dei lavoratori apportate dalla legge 133/2008 nel silenzio generale.
Insomma, i metalmeccanici parteciperanno ai cortei ed alle manifestazioni del 12 dicembre con l'animus di chi vuole rompere la gabbia di ferro dentro cui sono stati chiusi dal padronato e dal governo di destra. Il gruppo dirigente dei metalmeccanici e della stessa CGIL con obiettivi limitati, quasi insignificanti.
All'indomani dello sciopero non succederà assolutamente niente. Forse il governo, pressato anche da una parte dei suoi, darà una piccola mancia natalizia!
Pietro Ancona
già membro dell'esecutivo CGIL
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Volantone della FIOM-CGIL
Il crollo delle Borse, la recessione economica, non sono un fulmine a ciel sereno, ma il risultato disastroso

di anni e anni di politiche economiche a favore del mercato selvaggio e della globalizzazione più ingiusta.

In questi anni, per l’Italia lo dicono i dati dell’Ocse, i ricchi sono diventati sempre più ricchi, le lavoratrici

e i lavoratori, i giovani precari e i pensionati sempre più poveri.

Ora che c’è la crisi si parla di tornare all’intervento pubblico e alle regole, ma intanto i soldi servono per

salvare le banche e i banchieri, mentre si tagliano i fondi per le scuole, per la sanità, per le pensioni, per la

cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali. Da anni i salari vanno indietro e la fatica aumenta e con

essa continuano i danni alla salute e alla vita delle lavoratrici e dei lavoratori, ma la Confindustria vuole

ridurre il peso del contratto nazionale e del salario certo e aumentare il salario flessibile, incerto, legato al

supersfruttamento del lavoro.

La crisi avanza ma il Governo e la Confindustria continuano a proporre quelle stesse ricette economiche e

sociali che hanno portato ad essa. Bisogna cambiare davvero e prima di tutto è necessario:

DIFENDERE L’OCCUPAZIONE

Bisogna fermare i licenziamenti e la chiusura delle aziende, sia nelle aziende di proprietà italiana sia nelle

multinazionali. Il Governo deve intervenire direttamene nelle crisi. Occorre una nuova politica industriale

che punti alla difesa dell’occupazione, combatta le delocalizzazioni, investa sulla ricerca e sulla qualità

dei prodotti. Occorrono grandi investimenti pubblici per la compatibilità ecologica dell’industria, per

l’energia pulita, per uno sviluppo delle città e delle periferie legato ai bisogni reali delle persone, per far

crescere il Mezzogiorno. Per questo è necessario superare e rivedere i vincoli del trattato europeo di

Maastricht.

La difesa dell’occupazione deve accompagnarsi alla difesa della salute. Bisogna mantenere tutte le leggi

in vigore e respingere le richieste della Confindustria di alleggerirle. Occorre un intervento straordinario

delle pubbliche istituzioni a tutela della salute e della vita di chi lavora e per la repressione di tutti i

comportamenti dannosi per esse.

FERMARE LA PRECARIETÀ

Bisogna cambiare le leggi che hanno fatto dilagare la precarietà del lavoro e che oggi rischiano di

produrre centinaia di migliaia di disoccupati, tra i giovani soprattutto, ma anche tra gli anziani.

Nell’immediato bisogna estendere in tutto il mondo del lavoro, senza dimensioni di impresa, la cassa

integrazione al posto dei licenziamenti. Anche i precari devono avere diritto ad essa, i disoccupati devono

avere una indennità di disoccupazione più alta e più estesa nel tempo. Deve finire la persecuzione del

lavoro migrante, che è continuamente ricattato nei suoi diritti fondamentali con la minaccia di perdere il

permesso di soggiorno. Più sicurezza per i migranti significa più diritti per tutti.

Si devono estendere i contratti di solidarietà nelle aziende in crisi e bisogna fermare la flessibilità

selvaggia degli orari, che distrugge la salute e l’occupazione, cambiando la legge attuale e in primo luogo

ripristinando il limite all’orario giornaliero. E bisogna eliminare i vantaggi fiscali per lo straordinario.

DIFENDERE IL SALARIO

Bisogna aumentare le retribuzioni dei lavoratori a partire da quelle dei contratti nazionali. Per questo va

respinto il documento della Confindustria che riduce il salario reale, a partire dal contratto nazionale,

mentre vuole imporre ancora più flessibilità ed incertezza al salario aziendale. Non vogliamo che i salari

seguano i destini e l’andamento delle Borse. Per questo rivendichiamo anche una positiva conclusione

delle vertenze aziendali.

Per sostenere il reddito dei lavoratori e dei pensionati bisogna ridurre le tasse sulle retribuzioni e sulle

pensioni medio basse, detassare la tredicesima per tutti, detassare la cassa integrazione, eliminare

definitivamente il drenaggio fiscale sui redditi fissi. Occorre un intervento sui prezzi, a partire da quello

della benzina, bisogna contenere e ridurre i mutui sulla prima casa e gli affitti.

RIPRISTINARE GIUSTIZIA SOCIALE E FISCALE

Occorre riprendere la lotta all’evasione fiscale, aumentare le tasse sulle grandi ricchezze, sulle grandi

eredità, sulla finanza, sui grandi patrimoni immobiliari. Bisogna combattere davvero i privilegi delle caste

e rendere efficiente con giustizia la pubblica amministrazione. La giustizia fiscale deve servire a rendere

efficiente e giusto lo Stato sociale, potenziando prima di tutto la scuola pubblica, e per questo diciamo

«No» ai decreti del Governo che la portano indietro di cinquant’anni. Va sviluppata la sanità pubblica e

rafforzato il sistema pensionistico pubblico, che non ha alcuna alternativa reale.

AFFERMARE LA DEMOCRAZIA

Il Governo e la Confindustria vogliono limitare le libertà dei lavoratori. Il Governo propone una legge

fortemente lesiva del diritto di sciopero sia nei settori pubblici sia in quelli privati. La Confindustria,

propone di istituire sanzioni contro i sindacati e le rappresentanze dei lavoratori che non rispettano le

regole che vuole imporre alla contrattazione. Nello stesso tempo riparte l’attacco sull’articolo 18 che

tutela dai licenziamenti ingiusti e cresce l’autoritarismo in tutti i luoghi di lavoro.

Diciamo No alla limitazione delle libertà delle lavoratrici e dei lavoratori. Chiediamo in tutti i luoghi di

lavoro la piena applicazione dei diritti sanciti dalla Costituzione. Rivendichiamo una legge sulla

democrazia sindacale che garantisca alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto a decidere liberamente sia su

chi li rappresenta, sia sulle piattaforme e sugli accordi che li riguardano.

Le cose non cambieranno da sole. Chi, nell’economia e nella politica, si è abituato per decenni a

scaricare tutti i costi sul lavoro, non cambierà solo con le parole. Per questo bisogna scendere in

lotta. Le metalmeccaniche e i metalmeccanici si mobilitano per rivendicare che la ripresa

economica si fondi sui diritti del lavoro e sulla crescita dei salari. La lotta dei metalmeccanici sarà

parte della più grande mobilitazione di tutto il mondo del lavoro per difendere l’occupazione e i

diritti e per cambiare la politica economica e sociale.

VENERDÌ 12 DICEMBRE 2008

LE METALMECCANICHE E I METALMECCANICI DI TUTTA ITALIA

SCIOPERANO PER 8 ORE E MANIFESTANO A ROMA

PER IL LAVORO,, I DIRITTI,, IL SALARIO,, LA DEMOCRAZIA

Roma, 31 ottobre 2008

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