Il centro studi della CGIL produce uno studio per mettere per iscritto quello che tutti sappiamo: i salari italiani sono stati erosi considerevolmente nel corso degli ultimi cinque anni e sono in coda ai salari dei Paesi industrializzati.
Se l'Ires volesse fare uno studio sui nuovi salari creatisi nello stesso periodo si accorgerebbe che sono di gran lunga inferiori a quelli presi in esame. Ciò a causa della aumentata capacità di ricatto delle aziende introdotta nelle relazioni industriali dal pacchetto treu e dalla legge maroni (entrambi accettate dai sindacati confederali).
La CGIL non è il centro studi del Governo e della Confindustria. Non dovrebbe limitarsi a lanciare gridolini di raccapriccio a fronte del quadro presentatogli dall'Ires. Dovrebbe agire.
In effetti sta agendo: le piattaforme rivendicative presentate da tutte le categorie in lotta per i rinnovi contrattuali non superano i settanta ottanta euro netti mensili. In sostanza, il loro accoglimento non modificherà la condizione del salario dal momento che si tratta di due o tre euro al giorno che saranno subito mangiati dall'inflazione strisciante ed onnipresente. Insomma, come dire: Vedete quanto siamo responsabili? Ci accontentiamo di bricioline come i passerotti d'inverno!!
Come si conciliano queste piattaforme rivendicative con la drammatica condizione salariale dei lavoratori?
Non si conciliano. Bisognerebbe chiedere almeno il triplo di quanto è stato rivendicato e saremo sempre i fanalini di coda del salario europeo.
All'indomani di questo annunzio dell'Ires CGIL, dopo avere constatato di essere in fondo al pozzo, la CGIL si accinge a mettere mano sulla struttura normativa di difesa della condizione del lavoro subalterno: i ccnl. Non saranno subito smantellati ma si darà un colpo quasi mortale alla loro funzione nazionale.
L'Italia è il Paese di Pulcinella ed Arlecchino. Ora è entrata nella fase della democrazia dei grandi numeri (fasulli ma accreditati dai massmedia con bombardamenti di messaggi continui); sette milioni i voti che Berlusconi vanta contro il Governo Prodi; cinque milioni i voti del referendum sindacale che inchioderà per sempre alla croce della Biagi; tre milioni i voti di Veltroni. Tutti grandi numeri per simulare una democrazia che non c'è più a cominciare dalla democrazia sindacale dove i referendum sono privi di qualsiasi garanzia di trasparenza e veridicità.
Mentre il Francia la classe lavoratrice dopo avere sconfitto Chirac e la sua legge Biagiu mette in crisi il liberismo di Sarkozy con scioperi possenti e difesa ad oltranza dei diritti, in Italia dal 1993 ad oggi abbiamo sindacati che collaborano con il padronato ed i governi per spogliare i lavoratori di tutti i loro diritti.
La prova è nel fatto che l'Italia vanta Sindacati con oltre diecimilioni di associati ed ha i lavoratori ed i pensionati
più poveri d'Europa. Per chi sono possenti i sindacati italiani?Non certo per i loro iscritti.
Credo necessario un Congresso straordinario della CGIL preceduto dal congelamento delle trattative interconfederali con Confindustria e Governo per la riformulazione di una iniziativa che restituisca autonomia e restituisca ai lavoratori italiani la condizione che avevano negli anni settanta quando un metalmeccanico era in grado di mantenere la famiglia, pagare un affitto e magari (con grossi sacrifici) aiutare un figlio a laurearsi.
La CGIL ha rifondata e ricondotta alla sua ispirazione autenticamente riformista: quella che Luciano Lama chiamava della pesca (dura dentro e morbida fuori) e che Fernando Santi riassumeva nelle parole: " gradualità e saggezza nell'azione, intransigenza nei principi". Tra i principi c'è il salario equo atto a garantire dignità al lavoratore ed alla sua famiglia.
Pietro Ancona
segretario cgil sicilia in pensione
già membro del CNEL
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In cinque anni, e cioe' dal 2002 al 2007, ogni lavoratore - con un reddito pari a 24.890 euro - ha perso complessivamente 1.896 euro. Cio' a causa di vari fattori tra cui il ritardo nel rinnovo dei contratti, lo scarto tra inflazione programmata e reale e anche la mancata restituzione del fiscal drag. Lo rileva l'ultima ricerca dell'Ires Cgil, "Salari in difficolta'-Aggiornamento dei dati su salari e produttivita' in Italia e in Europa". Secondo quanto spiegato dal presidente dell'istituto Agostino Megale, "dal 1993 ad oggi, la crescita dei salari e' rimasta sostanzialmente in linea con l'inflazione, senza una crescita reale. Cio' a causa di un'inflazione programmata piu' bassa di quella effettiva, dei ritardi nei rinnovi contrattuali, nella mancata restituzione del fiscal drag, nella scarsa redistribuzione della produttivita'". Nel dettaglio, ha riferito Megale, "il reddito disponibile familiare tra il 2002 e il 2007 registra una perdita di circa 2.600 euro nelle famiglie di operai, a fronte di un guadagno di 12.000 euro per professionisti e imprenditori. Nelle nostre previsioni l'inflazione effettiva a fine 2007 sara' dell'1,9%, contro una crescita dei salari attorno al 2%. Il potere d'acquisto delle retribuzioni di fatto, malgrado le retribuzioni contrattuali siano cresciute di circa un punto oltre l'inflazione, ha perso 0,3 punti in sei anni". Tale perdita, cumulata sulla retribuzione media annua di un lavoratore dipendente al 2007 (25.890 euro), tradotta in euro significa, a prezzi correnti -1.210 euro. Se a questo si aggiunge la perdita derivante dalla mancata restituzione del fiscal drag (686 euro in cinque anni) la perdita secca ammonta quindi a circa 1.900 euro. (AGI) - Roma, 19 nov. -
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