mercoledì 16 dicembre 2009

di pietro come matteotti?

Di Pietro come Matteotti

La conventio ad escludendum era un tacito accordo politico nella prima Repubblica che, pur rispettando il prestigioso e forte PCI, lo escludeva dalla partecipazione dal governo o soltanto dalla maggioranza parlamentare. Il PCI, pur escluso, godeva di stima in tutti i ceti della società italiana da contribuire alla formazione delle leggi della Repubblica, specialmente di quelle riguardanti i lavoratori e questo era accettato ed anzi cercato e voluto dalla DC e dai suoi alleati. Tra questi i repubblicani di Spadolini erano tra i più aperti verso l'opposizione. La conventio ad escludendum era estesa al PSI fino a quando questi non intraprese la via dell'autonomia al Congresso di Venezia, autonomia che sviluppo l'idea della cosidetta "apertura a sinistra" e cioè la partecipazione prima esterna e poi diretta del PSI al Governo. Il decennio del primo centro-sinistra fu fecondo di grandi e significate riforme sociali ed economiche che fecero progredire e prosperare il Paese inserendolo pienamente nella comunità europea. Furono gli anni della nazionalizzazione dell'industria elettrica e della scuola media unificata, del divorzio, della riforma agraria, della modernizzazione dell'economia della riforma fiscale culminati nel 1970 con lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori. Le masse popolari italiane conquistarono diritto alla piena cittadinanza ed alla gestione dello Stato. Nel 1979 per volontà del grande statista Aldo Moro e per la svolta impressa al PCI da Enrico Berlinguer
si associò per la prima volta il PCI al governo, ma l'uccisione di Moro e l'ostilità degli americani e dei sovietici mise subito fine all'esperimento.
Oggi ci troviamo difronte ad una rinnovata conventio ad escludendum ma in condizioni politiche assai peggiori e con Governo ed un Parlamento sempre più insofferenti verso la Costituzione e le regole della convivenza democratica. La destra al potere ha in corso da anni una forte campagna di criminalizzazione di quanti non condividono la loro visione della politica e dello Stato. Guidata da
Berlusconi la destra marcia verso un regime presidenzialistico con una ipertrofia del ruolo e del potere
del Capo del Governo e la subordinazione di tutti i poteri dello Stato nelle sue mani. Come Mussolini che sosteneva l'unicità del potere contro la tripartizione liberale introdotta dall'illuminismo Berlusconi
vuole la sottomissione della Magistratura e del Parlamento al suo potere. Sul piano sociale, nonostante la sostanziale subordinazione della CGIL alla linea liberista di progressivo smantellamento dei diritti dei lavoratori, si vuole la sua esclusione dalla concertazione che, come sostiene Sacconi, deve essere di "complicità" dei sindacati con il padronato. Una conventio ad escludendum sindacale che già opera nei confronti della pur moderata e "responsabile" Fiom esclusa dalla stipula del contratto nonostante la sua preponderante rappresentatività.
Veltroni ha stipulato con la destra italiana una conventio ad escludendum non solo dal Governo ma addirittura dal Parlamento per i partiti comunisti dopo aver dichiarato che mai e poi mai avrebbe fatto un governo con loro. Questo accordo che ha indebolito enormemente l'opposizione alla destra straripante è stato rinnovato a quanto pare da Bersani con Berlusconi durante la visita al San Raffaele. Bersani si è impegnato ad isolare Antonio di Pietro e la sua Italia dei Valori abbandonandolo
al linciaggio della destra. Ieri, alla Camera, dopo la minacciosa lista di prescrizione stesa dal piduista Cicchitto, la maggioranza del PDL ha abbandonato platealmente l'aula al momento in cui Di Pietro
ha pronunziato il suo discorso pieno di accuse e di contestazioni al Governo per il pesante clima sociale e politico che opprime l'Italia. Bersani è persona onesta e viene da una lunga militanza di sinistra. Ma credo che stia sbagliando di grosso a fidarsi di Berlusconi ed a pensare di potere stipulare accordi per cambiare la Costituzione con Berlusconi, Bossi ed i loro pretoriani.Fare accordi con la destra è irrealistico tranne nel caso di una sua grossissima convenienza politica. Isolare Di Pietro perchè occupa lo spazio di sinistra abbandonato dal PD è un suicidio politico dal quale il PD uscirà ancora più snaturato.
Sono un vecchio socialista e non ho avuto simpatie per Di Pietro e per la sua IDV che mi è spesso sembrata inquinata da personaggi di scarsa affidabilità. Debbo però dire che nel corso di questi ultimi anni Antonio Di Pietro è cresciuto politicamente e moralmente. Il suo coraggio nella difesa della democrazia e dei lavoratori è ammirevole e costituisce una speranza per tantissime persone. E' l'unica voce di sinistra rimasta in Parlamento dopo l'espulsione dei comunisti dei socialisti e dei verdi. Il suo discorso di ieri mi ricordava molto quello pronunziato da Giacomo Matteotti poco prima di essere ucciso dai killers di Mussolini e dei Savoia.
Assieme a Rosy Bindi combatte a viso aperto questo Regime mentre una parte considerevole del
PD anela all'accordo con il PDL. Sul piano dei diritti dei lavoratori gli esponenti ed i tecnici del PD assieme a quelli della maggioranza hanno privato i lavoratori del diritto di ricorrere ad un giudice per avere giustizia. I Magistrati sono stati privati del diritto di esprimersi nel merito delle controversie sindacali. Una ferita enorme alla Costituzione alla quale Letta, Ichino, Treu e lo stesso Bersani non sono estranei.
Pietro Ancona
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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/12/15/lavoratori-la-trappola-dell-arbitrato.html

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