lunedì 17 maggio 2010

Umberto Bossi pedagogo

Bossi pedagogo

Il capo della lega Nord ritiene che il federalismo servirà al Sud per educarlo ad usare meglio e con maggiore rispetto i soldi del prelievo fiscale del suo territorio, a non parassitarsi sulle regioni e sugli uomini operosi della Valle Padana, ad imparare a vivere con i propri mezzi. Insomma, il federalismo sarà sopratutto uno strumento educativo per i meridionali fannulloni e scrocconi e Bossi ne è il grande pedagogo.
Il Nord è assai più ricco del Sud ma non dà proprio niente a questo. Se desse come sostengono i
tronfi separatisti della Lega il livello della popolazione del sud dovrebbe essere eguale o vicino a quello del Nord. In effetti non è così. La popolazione meridionale è più povera appunto perchè meno ricca e non assistita nè dal Nord nè da chicchesia.
La leggenda del Nord che mantiene il Sud viene alimentata da intense campagne propagandistiche che impegnano i massmedia quasi quotidianamente. Il prof. Luca Ricolfi ha addirittura scritto un libro diventato cult per i leghisti: " Il sacco del Nord" nel quale viene spiegato come i virtuosi abitanti della Padania si siano accollati per quasi cinquanta anni il peso di una zavorra fatta di tutto l'ex Regno delle Due Sicilie e di parte dell'ex Stato della Chiesa. In sostanza, mentre il Nord consuma meno di quello che produce, al Sud avverrebbe il contrario attraverso, appunto, il salasso delle risorse guadagnate dal Nord.
In effetti, questa tesi è infondata. Se il Nord ha contribuito a pagare più tasse per il mantenimento dello Stato questo è esclusivamente dovuto alla sua maggiore ricchezza, alla sua straordinaria (fino a ieri) densità industriale. E' falso che le risorse prodotte dal Nord vengano stornate al Sud . Nella distribuzione delle risorse attraverso i trasferimenti lo Stato si comporta riferendosi a parametri che non sono certamente di favoritismo per il Sud.. La Lombardia, il Piemonte, il Veneto non sono in grado di dimostrare di avere ceduto risorse a vantaggio del Sud ed anzi hanno ricevuto molto di più di quanto non abbia avuto il Sud. Il Nord ha un sistema infrastrutturale finanziato dallo Stato che è di almeno dieci volte migliore per qualità ed efficienza di quello meridionale. Basti pensare al sistema autostradale. Inoltre la più grande industria del Nord e dell'Italia la Fiat di Torino è stata sostenuta per decenni da cospicui contributi statali in parte sotto forma di CIG usata per integrare i bilanci della azienda scaricandola dei periodi di magra commerciale.
Il progetto ideato da un economista di indubbio valore quale fu il Prof.Saraceno di industrializzazione del Sud con la Cassa per il Mezzogiorno (CASMEZ) fu vanificato dall'uso che torme di pirana ne fecero. Grande parte dei soldi erogati sono finiti ad aziende come l'Eni, la Montecatini, alle acciaierie di Stato. I beneficiari della Casmez furono per il 95% industrie ed industriali del Nord. Siamo giunti financo all'intervento corsaro e truffaldino di imprese padane che venivano a compiere scorrerie fingendo di impiantare fabbriche per impadronirsi dei cospicui incentivi e fuggire immediatamente lasciandosi macerie alle spalle.
I benefici dei salari erogati dalla Italcementi e dalla Montedison o dall'Eni a Gela e Siracusa, della Fiat a Termini, dell'ILva a Taranto non valgono i terribili e duraturi danni provocati dall'inquinamento
e dall'oscuramento della vocazione turistica e agricola dei luoghi.
In ogni caso, come dimostrano i documenti che corredano questo scritto, nella ripartizione delle risorse nazionali la parte leonina è stata ed è delle regioni del Nord. Che poi il Nord non riesca a smaltire quanto produce e riceve non è prova delle sue virtù sparagnine e di pratiche austere
di vita quanto di un surplus di risorse che, purtroppo, non credo avrà ancora in futuro neppure col federalismo fiscale separatista. Soltanto una nuova fase della economia, dopo il giro di boa della crisi in atto (se ci sarà) potrà riprendere e conservare i dati di prosperità attuali.
La classe dirigente del Nord non sta dando una grande prova di sè. Avvelena l'opinione pubblica e la istiga contro i meridionali e contro gli extracomunitari. Nei confronti di questi ha ispirato alla destra che controlla il Paese leggi di stampo nazista ed attua persecuzioni e campagne di odio che giungono financo all'omicidio. Naturalmente si serve della manodopera importata per la sua agricoltura che fallirebbe subito se ne fosse improvvisamente privata. Chi mungerebbe le vacche di padron Bertoldo se gli indiani sikh rientrassero in patria? Lo stesso dicasi per le sue concerie dove impiega manodopera dell'est europeo in condizioni ottocentesche di sfruttamento. Un operaio delle concerie non campa più di dieci-quindici anni dentro le esalazioni di acidi ed il grande calore in cui fatica anche per dieci ore al giorno per i pochi euro concessi dai terribili imprenditori locali.
Ritiene anche di poter fare a meno dei meridionali negli uffici e nelle scuole. Formigoni propone una radicale pulizia etnica già avviata dalla Gelmini. Pensa di avere i magistrati ed i professori sufficienti per sostituire i meridionali? Soltanto il certificato di nascita deciderà dell'impiego.
Il contesto politico e sociale in cui si avvia l'operazione "federalismo" è di odio e di cacciata dal Nord dei meridionali. Sbaglia Napolitano a non tenerne conto ed a pensare che l'Italia che uscirà da questa temperie non sarà ancora più avvelenata di quanto non sia oggi.
Il professore Giorgio Ruffolo, rendendosi conto che il federalismo di venti regioni che hanno dato pessima prova di se a cominciare dalla Lombardia non potrà che rendere irreversibile la crisi italiana,
propone tre grandi macroregioni. Sarebbe peggio che andar di notte!
Penso che dovremmo fermarci tutti. Analizzare criticamente che cosa sono diventate le Regioni dalla loro istituzione ad oggi. Prendere atto che hanno moltiplicato per venti i vizi dello statalismo e reso quasi insostenibile il peso fiscale, prendere atto che producono nuove entità istituzionali per via dei tumori oligarchici che tendono a riprodursi con le province e la istituzione di nuove regioni. Una si è fatta avanti: la Romagna ed altre sono pronte per il riconoscimento. Possiamo escludere che Catania rivendichi di diventare Regione autonoma?
Se l'Italia decidesse di sopprimere le Regioni e si potesse togliere il loro peso diventerebbe sicuramente migliore di quella che oggi è. Ma questo non è possibile e corriamo tutti verso il precipizio del federalismo che affosserà tutto e tutti se prima una grande ondata della crisi mondiale non ci avrà travolto.
La prima operazione da fare è riconvertire in classe dirigente l'oligarchia che oggi divora oltre cento miliardi di euro l'anno. Ridurre il costo della politica di almeno il settanta per cento. Non andare avanti con le privatizzazioni. Queste due misure aiuterebbero a recuperare il rispetto della popolazione e maggiori risorse per le riforme "giuste" da fare. Ma è possibile? Purtroppo non è possibile. Quando si tratta dei privilegi dell'Oligarchia, della casta, governo ed opposizione si stringono e fanno muro.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it


http://www.finanzalocale.interno.it/docum/studi/varie/formez03.html
http://www.mit.gov.it/mit/mop_all.php?p_id=07073
http://finanziamentipubblici.it/category/categoria-notizia/miccich%C3%A8-cipe?page=1
http://www.regioni.it/mhonarc/details_misc.aspx?id=4644
http://archiviostorico.corriere.it/2010/gennaio/26/Ricolfi_attenti_Gattopardo_fara_boccone_co_9_100126031.shtml

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