giovedì 6 maggio 2010

Da Quarto alla Padania

Da Quarto alla Padania
Tutta l'Oligarchia politica italiana è dedita ad esaltare l'unità d'Italia
ed a professare la sua scelta federalista. Tutta a cominciare dal Presidente
della Repubblica. Il partito secessionista di Bossi che è ben insediato in
Roma ladrona e ne lucra profitti prebende e privilegi per i suoi esponenti
ostenta disprezzo per il Risorgimento. Ma basta vedere in tv le riprese
degli arrivi di Bossi agli incontri con Berlusconi o altri a bordo di
possenti lussuosissime auto estere in vere e proprie processioni tutte
rigorosamente a carico dell'erario italiano per capire fino in fondo il
detto siciliano " addratta e chianci".
L'oligarchia politica italiana non perde mai di vista il Nord, le grandi
regioni industrializzate del capitalismo italiano, e cerca di farsi
perdonare la sua opzione unitaria con una forte professione di
fede nel federalismo. Federalismo che, nella interpretazione di molti
dirigenti del Nord, vuol dire
che ogni Regione dovrà usare i mezzi provenienti dal proprio reddito fiscale
e non dovrà più parassitarsi su altre o sullo Stato. Questa versione del
federalismo è assai più spinta in coloro i quali ritengono che dovrà anche
avvenire una sorta di purificazione etnica di tutte le funzioni pubbliche:
professori, magistrati, provveditori e quant'altro dovrà essere selezionato
accuratamente e prelevato
dalle risorse umane locali.
Nell'atteggiamento di molti fautori del federalismo c'è una componente
didattica importante. Si dice: questo abituerà i meridionali ad essere
responsabili, a non scroccare alle nostre spalle, a sviluppare
la propria inventiva e trovare finalmente il modo per sostenersi da soli.
La sinistra italiana ha la responsabilità di non dissociarsi dal coro dei
federalisti. Ieri Epifani ha affermato al Congresso della CGIL che, per lui,
il federalismo non vuol dire secessione. Ma non si è sognato di metterlo in
discussione.
Io resto convinto che il federalismo sarà il grimaldello per distruggere
l'Italia quando si innesterà alle attuali Regioni e ne esalterà i poteri di
legislazione autonoma. Se si vuole conservare l'unità d'Italia non si può
essere federalisti ma semmai proporre un nuovo progetto di coesione
nazionale oggi disgregata dalle controriforme della destra per la scuola e
le privatizzazioni. L'espulsione di circa duecentomila insegnanti in
grandissima parte di origine meridionale prevista nel corso di questo
triennio costituisce da sola un vulnus terribile all'unità del paese finora
fondata sull'equilibrio della ricchezza industriale al Nord e dei quadri
della pubblica amministrazione in grande parte al Sud.
Gli attuali oligarchi che hanno in mano le Regioni sono dei
superprivilegiati della Casta che si è creata nel corso di questi anni e da
solo costano miliardi di euro che vengono procurati dalla fiscalità e quando
questa manca dalla vendita del patrimonio demaniale o dall'indebitamento con
le banche spesso estere. Il federalismo sarà usato da questa classe
dirigente oramai vecchia di quaranta anni e dedita a tutti i sotterfugi
(basti vedere la leggi elettorali, i poteri dei Consigli, i poteri del
Presidente etc....) per feudalizzare ancora di più il loro potere. Al
grimaldello federalista si unisce il grimaldello delle privatizzazioni che
hanno creato una fittissima rete di s.p.a. pubblico-private che erogano
stipendi milionari a consigli di amministrazioni intenti ad amministrare
quello che ieri era curato da un semplice funzionario municipale. Basti
vedere gli Ato in Sicilia.
L'oligarchia ha creato nuove categorie sociali: la categoria degli
amministratori e quella dei consulenti. Divertitevi a contare i consulenti
della provincia di Bolzano o gli amministratori toscani e ne vedrete delle
belle.... Non è parassitismo lucrare dai contribuenti per distribuire a
centinaia di migliaia di amministratori e di consulenti? Esiste una
necessità oggettiva per giustificare questa gente? No! Esiste però la
possibilità legale di crearli...
In merito alla virtuosa gestione dei settori, ad esempio, la sanità
lombarda bisognerebbe vedere quanto costa ai cittadini e quante risorse
vengono inghiottite dall'apparato privato che parassita il servizio
sanitario nazionale. Sono certo che moltissime persone rinunziano a curarsi
a Milano perchè il sistema è diventato troppo oneroso.
Oggi il federalismo appare ai suoi profeti del Nord come una via di fuga
da una Italia che è diventata insopportabile nei momenti in cui non la
spremono. Ma una riforma così rivoluzionaria non si può fare soltanto per
sfuggire ad una realtà diventata sgradevole sperando in un far west dove
scatenare gli spirits animals . Dovrebbe avere motivazioni molto più
profonde. Ai bergamaschi qualcuno ha raccontato che non manterranno più gli
sfaticati terroni del Sud. Ma le cose non stanno così. Non daranno più soldi
al Sud (ammessa per vera la leggenda di questa solidarietà) ma non ne
avranno per se. Finiranno nelle tasche dei loro concittadini che gestiranno
le Regioni soltanto in funzione dei loro interessi di impresa o di clan.
Spero che la sinistra si svegli e chieda uno stop ed una verifica di come
stanno le cose oggi
nelle regioni.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

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