lunedì 24 maggio 2010

La CGIL ed il sindacalismo di base

La CGIL dovrebbe svincolarsi dal patto mafioso con Cisl ed UIL che finisce con il legarla anche alla Confindustria ed aprirsi al sindacalismo di base a cominciare da un grande sciopero generale contro l'incrudelimento del liberismo occidentale





Il Manifesto

IL BATTESIMO DI USB ED E' SUBITO SCIOPERO

| di Francesco Piccioni

Il nuovo sindacato si mobilita contro la manovra
Il dado è tratto. Stamattina, al teatro Capranica di Roma, l'Unione sindacale di base (Usb) sigla il suo atto di nascita. Un percorso «lungo e faticoso», spiegano molti delegati. Perché l'ostacolo più grande all'unificazione di alcune delle sigle del sindacalismo di base sta da sempre nella «cultura dell'autosufficienza», nella difficoltà ad abbandonare il terreno del già noto per affrontare un orizzonte più vasto.
Questa nascita è dunque «una rottura creatrice» col vecchio mondo antico, quello delimitato dai confini aziendali o di comparto; quello fatto di «nicchie» per qualche motivo conservabili in un contesto che andava comunque cambiando. «Oggi costruiamo il sindacato che serve, non un altro sindacato», si ripete, a significare che è la realtà sociale e del lavoro a imporre un altro modo di stare in campo. Gira una metafora calcistica. «Finora abbiamo giocato a calcetto, ogni sigla per conto proprio; oggi si comincia a giocare a calcio, in undici e in campo grande. Cambiano le tattiche,il tipo di allenamento, il modo di coprire il terreno e programmare lo sforzo».
Fuori di metafora, «da lunedì dobbiamo cambiare passo, modo di lavorare». Perché non c'è tempo di fermarsi a pensare, «dobbiamo farlo camminando». La manovra correttiva del governo ancora non è nota nei dettagli, ma è chiaro che a pagare saranno chiamati i lavoratori dipendenti, a cominciare dal settore pubblico e dal sistema pensionistico. La lista delle mobilitazioni già proclamate è notevole. Il 28 maggio una serie di manifestazioni cittadine si indirizzeranno alle sedi di grandi banche. Il 5 giugno ci sarà una manifestazione nazionale a Roma, insieme ai Cobas e altre organizzazioni e associazioni, contro la manovra. Il 7 è previsto uno sciopero del settore aeroportuale (soprattutto nell'handling), mentre l'8 e il 9 ci sarà la mobilitazione dei lavoratori socialmente utili, cassintegrati e in mobilità. L'11 sarà poi la volta del trasporto pubblico locale, con sciopero di 24 ore, dove si cerca di mettere nel contratto il divieto di sciopero (portando a conclusione un lungo processo iniziato con la legge 146, modificata poi da una serie di forzature operate dalla cosiddetta «commissione di garanzia»). Il 14, infine, ci sarà lo sciopero generale dei pubblici.
Un programma che presuppone l'esistenza di una «massa critica» organizzata e determinata, capace ormai di costituire il «nucleo gravitazionale» di una galassia pulviscolare esistente da oltre trenta anni. L'idea non è però quella della «lotta per la lotta», ma «per incidere» e ottenere risultati. Per riuscirci, «occorre avere anche un punto di vista unitario - non unico - da Trieste a Trapani», perché «un sindacato che non riesce a leggere la realtà e i processi non può rappresentare i lavoratori con efficacia».
Si mostra consapevolezza di «poter svolgere un ruolo importante», ma «di non aver concluso qui il percorso unitario; la porta è e deve restare aperta», visto che «non pensiamo davvero di essere noi il tutto». Il metodo resta quello del «confronto e delle iniziative». Lo spazio politico-sindacale - «specie dopo il congresso della Cgil» - «non è mai stato così grande». Avere «l'ambizione di coprirlo» è «il minimo».
La struttura organizzativa è di tipo confederale «perché occorre avere un sindacato generale», mentre all'interno delle due macro-aree (pubblico e privato) sarà «intercategoriale», per cercare di ricomporre un lavoro continuamente che viene continuamente smembrato e ricomposto.
L'allargamento a «sindacato metropolitano» è un presa d'atto che «si implementa l'area sociale fatta di precarietà e povertà», ma che «non incontra mai il sindacato» e quindi va cercata e organizzata a partire dai territori.
C'è anche la consapevolezza di «dover riprendere a far cultura», dando nuova linfa e contenuti ai «valori di solidarietà, diritti, lavoro, ugualianza». E in questo convergono le attività di un centro studi che rivendica di aver individuato, oltre 10 anni fa, l'emergere di una fase fatta di «competizione fra macroaree monetarie, più che di globalizzazione pura e semplice»; e uno sviluppo ormai internazionale di esperienze sindacali «di base, che vanno ora messe in rete».
Si esce di qui con l'impressione che qualcosa si sta muovendo, anche se andrà a incontrare difficoltà imponenti, avversari duri. Ma non è mai detto che, nella crisi, le uniche via d'uscita siano per forza a destra.

1 commento:

KRISTIANOPEDIA ha detto...

un grande personaggio,ti invito a partecipare al mio sondaggio su una sua famosa frase sul mio blog