sabato 1 agosto 2009

L'Obelisco di Dogali

Caro signore,

non riesco proprio a capire quale differenza ci possa
essere tra il colonialismo dell'Italietta della fine
dell'ottocento e
quello successivo. Sbaglierebbe se indicasse ai suoi alunni quasi una
discontinuità. Si tratta di una unica invasione reiterata nel tempo e
nelle armate rivolta all'assoggettamento coloniale di una nazione
indipendente e libera.

Il monumento sorto a Piazza dei Cinquecento
(che non è quello che noi abbiamo restituito)
è stato fatto per
superare il gravissimo disagio e la perdita di prestigio che
l'Italia
aveva subito ad opera di eroici combattenti armati delle loro nude mani
e quasi sempre privi di scarpe.
In quanto alla mitologia del buon
ricordo degli italiani in Africa le consiglio di rinfrescarsi le idee
con un libro del De Boca.
Certo in Africa abbiamo avuto gli
ascari. Sempre una parte della oligarchia locale si vende
all'invasore.
Basti vedere l'Irak e l'Afghanistan.
Mi permetto di avere qualche
dubbio sul fatto che il suo pensiero attuale pieno di nostalgie
colonialistiche sia in linea con lo spirito dei suoi maggiori del CNL-
In ogni caso io non etichetto nessuno. Sono laico. Oggi lei la pensa in
questo modo ed io non condivido, domani potrebbe cambiare idee....

Cordiali saluti ed auguri per le sue lauree. Avrò molto da lottare dal
momento che chi ci governo non ama la cultura ma soltanto il successo
di coloro che si piazzano come i più forti ed il denaro..
Pietro
Ancona

----Messaggio originale----
Da: dav.silve@libero.it
Data: 1-
ago-2009 8.06 PM
A:
Ogg: R: obelisco etiopico


Gentile signore, non e' dedicato a quanto da lei auspicato ma alla
morte di vari italiani in combattimento contro truppe locali (che
combattevano per sanguinari ras locali, non certo per il moderno
concetto di indipendenza e liberta'). E il fatto risale alla fine
dell'Ottocento, quindi nulla a che vedere coi vari Graziani,
Badoglio,
Mussolini. il colonialismo in Eritrea e' stato sanguinario? Mi citi
qualche fatto specifico, a me non risulta lo sia stato particolarmente,
per quel poco di storia che conosco (la insegno e sto conseguendo una
seconda laurea proprio su tematiche coloniali). Se le capitera' di
andare in Eritrea avra' modo di constatare di persona il ricordo
che
ancora circonda gli italiani. Che poi nessuno sia andato li' a fare
opere di carita', questo e' altrettanto vero, ma i tempi erano
quelli
e, piaccia o meno, la politica coloniale era una sorta di obbligo per
una potenza che volesse contare qualcosa, o per lo meno dare questa
impressione (come nel nostro caso). Altra cosa ancora e' il periodo
fascista, cui spesso viene malamente associato tutto il periodo
coloniale, la cui grettezza sfocio' nell'estensione delle leggi
razziali nelle colonie stesse. Qualora, libero di farlo, lei volesse
associarmi a simpatie mussoliniane et similia, mi qualifico da subito
come orgoglioso nipote di un membro del CLN del mio paese. Questo solo
per non dare adito a inopportune etichette. Voglia gradire cordiali
saluti
----Messaggio originale----Da: pietroancona@tin.itData:
01/08/2009 14.34A: Cc:
Ogg:
obelisco etiopico -->
Obelisco a Dogali

spero che l'obelisco che lei
ha visto sul luogo della battaglia (Dogali) sia dedicato alla memoria
degli eroici etiopi e di eterna esecrazione del colonialismo italiano
e di ogni altra nazionalità.
L'Italia a Dogali non era soltanto
il "nemico" ma l'invasore che non esitava ad usare gas
letale (iprite)
contro la popolazione erogato da aerei all'uopo abilitati dal
generale
Magliocco.
L'Italia dovrebbe farsi perdonare il proprio sanguinario e
criminale colonialismo piuttosto che ricordare con munumenti di tronfio
bellicismo..

Pietro Ancona


in risposta a

Sabato 1 Agosto 2009
L’obelisco etiopico

Caro Romano, in relazione alle osservazioni
avanzate dal lettore sull’obelisco commemorativo di Dogali ubicato a
Roma, faccio invece presente l’ottimo stato in cui versa l’obelisco
ubicato sul luogo della battaglia, opera dello scultore di Pietrasanta
Eumenene Tomagnini. L’ho visitato a gennaio e l’ho trovato molto
toccante, così come il ponte del generale Menabrea recante
la
celebre scritta «Ga custa lon ga custa» (costi quel
che
costi)
Davide Silvestri , | dav.silve@libero.it




Grazie per l’
informazione; e grazie al governo etiopico per il modo in cui rende
onore alla memoria dei nemici.



precedente | prossimo

Nessun commento: