domenica 23 agosto 2009

catastrofismo autolesionistico della CGIL

Catastrofismo autolesionistico della CGIL
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La CGIL annunzia, attraverso il suo ufficio studi, la possibile perdita di un milione di posti di lavoro nel prossimo futuro. Non è la prima volta che la CGIL si avventura in previsioni catastrofiche sulla possibile perdita di posti di lavoro degli italiani. Se scorriamo i giornali degli ultimi tre anni troveremo almeno altri due o tre annunci simili spesso contrappuntati da analoghe comunicazioni della Confindustria magari un pochino più contenute.
Questo allarme viene vissuto nei posti di lavoro con timore ed a volte quasi con terrore. La gente percepisce
un degrado sempre più evidente nel sistema economico del Paese, degrado che magari viene amplificato dagli imprenditori per chiedere con insistenza "soldi veri" per reggere l'urto della congiuntura difficile e magari
nuove provvidenze governative.
Se osserviamo la situazione successiva alle profezie precedenti di CGIL e Confindustria vediamo che, in effetti, se è vero che la situazione si è deteriorata e si sono avute perdite significative di posti di lavoro queste sono spesso state originate non tanto da difficoltà di mercato quanto dalla ricerca di sempre maggiori profitti e manodopera sempre più malpagata e priva di diritti. Ma non si sono mai realizzate le previsioni di perdite previste dall'Ires-CGIL. La situazione, nell'insieme, è sempre stata migliore di quella temuta.
Ora la CGIL non è una sorta di ufficio metereologico dell'economia italiana preposta a segnalarci il bel tempo o il temporale. La CGIL è la più grande organizzazione sindacale dei lavoratori italiana e sa bene che
annunzii di andamenti catastrofici dell'economia o di perdita di posti di lavoro vengono immediatamente strumentalizzati dal padronato e dalla destra per scoraggiare qualsiasi possibilità di miglioramento dei miserabili salari che non sono più in grado di soddisfare le esigenze minime di sopravvivenza. La CGIL farebbe bene a pubblicare i bilanci depositati in borsa dalle maggiori aziende italiane e le dichiarazioni dei redditi. Forse si renderebbe conto che le cose non vanno cosi male per gli imprenditori e per le aziende e che non ci sono tante notizie di fallimenti o di moria di aziende.
La CGIL dovrebbe infine chiamare alla mobilitazione ed alla lotta senza quartiere i lavoratori minacciati davvero di licenziamento. Mi riferisco agli insegnanti ed al personale delle scuole italiane che saranno falcidiati da un attacco mortale sferrato dal Governo alla scuola pubblica che ridurrà di diecine di migliaia i posti di lavoro per creare un immenso serbatoio di insegnanti a prezzo stracciato per le scuole private, scuole che spesso non meritano quello appellativo dal momento che sono diplomifici senza alcuna dignità pedagogica e civile.
La CGIL dovrebbe rompere ogni indugio e chiedere un generale miglioramento dei salari. Non basta strillare
e minacciare sciopero contro la proposta Bossi di gabbie salariali. Lottare contro le gabbie salariali non vuol dire niente. Oggi bisogna aumentare i salari, tutti i salari, di almeno il venti per cento per mitigare un poco il loro gap verso i salari europei. Dovrebbe mettere sotto osservazione seria e qui davvero presentare uno studio sugli effetti della legge Biagi ad anni di distanza della sua applicazione per verificare quali sono gli effetti reali sulle nuove generazioni. Si scoprirà che si è creata una immensa e diffusa zona di sofferenza sociale e di umiliazione di tantissimi ragazzi che nonostante le lauree o gli studi compiuti si sono ritrovati precari a meno di mille euro al mese. Dovrebbe chiedere la CGIL un minimo salariale per tutti i nuovi immessi
al lavoro a cominciare dai precari. Dovrebbe chiedere l'abolizione della legge Biagi.
Ma la CGIL è paralizzata al suo interno dalle grandi manovre precongressuali tra i candidati alla successione di Epifani che aspirano alla segreteria. Personaggi che cercano un posizionamento per diventare referenti di questa o quella componente del PD, un PD che si appoggia sopratutto alle associazioni padronali accettandone e spesso condividendone l'aggressione ai diritti dei lavoratori. Calearo, Merloni, Colaninno, Letta, Ichino, Damiani, con qualche sfumatura di diversità sostengono tutti la "riforma" cioè la cancellazione dei diritti garantiti dallo Statuto dei Lavoratori (che vorrebbero abolire).
Per concludere l'annunzio della CGIL di un milione di posti di lavoro in meno tira la volata alla Confindustria
nelle sue richieste di soldi, soldi ed ancora soldi al governo, obiettivamente scoraggia i lavoratori e li induce a subire in silenzio una situazione diventata inaccettabile, non propone alcuna alternativa, alcuna proposta seria
quale un programma straordinario di costruzione di case popolari, asili nido, scuole, ospedali, tutte cose che sembrano cancellate per sempre dai documenti e dalle iniziative.
Oltre alla catastrofe annunziata per l'occupazione, la sola cosa che si percepisce della CGIL è un grande silenzio..
pietroancona@tin.it
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