Il 22 ottobre 1922 i fascisti confluirono a Roma da tutta Italia per rivendicare a gran voce il potere
che non riuscivano ad ottenere con la lotta parlamentare e con la legalità. Mussolini aveva meno di quaranta anni e raggiunse la Capitale da Milano in vagone letto dopo avere ricevuto l'assicurazione che lo Stato non avrebbe disperso i sansepolcristi e che anzi avrebbe avuto dal Re l'incarico di formare un governo.
L'opposizione di allora si divise tra quanti volevano dialogare o addirittura formare un governo con Mussolini ed altri che ne avevano paura, lo detestavano e volevano combatterlo non solo nel Parlamento ma anche nel Paese già devastato dalle scorrerie fasciste contro le Camere del Lavoro le sezioni socialiste i giornali di sinistra. Vi furono momenti di guerra civile e scontri a fuoco come quello che c'è stato recentemente narrato dal film sulla vita di Di Vittorio. Lo stesso Giovanni Giolitti suggeriva di agevolare una collaborazione col futuro Duce per favorire una improbabile evoluzione democratica del movimento dei fasci!
Sappiamo tutti come è finita anche se non abbiamo imparato dalla storia del fascismo. Un terrore durato per oltre venti anni pagati duramente con il carcere dai suoi oppositori. Il fascismo nacque come antipartito ed in polemica con le istituzioni dello Stato. Anche l'ideologia della destra liberista di oggi è antipartito e contro le istituzioni. La più importante di queste, il Parlamento, è stata umiliata al ruolo servile di votificio, un orpello burocratico fastidioso per i decreti del governo. Ora la destra ha alzato il tiro e sono nel suo mirino il Capo dello Stato, la Corte Costituzionale e la Magistratura. Berlusconi non tollera controlli e bilanciamenti di ruoli. In quanto alla Magistratura, come Mussolini,
ritiene che il Potere è Uno ed Indivisibile e che deve essere soltanto suo. Ma, a differenza di Mussolini che personalmente era disinteressato e nei venti anni del suo potere realizzò un programma sociale assai avanzato come la legge sull'orario di lavoro (otto ore) del 1923, la gestione pubblica degli infortuni sul lavoro, la tutela della maternità e dell'infanzia, e praticamente tutto il welfare che la cosidetta prima repubblica ha ereditato e migliorato, Berlusconi è proprietario di un immenso, planetario, patrimonio personale, ed è espressione di una borghesia di arrivati ricchissima, capace di depositare all'estero duecento miliardi di euro e che ha già demolito gran parte dei diritti del lavoro e sta rendendo sempre meno accessibile il welfare. L'Italia di Berlusconi ha cinque milioni di precari pagati con elemosine; cinque milioni di immigrati a bassi salari, ed altri dieci milioni di lavoratori a tempo indeterminato sotto il tiro delle artiglierie della destra come
gli insegnanti, il personale sanitario, i lavoratori salariati in genere. L'Italia che Berlusconi si accinge a governare da solo è costituita da una grande massa di salariati poveri con il terrore di perdere il posto di lavoro che procura un magro tozzo di pane, vessata da squali e squaletti che controllano un finto mercato fatto di oligopoli e di monopoli. Presto questa massa di sfruttati dovrà pagare a caro prezzo anche l'acqua e dovrà sopportare il costo del federalismo, cioè della riproduzione in loco dei privilegi della oligarchia nazionale.
Sono convinto che il parossistico discorso di Bonn di Berlusconi non sia nè uno "sfogo" nè un momento di vittimismo per giustificare i suoi conflitti con i magistrati, ma un lucido, calcolato, programmato preannunzio di quanto si accinge a fare in Italia per distruggere la Costituzione e le sue garanzie ed instaurare un Regime basato soltanto sulla sua volontà che deve trasformarsi immediatamente e senza impicci in legge per tutti. Non si accinge a varare una nuova Repubblica come fece De Gaulle dopo la guerra di Algeria. Anche la Costituzione francese gli sta stretta.
E' possibile che nelle prossime settimane Berlusconi organizzi una grande adunata a Roma dei suoi fedeli e di quanti sono disposti a farsi prezzolare ed accorrere a dargli man forte nella piazza. Dopo l'adunata, proporrà a questo Parlamento, le riforme che gli occorrono per diventare Dittatore d'Italia
Se questo Parlamento non ubbidirà ai suoi diktat per la defezione dei finiani andremo a nuove elezioni entro aprile in un clima tempestoso, in una grande baraonda dalla quale non escludo una ripresa della strategia della tensione e magari una o più stragi....
Ma non è detto che l'Italia abbia perso del tutto i suoi anticorpi democratici. E' possibile che la ciambella del Cavaliere non riesca con il buco. Intanto l'opposizione comincia a rinsavire quanto si propone unita in caso di nuove elezioni. Dovrebbe soltanto tendere la mano oltre il Parlamento e chiamare al suo fianco tutte le forze della sinistra comunista che sono state espulse e confinate allo esilio dalla sciagurata operazione antidemocratica compiuta da Berlusconi e da Veltroni. Dobbiamo prepararci ai terribili colpi di coda di un personaggio che non vuole rinunziare a cedere il potere.
Dobbiamo prepararci a resistere e difendere la Costituzione da soli senza contare sull'aiuto della Europa che non interverrà in Italia come non interviene in Polonia dove la bandiera rossa è diventata reato. L'Europa di oggi non è quella sognata a Ventotene.
Pietro Ancona
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