mercoledì 29 giugno 2011

note su un accordo

Note su un accordo

Preceduto da incontri di una diplomazia segreta che ha preso slancio da quanto si è capito che il centro-destra non sarà riconfermato alle elezioni del 2013 ci è stato spiattellato oggi l'ultimo dei tanti accordi interconfederali dettato dalla Confindustria e materialmente scritto dal suo ufficio studi. L'accordo va letto assieme ai suoi precedenti, al dibattito che si è sviluppato su Pomigliano e su Torino ed è frutto ideologico e politico della voglia del centro-sinistra di mostrarsi più scaltro e più dotato di mezzi nella gestione delle politiche imposte dalla Unione Europea. L'accordo farà trovare il grosso del lavoro sporco già fatto alla compagine che si installerà a Palazzo Chigi al posto di Berlusconi e Tremonti.
Questo accordo come alcuni di quelli che lo hanno preceduto compie una operazione giuridica e politica di enorme portata: sposta la soggettività contrattuale dai lavoratori ai "sindacati" e non a tutti soltanto a quelli ammessi nel cerchio magico della legittimità anticomunista. Gli accordi non vanno approvati dai lavoratori ma dal sindacato per almeno il 50 per cento dei rappresentati della RSU, una percentuale che non ha alcuna importanza dal momento che i tre stammo assumendo tante di quelle affinità elettive da poter presto fondersi in un unico supersindacato a cui vengono assegnati quasi d'ufficio dodici milioni di iscritti. E' un processo giuridico e giuslavoristico guidato da menti raffinatissime che porta genericamente il titolo di sussidiarietà e che prevede la privatizzazione della giustizia del lavoro ed il graduale quasi impercettibile spostamento del sindacato da rappresentante dei lavoratori o del lavoratore (se è il caso) a soggetto c he agisce con una propria autonomia ed un proprio potere di somministrazione di diritti rispetto il quale il lavoratore viene del tutto passivizzato in una figura che da sola non conta più assolutamente niente. E' quello che è accaduto nel sindacalismo americano di stampo neoliberistico.
Tutto il gruppo dirigente del PD è impegnato con Confindustria e con i superpoteri europei
a realizzare il disegno che ha trovato oggi un suo momento importante nell'accordo stipulato.
In sostanza si realizza un momento di una manovra che in Grecia sta costando quasi una rivoluzione per mettere insieme quello che in modo silenzioso e con una perfetta triangolazione con il governo in Italia si sta realizzando senza che le classi dirigenti ne paghino dazio: quaranta miliardi di tagli pagati per il 95 per cento dai redditi di lavoro e di pensione e strumenti al padronato per una gestione totalitaria delle aziende.
Tutto quello che si fa a livello istituzionale e delle grandi organizzazioni sociali contraddice le spinte profonde che sono venute dal referendum contro il nucleare e la privatizzazione. Il PD sembra sospinto a destra piuttosto che a sinistra dal sentimento popolare che si innalza dal paese. E' diventato sordo, sordissimo alle migliaia di proteste dei precari, della scuola, degli operai e tira avanti per la sua strada che è la stessa dei governi di centro-destra e socialisti europei.
L'obiezione all'accordo è venuto da Cremaschi e da Landini. Obiezione data per scontata e tuttavia terribile nel suo isolamento politico e sociale. Pur rispondendo ad interessi fondamentali ed irrinunziabili dei lavoratori italiani, le gravissime denunzie scivolano senza lasciare profonde tracce nel corpo enorme dei gruppi dirigenti delle tante categorie che fanno capo alla CGIL. La logica che prevale in questo corpo è quella di un centralismo autoritario dal quale bisogna avere fegato per dissentire specialmente per chi ha scelto di fare un funzionario sindacale a tempo pieno.
Come ha giustamente detto oggi Susanna Camusso l'accordo di oggi chiude un periodo e ne apre nuovo. La CGIL non è più in bilico tra moderatismo ed autonomia di classe. Ha scelto per sempre il moderatismo e di stare con Bonanni e con Angelletti. Bonanni è il vero leader della nuova fase unitaria. Napolitano nè è l'alto patrocinatore. Che importa se i lavoratori ne ricaveranno soltanto amarezze delusioni disagi e povertà? Se si leggono gli atti fondamentali del fascismo dal 1926 al 1938 si scopre una somiglianza impressionante con gli accordi dei tre con la Confindustria e con il Governo di oggi. Ma il processo di deidentificazione della classe lavoratrice non era sollecitato ed attuato con forme così penetranti come quelle di oggi.
Pietro Ancona
già sindacalista della CGIL e membro del CNEL
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it di Giuseppina Ficarra

1 commento:

Anonimo ha detto...

ottima analisi, come spesso succede...