sabato 4 giugno 2011

le guerre cambiano la cultura del Paese

Le guerre cambiano la cultura del Paese


Gli italiani sono gradualmente passati negli ultimissimi anni da forze di pace al servizio dell'ONU nei vari teatri di conflitto a forza di guerra impegnata prima in funzioni sussidiarie agli anglosassoni ed ora sempre più sfacciatamente ed apertamente in funzione di belligeranza di prima linea . Nello stesso tempo il Ministero della Difesa è stato quasi del tutto sottratto al controllo democratico del Parlamento ed ai controlli contabili ed organizzativi dello Stato. Abbiamo una democrazia sempre più fragile con un parlamento quasi del tutto demotivato ed obbligato dalla dittatura della maggioranza a funzioni soltanto servili verso il Governo e un apparato militare professionalizzato sempre più potente. Una potenza che potrebbe diventare condizionante e minacciosa come lo è già negli USA in cui il Congresso deve fare i conti con il Pentagono e le varie agenzie paramilitari del Governo spesso soccombendo.

Le nostre forze armate vengono incattivite dalla esperienza di colonialismo che fanno in Libano, in Afghanistan, in Iraq, nella guerra la Libia. Anche le nostre forze di polizia, adibite quasi esclusivamente nello scontro sociale interno, assumono caratteristiche che tendono sempre di più ad essere ademocratiche o antidemocratiche. Abbiamo sentito che cosa hanno fatto a Genova dieci anni fa. A volte dalle caserme avvengono episodi non propriamente civili ed accettabili. violenza .Il Paese spende una enorme quantità di risorse per mantenere forze armate che diventano sempre di più use alla violenza ed all'aggressività immotivata. Si tratta di venti miliardi di euro che movimentano un groviglio di interessi enormi con l'industria delle armi e l'esercito USA. Compriamo tecnologia militare armi ed altro ed in cambio non vendiamo quasi niente. Si è creato un blocco militare industriale di grande potenza attraverso l'atlantico.Il business militare sta diventando la motivazione principale delle guerre.
Quale motivazione hanno i soldati che combattono in Libia e altrove? Come giustificano a se stessi le bombe all'uranio che sganciano sulle popolazioni' IL militarismo motiva se stesso con il militarismo. Basta vedere i libretti di istruzione che vengono dati ai soldati americani. Spero che quelli degli italiani siano diversi.

Della decennale esperienza coloniale In Irak, Afghanistan, Libano sappiamo molto poco. I popoli oggetti della nostra aggressione sono muti. Non hanno voce. I massmedia danno voce soltanto all'Occidente ed ai suoi interessi e "valori". Non sappiamo inoltre cosa succede ai nostri veterani. Sappiamo dei veterani americani molti dei quali si uccidano o impazziscono o si rifugiano in Messico e nell'America centrale per potere sopravvivere da invalidi alle miserabili pensioni dello zio Sam. Dei nostri veterani delle guerre dell'Irak dell'Afghanistan del Libano sappiamo davvero poco e spero che ci sia ancora un giornalismo investigativo capace di darci uno spaccato di loro, di che sono erano e che cosa sono diventati.

Se qualcuno pensa di isolare la esperienza che l'Italia sta facendo all'estero staccandola da tutto il resto si sbaglia di grossa. L'Italia è in Italia ciò che è a Kabul o a Tripoli. L'Italia è cambiata e continua a cambiare dopo Falluya e dopo l'impiccagione di Sadam Hussein. Già le note che risuonavano per la sfilata piena di megaloman ia militarista del 2 giugno ci preannunziano ulteriori cadute culturali verso il bellicismo. Un bellicismo ancora più indecente ed inaccettabile perchè fatto per ragioni meschine e di rapina o di mero servizio ai padroni americani. La vittoria di Milano e di Napoli e di altrove non deve trarre in inganno. Nel Paese è presente una forte pulsione democratica ma sono presenti anche pulsioni minacciose autoritarie e processi degenenerativi in importanti settori dello Stato. Bisogna subito riportare le Forze Armate sotto il controllo del Parlamento e liquidare le privatizzazioni che vi sono in corso e gli impegni assunti con gli USA e la Nato debbono tornare ad essere al massimo quelli di una volta e per quantità non significative di nostri militari. La polizia deve essere usata in misura assai più limitata nel conflitto sociale. Il potere poliziesco durante le manifestazioni è diventato eccessivo per una democrazia che non vuole degenerare in regime militarizzato.Bisogna poi non dimenticare mai che il nostro Potente Alleato ci controlla con ben 113 basi militari e depositi di bombe nucleari e tende sempre di più ad integrarsi in modo subalterno al suo comando strategico militare. Ma a quanto pare l'opposizione condivide certo militarismo e fa a gara con la maggioranza a chi liscia meglio il pelo alla tigre.

Pietro Ancona





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