mercoledì 3 agosto 2011

l'art.18 e la crisi

L'art.18 e la crisi

L'ultima seduta della Camera dei Deputati si è conclusa con il dibattito sulla relazione di Berlusconi sullo stato dell'Italia.Da domani la Camera dei Deputati sarà chiusa fino al 6 settembre un mese cruciale per la sorte del nostro Paese che possiamo immaginarci come una nave in mezzo ad una spaventosa tempesta. La relazione di Berlusconi è stata come doveva essere: concepita e svolta da chi sa che ogni parola sarà soppesata dai centri europei ed internazionali che contano e dai cosidetti "mercati". Berlusconi ha negato con molta forza e solide inattaccabili argomentazioni ogni giustificazione all'attacco rivolto ai nostri titoli di Stato che, all'indomani della manovra finanziaria per circa ottanta miliardi varata dal governo, sono caduti rovinosamente. Berlusconi non ha mai pronunziato la parola "speculazione" ma non c'è dubbio che ha difeso l'Italia da un attacco che non ha basi vere e che sembra un'aggressione "politica" di poteri internazionali che vogliono che la disgrazia cada sul nostro Paese.
Sarebbe stato utile all'Italia , patriottico e giusto, che i "fondamentali" difesa da Berlusconi fossero difesi da tutto il Parlamento. Così non è stato. La prima smentita al nostro Governo è venuta dal suo stesso Parlamento. Domani "il mercato" ci farà a pezzi.
Il discorso di Bersani è stato quanto di più maramaldesco si potesse immaginare. Ha rimproverato a Berlusconi di essere stato trascurato nel corso di questi anni ed ha in effetti avvalorato le tesi della speculazione internazionale contro l'Italia. Ha detto in sostanza che la crisi l'abbiamo davvero e che il "mercato" ha ragione di criticarci e di attaccarci. Inoltre ha detto che è disposto a collaborare per creare una via d'uscita dalla "crisi" a condizione che Berlusconi si dimetta. "Se Berlusconi fa un passo indietro, noi faremo un passo avanti".Quasi in contemporanea con Bersani, l'ineffabile Marchionne chiedeva un nuovo leader per l'Italia e annunziava che nel 2015 lascerà la Fiat provocando una piccola crisi in borsa.
La seconda parte del discorso di Berlusconi è stata di apertura ai partiti ed al parlamento per creare un fronte di lotta alla crisi. Tra i punti che ha enunziato per rassicurare i mercati c'è l'abolizione dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori naturalmente con l'art.18 compreso. Insomma la vecchia fallimentare logora ricetta di spoliazione dei diritti dei lavoratori come toccasana per attirare investimenti in Italia. Berlusconi non si sarebbe esposto ad una proposta così grave se non avesse su questo punto assicurazioni precise dal PD e dalla CGIL. Sono tutti d'accordo a presentarsi al mondo con una classe lavoratrice umiliata e priva di tutele.
Da domani tutti in vacanza. Tutti coloro che se lo possono permettere e tra questi certamente gli oligarchi ed i miliardari che affolleranno la baia antistante villa certosa con le loro "barche" sempre più moderne, avveniristiche e lussuose.
Pietro Ancona

1 commento:

Anonimo ha detto...

buon articolo P.Anona...a differenza della situazione dei lavoratori italiani, che buona non è...