martedì 9 agosto 2011

cgil cisl uil non difendono l'art.18









CGIL,CISL ed UIL non difendono l'art.18

Privatizzazioni, mercato del lavoro, pensioni. Sono queste le indicazioni perentorie date all'Italia che sarebbe commissariata per fare cose che sono nel programma del suo governo ed anche della sua opposizione da sempre. Il "commissariamento" europeo è una messa in scena per fare passare come fatale e n on rifiutabile la macelleria sociale che viene imposta. Vendere i beni ed i servizi di proprietà dello Stato per destinarne il ricavato al risanamento del debito. Non è detto che la vendita apporti i benefici che vengono fatti balenare: uno Stato che vende parte del suo patrimonio diventa più povero, più "leggero". E' quello che predicano i neocons che considerano lo Stato una bestia da affamare e da fare dimagrire fino quasi alla morte. E' l'anarchia dei ceti ricchi, l'ideologia del the party che sembra oggi guidare la cultura politica dell'Occidente. Una ideologia per la quale lo Stato della California vede bruciare le sue foreste senza poter intervenire efficacemente perchè non ha i mezzi per mantenere una adeguata rete di protezione civile. Ed i mezzi mancano perchè le migliaia di miliardari californiani considerano un attentato alla loro libertà ed alla Costituzione americana dovere pagare le tasse.
La richiesta riguardante le pensioni è sfacciata, indecente. L'Italia ha modificato in peggio il suo sistema pensionistico fino quasi a renderlo inaccessibile alle nuove generazioni precarie.Ma l'Inps ha un tesoro di alcuni miliardi di euro che fa gola e che probabilmente sarà espugnato. Anche il tesoro dell'INAIL è il mirino della gente che sta facendo l'inventario delle risorse. Credo che l'estensione alle lavoratrici private della regola della pensione a 65 anni sarà una delle cose che saranno deliberate assieme alla quasi abolizione della pensione di anzianità.
Ma il punto di attacco più duro sarà l'abolizione dell'art.18 e lo svuotamento dello Statuto dei Lavoratori. Milioni di lavoratori con contratto sono stati finora protetti dai licenziamenti arbitrari, senza giusta causa, dall'art.18. La norma ha consentito la preservazione nelle aziende di un corpo di lavoratori che ha maturato diritti connessi all'anzianità riguardanti il loro stato contrattuale. Ebbene si vorrebbe realizzare la cosidetta "flessibilità in uscita", licenziamenti senza giustificazione per sostituire l'attuale classe operaia con nuovi assunti magari attraverso le agenzie interinali e la legge Biagi. Realizzare la precarizzazione di tutti i lavoratori. La totale mercificazione della prestazione realizzata in una condizione di altissima ricattabilità.
Ho maturato la convinzione che a CGIL, Cisl ed UIL non dispiacerebbe una drastica riduzione dei diritti dei lavoratori, della loro condizione giuridica. Da tempo i sindacati gestiscono un potere nella contrattazione che viene imposto a coloro che dovranno rispettarlo. Le rare consultazioni con referendum e con pronunziamenti degli organismi avvengono tutti a posteriori, a cose già fatte. Il sindacato non è più di classe ma un organismo di regolazione ademocratico. Lavoratori licenziabili senza giusta causa sono ricattabili non solo dal padronato. Diventano più vulnerabili e meno forti nel rapporto con le loro strutture sindacali . Insomma, come in USA! Nella fabbrica il sindacato diventa una sorta di collaboratore dell'ufficio risorse umane ed il lavoratore come individualità deve stare attento a come parla ed a quello che fa se non vuole perdere il suo pane quotidiano. Ecco: sindacati collaborazionisti preferiscono lavoratori con poco o nullo peso giuridico. Una merce che può essere cambiata se non sta al gioco della nuova fabbrica marchionniana.
Per questo credo che l'art.18 diventerà presto un ricordo di una epoca diversa.
Pietro Ancona
sindacalista cgil in pensione
già membro del CNEL

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