venerdì 22 febbraio 2013

Dario Fo ed il Corriere della Sera

Ho così risposto via email ad un vecchio amico radicale che si univa alla critica del Corriere della sera al sostegno dato da Dario Fo a Beppe Grillo.



 Alessandro Stille scrive un  articolo pieno di pregiudizi, malavolenza e sordo rancore verso tutto ciò che è di sinistra o meglio è stato di sinistra perchè questa purtroppo non c'è più e giace nel profondo delle patrie galere o è stata tramutata in un popolo di destra per una operazione di transunstaziazione iniziato con Gorbacev e poi molto dopo il mediocre Occhetto. Descrive Dario Fo come un cattivo maestro e cerca di banalizzare la sua meravigliosa opera. Tra gli intellettuali italiani mille volte meglio lui  che si reca sul Palco di Milano (anche se ha il limite di votare il ragioniere Ambrosoli) che Eco Zagrebescki e Rodotà  tre esponenti della intellettualità  che fanno l'appello dei Maramaldi per un voto a Bersani che ci salverà dalla vendetta dei crucchi  e dello spread. Una cosa miserabile ed ignobile di gente che vuole salvare il suo gruzzoletto e strizza l'occhio al vincitore...
  Il Movimento Cinque Stelle è  moto profondo del popolo italiano. Io voterò Ingroia che non avrà il successo di Grillo perchè non ha saputo liberarsi del tutto  della  vecchia politica di centro sinistra. Ma potrebbe anche darsi che la terribile legge fascista elettorale che assegna un mostruoso premio di maggioranza colpisca gli oligarchi che l'hanno imposta e mandi in Parlamento 330 grilletti vispi ed arzilli che avranno se non altro il merito di avere sveccghiato una istitutuzione corrotta.
  Dario Fo agisce in sintonia con i moti profondi del popolo italiano. Quegli stessi moti che qualcuno spregiativamente dice che sono il ventre, la pancia del Paese e che invece oggi esprimono una sofferenza profonda che il signor Stille ed i benestanti come lui non possono capire.
  Pietro Ancona


Caro amico/            qualche giorno fa ho letto sui giornali che Dario Fo si era premurato di assistere al comizio di Grillo a Milano, dandogli una sua esplicita approvazione: la notizia mi aveva provocato uno sconfortante senso di disagio, ma l’avevo accantonato fra i tanti disagi che lo spettacolo della politica di questi ultimi tempi mi provoca. Poi mi è capitato di leggere il blog di Alessandro Stille su Repubblica e ho capito come e perché quel disagio mi aveva infastidito. Ti passo il testo, per tua opportuna riflessione.



Un caro saluto



MP



Intelligenza e talento: contro Dario Fo

L’appoggio pubblico di Dario Fo a Beppe Grillo dimostra ancora una volta che il talento e l’intelligenza sono due qualità molto diverse, spesso lontane.

Fo è un uomo di teatro davvero brillante; quando recita, entra dentro un personaggio sul palcoscenico, sembra impossessato da un genio comico. Ma quando da uomo normale apre bocca a parlare della politica si rivela un uomo profondamente normale, anzi banale. Esprime sempre i luoghi comuni della sinistra extraparlamentare degli anni settanta – una cultura ingessata e sclerotica – dimostrando di non aver imparato mai nulla.

Gente che ha sbagliato tutto, o quasi, convinta non di aver sbagliato mai. Protetta di un invincibile senso della propria giustizia contro ogni incursione della realtà. Mi ricordo vari spettacoli di Fo e Rame alla palazzina Liberty di Milano nei primi anni ottanta, durante il periodo più buio degli anni di piombo: in uno spettacolo hanno raccontato di un operaio costretto a rubare dalla miseria, la fame e la spietatezza del padrone capitalista.

Fu un tentativo non molto sottile di giustificare la violenza terroristica e “i furti proletari” come frutto inevitabile della disperazione materiale, mentre la realtà di quei tempi era del tutto diversa: l’Italia stava sperimentando un benessere sempre più diffuso, un periodo di crescita economica accelerata che stava minando la possibilità di una rivoluzione popolare.
alessandro Stille

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