sabato 22 settembre 2012

L'Italia di Provenzano e della Polverini

L'Italia di Provenzano e della Polverini La mafia, la ndrangheta, la camorra, la corona unita non reggerebbero se l'Italia fosse un paese sano, con una classe dirigente onesta, con una amministrazione corretta e giusta. Le notizie che arrivano dalla Lombardia dal Lazio, dalla Fiat che vuole soldi dallo Stato, l'imboscamento all'estero di centinaia di miliardi ad opera in primo luogo della imprenditoria, il lavoro nero e l'evasione fiscale costituiscono il contesto nazionale dentro il quale le mafie prosperano ed in qualche modo si legittimano. Che differenza c'è tra il traccheggio di Formigoni e Daccò e quello che era intercorso tra Cuffaro e Michele Ajello? Una istituzione che stanzia trenta milioni di euro per il magna magna dei suoi consiglieri e magari lascia i bambini poveri privi di mensa scolastica come il Lazio ha comportamenti mafiosi e prevaricanti anche se apparentente legali.Il fatto che soltanto l'intervento della Magistratura getta luce e fa conoscere il grande marcio italiano è indice di un grado di abiezione e di complicità dei politici dei giornalisti e dell'alta burocrazia dal quale non sarà possibile risalire senza una profonda rottura con tutto il sistema politico. Il vincolo politico che lega i partiti tra di loro e li rende omertosi nella sostanza non è diverso dal vincolo che lega tra di loro i mafiosi. Entrambi politici e mafiosi ricavano guadagni e ricchezze dalla pubblica amministrazione. I mafiosi rischiano la galera ed il 41 bis. I politici rischiano al massimo di essere rinchiusi in un meraviglioso convento nel verde dell'Abbruzzo. Bisogna rendere gratuite tutte le cariche politiche. Ma da questo orecchio nessuno vuol sentire a cominciare da bersani. Certo se Vendola avessere rinunziato ai 20 mila euro mensili che riscuote da anni e la Regione Puglia destinasse alla popolazione le centinaia di milioni di euro che spende per mantenere la sua oligarchia politica le cose sarebbero molto diverse e prenderebbe credibilità una alternativa politica che allo stato delle cose se ci sarà sarà solo di turnover di personale politico (Levati tu che mi ci metto io).

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