domenica 18 settembre 2011

L'insostenibile adesione della sinistra italiana ed europea all'imperialismo.

L'insostenibile adesione della sinistra italiana ed europea all'imperialismo.
Nota pubblicata su face book da Gaspare Sciortino il giorno sabato 3 settembre.
“Noi eravamo per la trattativa prima della guerra, siamo per la trattativa oggi. Pensiamo che la costruzione di una Libia democratica, liberata dal dittatore Gheddafi e dalle sue camarille senza diventare un protettorato dei bombardatori sia l’unico obiettivo legittimo. Prendiamo atto che non è così per coloro che hanno fatto l’ennesima guerra umanitaria e la distanza da loro non è solo politica ma anche morale”. Le precedenti parole sono del segretario di Rifondazione Comunista in un articolo pubblicato su Liberazione il 2 settembre. Nell'articolo il segretario di Rifondazione espone anche un punto di vista corretto circa l'ipocrisia della guerra umanitaria in realtà fatta per il puro interesse di impadronirsi del petrolio libico da parte dell'alleanza atlantica così come della resistibile menzogna sottesa alla risoluzione n. 1973 con la quale si dovevano “proteggere i civili. Parla naturalmente anche dell'informazione con l'elmetto e dell'attuale scomparsa del protagonismo dell'Onu nell'attuale frangente delle carneficine compiute dai mercenari della Nato, dopo aver aperto e legittimato lo scenario di aggressione e guerra..

Ma il punto dirimente dell'intero articolo che ne costituisce la sintesi e l'indirizzo politico è il passo finale da me citato. “Pensiamo che la costruzione di una Libia democratica, liberata dal dittatore Gheddafi e dalle sue camarille senza diventare un protettorato dei bombardatori sia l’unico obiettivo legittimo.”

Quindi nei fatti Ferrero concorda che era un obbiettivo legittimo costruire, da parte di soggetti terzi, diversi dal popolo libico, una Libia “democratica”. A questo punto l'interventismo della Nato e dei suoi bombardieri potrebbe essere soltanto un incidente di percorso, una contraddizione che poteva essere evitata! Bisognava, in effetti...”liberare la Libia dal dittatore Gheddafi e dalle sue camarrille !” In questa breve frase è concentrata tutta la miseria del pensiero della sinistra italiana (ma anche europea...leggere analoghi articoli del quotidiano dei comunisti francesi) e la sua perdita di orientamento nell'attuale assetto unipolare del pianeta contrapposto ai nuovi poli emergenti (Cina, India, Venezuela, nonché la vecchia Russia).

Nei fatti si confessa in maniera abbastanza palese l'adesione all'orizzonte euroamericano sia in termini ideologici, cioè i valori della democrazia e dei diritti civili, sia in termini economici il cui grimaldello è proprio la guerra imperialista, della quale però non si accetta l'efferatezza e l'ipocrisia !

Niente male Ferrero!

Adesso credo sia chiaro perchè la sinistra italiana, non ha mosso un dito (con l'onorevole eccezione della piccola area organizzata dell'Ernesto che quantomeno si è spesa in un'opera di controinformazione militante sui social network) prima e durante l'aggressione imperialista. Non a caso anche Ferrara (esponente di una destra antinterventista quantomeno a parole) se ne è accorto dalle pagine del suo quotidiano e ha potuto sbeffeggiare i pacifisti per la loro adesione all'oltranzismo della fazione democratica americana.

Il pacifismo senza se e senza ma di ieri (Iraq, Serbia) che non riusciva a distinguere tra aggressore e aggredito, ma che ad ogni modo portò in piazza centinaia di migliaia di persone si è trasformato in astensionismo critico (né con la Nato né con Gheddafi) circa la contesa geopolitica considerata affare interno agli assetti imperiali.

Nei fatti una posizione “foglia di fico” che nasconde la sostanziale adesione all'orizzonte strategico occidentale e atlantico (in politica non fare equivale ad aderire a qualcosa d'altro!) e l'adesione ad un' indifferenzialismo cinico e neoqualunquista quando, addirittura, non suffragato da analisi sedicente marxista (vedi le risibili produzioni di Antonio Moscato e Sinistra Critica nonché dei sedicenti trotzkisti francesi consulenti di Sarkozy che avvalorano la tesi della rivoluzione Libica e scoprono nientedimeno le magliette di Che Guevara tra i “ribelli”).

Non intendo spendere una parola in questa breve nota circa le ragioni geostrategiche dell'imperialismo nell'attuale fase di drammatica crisi del capitalismo occidentale come foriere dell'ennesimo scenario di aggressione e di guerra di inizio secolo. Presuppongo che i lettori di questa nota siano sufficientemente colti e informati.

Intendo piuttosto focalizzare l'attenzione su alcuni punti che a mio parere sono dirimenti per tutti coloro che vogliono continuare a credere nella possibilità della costruzione di una forza comunista modernamente attrezzata all'attuale fase.

a) la sinistra (eclettica plurale) dopo lunga agonia, è definitivamente morta a Tripoli e non è il caso di riesumarla.

b)I comunisti se vogliono avere un futuro (quantomeno di riorganizzazione nel breve periodo) devono riattrezzarsi sull'analisi di fase del nuovo assetto imperialista, in potenza multipolare, e riscoprire un riposizionamento, momento per momento, a fianco della lotta degli stati sovrani e legittimi aggrediti, abbandonando l'equidistanza pelosa e lo scimmiottamento dei contenuti dell'avversario (...sono dittature, manca la democrazia, non ci sono i diritti civili ...e tutte le altre nobili amenità propagandate dalle tv di Obama e degli sceicchi dell'Arabia Saudita che naturalmente di diritti e democrazia ne fanno un grande esercizio a Guantanamo o nelle bidonville di Detroit oppure nelle repressioni militari nel Golfo Persico e della penisola arabica).

c) L'imperialismo euroatlantico, nel quale il nostro paese è inserito nel reparto degli ufficiali di complemento senza potere decisionale, insieme all'esercizio della guerra permanente neocoloniale,per l'acquisizione delle fonti d'energia, insieme all'esercizio del banditismo predatorio per la sottrazione dei capitali (vedi fondi congelati della Libia) attua nelle sue cittadelle la definitiva graduale eliminazione dell'anomalia storica dello stato sociale novecentesco. L'avversario è lo stesso in Libia e in Italia.

I pentiti del comunismo novecentesco in servizio permanente effettivo (PD) e i gruppi di opinione delle formazioni democratiche ad essi legate (Di Pietro, Sel, ecc) costituiscono il polo politico che più coerentemente rappresenta il precedente blocco di interessi di cui al punto c. Inoltre costituiscono la punta avanzata e di sfondamento ideologico in seno al conflitto organizzato in funzione di un suo deragliamento verso falsi obbiettivi quali le campagne fintamente moralizzatrici, l'antipolitica, il leaderismo acritico e delegante nonché l'ennesima ristrutturazione delle regole elettive verso la completa blindatura del maggioritario.

d) Paradossalmente la destra presenta delle evidenti fratture al suo interno, sostanziate dall'agitazione dei gruppi di interessi populistico-protezionisti della Lega e dalle lobby che vedevano di buon grado una saldatura con l'asse Berlino-Mosca.

e) E' da rigettare per tutti coloro che ambiscono soltanto a costruire un'opposizione all'imperialismo con base di massa continuare a farneticare di alleanze democratiche (nei fatti con i partiti organizzati e le lobby dell'avversario).

Viceversa va scoperto e sperimentato un percorso inedito di alleanza democratica con tutti coloro che hanno a cuore l'indipendenza politica ed economica dall'imperialismo, secondo percorsi di sganciamento (vedere l'interessante movimento in Grecia rappresentato coerentemente dal KKE) e sollecitando l'aggregazione politica di organismi che abbiano l'obbiettivo della difesa dell'economia nazionale dalla fase predatoria e banditesca dell'imperialismo finanziario.

g) si pone all'ordine del giorno la necessità della ricostruzione del partito comunista, capace di innescare una battaglia di cambiamento radicale rispetto alle attuali linee politiche dei due partiti comunisti esistenti in Italia, per la riunificazione, sconfiggendo al loro interno le illusioni del radicalismo post-moderno manovrato dall'imperialismo. E' necessario ricostruire interesse nel paese circa la trasformazione radicale in senso socialista come obbiettivo attuale e risposta alla crisi del capitalismo euroatlantico.

gaspare sciortino 3/9/11


Di seguito l'articolo di Ferrero su Liberazione:

http://lnx.paoloferrero.it/blog/?p=3877

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